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STUDIO DEL BOSONE DI HIGGS NEL CANALE γγ CON IL ...

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2.6 Il solenoide centrale. 43<br />

nella beam pipe. Questo deve avvenire in modo da provocare il minimo assorbimento<br />

possibile dell’energia delle particelle stesse, la cui misura è principalmente<br />

demandata ai calorimetri posti più all’esterno. Inoltre, la presenza<br />

di materiale provoca i ben noti fenomeni di conversione in coppia e + e − dei<br />

fotoni, emissione di radiazione di Bremsstrahlung, ecc, aumentando il rumore<br />

di fondo già elevato in un collisore adronico e generando falsi segnali<br />

che possono essere interpretati come segnali del decadimento ricercato. Le<br />

conversioni, producendo particelle cariche che vengono in seguito deflesse dal<br />

campo magnetico del solenoide interno, producono nel calorimetro elettromagnetico<br />

sciami d’ampiezza maggiore e l’energia viene distribuita su un’area<br />

maggiore lungo la coordinata φ, influenzando così anche la precisione con cui<br />

la direzione dello sciame è ricostruita.<br />

Si impone quindi un compromesso sulla quantità di materiale che il rivelatore<br />

interno deve possedere: non troppo per non attenuare il flusso di<br />

particelle che raggiungono i calorimetri, né troppo poco per diminuire la<br />

capacità di ricostruzione delle traiettorie.<br />

La figura 2.8 mostra, in funzione del valore assoluto della coordinata η,<br />

lo spessore, espresso in lunghezze di radiazione X0, del materiale presente<br />

nell’inner detector, dove con X0 si indica la lunghezza di radiazione, ovvero<br />

la lunghezza in cui l’intensità della radiazione presente si è ridotta a e −1 volte<br />

(circa il 37%) del valore iniziale. In tonalità differenti è mostrato il contributo<br />

dovuto alle varie componenti presenti nello strumento e il contributo totale.<br />

2.6 Il solenoide centrale.<br />

L’ID è immerso in un intenso campo magnetico di 2 T prodotto dal solenoide<br />

centrale. Il solenoide interno sfrutta la tecnologia dei magneti superconduttori<br />

alla temperatura del’elio liquido. Le basse temperature presenti (∼ 2<br />

K) sono necessarie per rendere superconduttore il materiale che costituisce<br />

l’avvolgimento del solenoide.<br />

È questo un ulteriore esempio del carattere<br />

interdisciplinare che caratterizza da tempo l’attività sperimentale nel campo<br />

della fisica delle particelle: la costruzione di grandi apparati sperimentali<br />

porta allo sviluppo di tecnologie che derivano da conoscenze in altri campi,<br />

come la fisica dello stato solido e la fisica delle basse temperature. Senza<br />

materiali superconduttori, infatti, sarebbe impossibile produrre i campi<br />

magnetici necessari per lo studio delle particelle cariche prodotte negli urti<br />

tra protoni. Date le energie elevate raggiungibili da LHC, particelle ad alto<br />

momento trasverso richiedono infatti campi magnetici di grande intensità,<br />

affinché la loro traiettoria venga curvata.

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