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Quadri “trattenuti” - La Rocca - il giornale di Sant'Agata Feltria

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<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Trem<strong>il</strong>a lire del «Corriere»al vincitore del GiroUn anziano signore, Armando Cougnet,alto, <strong>di</strong>ritto, con ancora, alla suaetà, molti capelli sempre ben pettinati, èchiamato dagli amici, sia pur con estremorispetto, «<strong>il</strong> papà del Giro».È una piccola antologia, ha visto nascerela grande corsa, anzi, ne è stato unodei fondatori. Il Giro d‘Italia è una suacreatura, sino a qualche anno fa, l’ha organizzato.I suoi ricor<strong>di</strong> sono precisi, definiti nelparticolare. Il cronista ufficiale dellagara a tappe più importante d’Italia ela seconda d’Europa dopo <strong>il</strong> Tour, è inpratica lui.Ecco come egli racconta la tribolata storiadatandola “anno <strong>di</strong> grazia 1908”.«Mentre tutti gli sportivi erano raccoltia Bologna per la Coppa Florio, che FeliceNazzaro vinceva per la Fiat, circolòla notizia che un grande <strong>giornale</strong> politicom<strong>il</strong>anese si preparava a ban<strong>di</strong>re <strong>il</strong>Giro ciclistico d’Italia per la primaveradel 1909.<strong>La</strong> Gazzetta dello Sport, che aveva giàpreso in considerazione l’eventualità <strong>di</strong>aggiungere alle sue organizzazioni anchequella maggiore, ruppe gli indugi e <strong>di</strong>botto annunciò <strong>il</strong> primo Giro d’Italiaper <strong>il</strong> maggio del 1909 con trentam<strong>il</strong>alire <strong>di</strong> premi».Tutto qui. Una storia semplice, dopotutto,che merita una aggiunta soltanto:<strong>il</strong> quoti<strong>di</strong>ano politico m<strong>il</strong>anese cheaveva in animo <strong>di</strong> organizzare <strong>il</strong> Girod’Italia era <strong>il</strong> Corriere della Sera <strong>il</strong> quale,assai sportivamente stanziò, per <strong>il</strong> primoin classifica generale, la somma <strong>di</strong> bentrem<strong>il</strong>a lire.Un merci salvò Ganna<strong>La</strong> puntata numero uno si ebbe nel1909. In piena notte partirono da M<strong>il</strong>anoper la prima tappa del primo Giroben 116 corridori. Il percorso era interminab<strong>il</strong>e,quattrocento ch<strong>il</strong>ometri daM<strong>il</strong>ano a Bologna con una deviazionenel Veneto per… «fare ch<strong>il</strong>ometri». Fuuna tappa drammatica. Gerbi, uno deiciclismoI Giri d’Italiaall’epoca <strong>di</strong> Dario Benifavoriti, cadde, Petit Breton si ferì pressoPeschiera, vinse Dario Beni, un corridoreromano. Dopo otto tappe la corsafece ritorno a M<strong>il</strong>ano, <strong>il</strong> vincitore fu LuigiGanna. Ma non si trattò <strong>di</strong> una vittoriafac<strong>il</strong>e: proprio nell’ultima frazione<strong>il</strong> campione forò due gomme favorendocosì la fuga <strong>di</strong> Giovanni Galetti, suoprincipale antagonista, che vedeva cosìla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> guadagnare <strong>il</strong> primo postoe trionfare nella classifica generale.A rimetter giustizia intervenne un passaggioa livello nei pressi <strong>di</strong> Rho, chiusoper un treno-merci in manovra, che fermò<strong>il</strong> fuggitivo Galetti, consentendo aGanna <strong>di</strong> ritornare in gruppo.Avvelenati i «tre moschettieri»Il primo scandalo del Giro accadde nel1910. Al termine <strong>di</strong> una massacrantetappa da Bologna a Teramo, i dominatoridella gara, Ganna, Galetti e Pavesi,furono, secondo voci mai confermate,ad<strong>di</strong>rittura avvelenati. Partirono per laTeramo-Napoli in con<strong>di</strong>zioni pietose.Pareva dunque che la corsa si decidessea favore degli uomini della Legnano,quando uno <strong>di</strong> essi, <strong>il</strong> francese PetitBreton, ebbe un incidente <strong>di</strong> macchina.Scese dalla bicicletta, si affannò attornoalle ruote e alla moltiplica: non si trattava<strong>di</strong> un guaio grave, ci sarebbe volutosoltanto una vite. Ma Petit Breton nonaveva una vite e a norme <strong>di</strong> regolamentonessuno della carovana avrebbe potutodargliela; <strong>il</strong> primo paese era a molti ch<strong>il</strong>ometri.A pie<strong>di</strong>, così <strong>il</strong> corridore francesesi avviò verso un v<strong>il</strong>laggio ove cercarela stramaledetta vite. Per evitare chequalcuno, irregolarmente, potesse fornirgl<strong>il</strong>a famosa vite, <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore sportivodell’Atala, Guido Gatti, seguì a pie<strong>di</strong>,scorta attenta e spietata, <strong>il</strong> corridore permolti ch<strong>il</strong>ometri. All’arrivo si ebbero reclami,polemiche, proteste. <strong>La</strong> Legnanosi ritirò. Vinse <strong>il</strong> Giro Galetti.Nel 1912 sbagliarono stradaIl primo grosso fattaccio si ebbe nel1912. Nella Pescara-Roma, per <strong>di</strong>fetto<strong>di</strong> segnalazioni, la carovana sbagliò laAgosto / Settembre 2009 Agosto / Settembre 2009strada. Poco prima <strong>di</strong> Civita Castellana,i corridori si fermarono. Scesero <strong>di</strong> biciclettae si riunirono a comizio decidendo,alla fine, <strong>di</strong> non proseguire.Poteva essere la fine del Giro d’Italia,forse la fine definitiva <strong>di</strong> una corsa chesarebbe precipitata nel ri<strong>di</strong>colo.L’auto della giuria che seguiva la corsa,sia pure con un certo ritardo, raggiunsela comitiva, mentre avveniva questa singolareriunione. Costamagna, che <strong>di</strong>rigevatutta la baracca, riuscì con fatica aconvincere i corridori a non abbandonare<strong>il</strong> Giro, a raggiungere la sede <strong>di</strong> tappadove si sarebbe stu<strong>di</strong>ata una soluzione.<strong>La</strong> soluzione fu trovata e, per la verità,fu più curiosa dello sciopero: al terminedella corsa, dopo aver raggiunto M<strong>il</strong>anoe dopo due giorni <strong>di</strong> riposo, i corridoriavrebbero <strong>di</strong>sputato una tappa suppletivasul percorso del Giro <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a.Davvero tutto da ridere.Girardengo fa una crocenella polvereIl Giro ebbe anche episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> teatralitàoggi incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i.Il più noto si ebbe nel 1921 quandoCostante Girardengo sofferente allereni, dopo un estenuante inseguimentosul Pian delle Cinque Miglia, decise <strong>di</strong>ritirarsi, gettò la bicicletta in un fosso echinatosi segnò nella polvere una grandecroce che avrebbe dovuto significareche <strong>di</strong> lì non sarebbe più passato.Si trattava <strong>di</strong> una grossa bugia. Girardengotornò su quelle strade. Nel 1923vinse <strong>di</strong> nuovo <strong>il</strong> Giro.Il Giro più faticosoIl Giro più faticoso fu quello del 1914al termine del quale dei novantotto corridoriche avevano preso <strong>il</strong> via, soltantootto giunsero al traguardo.<strong>La</strong> volata che ebbe più vincitori fu quelladell’ultima tappa del Giro 1920: novecorridori vennero classificati ex-aequo.Mario Oriani<strong>La</strong> Domenica del Corriere 20/5/1956(pagina a cura <strong>di</strong> Enzo Liverani)StoriaL’incen<strong>di</strong>o del 1951Riportiamo in questa pagina duearticoli apparsi – nella stampadell’epoca – sull’incen<strong>di</strong>o del1951 che devastò <strong>il</strong> Convento delle SuoreClarisse <strong>di</strong> S. Agata.Ecco <strong>il</strong> titolo del primo dei due articoli:L’incen<strong>di</strong>o del convento <strong>di</strong> Sant’Agata<strong>Feltria</strong> dovuto al criminoso lancio<strong>di</strong> sostanza infiammab<strong>il</strong>e. Esclusal’ipotesi del corto circuito – <strong>La</strong> luceelettrica non subì interruzioni –L’impossib<strong>il</strong>ità dell’autocombustione– Una «punizione» alle suore?Come, a suo tempo, pubblicammo. <strong>La</strong>notte del 1° agosto scorso, un violentoincen<strong>di</strong>o che si riteneva dovuto ad uncorto circuito, scoppiava nel conventodelle Clarisse a Sant’Agata <strong>Feltria</strong>, causandoun danno piuttosto ingente.Ora, a quanto ci informa <strong>il</strong> nostro corrispondenteda Sant’Agata, la scrupolosainchiesta condotta dall’autorità giu<strong>di</strong>ziaria,ha escluso che l’incen<strong>di</strong>o delcoro-sacrestia, sia da attribuirsi ad uncorto circuito, perché la luce elettricanon subì alcuna interruzione; né ad uso<strong>di</strong> candele o altro mezzo <strong>di</strong> <strong>il</strong>luminazione,perché la suora-sacrestana, entratanel coro alle 22 circa, servendosi dellaluce proveniente dal corridoio, ed uscitanealle ore 22,30, non avvertì traccia<strong>di</strong> fuoco, né odore <strong>di</strong> bruciato; ed infinené ad un fatto <strong>di</strong> autocombustione,perché non si trovavano nel locale materiepossib<strong>il</strong>i <strong>di</strong> tale fenomeno.Da ciò si trae la logica conclusione chel’incen<strong>di</strong>o deve essere stato provocatome<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> delittuoso lancio sul tettodel coro <strong>di</strong> sostanza infiammab<strong>il</strong>issima,che altresì non si potrebbe spiegare,come appena alle 23, alcuni passantiabbiano potuto (parole <strong>il</strong>leggib<strong>il</strong>i) stazionedell’incen<strong>di</strong>o.Vi è pure un altro elemento che provache le fiamme si propagarono inizialmentedal soffitto: le concor<strong>di</strong> deposizionidei quattro coraggiosi che per primipenetrarono nel coro e constataronoche le fiamme ne avevano investito laparte superiore e rapidamente si propagavanonella parte bassa ove trovavansigli stalli mob<strong>il</strong>i ed altro.Non poterono neppure porre in salvamento<strong>il</strong> prezioso Crocefisso <strong>di</strong>pinto sutavola ed attribuito alla scuola <strong>di</strong> Giotto,perché la testa ed <strong>il</strong> busto erano giàpreda delle fiamme.Che si tratti <strong>di</strong> un’opera delittuosa, lo siarguisce pure dal fatto che subito all’indomanimattina, furono, da in<strong>di</strong>viduigià identificati, <strong>di</strong>vulgate voci calunnioseche attribuivano alle suore stessela causa dell’incen<strong>di</strong>o, allo scopo <strong>di</strong> farperdere le tracce della ven<strong>di</strong>ta del Crocefisso,vanamente sostituito da unaraffazzonata copia.Non è pure da tacere della minaccialanciata <strong>di</strong> dare una durissima lezionealle suore, per punirle del crimine <strong>di</strong>avere esercitato <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> parteciparealle elezioni amministrative nel 27maggio u.s.Abbiamo creduto doveroso rendere <strong>di</strong>pubblica ragione la causale della propagazionedelle calunnie contro questebuone suore, che si sono volontariamenteappartate dal mondo, per de<strong>di</strong>carsialla preghiera ed al lavoro.<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Ulteriori particolarisull’incen<strong>di</strong>o del conventoSul grave incen<strong>di</strong>o dell’Oratorio delConvento delle Suore Clarisse, aSant’Agata <strong>Feltria</strong>, si hanno ulterioriparticolari. Chi <strong>di</strong>ede l’allarme per <strong>il</strong>sinistro, fu <strong>il</strong> sig. Sergio Vicini <strong>il</strong> quale,verso le 23, all’atto <strong>di</strong> chiudere le finestredella sua casa, prima <strong>di</strong> coricarsi, siaccorse che un denso fumo si sprigionavanelle vicinanze (la sua abitazione,infatti, <strong>di</strong>sta solo qualche metro dalconvento).<strong>La</strong> segnalazione del Vicini prima, e <strong>di</strong>altre persone poi, che fecero suonare a<strong>di</strong>stesa <strong>il</strong> campanone della chiesa Collegiata,fece accorrere la citta<strong>di</strong>nanza sulluogo dell’incen<strong>di</strong>o.Dopo aver salvato <strong>il</strong> salvab<strong>il</strong>e dall’Oratorioe dalla chiesa, numerosi santagatesirovesciarono contro le fiamme unanotevolissima quantità d’acqua conogni sorta <strong>di</strong> recipiente e con una grossapompa; mentre altri abitanti, salitisui tetti a<strong>di</strong>acenti, fecero crollare quellodell’oratorio, continuando da sopra imuri scoperti a gettare acqua e riuscendocosì ad isolare e domare <strong>il</strong> fuoco.I pompieri giunsero – data la <strong>di</strong>stanzada Novafeltria – alle ore 0,33, cioèesattamente 18 minuti dopo che i santagatesiavevano per sempre domato <strong>il</strong>fuoco. Quelli <strong>di</strong> Pesaro arrivarono sulposto alle ore 2 circa. Perciò <strong>il</strong> meritoprincipale dell’estinzione va ai santagatesi,che, con spirito <strong>di</strong> abnegazione,hanno evitato ben più gravi conseguenzeche senz’altro – data la violenzadell’incen<strong>di</strong>o – avrebbe <strong>di</strong>strutto partedella citta<strong>di</strong>na.Meritano particolare segnalazione fragli altri: l’Arma dei Carabinieri, i signoriFrancesco Tontoni, Antonio Fabbri,Giuseppe Costi, Angelo Masini, FrancescoGiuliani, Davide Valli, Ciacci d.Elia, i padri Cappuccini.Fin qui la stampa dell’epoca. Informiamogli appassionati <strong>di</strong> storia che è inprogramma per l’anno prossimo la pubblicazione<strong>di</strong> un volume che raccoglieràimmagini e testi delle pergamene anticheconservate dalla Clarisse, e che racconteràla storia del Convento, anche chiarendo letante imprecisioni giornalistiche.Quando <strong>il</strong> conte<strong>di</strong> S. AgataproteggevaSan Marino23 agosto 1538 Venne a logiare allaBa<strong>di</strong>a della Valle lo arcivescovo deSalerno (car<strong>di</strong>nale Fregoso) <strong>il</strong> qualandava a Santa Agada, suo feudo.Fregoso unitamente ai car<strong>di</strong>nali Parisanie F<strong>il</strong>onar<strong>di</strong> proteggono SanMarino <strong>di</strong> fronte al promesso rafforzamentointerno dello Stato dellaChiesa.(grazie ad Arrigo Bonciper la segnalazione)45


<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>5 luglio. Il quoti<strong>di</strong>ano l’Avvenire de<strong>di</strong>cadue pagine ai Paesaggi italiani <strong>di</strong>pintinei gran<strong>di</strong> capolavori della storiadell’arte. “Pochi luoghi in Italia e forsein Europa sono stati rovinati dalla ed<strong>il</strong>iziacontemporanea più della rivieraromagnola – scrive Antonio Paolucci– Per fortuna, a pochi ch<strong>il</strong>ometri dalleorrende costruzioni della costa, ci sonoscenari del tutto integri. Provate a percorrere,partendo da Rimini, la valle delMarecchia verso San Leo e poi versoUrbino: vi sembrerà <strong>di</strong> essere dentro <strong>il</strong><strong>di</strong>ttico <strong>di</strong> Piero della Francesca che siconserva agli Uffizi”.11 luglio. Commemorazione <strong>di</strong> GregorioBuda e presentazione del libroa lui de<strong>di</strong>cato, presso l’agriturismo IlRaggio a Savignano <strong>di</strong> Rigo. Se oggi sitorna a parlare <strong>di</strong> Gregorio Buda, medagliad’argento, scomparso 67 annifa, un po’ <strong>di</strong> merito va anche al nostro<strong>giornale</strong> che su suggerimento del figlioPietro, ha rotto <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio pubblicandoun articolo a firma <strong>di</strong> Enzo Liverani,nel numero 4 del 2008.17 e 18 luglio. Si è svolta a S. Agata la cerimonia<strong>di</strong> intitolazione della via de<strong>di</strong>cataall’Appuntato scelto Alessandro Giorgioni,medaglia d’oro al valore dell’Armadei Carabinieri “alla memoria”.20 luglio. Opera buffa a teatro. Il Comitatodei Beni Culturali<strong>di</strong> S. Agata, presiedutoda MariolinoNalin in collaborazionecon <strong>il</strong> Comune,ha presentato “Il MatrimonioSegreto” <strong>di</strong>Domenico Cimarosa,due ore <strong>di</strong> musica liricain allegria. Tra icantanti particolarmenteapprezzata lagiovane coreana Joo-Eun Lee.23 e 24 luglio. I ragazzidell’Oratoriocronaca estivaUn’estate <strong>di</strong> corsa<strong>di</strong> S. Agata hanno presentato a Teatro“L’Amicizia è la più bella favola”, unospettacolo nato con l’obiettivo <strong>di</strong> sostenere<strong>il</strong> progetto missionario della Diocesi(impegnata a Taza in Etiopia). Hannorecitato Andrea Vicini, Valentina Sampoli,Alexandra Mazzoli, Gloria Vicini,Luca Paci, Riccardo Cappelli, AndreaBoldrini, Fabrizio Fugazza. Hannodanzato Giulia Franciosi, Arianna Paci,Giulia Bossari, Elisa Dall’Ara, Clau<strong>di</strong>aVicini, Ludovica Bernasconi. Coreografie<strong>di</strong> Tatiana Cappelli, Regia <strong>di</strong> GerardoBoschi e Francesca Giovannini.26 luglio. Bosco sonoro, spettacoloper tutti presso l’Azienda AgrituristicaMontalcino che quest’anno si è caratterizzataper una intensa attività <strong>di</strong>animazione per gran<strong>di</strong> e piccoli. Tra lealtre iniziative ricor<strong>di</strong>amo la proiezionesull’aia delle comme<strong>di</strong>e della f<strong>il</strong>odrammaticaguidata da Mariolino Nalin, lafesta della birra analcolica con i Melvin,la serata de<strong>di</strong>cata agli anni ’80 (musichee balli <strong>di</strong> atmosfera) <strong>il</strong> 14 agosto,e le camminate dei mercoledì sera allariscoperta dei sentieri del territorio comunalecon le guide d’eccezione EnzoLiverani e Martino Valli.29 luglio. “Alle 15.07 in Senato abbiamoscritto un pezzo <strong>di</strong> storia ridando <strong>di</strong>gnitàal popolo dell’alta Val Marecchia<strong>di</strong> ritornare alla sua madre patria. SonoI nuovi confini della RomagnaAgosto / Settembre 2009 Agosto / Settembre 2009commosso” Così <strong>il</strong> deputato GianlucaPini della Lega Nord, ha commentato <strong>il</strong>risultato delle votazioni che ha tramutatoin legge dello Stato una battagliadurata 5 anni (v. articolo a pag. 12).1 e 2 agosto. Grande festa a Pereto.Dopo <strong>il</strong> successo dello scorso anno <strong>il</strong>Comitato <strong>di</strong> Pereto replica la festa dellabirra e le iniziative <strong>di</strong> contorno. Sul palcosi sono esibite tre band <strong>di</strong> giovanissimisantagatesi: i Dark Side, i Dioniso, ei Melvin gruppo quest’ultimo che proprioa Pereto lo scorso mese <strong>di</strong> giugnoha iniziato la sua avventura musicale.2 agosto. Tra<strong>di</strong>zionale Festa della Madonnadel Soccorso. E’ stata inauguratol’altare restaurato grazie a MalioFlenghi e Enzo Gent<strong>il</strong>i, e anche con <strong>il</strong>Contributo <strong>di</strong> iniziative del ComitatoBeni Culturali <strong>di</strong> S. Agata.8 agosto. Primo dei due giorni <strong>di</strong> festaa Petrella Gui<strong>di</strong> (IV e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>“El temp ad prima”). Raduni equestri,laboratori, falchi in mostra, cena nelleosterie, e la domenica gli sban<strong>di</strong>eratori.9 agosto. Anche quest’anno 250 santagatesihanno partecipato al Conviviofrancescano nel Convento della Madonnadei Cappuccini. In concomitanza lagrande festa <strong>di</strong> San Donato e dopo laprocessione <strong>il</strong> concerto dei Romagna3 (che poi sono in 4 acantare e suonare).9 agosto. Miniera <strong>di</strong>Perticara: seconda festadel parco delle minieredello zolfo, conconsegna targhe ricordoai minatori.Ferragosto a Maiano.Come tutti gli anni <strong>il</strong>gruppo <strong>di</strong> Maiano delComitato dei Beni culturaliha organizzatoquattro giorni <strong>di</strong> festesul f<strong>il</strong>o della memoria.Miranda Dominici, santagatese, natanel 1924, e presto emigrata in Francia,è scomparsa. Fedele abbonata del nostro<strong>giornale</strong> lascia un figlio, 3 nipoti e 3 pronipoti,oltre al fratello Alfiero Dominici.Pubblichiamo un ricordo <strong>di</strong> un suo viaggioin Italia avvenuto nel 1934, e che leiscrisse in anni recenti. Riduzione e traduzionesono a cura della Redazione del<strong>giornale</strong>.personaggiMiranda DominiciFeci <strong>il</strong> viaggio con mio padre. Loscopo era soprattutto quello <strong>di</strong>curarmi approfittando del buonclima me<strong>di</strong>terraneo e del sole. Partimmoda Fumay, nelle Ardenne francesi,e ci fermammo a Bologna, dove vivevauna cugina <strong>di</strong> papà, poi proseguimmofino a Chiaravalle, vicino ad Ancona.Dove trascorremmo qualchegiorno con lo zio, GiuseppeDominici. <strong>La</strong> nonnaTeresa Dominici, nataMagnani, da poco vedova,viveva con suo figlio. Eraun piccola donna, frag<strong>il</strong>e,<strong>di</strong>screta, cercava <strong>di</strong> rendersiinvisib<strong>il</strong>e per non <strong>di</strong>sturbare;vestiva <strong>di</strong> nero, coicapelli bianchi, tirati verso<strong>di</strong>etro.Dormivo nella cameradella nonna dove era statoaggiunto un lettino. Chetristezza in quel luogo. Sulcomo<strong>di</strong>no da notte c’erauna foto del nonno, e unapiccola candela era accesagiorno e notte. Mi sembraancora <strong>di</strong> rivedere quellafiammella scint<strong>il</strong>lare.<strong>La</strong> nonna prima <strong>di</strong> addormentarsisgranava un rosario,mentre io <strong>di</strong>cevo le miepreghiere, che erano più corte però, ein francese. Ero ammirata guardandolo zio, uomo <strong>di</strong> una grande gent<strong>il</strong>ezza,molto <strong>di</strong> classe. Mi parlava in francese,poi traduceva in italiano e mi spiegavagli elementi essenziali della lingua. Lozio Giuseppe era così felice <strong>di</strong> essere assiemeal fratello e <strong>di</strong> conoscere la nipotinache arrivava dalla Francia. Mi sembrava<strong>di</strong> essere alla scoperta <strong>di</strong> un altromondo. C’era <strong>il</strong> telefono, e lo zio mi<strong>di</strong>ceva che nel giro <strong>di</strong> 50 anni ci saremmopotuti vedere telefonandoci. Comepoi in effetti è accaduto davvero. <strong>La</strong> ziaMaria era insegnante, come lo zio, e acasa loro la <strong>di</strong>sciplina era <strong>di</strong> rigore.Da lì siamo poi partiti per S. Agata. Ilnonno Giuseppe Greci mi sembravagrande e es<strong>il</strong>e. Ricordo i suoi gran<strong>di</strong>baffi bianchi. Di mestiere faceva <strong>il</strong> ciabattino.Suo nonno aveva fatto <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co,mentre suo padre aveva fatto <strong>il</strong>fabbro, mi pare.<strong>La</strong> nonna Marianna Vicini era piccola erotonda. Ogni giorno alle 6 del mattinoandava a messa. Lo zio Dante viveva coisuoi genitori, era un bell’uomo, giovanee grande e la sua fidanzata era EmmaL’eleganza della famiglia Librari, anno 1912Ruggero Librari, <strong>La</strong>ura Giorgi (<strong>La</strong>urina)e i figli Guido, Ferruccio e VeliaValli. Noi arrivammo a S. Agata dopola grande frana, fortunatamente però lacasa dei nonni Vicini era stata risparmiata.Il nonno <strong>di</strong> mia madre, veterinario,era proprietario anche <strong>di</strong> un pezzetto <strong>di</strong>bosco che produceva castagne.Della casa ricordo <strong>il</strong> grande caminodove si facevano cuocere le lasagne inun calderone, una cosa insolita per me<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>abituata alla stufa a carbone. Mia madreadorava <strong>il</strong> nonno, grande e generoso, eci raccontava le sue cavalcate nel boscoper sorvegliarlo soprattutto nel periodo<strong>di</strong> raccolta delle castagne, per <strong>il</strong> timore<strong>di</strong> furti.I nostri nonni Giuseppe e Mariannaabitavano nel primo piano <strong>di</strong> quellagrande casa. Ma <strong>il</strong> loro era un piccoloalloggio. Lo zio Dante aveva la sua camerettacon vista sulla piazza, dove sitrovava una piccola fontana alla qualetutti si approvvigionavano <strong>di</strong> acqua fresca.Nella piazza centrale c’era <strong>il</strong> teatro, cheera però in uno stato pietoso. Funzionavaanche da cinema ed i miei zii unavolta mi ci portarono. Era <strong>il</strong> 1934 e fuisorpresa <strong>di</strong> vedere nella piazza i bambini<strong>di</strong> allora vestiti <strong>di</strong> nero, sf<strong>il</strong>arein f<strong>il</strong>a come gli asini, nellost<strong>il</strong>e m<strong>il</strong>itare imposto daMussolini, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ttatore, maquesta è stata la loro storia.I genitori <strong>di</strong> Emma lavoravanoin un podere detto «iBarberini».Ricordo Emma mentre cipreparava la pia<strong>di</strong>na, o la pastafatta a mano. E ricordoanche gli odori della campagnaitaliana dove vedevo unmodo <strong>di</strong> vivere <strong>di</strong>verso daquello al quale ero abituata.Per raggiungere <strong>il</strong> poderevicino al paese mio nonnomi faceva passare su <strong>di</strong> unapasserella, sopra <strong>il</strong> fosso dellafrana.Un altro ricordo: assiemealla nonna andammo al cimitero,anch’esso deterioratodalla frana. Là c’era quelloche una volta era stata latomba <strong>di</strong> famiglia, ma non c’erano piùle spoglie dei nostri antenati, portativia dalla frana. A quell’età non capivocome mai la natura vesse potuto esserecosì crudele.Sono ritornata a S. Agata con mio maritoe mio figlio Ph<strong>il</strong>ippe, ma quei ricor<strong>di</strong>sono rimasti per sempre nel mio cuore.Miranda Dominici89


<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Lunedì 17 agosto, nell’Aziendaagrituristica Montalcino, si è parlato<strong>di</strong> soprannomi e sono stateproiettate le immagini <strong>di</strong> 60 personaggisantagatesi del secolo appena passato.Insieme ai nomi e alle immagini sonostati ricordati gli episo<strong>di</strong> più simpatic<strong>il</strong>egati ai personaggi e - appunto - ai lorosoprannomi. Abbiamo rivisto <strong>il</strong> prof.Veloc <strong>di</strong> Montebenedetto, gli Urbinidella Casetta, Giommaria Vicini (quellofotografato da Tyrone Power in visitaa S. Agata F. nel 1950, quando girava <strong>il</strong>storia localeFasulen, Defuntoe gli altri soprannomif<strong>il</strong>m su Cesare Borgia), e assieme a loroNarra, Ciufin, Barnachin, Chico, Ien,Rundon, ‘e Priton, ‘e Brot, Teramot,i Muzin, Ninà, Fasulen e altri ancorapartiti per la guerra, o finiti a lavorare inFrancia e in Germania. Con <strong>il</strong> sottofondomusicale dei “Romagna 3”, l’inossidab<strong>il</strong>ecomplesso musicale romagnolo/santagatese, abbiamo rivisto la TeresaPerugini (infermiera, quando a S. Agatac’era l’ospedale), gli ultimi abitanti delcastello, la F<strong>il</strong>omena Cappelli, <strong>il</strong> daziereGostoli, Benni Faeti, Roberto Rinal<strong>di</strong>,Schiop <strong>di</strong> Maiano, Defunto....Manlio Flenghi e Martino Valli hannoraccolto le fotografie, e Manlio conta <strong>di</strong>pubblicare presto <strong>il</strong> libro con le storie<strong>di</strong> quasi 200 soprannomi. Se avete immaginie ricor<strong>di</strong> da aggiungere a quellisinora trovati potete contattarli <strong>di</strong>rettamente,oppure scrivete alla <strong>Rocca</strong>.L’Azienda Agrituristica Montalcino e <strong>il</strong>Comitato dei Beni Culturali organizzerannoaltre iniziative come questa. E laprossima volta che si parlerà <strong>di</strong> soprannominon mancate!Il licenziamento <strong>di</strong> Timoteo Caroli21-12-1872 - Dovendosi provvedere <strong>di</strong>una guar<strong>di</strong>a urbana per mezzo del personale<strong>di</strong> servizio comunale attualmentein funzione, la Giunta passa in rassegnale qualità morali nonché <strong>il</strong> <strong>di</strong>simpegnod’ufficio <strong>di</strong> ciascun salariato, onde stab<strong>il</strong>ire<strong>il</strong> modo <strong>di</strong> accoppiare a qualchealtro ufficio <strong>il</strong> servizio della Guar<strong>di</strong>aUrbana senza un sensib<strong>il</strong>e aggravio deiB<strong>il</strong>anci Comunali.A maggioranza <strong>di</strong> voti si decide <strong>di</strong> unire<strong>il</strong> servizio Guar<strong>di</strong>a Urbana a quello delBalivo Comunale, che però così necessita<strong>di</strong> trovarsi costantemente in paesee <strong>di</strong> non potersi trasferire in campagnaper la <strong>di</strong>stribuzione delle carte d’ufficio,e quin<strong>di</strong> si conviene del pari <strong>di</strong> unire<strong>il</strong> servizio del Balivo per la campagna,all’usciere del Giu<strong>di</strong>ce Conc<strong>il</strong>iatore.Si passa, quin<strong>di</strong>, a <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> TimoteoCaroli ed Enrico P. (<strong>il</strong> primo Balivoed <strong>il</strong> secondo Usciere del Conc<strong>il</strong>iatore),per capire se siano atti ai nuovi uffici. Siriconosce che <strong>il</strong> Caroli, sibbene onestissimo,probo e benemerito, nullameno,per l’avanzata età e per gli incomo<strong>di</strong>fisici dai quali è affetto, sarebbe completamenteinetto al nuovo ufficio chesi andrebbe ad addossargli, e che anchecome Balivo semplice non è ormai piùin istato <strong>di</strong> prestare un solerte servizio.In<strong>di</strong> la dura ma ineluttab<strong>il</strong>e necessità d<strong>il</strong>icenziarlo dal servizio per surrogarlocon altra persona più idonea. Si oppongonogli assessori Greci e Bellini i quali,sibbene la riconoscano ragionevole,nullameno, in vista dei lunghi ed onoratiservizi prestati dal Caroli, non ritengonoequa la proposta <strong>di</strong> licenziarlosenza alcuna retribuzione, ora che, coglianni, aumentano i bisogni del Caroli.A tali ammonitorie considerazioni sioppone, da altri, la necessità <strong>di</strong> provvedereal pubblico, piuttosto che privatointeresse, né potersi accordare al Caroliretribuzione alcuna a titolo <strong>di</strong> pensione,per non avervi <strong>di</strong>ritto.Potersi tutt’al più impegnare la Giuntaa fare uffici, presso <strong>il</strong> futuro Balivo,perché voglia, del proprio stipen<strong>di</strong>o,lasciare una piccola quota a vantaggiodel Balivo cessante, sua vita durante.Chiusasi quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>scussione, <strong>il</strong> Sindacomanda ai voti segreti <strong>il</strong> seguentepartito: chi crede doversi licenziare dalservizio <strong>il</strong> Balivo Caroli Timoteo <strong>di</strong>a <strong>il</strong>voto bianco, chi no, lo <strong>di</strong>a nero. Votifavorevoli 3, contrari 1, astenuto l’assessoreeffettivo Greci.Quanto poi al P. Enrico, la Giunta, tenendoconto dei tanti reclami pervenuticontro la <strong>di</strong> lui condotta ed inettezza alAgosto / Settembre 2009 Agosto / Settembre 2009<strong>di</strong>simpegno da Usciere del Conc<strong>il</strong>iatore,reclami pienamente ed iteratamentegiustificati dalla personale conoscenzache si ha dell’Enrico P. che, ad ontadelle tante ammonizioni inflittegli, emassime dai Giu<strong>di</strong>ci Conc<strong>il</strong>iatori, nonha mai deviato dalle censurab<strong>il</strong>i proprieabitu<strong>di</strong>ni, opina, concordemente, dovers<strong>il</strong>icenziare. Mandato ai voti segretitale proposito, voti favorevoli 4, contrari1. Deliberatosi <strong>il</strong> licenziamento <strong>di</strong>tali 2 inservienti, si <strong>di</strong>scute sul modo <strong>di</strong>convenientemente surrogarli.L’assessore dr. Severino Celli proponea Balivo e Guar<strong>di</strong>a Caroli Carlo, figliodel cessante Balivo, ex M<strong>il</strong>itare, giovane<strong>di</strong> <strong>di</strong>screta intelligenza e presenza personaleed eccellente condotta, la cui nominasi raccomanda ancora in relazioneai vantaggi e favori che potrà procurareal proprio padre.Non essendovi altra proposta, si metteai voti secreti: favorevoli 3, contrari 1,astenuto l’ass. Greci. Passandosi alla nominadell’inserviente Usciere del Conc<strong>il</strong>iatore,lo stesso ass. Celli dr. Severinopropone Franco Rinal<strong>di</strong>, persona attissima,alfabeta, attivo, zelante e <strong>di</strong> buonacondotta. Si manda ai voti: favorevoli5, contrari nessuno.(A cura <strong>di</strong> Franco Vicini)Il nostro Riziero Angeli <strong>di</strong> Maiano acommento dell’immagine pubblicata incopertina nell’ultimo numero della <strong>Rocca</strong>,ci ha inviato un vecchio articolo apparsosul Corriere della Sera che Enzo Liveraniha ripreso e commentatoIl fantasma <strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong> haavuto un <strong>di</strong>spiacere e una consolazione.Gli ignari giar<strong>di</strong>nieri romani<strong>di</strong> Monteverde Nuovo hanno abbattuto<strong>il</strong> pino dove l’Eroe dei Due Mon<strong>di</strong>avrebbe spesso legato <strong>il</strong> suo famoso cavallo,bianco naturalmente, come tutti icavalli storici che si rispettino.<strong>La</strong> consolazione è, invece, venuta daquel <strong>di</strong> Dovadola, in provincia <strong>di</strong> Forlì.Il cipresso sotto <strong>il</strong> quale sempre Garibal<strong>di</strong>si nascose la notte del 21 agosto1849, è stato salvato da una firma delministro dei Beni Culturali, AlbertoRonchey. Era stato minacciato (nonostantei 270 anni <strong>di</strong> età, i trenta metri <strong>di</strong>altezza e <strong>il</strong> metro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro) dai lavorisulla statale Forlì-Firenze.L’Italia è in effetti <strong>di</strong>sseminata <strong>di</strong> alber<strong>il</strong>eggendari, <strong>di</strong> secolari cipressi allineatipiù o meno in duplice f<strong>il</strong>ar. Il più anzianodei larici della Val d’Ultimo (Bolzano)<strong>di</strong> anni ne ha 2.300.Due m<strong>il</strong>lenni ciascuno per l’Olivo <strong>di</strong>Canneto a Fara Sabina (Rieti), e l’Olivastro<strong>di</strong> Luras (Sassari), tuttora sfruttatocome portainnesti per l’olivo domestico.Intensissima, se si volesse dar per buonetutte le in<strong>di</strong>cazioni, l’attività forestalelegata a San Francesco d’Assisi. Un cipressoa V<strong>il</strong>la Verucchio (777 anni);un leccio <strong>di</strong> Ripe a Piancastagnaio vicinoSiena (8/900 anni) sotto i cui ramiavrebbe riposato; un faggio <strong>di</strong> Rivodutri,a Nord <strong>di</strong> Rieti sotto <strong>il</strong> quale sisarebbe riparato... Tutti, comunque,splen<strong>di</strong><strong>di</strong> alberi secolari.Basta sfogliare la “Guida agli alberi monumentalid’Italia” della Legambiente, ei più raffinati potranno organizzare unpic-nic all’ombra dell’albero più anticodella penisola: <strong>il</strong> Castagno dei 100 cavalli<strong>di</strong> Sant’Alfio (Catania). Vanta trem<strong>il</strong>aanni, m<strong>il</strong>le e più dell’Anfiteatro Flavio,cronacaI Santagatesi in Sic<strong>il</strong>ia nel 2009<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Che fusti! «sos» per gli alberi storiciin arte Colosseo, <strong>di</strong> Roma. I cento cavallisarebbero, vox populi, quelli delseguito <strong>di</strong> Giovanni d’Aragona che trovòriparo sotto le fronde dell’immensoalbero (così si esprimeva anni fa PaoloConti sul Corriere della Sera).Anche a Sant’Agata <strong>Feltria</strong> non si scherza:nel nostro bosco esiste una piantache non ha niente da invi<strong>di</strong>are ai suoifratelli più famosi, infatti si <strong>di</strong>ce che <strong>il</strong>castagno che si trova <strong>di</strong> fronte alla casadella Spuntona, sulla vecchia stradaprovinciale per Sant’Agata, <strong>di</strong> anni neabbia ben 680. Complimenti! Per ragioni<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a da qualche annoè stato potato in maniera drastica, ma,speriamo, vantaggiosa.Nel numero precedente del nostro <strong>giornale</strong><strong>Rocca</strong>, in prima pagina, la foto cheritrae proprio <strong>il</strong> castagno in questione.<strong>La</strong> tutela del singolo albero deve essereaccompagnata dall’integrità del contestoin cui vive, e dalla salvaguar<strong>di</strong>arigorosa dei nostri boschi. Abbiamo,infatti, <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> mantenere semprevivo questo patrimonio, questi monumenti,che chiamiamo senza esitazionebeni culturali.CuriositàIn Italia sono 150 gli alberghi censiti che hanno “eccezionale valore storicoo monumentale”, 2000 quelli <strong>di</strong> “grande interesse”, 22 m<strong>il</strong>a quelli schedatiperché interessanti. <strong>La</strong> Lombar<strong>di</strong>a con 192 esemplari è la regione più ricca <strong>di</strong>alberi storici d’Italia.L’organo che non c’è piùNella Chiesa Collegiata <strong>di</strong> S. Agata F. fino agli anni ’60, era custo<strong>di</strong>to unorgano del 1629 firmato dal maestro Giovanni Battista da Rimini, pagatoal tempo 300 scu<strong>di</strong>. Probab<strong>il</strong>mente si tratta dello stesso Giovanni Battistada Rimini che nel 1667 <strong>di</strong>venterà l’organista pred<strong>il</strong>etto dai re d’Ingh<strong>il</strong>terra,e che fu “uno dei più ab<strong>il</strong>i clavicembalisti del tempo”, che vinse la battagliadegli organi del 1684, contro Blow e Purcell. Della stessa famiglia è Antonioda Rimini, fratello <strong>di</strong> Giovanni Battista, librettista e Kapellmeister della corteimperiale viennese, sepolto a Vienna nella cattedrale <strong>di</strong> Santo Stefano. Per iFregoso ci voleva un organo degno <strong>di</strong> re! (Per saperne <strong>di</strong> più: <strong>La</strong> Storia <strong>di</strong> S.Agata, nuova e<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> Franco Dall’Ara”1011


<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>politicaValmarecchia dalle Marchealla RomagnaAgosto / Settembre 2009<strong>La</strong> storia è stata scritta nella valle delMarecchia. Ieri, 29 luglio 2009, isette Comuni marchigiani, conoltre 19 m<strong>il</strong>a abitanti, sono finalmenteentrati in Romagna. Il territorio dell’altaValmarecchia, (330 ch<strong>il</strong>ometro quadrati)si unisce finalmente alla bassa valle. Casteldelci,Pennab<strong>il</strong>li, Sant’Agata <strong>Feltria</strong>,Maiolo, Novafeltria, Talamello e San Leodopo quattro anni gridano «era ora» e festeggiano<strong>il</strong> passaggio, tra vino rosso e lenote <strong>di</strong> Romagna mia.Era <strong>il</strong> 29 luglio 2005, quando proprio aSant’Agata <strong>Feltria</strong>, i citta<strong>di</strong>ni si ritrovarononella sala delle scuderie per <strong>di</strong>scuteredel referendum popolare. Il 17 <strong>di</strong>cembre2006 gli oltre 19m<strong>il</strong>a abitanti erano andatialle urne per votare <strong>il</strong> passaggio. El’84% aveva scelto <strong>di</strong> lasciare le Marchee la Provincia <strong>di</strong> Pesaro-Urbino, per entrarein Em<strong>il</strong>ia Romagna, nella provincia<strong>di</strong> Rimini.Da qui l’iter è andato avanti per altri treanni, con <strong>il</strong> parere espresso dall’Em<strong>il</strong>iaRomagna e Marche (a favore del passaggioi primi e contrari al passaggio – logicamente- i secon<strong>di</strong>), fino all’apprododella <strong>di</strong>scussione del decreto sottoscrittodai parlamentari Sergio Pizzolante e GinalucaPini alla Camera, lo scorso 6 maggio.A Roma gli schieramenti politici si sonoespressi positivamente con voto unanime,con la sola astensione dell’UDC. <strong>La</strong>‘battaglia’ è proseguita con <strong>il</strong> successivopassaggio in Senato.<strong>La</strong> Commissione Affari Costituzionali,martedì ha finalmente ricevuto <strong>il</strong> via liberadal Governo per approvare la leggedella Valmarecchia in sede deliberante,e ieri pomeriggio, alle ore 15,07, quasiall’insaputa <strong>di</strong> tutti, è arrivato <strong>il</strong> parerefavorevole definitivo al passaggio, convoto unanime.Ora la strada per i magnifici sette comunidell’alta Valmarecchia è meno tortuosama non fac<strong>il</strong>e. Nei prossimi giorni ci saràla pubblicazione della legge sulla Gazzettaufficiale e dal giorno successivo, la Valmarecchiaverrà riconosciuta come unicaentità sotto la Provincia <strong>di</strong> Rimini. I settesindaci sono entusiasti del risultato ottenuto,ma <strong>di</strong>cono anche che «la battagliaè appena iniziata. Usciamo da un limboche durava da troppo tempo, ma dobbiamorimboccarci le maniche per contrattarei rapporti con le istituzioni».Liberamente tratto da<strong>il</strong> Resto del Carlinogiovedì 30 luglio 2009 – Rita CelliIl pranzo dai frati, 9 agosto 200912

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