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Rocca di Giugno 2007 - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria ...

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<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong><br />

RICORDI<br />

Padre Marella a S. Agata<br />

Come i lettori ricorderanno abbiamo<br />

in programma <strong>di</strong> organizzare<br />

una mostra su Don Olindo<br />

Marella. Mentre <strong>il</strong> Comune tiene ancora<br />

vuote le stanze dalle quali ci ha sfrattato<br />

<strong>il</strong> 31 <strong>di</strong>cembre 2006 assieme alla mostra<br />

de<strong>di</strong>cata a Padre Agostino, stiamo ancora<br />

cercando una sede appropriata per questa<br />

nuova iniziativa. Intanto vi proponiamo<br />

alcuni brani tratti dal volume <strong>di</strong> Michele<br />

Marino “Una lettera a Padre Marella”.<br />

Tutti a mietere <strong>il</strong> grano<br />

A Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, in caso <strong>di</strong> bisogno,<br />

dovevamo dare una mano ai lavori dei<br />

campi. Era mezzogiorno e non avevamo<br />

neppure finito <strong>di</strong> mangiare, quando<br />

Sandro, assistente della casa <strong>di</strong> sopra<br />

ci <strong>di</strong>sse: «So che questa sera avete programmato<br />

<strong>di</strong> andare al cinema in paese;<br />

però prima dovete tagliare e legare<br />

in covoni <strong>il</strong> campo <strong>di</strong> grano che è <strong>di</strong> là<br />

della strada».<br />

Io e gli altri gran<strong>di</strong>celli, ci trovammo<br />

con una falce in mano ed in poco tempo<br />

dovemmo imparare ad usarla, l’assistente<br />

faceva delle urla e minacciava <strong>di</strong><br />

prendere a pedate chi si fosse ferito. Ci<br />

mettemmo tutti all’opera: chi tagliava,<br />

chi legava, chi caricava <strong>il</strong> grano sul carro<br />

trainato da una mucca, accompagnata<br />

da uno dei “senatori”.<br />

Furono <strong>di</strong>versi i viaggi per portare <strong>il</strong><br />

grano alla “Motta”, dove <strong>il</strong> giorno dopo<br />

sarebbe arrivata la trebbiatrice; in poche<br />

parole, prima del calar del sole tutto <strong>il</strong><br />

lavoro era finito, e la sera potemmo andare<br />

al cinema.<br />

Eravamo tutti molto stanchi, per me<br />

come per gli altri, era la prima volta che<br />

tagliavamo <strong>il</strong> grano. Nessuno aveva voglia<br />

<strong>di</strong> correre come eravamo soliti fare,<br />

ma tutti volevamo andare, perché <strong>il</strong> cinema<br />

ci offriva l’occasione buona per<br />

vedere le ragazze e, sinceramente, ci si<br />

andava più per loro che per <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m.<br />

Le campane<br />

<strong>di</strong> San Girolamo<br />

Il trenta <strong>di</strong> settembre, la festa <strong>di</strong> San<br />

Girolamo, <strong>il</strong> Padre arrivava a Sant’Agata.<br />

Per quelle circostanze non mancava<br />

mai, e portava con sé i ragazzi che erano<br />

rimasti a Bologna. Noi gran<strong>di</strong>celli avevamo<br />

<strong>il</strong> compito <strong>di</strong> suonare le campane<br />

a festa. Salivamo sul campan<strong>il</strong>e (non<br />

so perché le corde delle campane erano<br />

sempre rotte) e, preso per mano <strong>il</strong> “batocchio”<br />

cominciavamo un concerto<br />

che non finiva più, senza un ritmo ben<br />

preciso, anche se ci mettevamo tutta la<br />

nostra buona volontà.<br />

A me piaceva suonare le campane anche<br />

se la paura <strong>di</strong> stare sul campan<strong>il</strong>e era<br />

tanta. (…)<br />

Un’altra mia passione era la lambretta.<br />

Prima che <strong>il</strong> Padre morisse, sono ritornato<br />

a San Girolamo per l’ultima volta<br />

con quella bellissima lambretta, che <strong>il</strong><br />

Padre mi aveva affidata. Erano gli anni<br />

in cui si cantava “mettete dei fiori nei<br />

vostri cannoni” ed io avevo <strong>di</strong>pinto dei<br />

fiori sui bandoni della lambretta.<br />

<strong>La</strong> banda musicale<br />

Nella Città dei Ragazzi avevamo anche<br />

una banda musicale, vanto <strong>di</strong> Padre Marella<br />

che Egli portava ad ogni manifestazione.<br />

Non ricordo festa senza la nostra<br />

banda.<br />

Anch’io ne ho fatto parte con orgoglio.<br />

Come primo strumento ho suonato la<br />

“Gran cassa”. Il compagno titolare <strong>di</strong><br />

tale strumento si allontanò dall’opera<br />

per qualche mese ed avendo già preso<br />

degli impegni per delle manifestazioni,<br />

<strong>il</strong> maestro <strong>di</strong> musica si trovò a dover<br />

fare un “provino” a coloro che erano più<br />

avanti con lo stu<strong>di</strong>o del solfeggio; io che<br />

ero desideroso <strong>di</strong> entrare nella famosa<br />

banda quanto prima, riuscii a superare<br />

l’esame. Per circa un anno ho suonato la<br />

gran cassa, poi <strong>il</strong> “genis” uno strumento<br />

in ottone a fiato che serviva d’accompagnamento.<br />

Dopo un anno d’accompagnamento<br />

già suonavo <strong>il</strong> “Flicorno”.<br />

Quando in occasione della festa del Patrono<br />

<strong>di</strong> Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, inaugurarono<br />

le nuove scuole del paese, de<strong>di</strong>cate<br />

a Suor Caterina Elkan che era stata la<br />

superiora delle suore <strong>di</strong> Padre Marella,<br />

la nostra banda fu la protagonista della<br />

giornata.<br />

Partimmo presto da San <strong>La</strong>zzaro con <strong>il</strong><br />

nostro “pulmann gran turismo”, <strong>il</strong> solito<br />

tigrotto guidato dal nostro bravo autista<br />

Giosuè. Alle ore otto e trenta eravamo<br />

già davanti alle scuole <strong>di</strong> Sant’Agata<br />

<strong>Feltria</strong>, con gli strumenti in mano ed <strong>il</strong><br />

Padre con noi. Io allora suonavo <strong>il</strong> “Flicorno<br />

in mi bemolle”, uno strumento<br />

sim<strong>il</strong>e alla tromba, ma che faceva delle<br />

note più acute.<br />

Il Padre era in prima f<strong>il</strong>a con la barba<br />

12<br />

Maggio/<strong>Giugno</strong> <strong>2007</strong><br />

dritta in segno <strong>di</strong> preoccupazione, perché<br />

non erano arrivati ancora tutti gli<br />

invitati. Finalmente, dopo l’arrivo del<br />

Sindaco e delle autorità civ<strong>il</strong>i e religiose<br />

e dell’on. Giovanni Elkan, figlio <strong>di</strong><br />

suor Caterina, la banda suonò i pezzi<br />

musicali già precedentemente preparati<br />

e stu<strong>di</strong>ati.<br />

Tutto è andato nel migliore dei mo<strong>di</strong>.<br />

Finito <strong>il</strong> pranzo siamo tornati a San <strong>La</strong>zzaro.<br />

Il Padre venne con noi e si mise<br />

<strong>di</strong>etro <strong>il</strong> se<strong>di</strong>le dell’autista, la poltrona<br />

era, come al solito, una cassetta rovesciata.<br />

Quello era <strong>il</strong> suo posto, ed io, tanti<br />

colloqui con <strong>il</strong> Padre, li ho avuti proprio<br />

<strong>di</strong>etro i se<strong>di</strong>li. Mi sedevo <strong>di</strong> fianco a Lui<br />

e parlavo, parlavo (…).<br />

segue da pag. 10<br />

va. Gli ultimi avvenimenti accaduti<br />

in paese mi fanno invece pensare che<br />

è forte la voglia <strong>di</strong> togliere al citta<strong>di</strong>no<br />

la volontà <strong>di</strong> ricordare per decidere.<br />

Mi spiego meglio. Quando<br />

sono venuta a vivere a Sant’Agata<br />

l’ho fatto anche spinta dall’idea che<br />

questo paese fosse un luogo <strong>di</strong> relazioni<br />

umane, <strong>di</strong> scambio, <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camento.<br />

Oggi mi guardo intorno e<br />

mi rendo conto che non è più così.<br />

Le relazioni umane stanno pian piano<br />

morendo lasciando <strong>il</strong> posto a rapporti<br />

ut<strong>il</strong>itaristici e <strong>di</strong>sumanizzanti.<br />

Non ne avverte Lei un po’ <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità?<br />

Sono partita da Fahrenheit 451 (è<br />

<strong>il</strong> grado <strong>di</strong> calore con cui prendono<br />

fuoco i libri!!) perché ho sempre pensato<br />

che un libro può aiutare anche a<br />

salvarci la vita, perché ricordo come<br />

era ricco <strong>di</strong> presenze, <strong>di</strong> cervelli, <strong>di</strong><br />

umanità <strong>il</strong> paese al tempo felice de Il<br />

Pungitopo, perché non ho mai avuto<br />

la truce tentazione <strong>di</strong> intellettualizzare<br />

l’intera comunità, ma sognavo<br />

per Sant’Agata una biblioteca/archivio<br />

piena <strong>di</strong> libri per tutti per poter<br />

urlare, come insegna Ray Bradbury,<br />

l’autore <strong>di</strong> fahrenheit 451: “Andate<br />

in biblioteca come ho fatto io, <strong>di</strong>vertitevi<br />

un mondo a leggere e crescete<br />

grazie ai libri.”<br />

Fioretta Faeti Barbato

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