Rocca di Giugno 2007 - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria ...
Rocca di Giugno 2007 - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria ...
Rocca di Giugno 2007 - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
3/<strong>2007</strong><br />
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: <strong>il</strong> Ponte - Stampa: la Pieve poligrafica e<strong>di</strong>toriale, V. Verucchio - ema<strong>il</strong>: gda@glomanet.com<br />
Sommario <strong>La</strong> scuola<br />
2 che non crede a nulla,<br />
3 nulla può insegnare<br />
Quel vecchio pianoforte a coda<br />
Inaugurata la rete museale?<br />
4<br />
Cartolina dalla Francia<br />
5<br />
Ciao, padre Corrado!<br />
6<br />
<strong>La</strong> storia <strong>di</strong> Decio Raggi<br />
7<br />
Berar<strong>di</strong> ci mette Zenzero<br />
8<br />
Le elezioni del dopoguerra<br />
9<br />
<strong>La</strong> torre <strong>di</strong> Pereto<br />
10<br />
Un paese, un pugno <strong>di</strong> libri<br />
11<br />
I Cappuccini a Sant’Agata<br />
12<br />
Padre Marella<br />
ROCCA<br />
È UN’INIZIATIVA<br />
Comitato Fiere<br />
ed iniziative Promozionali<br />
L<br />
’anno scolastico è terminato da<br />
qualche tempo. È forse <strong>il</strong> momento<br />
giusto per riflettere su cosa<br />
sia <strong>di</strong>ventata la Scuola negli ultimi anni.<br />
Proponiamo ai lettori alcune righe tratte<br />
da un bell’articolo apparso sul Corriere<br />
della Sera a commento <strong>di</strong> una lettera<br />
scritta ai loro insegnanti, da un gruppo<br />
<strong>di</strong> studenti del liceo Spedalieri <strong>di</strong> Catania.<br />
<strong>La</strong> lettera degli studenti partiva da<br />
una drammatica riflessione sulle violenze<br />
del 2 febbraio, in cui venne ucciso<br />
l’ispettore Raciti, per interrogarsi sull’assenza<br />
<strong>di</strong> valori nella quale sentono <strong>di</strong><br />
vivere, sulla totale mancanza <strong>di</strong> punti <strong>di</strong><br />
riferimento che li porta a sentirsi «soffocati<br />
dal nulla». E terminava, quella<br />
lettera, con una richiesta drammatica:<br />
«Abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti<br />
a trovare <strong>il</strong> senso del vivere e del morire,<br />
qualcuno che non censuri la nostra<br />
domanda <strong>di</strong> felicità e <strong>di</strong> verità».<br />
<strong>La</strong> risposta degli insegnanti lascia sgomenti.<br />
L’autore dell’articolo apparso<br />
sul Corriere <strong>di</strong>ce “ciò che rende terrib<strong>il</strong>e<br />
quella lettera è <strong>il</strong> nich<strong>il</strong>ismo pedagogico<br />
che sembra ispirarla, <strong>il</strong> fatto cioè che gli<br />
insegnanti vi sostengano che la scuola,<br />
loro stessi dunque, risposte non debbono<br />
neanche provare a darne. <strong>La</strong> scuola,<br />
secondo loro, dovrebbe infatti limitarsi<br />
a «stimolare domande»; quanto al<br />
«senso della vita», che nella loro lettera<br />
quasi <strong>di</strong>sperata, gli studenti <strong>di</strong>chiaravano<br />
<strong>di</strong> aver perso o non aver mai trovato,<br />
ebbene, che ciascuno cerchi da solo le<br />
«risposte adeguate al proprio percorso».<br />
Invece <strong>di</strong> rallegrarsi che un fatto drammatico<br />
abbia spinto un gruppo <strong>di</strong> studenti<br />
a interrogarsi sul senso del vivere,<br />
a porsi le domande essenziali, ebbene<br />
gli insegnanti li invitano puramente e<br />
semplicemente a piantarla: «Proporvi,<br />
o imporvi, delle verità è integralismo,<br />
cioè barbarie, e pertanto questo atteggiamento<br />
non può avere luogo nella<br />
scuola pubblica, cioè democratica e laica».<br />
Si notino le assur<strong>di</strong>tà contenute in<br />
questa frase: la coincidenza tra proporre<br />
e imporre, l’idea secondo la quale la<br />
laicità corrisponderebbe all’assenza <strong>di</strong><br />
qualunque valore, principio, credenza.<br />
Ma sono assur<strong>di</strong>tà che molti insegnanti<br />
italiani, temo, ormai non considerano<br />
affatto tali. Contemporaneamente <strong>il</strong><br />
documento dei docenti <strong>di</strong> Catania è un<br />
perfetto riassunto <strong>di</strong> quella vera e propria<br />
ideologia del <strong>di</strong>alogo e dell’ascolto<br />
– a base <strong>di</strong> «rispetto dell’altro e delle<br />
<strong>di</strong>fferenze», <strong>di</strong> «solidarietà», <strong>di</strong> «rigetto<br />
<strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> prevaricazione» - con<br />
cui la scuola italiana s’<strong>il</strong>lude <strong>di</strong> ovviare<br />
alla sua incapacità <strong>di</strong> trasmettere valori<br />
e norme <strong>di</strong> vita. Non c’è ormai istituto<br />
scolastico, credo, in cui non vi siano in<br />
atto progetti multiculturali, per insegnare<br />
appunto a rispettare l’altro, a rifiutare<br />
la prevaricazione e via elencando. Tutte<br />
intenzioni buonissime, figuriamoci; ma<br />
<strong>il</strong> punto è che non si vede quale incontro<br />
con l’altro possa mai avvenire, quale<br />
segue a pag 2
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
IN BREVE<br />
2<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
Confidenze <strong>di</strong> un vecchio pianoforte a mezza coda<br />
“in una sera <strong>di</strong> fine settembre”<br />
Sono arrivato a Sant’Agata molto tempo fa, accolto con<br />
entusiasmo e grande rispetto, cercando <strong>di</strong> dare voce ai<br />
bellissimi luoghi in cui ho suonato. <strong>La</strong> chiesa <strong>di</strong> San Girolamo,<br />
per i concerti del “Maggio Agatense”. Il loggiato del<br />
teatro, per gli allegri caffè concerto del “Bentornati a casa”. Il<br />
teatro Angelo Mariani per i concerti <strong>di</strong> fine estate.<br />
Grande è stato <strong>il</strong> piacere nell’accompagnare i bravissimi “Ragazzi<br />
del Montefeltro”, meraviglioso gruppo corale e strumentale,<br />
e <strong>il</strong> coro <strong>di</strong> S. Cec<strong>il</strong>ia nelle esecuzioni <strong>di</strong> musiche<br />
sacre e folkloristiche.<br />
Venivo pulito e lucidato e tenuto con amore e rispetto. Mi<br />
sentivo orgoglioso <strong>di</strong> appartenere ad una comunità così sensib<strong>il</strong>e<br />
e legata all’arte e alla musica. Mi commuovo pensando<br />
al periodo trascorso insieme ai vecchi strumenti della storica<br />
banda citta<strong>di</strong>na. I racconti della loro storia, buffi e malinconici,<br />
mi affascinavano. Il Flicorno d’accompagnamento che<br />
ricordava le varie feste patronali nei paesi, le interminab<strong>il</strong>i<br />
processioni, la fatica del suo suonatore per tenere <strong>il</strong> passo a<br />
causa <strong>di</strong> un problema ad una gamba (e zop d’la Tuda). Il vecchio<br />
Corno, con piacere, ricordava <strong>il</strong> suo simpatico suonatore<br />
“Bugaron” vittima pre<strong>di</strong>letta <strong>di</strong> tanti scherzi… (chit son Bugaron<br />
ei corni? – No a son e c…). Il Flicornino solista, strumento<br />
importantissimo della banda, parlava con orgoglio e tanto<br />
entusiasmo del suo suonatore “Iusafen, (Giuseppe)”, delle sue<br />
capacità tecniche nell’assolo della “Norma” <strong>di</strong> V. Bellini.<br />
Grande simpatia <strong>di</strong> tutti gli strumenti nel ricordare <strong>il</strong><br />
m°Alfredo Orizi, ottimo musicista e simpatico personaggio:<br />
occhialini piccoli e spessi, capelli bianchi e lunghi d’artista,<br />
Mario festeggia<br />
<strong>il</strong> suo compleanno<br />
andando a ritirare la pensione<br />
Mario Canali, residente a Bacciolino <strong>di</strong> Mercato Saraceno,<br />
<strong>il</strong> giorno 9 maggio <strong>2007</strong> si è recato <strong>di</strong> persona<br />
all’ufficio postale <strong>di</strong> Borello, e lì, come fa ogni mese e<br />
da tanti anni, ha ritirato l’importo mens<strong>il</strong>e della sua<br />
pensione. Cosa c’è <strong>di</strong> strano, vien da <strong>di</strong>re; <strong>il</strong> fatto è<br />
che <strong>il</strong> nostro signor Mario ha compiuto proprio questo<br />
mese la bella età <strong>di</strong> 100 anni, facendo salire così<br />
a quattro i centenari nel Comune <strong>di</strong> Mercato Saraceno.<br />
Poi, con una torta preparata per l’occasione, ha<br />
festeggiato <strong>il</strong> secolo <strong>di</strong> vita con amici e fam<strong>il</strong>iari. <strong>La</strong><br />
<strong>Rocca</strong> gli augura <strong>di</strong> fare ancora tante partite a briscola<br />
scoperta (la sua grande passione), e messaggera<br />
<strong>di</strong> questo augurio proponiamo sua figlia Paola, ormai<br />
santagatese, impiegata nella Banca delle Marche <strong>di</strong><br />
Sant’Agata <strong>Feltria</strong>. Auguri!<br />
tenuti in or<strong>di</strong>ne e tagliati (così si <strong>di</strong>ceva) dalla energica moglie<br />
chiamata dai ban<strong>di</strong>sti: “<strong>La</strong> signora Pampuria”.<br />
Tanti sono i ricor<strong>di</strong>, ma… ora mi fermo qui… sono stanco e<br />
mi manca l’aria… non so dove mi trovo. Ho sentito da una<br />
voce <strong>di</strong> corridoio, che sono nelle scuderie… non capisco…<br />
cosa c’entro io con i cavalli e gli asini?! Mi sento mal ridotto<br />
e… scordato… con le corde a pezzi…<br />
Ah… scusatemi… se qualcuno mi può dare informazioni su<br />
dove sono i miei amici, gli strumenti della vecchi banda, mi<br />
renderà molto felice. Dovrebbero essere nella vecchia e storica<br />
scuola <strong>di</strong> musica su al castello… però… se io sono nelle scuderie…<br />
non vorrei che loro fossero nelle… stalle.<br />
Arrivederci a presto per nuove storie.<br />
Vi lascio con un accordo in Re bemolle minore… che prendo<br />
in prestito da Chopin… l’inizio della sua marcia funebre…<br />
Il vecchio Pianoforte a mezza coda<br />
(OTSUAF)<br />
DALLA PRIMA<br />
<strong>di</strong>alogo possa mai instaurarsi, se non a partire da un riconoscimento,<br />
problematico quanto si vuole, <strong>di</strong> propri valori e <strong>di</strong><br />
una propria cultura. Una scuola e una società che non ritengano<br />
<strong>di</strong> aver nulla da salvare nella propria tra<strong>di</strong>zione e nella<br />
propria storia, nulla che meriti <strong>di</strong> essere proposto se non una<br />
generica <strong>di</strong>sposizione all’ascolto su quale base mai incontrerà<br />
l’«altro»?”.<br />
liberamente ripreso da un articolo <strong>di</strong> Giovanni Belardelli<br />
Una scenografia <strong>di</strong> Romolo Liverani<br />
conservata in teatro a S. Agata <strong>Feltria</strong>
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
Inaugurata, si fa per <strong>di</strong>re,<br />
la Rete Museale<br />
In questi ultimi tempi la capacità <strong>di</strong><br />
attrazione turistica dall’Alta Valmarecchia<br />
si è rafforzata.<br />
<strong>La</strong> Comunità Montana Alta Valmarecchia,<br />
ha inaugurato la sua rete museale<br />
<strong>il</strong> 20 e 21 maggio 2006.<br />
L’obiettivo principale <strong>di</strong> questo progetto<br />
è quello <strong>di</strong> mettere in luce la vocazione<br />
culturale dell’intera vallata. Un<br />
progetto ambito e fondamentale che ha<br />
coinvolto tutte le strutture-museali dei<br />
sette comuni, realizzando anche un sito<br />
internet: www.museialtavalmarecchia.<br />
it, un portale ricchissimo <strong>di</strong> informazioni<br />
sul territorio, sulle strutture ricettive<br />
e su tutte le offerte che la vallata può<br />
dare al turista.<br />
<strong>La</strong> rete si completa oggi con una ricca<br />
campagna promozionale: materiale <strong>di</strong>-<br />
ATTUALITÀ<br />
vulgativo cartaceo (tradotto anche in<br />
inglese), un video promozionale <strong>di</strong> 60’<br />
intitolato “Una valle, i suoi tesori”; inserti<br />
pubblicitari in importanti giornali<br />
nazionali come i Viaggi <strong>di</strong> Repubblica;<br />
la creazione <strong>di</strong> segnaletiche rinnovate e<br />
<strong>di</strong>stribuite su tutto <strong>il</strong> territorio; le au<strong>di</strong>oguide<br />
realizzate per tutti i musei anche<br />
in lingua straniera e la Special Card,<br />
consegnata al turista durante la prima<br />
visita in un museo della rete, una sorta<br />
<strong>di</strong> carta fedeltà che dà la possib<strong>il</strong>ità<br />
al turista <strong>di</strong> accedere ai musei della rete<br />
con riduzioni sul biglietto d’ingresso.<br />
“Anticipiamo – preannuncia l’assessore<br />
Lorenzo Valenti – che la rete museale<br />
sarà valorizzata attraverso conferenze<br />
tematiche ubicate in ogni singolo museo.<br />
<strong>La</strong> rete <strong>di</strong>venterà sempre più un volano<br />
Chi era Romolo Liverani<br />
Romolo Liverani, <strong>il</strong> più fecondo vedutista del romanticismo<br />
ottocentesco romagnolo nonché maggior scenografo<br />
nella storia del teatro faentino, autore delle<br />
bellissime scenografie del nostro teatro A. Mariani viene al<br />
mondo <strong>il</strong> 12 settembre 1809; da bambino, fin dall’età <strong>di</strong> sei<br />
anni, aiuta <strong>il</strong> babbo nel lavoro, vede costumi, quinte e sipari;<br />
<strong>il</strong> fratello maggiore, Antonio, è pittore e probab<strong>il</strong>mente viene<br />
chiamato sul palco quando c’è bisogno <strong>di</strong> ritoccare qualche<br />
fondale o <strong>di</strong> allestirne <strong>di</strong> nuovi; in qualche occasione <strong>il</strong> piccolo<br />
Romolo dà una mano e rivela un innato talento, al punto<br />
che a <strong>di</strong>eci anni viene iscritto alla Scuola <strong>di</strong> Disegno.<br />
A 15 anni fa le prime esperienze professionali come scenografo<br />
(la più antica documentata è a Faenza nel carnevale 1824,<br />
non ancora quin<strong>di</strong>cenne, poi, nello stesso anno, a Lugo, Ravenna<br />
e Senigallia). Nei primi anni ’30 inizia a collaborare,<br />
sempre come scenografo, per <strong>il</strong> Teatro <strong>di</strong> Ravenna e nel ’40 per<br />
quello <strong>di</strong> Pesaro; contemporaneamente, a Faenza comincia ad<br />
eseguire scene per le opere dell’amatissimo Donizetti; nel ’42<br />
fa quelle per la Lucia <strong>di</strong> <strong>La</strong>mmermoor e per lo Stabat Mater<br />
<strong>di</strong> Rossini. È sempre più richiesto: Pisa, Roma e poi tutte le<br />
maggiori città venete, infine Mantova e Reggio Em<strong>il</strong>ia. Dopo<br />
<strong>il</strong> 1860, con la crisi economica che si ripercuote sugli artigiani<br />
e segnatamente su quelli operanti nel “superfluo”, la sua situazione<br />
si aggrava. Indebitato e <strong>di</strong>soccupato - lascia Faenza per<br />
Pesaro dove assieme al figlio ventisettenne Tancre<strong>di</strong>, che segue<br />
3<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
per incentivare <strong>il</strong> turista a visitare tutto <strong>il</strong><br />
territorio dell’Alta Valmarecchia”. Tutto<br />
questo l’abbiamo letto sul <strong>giornale</strong> “<strong>La</strong><br />
Roman<strong>di</strong>ola” del mese <strong>di</strong> marzo <strong>2007</strong>, e<br />
tutto sembra sia stato stu<strong>di</strong>ato ad arte,<br />
complimenti alla Comunità Montana.<br />
Un piccolissimo neo però lo dobbiamo<br />
far notare, almeno per quanto riguarda<br />
Sant’Agata <strong>Feltria</strong>: dei tre musei pubblicizzati,<br />
due sono ancora chiusi, (<strong>Rocca</strong><br />
Fregoso e <strong>il</strong> museo <strong>di</strong> San Girolamo) e<br />
non si sa quando apriranno, <strong>il</strong> terzo è<br />
visitab<strong>il</strong>e (<strong>il</strong> Teatro Mariani), ma gli stupen<strong>di</strong><br />
scenari, opera <strong>di</strong> Romolo Liverani<br />
da Faenza, che potrebbero rivelarsi la c<strong>il</strong>iegina<br />
sulla torta, sono occultati in maniera<br />
vergognosa, tale che tra qualche<br />
anno saranno <strong>di</strong> nuovo da restaurare.<br />
(e.l.)<br />
le sue orme, appresta tutte le scene per <strong>il</strong> Guglielmo Tell <strong>di</strong><br />
Rossini. Si adatta a lavori <strong>di</strong> ripiego, si rivolge ai conventi e i<br />
Francescani, per i quali ha <strong>di</strong>pinto molto in passato, gli fanno<br />
decorare qualche fondale d’altare. Continua ad eseguire bozzetti<br />
per scenografie; le ultime sue opere datate sono del 1869,<br />
poi - ancora Golfieri - «la mano gli si fa pesante e tremula»;<br />
<strong>il</strong> declino fisico è rapi<strong>di</strong>ssimo, è costretto a lasciare la casa <strong>di</strong><br />
Corso Mazzini per una stanza malsana in fondo a via Monal<strong>di</strong>na,<br />
oggi via Pascoli, dove si ritira con la moglie. Tancre<strong>di</strong> è<br />
andato a Roma a cercar fortuna e si è portato <strong>di</strong>etro i figli. Al<br />
tramonto del 9 ottobre 1872 <strong>il</strong> più instancab<strong>il</strong>e artista faentino,<br />
«uomo onoratissimo, poeta estemporaneo, compagno<br />
gioviale e anche buon bevitore al cospetto degli uomini e <strong>di</strong><br />
Dio», muore <strong>di</strong> stenti. Ha solo 63 anni.<br />
NON PeRdeTe IL PROSSIMO NUMeRO<br />
deLLA ROCCA:<br />
Il progetto della nuova mostra del Comitato<br />
per la <strong>di</strong>fesa dei beni culturali <strong>di</strong> S. Agata<br />
Il programma della F<strong>il</strong>odrammatica “I nuovi Minatori”<br />
Le fotografie del nuovo spettacolo del gruppo giovani<br />
Un ricordo <strong>di</strong> Suor Teresa Crema (Sr ezechiela)
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Organizzata dalla Società Calcio<br />
Santagatese, si è svolta alla fine<br />
del mese <strong>di</strong> apr<strong>il</strong>e una gita in<br />
Francia. L’itinerario, perfettamente preparato<br />
dall’ineguagliab<strong>il</strong>e Mario Urbini,<br />
un nostro concitta<strong>di</strong>no che vive a Parigi,<br />
ha permesso alla comitiva santagatese <strong>di</strong><br />
visitare località stupende, cariche <strong>di</strong> arte<br />
e <strong>di</strong> storia. Come “hors d’ouvre”: la Valle<br />
della Loira, i suoi stupen<strong>di</strong> v<strong>il</strong>laggi e<br />
i suoi castelli, tra cui quelli <strong>di</strong> Chenonceau,<br />
Chambord e Amboise ci hanno<br />
fatto immergere nel periodo <strong>di</strong> maggiore<br />
fulgore della monarchia d’Oltralpe e<br />
hanno riportato alla nostra mente per-<br />
CRONACA<br />
Un cartolina della Francia<br />
Il gruppo <strong>di</strong> S. Agata in Francia<br />
sonaggi come Carlo VIII, Francesco I,<br />
Enrico IV, Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci, <strong>il</strong> grande<br />
Leonardo da Vinci, <strong>il</strong> Re Sole. Nel<br />
nostro sontuoso menù turistico, Mario<br />
ci ha poi servito la Norman<strong>di</strong>a, con la<br />
visita a luoghi che hanno sempre stimolato<br />
e trascinato la nostra fantasia, ma<br />
che la realtà ha confermato come paese<br />
<strong>di</strong> inimitab<strong>il</strong>i bellezze, ricco <strong>di</strong> fascino e<br />
carico <strong>di</strong> memorie storiche più o meno<br />
lontane. Prime fra tutte Le Mont St.<br />
Michel, <strong>di</strong> fronte al quale non ti resta<br />
che <strong>di</strong>re: meraviglioso!! Sia che lo si visiti<br />
<strong>di</strong> giorno sia che lo si ammiri <strong>di</strong> notte,<br />
si resta incantati <strong>di</strong> fronte alla bellezza <strong>di</strong><br />
4<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
quest’antica abbazia benedettina, eretta<br />
su un massiccio granitico sull’Oceano<br />
che <strong>il</strong> gioco bizzarro delle maree<br />
rende ancor più affascinante. <strong>La</strong>sciata<br />
Mont Saint Michel e risalendo la regione,<br />
eccoci in visita a luoghi che ci<br />
hanno avvicinato alla nostra storia più<br />
recente, con <strong>il</strong> suo carico <strong>di</strong> lutti e <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> destini: le zone dello sbarco<br />
degli Alleati nel corso della seconda<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale. F<strong>il</strong>ms, documentari,<br />
libri, ci hanno fatto conoscere la<br />
straor<strong>di</strong>narietà <strong>di</strong> questo evento bellico,<br />
ma la visita alle spiagge, ai bunker,<br />
ai siti <strong>di</strong> quelle battaglie e soprattutto<br />
ai gran<strong>di</strong> cimiteri, dove riposano i resti<br />
<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> giovani soldati delle varie<br />
nazioni belligeranti, lasciano davvero<br />
<strong>il</strong> groppo alla gola e ti fanno pensare<br />
alla stupi<strong>di</strong>tà delle guerre. Mais ça c’est<br />
la vie! <strong>La</strong>sciate le spiagge e le località<br />
sulla Manica, dopo una puntatina a St.<br />
Malò, in Bretagna (tanto per gra<strong>di</strong>re), <strong>il</strong><br />
nostro itinerario ci ha portati a Rouen;<br />
la città dalle cento guglie, famosa per<br />
la sua Cattedrale (che abbiamo, però,<br />
solo potuto ammirare dall’esterno,<br />
peccato!), le antiche case con i caratteristici<br />
muri a graticcio e l’antica piazza<br />
del Mercato dove fu bruciata Giovanna<br />
d’Arco. Seguendo <strong>il</strong> lento corso della<br />
Senna, attraversando altre città e paesi<br />
i cui nomi continuavano a richiamare<br />
alla memoria ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> storia e d’arte,<br />
come ogni “Tour de France” che si rispetti,<br />
infine eccoci a Parigi. Mario, <strong>il</strong><br />
nostro Virg<strong>il</strong>io in Francia, come gran<br />
finale, ci ha portato per mano a visitare<br />
la città: dapprima Versa<strong>il</strong>les e poi, su<br />
e giù, in lungo e in largo, ad ammirare<br />
la Tour Eiffel, Notre Dame, l’Arc<br />
de Triomphe, <strong>il</strong> Louvre, gli Champs<br />
Élysées, Place de la Concorde, <strong>il</strong> Quartiere<br />
<strong>La</strong>tino, l’Opera e tanti, tanti monumenti,<br />
ad esplorare <strong>il</strong> cuore <strong>di</strong> Parigi,<br />
tra storia, arte e costume.<br />
Au revoir la France et merci.<br />
Arrigo Bonci
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
Nella notte tra <strong>il</strong> 15 e <strong>il</strong> 16 gennaio<br />
<strong>2007</strong>, la morte ha spento<br />
gli occhi <strong>di</strong> padre Corrado alla<br />
luce <strong>di</strong> questo mondo per farli riaprire<br />
nella luce che non conosce tramonto.<br />
Un passaggio che nessuno si aspettava<br />
così repentino. Era nato a Gallo Bolognese,<br />
piccolo borgo nel Comune <strong>di</strong><br />
Castel San Pietro Terme, <strong>il</strong> 24 <strong>di</strong>cembre<br />
1930. Dopo i primi anni <strong>di</strong> seminario,<br />
nel luglio 1946 vestì l’abito cappuccino<br />
del noviziato <strong>di</strong> Cesena. Emessa la professione<br />
temporanea l’anno successivo,<br />
nel 1951 si consacrò definitivamente<br />
al Signore, con la professione perpetua.<br />
Nel 1955 ricevette, nella Bas<strong>il</strong>ica <strong>di</strong> San<br />
Petronio, <strong>il</strong> sacramento del presbiterato<br />
per l’imposizione delle mani dell’arcivescovo<br />
<strong>di</strong> Bologna, card. Giacomo Lercaro.<br />
Trascorso un anno nella fraternità <strong>di</strong><br />
Forlì, nel 1956 fu inviato nel convento<br />
<strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, sulla montagna<br />
del Montefeltro, <strong>di</strong>venendo animatore<br />
vocazionale <strong>di</strong> un territorio mai ster<strong>il</strong>e<br />
<strong>di</strong> vocazioni.<br />
Si arrampicava con la sua mitica “Topolino”<br />
– truccata, <strong>di</strong>ceva lui – sulle<br />
tortuose strade <strong>di</strong> quella montagna e<br />
raggiungeva le case più <strong>di</strong>sperse, visitando<br />
ogni famiglia e proponendo, con la<br />
carica del suo entusiasmo e con semplicità<br />
schiettamente francescana, l’ideale<br />
della vita sacerdotale e religiosa a quanti<br />
avevano <strong>il</strong> cuore aperto alla chiamata<br />
del Signore. Rimase a Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
fino al 1963, poi chiese ai superiori<br />
<strong>di</strong> potere approfon<strong>di</strong>re e completare la<br />
sua formazione teologica. Il suo desiderio<br />
venne accolto ed egli si portò a<br />
Roma nel convento della Parrocchietta<br />
per frequentare presso la Pontificia Università<br />
<strong>La</strong>teranense <strong>il</strong> corso <strong>di</strong> Teologia<br />
Pastorale e per impegnarsi nel ministero<br />
sacerdotale nella parrocchia affidata al<br />
convento. (…) Nel 1972 si trasferì nel<br />
Collegio Internazionale «San Lorenzo<br />
da Brin<strong>di</strong>si» come studente della facoltà<br />
<strong>di</strong> Liturgia presso <strong>il</strong> Pontificio Ateneo<br />
Liturgico <strong>di</strong> S. Anselmo. (…) Nel 1984<br />
venne eletto consigliere per cui ritornò<br />
nel territorio della Provincia bologne-<br />
PERSONAGGI<br />
Padre Corrado<br />
se-romagnola, e <strong>di</strong>venne superiore del<br />
convento <strong>di</strong> Imola. Nel 1987 fu eletto<br />
Ministro Provinciale. (…) <strong>il</strong> suo servizio<br />
come Ministro provinciale si espresse<br />
nell’abbandonare ogni forma <strong>di</strong> atteggiamento<br />
«autoritario», per favorire<br />
l’armonia tra quanti erano chiamati a<br />
con<strong>di</strong>videre la medesima forma <strong>di</strong> vita<br />
<strong>di</strong> «frati minori» ricordando le parole<br />
della regola <strong>di</strong> San Francesco secondo<br />
cui «i ministri siano i servi <strong>di</strong> tutti i fra-<br />
Spettacolo a teatro del gruppo<br />
Giovani dell’Oratorio (maggio <strong>2007</strong>)<br />
5<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
ti» (Regola bollata X, 6: FF 102)<br />
Terminato <strong>il</strong> sessennio come Ministro<br />
provinciale, chiese, per motivi <strong>di</strong> salute<br />
e <strong>di</strong> età, <strong>di</strong> essere trasferito nel piccolo<br />
convento <strong>di</strong> Porretta Terme, sulla montagna<br />
bolognese, dove padre Corrado<br />
non tardò a guadagnarsi la stima della<br />
popolazione con la sua dolce personalità,<br />
fatta <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> accoglienza<br />
genuinamente francescana.<br />
Tante furono le iniziative portate avanti<br />
da padre Corrado nei do<strong>di</strong>ci anni trascorsi<br />
a Porretta, e tante altre coltivava<br />
ancora nel suo cuore, ma <strong>il</strong> sonno che<br />
trova risveglio in Dio non gli ha consentito<br />
<strong>di</strong> realizzarle. <strong>La</strong> corona del rosario,<br />
che portava al collo al momento della<br />
morte e che gli è stata conservata anche<br />
nella bara, sia <strong>il</strong> segno della sua corona<br />
<strong>di</strong> gloria.<br />
I citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong> che<br />
l’hanno conosciuto, lo ricordano ancora<br />
con tanto affetto e simpatia ed esprimono<br />
al Ministro provinciale, a tutti i frati<br />
della provincia ed ai suoi parenti, le loro<br />
più sentite condoglianze, e pregano la<br />
Madonna dei Cappuccini <strong>di</strong> accoglierlo<br />
in Para<strong>di</strong>so, come vero francescano e<br />
seguace del Poverello d’Assisi.<br />
Liberamente tratto da<br />
Messaggero Cappuccino (apr<strong>il</strong>e <strong>2007</strong>)
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
erano esattamente le ore 9,30 del<br />
19 luglio, quando Decio Raggi<br />
affrontava con i suoi leoni <strong>di</strong> Romagna<br />
la sorte avversa.<br />
Già <strong>il</strong> 2 luglio Decio a Capriva aveva<br />
chiamato vicino i due compagni d’armi<br />
savignanesi Flavio Docci, suo cugino, e<br />
Romolo Zolini, suo amico. Alla presenza<br />
dei due soldati scriveva <strong>il</strong> testamento<br />
eroico. “Mentre la venerata maestà <strong>di</strong><br />
Vittorio Emanuele III con animo paterno<br />
pensa a unire tutta la nostra gente in<br />
una sola famiglia entro i naturali confini,<br />
da Capriva <strong>il</strong> 2 luglio faccio noto<br />
ai miei cari queste ultime volontà. O<br />
gioventù italiana, invi<strong>di</strong>a la mia sorte<br />
fortunata. Nel nome santo <strong>di</strong> Dio e nella<br />
speranza <strong>di</strong> una vita migliore, per la<br />
grandezza, per l’unità e per l’amore della<br />
Patria, per la libertà e l’in<strong>di</strong>pendenza dei<br />
fratelli oppressi, nel nome santo d’Italia,<br />
nell’amore e per l’amore <strong>di</strong> tutto ciò che<br />
è italiano, io muoio beato. Né le fatiche,<br />
né i <strong>di</strong>sagi, né i pericoli, né la fame, né<br />
la sete, né le veglie hanno mai scosso la<br />
mia fede nelle nostre giuste aspirazioni<br />
nazionali, l’amore agli italiani oppressi,<br />
l’o<strong>di</strong>o contro i vecchi tiranni nostri oppressori.<br />
Quin<strong>di</strong> voi che mi volete bene<br />
non abbandonatevi a inut<strong>il</strong>i rimpianti,<br />
ma coltivate l’amore per me, come<br />
l’animo mio si nutrirà ancora <strong>di</strong> un tale<br />
amore per voi. Chiedo perdono a tutti<br />
coloro cui feci del male, come io lo concedo<br />
a chi potè farmene. (…). Se <strong>il</strong> mio<br />
attendente adempirà all’incarico affidatogli<br />
a portare fuori dal campo <strong>di</strong> battaglia<br />
<strong>il</strong> mio corpo morto o moribondo<br />
– sì che io non resti in mano del nemico<br />
– si abbia una giusta regalia per la sua fedeltà.<br />
Il mio corpo, se è possib<strong>il</strong>e, riposi<br />
nel mio paese presso gli altri miei cari.<br />
Date pure fiori a chi morì per la Patria,<br />
Decio Raggi”.<br />
Dopo la sosta a Capriva tornò coi suoi<br />
soldati lassù nella bufera <strong>di</strong> fuoco e <strong>di</strong><br />
sangue.<br />
Alcuni giorni prima <strong>di</strong> essere mortalmente<br />
ferito scriveva a casa: “Le palle mi<br />
hanno spesso fischiato a pochi centimetri,<br />
ma sono sempre incolume. Si vede<br />
STORIA<br />
decio Raggi<br />
(seconda parte)<br />
che qualche santo mi assiste”.<br />
Queste furono le ultime righe dell’ultima<br />
lettera.<br />
Alle ore 9,30 precise gli fu comunicato<br />
l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> assalto. Il rischio era estremamente<br />
grave. Il reticolato davanti<br />
all’eroe cedette, s’afflosciò come una<br />
tela <strong>di</strong> ragno sotto un colpo <strong>di</strong> scopa. Il<br />
tenete gridò ai suoi fedeli: “Avanti, Romagna!<br />
Avanti!”<br />
Una pioggia <strong>di</strong> fuoco, una gran<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
ferro in fiamme s’abbatté sulle chine,<br />
sulle valli, sulle trincee. Tutte le furie si<br />
scatenarono in bagliori abbacinanti, in<br />
boati <strong>di</strong> vulcani e rombi <strong>di</strong> folgori sulle<br />
teste degli audaci che salivano sulle rocce<br />
e sui <strong>di</strong>rupi rossi, dalle trincee.<br />
Il tenente Raggi, che aveva <strong>il</strong> comando<br />
nelle veci del capitano in licenza, cadde<br />
riverso con la fronte rivolta alla vetta; e<br />
in breve, dopo la seconda ferita mortale,<br />
si trovò insanguinato nel caldo bagno<br />
rosso, immoto e quasi senza respiro e<br />
senza battito. Una, due pallottole <strong>di</strong> mitraglia<br />
erano penetrate nel petto giovane<br />
e forte del grande soldato <strong>di</strong> Romagna<br />
e d’Italia.<br />
Più morto che vivo, fu trasportato nell’Ospedale<br />
da Campo 024 <strong>di</strong> Cormons.<br />
Questo ospedale era una casa <strong>di</strong> dolore<br />
in tumulto. Tutte le mattine si arrivava e<br />
si partiva, o per <strong>il</strong> Regno dei Cieli o per<br />
gli ospedali delle retrovie.<br />
C’era chi urlava, chi pregava, chi moriva.<br />
Decio vedeva e intendeva tutto,<br />
comprendeva nel suo cuore grande <strong>il</strong><br />
dolore immenso <strong>di</strong> tutti i presenti, <strong>di</strong><br />
tutti i lontani. Padre Pietro corse subito<br />
al letto <strong>di</strong> Decio, che era in attesa del<br />
Viatico, e che tentava con supremo sforzo<br />
<strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> sollevarsi a sedere sulla<br />
branda.<br />
Guardando intorno gli altri ufficiali feriti<br />
e ai presenti, Decio <strong>di</strong>ede l’ultimo<br />
comando: “Signori ufficiali, sull’attenti!<br />
Entra <strong>il</strong> Viatico”. Un s<strong>il</strong>enzio solenne e<br />
sacro regnò per un momento nella corsia<br />
dolente. Al ferito che <strong>di</strong> istante in istante<br />
s’aggravava, Padre Pietro pensò <strong>di</strong><br />
amministrare l’Estrema Unzione. Decio<br />
ebbe ancora un momento lucido e fiero;<br />
6<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
chiese al cappellano <strong>di</strong> aprire la sua cassetta<br />
d’or<strong>di</strong>nanza: “Guardate, gli <strong>di</strong>sse,<br />
ci deve essere in fondo l’abitino <strong>di</strong> terziario<br />
francescano, mettetemelo al collo<br />
prima <strong>di</strong> darmi l’Olio Santo e quando<br />
sarò morto scrivete alla mia mamma accennando<br />
a questo. Sarà contenta”.<br />
Ricevuta l’Estrema Unzione, pregò a<br />
lungo con assorta e commossa fede insieme<br />
al Cappellano. Erano le ore 10<br />
del 24 luglio 1915 quando Decio Raggi<br />
posò gli occhi sul Crocefisso che stringeva<br />
nella mano destra, poi si adagiò e<br />
si <strong>di</strong>spose a dormire <strong>il</strong> grande sonno, in<br />
seno al Padre nostro che è nei cieli.<br />
Nella pace solenne e sacra del piccolo<br />
cimitero, poco più grande <strong>di</strong> un’aiuola,<br />
dove dormono nella pace <strong>di</strong> Cristo,<br />
i suoi cari, anch’egli volle <strong>il</strong> suo riposo<br />
<strong>di</strong> pace per <strong>il</strong> suo corpo mortale. Decio<br />
è tornato con la salma colpita a morte,<br />
ma invitta, sulle sue montagne.<br />
Prima <strong>di</strong> appuntare sul petto <strong>di</strong> mamma<br />
Giovanna la medaglia d’oro, <strong>il</strong> Generale<br />
Crispo lesse la pagina storica e, fattosi<br />
forza, <strong>di</strong>sse in st<strong>il</strong>e m<strong>il</strong>itare parole in forma<br />
rude, ma piene <strong>di</strong> comprensione e<br />
d’affetto. “Questa medaglia che luccica<br />
del sangue del vostro sangue vale più <strong>di</strong><br />
una pergamena <strong>di</strong> nob<strong>il</strong>tà, e sarà un prezioso<br />
ricordo che vale a rendere benemerita<br />
della Patria una famiglia intera.<br />
Permettete, signora Raggi, che io deponga<br />
sulla vostra mano quel bacio che<br />
l’Esercito Italiano vorrebbe posare sulla<br />
fronte <strong>di</strong> Decio Raggi, che, figlio della<br />
forte e generosa Romagna, ha saputo<br />
mostrare come si coltivino gli affetti sacri<br />
per la Patria e come per essa si sappia<br />
dare la vita”.<br />
Amedeo Varotti<br />
Nota:<br />
Pensieri e dati biografici da autori vari e<br />
particolarmente da: Manoscritto ine<strong>di</strong>to<br />
<strong>di</strong> Marco Mainar<strong>di</strong> dal titolo: “<strong>La</strong> bufera<br />
<strong>di</strong> fuoco e <strong>di</strong> sangue sul Podgora nell’estate<br />
eroica del 1915”.<br />
Riduzione del testo<br />
del maestro Varotti<br />
a cura <strong>di</strong> Enzo Liverani
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
Berar<strong>di</strong><br />
ci mette<br />
Zenzero<br />
Uno st<strong>il</strong>ista con la notte nel<br />
cuore. Sarà <strong>il</strong> santagatese<br />
Giuseppe Berar<strong>di</strong>, 35<br />
anni, <strong>il</strong> nuovo <strong>di</strong>rettore artistico<br />
dello Zenzero, <strong>il</strong> raffinato locale <strong>di</strong><br />
Porto Verde che punta sulla qualità.<br />
Già noto in riviera per <strong>il</strong> grande<br />
successo ottenuto questa estate con<br />
l’aperitivo al Grand Hotel <strong>di</strong> Rimini,<br />
Berar<strong>di</strong> approda a Misano con<br />
tante idee in testa, in primis offrire<br />
ai clienti tanta atmosfera e in<strong>di</strong>menticab<strong>il</strong>i<br />
serate tra musica, <strong>di</strong>vertimento<br />
e buon cibo. Tanti gli ospiti<br />
presenti all’inaugurazione i Gemelli<br />
Diversi, Eleonoire Casalegno, e <strong>il</strong><br />
gioielliere Andrea Damiani, amico<br />
dello st<strong>il</strong>ista, conosciuto quest’estate<br />
al Pineta <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano Marittima. Tra<br />
i due, racconta Giuseppe, “è stato<br />
subito feeling”. Ma la novità che caratterizza<br />
questa stagione è indubbiamente<br />
<strong>il</strong> nuovo privé, pensato<br />
da Giuseppe per quanti desiderano<br />
trascorrere una serata in una <strong>di</strong>mensione<br />
più intima e <strong>di</strong>screta.<br />
Allo Zenzero si può cenare dalle 21<br />
circa: la cucina, curata dallo chef Rosario<br />
Davino, offre menù me<strong>di</strong>terranei<br />
(pesce e carne) accompagnati<br />
da vini accuratamente selezionati (è<br />
consigliata la prenotazione). Dalle<br />
24, musica selezionata dai dj Gippo<br />
(<strong>il</strong> venerdì) e Enry Eddy (<strong>il</strong> sabato).<br />
Secondo Giuseppe la <strong>di</strong>rezione artistica<br />
<strong>di</strong> un locale ben si sposa con <strong>il</strong><br />
suo principale lavoro: “Chi meglio<br />
<strong>di</strong> uno st<strong>il</strong>ista, esteta per convinzione,<br />
capisce <strong>il</strong> gusto per <strong>il</strong> bello!”.<br />
Le vostre foto<br />
Avete scattato delle belle fotografie? Inviatecele<br />
subito. Le pubblicheremo sul<br />
<strong>giornale</strong> e nel nostro sito web. Se è da<br />
molto tempo che non lo visitate fatelo<br />
subito! Il sito web curato da Gino<br />
Sampaoli è ora pieno <strong>di</strong> informazioni<br />
e <strong>di</strong> fotografie ine<strong>di</strong>te del nostro paese.<br />
Aiutateci a realizzare la sezione in <strong>di</strong>aletto<br />
e prendete nota del nuovo in<strong>di</strong>rizzo<br />
http://santagata.altervista.org/<br />
FOTOGRAFIE<br />
Anni ‘60: i vitelloni santagatesi<br />
Dalle suore dorotee 1942-43<br />
Riconoscib<strong>il</strong>i:<br />
Suor Gesualda<br />
Suor Angela<br />
Simoncelli Umberto<br />
Gina Fattini<br />
Nella Sartini<br />
7<br />
Terzina Gambetti<br />
Gabriella Para<br />
Fernanda Goretti<br />
Vittoria Marani<br />
Lorenzina Camporesi<br />
Leda Fracassi<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
Riconoscib<strong>il</strong>i:<br />
Tino Ceccaglia,<br />
Cleto Vicini,<br />
Nino Vicini,<br />
Giorgio Liverani?,<br />
Saverio Goretti,<br />
Fausto Rinal<strong>di</strong>,<br />
Costantini …. ,<br />
Luigi Ceccaglia,<br />
Nunzio Mosconi,<br />
Arnaldo Bossari<br />
Elena Zanotti<br />
Luigia Cinarelli<br />
Annie Opran<strong>di</strong><br />
Arletta Opran<strong>di</strong><br />
Giacoma Cinarelli<br />
(grazie a Mirella Opran<strong>di</strong>)<br />
Maria<br />
Cangini<br />
detta<br />
Marienna
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
STORIA LOCALE<br />
8<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
Le elezioni del dopoguerra, e quelli <strong>di</strong> Pesaro<br />
Caro Tonelli, lo spettacolo <strong>di</strong> ieri<br />
mattina, nella piazza grande <strong>di</strong><br />
Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, era consolatissimo:<br />
pensa, mai avevamo veduta una<br />
piazza così gremita, nemmeno quando<br />
i comunisti qui erano in auge. Ma <strong>il</strong><br />
comizio, <strong>il</strong> tanto sban<strong>di</strong>erato comizio a<br />
tre, poi a due, non si è tenuto. Gli oratori<br />
sono giunti alle 13,03 <strong>di</strong> orologio,<br />
quando tutta la gente, mormorante ed<br />
impaziente, aveva raggiunto le rispettive<br />
abitazioni per <strong>il</strong> desinare. Un colpo<br />
troppo grosso e troppo gobbo, ci avete<br />
dato, voi <strong>di</strong> Pesaro! Abbiamo cominciato<br />
male, finiremo peggio. Oggi chi ci dà<br />
più cre<strong>di</strong>to? Quando per la nona volta,<br />
(in 5 campagne elettorali) ci avete ripetuto<br />
lo scherzo, <strong>di</strong> preparare un comizio<br />
in grande st<strong>il</strong>e me<strong>di</strong>ante manifesti, riunioni,<br />
e propaganda spicciola, e poi ci<br />
avete lasciati a bocca asciutta! Un fiasco<br />
del genere non doveva essere fatto; un<br />
tale tipo <strong>di</strong> mortificazione morale non<br />
ce la meritavamo proprio! Ieri, è stata a<br />
causa <strong>di</strong> un malato grave, le altre volte<br />
era la macchina che inceppandosi tra<br />
l’acqua del Marecchia, non ce la fece ad<br />
arrivare a Sant’Agata <strong>Feltria</strong> che dopo<br />
quattro ore dall’ora fissata, oppure l’oratore<br />
era stato mandato in un’altra parte,<br />
od anche, gli amici delle sezioni limitrofe<br />
(Novafeltria) impe<strong>di</strong>vano all’oratore<br />
<strong>di</strong> partire subito per Sant’Agata <strong>Feltria</strong>,<br />
oppure Pesaro si <strong>di</strong>menticava che esisteva<br />
Sant’Agata. Insomma o con una scusa<br />
o con un’altra, voi avete avuto sempre<br />
ragione! Vergogna! Che razza <strong>di</strong> organizzatori<br />
siete, <strong>di</strong>temelo! È mai possib<strong>il</strong>e<br />
che quando un oratore <strong>di</strong> enorme mole,<br />
debba giungere quassù tra questi monti,<br />
debba sempre far fare le spese a noi, che<br />
proprio non c’entriamo? E chi ha mai<br />
vista la faccia <strong>di</strong> Tupini, <strong>di</strong> Tambroni, e<br />
<strong>di</strong> tanti altri cannoni d’oratoria a Sant’Agata<br />
<strong>Feltria</strong>? Quella <strong>di</strong> ieri è stata la<br />
più grande beffa, che noi abbiamo potuto<br />
subire. Pensare che non c’era alcun<br />
comizio, e che solo i nostri oratori potavano<br />
parlare a loro piacimento e con un<br />
pubblico foltissimo, delle rare occasioni,<br />
<strong>di</strong>spostissimo a sentire la voce della<br />
DC, che qui a Sant’Agata non si è fatta<br />
sentire che con fleb<strong>il</strong>i accenti! Bella figu-<br />
ra ci avete fatto fare, e che bel piatto <strong>di</strong><br />
staff<strong>il</strong>ate ben con<strong>di</strong>te ci avete procurato<br />
ieri, quando appena un’ora dopo che i<br />
moschettieri <strong>di</strong> Pesaro, (si sono presentati<br />
un’ora dopo <strong>di</strong> quella fissata), siamo<br />
stati assaliti dalla sinistra e dalla destra,<br />
imbevuti <strong>di</strong> satanico veleno contro <strong>di</strong><br />
noi! Dimmi tu cosa dovevo rispondere,<br />
cosa dovevo fare per <strong>di</strong>fendere voi?! Sim<strong>il</strong>i<br />
azioni, fanno male e sono avv<strong>il</strong>enti,<br />
perché se fosse la prima volta, pazienza,<br />
ma è la nona volta che accadono, e credo<br />
che la misura sia ormai colma.<br />
Tupini mi ha scritto confermandomi<br />
la sua venuta a Sant’Agata <strong>Feltria</strong>! Ma<br />
non credo neppure a lui perché tanto<br />
siete voi che destinate gli oratori. Io non<br />
chiedo più alcun oratore, fate pure, e<br />
continuate a far rimanere senza, un centro<br />
<strong>di</strong> quasi 7000 abitanti, vedrete che<br />
raccoglierete molti frutti! Non vi sarà<br />
più tanta gente come ieri a mezzogiorno!<br />
Non vi sarà più tanta gente come<br />
ieri, nemmeno se venisse De Gasperi o<br />
Scelba. Si era destinato <strong>il</strong> comizio per<br />
le ore 12 ed alle 12 si doveva iniziare.<br />
Qui la gente, quando sono le 12,30 al<br />
massimo, va a mangiare, e non sta più<br />
in piazza per sua abitu<strong>di</strong>ne. Sarebbe ora<br />
che gli oratori e voi che li destinate ubbi<strong>di</strong>scano<br />
a noi per gli orari, e voi poi non<br />
dovete caricare su una stessa persona 5<br />
o 6 comizi, facendo in modo <strong>di</strong> lasciare<br />
a bocca asciutta un grosso Comune che<br />
mai ha sentito la parola <strong>di</strong> forti oratori,<br />
e che in totale ha contato in 5 battaglie<br />
elettorali soltanto 7 comizi! Pagherete<br />
caro lo scorno <strong>di</strong> ieri, non dubitate<br />
e presto ve ne pentirete! Cosa venite a<br />
fare a Sant’Agata per prendere accor<strong>di</strong>,<br />
quando in pratica essi non valgono nulla?<br />
Che gente siete, laggiù a Pesaro? Non<br />
sapete che chi organizza deve prevedere<br />
tutto? Non sapete che Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
l’avete sempre lasciata in abbandono?<br />
Belle figure ci fate fare, e quanta e quale<br />
esca per i palati rossi e neri! Appena<br />
giunti a Sant’Agata, Forlani e Muscinelli<br />
hanno dovuto fare <strong>di</strong>etro-front, e<br />
sono andati a mangiare le tagliatelle a<br />
Perticara, nel Comune <strong>di</strong> Novafeltria,<br />
quel Comune che spesso registra oratori<br />
<strong>di</strong> fama nazionale, quali Tupini Umberto,<br />
Tupini Giorgio, Tambroni, De’ Cocci,<br />
Delle Fave, Forlani, ecc. I cannoni<br />
o i cannoncini, girano sempre al largo<br />
da Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, qui non mandate<br />
nemmeno le mezze figure, come vuoi<br />
che noi abbiamo fiducia più <strong>di</strong> voi!<br />
Domenica prossima vi saranno tre comizi<br />
qui a Sant’Agata <strong>Feltria</strong>: uno dei<br />
comunisti, uno dei socialdemocratici<br />
ed uno dei missini. Per <strong>il</strong> PSDI parlerà<br />
senz’altro <strong>il</strong> Sen. F<strong>il</strong>ippini, qui da tutti<br />
ben voluto ed apprezzato, per <strong>il</strong> MSI<br />
parlerà un vice-segretario centrale. Noi<br />
staremo a bocca asciutta. Bada bene che<br />
gli oratori parleranno tutti fra le 11,30 e
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
le 12,30. Da considerare che i comunisti<br />
hanno avuto fino a tutto <strong>il</strong> 1 maggio<br />
1953 ben 11 oratori (tre in paese e 8<br />
nelle frazioni), <strong>il</strong> M.S.I. uno, i liberali<br />
uno; noi nessuno. Io non ti chiedo per<br />
domenica <strong>il</strong> comizio, sarebbe un lusso<br />
per noi, perché tanto con tre comizi già<br />
in programma non ci sarebbe posto per<br />
un quarto. Ci avete burlato per la nona<br />
volta, e sempre per cause non imputab<strong>il</strong>i<br />
alla vostra perfetta organizzazione<br />
quin<strong>di</strong> non ci darete la prossima volta<br />
l’ennesimo pesce d’apr<strong>il</strong>e fuori stagione.<br />
Ieri alle 16 circa si è riunito <strong>il</strong> Direttivo<br />
<strong>di</strong> Sezione: non si chiederà nessun<br />
oratore a Pesaro, perché l’esperienza ci<br />
ha insegnato che tanto non vale la pena<br />
chiedere, lavorare, faticare, per poi fare<br />
delle figure del genere. Non vi cre<strong>di</strong>amo<br />
più e non contate affatto su <strong>di</strong> noi per<br />
l’avvenire. Da sempre ci avete trattato<br />
poco bene, e nel vostro itinerario avete<br />
sempre cancellato Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
perché troppo lontana e perché poca importanza<br />
ha avuto nel vostro gioco politico<br />
e <strong>di</strong> organizzazione. L’avete sempre<br />
inclusa a strappetti, con fatica e per solo<br />
pochi minuti, e quelle poche inclusioni<br />
hanno avuto l’esito <strong>di</strong> ieri (o la gomma<br />
STORIA LOCALE<br />
sgonfiata, o un incidente <strong>di</strong> macchina,<br />
o qualche altro <strong>di</strong>avolo). Ci sono delle<br />
zone che hanno avuto oratori a bizzeffe,<br />
e mai hanno fatto c<strong>il</strong>ecca. Delle piccole<br />
frazioni hanno avuto l’onore della cronaca!<br />
Noi niente! Ma cosa vuoi che io<br />
man<strong>di</strong> a stampare sui giornali, <strong>di</strong>mmi,<br />
che cosa?!?! I fiaschi <strong>di</strong> ieri??<br />
Ora stammi a sentire bene (questo che<br />
<strong>di</strong>co va contro al deliberato del Direttivo,<br />
che presto giungerà al Comitato<br />
Provinciale); qui non voglio i seguenti<br />
oratori: Coli, Boi<strong>di</strong>, Muscinelli, Guasco.<br />
O buoni, o niente! A Sant’Agata non<br />
parleranno che calibri grossi! Per tutti<br />
gli altri le porte saranno chiuse, senza rispetto<br />
per nessuno, anche se sono onorevoli!<br />
Li faremo tornare in<strong>di</strong>etro, come<br />
ho fatto ieri con Forlani e Muscinelli,<br />
con la coda fra le gambe!<br />
È ora che ci rispettiate, e credo che un<br />
po’ <strong>di</strong> voce l’abbia anche Sant’Agata in<br />
seno al Partito! Abbiamo urlato anche<br />
troppo, ora facciamo i fatti!<br />
Siete avvertiti! Se registrerete delle brutte<br />
sorprese, le avete volute voi! È da sempre<br />
che ci trascurate, perciò ogni vostra scusa<br />
non regge! Ci avete presenti soltanto<br />
quando chiedete l’intensificazione del<br />
<strong>La</strong> torre <strong>di</strong> Pereto<br />
Pereto (detto “Bruciato” per <strong>di</strong>stinguerlo<br />
da Pereto Buio che si trova non molto<br />
<strong>di</strong>stante, sul torrente Para), è una frazione<br />
del Comune <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>,<br />
ubicata sullo spartiacque fra <strong>il</strong> fiume Savio<br />
e <strong>il</strong> Marecchia.<br />
Con ogni probab<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> Castello <strong>di</strong> Pereto<br />
fu legato con l’Abbazia della SS. Trinità<br />
<strong>di</strong> Montercole, e poi con le vicende<br />
<strong>di</strong> S. Agata. Nel 1328 figurava come<br />
possesso dei Faggiolani, per un <strong>di</strong>ploma<br />
<strong>di</strong> Ludovico <strong>il</strong> Bavaro. Nel 1356 <strong>il</strong><br />
castrum <strong>di</strong> “Percete” (leggasi «Pereti»)<br />
risultava incluso nella descrizione albornoziana<br />
fra le terre del rettorato <strong>di</strong><br />
Sant’Agata. Nel 1410 papa Gregorio<br />
XII infeudò vari castelli e territori della<br />
valle del Marecchia, fra cui Pereto, al<br />
nipote Paolo Correr. Dopo un successivo<br />
predominio dei Malatesta, nel 1463<br />
anche Pereto, con tutto <strong>il</strong> santagatese,<br />
fu ricompresso nello stato urbinate<br />
<strong>di</strong> Federico da Montefeltro. Nel 1490<br />
i territori del Rettorato furono dati in<br />
dote a Gent<strong>il</strong>e, figlia del duca urbinate,<br />
9<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
tesseramento od altro, ma quando voi<br />
dovete agire per noi, quasi quasi chiedete<br />
se sia <strong>il</strong> caso o meno <strong>di</strong> pensare a<br />
Sant’Agata <strong>Feltria</strong>!! Sant’Agata <strong>Feltria</strong> è<br />
sempre l’ultima; un Comune che conta<br />
quasi 7000 abitanti ed ha ben 14 frazioni,<br />
dovrebbe essere più considerato, non<br />
cre<strong>di</strong>? Noi, con voi saremo severissimi,<br />
perché essendo stati troppo buoni fino a<br />
ieri, abbiamo subito troppe <strong>di</strong>s<strong>il</strong>lusioni.<br />
Qui <strong>il</strong> comunismo è forte, <strong>il</strong> MSI si sta<br />
ingrandendo a gran<strong>di</strong> passi (prende un<br />
po’ da tutti i partiti, ma più <strong>di</strong> tutto da<br />
noi!) Quanti amici ieri hanno maledetto<br />
<strong>il</strong> giorno in cui la provincia <strong>di</strong> Pesaro<br />
non ci ha mollati per quella <strong>di</strong> Forlì!!<br />
Quante imprecazioni sono volate contro<br />
gli oratori e contro la DC <strong>di</strong> Pesaro,<br />
per le belle cose che combina a getto<br />
continuo nei confronti <strong>di</strong> Sant’Agata!<br />
Mi pare <strong>di</strong> essermi abbastanza spiegato.<br />
Se ancora non hai capito, come quassù<br />
la pensiamo, vuol <strong>di</strong>re che parliamo<br />
<strong>di</strong>versi linguaggi, e che non è quin<strong>di</strong> <strong>il</strong><br />
caso <strong>di</strong> continuare a lavorare per la gloria<br />
<strong>di</strong> nessuno! Con tanti auguri.<br />
Lettera ine<strong>di</strong>ta della dC santagatese<br />
alla dC <strong>di</strong> Pesaro,<br />
scritta da Luigi Ospici nel dopoguerra<br />
la quale era andata in sposa ad Agostino<br />
Fregoso <strong>di</strong> Genova.<br />
<strong>La</strong> piccola torre attualmente esistente<br />
sullo spalto più alto della roccia che<br />
spiomba a picco sul piccolo borgo <strong>di</strong> Pereto,<br />
sembra essere una tarda ricostruzione<br />
impostata sul luogo <strong>di</strong> una più<br />
antica struttura.<br />
Attualmente è a<strong>di</strong>bita a piccionaia, con<br />
l’ingresso a sud-est e piccole aperture<br />
per colombi. Il tetto è a doppio spiovente<br />
coperto con mattoni e coppi. Appare<br />
chiaro l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> pietre squadrate<br />
per i cantonali, mentre le pareti sono<br />
costituite da pietrame irregolare gettato<br />
alla rinfusa. Restano ancora ben visib<strong>il</strong>i<br />
alcune parti intonacate con calce.<br />
Scheda d’identità:<br />
Comune <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong> - pianta:<br />
quadrangolare - lati m. 3,60 - 3,40<br />
- Sv<strong>il</strong>uppo: parallelepipedo - altezza: m.<br />
4,20<br />
Tratto da Le torri del Montefeltro<br />
e della Massa Trabaria<br />
<strong>di</strong> Francesco Vittorio Lombar<strong>di</strong>
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
LETTERA APERTA<br />
Un paese, una biblioteca,<br />
un pugno <strong>di</strong> libri<br />
Gent<strong>il</strong>e Sindaco, l’altro giorno ho<br />
letto un interessante articolo su<br />
“Fahrenheit 451”, ha presente<br />
<strong>il</strong> libro? Ne hanno tratto anche un bellissimo<br />
f<strong>il</strong>m <strong>di</strong>retto da Truffaut. Oggi<br />
se ne propone una versione teatrale con<br />
la regia <strong>di</strong> Luca Ronconi. Mi permetto<br />
<strong>di</strong> rinfrescarle brevemente la trama:<br />
“in una società del futuro totalitaria e<br />
<strong>di</strong>spotica tutti i libri sono fuor<strong>il</strong>egge<br />
perché considerati pericolosi. Le forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questo regime devono,<br />
perciò, <strong>di</strong>struggerli con <strong>il</strong> fuoco per non<br />
lasciarne traccia, e si deve arrestare chi<br />
li possiede. Una setta <strong>di</strong> uomini-libro,<br />
allora, li impara a memoria per mantenerne<br />
<strong>il</strong> ricordo”<br />
Perché leggendo l’articolo, ripensando<br />
al libro e al f<strong>il</strong>m io ho fatto un collegamento<br />
con <strong>il</strong> Premio Letterario Il Pungitopo,<br />
e con <strong>il</strong> nostro paese oggi??<br />
Perché <strong>di</strong> suggestioni ce ne sono tante.<br />
L’incen<strong>di</strong>o della Biblioteca <strong>di</strong> Alessandria<br />
ben cinquem<strong>il</strong>a anni fa. I roghi <strong>di</strong><br />
libri nelle strade <strong>di</strong> Berlino sotto <strong>il</strong> regime<br />
nazista negli anni bui <strong>di</strong> Hitler con<br />
la censura e la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong><br />
libri, la minaccia che ha gravato sulla<br />
cultura nell’epoca del maccartismo in<br />
America. Tutto questo sta lì a <strong>di</strong>rmi che<br />
oggi i libri non li bruciamo più, ma non<br />
li facciamo vivere, non li rispettiamo,<br />
non li leggiamo. Non li sappiamo usare.<br />
Penso, così, che alla morte della cultura<br />
corrisponde, purtroppo, la <strong>di</strong>struzione<br />
delle menti libere così <strong>di</strong> cedere ad ogni<br />
<strong>di</strong>ttatura. Ho così pensato al Pungitopo,<br />
questo Premio letterario che credevo<br />
ricchezza e vanto della Comunità quale<br />
importante volano culturale per l’intera<br />
Vallata e che oggi è morto e sepolto.<br />
Penso anche agli oltre 2000 ine<strong>di</strong>ti che<br />
giacciono, se ancora esistono, <strong>di</strong>menticati<br />
da oltre 4 anni, nell’umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un<br />
vecchio stab<strong>il</strong>e. Penso anche alla mia<br />
personalissima storia. Tra me, la mia famiglia<br />
e i libri è sempre stato amore a<br />
prima vista e davvero dall’età <strong>di</strong> cinque<br />
anni i libri hanno completamente dominato<br />
la mia vita. Appena io e i miei<br />
fratelli Antonio e Benny avevamo in tasca<br />
un po’ <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> ci precipitavamo in<br />
libreria, anche in quelle antiquarie come<br />
la Veronese <strong>di</strong> Bologna già frequentata<br />
da Carducci e Pasolini, a comperare<br />
anche le e<strong>di</strong>zioni più economiche. Ho<br />
costruito la mia personalità e la mia cultura<br />
andando in libreria e frequentando<br />
le odorose biblioteche e poi leggendo<br />
e amando i libri con voracità mista ad<br />
amore. Rifletto, così, sul fatto che Lei,<br />
Signor Sindaco, quando si è decisa la<br />
Fosse “biologiche”:<br />
elogio dell’immon<strong>di</strong>zia<br />
Siamo tutti d’accordo, oggi <strong>il</strong> trash è <strong>di</strong> gran moda. È per questo motivo<br />
che anche a Sant’Agata la sporcizia la fa da padrone. Chissà se ai nostri<br />
pochi e smarriti turisti la nostra sporcizia piace: è sicuramente strategica la<br />
scelta <strong>di</strong> posizionare proprio sotto <strong>il</strong> percorso de<strong>di</strong>cato alle Fosse una bella<br />
coppia <strong>di</strong> cassonetti: chi l’ha pensata ha sicuramente calcolato che l’olezzo<br />
esalato dal pattume invoglia <strong>il</strong> turista a soffermarsi sulla targa, e ancor <strong>di</strong><br />
più lo invita a salire quei magici gra<strong>di</strong>ni alla ricerca della <strong>Rocca</strong> Perduta.<br />
Per non parlare poi del meraviglioso impatto estetico: questo verde ban<strong>di</strong>era<br />
insieme ai coloratissimi sacchetti <strong>di</strong> plastica si abbina perfettamente<br />
all’ambiente circostante. Non posso credere che non esistano alternative.<br />
Alessandra<br />
consigliere comunale rompiscatole<br />
Piazzettta Fabri, lunedì 21 maggio <strong>2007</strong> ore 11.30<br />
10<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
morte del Premio Letterario, quando gli<br />
ine<strong>di</strong>ti sono spariti, non ha mosso un<br />
<strong>di</strong>to per salvarli.<br />
Ha, invece, rinnovato stima e fiducia<br />
con triennali convenzioni a chi ha operato<br />
questo scempio.<br />
Lei ha fatto (sempre per citare!) come<br />
Faber, l’intellettuale del romanzo, persona<br />
debole, incapace <strong>di</strong> scelte coraggiose.<br />
Faber si nasconde, sa dov’è la verità<br />
ma si limita a suggerirla all’orecchio <strong>di</strong><br />
Montag, <strong>il</strong> pompiere che brucia i libri,<br />
attraverso un auricolare. Oggi mi giunge<br />
voce che presto a Sant’Agata ci sarà<br />
una biblioteca. Come, dove, chi, quando,<br />
perché?? (ricorda i 5 W del giornalismo<br />
inglese?).<br />
I ben informati mi suggeriscono che Lei<br />
ha pensato ad una ipotesi alla Bradbury<br />
che nel romanzo demanda ai Vig<strong>il</strong>i del<br />
Fuoco <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> appiccare incen<strong>di</strong>:<br />
Lei pensa <strong>di</strong> affidare a chi ha ucciso un<br />
premio letterario e centinai <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>ti la<br />
realizzazione <strong>di</strong> una biblioteca… Allora,<br />
nella civ<strong>il</strong>tà dell’assurdo, penso a Totò…<br />
“ma mi faccia <strong>il</strong> piacere…”.<br />
Gent<strong>il</strong>e Sindaco, io oggi credo che questo<br />
fuoco contro i libri sia davvero una<br />
metafora: è, in verità, l’oblio contro la<br />
memoria perché solo <strong>il</strong> libro è l’accrescimento<br />
culturale della memoria collettisegue<br />
a pag 12
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
STORIA E ATTUALITÀ<br />
Il <strong>giornale</strong> del tuo paese<br />
Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e <strong>di</strong>stribuire<br />
<strong>il</strong> <strong>giornale</strong>, grazie al lavoro <strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> Enzo Liverani,<br />
alle fotografie <strong>di</strong> Marco Zanchini, a Paola Boldrini, a Mario<br />
Nalin, ad Alessia Dellamea, e ad Arrigo Bonci che coor<strong>di</strong>na la<br />
<strong>di</strong>stribuzione, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come<br />
sempre. Se <strong>il</strong> <strong>giornale</strong> vi piace <strong>di</strong>telo ai vostri amici, e chiedete<br />
loro <strong>di</strong> sottoscrivere, per ricevere regolarmente la <strong>Rocca</strong>! Se volete<br />
aiutarci a fare più bello questo <strong>giornale</strong>, inviateci articoli,<br />
fotografie, ricor<strong>di</strong>, lettere e commenti. Se non siete d’accordo<br />
con <strong>il</strong> contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente<br />
volete <strong>di</strong>re la vostra opinione, scriveteci.<br />
NOVITA’ le sottoscrizioni per la <strong>Rocca</strong> possono essere effettuate<br />
anche presso la nuova cartolibraria in Piazza Garibal<strong>di</strong> a<br />
S. Agata, dove si possono or<strong>di</strong>nare anche i vecchi numeri del<br />
<strong>giornale</strong>.<br />
11<br />
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
I Cappuccini a Sant’Agata <strong>Feltria</strong><br />
Come un somarello<br />
All’ombra della rocca dei conti Fregoso,<br />
tra le ver<strong>di</strong> colline del Montefeltro,<br />
si adagia Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, “Città del<br />
tartufo” e “Paese del Natale”. Ma la notorietà<br />
<strong>di</strong> queste fiere <strong>di</strong>ce la minima<br />
parte <strong>di</strong> questo paesaggio ricco <strong>di</strong> storia,<br />
<strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> religiosità. Oltre alle<br />
antiche presenze dei monaci Camaldolesi,<br />
Agostiniani e Francescani, da tempo<br />
scomparse, sopravvivono le sorelle<br />
Clarisse, le suore <strong>di</strong> S. Dorotea e i Frati<br />
Cappuccini.<br />
Subito sopra <strong>il</strong> paese, <strong>il</strong> conventino dei<br />
Cappuccini, come un somarello selvatico,<br />
solo in parte addomesticato, va trotterellando<br />
tra pini, abeti, querce e fughe<br />
<strong>di</strong> archi. Fondato nel 1573 per grande<br />
desiderio della contessa Lucrezia Fregoso<br />
Vitelli, <strong>il</strong> convento cominciò a vivere<br />
con la presenza <strong>di</strong> cinque-otto frati<br />
che a lungo offrirono alla gente, grande<br />
esempio <strong>di</strong> fraternità, laboriosità e preghiera.<br />
Ad attirare la devozione dei fedeli poi<br />
contribuì un quadro della vergine Immacolata<br />
che nel 1796-97 e nel 1850<br />
più volte mosse gli occhi sulla gente in<br />
SOTTOSCRIZIONI<br />
S<strong>il</strong>via Cappelli, via Giannini S. Agata<br />
Adriano Mazzini, S. Agata<br />
Luigi Ricci, Limbiate<br />
Iris Dall’Ara via Giannini 16 S. Agata<br />
Gabriella Polidori, S. Agata<br />
Grazie Bartolini, S. Agata<br />
Marco Manni, Brescia<br />
Paola Para, S. Agata<br />
Cleo Daniela, Rimini<br />
Ettore Sampaoli, Palazzolo M<strong>il</strong>anese<br />
Luciano Spada, S. Agata<br />
Nello Rinal<strong>di</strong>, Maiano<br />
Caterina Ceresani, via Lucignano 66<br />
Savignano <strong>di</strong> Rigo (FO)<br />
Comitato per la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Petrella Gui<strong>di</strong><br />
Renzo Paci, S. Agata<br />
Mirella Opran<strong>di</strong>, S. Agata<br />
Tiziana Tontoni, S. Agata<br />
Arnaldo Vicini, Longiano<br />
preghiera, in segno <strong>di</strong> tenerezza e protezione.<br />
In seguito a questi eventi pro<strong>di</strong>giosi,<br />
si volle erigere alla Madonna una<br />
cappella più decorosa, che in tempi successivi<br />
ebbe ulteriori migliorie.<br />
Così Sant’Agata <strong>di</strong>venne un piccolo<br />
Santuario Mariano dove la vergine continua<br />
a <strong>di</strong>spensare luce, grazia e coraggio<br />
ai tribolati dalla vita che ricorrono<br />
a Lei.<br />
L’eremo nel vig<strong>il</strong>e s<strong>il</strong>enzio<br />
Sant’Agata e <strong>di</strong>ntorni è sempre stata<br />
terra feconda <strong>di</strong> tante vocazioni, per<br />
cui è particolarmente cara a tutti noi,<br />
che in queste zone affon<strong>di</strong>amo le ra<strong>di</strong>ci<br />
della nostra spiritualità. Ricor<strong>di</strong>amo<br />
che a circa 15 ch<strong>il</strong>ometri da qui, si trova<br />
Bascio, da cui nel 1530 proviene un<br />
certo frate Matteo, primo “inventore”<br />
dell’Or<strong>di</strong>ne dei Cappuccini. Ho detto<br />
inventore perché da lui ci deriva quello<br />
spirito così particolare che fa <strong>di</strong>re alla<br />
gente della zona: «Se non ci fossero i frati<br />
cappuccini bisognerebbe inventarli».<br />
È per questo che ancor oggi – proprio<br />
perché <strong>di</strong>minuiti <strong>di</strong> numero, come tutti<br />
i religiosi, del resto – siamo <strong>di</strong>ventati<br />
razza protetta.<br />
Dal 1994, <strong>il</strong> convento è stato destinato<br />
a casa <strong>di</strong> accoglienza e d’incontro.<br />
Oggi Sant’Agata durante la settimana è<br />
un eremo pervaso da un vig<strong>il</strong>e s<strong>il</strong>enzio,<br />
mentre, nei fine settimana e nel periodo<br />
estivo, è ravvivato dalla presenza <strong>di</strong><br />
gruppi <strong>di</strong> ragazzi, giovani e gruppi <strong>di</strong> famiglie,<br />
con esperienze <strong>di</strong> crescita umana<br />
e spirituale.<br />
Dal momento che la zona <strong>di</strong> montagna<br />
si presta, siamo lieti <strong>di</strong> offrire spazi e<br />
tempi che fac<strong>il</strong>itano la riscoperta <strong>di</strong> Dio<br />
in sé, negli altri e nel creato.<br />
Così anche la “fraternità” <strong>di</strong> questo frate<br />
(lo scrivente) sperso tra i monti, ne guadagna<br />
in profon<strong>di</strong>tà, penetrando più intimamente<br />
nello spirito del Signore che<br />
anima tutte le cose. Ne guadagna pure<br />
in apertura perché, nell’accogliere tante<br />
persone, può con<strong>di</strong>videre gioie, dolori e<br />
speranze <strong>di</strong> chi cerca la luce e la grazia,<br />
per dare un senso nuovo alla vita e <strong>il</strong> coraggio<br />
<strong>di</strong> una fede viva e gioiosa.<br />
Frate Giacomo Umberto Cola<br />
Liberamente tratto da<br />
Messaggero Cappuccino (maggio <strong>2007</strong>)<br />
Per contattare <strong>il</strong> convento <strong>di</strong> Sant’Agata:<br />
tel e fax: 0541-929623<br />
Come e quanto<br />
sottoscrivere?<br />
Or<strong>di</strong>nario 13 euro<br />
Sostenitore 15 euro<br />
Benemerito 25 euro<br />
Le sottoscrizioni possono<br />
essere inviate alla<br />
redazione della <strong>Rocca</strong>,<br />
Casella Postale 26,<br />
61019 S. Agata <strong>Feltria</strong><br />
(Pesaro), oppure possono<br />
essere consegnate<br />
ai vari collaboratori che<br />
<strong>di</strong>stribuiscono (volontariamente)<br />
<strong>il</strong> <strong>giornale</strong>.
<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />
RICORDI<br />
Padre Marella a S. Agata<br />
Come i lettori ricorderanno abbiamo<br />
in programma <strong>di</strong> organizzare<br />
una mostra su Don Olindo<br />
Marella. Mentre <strong>il</strong> Comune tiene ancora<br />
vuote le stanze dalle quali ci ha sfrattato<br />
<strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2006 assieme alla mostra<br />
de<strong>di</strong>cata a Padre Agostino, stiamo ancora<br />
cercando una sede appropriata per questa<br />
nuova iniziativa. Intanto vi proponiamo<br />
alcuni brani tratti dal volume <strong>di</strong> Michele<br />
Marino “Una lettera a Padre Marella”.<br />
Tutti a mietere <strong>il</strong> grano<br />
A Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, in caso <strong>di</strong> bisogno,<br />
dovevamo dare una mano ai lavori dei<br />
campi. Era mezzogiorno e non avevamo<br />
neppure finito <strong>di</strong> mangiare, quando<br />
Sandro, assistente della casa <strong>di</strong> sopra<br />
ci <strong>di</strong>sse: «So che questa sera avete programmato<br />
<strong>di</strong> andare al cinema in paese;<br />
però prima dovete tagliare e legare<br />
in covoni <strong>il</strong> campo <strong>di</strong> grano che è <strong>di</strong> là<br />
della strada».<br />
Io e gli altri gran<strong>di</strong>celli, ci trovammo<br />
con una falce in mano ed in poco tempo<br />
dovemmo imparare ad usarla, l’assistente<br />
faceva delle urla e minacciava <strong>di</strong><br />
prendere a pedate chi si fosse ferito. Ci<br />
mettemmo tutti all’opera: chi tagliava,<br />
chi legava, chi caricava <strong>il</strong> grano sul carro<br />
trainato da una mucca, accompagnata<br />
da uno dei “senatori”.<br />
Furono <strong>di</strong>versi i viaggi per portare <strong>il</strong><br />
grano alla “Motta”, dove <strong>il</strong> giorno dopo<br />
sarebbe arrivata la trebbiatrice; in poche<br />
parole, prima del calar del sole tutto <strong>il</strong><br />
lavoro era finito, e la sera potemmo andare<br />
al cinema.<br />
Eravamo tutti molto stanchi, per me<br />
come per gli altri, era la prima volta che<br />
tagliavamo <strong>il</strong> grano. Nessuno aveva voglia<br />
<strong>di</strong> correre come eravamo soliti fare,<br />
ma tutti volevamo andare, perché <strong>il</strong> cinema<br />
ci offriva l’occasione buona per<br />
vedere le ragazze e, sinceramente, ci si<br />
andava più per loro che per <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m.<br />
Le campane<br />
<strong>di</strong> San Girolamo<br />
Il trenta <strong>di</strong> settembre, la festa <strong>di</strong> San<br />
Girolamo, <strong>il</strong> Padre arrivava a Sant’Agata.<br />
Per quelle circostanze non mancava<br />
mai, e portava con sé i ragazzi che erano<br />
rimasti a Bologna. Noi gran<strong>di</strong>celli avevamo<br />
<strong>il</strong> compito <strong>di</strong> suonare le campane<br />
a festa. Salivamo sul campan<strong>il</strong>e (non<br />
so perché le corde delle campane erano<br />
sempre rotte) e, preso per mano <strong>il</strong> “batocchio”<br />
cominciavamo un concerto<br />
che non finiva più, senza un ritmo ben<br />
preciso, anche se ci mettevamo tutta la<br />
nostra buona volontà.<br />
A me piaceva suonare le campane anche<br />
se la paura <strong>di</strong> stare sul campan<strong>il</strong>e era<br />
tanta. (…)<br />
Un’altra mia passione era la lambretta.<br />
Prima che <strong>il</strong> Padre morisse, sono ritornato<br />
a San Girolamo per l’ultima volta<br />
con quella bellissima lambretta, che <strong>il</strong><br />
Padre mi aveva affidata. Erano gli anni<br />
in cui si cantava “mettete dei fiori nei<br />
vostri cannoni” ed io avevo <strong>di</strong>pinto dei<br />
fiori sui bandoni della lambretta.<br />
<strong>La</strong> banda musicale<br />
Nella Città dei Ragazzi avevamo anche<br />
una banda musicale, vanto <strong>di</strong> Padre Marella<br />
che Egli portava ad ogni manifestazione.<br />
Non ricordo festa senza la nostra<br />
banda.<br />
Anch’io ne ho fatto parte con orgoglio.<br />
Come primo strumento ho suonato la<br />
“Gran cassa”. Il compagno titolare <strong>di</strong><br />
tale strumento si allontanò dall’opera<br />
per qualche mese ed avendo già preso<br />
degli impegni per delle manifestazioni,<br />
<strong>il</strong> maestro <strong>di</strong> musica si trovò a dover<br />
fare un “provino” a coloro che erano più<br />
avanti con lo stu<strong>di</strong>o del solfeggio; io che<br />
ero desideroso <strong>di</strong> entrare nella famosa<br />
banda quanto prima, riuscii a superare<br />
l’esame. Per circa un anno ho suonato la<br />
gran cassa, poi <strong>il</strong> “genis” uno strumento<br />
in ottone a fiato che serviva d’accompagnamento.<br />
Dopo un anno d’accompagnamento<br />
già suonavo <strong>il</strong> “Flicorno”.<br />
Quando in occasione della festa del Patrono<br />
<strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, inaugurarono<br />
le nuove scuole del paese, de<strong>di</strong>cate<br />
a Suor Caterina Elkan che era stata la<br />
superiora delle suore <strong>di</strong> Padre Marella,<br />
la nostra banda fu la protagonista della<br />
giornata.<br />
Partimmo presto da San <strong>La</strong>zzaro con <strong>il</strong><br />
nostro “pulmann gran turismo”, <strong>il</strong> solito<br />
tigrotto guidato dal nostro bravo autista<br />
Giosuè. Alle ore otto e trenta eravamo<br />
già davanti alle scuole <strong>di</strong> Sant’Agata<br />
<strong>Feltria</strong>, con gli strumenti in mano ed <strong>il</strong><br />
Padre con noi. Io allora suonavo <strong>il</strong> “Flicorno<br />
in mi bemolle”, uno strumento<br />
sim<strong>il</strong>e alla tromba, ma che faceva delle<br />
note più acute.<br />
Il Padre era in prima f<strong>il</strong>a con la barba<br />
12<br />
Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />
dritta in segno <strong>di</strong> preoccupazione, perché<br />
non erano arrivati ancora tutti gli<br />
invitati. Finalmente, dopo l’arrivo del<br />
Sindaco e delle autorità civ<strong>il</strong>i e religiose<br />
e dell’on. Giovanni Elkan, figlio <strong>di</strong><br />
suor Caterina, la banda suonò i pezzi<br />
musicali già precedentemente preparati<br />
e stu<strong>di</strong>ati.<br />
Tutto è andato nel migliore dei mo<strong>di</strong>.<br />
Finito <strong>il</strong> pranzo siamo tornati a San <strong>La</strong>zzaro.<br />
Il Padre venne con noi e si mise<br />
<strong>di</strong>etro <strong>il</strong> se<strong>di</strong>le dell’autista, la poltrona<br />
era, come al solito, una cassetta rovesciata.<br />
Quello era <strong>il</strong> suo posto, ed io, tanti<br />
colloqui con <strong>il</strong> Padre, li ho avuti proprio<br />
<strong>di</strong>etro i se<strong>di</strong>li. Mi sedevo <strong>di</strong> fianco a Lui<br />
e parlavo, parlavo (…).<br />
segue da pag. 10<br />
va. Gli ultimi avvenimenti accaduti<br />
in paese mi fanno invece pensare che<br />
è forte la voglia <strong>di</strong> togliere al citta<strong>di</strong>no<br />
la volontà <strong>di</strong> ricordare per decidere.<br />
Mi spiego meglio. Quando<br />
sono venuta a vivere a Sant’Agata<br />
l’ho fatto anche spinta dall’idea che<br />
questo paese fosse un luogo <strong>di</strong> relazioni<br />
umane, <strong>di</strong> scambio, <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camento.<br />
Oggi mi guardo intorno e<br />
mi rendo conto che non è più così.<br />
Le relazioni umane stanno pian piano<br />
morendo lasciando <strong>il</strong> posto a rapporti<br />
ut<strong>il</strong>itaristici e <strong>di</strong>sumanizzanti.<br />
Non ne avverte Lei un po’ <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità?<br />
Sono partita da Fahrenheit 451 (è<br />
<strong>il</strong> grado <strong>di</strong> calore con cui prendono<br />
fuoco i libri!!) perché ho sempre pensato<br />
che un libro può aiutare anche a<br />
salvarci la vita, perché ricordo come<br />
era ricco <strong>di</strong> presenze, <strong>di</strong> cervelli, <strong>di</strong><br />
umanità <strong>il</strong> paese al tempo felice de Il<br />
Pungitopo, perché non ho mai avuto<br />
la truce tentazione <strong>di</strong> intellettualizzare<br />
l’intera comunità, ma sognavo<br />
per Sant’Agata una biblioteca/archivio<br />
piena <strong>di</strong> libri per tutti per poter<br />
urlare, come insegna Ray Bradbury,<br />
l’autore <strong>di</strong> fahrenheit 451: “Andate<br />
in biblioteca come ho fatto io, <strong>di</strong>vertitevi<br />
un mondo a leggere e crescete<br />
grazie ai libri.”<br />
Fioretta Faeti Barbato