ROCCA mag/giu 2004 - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria ...
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Sommario<br />
2<br />
Nella storia del liscio<br />
3<br />
S. Agata ai tempi dell’Unità<br />
4<br />
Il ferro battuto, un’arte!<br />
5<br />
Le elezioni del 1951<br />
6<br />
Maiano coi fiocchi<br />
7<br />
Martignon e Cadumnò<br />
8<br />
Racconti: L’è mort e’ dutor<br />
9<br />
A Frontino si stu<strong>di</strong>a italiano<br />
10<br />
Il Comune, la mostra e l’arte<br />
11<br />
<strong>La</strong> storia dei Cappuccini<br />
12<br />
Passeggiate nel Montefeltro<br />
<strong>ROCCA</strong><br />
È UN’INIZIATIVA<br />
COMITATO FIERE<br />
ED INIZIATIVE PROMOZIONALI<br />
1/2005<br />
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione <strong>il</strong>ponte - Stampa <strong>La</strong> Pieve poligrafica e<strong>di</strong>toriale, V. Verucchio - ema<strong>il</strong> gda@glomanet.co<br />
Lettera al paese<br />
del presepe<br />
Più che mai questi giorni mi sento<br />
vicino (non solo geograficamente)<br />
a S. Agata <strong>Feltria</strong>, descritta come <strong>il</strong><br />
Paese del Natale e presa d’assalto dalla<br />
gente <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ntorni.<br />
Non sarà certamente una doccia fredda<br />
sull’interesse, l’entusiasmo, la gioia dei<br />
piccoli e dei gran<strong>di</strong> quanto è stato detto<br />
e scritto in qualche paese d’italia che<br />
ama presentarsi come civ<strong>il</strong>e.<br />
Che quattro signori (non intendo con<br />
queste parole offendere e um<strong>il</strong>iare dei<br />
fratelli), piovuti in Italia in cerca <strong>di</strong> lavoro<br />
e <strong>di</strong> fortuna abbiano <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong><br />
dettar legge nelle nostre chiese e ferire<br />
le nostre tra<strong>di</strong>zioni più care. Questa è<br />
per lo meno una mancanza <strong>di</strong> educazione<br />
per non <strong>di</strong>re peggio. È semplicemente<br />
ri<strong>di</strong>cola la pretesa che<br />
Cappuccetto Rosso prenda <strong>il</strong> posto <strong>di</strong><br />
Gesù Bambino, che si possa impunemente<br />
buttar dalla finestre i Crocefissi<br />
delle nostre scuole. Anche S. Francesco<br />
dalla sua tomba avrà reagito e protestato.<br />
Non è certamente un dogma <strong>di</strong> fede<br />
<strong>il</strong> Presepio che Lui per primo ho costruito,<br />
però è certamente la rappresentazione<br />
del più dolce e soave mistero della<br />
Redenzione. Toccare i Protagonisti del<br />
Presepio è un’offesa per quanto ci rappresentano<br />
e ricordano. Io ho visitato<br />
tante moschee nella mia vita, ne ho<br />
ammirato la bellezza, ho camminato<br />
scalzo sui loro pavimenti, senza abbracciare<br />
con questo le loro idee o <strong>di</strong>sprezzare<br />
i loro semtimenti.<br />
Noi permettiamo la costruzione delle<br />
loro moschee accanto alle nostre cattedrali,<br />
abbiamo <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> sollecitare<br />
anche qualche aiuto e ci ve<strong>di</strong>amo pagati<br />
in questo bel modo.<br />
Però sappiamo che spesso non è la loro<br />
pretesa, ma lo zelo <strong>di</strong> qualche esponente<br />
<strong>di</strong> casa nostra, che fa lo scandalizzato<br />
fuori posto o <strong>il</strong> democratico scrupoloso,<br />
che non saprei se chiamare pus<strong>il</strong>lo<br />
o fariseo.<br />
A Natale la nostra gente ha sempre cantato<br />
con S. Alfonso. “Tu scen<strong>di</strong> dalle<br />
stelle, o Re del Cielo, e vieni in una<br />
grotta al freddo e al gelo”. <strong>La</strong> preoccupazione<br />
<strong>di</strong> oggi è quella <strong>di</strong> far “cadere<br />
Papà Natale sopra un panettone morbido,<br />
perchè non si faccia male”. Non<br />
sono riusciti a cancellare con le settimane<br />
bianche, con cenoni natalizi, coi<br />
Papà Natale… lo stupore, l’inno del più<br />
sentito mistero dell’anno. Ci provano<br />
questa volta con Cappuccetto Rossa. Ma<br />
la neve non fa più, i lupi sono in estinzione,<br />
le vecchiarelle vivono nel tepore<br />
dei ricoveri… Dovranno attaccarsi al<br />
tram!<br />
Don Pietro Cappella
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Gennaio / Febbraio 2005<br />
CRONACA<br />
Sistro a teatro Per non <strong>di</strong>menticare<br />
Bella serata a teatro <strong>il</strong> 22 gennaio scorso.<br />
L’associazione culturale musicale “Sistro” <strong>di</strong><br />
Bologna, composta da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> elementi,<br />
ha presentato “Vita e amori nelle corti e nelle piazze<br />
dell’Europa rinascimentale”, un itinerario <strong>di</strong> canti e quadri,<br />
con brani francesi, spagnoli e italiani, che ha entusiasmato<br />
i presenti.<br />
Il coro è stato <strong>mag</strong>istralmente <strong>di</strong>retto dal maestro Roselise<br />
Gent<strong>il</strong>e, ed accompagnato alla spinetta da massimo<br />
Guidetti. Il ricavato è stato devoluto alla Scuola <strong>di</strong> S. Agata<br />
<strong>Feltria</strong>. Grazie dunque all’Associazione Sistro e agli organizzatori<br />
della serata da parte del nostro <strong>giornale</strong>. Chi desiderasse<br />
contattare <strong>il</strong> coro per altre serate può fare riferimento<br />
a Nicoletta Stagni, un’amica dei nostri paesi (nicoletta.stagni@fastwebnet.it).<br />
Novafeltria è nella<br />
storia del liscio<br />
Proprio così, Novafeltria è nella storia del liscio. Arte<br />
Tamburini, la prima voce femmin<strong>il</strong>e <strong>di</strong> un’orchestra<br />
ro<strong>mag</strong>nola si esibì per la prima volta a Novafeltria,<br />
quando aveva appena 16 anni. E non si trattò <strong>di</strong> una esibizione<br />
qualsiasi: la Tamburini cantò con l’orchestra <strong>di</strong><br />
Secondo Casadei. Ecco come lei stessa ricorda quei<br />
momenti: “Il mio debutto vero e proprio è stato a<br />
Novafeltria. Andò bene. Ricordo come se fosse adesso<br />
quando alla fine <strong>il</strong> Maestro Casadei <strong>di</strong>sse al gestore: la cantante<br />
non è inclusa nel contratto; è un regalo al veglione.<br />
Così ricevetti 3 m<strong>il</strong>a lire dal gestore e 3 m<strong>il</strong>a lire da Casadei.<br />
Una bella cifra che mi fece prendere seriamente in considerazione<br />
la professione <strong>di</strong> cantante. Con Casadei sul palco<br />
bisognava dare <strong>il</strong> massimo: Diceva: voglio che la gente si<br />
balli le gambe! <strong>La</strong> sua musica è una musica <strong>di</strong> istinto, viene<br />
dritta al cuore”.<br />
(tratto da “Guida alla Ro<strong>mag</strong>na <strong>di</strong> Secondo Casadei” <strong>di</strong><br />
Gianfranco Miro Gori, Panozzo e<strong>di</strong>tore, Rimini 2002).<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>, <strong>il</strong> <strong>giornale</strong><br />
del tuo paese<br />
Le vostre foto<br />
Avete scattato fotografie durante la grande nevicata <strong>di</strong><br />
gennaio? Inviatecele subito. Le più belle saranno pubblicate<br />
sul <strong>giornale</strong> e nel nostro sito web. Se è da molto<br />
tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web<br />
curato da Gino Sampaoli è ora pieno <strong>di</strong> informazioni e<br />
<strong>di</strong> fotografie ine<strong>di</strong>te del nostro paese. Aiutateci a realizzare<br />
la sezione in <strong>di</strong>aletto e prendete nota del nuovo<br />
in<strong>di</strong>rizzo<br />
http://santagata.altervista.org/<br />
2<br />
Il 27 gennaio si è festeggiata in tutta Italia la giornata<br />
della memoria. Anche la <strong>Rocca</strong> vuole dare <strong>il</strong> suo piccolo<br />
contributo ricordando i 45 deportati santagatesi nella<br />
Germania nazista.<br />
Ecco <strong>di</strong> seguito, per i lettori del <strong>giornale</strong>, l’elenco dei giovani<br />
<strong>di</strong> S. Agata F. “rastrellati” <strong>il</strong> 19 agosto del 1944 e finiti<br />
in Germania nei campi <strong>di</strong> concentramento. L’elenco, purtroppo<br />
incompleto, è tratto dal perio<strong>di</strong>co santagatese<br />
Cultura Italica del 1945.<br />
Agostini Cesare (nato nel 1927), Alessi Virg<strong>il</strong>io (’27), Bal<strong>di</strong>ni<br />
Ettore (’27), Cedrini Venanzio (’27), Flenghi Edgardo (’27),<br />
Giacessi Giuseppe (’27), Gosti Gino (’27), Mariani Giovanni<br />
(’27) Spada Luciano (’27), Tani Enzo (’27), Valli Piero (’27),<br />
Tagliavento Enzo (’24), Paci Francesco (’24), Battistini<br />
Francesco (1908), Crociati Luigi (1908), Calvo Antonio<br />
(1907), Paolucci Giacinto (1903), Paci Giovanni (1901),<br />
Nucci <strong>La</strong>zzaro (1900), Antinori Egisto, Babini Arnaldo,<br />
Cangini Francesco, Cap<strong>il</strong>lo Gennaro, Castellani Luigi,<br />
Cecchini Elio, Corazzino Andrea, De Marchi Francesco,<br />
Marchetti Angelo, Sabbatici Angelo, Scernesi Domenico,<br />
Valli Luigi.<br />
Come e quanto sottoscrivere?<br />
Or<strong>di</strong>nario 13 Euro Sostenitore 15 Euro<br />
Benemerito 25 Euro<br />
Le sottoscrizioni possono essere inviate alla<br />
redazione della <strong>Rocca</strong>, Casella Postale 26,<br />
61019 S. Agata <strong>Feltria</strong> (Pesaro), oppure possono<br />
essere consegnate ai vari collaboratori che<br />
<strong>di</strong>stribuiscono (volontariamente) <strong>il</strong> <strong>giornale</strong>.<br />
Abbiamo bisogno<br />
del tuo contributo!<br />
Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e<br />
<strong>di</strong>stribuire <strong>il</strong> <strong>giornale</strong>, grazie alle fotografie <strong>di</strong> Enzo<br />
Liverani e Marco Zanchini, a Paola Boldrini e ad Arrigo<br />
Bonci che coor<strong>di</strong>na la <strong>di</strong>stribuzione, e grazie ai lettori<br />
e sostenitori, numerosi come sempre. Se <strong>il</strong> <strong>giornale</strong> vi<br />
piace <strong>di</strong>telo ai vostri amici, e chiedete loro <strong>di</strong> sottoscrivere,<br />
per ricevere regolarmente la <strong>Rocca</strong>! Se volete<br />
aiutarci a fare più bello questo <strong>giornale</strong>, inviateci articoli,<br />
fotografie, ricor<strong>di</strong>, lettere e commenti. Se non<br />
siete d'accordo con <strong>il</strong> contenuto degli articoli pubblicati,<br />
o più semplicemente volete <strong>di</strong>re la vostra opinione,<br />
scriveteci.<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
Qonsultando archivi e pubbliche<br />
biblioteche in giro per<br />
l’Italia con gli occhi sempre<br />
puntati sui temi che, per nascita e per<br />
adozione, mi destano particolare interesse,<br />
cioè S.Agata <strong>Feltria</strong> e Pegli , mi<br />
sono imbattuto nel Dizionario<br />
Corografico dell’Italia e<strong>di</strong>to nel 1868:<br />
le notizie che esso riporta su S.Agata<br />
F. mi sembrano <strong>di</strong> particolare interesse<br />
anche per la loro atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità, infatti<br />
in chiusura del pezzo de<strong>di</strong>cato al<br />
nostro comune, alla pagina 1036, sta<br />
scritto:<br />
“Alcune delle surriferite notizie debbonsi<br />
alla cortesia dell’onorevole<br />
Sindaco <strong>di</strong> questo comune.<br />
S. Agata F. comprende le frazioni<br />
seguenti: Caioletto, Libbiano, Maiano,<br />
Monte Benedetto, Pereto, Petrella,<br />
Rivolpaio, <strong>Rocca</strong> Pratiffi, Rusciano,<br />
Sapigno, Scavolo, S.Donato, Ugrigno e<br />
varie case <strong>di</strong> campagna”.<br />
Sorprende l’assenza della frazione <strong>di</strong><br />
Ro<strong>mag</strong>nano: a quei tempi non era<br />
unita a S. Agata F. oppure è un’omissione<br />
degli autori?<br />
Molto significativa è la parte descrittiva<br />
sul piano demografico ed economico.<br />
“Il comune ha una superficie <strong>di</strong> 7072<br />
ettari. <strong>La</strong> sua popolazione <strong>di</strong> fatto,<br />
secondo <strong>il</strong> censimento del 1861, contava<br />
abitanti 3.962 ( maschi 2039 ,femmine<br />
1923 ). <strong>La</strong> sua guar<strong>di</strong>a nazionale<br />
consta <strong>di</strong> due compagnie con 738<br />
m<strong>il</strong>iti iscritti, <strong>di</strong> cui 476 mob<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i.<br />
Gli elettori amministrativi nel 1865<br />
erano 134 e 65 i politici, iscritti nel<br />
SOTTOSCRIZIONI<br />
STORIA<br />
Collegio <strong>di</strong> Urbino”. Ricor<strong>di</strong>amo che <strong>il</strong><br />
suffragio universale in Italia venne<br />
introdotto con la riforma Giolitti nel<br />
1912 ed esteso poi anche alle donne<br />
nel febbraio 1945. <strong>La</strong> descrizione prosegue<br />
così:<br />
“Ha ufficio postale, pretura <strong>di</strong> mandamento<br />
e ufficio del registro. Appartiene<br />
alla <strong>di</strong>ocesi del Montefeltro. Nella circoscrizione<br />
elettorale è sezione con<br />
128 elettori. Il suo territorio per due<br />
terzi è montuoso e per l'altro terzo<br />
piano e a collina; produce grano, granoturco,<br />
legumi e frutti in gran copia,<br />
pascoli, vino e <strong>di</strong>versi altri vegetab<strong>il</strong>i.<br />
Vi si contano 7530 capi <strong>di</strong> bestiame e<br />
cioè 280 cavalli, 1450 buoi e vacche,<br />
5.000 pecore e 800 maiali. Ha una<br />
strada rotab<strong>il</strong>e per Rimini, con cui<br />
tiene commercio.<br />
In questo territorio trovasi molta lignite<br />
ed esistono due miniere <strong>di</strong> zolfo, <strong>di</strong><br />
cui una a Maiano detta la Marazzana<br />
a tre ch<strong>il</strong>ometri da S. Agata F., esistente<br />
già da secoli e produttrice <strong>di</strong> molto<br />
minerale; l'altra a Sapigno, castello a<br />
5 ch<strong>il</strong>ometri da S. Agata, <strong>di</strong> minor<br />
importanza, abbandonata per lungo<br />
tempo ed ora rimessa in attività. Della<br />
prima è proprietaria la Società delle<br />
miniere sulfuree <strong>di</strong> Bologna; l’altra è<br />
<strong>di</strong> proprietà del Comune.<br />
S. Agata F., capoluogo del Comune, è<br />
una borgata <strong>di</strong> circa 900 abitanti. Il<br />
suo antico castello era cinto <strong>di</strong> mura,<br />
come in parte lo è anche presentemente.<br />
S. Agata non manca <strong>di</strong> buoni fabbricati<br />
(e<strong>di</strong>fici n.d.r.). Le principali<br />
industrie <strong>di</strong> questo comune sono rivol-<br />
3<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
S.Agata ai tempi dell’unità d’Italia<br />
Una comunità laboriosa e florida<br />
Gabriella Gasperoni (sost) Genova<br />
Nello Rinal<strong>di</strong> (sost) Maiano<br />
Paolo Antimi (sost) Vezzi Portio<br />
Marco Marani (sost) S. Agata<br />
Pierangelo Valli (sost) S. Agata<br />
Mario Receputi (sost) Sarsina<br />
Ulderico Sabba (ben) Novafeltria<br />
Leopoldo De Rosa (ben) USA<br />
Cinzia Giuliani (sost) S. Agata<br />
Aldo Giorgetti (sost) S. Agata<br />
Mariani Sincero (sost) S. Agata<br />
Carlo Frattini (sost) S. Agata<br />
Banca Popolare <strong>di</strong> Ancona (sost)<br />
Augusto Mancini (sost) S. Agata<br />
Municipio <strong>di</strong> S. Agata (ben) S. Agata<br />
Daniele Rossi (sost) S. Agata<br />
Lodovico Molari (sost) Novafeltria<br />
Ettore Sampaoli (sost) Palazzolo<br />
M<strong>il</strong>anese<br />
Alessandro Valli (sost) S. Agata<br />
Lucia Berar<strong>di</strong> (sost) S. Agata<br />
Franco Vicini (sost) S. Agata<br />
Gina Paci (sost) S. Agata<br />
Romano Gui<strong>di</strong> (sost) S. Agata<br />
Cristiana Bossari (sost) S. Agata<br />
F.lli Grazia (sost) Novafeltria<br />
Fernando Bartolini (sost) S. Agata<br />
Mario Urbini (sost) Parigi<br />
Ugo Gorrieri (sost) San Leo<br />
<strong>La</strong><strong>il</strong>a Antinori (sost) Sesto S.Giovanni<br />
te alla coltura del terreno ed all'allevamento<br />
del bestiame bovino, lanuto e<br />
suino, <strong>di</strong> cui si fa grande traffico particolarmente<br />
nelle fiere e nei mercati<br />
invernali. Il legname che si trae dall'estesa<br />
selva del Mont’Ercole, serve mirab<strong>il</strong>mente<br />
a costruire tini e botti. S.<br />
Agata ha una tipografia, un as<strong>il</strong>o<br />
infant<strong>il</strong>e, un istituto per l'educazione<br />
delle giovinette <strong>di</strong>retto dalle suore <strong>di</strong> S.<br />
Dorotea ed un teatro.<br />
A S. Agata sonvi varie opere pie, delle<br />
quali la più importante è l’opera pia<br />
detta del Collegio <strong>di</strong> S. Antonio, che<br />
istruisce i giovani nelle belle lettere e<br />
<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> L. 1.492. Le<br />
altre opere sono: i lasciti Bennucci,<br />
Menghi ed altri lasciti per limosine ai<br />
poveri, l'opera pia Correali per doti e <strong>il</strong><br />
così detto legato dei poveri. Oltre a<br />
queste opere <strong>di</strong> beneficenza, S. Agata<br />
ne possiede due <strong>di</strong> previdenza nella<br />
cassa <strong>di</strong> risparmio, in cui furono concentrati<br />
i 6 monti frumentari del<br />
comune e l’altra nella società <strong>di</strong><br />
mutuo soccorso”.<br />
A S. Agata dunque era già allora particolarmente<br />
sentita ed attiva la funzione<br />
<strong>di</strong> quello che oggi è definito “lo<br />
stato sociale”.<br />
Nella prossima puntata ci occuperemo<br />
delle notizie storiche che tirano in<br />
campo un “campo” <strong>di</strong> Ro<strong>mag</strong>nano e<br />
dunque in<strong>di</strong>rettamente si riconosce<br />
l’esistenza della frazione annessa a<br />
S.Agata.<br />
Antonio Marani<br />
(fine prima puntata)<br />
Eva Mariani (sost) Novafeltria<br />
Marco Zanchini, S. Agata<br />
Ene<strong>di</strong>na Antinori, Miniera<br />
Giovanna Antinori, Miniera<br />
Sergio Toni (sost), Miniera<br />
Piero Raggi (sost) Ravenna<br />
Gianfranca Sampaoli (sost)<br />
Peschiera Borromeo<br />
AnnaMaria Peruzzi (sost) S. Agata<br />
Giuseppe Peruzzi (sost) Igea Marina<br />
Gabriella Polidori (sost) S. Agata<br />
Decio Valli (sost) S. Agata<br />
Martino Valli (sost) S. Agata<br />
Giancarlo Sonetti, Rimini<br />
Telesforo Tomei, Novafeltria
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Gennaio / Febbraio 2005<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
MERCATINO E S. AGATA ELEZIONI<br />
Il ferro battuto <strong>di</strong> Mercatino Marecchia<br />
Segnaliamo ai lettori della <strong>Rocca</strong><br />
la bella collana e<strong>di</strong>toriale curata<br />
dall’Università aperta “Giulietta<br />
Masina e Federico Fellini” sede <strong>di</strong><br />
Novafeltria. Sono stati pubblicati 3<br />
graziosi libretti. Il primo ha come<br />
titolo <strong>La</strong> notte dei cento catini, fole e<br />
suggestioni <strong>di</strong> Ginetta Bianchi<br />
Gran<strong>di</strong>. È una raccolta <strong>di</strong> racconti e<br />
consigli, <strong>di</strong> ricette e poesia sull’onda<br />
Grazie Lello<br />
Dagli USA, con grande piacere, abbiamo ricevuto del<br />
materiale fotografico ine<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> grande valore … storico<br />
per noi santagatesi, che contiamo <strong>di</strong> pubblicare<br />
poco alla volta sul nostro <strong>giornale</strong>, a cominciare da questo<br />
numero. Il materiale ci è stato inviato dal dott. Leopoldo De<br />
Rosa, santagatese doc, che vive da lungo tempo negli Stati<br />
Uniti, ma che è sempre rimasto legato a S. Agata <strong>Feltria</strong>, dove<br />
vino gli zii Fernanda e Cassio Botticelli. Lello, come lo chiamavamo<br />
noi amici, ha avuto modo <strong>di</strong> conoscere <strong>il</strong> nostro<br />
perio<strong>di</strong>co, e ci ha fatto <strong>giu</strong>ngere <strong>il</strong> suo apprezzamento. Di ciò<br />
siamo compiaciuti e gliene siamo grati, anche perché <strong>il</strong> dott.<br />
De Rosa <strong>di</strong> giornalismo se ne intende davvero! Gli abbiamo<br />
chiesto anche <strong>di</strong> inviarci qualche reportage da poter pubblicare<br />
sui prossimi numeri della <strong>Rocca</strong>. Grazie Lello, e arrivederci<br />
a presto.<br />
Arrigo Bonci<br />
Le case nuove 1940<br />
della nostalgia. Il secondo è un volumetto<br />
<strong>di</strong> Cesare Angelini: Lettere a<br />
Paola e altre amicizie letterarie. Il<br />
sacerdote Angelini, pensatore fine e<br />
autore <strong>di</strong> numerose pubblicazioni,<br />
scrive a Paola Mattei (nata a<br />
Novafeltria nel 1910 e morta nel<br />
2000), instancab<strong>il</strong>e testimone delle<br />
fede in Gesù Cristo. Il terzo volumetto<br />
è stato curato da Carlo Venerucci<br />
4<br />
ed ha come titolo L’arte del ferro battuto<br />
a Mercatino Marecchia nella<br />
prima metà del novecento. Le foto <strong>di</strong><br />
Stefano Antonini permettono <strong>di</strong> scoprire<br />
angoli preziosi nelle strade <strong>di</strong><br />
Novafeltria. I libri sono pubblicati<br />
grazie all’impegno in particolare <strong>di</strong><br />
W<strong>il</strong>ma Bal<strong>di</strong>nini cui vanno le nostre<br />
felicitazioni.<br />
Gita in campagna<br />
Dal basso: Manlio Bellocchi - Poupette Scateni -<br />
Mirella Opran<strong>di</strong> - Anna Maria Scateni - Mario Flenghi<br />
(Paggetto) - Annie Opran<strong>di</strong> - Mario Paci - Leopoldo De<br />
Rosa.<br />
Foto L. De Rosa<br />
Le elezioni del 1951<br />
Nel numero scorso della <strong>Rocca</strong><br />
abbiamo ricordato le elezioni<br />
del 1956 vinte dal maestro<br />
Bagnoli. Proviamo a vedere cosa era<br />
successo prima.<br />
Per le elezioni comunali del 27 <strong>mag</strong>gio<br />
1951 si presentarono due liste: la<br />
prima guidata dal sindaco in carica, <strong>il</strong><br />
comunista Pasquale Cellarosi, che<br />
aveva come emblema <strong>il</strong> libro della<br />
Costituzione, la torre e l’incu<strong>di</strong>ne, la<br />
seconda guidata da Pietro Pagnoni<br />
che aveva come simbolo la torre civica.<br />
Le due liste contrapposte si presentarono<br />
con questi can<strong>di</strong>dati:<br />
- Pasquale Cellarosi, Luigi Vicini,<br />
Guerrino D’Orazi, Mario mambelli,<br />
Lino Mosconi, Ezio Angelici, Palmo<br />
Gui<strong>di</strong>, Giocondo Bartolini, <strong>La</strong>zzaro<br />
L’<strong>il</strong>lustrazione popolare, perio<strong>di</strong>co che veniva <strong>di</strong>stribuito<br />
in 70m<strong>il</strong>a copie, <strong>il</strong> 16 marzo 1890 de<strong>di</strong>cò la sua prima<br />
pagina a Padre Agostino<br />
5<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Pratiffi, Aurelio Moretti, Venenzio<br />
Giovanetti, Em<strong>il</strong>io Zanghini, Luigi<br />
Ercolani, Fernando D’Orazi,<br />
Francesco Giovanetti, Domenico<br />
Grazia,<br />
- Pietro Pagnoni, Osiride Vicini, Enzo<br />
Ragazzini, Pio D’Alessandri, Vittorio<br />
Bossari, Giuseppe Rinal<strong>di</strong>, Luigi<br />
Paolucci, Alfredo Polidori, Angelo<br />
Bagnoli, Giovanni Ricci, Giovanni<br />
Cappelli, Germano Marinelli,<br />
Francesco Botticelli, Gino Cesari,<br />
Vincenzo Bianchi, Guglielmo Sartini.<br />
<strong>La</strong> lista Cellarosi guidava S. Agata dal<br />
1946, e affisse in campagna elettorale<br />
un grande manifesto con l’elenco<br />
dei lavori effettuati nel quinquennio<br />
(<strong>di</strong>versi realizzati dal Genio Civ<strong>il</strong>e:<br />
dal muro <strong>di</strong> sostegno <strong>di</strong> via Cupa,<br />
alla riparazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse strade<br />
come quelle per San Donato,<br />
Maiano, Pereto Putrella, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />
chiese come Ro<strong>mag</strong>nano e <strong>Rocca</strong><br />
Pratiffi e ad<strong>di</strong>rittura delle campane <strong>di</strong><br />
San Girolamo). Diversi i lavori effettuati<br />
<strong>di</strong>rettamente dal Comune (<strong>il</strong><br />
lavatoio <strong>di</strong> Sapigno e quelli <strong>di</strong><br />
Rivolpaio, Barberini, Cavo Nero e M.<br />
Benedetto <strong>di</strong> Sopra, riparazione uffici<br />
comunali, ampliamento casa Mutuo<br />
Soccorso). Le promesse elettorali<br />
riguardavano case per impiegati ed<br />
e<strong>di</strong>ficio scolastico nel capoluogo,<br />
case popolari Ina Casa, scuola <strong>di</strong> Cà<br />
Masini, ricostruzione del cimitero <strong>di</strong><br />
Sapigno, muro <strong>di</strong> cinta della piazza a<br />
Maiano, primo lotto della strada <strong>di</strong><br />
circonvallazione nel capoluogo. Non<br />
conosciamo gli argomenti elettorali<br />
dell’opposizione. Vinse la lista socialcomunista<br />
guidata da Cellarosi che<br />
prese personalmente 1777 voti<br />
(secondo risultò Luigi Vicini con 1749<br />
voti); <strong>il</strong> più votato della lista <strong>di</strong><br />
opposizione fu Germano Marinelli<br />
con 1182 voti, seguito da Gino Cesari<br />
con 1177. G.D.<br />
(aiutateci a ricostruire le campagne<br />
elettorali del passato inviandoci<br />
ricor<strong>di</strong> e opuscoli pubblicitari)
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Gennaio / Febbraio 2005<br />
Il 29 <strong>di</strong>cembre nel Teatro Mariani si<br />
è svolta la serata organizzata dal<br />
Comitato festeggiamenti <strong>di</strong> Maiano<br />
e dal nostro perio<strong>di</strong>co. Il programma<br />
della serata prevedeva l’esibizione del<br />
complesso Maiano Folk (Manlio<br />
Flenghi, Vincenzo Liverani, Pierluigi<br />
Vicini, Sesto Righi, Faustina Ciccioni, e<br />
Massimo Giovanetti), la recita <strong>di</strong><br />
Scenette e poesie <strong>di</strong>alettali, la proiezione<br />
<strong>di</strong> un documentario visivo su<br />
Maiano, e la rappresentazione <strong>di</strong> una<br />
comme<strong>di</strong>a breve dal titolo “Scene dal<br />
processo alla Banda Martignon”. <strong>La</strong><br />
comme<strong>di</strong>a ha proposto l’interrogatorio<br />
MAIANO<br />
Maiano coi fiocchi<br />
ad un componente della banda <strong>di</strong><br />
Martignon dopo l’ecci<strong>di</strong>o dei tre carabinieri,<br />
avvenuto a San Donato nel<br />
1872. Il testo, rigorosamente ripreso<br />
dagli atti del processo a Martignon, e<br />
adattato per motivi scenici, è riportato<br />
in questo stesso numero del <strong>giornale</strong>.<br />
<strong>La</strong> f<strong>il</strong>odrammatica, nata per l’occasione,<br />
era composta da: Massimo<br />
Bernar<strong>di</strong>ni, Arrigo Bonci, Mariolino<br />
Nalin, Marino Marini. Presentatore<br />
della serata è stato Vallino Rinal<strong>di</strong>,<br />
coa<strong>di</strong>uvato dai tecnici Roberto Rinal<strong>di</strong><br />
e da Daniele Manzi. Quest’ultimo ha<br />
presentato <strong>il</strong> nuovo calendario <strong>di</strong> S.<br />
Agata che può essere richiesto a<br />
Planet informatica (anche via web).<br />
I brani musicali presentati nella serata<br />
hanno spaziato dal 1800 (con <strong>il</strong> walzer<br />
<strong>di</strong> Capr<strong>il</strong>e) al tipico walzer <strong>di</strong> balera<br />
del Maestro Casadei, alle canzoni <strong>di</strong><br />
sapore locale (S. Agata <strong>di</strong> Piero<br />
Camporesi), ad un brano ine<strong>di</strong>to composto<br />
da Pierluigi Vicini.<br />
<strong>La</strong> serata aveva l’obiettivo <strong>di</strong> permettere<br />
a chi vive nei nostri paesi <strong>di</strong> stare<br />
assieme, <strong>di</strong> ricordare le storie e le tra<strong>di</strong>zioni<br />
comuni, e <strong>di</strong> mostrare che ci<br />
può essere un ut<strong>il</strong>izzo anche popolare<br />
del Teatro, che non va sentito come<br />
qualcosa <strong>di</strong> lontano dalla gente che<br />
abita qui.<br />
Martignon e Cadumnò<br />
Molti <strong>di</strong> voi ricorderanno la storia <strong>di</strong> Martignon,<br />
Martino Manzi, un violento, un assassino che<br />
ebbe tra l’altro la responsab<strong>il</strong>ità dell’uccisione <strong>di</strong><br />
tre carabinieri a San Donato.<strong>La</strong> tra<strong>di</strong>zione popolare vuole<br />
che all’origine dei fatti vi fosse <strong>il</strong> corteggiamento che un<br />
carabiniere <strong>di</strong> S.Agata, tale Pisani, avesse fatto alla morosa<br />
<strong>di</strong> Giovanni Manzi, fratello <strong>di</strong> Martino, in particolare,<br />
sempre secondo la tra<strong>di</strong>zione, tutto sarebbe avvenuto dopo<br />
un battibecco che ebbe luogo in occasione dell’inaugurazione<br />
del teatro Mariani, l’8 settembre 1872.<br />
<strong>La</strong> vendetta sarebbe poi scattata la domenica successiva, <strong>il</strong><br />
15 settembre, in occasione della festa <strong>di</strong> San Donato.<br />
Il processo mostra invece che all’origine dei fatti vi fu <strong>il</strong><br />
gesto <strong>di</strong> sfida verso la forza pubblica che Martignon ed i<br />
suoi compagni (tutti iscritti al partito democratico mazziniano)<br />
attuarono a San Donato, a seguito <strong>di</strong> un litigio tra<br />
i parenti <strong>di</strong> Angelo Giacomini, detto Cadumnò, sull’assistenza<br />
al padre <strong>di</strong> Cadumnò, un anziano non autosufficiente.<br />
Giu<strong>di</strong>ce (restando seduto prende <strong>il</strong><br />
plico): Bene, bene ecco qua <strong>il</strong> caso<br />
Martignon, quel delinquente! Che caso<br />
efferato...(pensoso, comincia a leggere<br />
in s<strong>il</strong>enzio poi si alza <strong>di</strong> scatto e legge<br />
ad alta voce).<br />
L’anno del Signore 1872, <strong>il</strong> 16 settembre<br />
noi sottoscritti Vicebriga<strong>di</strong>ere...<br />
ecc. <strong>di</strong>chiarano... ecco qua “trovandosi<br />
alla festa arrestarono certo Giovanni<br />
Manzi perché detentore <strong>di</strong> arma pericolosa:<br />
un lungo coltello acuminato a<br />
molla.<br />
Ma <strong>il</strong> fratello <strong>di</strong> lui, Martino Manzi <strong>di</strong><br />
Perticara detto Martignon, uno dei capi<br />
del Partito Democratico, chiese ai carabinieri<br />
<strong>di</strong> liberarlo. Avuta una risposta<br />
negativa organizzò un gruppo <strong>di</strong> una<br />
ventina <strong>di</strong> persone,tutti appartenenti al<br />
Partito Democratico, che armati attesero<br />
che i carabinieri passassero lungo la<br />
strada che da San Donato porta a S.<br />
Agata. E così alle 10...”<br />
Cancelliere: Lo so io come sono andati<br />
i fatti (deciso) alle 10 gli assassini<br />
erano appostati vicino a Cà Polidori,<br />
Giu<strong>di</strong>ce:Vicino al cimitero?<br />
Cancelliere: No, molto prima del cimitero,<br />
appena usciti da San Donato<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ho capito, ma fammi leggere<br />
Il litigio tra i parenti fece intervenire i carabinieri, e con<br />
l’occasione Giovanni Manzi fu scoperto in possesso <strong>di</strong><br />
“arma insi<strong>di</strong>osa”, un lungo coltello a serramanico.Per questo<br />
Giovanni fu arrestato. L’arresto del fratello fece accorrere<br />
Martignon che sfidò pubblicamente <strong>il</strong> briga<strong>di</strong>ere, chiedendogli<br />
<strong>di</strong> liberare Giovanni. Visto poi che <strong>il</strong> briga<strong>di</strong>ere<br />
Raviol non cedeva alle insistenze <strong>di</strong> Martignon, e anzi portava<br />
Giovanni in carcere a S. Agata, fu deciso l’agguato,<br />
durante <strong>il</strong> quale i tre carabinieri presenti furono barbaramente<br />
trucidati. Nell’agguato rimase ferito anche<br />
Giovanni Manzi che venne portato dal fratello e dai suoi<br />
compari a Maiano, poi dopo essere stato curato, dopo<br />
qualche tempo fu portato con una cveja in casa <strong>di</strong><br />
Domenico Cappelli sempre a Maiano. L’idea era <strong>di</strong> portarlo<br />
a Talamello, ma poi, viste le con<strong>di</strong>zioni del ferito, e l’orrore<br />
suscitato dall’ecci<strong>di</strong>o, la banda <strong>di</strong> Martignon decise <strong>di</strong><br />
lasciarlo a Maiano, e si <strong>di</strong>ede alla fuga. L’interrogatorio a<br />
Cadumnò, sospettato <strong>di</strong> fare parte della banda, avvenne<br />
alla <strong>Rocca</strong> <strong>di</strong> S.Agata. Il <strong>giu</strong><strong>di</strong>ce fu Ach<strong>il</strong>le Galli.<br />
L’interrogatorio <strong>di</strong> Cadumnò<br />
“gli spararono a bruciapelo, e li ferirono<br />
tutti, e poi gli saltarono addosso<br />
<strong>di</strong>sarmandoli e colpendoli orrendamente<br />
alla testa, nel corpo, dappertutto. E<br />
così fecero evadere l’arrestato, lasciando<br />
i carabinieri a terra, feriti e... morti”.<br />
Giu<strong>di</strong>ce (rivolto al cancelliere):Allora<br />
cosa aspetti? Fallo entrare!<br />
Entra Cadumnò e <strong>il</strong> cancelliere lo<br />
accompagna e lo presenta in <strong>di</strong>aletto<br />
“ecco Cadumnò”<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ma che Cadumnò e<br />
Cadumnò, io lo voglio sapere da lui<br />
come si chiama! (rivolto all’imputato<br />
che si è seduto <strong>di</strong> fronte a lui, <strong>di</strong> fian-<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
co, quasi <strong>di</strong> fronte al pubblico) Allora,<br />
come ti chiami?<br />
Cadumnò (un po’ in italiano e un po’<br />
in <strong>di</strong>aletto): Sono Giacomini Angelo,<br />
(sottolinea con la voce e guarda <strong>di</strong><br />
traverso <strong>il</strong> Cancelliere) detto<br />
Cadumnò.<br />
Cancelliere commenta: Cadumnò,<br />
prema la dà, e po’ la tò<br />
Cadumnò (guarda <strong>il</strong> Cancelliere ringhioso<br />
e poi continua): Ho 34 anni,<br />
sono nato e abito a Maiano <strong>di</strong> S.Agata,<br />
ho moglie e figli e sono un sorvegliante<br />
ai lavori della Miniera <strong>di</strong> Perticara.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: E processi ne hai avuti<br />
Cadumnò: Mai processato! (abbassando<br />
la voce, timoroso)... solo una volta,<br />
condannato a 10 Lire per una contravvenzione<br />
(<strong>il</strong> pubblico rumoreggia).<br />
Cancelliere:Il pubblico faccia s<strong>il</strong>enzio,<br />
se nò caccio fuori tutti<br />
Giu<strong>di</strong>ce (guarda <strong>il</strong> Cancelliere meravigliato,<br />
con aria <strong>di</strong> uno che ha<br />
pazienza, poi si rivolge a Cadumnò):<br />
E allora perché sei qui?<br />
Cadumnò: Sono stato arrestato ieri alla<br />
Marazzana dai Carabinieri e dai<br />
Bersaglieri. Io stavo per uscire dalla galleria<br />
della miniera, ma mi hanno arrestato,<br />
mi hanno detto per colpa dei fatti<br />
<strong>di</strong> San Donato... dell’uccisione dei tre<br />
carabinieri. Ma io sono estraneo!!<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ma tu c’eri alla festa <strong>di</strong> San<br />
Donato?<br />
Cadumnò: Sì c’ero, ma <strong>di</strong> sera (gesticolando),<br />
alle 7 e mezza me ne sono tornato<br />
a casa, e poi, dopo aver curato mio<br />
padre che è a letto ammalato, sono<br />
andato a lavorare alla Marazzana, in<br />
miniera.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ma allora perché prima dell’arresto<br />
<strong>il</strong> tuo amico, Giovanni<br />
Simoncini ti ha detto <strong>di</strong> scappare via?<br />
Come mai?<br />
Cadumnò: Non è vero! (pausa breve)<br />
O almeno io non l’ho sentito! E poi perché<br />
dovevo avere paura dei carabinieri?<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ehi, qui le domande le faccio<br />
io! Allora spiegami perché a San Donato<br />
durante la festa i Carabinieri <strong>di</strong> S.Agata,<br />
quelli poi che sono stati uccisi come...<br />
come... sì insomma proprio quelli che<br />
sono stati uccisi, come mai ti hanno<br />
perquisito? Cosa avevi fatto?<br />
Cadumnò: No <strong>giu</strong><strong>di</strong>ce, guar<strong>di</strong> che io<br />
mi ero solo arrabbiato con i miei fratelli<br />
per via del fatto che loro, a nostro<br />
padre non lo guardano nemmeno. Sa<br />
mio padre è malato, ha sempre bisogno<br />
<strong>di</strong> assistenza e io sono sempre fuori al<br />
lavoro… insomma per questo è nato un<br />
<strong>di</strong>verbio, ci siamo scaldati, io forse ho<br />
alzato la voce... Allora i carabinieri si<br />
sono avvicinati per separarci. Sì è stato<br />
così, si in effetti <strong>il</strong> carabiniere<br />
MAIANO<br />
Bartolomei ha frugato nelle mie<br />
tasche… mi ha perquisito, ma non ha<br />
trovato niente, nessuna arma!! E poi<br />
con parole amichevoli mi <strong>di</strong>sse che<br />
non era <strong>il</strong> momento <strong>di</strong> fare quei <strong>di</strong>scorsi.<br />
Signor Giu<strong>di</strong>ce: era una festa!<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Se le cose stanno così, cosa<br />
faceva Martino Manzi, Martignon, lì con<br />
te?<br />
Cadumnò: Ah non lo so! Quando litigavo<br />
con i miei fratelli c’era <strong>di</strong>versa<br />
gente che si era fermata a guardare, ma<br />
io non so davvero se ci fosse<br />
Martignon.Anzi mi sembra <strong>di</strong> ricordare<br />
che Martignon stava passeggiando con<br />
<strong>il</strong> Briga<strong>di</strong>ere, forse c’era Giovanni<br />
Manzi, suo fratello. Comunque sia io<br />
dopo quelle parole ho preso e sono<br />
andato a casa mia. Ho i testimoni, Paolo<br />
Rinal<strong>di</strong> <strong>di</strong> San Donato, Antonio Paci,<br />
Domenico Angeloni… Mi deve aver<br />
visto anche Pietro Cinarelli. Sono arrivato<br />
a casa alle 8 e mezza. I miei vicini…<br />
i miei vicini, Gambetti e sua<br />
moglie Colomba, mi hanno <strong>di</strong> sicuro<br />
sentito arrivare. E poi alle 9 sono partito<br />
per la miniera.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: (sospettoso) ma <strong>il</strong> tuo turno<br />
non cominciava alle 11?<br />
Cadumnò: Beh sì cominciava alle 11,<br />
ma sono voluto andare via prima,<br />
(incerto) avevo paura <strong>di</strong> addormentarmi.<br />
Sono andato subito me Butghen, al<br />
Botteghino, ma era chiuso e mi sono<br />
addormentato lì. Mi hanno <strong>di</strong> sicuro<br />
visto Pietro Piva, Cinarelli, Librari…<br />
Giu<strong>di</strong>ce (interrompendolo): arriviamo<br />
al dunque. Come mai poi sei andato da<br />
Cappelli, a Maiano, anziché in miniera?<br />
Cadumnò:Ecco,ci stavo arrivando:alle<br />
11 mi sono alzato e stavo per entrare in<br />
miniera quando è arrivato Domenico<br />
Cappelli <strong>di</strong> Maiano, Cappelli mi <strong>di</strong>sse<br />
che Martignon mi voleva parlare per<br />
dei lavori urgenti da fare in miniera,e fu<br />
per questo che andai con lui a casa<br />
sua... dove Martignon mi aspettava.<br />
Signor Giu<strong>di</strong>ce (appellandosi)… mi<br />
aveva detto che era urgente!<br />
Giu<strong>di</strong>ce (sprezzante):Abbiamo capito.<br />
Vai avanti<br />
Cadumnò: Come Le <strong>di</strong>cevo io ci andai,<br />
chiesi a Girolamo Bugli <strong>di</strong> Montecchio<br />
<strong>di</strong> accompagnarmi. E appena arrivato,<br />
Martino Manzi mi <strong>di</strong>sse che non poteva<br />
venire al lavoro perché suo fratello<br />
stava morendo, ma io gli chiesi subito<br />
cos’era successo… ma lui non volle<br />
<strong>di</strong>rmi altro. Mi <strong>di</strong>sse solo che suo fratello<br />
Giovanni aveva litigato con i carabinieri<br />
<strong>di</strong> S.Agata.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Ma tu non hai visto niente?<br />
Cadumnò: Beh sì, (grattandosi la<br />
testa) effettivamente ho visto Giovanni<br />
Manzi, sdraiato, era assistito da<br />
6 7<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Riminino, cioè da Antonio Giacomini,<br />
l’infermiere della Miniera. Fu proprio<br />
con lui che poi mi incamminai verso la<br />
miniera. Ma poi tornai in<strong>di</strong>etro, perché<br />
avevo <strong>di</strong>menticato la lanterna e<br />
Riminino <strong>di</strong>sse che se non avesse trovato<br />
la strada mi avrebbe aspettato. Così<br />
tornai da Cappelli, presi la lanterna che<br />
avevo lasciato là, passai da casa mia a<br />
mettere l’olio e andai alla miniera.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: E chi altri hai visto? Chi c’era<br />
a casa <strong>di</strong> Cappelli oltre a Giovanni<br />
Manzi?<br />
Cadumnò: Beh c’era Davide Manzi, <strong>il</strong><br />
Tasso, cioè Antonio Grazia, (pensoso)<br />
Rinoso, cioè Angelo Berar<strong>di</strong> un conta<strong>di</strong>no<br />
delle Macchie, poi c’era suo zio,<br />
Giuseppe Giordani, e e e…. Napoleone<br />
Strada.<br />
Giu<strong>di</strong>ce: Insomma una bella combriccola!<br />
E cosa ci facevano là, era una riunione<br />
<strong>di</strong> lavoro? Aspettavano tutti istruzioni<br />
<strong>di</strong> lavoro per la miniera?<br />
Cadumnò: Mi <strong>di</strong>ssero che Martignon<br />
aveva lasciato detto al Botteghino che<br />
andassero tutti da Cappelli, che li aspettava<br />
là.<br />
Cadumnò:Ma non hai visto se qualcun<br />
altro era ferito?<br />
Cadumnò: No. Non me ne sono accorto.So<br />
solo che arrivato alla miniera tutti<br />
sapevano che a Cà Polidori si era fatto a<br />
schioppettate. Ma io non lo sapevo.<br />
Solo dopo che me lo sentii raccontare,<br />
che seppi dei tre carabinieri morti, pensai<br />
che forse Giovanni Manzi era rimasto<br />
ferito in quelle circostanze. Per <strong>il</strong><br />
resto non so niente, e nessuno mi ha<br />
detto niente.<br />
Giu<strong>di</strong>ce (in pie<strong>di</strong>, solenne): Giacomini<br />
Angelo:tu sei imputato <strong>di</strong> ribellione alla<br />
forza pubblica e <strong>di</strong> triplice assassinio,<br />
cioè – assieme ad altri compagni – la<br />
sera del 15 settembre 1872, ti sei opposto<br />
ai Carabinieri per impe<strong>di</strong>re l’arresto<br />
<strong>di</strong> Giovanni Manzi,fratello <strong>di</strong> Martignon<br />
e quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> esserti appostato sulla strada<br />
che porta a S. Agata, sopra Cà<br />
Polidori, in attesa dei Carabinieri reali<br />
che lo conducevano in arresto a S.<br />
Agata; e <strong>di</strong> aver ucciso gli stessi carabinieri,<br />
compreso <strong>il</strong> Briga<strong>di</strong>ere, con colpi<br />
<strong>di</strong> arma da fuoco e con coltelli… in un<br />
modo orrendo<br />
Cadumnò (drammatico): No signor<br />
Giu<strong>di</strong>ce, io non c’entro. Quello che ho<br />
raccontato è tutto vero. <strong>La</strong> prego ascolti<br />
i testimoni!!!<br />
Al termine del processo Angelo<br />
Giacomini, riconosciuto colpevole <strong>di</strong><br />
aver preso parte attiva all’omici<strong>di</strong>o dei<br />
tre carabinieri, fu condannato a vita e<br />
portato nelle carceri <strong>di</strong> Urbino.<br />
Giancarlo Dall’Ara, Manlio Flenghi
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong> Gennaio / Febbraio 2005<br />
Mio nonno morì<br />
all’improvviso; era <strong>il</strong><br />
me<strong>di</strong>co condotto<br />
titolare del mo piccolo paese,<br />
dove aveva esercitato per oltre<br />
40 anni.<br />
Era andato in pensione da un<br />
mese circa e ricopriva <strong>il</strong> posto<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>co interino nell’attesa<br />
che fosse nominato <strong>il</strong> suo successore.<br />
Per la sua gente era stato un<br />
bravo me<strong>di</strong>co, una sorta <strong>di</strong><br />
istituzione: aveva curato i<br />
nonni, i padri, i figli e i nipoti<br />
e la sua repentina scomparsa<br />
aveva creato uno sconcerto,<br />
un senso si abbandono; sembrava<br />
quasi impossib<strong>il</strong>e.<br />
Pur nel contesto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>scusse<br />
doti umane e <strong>di</strong> competenza<br />
professionale, anch’egli aveva<br />
i suoi principi, le sue idee, che<br />
talvolta in qualche modo<br />
interferivano anche sulla sua attività,<br />
In particolare non sopportava “i squèsmi”,<br />
come li definiva nella sua parlata<br />
imolese, cioè le lamentazioni enfatizzate,<br />
specialmente se a lamentarsi<br />
erano gli uomini, sottoposti a qualche<br />
semplice intervento <strong>di</strong> piccolo chirurgia.<br />
Con <strong>il</strong> sesso femmin<strong>il</strong>e, <strong>di</strong> cui era persuaso<br />
estimatore, era assai più tollerante…<br />
Una mattina, che era appena<br />
ritornato dall’as<strong>il</strong>o, u<strong>di</strong>i una serie <strong>di</strong><br />
frasi pronunciate con chiassosa esuberanza,<br />
frammiste a qualche irriguardoso<br />
epiteto. Era lui, che rivolto ad un<br />
aitante giovane del contado, lo gratificava<br />
con sferzante ironia: “Ch’as fèt<br />
tòtti stal maravèi, cè ta n si gnènca<br />
bòn d’andè a uròsa!”.<br />
Con la capocchia <strong>di</strong> un grosso chiodo,<br />
reso incandescente al color bianco, gli<br />
aveva bruciato – allora non esistevano<br />
i bisturi elettrici – una escrescenza carnosa,<br />
come una grossa nocciola, che<br />
gli pendeva dalla fronte.<br />
Ricordo che un sentore <strong>di</strong> carne arrosto<br />
aveva varcato la soglia dell’ambulatorio<br />
mentre <strong>il</strong> paziente si esibiva in<br />
lamentazioni a non finire.<br />
Il giorno in cui <strong>il</strong> nonno morì era una<br />
gelida mattina <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre e un’alba<br />
grigia si era levata s<strong>il</strong>enziosa; era nevi-<br />
RACCONTO<br />
L’è mort e’ dutor<br />
cato per tutta la notte e all’intorno era<br />
un grande s<strong>il</strong>enzio.<br />
Le campane della chiesa parrocchiale<br />
lanciarono i primi segnali della luttuosa<br />
notizia: erano rintocchi ovattati che<br />
la coltre <strong>di</strong> neve rendeva opprimenti.<br />
“E sòna da mòrt” mormoravano<br />
inquiete le donnette mentre attraverso<br />
i vetri scrutavano la strada deserta,<br />
“chi sarà mòrt?”.<br />
Poi si <strong>di</strong>ffuse una notizia che aveva<br />
dell’incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e: “L’è mòrt d’ dutòr!”.<br />
“S’a l’ò incòntri pròpi ir mattina” affermava<br />
Matteo <strong>il</strong> postino.<br />
“E mè a so andèt pròpi l’èlt dè a purtèi<br />
a visitè la mi nmòi, e stèva bèin”<br />
<strong>di</strong>chiarava Pirèin <strong>il</strong> barbiere.<br />
Quella morte sembrava proprio un’assur<strong>di</strong>tà.<br />
L’intero paese prese parte alle esequie:<br />
l’unica guar<strong>di</strong>a comunale, con le<br />
insegne del Comune apriva <strong>il</strong> corteo<br />
funebre seguita da due carabinieri,<br />
veniva poi la banda del paese che<br />
precedeva <strong>il</strong> parroco che camminava<br />
recitando le preghiere dei defunti.<br />
Seguiva carro funebre con tanto fiori<br />
trainato dai due maestosi muli <strong>di</strong><br />
Amedeo bardati a lutto.<br />
Poi le donne della compagnia “della<br />
buona morte” in doppia f<strong>il</strong>a con un<br />
cero acceso, salmo<strong>di</strong>avano insieme;<br />
era un tremolio <strong>di</strong>messo, come una<br />
8<br />
voce lontana. Io camminava<br />
attaccato alla gonna della mamma<br />
che procedeva al braccio del<br />
babbo; tutti due palli<strong>di</strong> e sconvolti<br />
accanto ai fratelli, alle sorelle,<br />
agli zii con gli occhi arrossati dal<br />
pianto puntati verso terra.<br />
Poi gli amici, i compaesani, <strong>il</strong> sindaco<br />
e la <strong>giu</strong>nta comunale, <strong>il</strong> farmacista,<br />
<strong>il</strong> notaro: gli uomini a<br />
capo scoperto e le donne con un<br />
fazzoletto nero che copriva i<br />
capelli “Requiem aeternam dona<br />
ei Domine” recitavano a bassa<br />
voce…<br />
Non ultimi, due a due, avvolti<br />
capparelle e con pesanti berrette<br />
<strong>di</strong> lana sul capo, venivano i bambini<br />
delle scuole elementari;<br />
erano affiancati dalle loro maestre<br />
e preceduti dal bidello che reggeva<br />
la ban<strong>di</strong>era tricolore: <strong>il</strong> nonno<br />
era stato anche <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co della<br />
scuola.<br />
A testa bassa spingevo <strong>il</strong> mio sguardo<br />
a destra e sinistra, quasi con rabbia,<br />
come per cercare qualche cosa che<br />
non riuscivo a identificare. Mi sembrava<br />
<strong>di</strong> non essere partecipe e <strong>di</strong> essere<br />
in<strong>di</strong>fferente all’atmosfera <strong>di</strong> dolore<br />
che regnava all’intorno e non potevo<br />
piangere, nonostante un groppo che<br />
sentivo dentro.<br />
<strong>La</strong> strada innevata era scivolosa e a<br />
tratti ghiacciata, bisognava procedere<br />
lentamente e con prudenza,<br />
Giungemmo alla soglia del cimitero. Il<br />
freddo si era fatto ancora più pungente<br />
e tirava una gelida aria <strong>di</strong> tramontana.<br />
Ero <strong>di</strong>ventato irrequieto e nonostante<br />
i rimproveri della mamma saltellavo<br />
sul suolo ghiacciato invece che camminare.<br />
Scivolai finalmente e cad<strong>di</strong>,<br />
mi sbucciai le ginocchia e alcune<br />
gocce <strong>di</strong> sangue caddero sulla neve,<br />
Allora piansi, piansi con dolore <strong>il</strong> mio<br />
nonno che non avrebbe me<strong>di</strong>cato le<br />
mie ferite e dentro <strong>di</strong> me si sciolse la<br />
morsa <strong>di</strong> un sentimento che non ero<br />
riuscito ad esprimere.<br />
Piansi anche perché nessuno può<br />
negare che, allorché i bambini cadendo<br />
si sbuccino le ginocchia, abbiano <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> piangere.<br />
Alvaro Masi<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
A Frontino si stu<strong>di</strong>a l’italiano<br />
AFrontino, un piccolo borgo del<br />
Montefeltro, ricco <strong>di</strong> bellezze<br />
naturalistiche, tra<strong>di</strong>zioni e<br />
tesori d’arte, da circa un anno è attivo<br />
un Centro Stu<strong>di</strong> per la valorizzazione<br />
e lo stu<strong>di</strong>o della lingua italiana. Come<br />
ci spiega <strong>il</strong> professor Antonio G.<br />
Saluzzi, responsab<strong>il</strong>e dell'istituto, “l’obiettivo<br />
del Centro Stu<strong>di</strong> <strong>Rocca</strong> dei<br />
Malatesta, nato nell’apr<strong>il</strong>e del 2003, è<br />
quello <strong>di</strong> promuovere la lingua e la<br />
cultura italiana nel mondo, la conservazione<br />
e valorizzazione delle arti e<br />
dei mestieri della nostra tra<strong>di</strong>zione e<br />
lo splen<strong>di</strong>do ed incontaminato entroterra<br />
pesarese”.<br />
Professore Saluzzi, perché avete<br />
pensato ad un v<strong>il</strong>laggio <strong>di</strong> 400 abitanti<br />
per l’ubicazione del Centro<br />
Stu<strong>di</strong>?<br />
“I corsisti nella <strong>mag</strong>gioranza dei casi<br />
provengono da gran<strong>di</strong> città o metropoli,<br />
dove i ritmi <strong>di</strong> vita sono frenetici<br />
e stressanti, dove l'anonimato e l’alienazione<br />
sono spesso la regola. A<br />
Frontino, invece, si vive una <strong>di</strong>mensione<br />
più umana e più fam<strong>il</strong>iare, con<br />
uno st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita ancora agricolo-rurale:<br />
si è immersi nel verde del Parco<br />
Naturale <strong>di</strong> Sasso Simone, si mangiano<br />
cibi genuini è fac<strong>il</strong>e fam<strong>il</strong>iarizzare con<br />
gli abitanti e si entra più rapidamente<br />
SVILUPPO LOCALE<br />
nella cultura e nella mentalità italiana”.<br />
Quali sono i corsi che offrite?<br />
“Il Centro Stu<strong>di</strong> organizza corsi <strong>di</strong> lingua<br />
e cultura italiana, corsi <strong>di</strong> cucina,<br />
corsi <strong>di</strong> ceramica e <strong>di</strong> pittura, viaggi <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o – per studenti universitari stranieri<br />
con buona padronanza della lingua<br />
italiana – finalizzati alla conoscenza<br />
della situazione politica, economica,<br />
sociale e culturale delle<br />
Marche e del Montefeltro in particolare.<br />
I corsi sono rivolti ad appassionati<br />
stranieri e a persone <strong>di</strong> origine italiana<br />
residenti all’estero che desiderano<br />
combinare lo stu<strong>di</strong>o con una r<strong>il</strong>assante<br />
ed istruttiva vacanza in uno dei più<br />
affascinanti angoli d’Italia”.<br />
Qual è la durata <strong>di</strong> un corso e quali<br />
i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> insegnamento?<br />
“Abbiamo <strong>di</strong>verse soluzioni, a seconda<br />
dei corsi che si vogliono seguire.<br />
Non ci sono vincoli, ci si può iscrivere<br />
per un minimo <strong>di</strong> 2 settimane o per<br />
un massimo <strong>di</strong> 6 mesi. Tutti i corsi<br />
sono tenuti da docenti professionisti,<br />
ognuno specializzato nel proprio<br />
campo. Questo vale sia per gli insegnanti<br />
d'italiano che per i docenti dei<br />
corsi <strong>di</strong> cucina, <strong>di</strong> ceramica e <strong>di</strong> pittura,<br />
i quali sono tutti artigiani e artisti<br />
che hanno un proprio laboratorio e<br />
9<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
vivono del loro lavoro. <strong>La</strong> caratteristica<br />
principale del nostro metodo d'insegnamento<br />
è lo stretto legame tra<br />
teoria e pratica. Infatti i corsi sono<br />
organizzati in modo tale che alla<br />
lezione teorica segue subito l'esercitazione<br />
pratica e ad ognuno è abbinato<br />
un programma culturale-ricreativo<br />
particolare. Per esempio <strong>il</strong> corso <strong>di</strong><br />
cucina prevede visite ad aziende vinicole,<br />
a laboratori artigianali e a sagre<br />
paesane <strong>di</strong> prodotti tipici (miele, for<strong>mag</strong>gio,<br />
tartufo, olio, farina), degustazioni<br />
<strong>di</strong> vini locali condotte da sommelier”.<br />
Perché oltre alla lingua italiana<br />
date tanta importanza alla cucina?<br />
“Sappiamo tutti che la cucina italiana<br />
è amata in tutto <strong>il</strong> mondo e che gli<br />
stranieri sono molto interessati ad<br />
apprenderne i segreti. A questo si<br />
ag<strong>giu</strong>nge la peculiarità del nostro territorio.<br />
Infatti, lo st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita nel <strong>il</strong><br />
Montefeltro continua ad essere agricolo-rurale.<br />
I suoi abitanti sono attaccati<br />
alle loro tra<strong>di</strong>zioni culinarie, conservano<br />
antiche ricette che prevedono l'ut<strong>il</strong>izzo<br />
<strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti genuini e non artefatti.<br />
Gianluigi Bertolini<br />
(liberamente tratto da èItalia<br />
n. 25, <strong>2004</strong>)<br />
ISTITUTO<br />
STORICO<br />
DELLA<br />
RESISTENZA<br />
Forlì<br />
II Presidente<br />
Francesco<br />
Cossiga<br />
visita<br />
Tavolicci<br />
(Verghereto -<br />
Forlì)<br />
Luglio 1984
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
LETTERE<br />
Ci scrive <strong>il</strong> Comune<br />
Caro <strong>di</strong>rettore, ho letto con<br />
interesse l'articolo pubblicato<br />
in prima pagina sul perio<strong>di</strong>co<br />
da Lei <strong>di</strong>retto, dal titolo “Il tesoro <strong>di</strong><br />
San Girolamo”, apparso nell'ultimo<br />
numero della rivista “<strong>Rocca</strong>”.<br />
Mi fa piacere aver riscontrato approvazione<br />
per un’iniziativa comunale<br />
da me perorata, pur notando però<br />
che nell'articolo non vi è nessun<br />
riferimento esplicito al Comune, che<br />
in realtà si è speso con molta de<strong>di</strong>zione<br />
alla realizzazione <strong>di</strong> questa<br />
mostra. Penso che si tratti solo <strong>di</strong><br />
una <strong>di</strong>menticanza.<br />
<strong>La</strong> mostra, che si colloca in più<br />
generale programma del Comune <strong>di</strong><br />
valorizzazione del patrimonio storico<br />
artistico santagatese, è stata curata,<br />
egregiamente, dal professor<br />
Alessandro Marchi, della<br />
Sovrintendenza <strong>di</strong> Urbino, al quale<br />
rinnovo, assieme al Sindaco, <strong>il</strong> ringraziamento<br />
per gli accuratissimi<br />
stu<strong>di</strong> sulle opere d’arte conservate<br />
nei monumenti <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>.<br />
Abbiamo pensato, che fosse più<br />
proficuo per la popolazione e i turisti,<br />
esporre al pubblico le splen<strong>di</strong>de<br />
opere d’arte conservate nella Chiesa<br />
<strong>di</strong> San Girolamo da secoli, anziché<br />
chiuderle in una stanza in attesa<br />
della fine del restauro.<br />
Questa piccola operazione ha comportato<br />
alcuni costi, piuttosto gravosi<br />
per <strong>il</strong> nostro b<strong>il</strong>ancio, soprattutto<br />
in tempi <strong>di</strong> recessione. Ringraziamo<br />
a questo proposito anche la<br />
Presidenza del Consiglio Regionale<br />
e la Pro Loco (che inoltre si è resa<br />
<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e alla gestione dell'apertura<br />
della mostra durante tutto <strong>il</strong> periodo<br />
delle manifestazioni del tartufo e<br />
del Natale), che hanno sostenuto e<br />
in parte finanziato l'iniziativa.<br />
Le spese hanno riguardato l’installazione<br />
<strong>di</strong> un impianto d’allarme, <strong>il</strong><br />
trasferimento nel Palazzo Comunale<br />
delle opere d’arte <strong>di</strong> personale qualificato<br />
in<strong>di</strong>cato dalla<br />
Sovrintendenza, <strong>il</strong> restauro e la ripulitura<br />
che ha valorizzato la bellezza<br />
dei <strong>di</strong>pinti, e infine la creazione <strong>di</strong><br />
dépliants e locan<strong>di</strong>ne ideate dal<br />
geom. Fulvio Bettini del Comune.<br />
Questo va precisato certamente non<br />
per vantarci <strong>di</strong> quello che abbiamo<br />
fatto, che rientra nei doveri <strong>di</strong> una<br />
pubblica amministrazione che voglia<br />
tutelare e preservare i beni artistici<br />
della comunità, ma per riconoscere i<br />
meriti alle istituzioni e alle persone<br />
che hanno creduto in questa iniziativa,<br />
che è stata apprezzata come<br />
una novità all’interno delle manifestazioni<br />
fieristiche, destando l'interesse<br />
<strong>di</strong> un pubblico più selezionato.<br />
Anche nel futuro l’Amministrazione<br />
comunale è <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e a collabora-<br />
10<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
re con tutte le associazioni e i singoli<br />
citta<strong>di</strong>ni portatori <strong>di</strong> idee per iniziative<br />
volte alla conoscenza e valorizzazione<br />
del nostro patrimonio artistico,<br />
nonché naturalmente per altre<br />
attività <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo sociale, culturale,<br />
economico della nostra comunità<br />
santagatese.<br />
Colgo l’occasione per porgere i più<br />
cor<strong>di</strong>ali auguri <strong>di</strong> un 2005 <strong>di</strong> pace e<br />
serenità.<br />
Con stima Guglielmo Cerbara<br />
Assessore del Comune<br />
<strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
Tomba del Car<strong>di</strong>nale Federico Fregoso.<br />
Duomo <strong>di</strong> Gubbio (foto Alessandro Paci)<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
STORIA<br />
11<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
<strong>La</strong> storia dei cappuccini<br />
Natale Cappelli (Enrico), nato<br />
a Maiano 28.12.1884, entrato<br />
nel seminario dei capuccini <strong>il</strong><br />
6.4.1897, vestito 17.1.1900, sacerdozio<br />
29.6.1907. Fu inviato a Roma per frequentare<br />
l’Università Gregriana dove<br />
ottenne <strong>il</strong> dottorato in sacra teologia<br />
nel 1911; rientrato in provincia fu professore<br />
<strong>di</strong> S. Scrittura, patristica e liturgia<br />
a Bologna (1911-1915 e 1919-<br />
1921), interruppe dal 1916 al 1918<br />
perché chiamato sotto le armi come<br />
cappellano m<strong>il</strong>itare nella prima guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. Per le sue doti umane e<br />
religiose i superiori gli affidarono <strong>il</strong><br />
delicato ufficio <strong>di</strong> maestro dei novizi<br />
(ufficio nel quale occorre <strong>di</strong>scernere<br />
le vocazioni e avviarle ala serietà della<br />
vita religiosa) dal 1921 al 1935, anno<br />
nel quale fu eletto ministro provinciale,<br />
cioè superiore <strong>di</strong> tutti i religiosi<br />
della Provincia <strong>di</strong> Bologna, che resse<br />
fino al luglio 1938; morì a Bologna <strong>il</strong><br />
9 marzo 1939.<br />
A succedere al p. Natale al governo <strong>di</strong><br />
tutta la Provincia fu eletto nel capitolo<br />
del 1938 Arsenio Gui<strong>di</strong> (Angelo):<br />
anch’egli nato a Maiano <strong>il</strong> 20.12.1885,<br />
entrato nel seminario dei cappuccini <strong>il</strong><br />
15.3.1898, vestito <strong>il</strong> 1.3.1901, sacerdozio<br />
12.7.1908; inviato a Roma per perfezionarsi<br />
negli stu<strong>di</strong> f<strong>il</strong>osofici (1911),<br />
ma dopo un anno, per motivi <strong>di</strong> salute,<br />
dovette rientrare a Bologna.<br />
Superata la crisi <strong>di</strong> salute i superiori<br />
ugualmente gli affidarono l’ufficio <strong>di</strong><br />
insegnante e responsab<strong>il</strong>e della formazione<br />
dei nostri religiosi can<strong>di</strong>dati<br />
al sacerdozio (dal 1912-1916 e 1920);<br />
anch’egli fu cappellano m<strong>il</strong>itare dal<br />
1916 al 1920. Nel 1920 partì per la<br />
missione che i cappuccini bolognesi<br />
avevano nel Nord-In<strong>di</strong>a ad Allahabad<br />
ed anche qui furono subito messe a<br />
frutto le sue doti come maestro dei<br />
novizi cappuccino (era stato eretto <strong>il</strong><br />
primo noviziato per formare i capuccini<br />
in<strong>di</strong>ani – Sardhana 1922-1924) e<br />
insegnante (Mussorie 1924-1927).<br />
Rientrato in Italia, sempre per motivi<br />
<strong>di</strong> salute, i superiori provinciali lo<br />
nominarono guar<strong>di</strong>ano in vari conventi<br />
e professore <strong>di</strong> f<strong>il</strong>osofia; <strong>di</strong> lui si<br />
ineressarono anche i superiori <strong>mag</strong>-<br />
Terza puntata<br />
giori <strong>di</strong> Roma che lo nominarono rettore<br />
e professore dello stu<strong>di</strong>o interprovinciale<br />
dei cappuccini a Napoli<br />
(1933-1938). Partecipa al capitolo <strong>di</strong><br />
Bologna nel 1938 dove, come detto,<br />
viene eletto provinciale, carica che<br />
tiene sino al 1941. Tra i cappuccini si<br />
può fare carriera, ma quando si arriva<br />
all’apice e si scade dal proprio ufficio,<br />
si <strong>di</strong>venta semplici frati e così <strong>il</strong> p.<br />
Arsenio terminato <strong>il</strong> suo triennio <strong>di</strong><br />
provincialato, fu destinato nel 1941 al<br />
convento <strong>di</strong> Santarcangelo <strong>di</strong><br />
Ro<strong>mag</strong>na dove poi morì <strong>il</strong> 25.6.1943.<br />
Bernar<strong>di</strong>no Librari (Ilario), nato a S.<br />
Agata F. 14.5.1897, entrato nel seminario<br />
dei cappuccini <strong>il</strong> 9.3.1910, vestito<br />
8.9.1910, vestito 8.9.1912, prima del<br />
concordato del 1929 (Patti lateranensi)<br />
anche i giovani frati erano costretti a<br />
fare <strong>il</strong> servizio m<strong>il</strong>itare e così anche fr.<br />
Bernar<strong>di</strong>no fu m<strong>il</strong>itare in zona <strong>di</strong> guerra<br />
dal 1917 al 1922, questo gli causò <strong>il</strong><br />
ritardo al sacerdozio che ricevette <strong>il</strong><br />
20.5.1923.<br />
Dal 1924 al 1931 fu insegnante ai<br />
ragazzi delle scuole me<strong>di</strong>e del seminario<br />
serafico <strong>di</strong> Imola, fu poi in vari<br />
conventi, generalmente come vicario;<br />
morì a Bologna <strong>il</strong> 24.7.1947 (prozio <strong>di</strong><br />
Gianfranco Liverani).<br />
Benigno Cornieti (Paolo), nativo <strong>di</strong><br />
Monteriolo <strong>di</strong> Sarsina 26.9.1885, entrato<br />
nel seminario dei cappuccini <strong>il</strong><br />
25.10.1898, fu ammesso tra i cappuccini<br />
<strong>il</strong> 31.10.1900 col nome <strong>di</strong> Benigno<br />
da S. Agata, sacerdozio 4.4.1908; i<br />
superiori lo destinarono nel seminario<br />
serafico (quasi interrottamente 1909-<br />
1935), dove fu anche rettore a Imola<br />
1910-1920; poi fu in vari conventi<br />
come confessore e <strong>di</strong>rettore spirituale,<br />
ed è in questo periodo che si de<strong>di</strong>ca<br />
alle ricerche storiche sulla sua S.<br />
Agata, ancor’oggi importanti, che pubblica<br />
nel 1950 “S. Agata <strong>Feltria</strong> e la<br />
Madonna dei cappuccini” e che per<br />
cura <strong>di</strong> Enzo Liverani (pronipote?) e <strong>di</strong><br />
Giancarlo Dall’Ara è stato rie<strong>di</strong>to nel<br />
2000. Morì a Castelbolognese <strong>il</strong><br />
26.10.1962.<br />
Nella seconda metà del secolo XX è <strong>il</strong><br />
r<strong>il</strong>ancio delle vocazioni santagatesi:<br />
Lino Valli (Felice), nato a S. Donato<br />
7.9.1909, entrato nel seminario dei<br />
cappuccini <strong>il</strong> 21.8.1922, vestito cappuccino<br />
17.9.1924, sacerdozio<br />
13.5.1934; persona intraprendente fu<br />
attivo in vari conventi dove svolse<br />
anche la carica <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>ano (S. Agata<br />
1951-1957, Santarcangelo 1960-1966,<br />
Lugo 1969-1975), e fu anche cappellano<br />
<strong>di</strong> ospedale (a Bologna 1945-1948,<br />
Tresigallo 1948 e Rimini 1975-1979);<br />
gli ultimi anni della sua vita li trascorse<br />
nel convento <strong>di</strong> Ferrara (1981-<br />
1988), morì a Bologna 26.10.1988.<br />
Valerio Mazzoli (Walter), nato a S.<br />
Agata F. 21.2.1916, entrato nel seminario<br />
dei cappuccini <strong>il</strong> 2.10.1927, vestito<br />
1.8.1932, sacerdozio 9.6.1940; dopo<br />
essere stato impegnato come insegnante<br />
<strong>di</strong> storia nei luoghi <strong>di</strong> formazione<br />
degli studenti cappuccini, fa<br />
parte del gruppo dei 14 missionari che<br />
partono per l’In<strong>di</strong>a nella nuova missione<br />
<strong>di</strong> Lucknow affidata ai cappuccini<br />
bolognesi (in seguito alla <strong>di</strong>visione<br />
della ormai bene avviata la docesi<br />
<strong>di</strong> Allahabad). Rientrato nel 1955 in<br />
Italia per motivi <strong>di</strong> salutem sarà a<br />
Bologna fino alla morte rendendosi<br />
<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per i servizi della fraternità<br />
e collaborando con la nostra rivista<br />
Messaggero cappuccini con articoli<br />
sulla missione; morì <strong>il</strong> 27.6.1985.<br />
Fedele Dall’Ara (o dall’ara?) (Pietro),<br />
nato a Maiano 6.9.1912, seminario:<br />
No, vestito 14.6.1930. Come fratello<br />
“laico” fu impegnato come questuante<br />
e ortolano in vari conventi, specialmente<br />
luoghi <strong>di</strong> formazione, (Cesena,<br />
Lugo, Forlì, Faenza, Casola, Bologna):<br />
lavori importanti per la vita e l’economia<br />
dei conventi, specialmente dove<br />
vi sono tante bocche da sfamare.<br />
Ammirati per quanto ben tenuti erano<br />
da lui tenuti perché sapeva che era<br />
importante <strong>il</strong> suo lavoro. Ma non<br />
<strong>di</strong>staccata dal lavoro era la sua vita <strong>di</strong><br />
preghiera, nella quale si <strong>di</strong>mostrò un<br />
religioso esemplare. Morì a Bologna <strong>il</strong><br />
28.12.1985. Anche un suo fratello<br />
Nazzareno (al secolo Eliseo) n.<br />
19.10.1914, entrò con lui tra i cappuccini,<br />
ma nel 1940 chiese ed ottenne <strong>di</strong><br />
lasciare l’Or<strong>di</strong>ne.<br />
Padre Andrea
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
12<br />
Gennaio / Febbraio 2005<br />
ELOGIO DEL MONTEFELTRO<br />
Montefeltro, passeggiate<br />
fra natura e storia<br />
L’articolo che segue è stato scritto da<br />
Piero Mel<strong>di</strong>ni, scrittore <strong>di</strong> successo<br />
riminese, per <strong>il</strong> <strong>giornale</strong> del<br />
Convention Bureau <strong>di</strong> Rimini “Hallo<br />
News”, ed è apparso nel n. 17 del<br />
2002.<br />
I lettori della <strong>Rocca</strong> che fossero interessati<br />
agli scritti <strong>di</strong> Mel<strong>di</strong>ni, che è<br />
stato a lungo <strong>di</strong>rettore della biblioteca<br />
Gambalunga <strong>di</strong> Rimini, non si<br />
facciano scappare <strong>il</strong> suo romanzo<br />
“<strong>La</strong> falce dell’ultimo quarto” (un<br />
vero capolavoro), uscito nel <strong>2004</strong><br />
con Mondatori, e presentato a<br />
Novafeltria <strong>il</strong> 30 <strong>di</strong>cembre <strong>2004</strong>.<br />
Ai lettori <strong>di</strong> HalloNews vorrei<br />
suggerire un’escursione in un<br />
luogo che non esiste. O<br />
meglio, che non esiste come entità<br />
amministrativa. Parlo del<br />
Montefeltro.<br />
Il suo territorio è <strong>di</strong>viso fra tre provincie<br />
– Rimini, Pesaro e Arezzo -,<br />
tre regioni – Em<strong>il</strong>ia-Ro<strong>mag</strong>na,<br />
Marche e Toscana – e ad<strong>di</strong>rittura fra<br />
due Stati – Italia e Repubblica <strong>di</strong> San<br />
Marino. A <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> tutto questo, la<br />
sua identità storica e culturale è fuori<br />
<strong>di</strong>scussione.<br />
I Feretrani (così si chiamano gli abitanti<br />
del Montefeltro, dal latino<br />
Mons. Feretri) hanno un legame vivo<br />
e profondo con <strong>il</strong> loro passato e le<br />
loro tra<strong>di</strong>zioni e, pur evitando <strong>di</strong> coltivare<br />
propositi secessionistici, non si<br />
sentono in effetti né ro<strong>mag</strong>noli né<br />
marchigiani né toscani, ma membri<br />
<strong>di</strong> una comunità a sé. Tanto più<br />
unita e autonoma in quanto non<br />
delimitata da confini amministrativi,<br />
ma da frontiere ideali tracciate da<br />
vicende m<strong>il</strong>lenarie.<br />
Il territorio feretrano coincide tuttora<br />
con quello dell’antica <strong>di</strong>ocesi del<br />
Montefeltro, formatasi nell’alto<br />
Me<strong>di</strong>oevo. <strong>La</strong> prima sede vescov<strong>il</strong>e<br />
fu San Leo, già caposaldo romano,<br />
poi fortezza dei Goti, presi<strong>di</strong>o bizantino,<br />
roccaforte longombarda e rifugio<br />
dei primi re d’Italia. Nel 1572 la<br />
cattedra vescov<strong>il</strong>e fu trasferita a<br />
Pennab<strong>il</strong>li, dove rimase fino alla sua<br />
soppressione.<br />
Territorio che da collinare si fa via<br />
via montuoso, <strong>il</strong> Montefeltro è tagliato<br />
in due dal fiume Marecchia, che<br />
dalla sorgente appenninica <strong>di</strong> Monte<br />
Zucca scende, trasportando ciotoli e<br />
sabbia bionda, fino a Rimini, dove<br />
sfocia nel mare Adriatico.<br />
Sulla valle fiabesca in cui <strong>il</strong> fiume<br />
scorre incombono, da entrambi i lati,<br />
scogli rocciosi che si <strong>di</strong>rebbero<br />
giganti pietrificati posti a guar<strong>di</strong>a dei<br />
luoghi.<br />
E tali saranno apparsi già ai primi<br />
abitatori che si installarono su queste<br />
rocche naturali.<br />
Le tribù v<strong>il</strong>lanoviane dominavano,<br />
da questi cucuzzoli, l’antichissima<br />
via commerciale che collegava<br />
l’Italia centrale con l’Adriatico e ne<br />
controllavano i traffici. Le loro armi,<br />
le loro urne cinerarie, i loro raffinati<br />
mon<strong>il</strong>i d’oro e ambra si possono<br />
ammirare nel museo <strong>di</strong> Verucchio.<br />
Su questi stessi speroni <strong>di</strong> roccia, da<br />
cui si godono panorami incantevoli,<br />
costruiranno i loro castelli le famiglie<br />
signor<strong>il</strong>i che per trecento anni, dal<br />
XIII al XVI secolo, si contenderanno<br />
<strong>il</strong> territorio: i riminesi Malatesta e gli<br />
urbinati Montefeltro, nemici mortali,<br />
e poi i Me<strong>di</strong>ci, i Della Rovere e una<br />
miriade <strong>di</strong> signorotti locali.<br />
Pochissime aree italiane conservano,<br />
come <strong>il</strong> Montefeltro, un rapporto<br />
così stretto fra natura e storia, avvinghiate<br />
l’una dall’altra così tenacemente<br />
che i promontori rocciosi<br />
sembrano opera dell’uomo e le torri,<br />
le rocche, le pievi, le case rurali,<br />
costruite con la pietra delle cave<br />
feretrane, formazioni geologiche.<br />
Basta lasciare la strada che corre<br />
parallela al fiume, deviando a destra<br />
o a sinistra, per immergersi nel<br />
verde. Già dopo pochi ch<strong>il</strong>ometri si<br />
incontrano boschi centenari <strong>di</strong> castagni.<br />
Se si continua a salire, i boschi si<br />
fanno sempre più vasti e fitti, e là<br />
dove si levano <strong>il</strong> Sasso Simone e <strong>il</strong><br />
Simoncello, suo fratello minore, li<br />
circonda un mare <strong>di</strong> alberi.<br />
Questo paesaggio d’altri tempi e<br />
queste venerande memorie sopravvivono<br />
a non più <strong>di</strong> mezz’ora <strong>di</strong> macchina<br />
da Rimini e dalla costa ro<strong>mag</strong>nola.<br />
E poiché, oltre all’occhio, anche la<br />
bocca vuole la sua parte, gioca ricordare<br />
che nella cucina del Montefeltro<br />
si sposano due <strong>di</strong>stinte e per molti<br />
versi contrastanti culture alimentari e<br />
gastronomiche: la tosco-marchigiana<br />
e la ro<strong>mag</strong>nola.<br />
Come tutte le cucine <strong>di</strong> confine, la<br />
feretrana è una cucina ibrida ed<br />
eclettica che accoglie – e adatta –<br />
piatti dell’una e dell’altra tra<strong>di</strong>zione:<br />
la ro<strong>mag</strong>nolissima pia<strong>di</strong>na (che evolve<br />
lentamente nell’opulenta crescia<br />
urbinate) e <strong>il</strong> pane cosiddetto toscano,<br />
da cavarne crostini e bruschette;<br />
i cappelletti ro<strong>mag</strong>noli e le minestre<br />
asciutte con sughi poveri <strong>di</strong> verdure<br />
e legumi, tipicamente centroitaliane;<br />
le cru<strong>di</strong>tà e le misticanze, e le verdure<br />
stufate e gratinate; le carni alla<br />
brace e le carni in tegame.<br />
Tra queste <strong>il</strong> coniglio in porchetta,<br />
cioè cucinato con gli ingre<strong>di</strong>enti e le<br />
tecniche della porchetta <strong>di</strong> maiale,<br />
onore e vanto <strong>di</strong> tutta la vallata del<br />
Marecchia.<br />
<strong>La</strong> cucina feretrana meritò nel 1705<br />
gli elogi sperticati <strong>di</strong> Giovan Maria<br />
<strong>La</strong>ncisi, me<strong>di</strong>co personale <strong>di</strong><br />
Clemente XI che nel <strong>giu</strong>gno <strong>di</strong> quell’anno<br />
si concesse un week-end <strong>di</strong><br />
quattro giorni nel Montefeltro in<br />
compagnia del nipote del papa, del<br />
Car<strong>di</strong>nal Legato <strong>di</strong> Urbino e <strong>di</strong> una<br />
quin<strong>di</strong>cina fra prelati e gent<strong>il</strong>uomini.<br />
Il <strong>La</strong>ncisi era persuaso <strong>di</strong> mangiare,<br />
“tra quelle montagne”, con “semplicità<br />
pastorale”. Scoprì invece una<br />
“tavola sibaritica” da far invi<strong>di</strong>a a<br />
Lucullo.<br />
Il lettore non si aspetti tanto. Troverà<br />
comunque soprattutto nella stagione<br />
dei funghi e dei tartufi <strong>di</strong> che leccarsi<br />
i baffi.<br />
Piero Mel<strong>di</strong>ni