ROCCA imp. - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria
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Sommario<br />
2<br />
Rassegna stampa<br />
3<br />
Il Bronco<br />
4<br />
Il Campan<strong>il</strong>e è messo male<br />
5<br />
<strong>La</strong> pagina della Pro Loco<br />
6<br />
Era <strong>il</strong> 1854<br />
7<br />
Don Ivan lancia un appello<br />
per San Leo<br />
8<br />
Maiano<br />
9<br />
<strong>La</strong> cavalla “Pipa”<br />
10<br />
Formaggio <strong>di</strong> Fossa<br />
11<br />
Sos sport<br />
<strong>ROCCA</strong><br />
È UN’INIZIATIVA<br />
COMITATO FIERE<br />
ED INIZIATIVE PROMOZIONALI<br />
4/2003<br />
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE N. 4 REG. TRIB. PS NR. 427 - DIR. RESP. G. DALL’ARA REDAZIONE SANT’AGATA FELTRIA<br />
FAX 0541/929744 - GRAFICA E FOTOCOMPOSIZIONE IL PONTE STAMPA TIPOLITO LA PIEVE, VILLA VERUCCHIO - EMAIL gda@glomanet.com<br />
A Pegli una strada<br />
de<strong>di</strong>cata a S. Agata F.<br />
Il 23 gennaio 2003 Tonino Marani, presidente del Circolo culturale<br />
Sopranzi <strong>di</strong> Pegli, inoltrava al Comune <strong>di</strong> Genova una proposta, corredata<br />
<strong>di</strong> una ricca documentazione, per intitolare una piazza o una strada <strong>di</strong><br />
Pegli alla città <strong>di</strong> S. Agata <strong>Feltria</strong>. Le motivazioni che hanno portato Tonino<br />
Marani ed <strong>il</strong> suo circolo a prendere l’iniziativa sono quanto mai eloquenti e<br />
convincenti. Egli infatti nella proposta accenna alle iniziative del suo sodalizio<br />
culturale con le quali, nell’ambito della propria attività, negli ultimi sette<br />
anni è riuscito con ripetute manifestazioni tenutesi in Pegli e nella città del<br />
Montefeltro a portare in grande luce l’intenso rapporto storico intercorso tra<br />
Genova ed <strong>il</strong> Comune <strong>di</strong> S.Agata <strong>Feltria</strong>.<br />
Bene, nella serata del 29 apr<strong>il</strong>e la Commissione cultura della VII<br />
Circoscrizione Genova Ponente, presieduta dal prof. Aldo Pastorino, riunita<br />
per esaminare la richiesta, ha invitato Tonino Marani a spiegare le ragioni da<br />
produrre alla Commissione toponomastica del Comune <strong>di</strong> Genova per deliberare<br />
in merito. Marani dunque <strong>il</strong>lustrava le caratteristiche storico-monumentali<br />
e geografiche <strong>di</strong> S.Agata <strong>Feltria</strong> e successivamente delineava <strong>il</strong> complesso<br />
intreccio <strong>di</strong> rapporti che la storia ha or<strong>di</strong>to tra Genova e S.Agata <strong>Feltria</strong><br />
, partendo dalla figura <strong>di</strong> Ranieri DeMaschi alla corte dei Fregoso, in<strong>di</strong> tratteggiando<br />
le vicende <strong>di</strong> Agostino, Ottaviano e Federigo Fregoso, poi si soffermava<br />
sul ruolo <strong>di</strong> Angelo Mariani nella conduzione del Teatro Carlo Felice<br />
<strong>di</strong> Genova.<br />
Infine raccontava l’esperienza <strong>di</strong> decine e decine <strong>di</strong> famiglie santagatesi emigrate<br />
negli anni cinquanta e sessanta a Genova: solo a Pegli, dove è presente<br />
tuttora la più folta comunità feretrana, sul finire degli anni sessanta se ne<br />
contavano una cinquantina.<br />
Al termine della relazione la Commissione, riunita al gran completo in rappresentanza<br />
<strong>di</strong> tutte le forze politiche, deliberava all’unanimità l’accoglimento<br />
della proposta e decideva <strong>di</strong> effettuare in tempi brevi un sopralluogo tecnico<br />
sul territorio <strong>di</strong> Pegli per in<strong>di</strong>viduare un sito idoneo a ricordare la ridente<br />
citta<strong>di</strong>na del Montefeltro ai genovesi.<br />
“Quando tutto sarà pronto - anticipa Marani - faremo una grande festa a Pegli,<br />
dopo aver censito tutti i santagatesi ancora residenti a Genova, per renderli<br />
partecipi, e ricordandoci anche <strong>di</strong> tutti coloro che, a livello istituzionale e culturale<br />
hanno consentito in Genova e da S.Agata F., <strong>di</strong> riallacciare questo stupendo<br />
rapporto tra le due comunità”.<br />
Giorgio Fuiano<br />
Venerdì 12 settembre<br />
teatro Mariani <strong>di</strong> S. Agata <strong>Feltria</strong>,<br />
“Paese mio!” spettacolo del maestro Fausto Rinal<strong>di</strong><br />
per i 10 anni della <strong>Rocca</strong>. Vi aspettiamo.
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Maggio - Giugno 2003<br />
Paura<br />
lungo <strong>il</strong> fiume<br />
Un’escursione in collina con tanta paura per una<br />
famiglia del Comune <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>. E’ successo<br />
tutto lungo <strong>il</strong> fiume Savio, all’altezza <strong>di</strong><br />
Monte Castello. Erano circa le 13.50 del 16 giugno e i<br />
genitori con i due bambini, <strong>di</strong> 6 e 7 anni, stavano facendo<br />
una passeggiata lungo <strong>il</strong> letto del fiume, desolatamente<br />
a secco.<br />
I due bambini, per giocare, hanno attraversato <strong>il</strong> fiume<br />
passando da un sasso all’altro, inventandosi un percorso,<br />
ma <strong>imp</strong>rovvisamente è arrivata una cascata d’acqua<br />
ed <strong>il</strong> livello del fiume si è alzato <strong>di</strong> quasi cinque metri.<br />
Impossib<strong>il</strong>e per i due bambini raggiungere i genitori che,<br />
a quel punto, hanno cercato aiuto chiamando le forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne.<br />
Sul posto sono intervenuti i vig<strong>il</strong>i del fuoco che hanno<br />
tratto in salvo i bambini, passando per un sentiero non<br />
conosciuto dai genitori. Ma <strong>il</strong> fatto inquietante è l’innalzamento<br />
così repentino dell’acqua.<br />
Ad aprire le paratie e lasciar libera l’acqua è stata la <strong>di</strong>ga<br />
<strong>di</strong> Quarto, ut<strong>il</strong>izzata anche per azionare le turbine per<br />
una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> Parma. All’<strong>imp</strong>rovviso, la centralina ha dato<br />
<strong>il</strong> via alla <strong>di</strong>scesa dell’acqua e <strong>il</strong> fiume si è riempito fino<br />
a non essere più attraversab<strong>il</strong>e. Da Quarto assicurano<br />
che operazioni come quella sono vitali per <strong>il</strong> fiume Savio<br />
e mai nessun problema è stato provocato a escursionisti<br />
o pescatori, anche perché questi <strong>imp</strong>rovvisi rialzi del<br />
fiume sono segnalati da cartelli posti lungo le sponde del<br />
Savio.<br />
Articolo ripreso liberamente da<br />
Lorenzo Baiar<strong>di</strong>/ <strong>La</strong> Voce <strong>di</strong> Rimini, 17 giugno<br />
RASSEGNA STAMPA<br />
Giocattoli riciclati<br />
2<br />
Italo Cucci<br />
Santagatese e Romagnolo<br />
Caro <strong>di</strong>rettore, è troppo fac<strong>il</strong>e fare i romagnoli da...<br />
Forlì, città a suo tempo “blindata” da Duce che <strong>di</strong><br />
romagnolità “provinciale” era malato al punto <strong>di</strong><br />
condannare una nob<strong>il</strong>e parte <strong>di</strong> Toscana a farsi forlivese.<br />
Esistono anche romagnoli “montefeltrani” come me che -<br />
secondo la tua ultima “comunicazione” - dovrebbero<br />
invece mettersi <strong>il</strong> cuore in pace e accettare <strong>di</strong> “morire marchigiani”<br />
(uso una battuta corrente senza offesa per i<br />
marchigiani, che rispetto e ammiro per la loro intelligenza<br />
e laboriosità) solo perché la storia contemporanea ha<br />
sottratto <strong>il</strong> Montefeltro alla Romagna. Non ho libi<strong>di</strong>ni irredentiste,<br />
nel senso che non ho nulla contro l’Em<strong>il</strong>ia-trattino-Romagna;<br />
non capisco tuttavia riducendo <strong>il</strong> problema<br />
- perché Pesaro non dovrebbe rinunciare a quei territori<br />
che, nella sostanza, sono legati politicamente e attraverso<br />
le pubbliche istituzioni a Rimini almeno da quando io ne<br />
ho memoria, ovvero dal dopoguerra.<br />
Il Foglia e <strong>il</strong> Marecchia, caro <strong>di</strong>rettore, sono affluenti <strong>di</strong><br />
romagnolità, <strong>il</strong> Montefeltro n’è la custo<strong>di</strong>a, la memoria<br />
storica. Se poi, come <strong>il</strong> lettore Veronesi suggerisce, vogliamo<br />
stringerci fra noi che - nativi o scesi giù con la piena<br />
- ci vantiamo d’essere riminesi e parliamo “marchignolo”<br />
o “romagnano”, e sia, realizzeremo una Romagna a<br />
parte. Proprio come voleva <strong>il</strong> “forlivese” cav. Benito<br />
Mussolini che un giorno sentenziò: “Rimini, feccia della<br />
Romagna e rifiuto delle Marche”. Che bel riconoscimento!<br />
A quei tempi, con l’aria che tirava, la bella Rimini era più<br />
in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> San Marino! Ti abbraccio. Anche se sei <strong>di</strong><br />
Forlì.<br />
Italo Cucci (Il Carlino, 7 giugno 2003)<br />
Basta uno stecchino <strong>di</strong> gelato, un cartoncino, due tappi <strong>di</strong> sughero e una cor<strong>di</strong>cella e <strong>il</strong> successo è garantito. “Il Ronzatore”, infatti, emette<br />
<strong>il</strong> suono <strong>di</strong> una zanzara amplificata.<br />
“Sono sufficienti 120 secon<strong>di</strong> per dargli vita” assicura Fra Michele. 41 anni, minore francescano da <strong>di</strong>eci stagioni, <strong>il</strong> cattolichino d’origine<br />
oggi lavora e prega, prega e lavora all’ombra del convento <strong>di</strong> V<strong>il</strong>la Verucchio, quello del cipresso per intenderci. In Valmarecchia è<br />
“atterrato” dopo tre stagioni in Papua Nuova Guinea, un periodo australiano e <strong>il</strong> servizio a Reggio Em<strong>il</strong>ia. È nella parrocchia em<strong>il</strong>iana<br />
<strong>di</strong> Sant’Antonio che ha cominciato a sv<strong>il</strong>uppare la sua attenzione per i giovani, i giochi e <strong>il</strong> riciclo. “Il giocattolo? È un mezzo <strong>di</strong>vertente<br />
col quale educare i ragazzi all’ut<strong>il</strong>izzo del materiale <strong>di</strong> recupero. - ammette Fra Michele - Constatare che da una bottiglia <strong>di</strong> plastica<br />
si ricava un gioco, stupisce i giovani. E pensare che da una bottiglia si possono creare una cinquantina <strong>di</strong> giocattoli”. Stu<strong>di</strong>a oggi, pensa<br />
domani, la passione per la manualità e l’interesse verso i ragazzi, ha condotto Michele e <strong>il</strong> suo saio alla scuola me<strong>di</strong>a “Franchini” <strong>di</strong><br />
Santarcangelo. È qui che da due anni cerca <strong>di</strong> tradurre le sue competenze in classe, una seconda con 26 alunni, “per migliorare la relazione<br />
e <strong>imp</strong>arare quella manualità che si è colpevolmente perduta”. Ogni martedì la classe si è trasferita nel giar<strong>di</strong>no, l’aula all’aperto.<br />
“È cambiata la prospettiva spaziale ma anche quella relazionale. - assicura la professoressa <strong>di</strong> Lettere Clau<strong>di</strong>a Rubbini, responsab<strong>il</strong>e del<br />
progetto insieme al frate minore - I professori erano seduti in terra con i ragazzi a ritagliare e a costruire in un’atmosfera r<strong>il</strong>assata”. Il<br />
risultato ha per titolo “<strong>La</strong> scienza in altalena”, una mostra dei giocattoli da riciclo realizzati dai ragazzi esposti alla “Franchini” tra la<br />
curiosità <strong>di</strong> “colleghi” e professori. “I ragazzi sono stati gratificati dal lavoro svolto, anche <strong>di</strong> fronte agli amici, proprio loro, spesso considerati<br />
la pecora nera” confessa la Rubbini. Tanti i materiali esposti. Il cagnolino che torna in<strong>di</strong>etro, per esempio. Sono sufficienti un<br />
barattolo <strong>di</strong> latta, un elastico e un dado; una volta costruito, lo si lancia fino a quando ad un certo punto ritorna sui suoi passi, grazie<br />
all’elastico che si avvolge attorno al dado. Che <strong>di</strong>re del “Diavoletto <strong>di</strong> Cartesio”? Gli elementi sono semplici: un tappo <strong>di</strong> pennarello,<br />
della plast<strong>il</strong>ina e un omino realizzato ritagliando una lattina. Mettere <strong>il</strong> tutto dentro una bottiglia piena d’acqua. Il tappo galleggia: facendo<br />
pressione sulla bottiglia, <strong>il</strong> tappo va a fondo per riemergere una volta r<strong>il</strong>asciata la bottiglia. “È lo stesso principio del sommergib<strong>il</strong>e”<br />
assicura Fra Michele. L’elenco è lungo: <strong>il</strong> fuc<strong>il</strong>e ad elastico, la catapulta e <strong>il</strong> caleidoscopio. Tra i prodotti sollecitati dal frate riciclone c’è<br />
pure <strong>il</strong> libro pop-up, tutta opera dei ragazzi, storia compresa. “Non m’interessa <strong>il</strong> mondo dei balocchi - assicura <strong>di</strong>etro gli occhialini fra<br />
Michele - quanto ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> gioco per restituire al bambino una componente della sua personalità. E attraverso i giocattoli la possib<strong>il</strong>ità<br />
e <strong>il</strong> piacere <strong>di</strong> scoprire concetti scientifici e ab<strong>il</strong>ità tecniche tali da ampliare la loro cultura”. Il frate parla e rigira tra le mani una<br />
catenella e un anello: un gioco d’ab<strong>il</strong>ità. “Buttiamo via tanto materiale, che può essere recuperato. Anche nelle scuole, per avviare progetti<br />
educativi”. “<strong>La</strong> scienza in altalena” lo <strong>di</strong>mostra.<br />
Paolo Guiducci
Maggio - Giugno 2003<br />
Florindo Diana (benemerito), Galliera<br />
Edgardo Bossari, (sost), Sarsina<br />
Paolo Marani (benemerito) S. Agata<br />
Domeni Montecchi (ben.) Rimini<br />
Carlo Frattini (sost) S. Agata<br />
Em<strong>il</strong>io Rinal<strong>di</strong>, Bologna<br />
Maria Lucia Rinal<strong>di</strong>, Talamello<br />
Maria Tontoni, S. Agata<br />
Don Pietro Cappella (sost) Perticara<br />
M.Joelle Cangini, S. Agata<br />
Bruno Sorbini (sost.) Pesaro<br />
Bruno Baroncelli (ben), Ravenna<br />
Lorenzina Para (sost) Pontemessa<br />
Edgardo Paolucci, S. Agata<br />
Gerardo Boschi (ben) S. Agata<br />
CULTURA<br />
3<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Il Bronco <strong>di</strong> Efrem Satanassi<br />
Tra pochi mesi sarà pubblicata la terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uno<br />
dei più bei romanzi scritti sulla Romagna (ed anche<br />
sui nostri luoghi). Si tratta delle “Stagioni del<br />
Bronco”, opera <strong>di</strong> Efrem Satanassi, e credo anche, <strong>il</strong> suo<br />
capolavoro.<br />
Poiché ho avuto la fortuna, una ventina <strong>di</strong> anni fa, <strong>di</strong> essere<br />
<strong>il</strong> suo primo e<strong>di</strong>tore, la prima persona cioè che ha pubblicato<br />
“Le stagioni del Bronco”, voglio proporre ai lettori<br />
della <strong>Rocca</strong> un piccolo ricordo.<br />
Era <strong>il</strong> 1981, e nel tempo libero, assieme ad alcuni amici <strong>di</strong><br />
Rimini (Giuliano Ghirardelli, Werter Casali ed altri ancora)<br />
avevo pensato <strong>di</strong> mettere in pie<strong>di</strong> una piccola casa e<strong>di</strong>trice<br />
che desse spazio a chi <strong>di</strong> spazio non ne aveva, ma aveva in<br />
compenso delle opere nel cassetto e delle cose da <strong>di</strong>re.<br />
Rimini era una città forse più ingessata <strong>di</strong> oggi, ed i canali<br />
culturali erano tutti saldamente occupati da “intellettuali” in<br />
gran parte <strong>di</strong> apparato, o almeno così mi sembrava.<br />
Pertanto dopo aver deciso le linee generali della nuova casa<br />
e<strong>di</strong>trice (che chiamammo “l’isola e<strong>di</strong>trice”), dopo aver fatto<br />
stu<strong>di</strong>are, da una agenzia <strong>di</strong> pubblicità che andava per la<br />
maggiore, la linea grafica delle collane che avevamo in<br />
animo <strong>di</strong> pubblicare, seppi da un conoscente che lavorava<br />
all’EPT <strong>di</strong> Forlì, <strong>di</strong> un “maestro <strong>di</strong> campagna” che aveva nel<br />
cassetto un bel romanzo.<br />
Fissai subito un appuntamento e assieme a Giuliano<br />
Ghirardelli salii fino a Quarto <strong>di</strong> Sarsina.<br />
Lì ci accolse Efrem con la sua splen<strong>di</strong>da famiglia. Fu un bellissimo<br />
incontro con quello che mi parve da subito un personaggio<br />
<strong>di</strong> grande spessore. Parlammo a lungo <strong>di</strong> tutto,<br />
delle sue scelte <strong>di</strong> vita, dei suoi viaggi, e poi, al termine <strong>di</strong><br />
un pranzo memorab<strong>il</strong>e, Efrem ci lesse la prima pagina del<br />
Bronco. Se non l’avete letta non potete capire quanto quelle<br />
parole siano in grado <strong>di</strong> rappresentare un’epoca, un<br />
mondo. Sono parole più chiare <strong>di</strong> un quadro o <strong>di</strong> una fotografia.<br />
Sono parole che hanno la forza <strong>di</strong> trasportarvi in quel<br />
SOTTOSCRIZIONI<br />
mondo, un mondo che Efrem conosceva bene, e aveva<br />
saputo rendere perfettamente.<br />
Mi riservai <strong>di</strong> leggere con calma <strong>il</strong> manoscritto. Poi, passato<br />
qualche tempo gli scrissi una lunga lettera, con la quale<br />
oltre agli apprezzamenti, gli chiesi alcuni tagli, per far rientrare<br />
<strong>il</strong> romanzo nella logica della casa e<strong>di</strong>trice.<br />
Riporto qui <strong>di</strong> seguito qualche frase dalla lettera che Efrem<br />
mi scrisse in risposta <strong>il</strong> 28 ottobre 1981: “Caro Giancarlo,<br />
non ho reticenze nel confermare la vali<strong>di</strong>tà dello sforzo teso<br />
a presentare una cultura conta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> un preciso ambiente<br />
fisico e culturale sulla base <strong>di</strong> una memoria storica che nulla<br />
ha del ricordo: essa è la rappresentazione nella chiave del<br />
possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong> una realtà, <strong>di</strong> un modello culturale, giuntomi<br />
autentico dalle testimonianze e dai reperti fotografici, letterari<br />
e d’archivio che ho usato nel modo più sincero possib<strong>il</strong>e.<br />
<strong>La</strong> Goiba (la zona cioè dove si svolge <strong>il</strong> racconto n.d.r.)<br />
è la sintesi <strong>di</strong> un “pattern” <strong>di</strong> civ<strong>il</strong>tà fermo in un suo aureo<br />
regime <strong>di</strong> sopravvivenza. Nessuno può smontare questa sintesi<br />
che è faticoso risultato <strong>di</strong> lunghe riflessioni, <strong>di</strong> laboriose<br />
ricerche: <strong>il</strong> mondo è<br />
quello, non c’è dubbio<br />
ed in me non c’è l’intenzione<br />
<strong>di</strong> celebrarlo;<br />
solo <strong>di</strong> farlo conoscere.<br />
Le voci del coro sono<br />
autentiche.<br />
Quella <strong>di</strong> Bronco è<br />
possib<strong>il</strong>e, non reale.<br />
Resta <strong>il</strong> manoscritto un<br />
lavoro letterario e non<br />
puro saggio <strong>di</strong> antropologia<br />
culturale.<br />
Come tale va considerato”.<br />
G.D.<br />
Federico Manzi, S. Agata<br />
Luigi Urbini, Livry Gargan (Parigi)<br />
Pierangelo Valli (sost) S. Agata<br />
Agriturismo Montalcino <strong>di</strong> Dan<strong>il</strong>o M<strong>il</strong>iani (ben) S. Agata<br />
Giuseppe Gabrielli (sost) Palazzo S. Agata<br />
Antonio Marani (ben) Genova Pegli<br />
Pietro Marani (ben) Genova Pegli<br />
Elio Cerbara, S. Agata<br />
Gabriella Gasperoni (sost) Casarza Ligure<br />
Paola Marani (sost) S. Agata<br />
Michelle Masini (sost) S. Agata<br />
Cristiana Bossari (sost) San Donato<br />
Maura Vicini (sost) S. Agata<br />
Leda Mazzini (sost) S. Agata<br />
Gianluca Tonelli (sost) S. Agata
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Maggio - Giugno 2003<br />
CRONACA<br />
Il campan<strong>il</strong>e è messo male<br />
“Sarà necessario un accurato sopralluogo <strong>di</strong> tecnici ed esperti dell’ex Genio Civ<strong>il</strong>e per valutare le lesioni provocate<br />
durante l’ultima scossa sismica del 26 gennaio scorso a danno del campan<strong>il</strong>e della Chiesa Collegiata <strong>di</strong><br />
Sant’Agata <strong>Feltria</strong>. Dopo la museruola alle campane, le cui forti vibrazioni favorivano l’instab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> tutta la struttura,<br />
<strong>di</strong>sposta con un’or<strong>di</strong>nanza dal sindaco Goffredo Polidori a tutela della pubblica incolumità e a titolo cautelativo<br />
in seguito alla segnalazione del parroco Don Erminio Gatti, si attende ora una risposta dalle autorità competenti<br />
affinché intervengano per valutare gli effettivi danni e i conseguenti rischi che la struttura corre e fa correre alla popolazione<br />
feretrana. E’ stato fatto un sopralluogo ma serve naturalmente una commissione ufficiale, una perizia <strong>di</strong> persone<br />
competenti che possano esprimere un giu<strong>di</strong>zio. <strong>La</strong> richiesta <strong>di</strong> sopralluogo è stata inoltrata e ora siamo in attesa<br />
<strong>di</strong> ospitare la loro visita. Il campan<strong>il</strong>e è una struttura che ha oltre centocinquanta anni <strong>di</strong> vita con un laterizio che<br />
subisce inoltre un degrado naturale. Intanto le campane sono state messe a tacere”. Queste poche righe sono tratte<br />
da un articolo che Benedetta Rinal<strong>di</strong> ha scritto per <strong>il</strong> quoti<strong>di</strong>ano <strong>La</strong> Voce <strong>il</strong> 13 giugno.<br />
Il parere <strong>di</strong> chi commenta questa notizia è che tra le cause per le quali <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e è ora lesionato, oltre all’usura<br />
del tempo, vi possa essere anche un certo superut<strong>il</strong>izzo, non proprio adeguato, delle campane. Sarebbe interessante<br />
verificare questa ipotesi con dei tecnici e degli esperti campanari.<br />
<strong>La</strong> storia del campan<strong>il</strong>e mostra peraltro che qualcosa del genere era accaduto anche in passato.<br />
Intanto, in attesa che <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e sia restaurato, sarebbe bello se potesse entrare in funzione per segnalare l’orario,<br />
l’orologio municipale.<br />
Grande festa per i <strong>di</strong>eci anni della <strong>Rocca</strong><br />
Stiamo organizzando una festa per <strong>il</strong> decimo anniversario del nostro <strong>giornale</strong>. Venerdì 12 settembre vi aspettiamo nel<br />
Teatro Angelo Mariani. Partecipate anche voi al grande spettacolo del maestro Fausto Rinal<strong>di</strong> “Paese mio”. <strong>La</strong> festa è<br />
organizzata in collaborazione con la Pro Loco. Se desiderate prenotare o avere informazioni in merito, potete rivolgervi<br />
a Paola Boldrini (negozio <strong>La</strong> Vittoria Piazza Garibal<strong>di</strong>), ad Arrigo Bonci (Arte®alo sempre in Piazza Garibal<strong>di</strong>), o<br />
alla stessa Pro Loco.<br />
Le vostre foto nel nostro sito<br />
Tutti i sottoscrittori che ci faranno avere la loro fotografia, potranno rivedersi<br />
nel sito web della <strong>Rocca</strong>. Se è da molto tempo che non lo visitate<br />
fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno <strong>di</strong> informazioni<br />
e <strong>di</strong> fotografie ine<strong>di</strong>te del nostro paese. Ci sono anche i programmi<br />
della Pro Loco.<br />
http://<strong>di</strong>g<strong>il</strong>ander.iol.it/santagatafeltria<br />
Siamo arrivati al decimo anno!<br />
Adesso abbiamo bisogno del tuo contributo!<br />
Alla fine del 2003 la <strong>Rocca</strong> compie <strong>di</strong>eci anni. Grazie ai volontari che<br />
hanno provveduto a scrivere e <strong>di</strong>stribuire <strong>il</strong> <strong>giornale</strong>, grazie alle fotografie<br />
<strong>di</strong> Enzo Liverani e Marco Zanchini, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi<br />
come sempre. Se <strong>il</strong> <strong>giornale</strong> vi piace <strong>di</strong>telo ai vostri amici, e chiedete<br />
loro <strong>di</strong> sottoscrivere, per ricevere regolarmente la <strong>Rocca</strong>! Se volete aiutarci<br />
a fare più bello questo <strong>giornale</strong>, inviateci articoli, fotografie, ricor<strong>di</strong>, lettere<br />
e commenti. Se non siete d’accordo con <strong>il</strong> contenuto degli articoli<br />
pubblicati, o più semplicemente volete <strong>di</strong>re la vostra opinione, scriveteci.<br />
Come e quanto sottoscrivere?<br />
Or<strong>di</strong>nario 13 Euro<br />
Sostenitore 15 Euro<br />
Benemerito 25 Euro<br />
Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della <strong>Rocca</strong>, Casella<br />
Postale 26, 61019 S. Agata <strong>Feltria</strong> (Pesaro), oppure possono essere consegnate<br />
ai vari collaboratori che <strong>di</strong>stribuiscono (volontariamente) <strong>il</strong> <strong>giornale</strong><br />
a S. Agata, Novafeltria e nei paesi vicini.<br />
Numeri arretrati<br />
Se siete alla ricerca <strong>di</strong> un numero arretrato della <strong>Rocca</strong> potete rivolgervi<br />
ad Arrigo Bonci, o a Paola Boldrini, nei rispettivi negozi in piazza<br />
Garibal<strong>di</strong> a S. Agata.<br />
4<br />
Anni ’60<br />
Daniele e G<strong>il</strong>berto Masini,<br />
festa in mascera (foto<br />
Liverani)
Maggio - Giugno 2003<br />
PRO LOCO<br />
5<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Festa degli aqu<strong>il</strong>oni<br />
organizzata dalla Pro Loco<br />
Fra le varie manifestazioni<br />
estive organizzate dalla<br />
Pro Loco, Domenica 13<br />
Luglio si è svolta “Coloriamo <strong>il</strong><br />
cielo” festa per bambini e ...<br />
genitori. Alle 10 un folto numero<br />
<strong>di</strong> bambini, accompagnati<br />
dai genitori, si è dato appuntamento<br />
in piazza Garibal<strong>di</strong> nell’atmosfera<br />
<strong>di</strong> un piacevole sottofondo<br />
musicale che <strong>il</strong> nostro<br />
presentatore ufficiale Vallino ha<br />
saputo creare. Piazza Garibal<strong>di</strong><br />
nella sua cornice <strong>di</strong> case colorate<br />
si è trasformata in un vero<br />
“salotto <strong>di</strong>dattico” allestito con<br />
tavoli da lavoro, dove i bambini<br />
aiutati dall’ab<strong>il</strong>e maestria del<br />
gruppo Aqu<strong>il</strong>onisti <strong>di</strong> Rimini,<br />
presentatori della giornata, si<br />
sono cimentati nella costruzione<br />
<strong>di</strong> coloratissimi aqu<strong>il</strong>oni. <strong>La</strong><br />
giornata è proseguita nel pomeriggio<br />
con <strong>il</strong> trasferimento a<br />
Botticella nel piazzale antistante<br />
la chiesa “<strong>La</strong> Madonna del<br />
Soccorso”.<br />
Approfittando della splen<strong>di</strong>da<br />
giornata estiva un folto numero<br />
<strong>di</strong> persone ha preferito abbandonare<br />
l’automob<strong>il</strong>e per vivere<br />
momenti a contatto con la natura<br />
percorrendo l’antica strada<br />
interpoderale che dal Convento<br />
dei Frati Cappuccini porta al<br />
Santuario, fatta ripulire proprio<br />
in questi giorni per percorrere<br />
piacevoli passeggiate naturalistiche<br />
fino a Mont’Ercole e<br />
Monte San S<strong>il</strong>vestro. Il cielo<br />
azzurro e l<strong>imp</strong>ido, <strong>il</strong> vento sempre<br />
presente nell’altura hanno<br />
trasformato <strong>il</strong> pomeriggio in<br />
momenti veramente suggestivi:<br />
nel cielo volavano liberi centinaia<br />
<strong>di</strong> aqu<strong>il</strong>oni, ai quali facevano<br />
corona quelli acrobatici<br />
manovrati dagli aqu<strong>il</strong>onisti. Le<br />
grida allegre <strong>di</strong> stupore dei<br />
bambini erano allietate dalla<br />
musica e dalla voce <strong>di</strong> Vallino<br />
che ringraziava <strong>il</strong> Supermercato<br />
CONAD Boldrini, sponsor della<br />
manifestazione, ed invitava tutti<br />
alla merenda offerta dalla Pro<br />
Loco.<br />
<strong>La</strong> giornata si è conclusa verso<br />
sera lasciando nei bambini<br />
momenti <strong>di</strong> sano ed allegro<br />
<strong>di</strong>vertimento e negli adulti un<br />
ricordo <strong>di</strong> antiche memorie<br />
pascoliane che vede l’aqu<strong>il</strong>one<br />
da sempre come un simbolo <strong>di</strong><br />
libertà.<br />
<strong>La</strong> presidente della Pro<br />
Loco, Margherita Marini<br />
Festa in piazza con Suor Cristina<br />
Foto Zanchini
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Maggio - Giugno 2003<br />
“<br />
Ho letto con interesse<br />
quanto è stato pubblicato<br />
sulla “<strong>Rocca</strong>” n. 47<br />
in relazione alla grande <strong>di</strong>sgrazia,<br />
che ha colpito la Miniera <strong>di</strong><br />
Perticara <strong>il</strong> 3 agosto 1853. Mi<br />
pare, però, che siano state scritte<br />
due inesattezze. Prima <strong>di</strong> tutto<br />
non è stato escluso nella lapide<br />
dei tristi ricor<strong>di</strong> nessuna delle<br />
povere vittime: infatti tra i do<strong>di</strong>ci<br />
nomi figura anche <strong>il</strong> sig.<br />
Domenico Gengotti della parrocchia<br />
<strong>di</strong> Ugrigno.<br />
Inoltre l’articolo non fa <strong>il</strong> nome<br />
dei due operai, che sarebbero<br />
scappati tra le fiamme e avrebbero<br />
comunicato ai <strong>di</strong>rigenti la brutta<br />
notizia.<br />
Il <strong>di</strong>rettore (gerente) Pietro<br />
Pirazzoli, <strong>di</strong> mentalità liberale e<br />
poco clericale, ha saputo gestire<br />
umanamente e cristianamente la<br />
<strong>di</strong>sgrazia del ‘54. Non solo “sollecitamente”<br />
ha <strong>di</strong>stribuito pensioni<br />
e sussi<strong>di</strong> alle famiglie dei Caduti,<br />
ha dato paghe regali ai coraggiosi<br />
soccorritori, ha visitato e incoraggiato<br />
i superstiti, ha fatto celebrare<br />
in tutte le parrocchie del<br />
circondario Sante Messe <strong>di</strong> suffragio,<br />
per parecchi anni, con la<br />
presenza persino <strong>di</strong> 12, 26, 28, 32<br />
... sacerdoti.<br />
Non si deve condannare una persona<br />
per una parola; sono i fatti<br />
che contano. Ha chiamato<br />
“rozza” la gente soccorsa.<br />
Bisogna rifarsi ai tempi. Non era<br />
una parola <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo; voleva<br />
<strong>di</strong>re solo gente incolta, analfabeta,<br />
misera, che viveva in campagna,<br />
tra gli animali. Sarebbe<br />
come se noi oggi <strong>di</strong>cessimo a una<br />
persona: “v<strong>il</strong>lano, conta<strong>di</strong>no...”.<br />
Mi piacerebbe far leggere gli epiteti,<br />
i titolacci del Principe <strong>di</strong><br />
Meldola a quelli <strong>di</strong> Perticara e<br />
STORIA<br />
I fatti del 1854<br />
don Pietro Cappella, attento collaboratore della <strong>Rocca</strong><br />
ci ha inviato qualche precisazione<br />
anche le poco gent<strong>il</strong>i espressioni<br />
nelle lettere ad Limina dei<br />
Vescovi nei confronti <strong>di</strong><br />
Pennab<strong>il</strong>li, <strong>di</strong> quei vescovi che<br />
male hanno <strong>di</strong>gerito lo spostamento<br />
della sede Vescov<strong>il</strong>e.<br />
Tornando al nostro Pirazzoli si<br />
sappia che era un grande invalido<br />
del Risorgimento Italiano,,<br />
dove occupa un posto notevole,<br />
ha raccolto nei cunicoli della<br />
miniera e organizzato l’insurrezione<br />
dei cacciatori del<br />
Montefeltro che hanno unito le<br />
Marche Superiori alla Madre<br />
Patria nelle mani <strong>di</strong> Cial<strong>di</strong>ni a<br />
Castelfidardo. Ho detto che è<br />
stato <strong>di</strong>rettore della Miniera per<br />
più <strong>di</strong> 50 anni. E non ha detto<br />
“armiamoci e partite”; anche lui<br />
scendeva ogni giorno nei <strong>di</strong>sagi<br />
dei sotterranei; ha dato una mano<br />
nella costruzione della nuova<br />
“Chiesa Parrocchiale <strong>di</strong> Perticara,<br />
ospitava sempre <strong>il</strong> Vescovo quando<br />
saliva quassù per le visite<br />
pastorali, si preoccupava della<br />
manutenzione della chiesetta <strong>di</strong><br />
S. Barbara, dove un cappellano<br />
celebrava messa e curava l’assistenza<br />
religiosa dei minatori, si<br />
era fatta r<strong>il</strong>asciare dalla Curia<br />
Vescov<strong>il</strong>e la <strong>di</strong>spensa dal magro<br />
per ragioni <strong>di</strong> salute, è morto con<br />
due sacerdoti al suo capezzale, in<br />
quel suo palazzo a Secchiano,<br />
dove oggi funzionano le scuole,<br />
in quel palazzo dove <strong>il</strong> 7 giugno<br />
2003 l’Amministrazione<br />
Comunale <strong>di</strong> Novafeltria ha<br />
solennemente inaugurato l’apertura<br />
<strong>di</strong> un Centro Prelievi.<br />
Nessuno ha ricordato questo<br />
uomo benemerito, nessuna lapide<br />
parla <strong>di</strong> lui; non solo, ma<br />
quando <strong>il</strong> cimitero è stato allargato<br />
è stata <strong>di</strong>strutta la sua bella<br />
tomba e <strong>di</strong>sperse le ossa sue e<br />
6<br />
della moglie. E’ stata questa l’occasione<br />
per buttar via, come <strong>di</strong>ce<br />
Don Eligio Gosti, qualche rospo<br />
che gracidava nel mio stomaco<br />
Sono io quel”pazzarello” che ha<br />
fatto la proposta inascoltata <strong>di</strong><br />
de<strong>di</strong>care una piazza o una delle<br />
nostre vie a Pietro Pirazzoli.<br />
E resto ancora <strong>di</strong> questo parere.<br />
Capisco <strong>di</strong> essere troppo lungo,<br />
ma non posso fare a meno e questa<br />
volta concludo davvero, <strong>di</strong><br />
presentarvi la bella lapide che<br />
trasmette ai posteri la memoria<br />
dei nostri Caduti sul <strong>La</strong>voro.<br />
Il 3 Agosto 1854 giorno in cui<br />
in Perticara <strong>di</strong> sciagura e <strong>di</strong><br />
lutto. Appiccato <strong>il</strong> fuoco alle<br />
cave sotterranee allo zolfo.<br />
Spettacolo orrendo!<br />
Bartoletti Giacomo<br />
Belloni Angelo<br />
Belloni Giacomo<br />
Capanelli Mattia<br />
Costantini Paolo<br />
De Biagi Domenico<br />
Fabbri Angelo<br />
Gengotti Domenico<br />
Pandolfi Francesco<br />
Poggioli Leonardo<br />
Rinal<strong>di</strong> Andrea<br />
Rinal<strong>di</strong> Francesco<br />
Operai indefessi - onesti pii<br />
vano ogni soccorso soffocati<br />
perirono<br />
Penso <strong>di</strong> essere stato più fortunato<br />
del caro Giorgio<br />
Capannelli nelle mie ricerche,<br />
perchè ho trovato nell’archivio<br />
Diocesano che un certo Paolo<br />
Gui<strong>di</strong> <strong>di</strong> Perticara verrà scampato<br />
malamente tra le fiamme<br />
dalla sorte dei do<strong>di</strong>ci amici, li<br />
ha poi raggiunti morendo <strong>il</strong> 27<br />
agosto 1854.
Maggio - Giugno 2003<br />
SAN LEO<br />
7<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Don Ivan lancia un appello:<br />
facciamo tornare a San Leo<br />
<strong>il</strong> corpo del santo<br />
Un santo, un monte, un sogno. San<br />
Leone, <strong>il</strong> Monte Feltro, <strong>il</strong> sogno <strong>di</strong><br />
rimanervi per sempre. Quando Leone<br />
venne in mezzo a noi, egli alzò i suoi occhi a<br />
quella roccia e quella, forse per la prima volta,<br />
non si mostrò roccia inespugnab<strong>il</strong>e; lo sguardo<br />
del primo s’innamorò <strong>di</strong> quella cima stupenda,<br />
erta e sicura che elesse per sempre a<br />
sua <strong>di</strong>mora. E la rupe aprì una via ai passi<br />
vigorosi e belli del messaggero <strong>di</strong> lieti annunzi<br />
del Signore. Gli anni della sua vita furono<br />
novanta e morì <strong>il</strong> 1 agosto. Per sempre la dura<br />
pietra porterà <strong>imp</strong>resse in sè come altrettanti<br />
tagli nel <strong>di</strong>amante le nob<strong>il</strong>i parole <strong>di</strong> un uomo<br />
morto sul monte da lui tanto amato:<br />
San Leo Presbitero qui pellegrino<br />
Durante la mia vita questo ho amato, questo<br />
ho detto, questo ho scritto,<br />
lodate, lodate Dio sempre, lodate Dio sempre.<br />
Questo è <strong>il</strong> mio riposo qui abiterò perché l’ho<br />
desiderato<br />
Pregate, pregate Dio sempre, pregate Dio<br />
sempre.<br />
E’ un meraviglioso testamento in cui vibra la<br />
sapienza, la passione, la fede <strong>di</strong> un uomo<br />
innamorato <strong>di</strong> Dio e dei Fratelli. Da subito <strong>il</strong><br />
popolo da lui fondato salirà alla sua tomba<br />
per celebrare le lo<strong>di</strong> del Signore. Come<br />
Abramo, Leone uscì dalla sua patria, abbandonò<br />
la casa <strong>di</strong> suo padre per giungere forestiero<br />
in una terra straniera e poi, come<br />
Abramo tra gli Hittiti, Leone <strong>di</strong>venne un principe<br />
in mezzo ai Feretrani e come <strong>di</strong> un principe<br />
fu da essi onorato <strong>il</strong> suo corpo nel<br />
migliore dei loro sepolcri.<br />
Fu desiderio <strong>di</strong> tutti custo<strong>di</strong>re le sante reliquie<br />
non <strong>di</strong>versamente da come Roma custo<strong>di</strong>sce<br />
gelosamente le ossa dei suoi gran<strong>di</strong> apostoli<br />
Pietro e Paolo o Assisi quelle <strong>di</strong> san<br />
Francesco.<br />
Non la vita nè la morte li avrebbero mai più<br />
separati e <strong>il</strong> nome dell’uno <strong>di</strong>ventò <strong>il</strong> nome<br />
dell’altro inscin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i come inscin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i sono<br />
fuoco e calore nel ceppo del camino.<br />
Trascorsero molte lune da quel dì e per secoli,<br />
come Abramo nella grotta <strong>di</strong> Macpela, <strong>il</strong><br />
patriarca ha dormito in pace tra i figli e poi,<br />
un 14 febbraio non una mano sacr<strong>il</strong>ega, chè<br />
<strong>di</strong> un’altro santo si trattava, Enrico II <strong>imp</strong>eratore<br />
tedesco, venne sul santo monte a prelevare<br />
<strong>il</strong> corpo del santo per<br />
onorarlo in Germania, ma <strong>di</strong><br />
fatto <strong>il</strong> prezioso tesoro del<br />
nostro padre e fondatore, del<br />
nostro principe ed apostolo da<br />
quasi m<strong>il</strong>le anni (1014) non c’è<br />
più, non è più tra noi e non è<br />
neppure degnamente onorato<br />
in Germania.<br />
Cresce sempre più <strong>il</strong> desiderio<br />
<strong>di</strong> vedere ormai realizzata la<br />
sua profezia: Questo è <strong>il</strong> mio<br />
riposo qui abiterò perché l’ho<br />
desiderato... per sempre.<br />
Don Ivan
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Maggio - Giugno 2003<br />
CRONACA<br />
Scandalo a Maiano<br />
S. Agata, 18 luglio 1724. Il podestà<br />
In sequela delli pregiatissimi comandamenti dell’Eccellenza Vostra (<strong>il</strong> legato apostolico <strong>di</strong> Urbino) delle<br />
9 correnti ho sentito una buona parte del popolo <strong>di</strong> Castello <strong>di</strong> Maiano sopra la pratica che tiene Giovanni<br />
<strong>di</strong> Sante Valli, coniugato con donna Maria Maddalena Castelli vedova, ed informatovi a pieno posso riferire<br />
all’Eccellenza Vostra che questi danno un gran<strong>di</strong>ssimo scandalo a tutto quel popolo tenendo sino da cinque<br />
anni una continua pratica, principiata in tempo che detta Maria Maddalena aveva vivo <strong>il</strong> marito, <strong>il</strong> quale<br />
morì quasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto per averli sino a notte ritrovati insieme a letto, e perché era vecchio d’ottant’anni in<br />
circa li convenne tacere per non essere ammazzato, e nonostante che siano da tre anni la Curia ecclesiastica<br />
avesse i medemi trasmessi precetti <strong>di</strong> non conversare insieme via sempre più hanno praticato ed hanno dato<br />
i maggiori scandali, che non contenti <strong>di</strong> fare <strong>il</strong> male in casa sono anche andati in campagna, dove sono stati<br />
incontrati e più volte e accidentalmente trovati; e benché siano stati ammoniti dagli amici, parenti e parroco<br />
<strong>di</strong> essi, hanno sempre fatto peggio, come appunto si m<strong>il</strong>antavano <strong>di</strong> fare. Il predetto Giovanni poi fa stentare<br />
la moglie anche <strong>di</strong> vitto, <strong>di</strong> modo che è quasi etica portando tutto quello che guadagna alle solfanare a<br />
casa della prenominata vedova, ed è stato sino nove mesi senza coabitare. Documento raccolto da Marco<br />
Battistelli.<br />
Riferimento Archivistico.<br />
Arch. Di St. <strong>di</strong> Ps.; Lettere della Comunità, Montefeltro, b. 98<br />
<strong>La</strong> collezione<br />
<strong>di</strong> vetrate antiche<br />
Sabato 22 giugno 2003 la Rai ha de<strong>di</strong>cato buona<br />
parte della trasmissione BELLITALIA al Museo<br />
Bernar<strong>di</strong>ni-Fatti ospitato nella Chiesa <strong>di</strong> San<br />
Giovanni Battista, uno dei luoghi più antichi e significativi<br />
della città <strong>di</strong> Sansepolcro. I motivi per i quali<br />
la <strong>Rocca</strong> si interessa dell’avvenimento sono due. Il<br />
primo è relativo al gestore del nuovo Museo <strong>di</strong><br />
Sansepolcro, Franco Dall’Ara, che per circa 18 anni<br />
ha tenuto aperto e valorizzato <strong>Rocca</strong> Fregoso a S.<br />
Agata (per la precisione l’aveva trovata in uno stato<br />
<strong>di</strong> abbandono, e l’ha lasciata con un pubblico<br />
annuo <strong>di</strong> 20/30 m<strong>il</strong>a visitatori). Il secondo è che la<br />
collezione donata da Dall’Ara e messa in mostra è<br />
quella che Franco ha tenuto esposta per anni a S.<br />
Agata. Il Comune <strong>di</strong> Sansepolcro e la Diocesi hanno<br />
offerto come sede della “mostra museo” una delle<br />
chiese più antiche della città, quella nella quale si<br />
trovava <strong>il</strong> Battesimo <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong> Piero della<br />
Francesca, che oggi è esposto alla National Gallery<br />
<strong>di</strong> Londra.<br />
Franco Dall’Ara ha donato le sue vetrate del 1800 e<br />
del 1900 in memoria <strong>di</strong> sua madre, Giuseppina<br />
Bernar<strong>di</strong>ni, nata a Savignano <strong>di</strong> Rigo e vissuta per<br />
una decina <strong>di</strong> anni anche a S. Agata <strong>Feltria</strong>, dove<br />
gestiva <strong>il</strong> bar della cooperativa <strong>di</strong> consumo dei<br />
minatori.<br />
Tra le numerose vetrate del nuovo museo si trova<br />
una splen<strong>di</strong>da Crocifissione preraffaellita, attribuita<br />
8<br />
a W<strong>il</strong>liam Morris.<br />
Il Museo Bernar<strong>di</strong>ni-Fatti della Vetrata Antica, Chiesa<br />
d San Giovanni Battista via Giovanni Buitoni 9, è<br />
aperto al pubblico tutti i giorni con orario: 10/13 -<br />
15/18. Per informazioni: Museo Civico Sansepolcro<br />
0575 732218.<br />
Pippo<br />
ci ha lasciato<br />
Si è spento a Pesaro , dove abitava da <strong>di</strong>versi<br />
anni, Giuseppe Paci, Pippo, <strong>il</strong> re della fisarmonica.<br />
<strong>La</strong> triste notizia addolora tutti i santagatesi, i<br />
lettori della <strong>Rocca</strong> dei paesi vicini, ma soprattutto<br />
i tanti che lo hanno conosciuto e che<br />
hanno avuto <strong>il</strong> modo <strong>di</strong> apprezzarne le gran<strong>di</strong><br />
capacitàsrtistiche e le doti umane.<br />
Al pianofortte e soprattutto al suono magico<br />
della sua fisarmonica, generazioni <strong>di</strong> santagatesi<br />
hanno avuto modo <strong>di</strong> ballare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi,<br />
quando a capo delle sue orchestre<br />
Pippo allietava le tante serate danzanti, le<br />
veglie ed i veglioni che si tenevano a S. Agata<br />
e nelle località vicine. Grazie, Pippo, per quei<br />
bellissimi tempi e ..., ad<strong>di</strong>o.<br />
(A.B.)
Maggio - Giugno 2003<br />
Il 15 febbraio 1914 i carabinieri <strong>di</strong> S. Agata ricevono<br />
da parte <strong>di</strong> Zaccaria Foschi, fu Giuseppe, <strong>di</strong><br />
anni 50, nato a Sorbano ma abitante a Romagnano,<br />
denuncia <strong>di</strong> un furto <strong>di</strong> una cavalla <strong>di</strong> noma “Pipa”<br />
dell’età <strong>di</strong> anni 9 circa, la cavalla aveva una piccola<br />
stella in fronte, era <strong>di</strong> manto rosso, con la sola coda<br />
nera.<br />
Dimostrando una notevole efficienza <strong>il</strong> 27 febbraio<br />
1914 nella Caserma dell’Arma dei Carabinieri <strong>di</strong> S.<br />
Agata <strong>Feltria</strong> <strong>il</strong> maresciallo Ach<strong>il</strong>le Giannini è già in<br />
grado <strong>di</strong> ricostruire i fatti accaduti: la cavalla bardata<br />
con briglie era stata venduta alle ore 10 e 30 del 13<br />
febbraio dal “pregiu<strong>di</strong>cato Fer<strong>di</strong>nando Battistini fu<br />
Felice, <strong>di</strong> ani 45, <strong>di</strong>soccupato e vagabondo nato in S.<br />
Agata <strong>Feltria</strong> e senza fissa <strong>di</strong>mora, a certo Francesco<br />
V<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Giuseppe e fu Maria F<strong>il</strong>ippi, nato a<br />
Santarcangelo <strong>di</strong> Romagna <strong>il</strong> 24 giugno 1885, negoziante<br />
<strong>di</strong> cavalli, abitante a S. Andrea dell’Ausa. Il<br />
Battistini nel contratto <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta si era riservato la<br />
sella con staffe. Francesco V<strong>il</strong>la a sua volta aveva venduto<br />
la cavalla al pubblico mercato <strong>di</strong> Cesena a certi<br />
CRONACA<br />
9<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Breve storia della cavalla<br />
Pipa e <strong>di</strong> chi la rubò<br />
Cari amici della <strong>Rocca</strong>, nell’ultimo numero del<br />
vostro - e anche del mio! - bel notiziario <strong>di</strong><br />
maggio, viene ricordato <strong>il</strong> volume veramente<br />
poderoso che parla dei Cappuccini in Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna. Prendendo spunto da ciò vi invio l’immagine<br />
del Reverendo Padre Cappuccino Frà<br />
Sebastiano da Faenza, al secolo Giovanni Battista<br />
Ancarani che fu celebre pre<strong>di</strong>catore, lettore, ministro<br />
provinciale che molto si adoperò per <strong>il</strong> ripristino<br />
della provincia Cappuccina (dopo le soppressioni<br />
anticlericali). Nato a Faenza <strong>il</strong> 26 febbraio 1752, morì<br />
nel 1830. Ebbe molteplici incarichi e fu più volte a<br />
S. Agata <strong>Feltria</strong>. Proprio lui fece <strong>di</strong>pingere nel 1786<br />
<strong>il</strong> quadro della Madonna, quando era P. Guar<strong>di</strong>ano<br />
a S. Agata, che poi mirab<strong>il</strong>mente mosse gli occhi nel<br />
1796 e nel 1797, e anche nel 1850.<br />
Fra Sebastiano Ancarani appartiene ad una antica<br />
famiglia che ha dato, nei suoi vari rami, moltissime<br />
vocazioni religiose, anche recenti. Mia madre appartiene<br />
appunto a questa famiglia, ed è un motivo in<br />
Giuseppe Valbonesi <strong>di</strong> Forl<strong>imp</strong>opoli mercante <strong>di</strong><br />
cavalli, e Ubaldo Lugaresi <strong>di</strong> Cesenatico, presso i quali<br />
la cavalla era stata - in un primo tempo - rinvenuta,<br />
così almeno aveva fatto sapere <strong>il</strong> Sottoprefetto <strong>di</strong><br />
Cesena ai solerti carabinieri <strong>di</strong> S. Agata. Per tale motivo<br />
Ach<strong>il</strong>le Giannini, maresciallo <strong>di</strong> S. Agata, aveva<br />
telegrafato al comandante dei carabinieri <strong>di</strong> Cesena,<br />
che però aveva risposto <strong>di</strong> ignorare dove si trovava la<br />
cavalla; così pure i carabinieri <strong>di</strong> Mercato Saraceno,<br />
interpellati su consiglio del Sottoprefetto.<br />
Una notizia nel frattempo era giunta dai Carabinieri <strong>di</strong><br />
Rimini che avevano fatto sapere che Francesco V<strong>il</strong>la<br />
era risultato in possesso <strong>di</strong> sella, staffe e briglie, che<br />
erano quin<strong>di</strong> a <strong>di</strong>sposizione del legittimo proprietario,<br />
ma che <strong>il</strong> V<strong>il</strong>la non risultava né responsab<strong>il</strong>e né colpevole<br />
<strong>di</strong> alcunché. Le responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> tutto, avevano<br />
concluso i carabinieri <strong>di</strong> S. Agata, dovevano essere<br />
del Battistini.<br />
Non sappiamo se la cavalla Pipa sia stata poi trovata.<br />
Terremo comunque informati i lettori della <strong>Rocca</strong>.<br />
Fra Sebastiano<br />
raccontato da Baroncelli<br />
più che mi lega a S. Agata <strong>Feltria</strong> dove fra<br />
Sebastiano operò per <strong>il</strong> bene <strong>di</strong> molti.<br />
Bruno Baroncelli<br />
Informiamo<br />
i lettori che nel<br />
prossimo numero<br />
della <strong>Rocca</strong>,<br />
Bruno Baroncelli<br />
ricostruirà la storia<br />
(quasi un giallo)<br />
del celebre piatto<br />
<strong>di</strong> Xanto Avelli, uno<br />
dei capolavori<br />
<strong>di</strong> ceramica<br />
custo<strong>di</strong>to a<br />
S. Agata <strong>Feltria</strong>.<br />
Ritratto <strong>di</strong> scuola romagnola del sec. XIX andato<br />
<strong>di</strong>strutto nel bombardamento <strong>di</strong> Faenza nel 1944.<br />
Una copia è conservata nelle serie provinciali nel<br />
Convento <strong>di</strong> Bologna.
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
CRONACA<br />
10<br />
Maggio - Giugno 2003<br />
Le fosse su Repubblica<br />
Il 10 luglio I Viaggi <strong>di</strong> Repubblica<br />
hanno pubblicato un bell’articolo<br />
sulle fosse <strong>di</strong> S. Agata. A molti<br />
dei nostri lettori è sfuggito. Eccolo.<br />
Eccoci a S. Agata <strong>Feltria</strong>, gioiello<br />
quattrocentesco tra Marche e<br />
Romagna, in Valmarecchia. Il nostro<br />
itinerario goloso si snoda lungo<br />
poche centinaia <strong>di</strong> metri e percorre<br />
l’antica strada che unisce piazza<br />
Garibal<strong>di</strong>, la piazza principale, al<br />
Sasso del Lupo, <strong>il</strong> masso <strong>di</strong> roccia<br />
arenaria che domina <strong>il</strong> paese, e sul<br />
quale sorge <strong>il</strong> castello (<strong>Rocca</strong><br />
Fregoso, XII secolo).<br />
L’antica via Nastasini è <strong>di</strong>sseminata<br />
<strong>di</strong> fosse costruite attorno al 1430<br />
quando <strong>il</strong> paese, che allora si trovava<br />
sotto la Signoria dei Malatesta <strong>di</strong><br />
Rimini, si preparava all’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Federico II Duca <strong>di</strong> Montefeltro.<br />
Ci accompagna in questa visita<br />
Franco Vicini, animatore dell’Angolo<br />
del Buongustaio e appassionato cultore<br />
<strong>di</strong> storia locale. “Inizialmente<br />
ut<strong>il</strong>izzate per conservare grano, le<br />
fosse furono poi destinate a conservare<br />
formaggio. Nell’economia tra<strong>di</strong>zionale<br />
<strong>di</strong> S. Agata <strong>Feltria</strong> <strong>il</strong> formaggio<br />
era fondamentale, <strong>di</strong>ce Vicini,<br />
c’era anche chi pagava l’affitto dei<br />
terreni col formaggio!”.<br />
Sul Sasso del Lupo sono state ritrovate<br />
una quarantina <strong>di</strong> fosse, 18<br />
delle quali sono tuttora perfettamente<br />
funzionanti, e in qualche caso<br />
visitab<strong>il</strong>i. Le fosse si presentano<br />
come gran<strong>di</strong> cisterne, con una<br />
profon<strong>di</strong>tà che può arrivare fino a 3<br />
metri, ed un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> due metri e<br />
mezzo. <strong>La</strong> più grande concentrazione<br />
<strong>di</strong> fosse si trova in via Orazio<br />
Fregoso, nella cantina <strong>di</strong> Cleto<br />
Vicini, un vero e proprio antro dantesco<br />
che costeggia le antiche mura<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, nel quale si trovano, una<br />
accanto all’altra, ben sette fosse, con<br />
ancora i segni evidenti degli scalpelli<br />
con i quali furono aperte.<br />
Se giungete a S. Agata <strong>Feltria</strong> nel<br />
mese <strong>di</strong> agosto può capitarvi <strong>di</strong> assistere<br />
all’infossatura del formaggio<br />
pecorino, precedentemente stagionato<br />
per un periodo <strong>di</strong> tre mesi, e<br />
contenuto in sacchi <strong>di</strong> lino. L’interno<br />
delle fosse viene rivestito <strong>di</strong> paglia,<br />
che funge da camicia <strong>di</strong> protezione<br />
e separazione dalla roccia, esattamente<br />
come in<strong>di</strong>cato da Francesco<br />
<strong>di</strong> Giorgio Martini, <strong>il</strong> celebre architetto<br />
m<strong>il</strong>itare che, oltre ad occuparsi<br />
della rocca dei Fregoso, Signori <strong>di</strong> S.<br />
Agata, prescrisse esattamente come<br />
andava costruita una fossa e quali<br />
accortezze si dovevano prevedere<br />
perché <strong>il</strong> suo contenuto potesse<br />
conservarsi. Quello che Francesco<br />
<strong>di</strong> Giorgio non aveva previsto era<br />
che <strong>il</strong> formaggio, dopo una stagionatura<br />
all’interno della fossa <strong>di</strong> circa<br />
3 mesi, avrebbe acquisito un sapore<br />
straor<strong>di</strong>nario, per ottenere <strong>il</strong> quale è<br />
severamente vietato l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> erbe<br />
aromatiche, e <strong>di</strong> nient’altro che non<br />
sia paglia <strong>di</strong> grano.<br />
All’interno delle fosse la temperatura<br />
è <strong>di</strong> circa 16/17 gra<strong>di</strong>, una temperatura<br />
che resta costante tutto<br />
l’anno. Ogni fossa viene poi chiusa<br />
con una copertura in legno o in pietra,<br />
e sig<strong>il</strong>lata con gesso; sarà poi<br />
riaperta <strong>il</strong> 25 novembre, giorno <strong>di</strong><br />
Santa Caterina, così come vuole la<br />
tra<strong>di</strong>zione.<br />
Prima <strong>di</strong> partire da S. Agata ci sono<br />
almeno altri due “must” da vedere:<br />
- <strong>il</strong> teatro Mariani, uno dei più antichi<br />
d’Italia interamente in legno, fu<br />
scelto da Vittorio Gassman per le<br />
celebri letture dantesche, andate in<br />
onda su Rai 2, a metà anni ‘90,<br />
- la chiesa <strong>di</strong> San Girolamo, che conserva<br />
una splen<strong>di</strong>da pala d’altare <strong>di</strong><br />
Pietro da Cortona.<br />
Per acquistare <strong>il</strong> formaggio <strong>di</strong> fossa<br />
Il formaggio <strong>di</strong> fossa è un formaggio<br />
morbido-friab<strong>il</strong>e, aromatico, dal<br />
sapore dolce piccante, che va assaporato<br />
poco per volta, ed è gustosissimo<br />
col miele, meglio se <strong>di</strong><br />
castagno, o con l’aceto balsamico<br />
come antipasto. Viene definito formaggio<br />
da me<strong>di</strong>tazione. Chi desidera<br />
acquistare <strong>il</strong> formaggio <strong>di</strong> fossa, o<br />
semplicemente assaggiarlo, trova a<br />
S. Agata <strong>Feltria</strong> tre negozi nel giro <strong>di</strong><br />
cento metri, tra piazza Garibal<strong>di</strong> e<br />
via Vittorio Emanuele.<br />
Vi sono poi due fiere specializzate<br />
per <strong>il</strong> formaggio <strong>di</strong> fossa:<br />
a Talamello, grazioso paese della<br />
Valmarecchia, a 10 minuti da S.<br />
Agata in <strong>di</strong>rezione Rimini, durante la<br />
prima e la seconda domenica <strong>di</strong><br />
novembre,<br />
e a Sogliano al Rubicone, in terra <strong>di</strong><br />
Romagna, durante la terza e la quarta<br />
domenica <strong>di</strong> novembre.<br />
Ma se ne può trovare anche durante<br />
la fiera del tartufo <strong>di</strong> S. Agata, nelle<br />
domeniche <strong>di</strong> ottobre.<br />
Per visitare le fosse, o i monumenti<br />
del paese, e per le informazioni<br />
sulle fiere ci si può rivolgere alla Pro<br />
Loco, in piazza Garibal<strong>di</strong> (0541-<br />
848022).<br />
Ricetta intrigante<br />
Un crostino <strong>di</strong> pane caldo come<br />
base, una fettina sott<strong>il</strong>e <strong>di</strong> lardo <strong>di</strong><br />
Colonnata, uno strato <strong>di</strong> lenticchie<br />
<strong>di</strong> Castelluccio <strong>di</strong> Norcia cotte in<br />
umido e, sopra tutto, scaglie <strong>di</strong> formaggio<br />
<strong>di</strong> fossa.<br />
(la ricetta è <strong>di</strong> Lucia Berar<strong>di</strong>)<br />
Il mercato sparito<br />
è ritornato<br />
Avevamo ricevuto questa lettera.<br />
Piazza Garibal<strong>di</strong>, che per generazioni<br />
è stata <strong>il</strong> luogo tra<strong>di</strong>zionale deputato<br />
allo svolgimento delle fiere e dei<br />
mercati settimanali del giovedì,<br />
all’<strong>imp</strong>rovviso è stata svuotata. Il<br />
mercato è stato trasferito nel piazzale<br />
antistante <strong>il</strong> parco, lasciando<br />
desolatamente vuoto <strong>il</strong> centro storico<br />
del paese.<br />
Certamente <strong>il</strong> trasferimento non è<br />
stato gra<strong>di</strong>to dai commercianti santagatesi,<br />
ma le loro più che giustificate<br />
rimostranze non hanno ottenuto<br />
effetto alcuno. Questa la spiegazione<br />
ufficiale da parte delle autorità<br />
competenti: la scelta è stata causata<br />
dalla temporanea inagib<strong>il</strong>ità<br />
del piazzale del Mercato chiuso per<br />
lavori, ed i commercianti ambulanti<br />
avrebbero scelto l’area del parco per<br />
effettuare <strong>il</strong> mercato, in quanto assicura<br />
spazio sufficiente per tutte le<br />
bancarelle. I commercianti santagatesi<br />
ribattono che la piazza e le aree<br />
circostanti sono più che sufficienti<br />
per lo svolgimento del mercato nella<br />
zona centro. L’augurio <strong>di</strong> tutti è che<br />
la situazione venga risolta al più<br />
presto possib<strong>il</strong>e, perché è davvero triste<br />
vedere piazza Garibal<strong>di</strong> trasformata<br />
in un parcheggio auto!<br />
Arrigo Bonci<br />
L’invito è poi stato accolto
Maggio - Giugno 2003<br />
Quando fu finalmente<br />
ultimato <strong>il</strong> campo da<br />
calcio <strong>di</strong> Sant’Agata<br />
<strong>Feltria</strong>, con spogliatoi modernissimi,<br />
assieme a mio padre<br />
fui tra i primi a calpestarne<br />
l’erba morbida, perfettamente<br />
tagliata, e bagnata delicatamente<br />
come quella <strong>di</strong> un prato<br />
inglese. Se mio padre che era<br />
<strong>il</strong> Sindaco del paese poteva<br />
pavoneggiarsi orgoglioso, io<br />
ero davvero felice. Ero molto<br />
piccolo e quel campo mi sembrava<br />
un sogno che si realizzava:<br />
un vero campo da calcio!<br />
Fino ad allora ero già contento<br />
se si riusciva a giocare o<br />
a guardare una partitella sull’asfalto.<br />
Le porte del campo erano<br />
gigantesche e bianche, e c’erano<br />
anche le reti! Era un vero<br />
campo, proprio come quelli<br />
che si vedevano al cinematografo,<br />
ma che da quando <strong>il</strong><br />
UNA PROPOSTA<br />
S.O.S. Sport<br />
cinema “Angelo Mariani”<br />
aveva chiuso i battenti, non<br />
avevo più potuto vedere.<br />
Giocavano Liverani, Gighino<br />
1, Gighe 2 e Gighe 3, tutti bravissimi,<br />
Goffredo <strong>di</strong> classe e<br />
pigrizia, e poi Barboni. In<br />
porta giocava <strong>il</strong> Baffo, poi<br />
c’era <strong>il</strong> mitico Muflone (The<br />
Gla<strong>di</strong>ator). Ci si sedeva solamente<br />
su un gradone con la<br />
gente che formava una catena<br />
sino al chiosco della pia<strong>di</strong>na.<br />
In questo viaggio a ritroso<br />
ricordo anche quando Ciccio,<br />
<strong>di</strong>ventò <strong>il</strong> mio Presidente, un<br />
altro sogno si realizzava.<br />
Correvo anche se “piccolo”<br />
per la mia età, magro come un<br />
chiodo, ma pieno <strong>di</strong> orgoglio<br />
e felicità.<br />
Ecco, adesso io credo che sia<br />
arrivato <strong>il</strong> momento <strong>di</strong> ritrovare<br />
uno spirito sportivo, <strong>di</strong> dare<br />
la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> far vivere un<br />
sogno a tutti i giovani e ai<br />
Santagatesi in gita<br />
anni ‘70<br />
Prima f<strong>il</strong>a da sinistra: Pierluigi Vicini, G<strong>il</strong>berto Rossi, Floriano. In<br />
alto: Massimo Bernar<strong>di</strong>ni, Guerrino Fosco Sartini, Nico Campitelli<br />
11<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
bambini <strong>di</strong> Sant’Agata, <strong>di</strong><br />
Palazzo, <strong>di</strong> San Donato,<br />
Petrella, Botticella, Pereto,<br />
Maiano, Sapigno e<br />
Romagnano. Vi sono infatti<br />
altri Comuni, vicini a noi, che<br />
organizzano tornei, campionati,<br />
coppe, e con <strong>il</strong> contributo<br />
dei genitori interessati si sono<br />
organizzati con <strong>il</strong> settore baby,<br />
quello esor<strong>di</strong>enti, le giovan<strong>il</strong>i,<br />
sino alla prima squadra; ve ne<br />
sono anche <strong>di</strong> collegati a<br />
Inter-campus, con evidenti<br />
benefici per <strong>il</strong> loro paese.<br />
Allora <strong>di</strong>co al mio amico e<br />
compagno <strong>di</strong> squadra Franco<br />
Bagnoli: forza riproviamoci!<br />
Restituiamo una piccola perla<br />
a questo nostro paese.<br />
Pren<strong>di</strong>amo esempio da quanto<br />
sta avvenendo per <strong>il</strong> tennis.<br />
Organizziamo una riunione<br />
con tutti gli amici del calcio,<br />
parliamone.<br />
Alberto (Bebo) Polidori<br />
Anni ’60<br />
A sinistra Peppino Greci,<br />
a destra Guerrino Sartini
Minieran. 49<br />
<strong>La</strong> voce della Buga<br />
Intervista del 16.7.1992 a<br />
Du<strong>il</strong>io Fazi, minatore,<br />
figlio <strong>di</strong> minatore, nato a<br />
Perticara <strong>il</strong> 16.2.1912 a quivi<br />
residente. Nel ‘22 ho lavorato a<br />
Cà de Masi, ma non sotto la<br />
Montecatini, come manovale<br />
dei muratori. Poi sono andato<br />
all’ingegnere del Certino a<br />
chiedere <strong>di</strong> lavorare nella<br />
Montecatini. Mi <strong>di</strong>sse che potevo:<br />
a quel tempo non c’era<br />
bisogno <strong>di</strong> documenti e non si<br />
facevano visite. A quattor<strong>di</strong>ci<br />
anni ho fatto <strong>il</strong> “pompista” in<br />
galleria, dove con una pompa<br />
mandavo fuori l’acqua. Da lì<br />
sono andato con gli armatori e<br />
poi sono andato a lavorare<br />
nella miniera <strong>di</strong> zolfo.<br />
All’inizio ho lavorato per 4<br />
anni all’aperto. Poi sono andato<br />
in miniera, sotto terra, a fare <strong>il</strong><br />
locomotorista: c’erano dei<br />
locomotori che trainavano i<br />
carrelli che trasportavano lo<br />
zolfo e i “ginesi”. Questo lavoro<br />
l’ho fatto per circa 20 anni.<br />
Una sera del ‘34 sono andato<br />
all’imboccatura del pozzo. Di<br />
sotto hanno chiesto del personale<br />
fresco per andare giù a<br />
dare soccorso alle persone che<br />
erano rimaste chiuse in galleria<br />
Parlano i Minatori<br />
per l’incen<strong>di</strong>o. Io e un altro<br />
abbiamo aperto questa galleria<br />
e siamo andati su dov’era l’incen<strong>di</strong>o.<br />
Lì abbiamo trovato un<br />
perito (Mario Walt) morto e<br />
l’ho portato giù, poi sono tornato<br />
a prendere un altro minatore<br />
morto.<br />
Scendendo la galleria i “fianchi”<br />
hanno ceduto e siamo<br />
rimasti chiusi, al buio, con un<br />
calore insopportab<strong>il</strong>e per circa<br />
20 minuti.<br />
E’ venuto poi <strong>il</strong> soccorso e<br />
hanno aperto la galleria. Ho<br />
riportato ferite nel braccio e<br />
nella schiena, perché la roccia,<br />
che scottava mi era caduta<br />
addosso, e sono rimasto in<br />
ospedale per 90 giorni. Gli altri<br />
due non c’erano perché avevano<br />
tentato <strong>di</strong> andare giù per una<br />
tramoggia in un’altra galleria.<br />
Ma sono rimasti chiusi e ritrovati<br />
dopo sei mesi quando la<br />
miniera è stata riaperta. Sono<br />
stato premiato per questo intervento<br />
con 600 lire dal Comune<br />
e con 200 dalla società<br />
Montecatini.<br />
In seguito ho lavorato alla<br />
manutenzione delle tubazioni<br />
che portavano aria e acqua in<br />
tutti i luoghi della miniera.<br />
Sono andato in pensione <strong>di</strong><br />
vecchiaia nel 1960.<br />
Intervista ad Angelo Casali,<br />
sorvegliante figlio <strong>di</strong> minatore,<br />
nato a Mercato Saraceno<br />
(Forlì) <strong>il</strong> 23.3.1911, residente a<br />
Miniera <strong>di</strong> Perticara. Ho<br />
cominciato a lavorare <strong>il</strong> 1° <strong>di</strong><br />
apr<strong>il</strong>e del ‘26. Allora facevo <strong>il</strong><br />
manovale dei muratori. Nel ‘27<br />
ho preso <strong>il</strong> (martello) pneumatico<br />
e ho incominciato a fare i<br />
fori per le mine. Dopo 18<br />
mesi,siccome avevano incominciato<br />
a fare un nuovo pozzo<br />
(pozzo Parisio), mi hanno mandato<br />
li perché ero capace <strong>di</strong> fare<br />
<strong>il</strong> muro. Del ‘34 sono stato<br />
richiamato per la guerra<br />
d’Abissinia e messo in libertà<br />
del ‘37, <strong>il</strong> 6 gennaio.<br />
Sono ritornato a lavorare in<br />
miniera dove ho fatto <strong>il</strong> sorvegliante<br />
nel cantiere esterno<br />
(Certino). E’ stata dura fare<br />
anche <strong>il</strong> sorvegliante perché<br />
pioveva, nevicava e si era sotto<br />
<strong>il</strong> fumo dei calcaroni, e bisognava<br />
stare attenti perché spesso<br />
gli operai andavano a scaldarsi<br />
e ripararsi e si doveva cercarli<br />
altrimenti <strong>il</strong> lavoro si fermava.<br />
Sono andato in pensione dopo<br />
41 anni <strong>di</strong> lavoro. (M.B.)