03.06.2013 Views

Rifiuti SpA - Il tacco d'Italia

Rifiuti SpA - Il tacco d'Italia

Rifiuti SpA - Il tacco d'Italia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

L’Editoriale<br />

// L’Editoriale<br />

Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore<br />

della Repubblica presso la DDA<br />

(dipartimento distrettuale antimafia) ci<br />

accoglie nel suo piccolo ufficio al secondo<br />

piano della Procura di Lecce, in fondo a sinistra<br />

sempre dritto, alla fine di un corridoio<br />

dove armadi e pavimenti traboccano di<br />

fascicoli.<br />

La stanza di cinque metri per cinque (a<br />

dir molto) è sgombra di mobilio, se non fosse<br />

per l’indispensabile: una scrivania, due sedie<br />

poste di fronte, due armadi, pc. Ma sono elementi<br />

di arredo che quasi non si notano, perché<br />

sommersi dai faldoni.<br />

Dietro i faldoni e dietro la scrivania, la<br />

sostituta procuratrice. Si alza e ci porge la<br />

mano, sorridente.<br />

Minuta, anzi, piccola piccola, dall’aspetto<br />

fragile e dal fisico scattante e nervoso, è<br />

disarmante nella trasparenza con cui dice<br />

quello che pensa. E’ il suo coraggio, che è<br />

disarmante. Tanto che spesso durante la<br />

registrazione, le ricorderemo: guardi che<br />

stiamo registrando, questo lo scriviamo.<br />

E lei, ferma: certo.<br />

Di tanto in tanto chiama la sua segretaria,<br />

una sorta di angelo custode silenzioso e quieto,<br />

dal passo leggero, con bellissimi capelli<br />

candidi trattenuti da un fermaglio nero.<br />

Rimarrà anche lei, insieme alla magistra-<br />

//<br />

sommario<br />

IDEE DAL TACCO<br />

29 ALMANACCO SALENTINO, QUESTIONE DI LOOK<br />

33 SUL COMODINO E NELLA BORSA DI...<br />

di Adriana Poli Bortone<br />

35 OROSCOPO<br />

a cura di Iuly Ferrari<br />

36 SAPERE, SENTIRE, VEDERE<br />

a cura di Flavia Serravezza<br />

46 CONTROCANTO ospita Francesco Ria:<br />

Ritorno al futuro. In rosa<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

mafia, politica, ambiente:<br />

un’impresa in attivo<br />

ta che rilascia un’intervista fiume per tutto il<br />

pomeriggio, fino alle 19.30, a disposizione,<br />

oltre ogni abnegazione ragionevole per un<br />

dipendente pubblico.<br />

Alle 19.30, quando andiamo via, la magistrata<br />

china di nuovo il capo sui faldoni:<br />

«Stasera niente palestra, domani ho udienza.<br />

Ora finisco di studiarmi il fascicolo e poi a<br />

casa, a ripetere stanotte diritto privato con<br />

mia figlia, ché fra poco ha l’esame». Problemi<br />

di conciliazione lavoro-famiglia anche per una<br />

delle più alte cariche della Procura leccese.<br />

Per 12 anni si è occupata di reati<br />

ambientali, pubblico ministero nei processi<br />

più importanti della Procura, in cui si è<br />

scontrata con l’inadeguatezza delle norme<br />

che in tema di ambiente prevedono un solo<br />

strumento, l’articolo 53 bis (traffico illecito<br />

di rifiuti) attraverso il quale incardinare il<br />

reato penale, altrimenti tutto si riduce ad<br />

un’ammenda pecuniaria. Quando non alla<br />

prescrizione.<br />

Inadeguatezza delle norme significa che<br />

chi sversa nell’ambiente fusti di pcb, sostanza<br />

altamente cancerogena, e li sversa perfino<br />

nelle discariche autorizzate, come è successo<br />

a Burgesi, nella maggior parte dei casi<br />

rimarrà impunito.<br />

<strong>Il</strong> responsabile della discarica Burgesi<br />

VEDIAMOCI CHIARO<br />

04 COPERTINA // INCHIESTA //FENOMENI IN CRESCITA.<br />

LA VIOLENZA, NEL SALENTO, È DI CASA<br />

di Laura Leuzzi<br />

10 INCHIESTA // DONNE OMICIDE<br />

di Barbara Melgiovanni<br />

CULTURA&PERSONE<br />

14 REPORTAGE // BASTA POCO PER UN SORRISO<br />

17 REPORTAGE // DUE SETTIMANE, UNA VITA.<br />

IN CAMERUN<br />

22 SOCIETÀ // SE FOSSI LEI<br />

di Laura Leuzzi<br />

27 LIBRI // BILANCIO: FEMMINILE SINGOLARE<br />

infatti, Grecolini, fu condannato a otto mesi<br />

di detenzione proprio a seguito del ritrovamento<br />

dei fusti di pcb all’interno della discarica<br />

autorizzata, ma dimostrare l’aggravante<br />

della condotta mafiosa è difficile, nonostante<br />

la ditta interessata al trasporto fosse proprio<br />

quella legata ai Rosafio di Taurisano,<br />

imparentati con esponenti della Scu.<br />

E’ tanto difficile dimostrare l’aggravante<br />

mafiosa che i Rosafio, ad oggi, non sono stati<br />

condannati per traffico illecito di rifiuti né è<br />

stata riconosciuta finora l’aggravante del<br />

comportamento mafioso, perché all’epoca<br />

del ritrovamento dei fusti del pcb nella discarica<br />

di Burgesi, non era ancora in vigore<br />

l’articolo 53 bis. Si potè condannarli per<br />

danneggiamenti e reati minori.<br />

(continua a pag. 2 dello speciale “<strong>Rifiuti</strong> S.p.A.”)<br />

il mensile del salento<br />

Anno VI - n. 55 - Marzo 2009<br />

Iscritta al numero 845 del Registro<br />

della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004<br />

EDITORE:<br />

Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5<br />

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

HANNO COLLABORATO:<br />

Mario Maffei, Laura Leuzzi, Francesco Ria, Flavia Serravezza,<br />

Barbara Melgiovanni, Ada Martella, Giancarlo Colella<br />

FOTO:<br />

Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia<br />

REDAZIONE:<br />

p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238<br />

E-mail: redazione@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />

PUBBLICITÁ:<br />

marketing@il<strong>tacco</strong>ditalia.info - tel. 3939801141<br />

Unione Stampa Periodica Italiana<br />

Tessera n° 14705<br />

STAMPA:<br />

Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)<br />

DISTRIBUZIONE:<br />

Italian Services Group - Lecce<br />

0832.242214 - 348.0039271<br />

ABBONAMENTI:<br />

15,00 Euro per 10 numeri<br />

c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione<br />

P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - abbonamenti@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />

IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º APRILE 2009


Copertina //Fenomeni in crescita //Violenze sulle donne<br />

di LAURA LEUZZI<br />

l.leuzzi@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />

I CONTORNI DELLA VIOLENZA DI GENEREIN PUGLIA<br />

E NEL SALENTO. IN MANCANZA DI DATI CERTI,<br />

DI STRUTTURE DI ASSISTENZA ADEGUATE,<br />

DELLA GIUSTA CONSAPEVOLEZZA DA PARTE<br />

DELLE DONNE. TROPPO DA DIRE E TROPPO DA FARE.<br />

A COMINCIARE DA UN PASSO SEMPLICE<br />

EPPURE COMPLICATO: INDIVIDUARE GLI ABUSI<br />

la violenza,<br />

nel salento,<br />

è di casa<br />

L<br />

La percezione che abbiamo oggi della violenza<br />

sulle donne è di un fenomeno in<br />

preoccupante ascesa. <strong>Il</strong> clamore mediatico<br />

che si scatena ad ogni nuovo caso,<br />

accompagnato spesso da reazione xenofobe,<br />

contribuisce ad infondere negli animi femminili<br />

una sensazione di insicurezza ed una<br />

paura diffusa dell’altro.<br />

A differenza di ciò che avviene su scala<br />

nazionale, in particolari contesti metropolitani,<br />

nel Salento non ci sarebbe un fenomeno<br />

“violenza di genere”. I dati forniti dalla<br />

Questura e dall’unico centro antiviolenza, privato<br />

(di pubblici non ce ne sono), non hanno<br />

registrato negli ultimi tempi un incremento<br />

degli episodi. Ciò perché, nel Salento, la violenza<br />

è soprattutto di tipo domestico. Un<br />

“fatto privato” che si consuma tra le mura di<br />

casa.<br />

Quando si parla di violenza, infatti, non ci<br />

si riferisce necessariamente alla violenza sessuale<br />

o a quella fisica: barbare, evidenti,<br />

estreme. La violenza di genere – quella di un<br />

uomo verso una donna – ha più volti. Tra essi,<br />

ci sono quelli sottili della violenza psicologica<br />

ed economica.<br />

Forme di sopruso che si consumano quotidianamente;<br />

abusi che neppure vengono<br />

percepiti come tali, perché considerati “normali”<br />

del rapporto uomo-donna, in una condizione<br />

di tolleranza della prevaricazione<br />

spaventosa, perché diffusa in tutti gli strati<br />

della società. Perché difficile da estirpare.<br />

Eppure oggi le donne sarebbero più consapevoli<br />

e più portate a denunciare il torto<br />

subìto (da questo deriverebbe la percezione<br />

dell’incremento dei reati di genere). Alcune lo<br />

fanno. Ma sono troppo poche.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 4 Marzo 2009<br />

vittime del “malamore”<br />

“Le donne hanno più confidenza col<br />

dolore. Del corpo, dell’anima. E’ un<br />

compagno di vita. […] Ci si vive, è normale.<br />

Strillare disperde le energie,<br />

lamentarsi non serve.<br />

Trasformarlo, invece: ecco cosa<br />

serve. Trasformare il dolore in forza.<br />

Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche<br />

parte perché lasci fiorire qualcosa. E’<br />

una lezione antica, una sapienza muta e<br />

segreta: ciascuna lo sa”. Così scrive nel<br />

libro “Malamore” Concita De Gregorio,<br />

giornalista, direttora de “L’Unità”, donna,<br />

mamma di quattro figli. Le donne sarebbero<br />

così abituate al dolore, da non farci<br />

caso. Sarebbero assuefatte alle prevaricazioni<br />

degli uomini da non riconoscerle<br />

più. Oppure da considerarle manifestazioni<br />

della debolezza maschile; le<br />

donne, in quel caso, si lascerebbero<br />

sopraffare in nome di una maggiore<br />

forza femminile. “Sarò capace di gestire<br />

la tua ira – penserebbe la donna secondo<br />

De Gregorio – perché ne conosco l’origine<br />

e ti so fragile”.


NON SI DICE IL PECCATO<br />

NÉ IL PECCATORE<br />

Nel Salento e in Puglia non esiste un<br />

monitoraggio completo della violenza di<br />

genere, punto di partenza necessario per<br />

poter conoscere l’entità del fenomeno e dunque<br />

contrastarlo. I dati disponibili sono quelli<br />

raccolti, sul campo, dalla Questura e dal<br />

centro antiviolenza privato “Renata Fonte”,<br />

che però non possono fornire un quadro<br />

esaustivo.<br />

Inoltre gli enti coinvolti, come Questura,<br />

carabinieri, ospedali, consultori, Osservatori,<br />

istituzioni, non fanno rete e non comunicano<br />

tra loro. L’unica indagine ufficiale pertanto è<br />

quella, condotta su scala nazionale, dall’Istat<br />

nel 2006.<br />

La ricerca condotta su donne dai 16 ai<br />

70 anni, fotografa una situazione allarmante:<br />

7 milioni 134mila donne hanno subìto<br />

violenza psicologica; 2 milioni 77mila hanno<br />

fatto i conti con comportamenti persecutori<br />

(stalking); un milione 400mila sono state<br />

vittime di violenza sessuale prima dei 16<br />

anni; 690mila l’hanno ricevuta dal proprio<br />

partner e, al momento dell’aggressione, avevano<br />

figli.<br />

<strong>Il</strong> Rapporto fornisce un ulteriore dato:<br />

nonostante sia aumentata la percentuale di<br />

donne che denunciano violenze o tentate violenze,<br />

il sommerso resta elevatissimo. Le<br />

donne che, dopo aver subito una violenza,<br />

preferiscono tacerla sono il 96%, nel caso di<br />

abusi compiuti da un non partner e il 93%<br />

nel caso di abusi compiuti dal partner.<br />

Praticamente tutte.<br />

In Puglia la situazione è pressappoco la<br />

stessa. <strong>Il</strong> 24,9% delle donne ha subìto violenza<br />

fisica e sessuale; il 5,3% di esse l’ha<br />

subita prima dei 16 anni. Solo il 10,8% ha<br />

denunciato l’abuso, se compiuto dal partner;<br />

appena il 5,4%, se compiuto da un non<br />

partner.<br />

violenza salentina. troppi casi taciuti<br />

La violenza sulle donne non è facilmente<br />

catalogabile. Essa rientra nell’ambito dei<br />

reati alla persona che non vengono classificati<br />

in base al genere della vittima.<br />

Stando ai dati forniti dalla Questura di<br />

Lecce, nel 2008 nella provincia salentina si<br />

sono verificati due casi di violenza sessuale<br />

accertati: il primo nei confronti di una cittadina<br />

di nazionalità somala, da parte di un<br />

gruppo di giovani due dei quali minorenni; il<br />

secondo ai danni di una donna albanese e<br />

delle figlie ad opera del marito.<br />

Più alto è il numero di querele sporte da<br />

donne per violenza di altro tipo (principalmente<br />

fisica ed economica); in genere vengono<br />

denunciati ex compagni che non corri-<br />

NELLO SCORSO ANNO IN PROVINCIA DI LECCE SI SONO VERIFICATI DUE<br />

CASI DI VIOLENZA SESSUALE ACCERTATA. GLI EPISODI DI MALTRATTAMENTI<br />

DI ALTRO TIPO SONO PIÙ NUMEROSI: IN UN MESE PRESSO<br />

LA QUESTURA NE VENGONO SEGNALATI IN MEDIA CINQUE O SEI.<br />

ELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LE QUERELE VENGONO RITIRATE<br />

Antonino Cufalo questore di Lecce<br />

l’unica strada è la collaborazione<br />

Dott. Cufalo, lei si è<br />

insediato da poche settimane<br />

presso la Questura<br />

leccese. Che situazione ha<br />

trovato circa l’attenzione<br />

del territorio al tema della<br />

violenza sulle donne?<br />

“<strong>Il</strong> tema è affrontato<br />

con molta sensibilità; lavorerò<br />

affinché non si abbassi<br />

mai la guardia verso questo<br />

tipo di reati. Dovunque io<br />

abbia lavorato, ho sempre riservato grande spazio<br />

al contrasto della violenza alle donne e ai<br />

minori”.<br />

In che modo crede di contrastarla?<br />

“Lavorando di concerto con il territorio in<br />

// I VOLTI DELLA VIOLENZA<br />

La violenza sulle donne comporta un<br />

abuso di potere da parte dell’uomo ed assume<br />

forme differenti che non sempre è facile<br />

identificare; ciò in particolar modo quando il<br />

sopruso si consuma negli ambienti domestici<br />

(la maggior parte dei casi), per cui si fa passare<br />

la prevaricazione come “normale” del<br />

menage familiare.<br />

Esistono cinque tipi di violenza di genere.<br />

Per violenza fisica si intendono maltrattamenti<br />

fisici più o meno gravi (spintoni, percosse,<br />

mutilazioni di arti, ecc); la violenza sessuale<br />

è l’imposizione di pratiche sessuali indesiderate;<br />

quella psicologica consiste nello svalutare<br />

la donna, manipolarla, indurla ad una condizione<br />

di paura (in questa tipologia rientra lo<br />

stalking); la violenza economica viene eserci-<br />

spondono gli assegni di mantenimento o non<br />

rispettano le condizioni sull’affidamento dei<br />

figli. Ne arrivano cinque o sei al mese ma<br />

spesso vengono ritirate.<br />

<strong>Il</strong> numero di violenze denunciate alle<br />

autorità non fornisce un’immagine esaustiva<br />

dei maltrattamenti nei confronti delle donne:<br />

essi sono molto più numerosi, totalmente trasversali<br />

per ambiente, strato sociale, età<br />

della vittima e dell’aggressore, e restano<br />

nella maggior parte dei casi taciuti.<br />

La denuncia penale della violenza scatta<br />

d’ufficio, a prescindere dalla volontà<br />

della donna, se la vittima riporta lesioni che<br />

determinano una prognosi superiore a 20<br />

giorni.<br />

un’attività combinata tra enti ed istituzioni e<br />

riservando grande attenzione alla formazione. Ciò<br />

già avviene presso la Questura di Lecce: il personale<br />

della Squadra Mobile viene costantemente<br />

aggiornato e formato con corsi specifici organizzati<br />

a livello nazionale”.<br />

Crede che in Provincia di Lecce esista un<br />

fenomeno legato alla violenza di genere?<br />

“Non credo si possa parlare di fenomeno. Le<br />

violenze che vengono compiute nei confronti delle<br />

donne si consumano in buona parte tra le mura<br />

domestiche e non per strada. Ad ogni modo, lavoreremo<br />

per combattere anche quella piccola percentuale<br />

di abusi ad opera di sconosciuti. E’<br />

importante assicurare alle donne protezione dentro<br />

e fuori casa”.<br />

tata tramite la privazione economica da parte<br />

del partner; quella sui luoghi di lavoro si<br />

manifesta sotto forma di violenza sessuale o di<br />

mobbing (manipolazione psichica mirata a<br />

sminuire il ruolo professionale della donna).<br />

// STALKING. C’È IL DECRETO<br />

<strong>Il</strong> termine inglese “stalking” indica tutti gli<br />

atteggiamenti persecutori nei confronti di<br />

una donna, che generino nella vittima o nei<br />

suoi congiunti stati di ansia e paura tali da<br />

cambiarne le abitudini di vita.<br />

<strong>Il</strong> decreto legge sulla violenza sessuale<br />

recentemente approvato (20 febbraio) definisce<br />

le pene per i responsabili di stalking:<br />

reclusione da sei mesi a quattro anni a<br />

seconda della gravità del reato.


che cosa fa la regione…<br />

PER CONTRASTARE LA VIOLENZA SULLE DONNE, LO SCORSO NOVEMBRE,<br />

LA REGIONE HA PRESENTATO UN PROGRAMMA TRIENNALE IN QUATTRO<br />

PUNTI: DAL MONITORAGGIO DELL’ESISTENTE, ALLA CREAZIONE DI RETE<br />

TRA SERVIZI AL REINSERIMENTO IN SOCIETÀ DELLE DONNE MALTRATTATE.<br />

A DISPOSIZIONE CI SONO 10 MILIONI DI EURO<br />

Con la legge 17/2003 e le successive linee<br />

guida attuative contenute nella legge<br />

19/2006, la Regione stabilisce la nascita di<br />

centri antiviolenza sul territorio pugliese, ma<br />

non li finanzia e rimanda alla programmazione<br />

finanziaria dei Piani di zona e, quindi, al<br />

capitolo Servizi sociali.<br />

Lo scorso 25 novembre, giornata contro<br />

la violenza di genere, l’assessorato regionale<br />

alle Pari Opportunità (assessora Elena<br />

Gentile) ha presentato il “Programma regionale<br />

triennale 2009-1011 per prevenire e<br />

contrastare il fenomeno della violenza contro<br />

le donne”.<br />

<strong>Il</strong> Piano mette a disposizione 10 milioni<br />

di euro per interventi di prevenzione, informazione<br />

e sensibilizzazione, incentivi alle assunzioni,<br />

realizzazione di strutture dedicate ed<br />

...e che cosa fa la provincia<br />

TRACCIARE UN QUADRO INDICATIVO DELLA VIOLENZA DI GENERE<br />

NELLA PROVINCIA DI LECCE NON È SEMPLICE: NEL TERRITORIO<br />

SALENTINO NON ESISTONO CENTRI DI ASCOLTO ANTIVIOLENZA NÉ CASE<br />

RIFUGIO, PREVISTE PER LEGGE. NON ESISTONO NEPPURE DATI SUL FENOMENO<br />

Nonostante siano previsti per legge fin dal<br />

2003, in provincia di Lecce (così come in<br />

provincia di Foggia) non esistono centri antiviolenza.<br />

Ne abbiamo chiesto conto all’assessora<br />

provinciale al ramo, Loredana Capone,<br />

Servizi sociali e Pari opportunità, ma non ha<br />

saputo darci motivi plausibili del perché. La<br />

Capone rimanda tutta la responsabilità alla<br />

Regione, dicendo che la Provincia ha presentato<br />

alcuni progetti e che dalla Regione non<br />

ha avuto risposte. In realtà riguardo alle future<br />

iniziative l’assessora ha dimostrato di non<br />

DUE ANNI FA LA PROVINCIA<br />

PRESENTÒ IN REGIONE<br />

IL PROGETTO DI UN CENTRO<br />

RESIDENZIALE PER DONNE<br />

ABUSATE, MA NON EBBE<br />

ALCUNA RISPOSTA. AD OGGI<br />

ANCORA NON SE NE SA NULLA.<br />

LOREDANA CAPONE:<br />

“REALIZZEREMO DIECI CENTRI<br />

IN TUTTO IL SALENTO”<br />

“La pubertà”.<br />

Edvard Munch, 1895<br />

avere nel cassetto una pianificazione chiara:<br />

non si sa come realizzare i centri antiviolenza,<br />

con quanti soldi e come gestirli.<br />

Immagina addirittura dieci centri antiviolenza,<br />

un numero che ci appare sovradimensionato<br />

rispetto alle reali esigenze del territorio,<br />

quando ne basterebbe uno, ma subito e ben<br />

funzionante.<br />

Serve maggiore informazione perché le<br />

stesse donne riconoscano la violenza quando<br />

la subiscono (quella domestica, quella psicologica,<br />

quella economica); serve assistenza<br />

psicologica alle donne e ai loro familiari, perché<br />

sappiano come aiutare chi nella loro<br />

famiglia subisce violenza e la spingano a trovare<br />

la forza a denunciare; serve un coordinamento<br />

tra le Istituzioni che si occupano di<br />

violenza, dalla Questura alle Asl, perché si<br />

abbia una mappatura del fenomeno, anche<br />

statistica, ad oggi inesistente. A chi ha subito<br />

violenza o ai familiari che vogliono aiutare<br />

chi la subisce e si aspettano un supporto<br />

dalla Istituzioni, che cosa risponde l’assessore<br />

Capone?<br />

M.L.M.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 6 Marzo 2009<br />

alloggi per l’emergenza abitativa.<br />

In Puglia sono presenti infatti solo cinque<br />

case rifugio di carattere residenziale,<br />

undici centri di ascolto e 31 èquipe integrate<br />

per l’assistenza. Numeri colpevolmente<br />

bassi rispetto alla portata del fenomeno.<br />

La Provincia di Lecce, assieme a quella<br />

di Foggia, è addirittura sprovvista di case<br />

rifugio e centri antiviolenza che pure<br />

dovrebbero essere ubicati in ciascuna provincia,<br />

secondo quanto disposto dalle linee<br />

guida attuative della legge regionale<br />

17/2003.<br />

Ciò significa: assoluta inadeguatezza a<br />

fornire un conforto alle donne in difficoltà.<br />

Di conseguenza, l’urgente esigenza di<br />

interventi concreti e di una rete capillare di<br />

servizi.<br />

Le linee di intervento previste dal<br />

piano regionale sono quattro: il monitoraggio<br />

dei servizi e delle strutture esistenti<br />

sul territorio regionale; l’elaborazione di<br />

accordi di programma tra amministrazioni;<br />

il potenziamento delle èquipe e della<br />

rete di assistenza; il reinserimento della<br />

donna nel mondo del lavoro.


DOPO IL SUCCESSO<br />

DELLA PASSATA EDIZIONE,<br />

LA CONSIGLIERA DI PARITÀ<br />

ORGANIZZERÀ ANCHE<br />

PER QUEST’ANNO CORSI<br />

DI AUTODIFESA RIVOLTI<br />

ALLE DONNE. SI TERRANNO<br />

A LECCE, NARDÒ E CASARANO<br />

E SARANNO GRATUITI. OBIETTIVO:<br />

RIDARE SICUREZZA ALLE DONNE<br />

In Provincia vi sono due strutture di assistenza<br />

pensate per la cittadine extracomunitarie.<br />

<strong>Il</strong> primo dei due, un centro residenziale<br />

nato nel 2000, fa capo al progetto Libera<br />

contro la tratta delle donne extracomunitarie<br />

ed ha seguìto, fino ad oggi, oltre 2mila casi di<br />

donne.<br />

<strong>Il</strong> secondo, nato da pochi mesi, ha sede<br />

presso l’Ipab (Istituto di pubblica assistenza<br />

e beneficenza) di Lecce ed è un centro italoalbanese,<br />

realizzato nell’ambito del programma<br />

Interreg Italia-Albania. Si occupa dell’assistenza<br />

e del rientro delle donne albanesi in<br />

patria.<br />

Benché si tratti di due iniziative lodevoli<br />

nei confronti delle cittadine extracomunitarie,<br />

persiste la carenza di strutture pubbliche<br />

per la protezione ed il soccorso di quelle<br />

donne che sono quotidianamente vittime di<br />

violenza. Abbiamo chiesto il perché di questa<br />

mancanza a Loredana Capone, assessora<br />

provinciale alle Pari Opportunità. Ecco che<br />

cosa ci ha risposto.<br />

Loredana Capone assessora Pari Opportunità Provincia di Lecce<br />

siamo in attesa<br />

Assessora, quali iniziative<br />

ha messo in atto la<br />

Provincia di Lecce a contrasto<br />

della violenza sulle<br />

donne?<br />

“Abbiamo svolto un’intensa<br />

attività di informazione.<br />

Con la Commissione<br />

provinciale per le Pari<br />

opportunità, la consigliera<br />

di Parità e la Fidapa (Federazione italiana donne,<br />

arti, professioni e affari) di Lecce abbiamo pubblicato<br />

un opuscolo contenente le misure da<br />

adottare in caso di violenza. Inoltre abbiamo attivato<br />

due centri contro la violenza e la tratta delle<br />

immigrate”.<br />

Qual è l’impegno economico per la gestione<br />

di tali strutture?<br />

“<strong>Il</strong> centro antiviolenza Italia-Albania, nato<br />

con finanziamenti Interreg, ha un costo di<br />

100mila euro all’anno.<br />

A questi fondi vanno aggiunti 25mila euro<br />

destinati a promuovere attività di reinserimento<br />

delle donne in Albania. Per ‘Libera’, finalizzato al<br />

Serenella Molendini<br />

Consigliera, che cosa<br />

ha fatto il suo Ufficio per<br />

combattere la violenza di<br />

genere?<br />

“Abbiamo cercato di<br />

contrastare l’idea radicata<br />

nella nostra cultura, secondo<br />

la quale la violenza sulle<br />

donne è normale. In occasione<br />

del 25 novembre<br />

abbiamo inviato a tutti i Comuni le richiesta di<br />

approvazione di un ordine del giorno per affermare<br />

l’azione di ‘non violenza’ sulle donne”.<br />

Come è stata recepita?<br />

“Diversi Comuni hanno programmato momenti<br />

di riflessione su questo tema. E’ stato un piccolo<br />

ma significativo passo; è necessario continuare<br />

a stimolare la riflessione all’interno dei consigli<br />

comunali e provinciali. Abbiamo partecipato alla<br />

pubblicazione di un libretto informativo sulla violenza<br />

di genere”.<br />

Quanto conta l’attività di sensibilizzazione?<br />

“Ci credo molto. Non è vero che la donna è<br />

naturalmente vocata alla sopportazione. Proprio<br />

per combattere questo preconcetto, l’anno scorso<br />

ho promosso dei corsi di autodifesa per le dipendenti<br />

della Provincia”.<br />

Quali risultati hanno ottenuto?<br />

“Le donne hanno vissuto con piacere la pos-<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 7 Marzo 2009<br />

contrasto della tratta, Palazzo dei Celestini ha<br />

stanziato 120mila euro nel co-finanziamento<br />

Provincia-Ministero”.<br />

Perché la Provincia di Lecce è sprovvista<br />

degli obbligatori centri antiviolenza?<br />

“Due anni fa abbiamo presentato alla<br />

Regione il progetto di un centro residenziale<br />

antiviolenza ma non abbiamo ottenuto risposta.<br />

Inoltre ho proposto di inserire nell’ambito del<br />

Piano strategico di Area Vasta la realizzazione di<br />

dieci centri di ascolto sparsi sul territorio<br />

provinciale”.<br />

In che cosa consistono questi progetti?<br />

“Per il centro residenziale, previsto a Lecce,<br />

abbiamo chiesto alla Regione un finanziamento<br />

di 500mila euro necessari per dotarsi di un’èquipe<br />

qualificata e gestire la residenzialità. Di centri<br />

dislocati sull’intero territorio provinciale ne abbiamo<br />

immaginati cinque di dimensioni maggiori e<br />

cinque minori; non conosciamo l’entità del finanziamento<br />

necessario, ma se la Regione dovesse<br />

dare l’ok, i Comuni potrebbero presentare i progetti<br />

esecutivi e poi siglare le convenzioni per la<br />

gestione”.<br />

consigliera provinciale e regionale di Parità<br />

fare rete per cambiare la mentalità<br />

sibilità di raccontarsi e di sentirsi più sicure.<br />

Abbiamo così deciso di riproporre l’esperienza in<br />

tre territori della Provincia: nella città di Lecce in<br />

collaborazione con l’istituto ‘De Pace’, a Nardò in<br />

collaborazione con la Commissione Pari<br />

Opportunità comunale; a Casarano in collaborazione<br />

con il Comune e con il Tacco d’Italia.<br />

Dobbiamo programmare un’azione a 360 grandi<br />

contro la violenza di genere e lavorare sull’immagine<br />

della donna in pubblicità”.<br />

In Provincia di Lecce non esiste un centro<br />

antiviolenza. C’è stata scarsa attenzione politica<br />

verso il tema degli abusi sulle donne?<br />

“La Provincia ha fatto ciò che ha potuto.<br />

Purtroppo negli ultimi anni gli enti locali hanno<br />

avuto scarsa disponibilità economica; il<br />

Programma triennale regionale ci permetterà di<br />

realizzare interventi necessari che fino ad oggi<br />

sono mancati. Le Province potranno fare la loro<br />

parte, anche per monitorare il fenomeno”.<br />

Perché ad oggi non esistono dati provinciali<br />

sul fenomeno della violenza di genere?<br />

“Purtroppo non esistono neppure dati regionali.<br />

Anche sotto questo punto di vista bisogna<br />

fare sistema: coordinare e mettere in relazione i<br />

dati raccolti da più enti, come la Questura, i carabinieri,<br />

tutti gli ospedali della Provincia di Lecce, i<br />

consultori. Bisogna monitorare per capire ed<br />

intervenire”.


insieme nel nome di renata fonte<br />

IL CENTRO ANTIVIOLENZA RENATA FONTE, GESTITO DALL’ASSOCIAZIONE<br />

DONNE INSIEME, È L’UNICA STRUTTURA DI ASCOLTO PER LE DONNE<br />

IN TERRITORIO SALENTINO. MA È PRIVATA. SERVE UN BACINO D’UTENZA<br />

CHE COINCIDE CON L’INTERA PROVINCIA<br />

L<br />

’unico centro antiviolenza presente sul territorio<br />

provinciale è un centro privato.<br />

Intitolato a Renata Fonte, è nato nel<br />

1998 a Lecce per iniziativa dell’associazione<br />

femminile Donne Insieme; presidente, Maria<br />

Luisa Toto.<br />

Nel 2004 il centro ha potuto godere di<br />

una convenzione con il Comune di Lecce (sindaca<br />

Adriana Poli Bortone) che ha riconosciuto<br />

alla struttura un rimborso spese mensile<br />

pari a 700 euro. Allo scadere della convenzione,<br />

nel 2008, il Comune (sindaco Paolo<br />

Perrone) non l’ha rinnovata; da allora la struttura<br />

si mantiene con risorse proprie e continua<br />

a fornire servizi in forma volontaria e<br />

totalmente gratuita.<br />

Quante donne. In dieci anni di attività il<br />

centro Renata Fonte ha dato ascolto e conforto<br />

a circa mille donne. Solo nell’ultimo<br />

Presidente, nel<br />

Salento esiste un fenomeno<br />

di violenza sulla<br />

donne?<br />

“Non parlerei di<br />

‘fenomeno’ di violenza,<br />

come può accadere in<br />

contesti metropolitani in<br />

altre zone d’Italia, dove<br />

la violenza viene perpetrata<br />

da sconosciuti. In Salento la violenza è<br />

principalmente di tipo domestico. Tuttavia<br />

cominciano ad arrivare segnalazioni di giovani<br />

donne che non si sentono sicure in alcune<br />

zone della città di Lecce: l’area alle spalle del<br />

cinema Massimo e le strade che da lì conducono<br />

al centro storico”.<br />

La violenza domestica è più difficile da<br />

denunciare?<br />

“Oggi si registra un leggero incremento<br />

delle denunce. Purtroppo i casi non segnalati<br />

sono ancora la maggioranza; le donne vivono<br />

una condizione di sottomissione; ciò che è più<br />

allarmante è che in molti casi esse tendano a<br />

tacere per proteggere i propri compagni”.<br />

anno le chiamate sono state 500, la metà del<br />

totale; “ciò perché – spiega la presidente Toto<br />

– è cresciuta la consapevolezza delle donne,<br />

che oggi più di ieri si convincono a chiedere<br />

aiuto”.<br />

Delle 500 donne che nell’ultimo anno<br />

hanno segnalato al centro un abuso subìto,<br />

300 hanno chiesto un colloquio presso la<br />

struttura; in 200 hanno poi intrapreso il percorso<br />

di assistenza legale e sostegno psicologico<br />

fino alla denuncia dell’aggressione alle<br />

forze dell’ordine.<br />

Quali violenze. Circa la metà dei casi<br />

segnalati al centro si riferiscono a stalking e<br />

violenza psicologica; il 30% a violenza fisica;<br />

il 20% a violenza sessuale. Nel 40% dei casi,<br />

l’abuso si accompagna ad episodi di violenza<br />

economica. L’80% delle violenze avviene in<br />

ambiente domestico.<br />

IN DIECI ANNI DI ATTIVITÀ LA STRUTTURA PRESIEDUTA DA MARIA LUISA<br />

TOTO HA RICEVUTO MILLE SEGNALAZIONI DI VIOLENZA SULLE DONNE.<br />

500 SOLO NELL’ULTIMO ANNO. L’80% DEGLI ABUSI AVVIENE IN FAMIGLIA,<br />

MA LE GIOVANI DONNE COMINCIANO A SENTIRSI INSICURE ANCHE<br />

IN ALCUNE ZONE DELLA CITTÀ DI LECCE. IL CENTRO RICEVEVA 700 EURO<br />

AL MESE DAL COMUNE DI LECCE (SINDACA POLI).<br />

PERRONE HA CHIUSO I RUBINETTI<br />

Maria Luisa Toto<br />

presidente centro antiviolenza Renata Fonte<br />

non è un percorso facile<br />

Che cosa spinge una donna a denunciare<br />

l’abuso?<br />

“Spesso è l’amore per i figli. Una donna<br />

tace finché la violenza sia compiuta solo nei<br />

suoi confronti; ma se essa si rivolge anche<br />

verso i figli, la donna trova la giusta forza per<br />

venire allo scoperto e chiedere aiuto”.<br />

Come procedete quando vi arriva una<br />

richiesta di aiuto?<br />

“<strong>Il</strong> primo contatto è quello telefonico. La<br />

donna telefona alla nostra struttura<br />

(800.098822; 0832.305767) o al numero<br />

verde nazionale 1522 e ci racconta la sua storia.<br />

Successivamente ha luogo il primo colloquio<br />

personale. La nostra èquipe è interamente<br />

composta da donne: avvocate, psicologhe,<br />

psicoterapeute, assistenti sociali, operatrici<br />

socio-assistenziali, educatrici, tutte volontarie.<br />

In molti casi,la donna ha bisogno di essere<br />

accompagnata in Pronto soccorso o presso le<br />

forze dell’ordine. Denunciare alle autorità un<br />

abuso non è semplice. Una volta sporta la<br />

denuncia, si dà il via all’iter legale; le nostre<br />

avvocate assistono gratuitamente le donne<br />

anche in tribunale”.<br />

// IL “NO ALLA VIOLENZA”<br />

IN UN’ANFORA<br />

Udi Macare Salento è il gruppo salentino<br />

dell’Udi (Unione donne italiane). Si è costituito<br />

nell’aprile del 2006 su volontà di sette donne<br />

ed ora conta 52 iscritte. Responsabile è Enza<br />

Miceli.<br />

Negli anni Udi Macare ha portato avanti<br />

numerose battaglie in nome della parità di<br />

diritti tra uomo e donna e sempre con grande<br />

successo.<br />

Per questo ha voluto che una tappa della<br />

“Staffetta contro la violenza sulle donne” toccasse<br />

anche il Salento. La manifestazione ha<br />

coinvolto vari centri della Provincia e concluso<br />

il giro salentino nella città di Lecce.<br />

Simbolo della staffetta è un’anfora a due<br />

manici, che ricorda la forma del corpo di<br />

donna, strumento quotidiano del lavoro femminile.<br />

L’anfora accoglie di tappa in tappa i messaggi<br />

di carta che le donne le vogliono affidare.<br />

Partita da Niscemi, dov’è stata assassinata<br />

Lorena, la Staffetta si concluderà a Brescia,<br />

dov’è stata sgozzata Hiina, portando con sé<br />

iniziative pubbliche come dibattiti, mostre,<br />

seminari, proiezioni video.<br />

Enza Miceli, responsabile Udi Macare Salento


Inchiesta //La violenza è di casa //Donne dentro<br />

donne omicide<br />

di BARBARA MELGIOVANNI<br />

STORIE DI DONNE CHE HANNO SBAGLIATO PER AMORE. PER PROTEGGERE I PROPRI COMPAGNI,<br />

PER RESTARE AL LORO FIANCO, PER INSEGUIRE UN ALTRO UOMO. QUANDO, NELLA LOTTA INTERIORE<br />

TRA LA PULSIONE AL PIACERE E LA PULSIONE ALLA DISTRUZIONE, È QUESTA AD AVERE LA MEGLIO<br />

Secondo alcuni studi le donne che<br />

amano siano naturalmente più<br />

portate ad uccidere. Sarebbero<br />

quelle donne che non vedono altro se<br />

non il proprio sentimento e che sono<br />

spinte dal desiderio di viverlo fino in<br />

fondo. In maniera totale e spaventosa.<br />

E’ difficile immaginare una donna<br />

nei panni di un’assassina, ruolo opposto<br />

rispetto a quello tradizionalmente ritenuto<br />

femminile, perché crudele, violento,<br />

irrazionale.<br />

Eppure non è raro venire a cono-<br />

scenza di crimini passionali, spesso<br />

definiti di “ordinaria follia”, motivati da<br />

quella “insana passione” che sarebbe<br />

presente negli autori del gesto. E nelle<br />

autrici.<br />

I delitti passionali maturano all’interno<br />

di un disagio relazionale inespresso,<br />

ma crescente, che esplode. Spesso<br />

sono la conclusione di amori infelici o<br />

non corrisposti.<br />

<strong>Il</strong> motivo conduttore più vistoso dei<br />

delitti passionali è dunque l’amore. Per<br />

questo si dice che la donna concepisca<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 10 Marzo 2009<br />

l’omicidio prima nel cuore e poi nella<br />

testa. Dal momento in cui lo sguardo si<br />

posa sulla vittima, fino all’uccisione,<br />

l’unico sentimento è l’amore. Un amore<br />

respinto, tradito, sciupato da litigi e<br />

incomprensioni, che si può controllare<br />

e conservare solo attraverso la morte.<br />

E’ il binomio Eros-Thanatos di cui parlavano<br />

i greci, quella strettissima relazione<br />

tra la pulsione al piacere e la pulsione<br />

alla distruzione. Una dura lotta interiore<br />

in cui a spuntarla è spesso l’istinto<br />

di uccidere.<br />

foto di Francesco Martino da www.flickr.com


LA “MIA” LUCIA<br />

“L’infermiera killer”, l’hanno definita.<br />

Lucia Bartolomeo, 35enne di Taurisano, è<br />

ormai stata etichettata come l’adultera che<br />

ha ucciso il marito, Ettore Attanasio, anche lui<br />

di Taurisano, di qualche anno più grande.<br />

L’avrebbe fatto per liberarsi del coniuge e<br />

poter vivere la sua storia d’amore con un<br />

altro uomo.<br />

I fatti risalgono al 2006. Da allora le cronache<br />

locali hanno riempito pagine su pagine<br />

della sua storia. Lo scorso 12 febbraio la<br />

Corte d’Assise ha emesso il suo verdetto:<br />

ergastolo per il reato di omicidio volontario<br />

aggravato dalla premeditazione e dai motivi<br />

futili ed abietti.<br />

Con l’aiuto di Rovena Bartolomeo, sorella<br />

maggiore di Lucia, abbiamo tentato di tracciare<br />

un ritratto della donna e degli ultimi<br />

mesi di vita accanto al marito, rendendoci<br />

conto che ciò che possiamo fornire è solo un<br />

ritratto “di parte”. Non vogliamo scagionarla;<br />

non è compito nostro. Ma presentare l’immagine<br />

che di lei hanno i suoi cari; un’immagine<br />

che spesso è sfuggita alle pagine e pagine<br />

di cronaca locale.<br />

“Siamo sorelle ma diverse per carattere e<br />

temperamento – dice Rovena -. Lei ha dimostrato<br />

sin dall’infanzia mitezza e pacatezza<br />

// IL CARCERE NON<br />

È PER LE DONNE<br />

“Nella Casa di Borgo San<br />

Nicola. Con le donne, nel carcere”<br />

è un libro ed un documentario.<br />

Un’insieme di riflessioni,<br />

brani e pensieri in libertà, nato<br />

dall’idea di tre donne: Caterina<br />

Gerardi, fotografa e operatrice<br />

culturale; Sandra Del Bene, psicologa<br />

e psicoterapeuta, e<br />

Rosamaria Francavilla, operatrice<br />

culturale.<br />

E’ il risultato di un laboratorio<br />

di scrittura che Rosamaria<br />

Francavilla ha realizzato con le donne del<br />

carcere di Borgo San Nicola, a Lecce.<br />

Raccoglie interviste, colloqui, incontri con le<br />

detenute e con il personale che opera nella<br />

struttura.<br />

<strong>Il</strong> fine è far conoscere le problematiche<br />

che ogni giorno le donne in carcere devono<br />

affrontare e come, attraverso l’utilizzazione<br />

di azioni psicologicamente gratificanti<br />

e socialmente rilevanti, riescano ad<br />

inserirsi in una logica di rieducazione e di<br />

recupero.<br />

LUCIA BARTOLOMEO È STATA CONDANNATA ALL’ERGASTOLO<br />

PER AVER UCCISO IL MARITO. LA SORELLA ROVENA LA DESCRIVE<br />

DIVERSAMENTE DA COME È STATO FATTO FINORA: “MITE E PACATA,<br />

DALL’ATTEGGIAMENTO SILENZIOSO E L’INDOLE ALTRUISTA”<br />

d’animo, un atteggiamento silenzioso ed<br />

un’indole molto altruista”.<br />

Dopo il diploma Lucia ha lavorato come<br />

commessa e, prima di diventare infermiera,<br />

ha prestato servizio di assistenza domiciliare<br />

a due anziani, essendo sempre molto amata<br />

dai pazienti che ha accudito. “Una donna di<br />

cuore – commenta la sorella - che lascia il<br />

segno negli animi di chi la incontra. Una<br />

donna a cui ci si affeziona subito, perché è<br />

dolce e si fa voler bene”.<br />

A 13 anni conobbe Ettore Attanasio, il suo<br />

primo e unico fidanzato, all’epoca già maggiorenne,<br />

e decise di crescere con lui.<br />

<strong>Il</strong> loro rapporto durerà 18 anni: dopo<br />

dieci anni di fidanzamento decideranno di<br />

sposarsi.<br />

Rovena lo descrive come una persona<br />

irruente, dominatrice della personalità, meno<br />

appariscente di Lucia e molto possessivo nei<br />

suoi confronti.<br />

“Negli ultimi tempi – riferisce Rovena –<br />

sia Ettore sia Lucia avevano scoperto degli<br />

interessi al di fuori del matrimonio. Lei aveva<br />

trovato chi la facesse sentire amata ed anche<br />

lui aveva intrapreso un’altra relazione”.<br />

Tutto ha inizio<br />

nella primavera del<br />

2005. Le mani che<br />

scrivono sono quelle<br />

di Sandra; l’occhio<br />

che riprende è della<br />

videocamera di Caterina;<br />

la sensibilità<br />

estetica e la profonda umanità sono quelle di<br />

Rosamaria, che ha colto luci, angoli e figure<br />

capaci di esprimere emozioni.<br />

Le maggiori adesioni agli incontri si sono<br />

registrate tra le detenute dell’Alta Sicurezza.<br />

Mogli, sorelle, figlie di uomini già sottoposti a<br />

regime carcerario o che avevano problemi<br />

con la giustizia. In carcere per amore, quindi,<br />

per aver deciso di non tradire l’uomo che<br />

amano o hanno amato. Una complicità scandita<br />

dal ritmo lento di un cuore che tra il parlare<br />

ed il tacere, ha preferito tacere. Un cuore<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 11 Marzo 2009<br />

Ma Lucia ha preferito non separarsi da<br />

Ettore perché, nel frattempo, lui si era<br />

ammalato.<br />

I suoi disturbi secondo le ricostruzioni di<br />

Rovena, cominciarono nell’ottobre 2005, sette<br />

mesi prima della morte. Fatica a respirare.<br />

Radiografie, poi nuovi accertamenti.<br />

I primi di maggio Ettore non riusciva nemmeno<br />

più a guidare; sdoppiamento della vista,<br />

allucinazioni e difficoltà respiratorie. “Si è<br />

spento pian piano - dice Rovena -. Lucia si è<br />

limitata a stargli accanto, somministrargli le<br />

flebo prescritte dal medico, combattendo<br />

anche contro di lui che non voleva curarsi”.<br />

Ciò che accadde poi è risaputo: la mattina<br />

del 30 maggio Ettore era morto.<br />

Rovena afferma che Lucia, svegliandosi, lo<br />

trovò senza vita accanto a lei. I giudici affermano<br />

che fu lei a determinarne il decesso.<br />

Dunque, l’ergastolo. Per omicidio volontario<br />

premeditato; ancora più grave perché<br />

causato da motivi futili: liberarsi del marito<br />

per poter vivere accanto ad un secondo<br />

uomo.<br />

L’amore, ancora una volta, sarebbe alla<br />

base del gesto insano.<br />

IN CARCERE È FATTO SU MISURA DEGLI UOMINI.<br />

LE DONNE, SE CI ENTRANO, DEVONO RINUNCIARE<br />

ALLA FEMMINILITÀ. SI VIVE ASPETTANDO: LA POSTA,<br />

LA VISITA, LA DOCCIA, L’ORA D’ARIA.<br />

POI CI SONO I PROGETTI, COME “MADE IN CARCERE”,<br />

CHE AIUTANO AD EVADERE. COL PENSIERO<br />

che per la legge porta la macchia indelebile<br />

del favoreggiamento.<br />

Ma “il carcere non è per le donne” è la<br />

frase che una delle intervistate ripete continuamente;<br />

una frase nella quale si concentra<br />

tutto il dolore della situazione di detenute.<br />

<strong>Il</strong> carcere è un’istituzione maschile, pensata<br />

per gli uomini e regolata su di loro. E’ difficile<br />

per una donna, ancor più che per un<br />

uomo, dover fare i conti con una vita che,<br />

fuori, continua, con figli che vanno a scuola,<br />

maturano lontano, da soli.<br />

Esistenze sospese, ferme in uno spazio<br />

immobile, in un tempo che è quello infinito<br />

dell’attesa.<br />

A Borgo San Nicola si vive aspettando: la<br />

posta, il giorno del colloquio, il momento<br />

della doccia, l’ora d’aria, la data del processo,<br />

il giorno della telefonata. Che la vita prima<br />

o poi ricominci.


“made in carcere”.<br />

evadere restando<br />

dentro<br />

Le lunghe ore di attesa vanno occupate in<br />

qualche modo. Pensare fa male. Avere troppo<br />

tempo è una condanna più dura della detenzione<br />

in se stessa.<br />

“Made in carcere” è nato con lo scopo di<br />

alleviare, se si può, la permanenza delle<br />

donne nel carcere leccese di Borgo San<br />

Nicola. Un marchio di abbigliamento ed<br />

accessori che nasce in un laboratorio tutto al<br />

femminile, che ha luogo all’interno della casa<br />

circondariale. Qui, si pensano, si cercano, si<br />

trasformano e si producono prodotti eco-solidali,<br />

tramite materiale di scarto.<br />

Amministratrice unica di “Officina Creativa”,<br />

Luciana Delle Donne ha il merito di aver creato<br />

all’interno del carcere di Lecce il laboratorio<br />

dove si confezionano le borse.<br />

L’abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto<br />

le motivazioni alla base di questa iniziativa<br />

ed i risultati riscontrati.<br />

Luciana Delle Donne<br />

Perché nasce<br />

“Made in carcere”?<br />

“<strong>Il</strong> desiderio è diffondere<br />

un nuovo stile<br />

di vita ed una nuova<br />

filosofia: quella della<br />

seconda opportunità.<br />

Una doppia vita a tessuti<br />

ed oggetti ed<br />

un’altra chance alle<br />

detenute.”<br />

E’ stato difficile<br />

portare avanti un progetto<br />

così particolare?<br />

“Inizialmente è stato atroce, per via<br />

della burocrazia necessaria alla sicurezza del<br />

luogo ed anche per via dell’atteggiamento di<br />

chiusura delle detenute. Con le braccia conserte,<br />

dichiaravano tutte di non aver mai toccato<br />

ago e filo. Nemmeno mi guardavano<br />

negli occhi. Poi, la mia tenacia, ma anche la<br />

mia rigidità hanno fatto capire loro che non<br />

scherzavo, e che potevo dare loro una chance<br />

solo se collaboravano.”<br />

LUCIANA DELLE DONNE:<br />

“L’IMMOBILITÀ DEL CARCERE<br />

È UNA PALESTRA DI VITA PER CHI,<br />

ABITUATO A CORRERE<br />

E SOVRAPPORRE EMOZIONI<br />

ED AZIONI, ARRIVA LÌ<br />

E SE HA BISOGNO ANCHE SOLO<br />

DI UNA PENNA DEVE CHIAMARE:<br />

‘AGENTEEE’ ED ASPETTARE”<br />

amministratrice Officina Creativa, responsabile progetto “Made in carcere”<br />

Qual è la dimensione della criminalità<br />

al femminile oggi?<br />

“<strong>Il</strong> rapporto tra i detenuti uomini e<br />

donne è circa uno a dieci: 100 donne e<br />

1000 uomini”.<br />

La filosofia della seconda opportunità,<br />

per cui nulla si getta, serve per sensibilizzare<br />

gli altri o le stesse detenute?<br />

“Entrambe le parti. <strong>Il</strong> riutilizzo del materiale<br />

è un messaggio molto più ampio che<br />

serve per promuovere un nuovo modello di<br />

comportamento dimostrando che la filosofia<br />

della ‘decrescita serena’ si può realizzare<br />

con successo attraverso l’utilizzo degli scarti.<br />

Infatti, oltre ad acquisire la capacità di riciclare<br />

ciò che gli altri buttano, si realizzano<br />

delle borse bellissime; le detenute rivivono<br />

una seconda vita di evasione”.<br />

Come può un’esistenza vissuta con<br />

dinamicità, in movimento, abituarsi alla vita<br />

immobile del carcere? “Made in carcere”<br />

ha aiutato le donne a sentirsi non prigioniere?<br />

“Tutti i manufatti ‘Made in carcere’<br />

nascono dalla voglia di far evadere i pensieri<br />

con creatività, e comunicare all’esterno la<br />

voglia di riscatto. Le detenute sono consapevoli<br />

di aver compiuto un reato, ma sono<br />

desiderose di recuperare.<br />

L’immobilità del carcere è una palestra<br />

di vita per chi, abituato a correre e sovrapporre<br />

emozioni ed azioni arriva lì e se ha<br />

bisogno anche solo di una penna deve chiamare:<br />

‘Agenteee’ ed aspettare.<br />

Attraverso quest’iniziativa loro stesse<br />

diventano responsabili dell’attività, delle<br />

consegne e non si sentono più soggetti<br />

passivi”.<br />

Quali sono gli obiettivi inseguiti da<br />

Officina Creativa?<br />

“La cooperativa si propone come un<br />

incubatore che permetta a giovani e persone<br />

disagiate di crescere e di individuare il<br />

loro potenziale di azione. Ciò attraverso<br />

diversi progetti che fino ad oggi si sono rivelati<br />

estremamente interessanti. Altri sono in<br />

cottura; ci auguriamo di realizzarli al più<br />

presto.”


Reportage //Mutilazioni genitali //Missione in Africa<br />

Ospedale Boussè, a 100 kilometri dalla capitale Ouagadougou.<br />

La cucina usata dalle mamme che accudiscono i figli ricoverati<br />

Gioia nei volti dei<br />

più piccoli. La consegna<br />

del materiale<br />

scolastico<br />

basta poco<br />

per un sorriso<br />

CASARANO-BURKINA FASO<br />

CON UNA MISSIONE<br />

PRECISA: DONARE<br />

ALLE DONNE DEL POSTO<br />

UN COLPOSCOPIO<br />

PER LA DIAGNOSI<br />

DELLE NEOPLASIE<br />

AL COLLO DELL’UTERO<br />

Tutti insieme sullo scuolabus. Conduce alla capitale da più villaggi<br />

La festa del villaggio. E’ il ringraziamento della gente<br />

del posto per aver ricevuto il materiale scolastico<br />

Una missione sanitaria non è solo un<br />

dovere. Un viaggio in Africa, nel<br />

Burkina Faso, uno degli Stati più poveri<br />

al mondo, arricchisce e cambia profondamente<br />

chi lo compie. <strong>Il</strong> fine è donare un po’<br />

di se stessi, delle proprie competenze professionali,<br />

del proprio sapere ed anche<br />

delle proprie possibilità economiche ad<br />

una popolazione che si trova in condizioni<br />

elementari di sussistenza. Ma, al termine<br />

del viaggio, si torna più ricchi di quando si<br />

è partiti. Si torna con qualcosa in più: la<br />

consapevolezza che basta poco per far sorridere<br />

un bambino. Dei quaderni, delle<br />

penne e poco più. Che basta poco per far<br />

sorridere le donne e gli anziani: un po’ di<br />

tempo e la voglia concreta di rendersi utili.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 14 Marzo 2009<br />

Cucina del Cren, Centro nutrizione della missione a<br />

Sabou. Lì si fornisce un pasto al giorno a mamme e<br />

bambini, che percorrono anche 100 kilometri a piedi,<br />

per recarvisi dai propri villaggi<br />

<strong>Il</strong> dono e la riconoscenza. Come non accettare<br />

un regalo fatto col cuore?<br />

REPORTAGE DI UN VIAGGIO, NEI LUOGHI<br />

E NEL TEMPO. UN’ESPERIENZA<br />

PROFESSIONALE ED UMANA<br />

La missione umanitaria “Medici in Burkina<br />

Faso”, condotta dal 10 al 26 novembre<br />

scorso in quella regione dell’Africa centrale<br />

da Leda Schrinzi e Roberto Lupo, medici e<br />

soci del Lions clus di Casarano, è stata questo.<br />

Principalmente una missione medica: è<br />

servita a portare un colposcopio, lo strumento<br />

per il rilevamento delle neoplasie<br />

femminili, in Burkina, dove il 40 per cento<br />

delle donne è infibulato; è servita ad insegnare<br />

le norme elementari dell’igiene personale;<br />

a donare materiale scolastico,<br />

indumenti e cibo. Ma è stata anche una<br />

esperienza umana indimenticabile, che ha<br />

insegnato l’essenzialità, l’accoglienza e la<br />

gratitudine. Basta poco per vedere sorridere<br />

chi non ha niente.


Tutti in attesa. La fila per la vaccinazione anti-polio ai bambini a Sabou<br />

(in piena savana)<br />

Eppur si muove. Le autoambulanze made in Burkina<br />

// IL PROGETTO<br />

“I Lions italiani contro le malattie killer<br />

dei bambini” è un progetto nazionale cui<br />

aderiscono 356 club in tutto. Attualmente è<br />

una onlus, con proprio comitato operativo, di<br />

cui fa parte anche Leda Schrinzi, socia del<br />

Lions Club di Casarano.<br />

<strong>Il</strong> progetto nasce da un accordo di collaborazione<br />

sottoscritto con i 14 Lions Club del<br />

Distretto 403A, che comprende i Lions della<br />

fascia centrale dell’Africa. Ciò garantisce continuità<br />

e coinvolgimento in sede locale.<br />

Le attività umanitarie sono state concentrate<br />

in Burkina Faso, uno degli Stati più<br />

poveri del mondo, con un sistema istituzionale<br />

relativamente stabile ed affidabile che ha<br />

permesso di stipulare una convenzione con il<br />

Ministero della Sanità burkinabè; grazie al<br />

sostegno dei Lions club locali è stato possibile<br />

elaborare un protocollo d’intesa con la<br />

Fondazione Soukà, che gestisce un ospedale<br />

in Ouagadougou, la capitale.<br />

<strong>Il</strong> club di Casarano ha preso parte al progetto<br />

tramite la partecipazione dei soci medici<br />

Leda Schrinzi, specialista in Igiene, e<br />

Roberto Lupo, specialista in Ginecologia ed<br />

esperto in Colposcopia. In Burkina essi hanno<br />

svolto attività di promozione e verifica della<br />

campagna di vaccinazione atta a ridurre l’alto<br />

indice di mortalità infantile; diagnosi e<br />

La consegna del<br />

colposcopio<br />

all’ospedale<br />

Soukà a<br />

Ouagadougou,<br />

l’unico nell’intero<br />

Burkina<br />

Faso, che permette<br />

di verificare<br />

la presenza<br />

di patologie<br />

femminili. <strong>Il</strong><br />

40% delle donne<br />

è infibulato<br />

<strong>Il</strong> miglio fermentato. Le donne preparano la poltiglia<br />

benaugurale in occasione di particolari cerimonie; il<br />

rito vuole che tutti la bevano dalla stessa ciotola.<br />

Serve a rendere saldo il legame tra chi vi prende parte<br />

cura presso il villaggio Saboù; collaborazione<br />

con la struttura sanitaria della fondazione<br />

Soukà; rifornimenti agli orfanotrofi di Ziniarè,<br />

Kisitò, Nanorò e al Centro di recupero educazionale<br />

e nutrizionale (Cren) di Saboù; promozione<br />

e verifica della realizzazione di pozzi<br />

per il rifornimento di acqua potabile di alcuni<br />

dei 52 villaggi adottati dal progetto; sviluppo<br />

del partenariato con i Lions burkinabè.<br />

Leda Schirinzi,<br />

specialista in<br />

Igiene, socia<br />

del Lions Club<br />

di Casarano<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 15 Marzo 2009<br />

La mensa. Le mamme cucinano per i bambini; le ciotole<br />

colorate disposte per terra sono per loro<br />

Uno dei pozzi donati dai Lions: ce ne sono 12<br />

in tutto il Burkina<br />

La donazione di un colposcopio, presidio<br />

sanitario per la diagnosi precoce delle<br />

neoplasie del collo dell’utero della sfera<br />

genitale femminile e la realizzazione di un<br />

corso di addestramento all’uso della metodica<br />

diagnostica attraverso conferenze e<br />

dimostrazioni pratiche (tenute da Roberto<br />

Lupo) sono stati due momenti di grande<br />

importanza.<br />

LA NOSTRA MISSIONE È EDUCARE ALL’IGIENE<br />

“<strong>Il</strong> nostro compito non poteva<br />

essere completo senza considerare<br />

anche l’aspetto di educazione alla<br />

salute dell’infanzia, l’aspetto igienico-sanitario<br />

delle strutture in cui i<br />

bambini vengono ospitati (scuole ed<br />

orfanotrofi), l’aspetto legato alla<br />

nutrizione. L’aiuto alla gente del<br />

posto non è solo portare conoscenza<br />

o strumenti, ma attraverso l’educazione<br />

migliorare la qualità della<br />

vita e ridurre la mortalità infantile.<br />

In due occasioni abbiamo programmato<br />

quest’impegno: la visita<br />

nella scuola materna e primaria di<br />

Tampouy gestita dalle suore di<br />

Santa Maria Goretti, dove abbiamo<br />

collaborato ad insegnare ai bambini<br />

i primi rudimenti dell’igiene, come<br />

ad esempio l’abitudine a lavarsi le<br />

mani prima di mangiare.<br />

Inoltre abbiamo dispensato il<br />

cibo valutandone l’aspetto nutrizionale:<br />

un unico pasto composto da<br />

una polenta di miglio con fagioli,<br />

sali di potassio ed olio di palma.<br />

In un’altra occasione abbiamo<br />

visitato un orfanotrofio a Gorom<br />

Gorom, al confine con il Mali, gestito<br />

dalle suore e sotto la tutela di<br />

una Organizzazione benefica italiana.<br />

Benché la struttura si presentasse<br />

piuttosto confortevole, i bambini,<br />

tutti di età compresa tra pochi mesi<br />

e tre anni, non erano ben accuditi<br />

dal punto di vista igienico; erano<br />

insufficienti o addirittura assenti<br />

salviette o quant’altro fosse utile ad<br />

interrompere la catena di contagio<br />

delle malattie respiratorie”.


Reportage //Barbara Toma //Arte in Africa<br />

Colleghi danzatori I bambini del villaggio<br />

Una tipica cabina telefonica in Camerun: un ombrellone e sotto un uomo<br />

che fa usare il suo cellulare!<br />

Due settimane sembrano molto brevi<br />

nel quotidiano; in Camerun sono<br />

abbastanza per segnare a vita.<br />

Questo è il primo insegnamento che<br />

Barbara Toma, coreografa leccese di nascita<br />

e milanese di adozione, e Valentina<br />

Sordo, attrice di Lecce, hanno potuto fare<br />

grazie al bando “Movin’up” pubblicato in<br />

collaborazione da Gai (Associazione per il<br />

circuito dei giovani artisti italiani),<br />

Ministero per i Beni culturali e Parc<br />

(Direzione Generale per la qualità e la tutela<br />

del paesaggio, l’architettura e l’arte con-<br />

Un tipico negozio. C’è di tutto<br />

due settimane, una vita. in camerun<br />

DIARIO FOTOGRAFICO DI UN VIAGGIO IN AFRICA E DENTRO DI SÉ<br />

temporanee).<br />

Rivolto ai giovani creativi tra i 18 e i<br />

35 anni, “Movin’up” ha premiato due progetti<br />

salentini, entrambi di donne: quello<br />

di teatro presentato da Emilia Taurisano; e<br />

quello di teatro e danza di Barbara e<br />

Valentina.<br />

Che hanno potuto realizzare lo spettacolo<br />

“Freedom” alla prima edizione del<br />

Fipa, il Festival internazionale organizzato<br />

dall’associazione culturale Mvet Oyeng. In<br />

Camerun.<br />

<strong>Il</strong> secondo insegnamento che hanno<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 17 Marzo 2009<br />

tratto dalla loro permanenza sotto il sole<br />

africano è che il tempo è relativo. <strong>Il</strong> terzo,<br />

che i contatti umani sono importanti quanto<br />

il lavoro.<br />

<strong>Il</strong> soggiorno delle due salentine in Africa<br />

è durato dal 22 novembre al 4 dicembre:<br />

15 giorni a contatto con la generosità ed il<br />

calore degli indigeni.<br />

<strong>Il</strong> festival è stato un successo; è già prevista<br />

una partecipazione delle due leccesi<br />

all’edizione 2010.<br />

Intanto l’Africa, con i suoi colori ed i<br />

suoi sapori, è entrata nella loro pelle.


Barbara Toma,<br />

coreografa<br />

e ballerina<br />

HO CAPITO QUANTO SONO VIZIATA<br />

iamo atterrate a Yaundè. La<br />

“Scapitale del Camerun ha un<br />

aeroporto piccolo; sembra quello di<br />

Brindisi prima della ristrutturazione.<br />

Non si vede un solo bianco in giro<br />

(d’altronde non ne abbiamo visti<br />

molti in tutto il soggiorno). In alcuni<br />

villaggi eravamo le uniche; ci chiamavano<br />

‘le blanche’. Faceva caldissimo.<br />

E sopratutto: non c’era nessuno<br />

ad aspettarci. La mia conoscenza<br />

dell’Africa è iniziata cosi:<br />

con l’attesa.<br />

Clementine, l’organizzatrice del<br />

Fipa, ci è venuta a prendere con tre<br />

ore e mezzo di ritardo. <strong>Il</strong> tempo in<br />

Camerun è dilatato; non abbiamo<br />

mai fatto nulla all’orario previsto.<br />

Tante le immagini indimenticabili.<br />

Le moto anni ‘80, i colori, le<br />

baracche per strada, la confusione.<br />

Tavoli e sedie di plastica, tovaglie<br />

di plastica, le stazioni di pullman<br />

che sembrano un mercato.Gente<br />

che urla, gente che ti insegue,<br />

gente che ti offre cibo. Si fa il<br />

biglietto e si aspetta che il pullman<br />

si riempia (concetto molto diverso<br />

dal nostro: non si fanno entrare<br />

Kruda. Barbara Toma durante lo spettacolo<br />

//DOCUMENTARIO DONNA<br />

Donne viste così da vicino da mostrarsi<br />

nella loro parte interiore. Indagate, analizzate,<br />

sentite tanto a fondo da sembrare deformate<br />

dall’occhio della telecamera. Barbara Toma è al<br />

lavoro ad un progetto che la vedrà impegnata<br />

fino a maggio 2010. L’idea è quella di rappresentare<br />

la donna contemporanea in chiave<br />

documentaristica.<br />

Nella speranza di ottenere una fotografia<br />

della condizione femminile odierna, Barbara ha<br />

deciso di dedicare il suo lavoro all’incontro con<br />

tante donne diverse e creare per ognuna di loro<br />

un piccolo solo, un ritratto.<br />

Sarà la somma di tutti i ritratti nati da questi<br />

incontri la nuova produzione della compa-<br />

tante persone quanti sono i posti;<br />

si fanno entrare tante persone<br />

quante ne entrano!).<br />

<strong>Il</strong> rito della danza degli scimpanzé.<br />

La cena a casa del ministro.<br />

Tutte quelle facce nuove. I viaggi in<br />

mototaxi in due o tre con valigie<br />

appresso (dopo ho scoperto quanto<br />

fosse pericoloso: il Camerun è stato<br />

colonia sia inglese sia francese; il<br />

risultato è che guidano sia a destra<br />

sia a sinistra!).<br />

Gli enormi pesci arrosto contornati<br />

da aipim e banane; mangiare<br />

tutti insieme dai vassoi, con le<br />

mani; ho capito quanto sono viziata:<br />

in Camerun non conoscono lo<br />

spreco; tutto quello che si ordina si<br />

finisce e tutto ciò che viene offerto<br />

si deve accettare. Non esistono le<br />

piccole porzioni.<br />

Due settimane senza acqua:<br />

solo un secchio a testa al giorno,<br />

pieno di moscerini morti, per doccia,<br />

shampoo e lavaggio vestiti.<br />

Senza specchi. Senza elettricità.<br />

Senza wc. Senza poter scegliere<br />

che cosa mangiare. Difficile ma bellissimo.<br />

Lo rifarei subito”.<br />

//SONO KRUDA<br />

Barbara Toma ha debuttato sulle scene italiane<br />

nel 2001 al Crt Teatro dell’arte di Milano con<br />

lo spettacolo “Kruda”, un assolo di denuncia<br />

della violenza sulle donne. Nel racconto, strettamente<br />

autobiografico, la voce di una donna si<br />

trasforma nella voce di tutte le donne. Lo spettacolo<br />

è accompagnato da stand informativi di<br />

organizzazioni che si battono per i diritti delle<br />

donne e che aiutano le vittime di violenze. Lo<br />

spettacolo è andato in scena in 13 città diverse<br />

e si è poi trasformato in una performance di 20<br />

minuti che viene ancora proposta in giro per i<br />

teatri. Sempre con successo.<br />

gnia “robabramata”, che si avvarrà della collaborazione<br />

della regista-attrice Milena Costanzo.<br />

La stessa Costanzo ha definito il fine dell’operazione:<br />

“formare un gruppo enorme – ha detto -<br />

una rete in comunicazione di voci. Voci che formano<br />

un coro. Un coro dal quale emerga la verità,<br />

così com’è, senza giudicare, senza elevare o<br />

abbassare, così come stanno le cose”.<br />

L’indagine guarda le donne da vicino; le<br />

avvicina al punto da sfuocare il corpo, da entrarci<br />

dentro e deformarlo. E’ a quel punto che il<br />

ritratto diventa un insieme di immagini surreali,<br />

di colori e suoni.<br />

Gli studi per ritratti hanno le coreografie di<br />

Barbara Toma; in scena Valentina Sordo; produzione<br />

“robabramata” con il sostegno di PiM spazio<br />

scenico Milano.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 19 Marzo 2009<br />

Locale tipico. A pranzo con i colleghi registi<br />

Una cantante<br />

Le prove. Un allenamento arrangiato<br />

Si fa quel che si può. Barbara si prepara per lo<br />

spettacolo nel “camerino”<br />

“Affollati” viaggi in pullman<br />

Mototaxi in due. Piuttosto rischioso<br />

Affetto vero. Barbara e la big maman<br />

Valentina ed una sua giovane amica


<strong>Il</strong> 26 febbraio, Lecce ha ospitato<br />

per la prima volta una<br />

tappa del network Job<br />

Meeting & Trovolavoro.it,<br />

finalizzato all’incontro tra<br />

domanda e offerta di lavoro.<br />

La manifestazione si è svolta<br />

presso il PalaItalgest della<br />

Provincia di Lecce ed ha<br />

visto la partecipazione di un<br />

grande numero di aziende<br />

locali, nazionali e internazionali,<br />

Istituzioni e realtà dell’alta<br />

formazione.<br />

Risultato: circa 1.800 visitatori,<br />

laureati e laureandi di<br />

tutte le aree disciplinari,<br />

provenienti dall’intera<br />

Regione ed, in particolare,<br />

dalla penisola salentina.<br />

Numeri che vanno considerati<br />

secondo una doppia<br />

chiave di lettura: la soddisfazione<br />

per il successo della<br />

manifestazione; l’amarezza<br />

per l’enorme bisogno di<br />

occupazione.<br />

Job meeting & Trovolavoro.it.<br />

Chi cerca e chi offre futuro<br />

Ph: M. Maraca<br />

Adriana Margiotta, dirigente Servizio<br />

Formazione Provincia di Lecce<br />

<strong>Il</strong> job meeting ha registrato<br />

un afflusso di giovani superiore<br />

ad ogni più rosea<br />

aspettativa. Questo è certamente<br />

un successo per gli<br />

organizzatori. Ma non è<br />

anche un elemento di amarezza?<br />

“Bisogna analizzare il risultato<br />

in maniera critica. Se il job meeting<br />

fosse stato collocato in<br />

zone con un basso tasso di disoccupazione,<br />

avremmo detto<br />

che tutti gli intervenuti, vi<br />

hanno preso parte per conoscere<br />

gli imprenditori o per cambiare<br />

lavoro. Ma il grande afflusso<br />

che il job-meeting di Lecce<br />

ha riscontrato è un dato che<br />

mette in luce la grande disparità<br />

che persiste fra le offerte di<br />

incontro domanda-offerta<br />

di lavoro. reale e virtuale<br />

lavoro e chi invece il lavoro lo<br />

cerca.<br />

Non immaginavamo un tale successo,<br />

ma siamo contenti perché<br />

la provincia non è soltanto<br />

il soggetto che si occupa del<br />

matching dell’incontro domanda-offerta<br />

di lavoro ma di una<br />

più articolata azione di accoglienza<br />

ed orientamento al lavoro.<br />

E, in tal senso, un evento<br />

come questo è davvero utile”.<br />

Per ottenere questo risultato<br />

avete svolto anche un<br />

attività di contatto diretto<br />

con i giovani attraverso la<br />

loro iscrizione ai centri per<br />

l’impiego?<br />

“Abbiamo instaurato un contatto<br />

diretto tramite Puglia<br />

Impiego; da oltre un mese sul<br />

sito di Puglia Impiego si dava<br />

notizia del job meeting. Inoltre,<br />

l’azienda a cui ci siamo affidati<br />

per quest’iniziativa, la Cesop<br />

comunication, ha inviato delle<br />

brochure a laureati e laureandi”.<br />

Job-meeting &<br />

Trovolavoro.it è un tour che<br />

si svolge in tutta Italia.<br />

Lecce è stata la prima tappa.<br />

Come ha risposto?<br />

Ph: Marco Maraca<br />

“Lecce è stata la prima tappa di<br />

un tour che proseguirà in altre<br />

nove città d’Italia. Per noi è<br />

stato un importante momento<br />

di protagonismo, perché riteniamo<br />

che l’Ente Provincia con<br />

i servizi per l’impiego debba<br />

assolvere a questa funzione<br />

anche di animazione del territorio”.<br />

Pugliaimpiego.it registra un<br />

numero altissimo di contatti<br />

giornalieri. <strong>Il</strong> successo continua?<br />

“Sembra incredibile ma i numeri<br />

parlano chiaro: 400mila contatti<br />

giornalieri, con 9mila pagine<br />

scaricate. Pugliaimpiego è<br />

l’undicesimo centro per l’impiego<br />

e, forse, è quello che funziona<br />

meglio”.<br />

Oltre all’incontro fisico di<br />

domanda e offerta di lavoro<br />

presso il centro per l’impiego<br />

ce n’è anche uno virtuale.<br />

“E’ il nostro modo per portare i<br />

centri per l’impiego a casa delle<br />

persone. Anche se, come il job<br />

meeting ha dimostrato, il contatto<br />

interpersonale ha una<br />

grande importanza”.


L’Editoriale<br />

// L’Editoriale<br />

mafia, politica, ambiente:<br />

un’impresa in attivo<br />

I principali processi, l’analisi della connivenza tra Pubblica amministrazione e mafia, il traffico illecito di rifiuti, l’indifferenza dei<br />

Comuni che non si costituiscono parte civile nei processi, l’inesistenza dei controlli, l’inadeguatezza dell’ordinamento giuridico, la<br />

falsificazione delle analisi, il monopolio della gestione delle discariche e dei depuratori. Tanto rumore per nulla: si potrebbe riassumere<br />

così il lavoro della magistratura leccese in tema ambientale, così come emerge dai verbali della Commissione parlamentare<br />

d’inchiesta a cui nel febbraio del 2008 riferirono Cataldo Motta, ora procuratore capo e Elsa Valeria Mignone, sostituta procuratrice.<br />

Con profonda amarezza, ma senza smettere di indignarsi, Mignone spiega alla Commissione come per 12 anni abbia combattuto<br />

i reati ambientali in Salento e perché sia passata alla DDA (dipartimento distrettuale antimafia). «Ho chiesto il trasferimento<br />

per non finire in analisi», dichiarerà alla Commissione. «Perché dell’ambiente non importa a nessuno». Un quadro dipinto con l’accetta,<br />

quello che la sostituta procuratrice Elsa Valeria Mignone traccia nell’intervista che pubblicheremo nel prossimo numero.<br />

di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />

Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore<br />

della Repubblica presso la DDA (dipartimento<br />

distrettuale antimafia) ci accoglie<br />

nel suo piccolo ufficio al secondo piano<br />

della Procura di Lecce, in fondo a sinistra sempre<br />

dritto, alla fine di un corridoio dove armadi<br />

e pavimenti traboccano di fascicoli.<br />

La stanza di cinque metri per cinque (a<br />

dir molto) è sgombra di mobilio, se non fosse<br />

per l’indispensabile: una scrivania, due sedie<br />

poste di fronte, due armadi, pc. Ma sono elementi<br />

di arredo che quasi non si notano, perché<br />

sommersi dai faldoni.<br />

Dietro i faldoni e dietro la scrivania, la<br />

sostituta procuratrice. Si alza e ci porge la<br />

mano, sorridente.<br />

Minuta, anzi, piccola piccola, dall’aspetto<br />

fragile e dal fisico scattante e nervoso, è disarmante<br />

nella trasparenza con cui dice quello<br />

che pensa. E’ il suo coraggio, che è disarmante.<br />

Tanto che spesso durante la registrazione,<br />

le ricorderemo: guardi che stiamo registrando,<br />

questo lo scriviamo.<br />

E lei, ferma: certo.<br />

Di tanto in tanto chiama la sua segretaria,<br />

una sorta di angelo custode silenzioso e quieto,<br />

dal passo leggero, con bellissimi capelli<br />

candidi trattenuti da un fermaglio nero.<br />

Rimarrà anche lei, insieme alla magistrata<br />

che rilascia un’intervista fiume per tutto il<br />

pomeriggio, fino alle 19.30, a disposizione,<br />

L’INADEGUATEZZA DELLE<br />

NORME CHE IN TEMA<br />

DI AMBIENTE PREVEDONO<br />

UN SOLO STRUMENTO,<br />

L’ARTICOLO 53 BIS (TRAFFICO<br />

ILLECITO DI RIFIUTI)<br />

ATTRAVERSO IL QUALE<br />

INCARDINARE IL REATO<br />

PENALE, ALTRIMENTI TUTTO<br />

SI RIDUCE AD UN’AMMENDA<br />

PECUNIARIA. QUANDO<br />

NON ALLA PRESCRIZIONE<br />

oltre ogni abnegazione ragionevole per un<br />

dipendente pubblico.<br />

Alle 19.30, quando andiamo via, la magistrata<br />

china di nuovo il capo sui faldoni:<br />

«Stasera niente palestra, domani ho udienza.<br />

Ora finisco di studiarmi il fascicolo e poi a<br />

casa, a ripetere stanotte diritto privato con<br />

mia figlia, ché fra poco ha l’esame». Problemi<br />

di conciliazione lavoro-famiglia anche per una<br />

delle più alte cariche della Procura leccese.<br />

Per 12 anni si è occupata di reati ambientali,<br />

pubblico ministero nei processi più<br />

importanti della Procura, in cui si è scontrata<br />

con l’inadeguatezza delle norme che in tema<br />

di ambiente prevedono un solo strumento,<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 2 Marzo 2009<br />

l’articolo 53 bis (traffico illecito di rifiuti)<br />

attraverso il quale incardinare il reato penale,<br />

altrimenti tutto si riduce ad un’ammenda<br />

pecuniaria. Quando non alla prescrizione.<br />

Inadeguatezza delle norme significa che<br />

chi sversa nell’ambiente fusti di pcb, sostanza<br />

altamente cancerogena, e li sversa perfino<br />

nelle discariche autorizzate, come è successo<br />

a Burgesi, nella maggior parte dei casi rimarrà<br />

impunito. <strong>Il</strong> responsabile della discarica<br />

Burgesi infatti, Grecolini, fu condannato a otto<br />

mesi di detenzione proprio a seguito del ritrovamento<br />

dei fusti di pcb all’interno della discarica<br />

autorizzata, ma dimostrare l’aggravante<br />

della condotta mafiosa è difficile, nonostante<br />

la ditta interessata al trasporto fosse proprio<br />

quella legata ai Rosafio di Taurisano, imparentati<br />

con esponenti della Scu. E’ tanto difficile<br />

dimostrare l’aggravante mafiosa che i Rosafio,<br />

ad oggi, non sono stati condannati per traffico<br />

illecito di rifiuti né è stata riconosciuta finora<br />

l’aggravante del comportamento mafioso, perché<br />

all’epoca del ritrovamento dei fusti del<br />

pcb nella discarica di Burgesi, non era ancora<br />

in vigore l’articolo 53 bis. Si potè condannarli<br />

per danneggiamenti e reati minori. Si è riusciti<br />

solo a sequestrare i camion mentre il<br />

Prefetto (si legga pag. 5), in attesa della conclusione<br />

del processo penale a loro carico (in<br />

cui è contestato il traffico illecito di rifiuti e il<br />

comportamento mafioso), ha negato – come


impone la legge - il certificato antimafia alla<br />

loro società, la Geotec (con le conseguenze di<br />

ricorsi e cavilli descritte a pag. 5 e con il risultato<br />

che, pagata dai Comuni, la Geotec trasporta<br />

ancora rifiuti).<br />

I processi per reati ambientali. I principali<br />

processi in atto in tema di reati ambientali<br />

sono quelli a carico della Ecolio e degli<br />

esponenti della famiglia dei Rosafio (si legga<br />

a pag. 4).<br />

Esemplari, gli altri due processi, relativi al<br />

depuratore di Casarano e a quello di Ugento al<br />

servizio delle marine, si sono recentemente<br />

conclusi con la sentenza di primo grado.<br />

Esemplari perché dimostrano come dopo anni<br />

di indagine e nonostante le responsabilità<br />

penali riconosciute, la magistratura non riesca<br />

ad incidere sul tessuto sociale: sentenze clamorose,<br />

nella sostanza, perché confermano la<br />

responsabilità penale degli imputati ma inoffensive,<br />

nei fatti, perché si tratta di condanne<br />

lievi che saranno sicuramente prescritte.<br />

Dimostrano, in ogni caso, come ai reati penali<br />

in tema di ambiente concorrano una serie di<br />

soggetti, tra i quali la Pubblica amministrazione<br />

è primus inter pares. E dimostrano come<br />

alla fine è difficile che qualcuno paghi.<br />

Per il depuratore di Casarano è stato condannato<br />

a sei mesi di reclusione Vito Fusillo,<br />

in qualità di amministratore unico e legale<br />

rappresentante della ditta cui l’Acquedotto<br />

pugliese aveva appaltato i lavori di manutenzione<br />

del depuratore che sversa nei terreni<br />

liquami provenienti dalla fognatura, dando<br />

origine ad un lago maleodorante (la famigerata<br />

“vora”); per il depuratore di Ugento a servizio<br />

delle marine è stato condannato al solo<br />

pagamento di un’ammenda di cinquemila<br />

euro il sindaco Eugenio Ozza, sebbene nella<br />

sentenza si riconosca la sua piena responsabilità<br />

penale (si legga a pag. 6).<br />

“La pubblica amministrazione è “permeabile”<br />

alla mafia”. La magistrata nella<br />

relazione alla Commissione parlamentare<br />

d’inchiesta sui rifiuti traccia un quadro a tinte<br />

fosche, un urlo muto alla Munch, eterno e<br />

senza speranza: in Provincia di Lecce, dice,<br />

esiste una forte permeabilità degli Enti pubblici<br />

alle pressioni mafiose, una connivenza<br />

che, anche se si riesce a dimostrare, non<br />

porta ad una pena certa, sia perché in tema<br />

di ambiente non è prevista la responsabilità<br />

penale dell’Ente, sia perché nella maggior<br />

parte dei casi i reati arrivano a prescrizione:<br />

«Quando sono passata alla DDA - riferisce la<br />

Mignone nel 2008 alla Commissione parlamentare<br />

d’inchiesta sui rifiuti - la domanda<br />

che mi ero posta nel corso di quegli anni era<br />

se vi fosse o meno una certa infiltrazione<br />

malavitosa nel ciclo dei rifiuti. (…) L’interesse<br />

IN PROVINCIA DI LECCE ESISTE UNA FORTE PERMEABILITÀ<br />

DEGLI ENTI PUBBLICI ALLE PRESSIONI MAFIOSE,<br />

UNA CONNIVENZA CHE, ANCHE SE SI RIESCE A DIMOSTRARE,<br />

NON PORTA AD UNA PENA CERTA, SIA PERCHÉ IN TEMA<br />

DI AMBIENTE NON È PREVISTA LA RESPONSABILITÀ PENALE<br />

DELL’ENTE, SIA PERCHÉ NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI I REATI<br />

ARRIVANO A PRESCRIZIONE<br />

della criminalità non è arrivato a concepire<br />

una gestione diretta dei rifiuti, ma questi personaggi,<br />

quando hanno bisogno di finanziarsi,<br />

se sono a conoscenza delle imprese che<br />

devono smaltire rifiuti pericolosi, si dichiarano<br />

disponibili a sottrarre e smaltire il carico».<br />

In un solo caso la Procura ha contestato l’aggravante<br />

delle modalità mafiose associandolo<br />

al 53 bis, cioè il reato per traffico illecito di<br />

rifiuti: si tratta come detto del processo in<br />

atto in cui è imputato Gianluigi Rosafio,<br />

parente di un noto esponente della Sacra<br />

Corona unita e all’epoca dei fatti amministratore<br />

pro tempore della Geotec, l’azienda che<br />

ancora oggi si occupa del servizio di raccolta<br />

dei rifiuti urbani per alcuni Comuni della<br />

Provincia di Lecce, tra cui Casarano (si legga<br />

a pag. 5).<br />

Non solo permeabilità degli Enti pubblici<br />

alle pressioni mafiose, ma anche connivenza<br />

e diffusa illegalità, totale assenza di controllo<br />

da parte degli organismi che dovrebbero farlo<br />

– Comuni, Provincia, Asl, Arpa -, disinteresse<br />

dei cittadini che contribuiscono a creare discariche<br />

all’aperto. Dati inquietanti che emergono<br />

dai verbali della commissione parlamentare<br />

d’inchiesta sui rifiuti in cui riferono<br />

nel 2008 la Mignone e Cataldo Motta, procuratore<br />

capo a Lecce.<br />

Altro dato inquietante, come fu definito<br />

dallo stesso presidente della Commissione,<br />

LA PROVINCIA DI LECCE<br />

DETIENE IL POCO INVIDIABILE<br />

PRIMATO REGIONALE<br />

DELLA PRESENZA<br />

DI DISCARICHE ABUSIVE.<br />

SONO STATE RILEVATE 340<br />

DISCARICHE, RISPETTO<br />

ALLE 179 DELLA PROVINCIA<br />

DI BARI, GRANDE IL DOPPIO<br />

RISPETTO A QUELLA DI LECCE.<br />

NON SI CONOSCE IL NUMERO<br />

DELLE CAVE DISMESSE,<br />

PERCHÉ A NESSUNO INTERESSA<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 3 Marzo 2009<br />

Camillo Piazza (Verdi): «La provincia di Lecce<br />

detiene il poco invidiabile primato regionale<br />

della presenza di discariche abusive. Sono<br />

state rilevate 340 discariche, rispetto alle<br />

179 della provincia di Bari, grande il doppio<br />

rispetto a quella di Lecce». I cittadini, con i<br />

loro comportamenti irresponsabili, sono elemento<br />

insostituibile dunque di un sistema<br />

oleato in cui a pagare sono tutti e a guadagnarci<br />

in pochi (l’abbiamo spiegato nello<br />

scorso numero. In questo numero del Tacco,<br />

altro caso esemplare preso in esame, la discarica<br />

di Cavallino). A pagare penalmente<br />

nessuno (proviamo a spiegarlo in questa<br />

seconda puntata).<br />

Nel settore dell’ambiente infatti non esiste<br />

la responsabilità penale a carico dell’Ente<br />

ed è difficile incardinare i reati.<br />

Una frustrazione, questa, della quale<br />

insieme a Cataldo Motta riferì alla<br />

Commissione parlamentare d’inchiesta sui<br />

rifiuti lo scorso anno, quando uno dei componenti<br />

della Commissione (senatore Piglionica,<br />

Ulivo) chiese se non provassero un certo<br />

“fastidio” nel lavorare «a processi che quasi<br />

certamente finiranno per non avere alcun<br />

seguito» e il procuratore capo rispose «fastidio<br />

è un eufemismo».<br />

La stessa Mignone ammise alla<br />

Commissione parlamentare di aver preferito il<br />

trasferimento alla DDA perché «non volevo<br />

finire in analisi, dopo aver attestato, in 12<br />

anni di attività nel campo dei rifiuti, l’assoluta<br />

incapacità di incidere preventivamente sul<br />

territorio: ho accusato un assoluto fallimento<br />

in questo campo.<br />

Sia pure dal punto di vista «formale», con<br />

soddisfazione, i processi, risultavano tutti<br />

positivi per la pubblica accusa, avevano<br />

un’incidenza sul territorio praticamente pari<br />

allo zero».<br />

E’ da qui che parte l’intervista alla<br />

Mignone, da quattro anni alla DDA, dopo un<br />

passato professionale da don Chisciotte dell’ambiente.<br />

Intervista che leggerete nel prossimo<br />

numero.<br />

Perché, come abbiamo scritto nella prima<br />

parte di questo speciale “<strong>Rifiuti</strong> S.p.A.”, nell’interesse<br />

di tutti, continuiamo a scavare. E’<br />

un’affermazione ma anche un appello.


<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> lavoro della Procura // Ecolio e Rosafio<br />

rifiuti pericolosi:<br />

i processi penali in corso<br />

di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />

Iprocessi più importanti in atto per reati<br />

ambientali sono quelli a carico dei Rosafio<br />

e della Ecolio di Presicce e Melendugno,<br />

ditta che può smaltire il percolato, la sostanza<br />

putrida che producono i rifiuti lasciati a<br />

marcire.<br />

//I ROSAFIO<br />

Un grande processo in tema ambientale è<br />

quello in cui sono imputati i Rosafio di<br />

Taurisano, come detto, imparentati con esponenti<br />

di spicco della Scu.<br />

E’ contestato il reato di traffico illecito di<br />

rifiuti (ai sensi dell’articolo 53 bis) e l’aggravante<br />

delle modalità mafiose, perché secondo<br />

l’accusa prelevavano rifiuti speciali e pericolosi<br />

da alcune imprese e li smaltivano<br />

come reflui provenienti da civili abitazioni.<br />

Nel processo si parla di ecomafia perché –<br />

sostiene l’accusa – “con minacce riusciva ad<br />

imporre la sua gestione anche agli impianti<br />

di depurazione”.<br />

Rosafio – secondo l’accusa – smaltiva<br />

come reflui di insediamenti civili tutti i reflui<br />

di lavorazioni in alluminio, che sono rifiuti<br />

tossici e pericolosi, e li smaltiva in impianti<br />

autorizzati. Agli impianti di depurazione spetta<br />

il controllo sul tipo di rifiuto; ma la firma<br />

sul documento dell’entrata del rifiuto in discarica<br />

è, per la Procura, uno scarabocchio<br />

illeggibile; tuttavia nel momento in cui sono<br />

stati rinviati a giudizio i soggetti che erano<br />

preposti alla firma, in dibattimento non è<br />

stato concesso al pubblico ministero di chiedere<br />

agli ufficiali verbalizzanti di chi fosse<br />

quella firma, quindi la pubblica accusa non<br />

ha possibilità di accertare chi l’abbia apposta.<br />

L’accusa ha evidenziato, con l’intervento<br />

dei Carabinieri, che i Rosafio prendevano i<br />

rifiuti dalla marmeria e li smaltivano negli<br />

impianti di depurazione, con codici attribuibili<br />

solo a reflui di civili abitazioni.<br />

Per ora la Procura è riuscita a sequestrare<br />

40 camion della Rosafio srl.<br />

Ciononostante l’attività imprenditoriale<br />

dei Rosafio continua.<br />

Ugento, 11 febbraio 2009. Le ruspe in azione nella ex discarica Burgesi portano alla luce il telone di<br />

polietilene che potrebbe essere stato usato per impermeablizzare il terreno e sistemarvi sopra i fusti di<br />

pcb. Ciò confermerebbe quanto denunciato dall’imprenditore Colitti: il sito non venne bonificato e i<br />

rifiuti tossici, anziché essere smaltiti, vennero occultati nel terreno<br />

Un altro processo penale a carico dei<br />

Rosafio riguarda lo smaltimento illecito di<br />

pcb, poli cloruro bifenile, una sostanza altamente<br />

tossica e cancerogena, talmente nociva<br />

che ancora ad oggi non si conosce quanto<br />

tempo impieghi per essere assorbita dal<br />

terreno e dall’uomo e quali conseguenze provochi.<br />

Dalle indagini sono emerse delle foto<br />

da cui si deduce che i camion di Rosafio alle<br />

sette di mattina entrano nella discarica di<br />

Burgesi (e non si sa perché) carichi, con le<br />

gomme basse, e ne escono scarichi. A quale<br />

fine entra in discarica un camion che ha<br />

reflui liquidi? La motivazione che adducono<br />

gli imputati è il prelievo di percolato, un rifiuto<br />

che viene prodotto nella discarica e deve<br />

essere smaltito in impianti appositi. In realtà<br />

le foto dei camion con le gomme basse in<br />

entrata e alte, scariche in uscita, dimostrerebbero<br />

il contrario.<br />

Per capire come mai i Rosafio e la<br />

Geotec, la ditta la cui proprietà è da far risalire<br />

ai Rosafio, continuino a lavorare nonostante<br />

tutto con le pubbliche amministrazioni,<br />

leggete a pag. 5.<br />

La prossima udienza a carico dei<br />

Rosafio si terrà il 27 marzo prossimo.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 4 Marzo 2009<br />

//LA ECOLIO<br />

Nell’impianto di Melendugno furono scoperti<br />

e poi sequestrati fusti pieni di caprolattame,<br />

rifiuto pericoloso della Enichem. Un<br />

rifiuto che è andato in giro per l’Italia per 20<br />

anni, da quando è stata chiusa la Enichem,<br />

che nessuno ha voluto e che il Salento si è<br />

trovato a smaltire illegalmente. Tutto questo<br />

secondo l’accusa avviene con la complicità<br />

degli enti che autorizzano, anche se «non<br />

potrò mai dimostrarlo a livello giudiziario», ha<br />

dichiarato la Mignone nel 2005 a Paese<br />

Nuovo”. La Provincia aveva dato l’autorizzazione<br />

alla ditta di Melendugno a smaltire una<br />

serie di codici a-specifici (indicati nel catalogo<br />

europeo come una sorta di contenitore in<br />

bianco), in questi codici a-specifici loro<br />

hanno fatto rientrare il caprolattame. Ma<br />

dimostrare l’illegittimità di quella autorizzazione<br />

provinciale sarà battaglia difficile per la<br />

magistrata, anche se il codice a-specifico<br />

non si poteva estendere alla ricezione del<br />

caprolattame, andato in giro 20 anni per<br />

l’Italia proprio perché non si conosce il modo<br />

corretto per smaltirlo.<br />

La prossima udienza si terrà il 13 marzo<br />

prossimo.<br />

Ph: Roberto Rocca


Giustizia amministrativa // Appalti e ricorsi // Monopoli<br />

LA GEOTEC STA CERCANDO<br />

DI DIMOSTRARE CHE I SUOI<br />

LEGAMI CON LA MAFIA SONO<br />

ORMAI SCIOLTI: HA SOSTITUITO<br />

GLI AMMINISTRATORI, CAMBIATO<br />

COMPAGINE SOCIALE E SEDE<br />

LEGALE. PER IL TAR<br />

NON BASTA. MA L’EPILOGO<br />

È PARADOSSALE: CONTINUA<br />

A LAVORARE PER I COMUNI<br />

<strong>Il</strong> caso della Geotec è esemplare di un<br />

meccanismo che abbiamo ampiamente<br />

spiegato nello scorso numero del Tacco:<br />

attraverso un sistema di ricorsi e appelli i privati<br />

pongono le pubbliche amministrazioni in<br />

un vicolo cieco: è necessario che il servizio<br />

continui, perché siamo in emergenza-rifiuti e<br />

perché non si può interrompere un pubblico<br />

servizio come la raccolta e lo smaltimento<br />

degli stessi. E chi può garantire la prosecuzione<br />

del servizio? Guarda caso il privato che tra<br />

ricorsi, sospensive e appelli, continua a lavorare<br />

e a incassare il denaro pubblico. Questo<br />

però è un caso paradossale, perché la ditta<br />

in questione non ha il certificato antimafia, la<br />

persona che gestiva la società è imputato per<br />

traffico illecito di rifiuti con l’aggravante del<br />

comportamento mafioso ed è imparentato<br />

con Pippi Calamita, noto esponente della<br />

Sacra Corona, all’ergastolo. Nei suoi ricorsi e<br />

appelli al Tar e al consiglio di Stato, la Geotec<br />

sta cercando di dimostrare che i suoi legami<br />

con la mafia sono ormai sciolti: ha sostituito<br />

gli amministratori, cambiato compagine<br />

sociale e sede legale. Ma per il Tar non basta.<br />

I fatti: nel 2005 l’Ato Le3 pubblica un<br />

bando (presidente l’allora sindaco di Taviano<br />

Giuseppe Tanisi) per la raccolta dei rifiuti solidi<br />

urbani a Casarano, vinto dall’associazione<br />

temporanea d’impresa Geotec - ambiente e<br />

Universal service. La Geotec vince anche i<br />

bandi per la raccolta dei rifiuti a Ruffano,<br />

Taurisano e in una decina di paesi del basso<br />

Salento. Ma, poco tempo dopo, il Prefetto di<br />

Lecce comunica all’Ato Le3 che la Prefettura<br />

ha dato alla ditta “l’interdittiva”, cioè non le<br />

ha rilasciato la certificazione antimafia perché<br />

in alcuni processi penali, a Gianluigi<br />

Rosafio di Taurisano, a cui l’amministratore<br />

pro tempore della società aveva dato ampi<br />

poteri gestionali, viene contestata la contiguità<br />

con un noto esponente della Sacra Corona<br />

Unita, cosiddetto Pippi Calamita, suo suocero.<br />

Geotec e casarano:<br />

QuanDo lo stato<br />

è in una morsa<br />

Casarano.<br />

Un cassonetto per la raccolta<br />

dei rifiuti solidi urbani.<br />

Del servizio si occupa ancora<br />

la Geotec<br />

Inoltre lo stesso Rosafio è rinviato a giudizio<br />

per reati ambientali (ai sensi del 53 bis) con<br />

l’aggravante di modalità mafiose. L’Ato revoca<br />

l’incarico e indice una nuova procedura negoziata<br />

d’urgenza per l’affidamento dei servizi,<br />

invitando altre ditte ed escludendo la Geotec<br />

e la Universal service. Geotec, difesa dal<br />

numero uno degli amministrativisti leccesi,<br />

l’avvocato Pietro Quinto, impugna la revoca<br />

dinanzi al Tar; impugna anche l’interdittiva<br />

del Prefetto (cioè, come detto, il documento<br />

attraverso il quale il Prefetto nega il certificato<br />

antimafia) e l’indizione della gara mediante<br />

procedura negoziata.<br />

<strong>Il</strong> Tar di Lecce dà la sospensiva accogliendo<br />

le ragioni della Geotec salvo poi respingerne<br />

il ricorso nel merito. In tale sentenza il<br />

tribunale amministrativo aveva dato ragione<br />

nel merito del ricorso, ad Ato e Prefettura,<br />

così confermando il rischio di infiltrazioni<br />

mafiose nella Geotec. Questo perché, dopo le<br />

verifiche effettuate e nonostante i cambi<br />

societari, i nuovi responsabili non risultavano<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 5 Marzo 2009<br />

avere un patrimonio tale da poter sostenere<br />

l’investimento dell’acquisto delle nuove<br />

quote societarie (si veda a pag. 28 la pubblicazione<br />

della sentenza del Tar del 20/1/09).<br />

In sostanza: non si capiva da dove avessero<br />

preso i soldi per potersi mettere in affari con<br />

la Geotec. A quel punto la Geotec fa appello<br />

al Consiglio di Stato che il 20 febbraio scorso<br />

in via cautelare sospende l’efficacia della<br />

sentenza del Tar.<br />

Risultato del sistema di sospensive e<br />

ricorsi: ad oggi a Casarano i rifiuti vengono<br />

ancora raccolti dalla Geotec e il Comune<br />

deve pagare, tra raccolta e smaltimento, tre<br />

milioni e 100 mila euro l’anno, cifra nel bilancio<br />

comunale.<br />

L’epilogo: se nei processi penali a carico<br />

dei Rosafio, il pubblico ministero non riuscirà<br />

a mantenere l’aggravante della mafiosità e<br />

resterà solo il 53bis contro la Geotec, questa<br />

otterrà il certificato antimafia. E tutto continuerà<br />

come se nulla fosse accaduto.<br />

M.L.M.


Casi esemplari // Sentenza di primo grado // Eugenio Ozza<br />

Depuratore Di uGento:<br />

conDannato il sinDaco oZZa<br />

Eugenio Ozza<br />

<strong>Il</strong> depuratore di Ugento al servizio delle<br />

marine non avrebbe dovuto funzionare<br />

quei tre mesi d’estate di cinque anni fa. <strong>Il</strong><br />

motivo? Non aveva l’autorizzazione necessaria<br />

che avrebbe dovuto rilasciare la Provincia.<br />

E quell’autorizzazione la Provincia non poteva<br />

rilasciarla perché il depuratore era incompleto:<br />

mancavano un kilometro e mezzo di<br />

condutture, un collettore necessario per collegare<br />

il depuratore al canale di bonifica<br />

“Colatisi Risetani”.<br />

Nonostante questo il sindaco Eugenio<br />

Ozza con un’ordinanza contingibile e urgente<br />

per i tre mesi estivi affida la gestione del<br />

depuratore all’ufficio tecnico comunale,<br />

AUTORIZZÒ L’ATTIVAZIONE DEL DEPURATORE DI UGENTO<br />

AL SERVIZIO DELLE MARINE NONOSTANTE QUESTO MANCASSE<br />

DI 1.500 METRI DI TUBATURE E NON AVESSE L’AUTORIZZAZIONE<br />

DELLA PROVINCIA<br />

adducendo lo stato di emergenza ambientale<br />

creatasi nel Comune di Ugento durante il<br />

periodo estivo, a causa dell’accresciuta<br />

richiesta da parte dei villeggianti di smaltire i<br />

reflui dei pozzi neri.<br />

Così il Comune autorizza tre ditte che ne<br />

avevano fatto richiesta, a smaltire i liquami<br />

nel depuratore. Si tratta delle ditte Molle<br />

Giovanni di Ugento, Piccinni Rocco di Gemini<br />

e Rosafio Rocco di Taurisano (si legga a pag.<br />

4 e 5 per capire chi sono i Rosafio), che da<br />

agosto a novembre del 2003 sversarono nel<br />

nuovo depuratore poco più di 15mila tonnellate<br />

di liquami. Tanto si evince sia dalle bolle<br />

di consegna delle ditte ai tecnici comunali<br />

sia dal sopralluogo ordinato dal pm, nel<br />

corso del quale furono fotografate le vasche<br />

ricolme di 15mila tonnellate di liquami.<br />

<strong>Il</strong> giudice Silvio Piccino nella sentenza di<br />

primo grado evidenzia la cronologia dei fatti:<br />

il 16/7/2003 la Provincia aveva risposto al<br />

Comune (che sollecitava l’attivazione del<br />

depuratore), che era necessario, prima,<br />

adempiere agli obblighi di legge. Tra questi<br />

obblighi, appunto, il completamento delle<br />

condutture mancanti. Nonostante questo il<br />

22/7/2003 l’utilizzo del depuratore venne<br />

autorizzato mediante un’ordinanza contingibile<br />

e urgente del Sindaco, giustificata con<br />

l’emergenza relativa allo smaltimento dei<br />

liquami durante il periodo estivo. Appare<br />

dimostrato, si legge nella sentenza, come<br />

l’impianto non potendo essere utilizzato<br />

come depuratore, fungeva da impianto di<br />

smaltimento dei rifiuti. La vasca di ossidazione,<br />

progettata per la produzione di fanghi<br />

attivi necessari per il processo di depurazione,<br />

veniva utilizzata per lo stoccaggio e il<br />

deposito di liquami lì trasportati su ruota.<br />

<strong>Il</strong> giudice non riconosce il carattere di<br />

eccezionalità e urgenza dell’ordinanza perché<br />

è nota e costante negli anni, dice, l’attitudine<br />

del Comune di Ugento alla ricezione<br />

turistica, per cui il sindaco avrebbe potuto<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 6 Marzo 2009<br />

pensarci per tempo. <strong>Il</strong> pm Guglielmo Cataldi<br />

aveva chiesto per Ozza tre mesi e 10 giorni di<br />

reclusione, oltre al pagamento di un’ammenda<br />

di 5.000 euro. Difeso da Friz Massa, Ozza<br />

è stato condannato a pagare l’ammenda<br />

pecuniaria, e gli è stata riconosciuta la piena<br />

responsabilità penale del reato ascrittogli.<br />

TRE DITTE, AUTORIZZATE<br />

DAL COMUNE, SVERSARONO<br />

OLTRE 15.000 TONNELLATE<br />

DI LIQUAMI NEL DEPURATORE.<br />

ERANO LE DITTE: MOLLE<br />

GIOVANNI DI UGENTO,<br />

PICCINNI ROCCO DI GEMINI<br />

E ROSAFIO ROCCO<br />

DI TAURISANO<br />

//IL CAPO D’IMPUTAZIONE<br />

Imputato del reato di cui all’art. 51/1°<br />

comma in relazione agli articoli 27 e 28 del<br />

dlgs 22/97 perché nella qualità di sindaco<br />

del Comune di Ugento, adottando l’ordinanza<br />

contingibile e urgente n. 31 del 22/7/2003,<br />

recante oggetto “affidamento provvisorio<br />

gestione nuovo depuratore”, adducendo lo<br />

stato di emergenza ambientale creatasi nel<br />

Comune di Ugento nel periodo estivo, ordinava<br />

l’attivazione del nuovo depuratore di<br />

Ugento in via provvisoria fino al 30/9/2003,<br />

con affidamento della gestione diretta e personale<br />

dell’U.T.C. del Comune di Ugento, con<br />

ciò consentendo l’esercizio dell’impianto di<br />

depurazione a “servizio delle marine di<br />

Ugento” – da ritenersi impianto di smaltimento<br />

rifiuti – in assenza dell’autorizzazione prevista<br />

dagli articoli 27 e 28 del dlgs n. 22/97,<br />

poiché detto impianto riceveva e manteneva<br />

in stoccaggio rifiuti liquidi senza la prevista<br />

autorizzazione.<br />

M.L.M.


Ph: Roberto Rocca<br />

// <strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // La discarica che nacque in “sanatoria” // Bomba ecologica<br />

Ugento, Burgesi.<br />

Una pala al lavoro nella discarica.<br />

Pubblica dal 2002<br />

burGesi è pubblica e la bonifica<br />

si sta Già paGanDo:<br />

così lo stato paGa più volte<br />

di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />

Nello scorso numero del Tacco abbiamo<br />

spiegato il meccanismo attraverso il<br />

quale la discarica privata Burgesi<br />

diventa pubblica e come la prima convenzione<br />

del 1992 venga rinnovata dieci anni dopo,<br />

nel 2002, aggiungendovi alcuni passaggi o<br />

modificandone altri, quindi facendola passare<br />

come una “estensione” di quella precedente,<br />

sebbene le integrazioni di fatto ne cambino<br />

sostanzialmente le condizioni di partenza<br />

e sarebbe stato logico indire un nuovo<br />

bando. In quel rinnovo, il Comune di Ugento<br />

“acquisisce” la titolarità pubblica del III lotto,<br />

quello in funzione e per il quale è stato sventato<br />

il rischio che venisse realizzato un<br />

“sopralzo”, cioè un aumento della capienza.<br />

Perché accade questo?<br />

Accade perché il Commissario delegato<br />

all’emergenza, all’epoca Raffaele Fitto, in una<br />

“nota” (n. 4287/CD del 21/7/2001) richia-<br />

PERCHÉ BURGESI È DIVENTATA PUBBLICA DAL 2002?<br />

CHI CI GUADAGNA ALLA FINE? L’ABBIAMO CHIESTO<br />

ALLA SOSTITUTA PROCURATRICE MIGNONE, CHE CI HA FORNITO<br />

LA SUA INTERPRETAZIONE CHE PERÒ PUBBLICHEREMO<br />

NEL PROSSIMO NUMERO. IL NOSTRO RISCONTRO<br />

NELLA CONVENZIONE: I CITTADINI STANNO GIÀ PAGANDO,<br />

OGGI, LA BONIFICA CHE VERRÀ ESEGUITA DALLA MONTECO<br />

FRA MOLTI ANNI<br />

ma all’obbligo di assicurare la titolarità pubblica<br />

della discarica, titolarità che si acquisisce<br />

a seguito di una delibera di Consiglio<br />

comunale (n.12 del 30/7/2001).<br />

Quali sono le conseguenze di questa<br />

“acquisizione”?<br />

Le conseguenze sono che poiché la discarica<br />

è pubblica, il Comune dovrà accollarsi<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 7 Marzo 2009<br />

i costi di bonifica, dopo aver già pagato il<br />

prezzo più alto, in termini economici, di danni<br />

ambientali e alla salute.<br />

Tuttavia, nella convenzione, c’è scritto<br />

che i costi di bonifica saranno a carico della<br />

Monteco.<br />

Come è possibile questa contraddizione?<br />

E’ possibile perché in un passaggio enig


La “proteste di Capodanno”. I cittadini occupano la discarica per vedere con i propri occhi in quali<br />

condizioni si trovi<br />

PROPRIO COME UN TERRENO, LA DISCARICA VA CURATA GIORNO<br />

DOPO GIORNO, TRAMITE OPERAZIONI SPECIFICHE: CAPTAZIONE<br />

DEL BIOGAS, RICOMPATTAZIONE DEI RIFIUTI,<br />

IMPERMEABILIZZAZIONE, ECCETERA. SE NON VIENE GESTITA<br />

IN MANIERA CORRETTA, NEPPURE LA BONIFICA POTRÀ ESSERE<br />

ESEGUITA COME RICHIEDEREBBE. IL RISULTATO?<br />

UN DANNO AMBIENTALE INEVITABILE<br />

matico (art.2), è specificato che “in ordine<br />

alla chiusura e post-gestione (che dura 30<br />

anni, è scritto nella convenzione, ndr) del III<br />

lotto della discarica il concessionario (cioè la<br />

Monteco) dovrà riscuotere e accantonare le<br />

relative aliquote tariffarie per utilizzarle<br />

all’occorrenza nella esecuzione delle attività<br />

richieste dalle fasi in parola”. Fuori dal burocratese,<br />

significa che nella tariffa è compresa<br />

anche l’aliquota relativa alla bonifica.<br />

Insomma: i cittadini dell’Ato Le3 stanno già<br />

pagando, oggi, la bonifica che in futuro, chissà<br />

quando, verrà eseguita dalla Monteco e<br />

sulla bontà della quale, come spiega la sostituta<br />

procuratrice Mignone, non ci sono controlli.<br />

Perché se il privato non “accantona” le<br />

somme che saranno destinate alla bonifica,<br />

come è scritto debba fare, perché, ad esempio,<br />

i costi negli anni saranno lievitati e avrà<br />

dovuto far fronte all’emergenza, chi pagherà?<br />

Probabilmente succederà che, come spesso<br />

accade, il pubblico pagherà lo stesso servizio<br />

più volte. (si legga a pag. 24 lo stralcio della<br />

convenzione relativa ai costi della bonifica).<br />

E chi pagherà se il privato non bonificherà<br />

correttamente la discarica, con i soldi dei<br />

cittadini già incassati negli anni?<br />

In realtà per una discarica che non viene<br />

gestita in maniera corretta, le contravvenzio-<br />

ni sono di poco conto; ma il problema<br />

ambientale sarà successivo, perché se non<br />

viene gestita in maniera corretta non potrà<br />

essere bonificata come richiederebbe.<br />

Proprio come un terreno, la discarica va curata<br />

giorno dopo giorno. Ogni giorno bisogna<br />

eseguire determinate operazioni: captazione<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 8 Marzo 2009<br />

Ph: Roberto Rocca<br />

del biogas, ricompattazione dei rifiuti,<br />

cospargimento, impermeabilizazione fatta<br />

come si deve, eccetera, altrimenti inneschi<br />

una bomba ecologica.<br />

Anche se è una discarica pubblica, nessuno<br />

andrà mai a verificare, tranne nel caso<br />

in cui ci sia un esposto dei cittadini che<br />

lamentano cattivi odori.<br />

Le bonifiche, dunque, se la discarica non<br />

è gestita correttamente, e Burgesi non lo è<br />

stata, dato che gli amministratori sono stati<br />

condannati a 8 mesi di reclusione proprio<br />

perché erano state riscontrate una serie di<br />

gravi effrazioni (si legga lo scorso numero del<br />

Tacco), sono di fatto impossibili.<br />

Un esempio lampante di questa situazione<br />

è la Saspi, dove un tempo confluivano i<br />

rifiuti di Lecce: una discarica non bonificata.<br />

Non si può bonificare una discarica che è<br />

stata mantenuta per una vita in piedi in<br />

maniera selvaggia.<br />

In conclusione: la cattiva manutenzione<br />

della discarica, che negli anni non è gestita<br />

“come un giardino”, fa si che sia impossibile<br />

la successiva bonifica, perché non si ha contezza<br />

di quanto accumulato. Così, le aliquote<br />

accantonate negli anni da parte del gestore<br />

che le riscuote sotto forma di tasse ai cittadini<br />

e che sono finalizzate alla bonifica, difficilmente<br />

verranno spese per quello scopo.<br />

Perché, se è vero che la bonifica è<br />

responsabilità del gestore è anche vero che,<br />

poiché la discarica è di “titolarità pubblica”,<br />

sarà il Comune a piangersi i costi reali e finali<br />

di una bonifica non fatta o fatta male.<br />

Magari attingendo ad ulteriori fondi per l’emergenza<br />

o chiedendo aiuto alla Unione<br />

europea.<br />

Presenti anche di notte. Alcuni manifestanti fuori dal cancello della Monteco. Vogliono saperne di più e<br />

né il freddo né l’ora tarda li ferma<br />

Ph: Roberto Rocca


Stoccaggio fantasma // Omicidio Basile // Esclusivo<br />

Edificio pericolante. <strong>Il</strong> centro di stoccaggio chiuso dal Comune perché in stato di abbandono<br />

Abbiamo continuato ad indagare per cercare<br />

di capire che cosa abbia comportato,<br />

per Ugento e per l’intero Salento, la<br />

non attivazione di un Centro di raccolta per lo<br />

stoccaggio di rifiuti provenienti da raccolta<br />

differenziata. La nostra indagine non è finita.<br />

Vi presentiamo intanto i primi risultati: i conteggi,<br />

carte alla mano, come sempre, di<br />

quanto il Comune avrebbe guadagnato grazie<br />

alla vendita di servizi ad altri Comuni e ai privati<br />

e grazie alla vendite delle materie prime<br />

raccolte: carta, plastica, metalli, vetro. I calcoli<br />

sono contenuti all’interno del progetto,<br />

redatto dai tecnici comunali. Per il progetto il<br />

Comune chiese una consulenza gratuita alla<br />

stessa Monteco, dirimpettaia del Centro di<br />

stoccaggio. I calcoli del piano economico<br />

sono prudenziali, perché all’epoca, era il<br />

1998, si stimò una raccolta differenziata del<br />

20% (a Ugento in realtà ancora oggi è del<br />

10%). Diamo subito le cifre: il Comune avrebbe<br />

guadagnato mezzo miliardo di lire l’anno,<br />

quasi tre miliardi dal 2002 ad oggi. Come<br />

detto, i calcoli sono prudenziali. Si sarebbero<br />

potuti triplicare.<br />

Va da sé che la non attivazione del Centro<br />

di stoccaggio abbia comportato un aumento<br />

dei rifiuti conferiti nella discarica di Burgesi.<br />

Quindi, sicuramente ci ha guadagnato la<br />

Monteco: negli anni la discarica è aumentata<br />

in estensione e volumetria: ha raccolto il<br />

doppio dei rifiuti che era programmata ad<br />

accogliere. Lo stato di emergenza-rifiuti ha<br />

creato, come abbiamo spiegato, un corto circuito<br />

in base al quale gli unici a guadagnarci<br />

sono i gestori delle discariche e tutti i privati<br />

che vi ruotano attorno erogando servizi di<br />

vario tipo (dalla raccolta rifiuti urbani alla<br />

raccolta dei rifiuti gettati ai margini delle<br />

strade). L’unico a perderci è lo Stato che<br />

finanzia la sopraelevazione delle discariche<br />

per accogliere più rifiuti, che finanzia le bonifiche<br />

di discariche contaminate dai privati.<br />

Anche nel caso di Burgesi e di Ugento è così:<br />

non ci ha guadagnato il Comune, non ci<br />

hanno guadagnato i cittadini. Perché?<br />

// BURGESI? MA QUALE DISCARI-<br />

CA, È UN “QUADRO NATURALE”.<br />

LO DICE LA LEGGE<br />

Studiando il progetto, poi, abbiamo scoperto<br />

che sia Burgesi, sia il Centro di stoccaggio,<br />

sono nati in una zona sottoposta a ben<br />

due vincoli: uno (minore) è un vincolo legato<br />

al “ripopolamento faunistico” (la legge regionale<br />

10/84) per l’esercizio della caccia.<br />

L’altro è il vincolo paesaggistico ai sensi della<br />

legge 1497 del 1939. Non è una legge qualunque<br />

ma “la” legge, la prima e più importante<br />

in tema di vincoli ambientali, quella<br />

che tutela le “opere d’arte della natura”. Vale<br />

la pena riportare il primo articolo:<br />

Art. 1 legge 1497 del 1939<br />

Sono soggette alla presente legge a<br />

causa del loro notevole interesse pubblico:<br />

1) le cose immobili che hanno cospicui<br />

caratteri di bellezza naturale o di singolarità<br />

geologica;<br />

2) le ville, i giardini e i parchi che, non<br />

contemplati dalle leggi per la tutela delle<br />

cose d’interesse artistico o storico, si distinguono<br />

per la loro non comune bellezza;<br />

3) i complessi di cose immobili che compongono<br />

un caratteristico aspetto avente<br />

valore estetico e tradizionale;<br />

4) le bellezze panoramiche considerate<br />

IL CENTRO DI STOCCAGGIO<br />

DI UGENTO, MAI ATTIVATO, È NATO<br />

IN UNA ZONA SOTTOPOSTA<br />

AL PRIMO E PIÙ ANTICO<br />

DEI VINCOLI PAESAGGISTICI,<br />

QUELLO CHE TUTELA LE OPERE<br />

D’ARTE DELLA NATURA.<br />

OLTRE IL DANNO LA BEFFA:<br />

SEI MILIARDI DI SOLDI PUBBLICI<br />

PER REALIZZARE UN IMPIANTO<br />

CHE È SERVITO SOLO<br />

AD AUMENTARE LO SCEMPIO<br />

AMBIENTALE DI BURGESI<br />

la cappa cHe soffoca il salento<br />

come quadri naturali e così pure quei punti di<br />

vista o di belvedere, accessibili al pubblico,<br />

dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.<br />

Leggere il testo di questa legge fa male al<br />

cuore. Si rimane attoniti. Sono sottoposti al<br />

vincolo di questa legge le bellezze naturali<br />

come Capri e la costiera amalfitana, per dirne<br />

una. Soprattutto rimane di sasso chi si è<br />

recato in quei luoghi e sa essere tra i più belli<br />

del Salento, con fenomeni di carsismo, di<br />

rocce affioranti, di declivi di serre, di varietà<br />

di flora, unici. Fenomeni di rara bellezza,<br />

“quadri naturali”, appunto, descritti anche<br />

nello studio di impatto ambientale allegato<br />

al progetto del Centro di stoccaggio.<br />

Come abbiamo scritto nello scorso numero,<br />

i terreni dove nacque Burgesi, l’unica discarica<br />

in Italia nata abusivamente e poi<br />

“sanata” previo pagamento di una tassa,<br />

furono acquisiti in blocco e proprio lì, guarda<br />

caso, la Regione trovò esservi il posto ideale<br />

per farvi nascere una discarica. Proprio lì, nel<br />

bel mezzo di un “quadro naturale”. Più scaviamo<br />

“nell’affare rifiuti” e più troviamo una<br />

fitta ragnatela che mette d’accordo interessi<br />

privati e mala gestione o scarso controllo<br />

pubblico. Più tracciamo il profilo di un “sistema”,<br />

di una cappa sotto la quale casualmente<br />

tutto va nel posto in cui è stabilito che<br />

vada (anche la discarica, che deve nascere<br />

nella zona sottoposta a vincolo paesaggistico,<br />

nasce). Di “sistema”, parlava Peppino.<br />

Che la notte prima di morire non potè fare a<br />

meno di fare un sopralluogo presso quel centro<br />

di stoccaggio mai nato.<br />

M.L.M.


Stoccaggio fantasma // Omicidio Basile // Esclusivo<br />

stoccaGGio fantasma:<br />

la storia, i mancati GuaDaGni<br />

COME BURGESI, È NATO IN UNA ZONA SOTTOPOSTA A VINCOLO PAESAGGISTICO. SECONDO<br />

IL PIANO ECONOMICO DI PROGETTO IL COMUNE AVREBBE POTUTO GUADAGNARE, ALL’INIZIO,<br />

MEZZO MILIARDO DI LIRE L’ANNO. I GUADAGNI SAREBBERO POI AUMENTATI. TUTTI I COMUNI<br />

DELL’ATO LE3 VI AVREBBERO CONFERITO I RIFIUTI PROVENIENTI DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA.<br />

CI AVREBBE GUADAGNATO IL COMUNE. MA È ANDATO TUTTO IN MALORA<br />

di GIANCARLO COLELLA<br />

Per conoscere lo spessore della saggezza<br />

popolare salentina è sufficiente rovistare<br />

tra le numerose pubblicazioni esistenti<br />

sui proverbi dialettali locali. Sulle pagine<br />

di questi libri non c’è sfaccettatura dell’esistenza<br />

umana che non sia stata fotografata<br />

con la tipica ironia e sagacia dei salentini.<br />

Pregi e difetti dell’umanità vengono analizzati<br />

da diverse angolazioni finendo col fornire al<br />

lettore un filo conduttore che aiuta, sia pure<br />

da un particolare punto di vista, a capire la<br />

filosofia esistenziale del popolo salentino. Un<br />

popolo mite, generoso, passionale, buono, a<br />

volte anche troppo, quasi fatalista, ma sempre<br />

perspicace, sottile, in grado di vedere e<br />

capire anche quando sembra distratto e<br />

superficiale.<br />

Ma proprio distratto e superficiale sembra<br />

essere stato il popolo di Ugento e Gemini<br />

in questi ultimi anni del nuovo millennio in<br />

cui all’osservatore esterno non possono essere<br />

sfuggiti due elementi vistosi che hanno<br />

caratterizzato la vita di questo Comune: l’alto<br />

tasso di disoccupazione e, di conseguenza,<br />

di emigrazione che si registra in questo periodo<br />

e lo spreco di denaro nel settore delle<br />

opere pubbliche. <strong>Il</strong> primo dato è meno visibile,<br />

tranne che non si vada a spulciare il registro<br />

comunale dell’Aire (Anagrafe Italiani<br />

Residenti all’Estero) per apprendere che gli<br />

ugentini che risiedono lontano dalla loro<br />

terra per motivi di lavoro sono oltre 3.000,<br />

pari a più del 23 % della popolazione totale.<br />

Un dato che pone Ugento al primo posto tra<br />

i comuni leccesi per il rapporto tra cittadini<br />

emigrati e cittadini residenti. Un dato tanto<br />

più eclatante se si considera che Ugento,<br />

dopo Lecce e Nardò, è il Comune con il feudo<br />

più grande e probabilmente anche con il lito-<br />

rale più esteso (circa 12 chilometri). L’altro<br />

aspetto che balza agli occhi dell’osservatore<br />

è la leggerezza con cui in questo Comune si<br />

spendono i soldi della collettività senza poi<br />

trarne alcun vantaggio. E qui non può mancare<br />

la citazione di un detto, che a dire il vero<br />

non è solo salentino, che spesso viene citato<br />

di fronte ai casi di spreco di denaro pubblico:<br />

“Tanto paga Pantalone!”, la maschera nella<br />

quale spesso il pubblico riconosce i suoi<br />

pregi e i suoi difetti. I casi di sperpero di<br />

denaro pubblico che ad Ugento richiamano<br />

questo detto non sono pochi, dai numerosi<br />

interventi sul porto di Torre San Giovanni, che<br />

pur ammontando globalmente a milioni di<br />

euro non hanno mai risolto il problema della<br />

sicurezza delle imbarcazioni, a quelli sul<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 10 Marzo 2009<br />

palazzetto dello sport, fino alle spese legali<br />

che il Comune sopporta e che si aggirano<br />

intorno ai 300mila euro l’anno. “Tanto paga<br />

Pantalone!”. Ma l’elemento emblematico in<br />

questo senso risulta essere il “Centro di raccolta,<br />

prima lavorazione e stoccaggio per<br />

materiali provenienti dalla raccolta differenziata<br />

di rifiuti urbani”, una struttura costata<br />

a “Pantalone” (a noi tutti) quasi 6 miliardi di<br />

lire, mai messa in funzione e lasciata andare<br />

in malora.<br />

Una vicenda che ha dell’assurdo, per la<br />

quale ci sono stati anche risvolti giudiziari,<br />

della quale si stava interessando Peppino<br />

Basile prima di essere barbaramente trucidato<br />

la notte tra il 14 e 15 giugno 2008 e che<br />

merita di essere raccontata.


la storia Del centro<br />

Di stoccaGGio<br />

La storia ha inizio il 13 novembre 1997,<br />

quando il Commissario Delegato per l’emergenza<br />

rifiuti solidi urbani nella regione Puglia,<br />

dottor Salvatore Di Staso (all’epoca<br />

Presidente della Giunta Regionale Pugliese),<br />

invitava il comune di Ugento a predisporre un<br />

progetto per la costruzione di un “centro di<br />

raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei<br />

materiali provenienti dalla raccolta differenziata”<br />

operata nei 24 comuni del bacino di<br />

utenza LE/3. L’amministrazione comunale<br />

diede incarico al tecnico comunale che predispose<br />

il progetto per un impianto, che<br />

ancora oggi risulta essere all’avanguardia nel<br />

settore, che è stato completato nel 2002 e,<br />

stranamente, non è mai entrato in funzione.<br />

Nello scegliere la zona su cui realizzare<br />

l’impianto il Comune probabilmente effettuò<br />

una ricerca accurata. Alla fine si andò a scegliere<br />

una zona che, come si legge negli atti<br />

del progetto, “è sottoposta a vincolo paesaggistico<br />

ai sensi della legge n.1497 del 1939.<br />

Si tratta di una zona definita “oasi di protezione,<br />

zone di addestramento cani, zone<br />

umide, zone a gestione sociale”, con vincoli<br />

naturalistici archeologici ed architettonici.<br />

Una scelta incomprensibile, così come<br />

incomprensibile rimane il fatto che il terreno<br />

su cui è stato realizzato l’impianto, pur risultando<br />

terreno agricolo, sia stato pagato ai<br />

proprietari, di cui al momento non si conosce<br />

l’identità, 200 milioni per poco più di un<br />

ettaro di superficie utile che risulta così utilizzata:<br />

Area complessiva mq 12.742<br />

Area parcheggi, spazi<br />

di manovra e ricezione mq 5.581<br />

Aree a verde mq 3.478<br />

Aree di stoccaggio<br />

residui prodotti mq 1.765<br />

Servizi (riserva idrica,<br />

cabina elettrica,<br />

depuratore) mq 117,4<br />

Capannone lavorazione<br />

e uffici mq 1.794,7<br />

<strong>Il</strong> progetto, comunque, venne sviluppato<br />

tenendo conto della normativa di settore<br />

ed in particolare del “Piano Regionale per lo<br />

smaltimento dei rifiuti”, delle “direttive CEE”,<br />

del “Programma per l’emergenza rifiuti nella<br />

IL COMUNE AVREBBE<br />

GUADAGNATO MEZZO MILIARDO<br />

DI LIRE L’ANNO SOLO<br />

VENDENDO SERVIZI<br />

PER LA RACCOLTA<br />

DIFFERENZIATA E VENDENDO<br />

LE STESSE MATERIE PRIME:<br />

VETRO, CARTA PLASTICA<br />

METALLI. DAL 2002, ANNO<br />

IN CUI FU COLLAUDATO,<br />

AD OGGI, QUASI TRE MILIARDI<br />

DI MANCATO GUADAGNO<br />

regione Puglia”, dell’Ordinanza del<br />

Commissario Delegato recante “Disposizioni<br />

in materia di rifiuti urbani, di rifiuti speciali,<br />

rifiuti da imballaggio secondario e terziario”,<br />

oltre che di “raccolta differenziata delle frazioni<br />

di vetro e plastica, di carta e cartoni e<br />

alluminio contenuti nei rifiuti urbani”. In base<br />

al decreto legislativo n. 22/97 (decreto<br />

Ronchi) ai Comuni competeva la “gestione<br />

(raccolta, trasporto, recupero e smaltimento)<br />

dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilabili agli<br />

urbani, finalizzata alla riduzione dello smaltimento<br />

ed al recupero di materiale ed energia”.<br />

Appare chiaro sin da allora che la soluzione<br />

del problema dei rifiuti passa inevita-<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 11 Marzo 2009<br />

bilmente attraverso la raccolta differenziata.<br />

Lo stesso Decreto stabiliva gli obiettivi minimi<br />

di raccolta differenziata che entro il<br />

15/02/1999 erano fissati al 15 % del totale<br />

dei rifiuti, per passare al 25 % entro il<br />

15/02/2001, fino ad arrivare al 35 % a partire<br />

dal 15 /02/2003. <strong>Il</strong> Piano di adeguamento<br />

al decreto Ronchi per il bacino di<br />

utenza LE/3 prevedeva due interventi localizzati<br />

sul territorio di Ugento: a) un centro di<br />

raccolta, prima lavorazione e stoccaggio di<br />

materiali da raccolta differenziata, da 20 tonnellate<br />

al giorno, da realizzare a breve termine<br />

(entro il 31/12/1999. E’ il centro di cui<br />

stiamo parlando); b) impianti di selezione del<br />

rifiuto tal quale (residuale da raccolta differenziata)<br />

per la separazione del materiale<br />

combustibile e una linea di compostaggio da<br />

50 tonnellate al giorno.<br />

Le ordinanze del Commissario delegato<br />

avevano chiarito che era fatto obbligo ai sindaci<br />

di attivare ed intensificare il servizio di<br />

raccolta differenziata, determinando anche il<br />

rapporto tra la carta, il vetro e i metalli, intimando<br />

il conferimento dei materiali presso<br />

l’impianto di Ugento. <strong>Il</strong> punto di partenza<br />

erano i dati relativi al 1996 che vedevano per<br />

il bacino di utenza LE/3, comprendente 24<br />

comuni con una popolazione complessiva di<br />

264.770 abitanti, una produzione complessiva<br />

annua di rifiuti pari a 7.470 tonnellate


circa. La composizione dei rifiuti veniva così<br />

catalogata:<br />

Frazione tonnellate/anno<br />

Vetro 5.976 8 %<br />

Plastiche 7.470 10 %<br />

Frazione organica 37.350 50 %<br />

Carte e cellulosici 14.940 20 %<br />

Metalli 3.735 5 %<br />

Sottovaglio o altro 5.229 7 %<br />

Su questi dati erano stati elaborati gli<br />

obiettivi della raccolta differenziata che puntavano<br />

al recupero ed al riciclo di consistenti<br />

quantità di elementi dalla cui vendita ne<br />

sarebbe derivato un concreto guadagno, sia<br />

in termini di risparmio del costo del servizio<br />

di raccolta dei rifiuti per i cittadini sia in termini<br />

di disponibilità finanziaria concreta per<br />

il comune di Ugento che ospitava l’impianto<br />

sul suo territorio.<br />

Questi erano gli obiettivi della raccolta<br />

differenziata a breve ed a medio termine, la<br />

prima a partire dal 31/12/1997 e la seconda<br />

a partire dal 31/12/1999.<br />

Frazione Breve termine Medio termine<br />

(31/12/97) (31/12/99)<br />

Vetro Tonn. 143 2.4% 286 4.8%<br />

Plastica 187 2.5% 374 5.0%<br />

Carta 598 4.0% 1.196 8.0%<br />

Metalli 45 1.2% 90 2.4%<br />

Totale 973 10.1% 1.946 20.2%<br />

Le previsioni, dunque, attestavano i risultati<br />

della raccolta differenziata, considerato il<br />

sistema più economico e meno inquinante, al<br />

10.10% del totale dei rifiuti entro il<br />

31/12/1997 ed al 20.20% entro il 31/12/99.<br />

Oggi, a distanza di 10 anni, la raccolta<br />

differenziata nel comune di Ugento si attesta<br />

intorno al 10 %, per cui il 90 % dei rifiuti prodotti<br />

da questo comune continuano ad essere<br />

conferiti nella discarica Burgesi avendo<br />

come conseguenza un aumento del costo del<br />

servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti<br />

per i cittadini di Ugento ed un aggravamento<br />

del livello di inquinamento, le cui conseguenze<br />

ancora non siamo in grado di quantificare,<br />

ed un aumento degli introiti della Monteco.<br />

La potenzialità dell’impianto in questione,<br />

comunque, si attestavano intorno alle 20<br />

tonnellate al giorno di rifiuti da lavorare, con<br />

possibilità di raddoppio della quantità, ossia<br />

di arrivare a 40 tonnellate al giorno.<br />

Ciò significa che l’impianto avrebbe potuto<br />

accettare anche rifiuti provenienti da altri<br />

ACQUA MINERALE BURGESI<br />

Nel Basso Salento circolano bottiglie di<br />

acqua con una “misteriosa” etichetta:<br />

ambiti e lavorandoli avrebbe consentito un<br />

ulteriore guadagno al Comune di Ugento che<br />

rimane titolare dell’impianto stesso.<br />

Le cose purtroppo sono andate diversamente,<br />

l’impianto non è mai entrato in funzione,<br />

il Comune di Ugento non ha mai incassato<br />

un centesimo, i cittadini continuano a pagare<br />

di più mentre avrebbero potuto pagare di<br />

meno e continuiamo a chiederci: perché il<br />

comune di Ugento non ha mai attivato tale<br />

impianto? A chi è convenuto che quest’impianto<br />

andasse in malora? Ai cittadini no di<br />

certo dato ché, tra l’altro, non attivando la<br />

struttura si sono perduti quei posti di lavoro<br />

che erano stati previsti. All’ambiente no di<br />

certo.<br />

Ma quali erano i costi di esercizio annui<br />

e quali i rientri che avrebbe prodotto l’impianto?<br />

Questi i costi di esercizio:<br />

Personale £. 375.000.000<br />

Costi energetici<br />

Acquisto prodotti<br />

£. 110.000.000<br />

per il consumo<br />

Costi servizio<br />

£. 9.000.000<br />

per il consumo<br />

Costi manutenzione<br />

£. 33.000.000<br />

ordinaria £. 34.000.000<br />

Smaltimento residui £. 30.000.000<br />

Totale costi di esercizio £. 591.000.000<br />

Questi sono i rientri annui:<br />

Ricavi da tariffa £. 256.000.000<br />

Ricavi da vendita beni £. 204.950.000<br />

Ricavi da vendita servizi £. 604.500.000<br />

Totale rientri £. 1.065.450.000<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 12 Marzo 2009<br />

“Acqua Burgesi”. Si tratta di una bella provocazione<br />

per chi vive attorno alla discarica<br />

Burgesi di Ugento, quella che, a detta del<br />

sindaco Eugenio Ozza, ha sempre smaltito<br />

correttamente i rifiuti di 26 comuni. Talmente<br />

bene che si può anche bere l’acqua della<br />

falda che passa proprio sotto la discarica.<br />

Le bottiglie sono state distribuite nei bar<br />

di Presicce, ma i Carabinieri si sono allarmati:<br />

cosa contengono le bottiglie? Che vorrà<br />

dire acqua Burgesi? E così, il 4 marzo scorso,<br />

dalla preoccupazione sono passati ai<br />

fatti. I Carabinieri hanno sequestrato una<br />

bottiglia: vorranno forse portarla alla magistrata<br />

Donatina Buffelli che sta indagando<br />

sulla discarica?<br />

POCO PIÙ DI UN ETTARO<br />

DI TERRENO AGRICOLO<br />

FU PAGATO DAL COMUNE<br />

200 MILIONI. UNA CIFRA<br />

FUORI MERCATO.<br />

PER FARVI NASCERE<br />

IL CENTRO DI STOCCAGGIO<br />

Insomma, dati alla mano, il Centro di<br />

raccolta, prima lavorazione e stoccaggio<br />

per materiali provenienti dalla raccolta differenziata<br />

di rifiuti urbani realizzato dal<br />

Comune di Ugento, mai attivato e lasciato<br />

andare alla malora, vittima di devastazioni<br />

vandaliche che lo hanno pressochè distrutto<br />

avrebbe fatto guadagnare alle casse del<br />

comune di Ugento la bellezza di<br />

474.450.000 lire l’anno. Una somma considerevole<br />

che avrebbe consentito non solo di<br />

garantire ai cittadini di Ugento di non dover<br />

pagare la tassa sui rifiuti, ma avrebbe consentito<br />

all’amministrazione di incamerare<br />

somme di denaro utilizzabili per gli usi ritenuti<br />

più impellenti.<br />

Se avesse iniziato a lavorare alla fine del<br />

2002, quando fu collaudato, ad oggi il<br />

Comune avrebbe guadagnato quasi tre miliardi<br />

di vecchie lire (2.846.700.000), considerando<br />

sempre una minima raccolta differenziata.<br />

Perché, se poi si fosse dato da fare, sensibilizzando<br />

i cittadini e facendo comprendere<br />

loro che tanto più riciclavano rifiuti tanto<br />

meno avrebbero sborsato di tassa sui rifiuti, i<br />

guadagni si sarebbero moltiplicati.<br />

Ma il comune di Ugento ha preferito<br />

rinunciare a queste entrate e far continuare a<br />

pagare ai cittadini.<br />

“Tanto paga Pantalone”.


<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // Monopoli // Cavallino<br />

IL “RE DELLA DISCARICA”<br />

STORIA DI UNA DISCARICA CHE POTEVA ESSERE PUBBLICA, REALIZZATA CON FONDI PUBBLICI,<br />

PER FAR GUADAGNARE AL MASSIMO LO STATO MA CHE È STATA FATTA DAI PRIVATI<br />

E CHE FA GUADAGNARE SOLO LORO<br />

di ADA MARTELLA<br />

Ph: Marco Maraca<br />

<strong>Il</strong> “re della discarica” è Gaetano Gorgoni, ex<br />

deputato, ex sottosegretario, ex sindaco<br />

per un decennio, attuale vice-sindaco di<br />

Cavallino, dove c’è una delle discariche più<br />

grandi e complesse del Salento. È qui a<br />

Cavallino, nel suo regno, che il business dei<br />

rifiuti arriva a cifre esorbitanti. La discarica<br />

serve il bacino più grande del Salento: 27<br />

comuni, incluso il comune capoluogo, per un<br />

totale di 480mila abitanti. Ogni giorno arrivano<br />

in discarica, gestita da una triade di<br />

imprenditori capeggiata dai Montinaro, circa<br />

500 tonnellate di rifiuti al giorno. In virtù<br />

della convenzione firmata tra i privati e il<br />

Comune, le entrate degli imprenditori sono<br />

quasi di 13 milioni di euro all’anno (69 euro<br />

a tonnellata). <strong>Il</strong> Comune, a sua volta, dovreb-<br />

be percepire come ristoro ambientale poco<br />

più di 1 milione di euro all’anno (circa 7<br />

euro a tonnellata).<br />

Gaetano Gorgoni, da giovane milita nel<br />

Msi, poi uomo del partito Repubblicano, ora<br />

in quota Forza Italia, è stato e continua ad<br />

essere un politico della vecchia guardia<br />

ancora attore principale, della prima ed ora<br />

della seconda repubblica. È il “re” assoluto<br />

del paese di quasi quattordici mila anime<br />

alle porte di Lecce, l’unico vero avversario<br />

negl’anni di un’altra regnante della politica<br />

salentina, Adriana Poli Bortone imperatrice<br />

bizantina, sindaca e ora vicesindaca di<br />

Lecce. Entrambi conservano il posto di potere<br />

sotto le mentite spoglie della carica di<br />

vicesindaco e assessori alla Cultura. Ma i due<br />

veterani della politica non possono essere<br />

vice di nessuno. Gorgoni si può dire che sia<br />

stato un precursore, o forse l’unico amministratore<br />

salentino che nei quindici anni di<br />

emergenza rifiuti, ossia di anarchia nel gestire<br />

il sistema di trattamento e smaltimento<br />

della monnezza, ha lottato con le unghie e<br />

con i denti perché la situazione non gli scappasse<br />

di mano o, peggio, avvenisse senza la<br />

certezza di avere un ruolo di primo piano<br />

nella pianificazione a monte e nella gestione<br />

a venire del business dei rifiuti. Non è un<br />

caso, infatti, che il sistema di discarica a<br />

Cavallino è, tra tutti quelli presenti sul territorio,<br />

il più complesso ed anche l’unico ad<br />

avere completato la costruzione degl’impianti<br />

prima di tutte le altre Ato.<br />

Intervistare Gaetano Gorgoni è come<br />

chiedere udienza ad importante personalità.<br />

Nel moderno quanto anonimo palazzo comunale<br />

di Cavallino lui occupa ancora la poltrona<br />

(in senso letterale) del sindaco, con la<br />

segretaria personale, la sala d’attesa e la sua<br />

stanza che è la stessa da oltre dieci anni,<br />

allestita come quella di un prefetto borbonico:<br />

i broccati color oro e rosso cardinale per<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 14 Marzo 2009<br />

LA DISCARICA SERVE<br />

IL BACINO PIÙ GRANDE<br />

DEL SALENTO: 27 COMUNI,<br />

INCLUSO IL COMUNE<br />

CAPOLUOGO, PER UN TOTALE<br />

DI 480MILA ABITANTI.<br />

ANDRÀ A REGIME IL 9 MARZO<br />

QUANDO LA TARIFFA<br />

RADDOPPIERA’:<br />

DA 69 A 111 EURO<br />

le tende e le rifiniture, le poltrone di pelle<br />

nera, i mobili in legno pregiato, i quadri con<br />

paesaggi salentini fin de siècle, i trofei e le<br />

sculture a testimonianza delle tante onorificenze<br />

ricevute negl’anni. Gorgoni è seduto<br />

dietro la pesante scrivania, alle sue spalle la<br />

foto incorniciata di uno stemma patrizio dove<br />

campeggia il nome della casata: Gorgoni,<br />

forse è lo stesso stemma che è inciso sull’anello<br />

d’oro di antica fattura che porta al dito.<br />

<strong>Il</strong> giorno dell’intervista la gentile segretaria<br />

personale si scusa più volte per l’attesa, ma<br />

“il sindaco e gli assessori sono in udienza dal<br />

vicesindaco”, ossia da Gorgoni stesso. È<br />

anche da questi particolari che s’intuisce chi<br />

comanda. Sembra un patrizio romano, di<br />

quelli che hanno guadagnato il titolo nobiliare<br />

in virtù delle campagne di conquista.<br />

Gorgoni ha conquistato le cave dismesse di<br />

Cavallino che ora sono le fosse della più<br />

grande discarica della Provincia di Lecce. Ha<br />

conquistato il parco commerciale della<br />

Carrefour et altri che assicura vantaggi fiscali<br />

ed economici al Comune (così come la discarica)<br />

oltre che migliaia di posti di lavoro. In<br />

paese, al tempo dell’apertura dei grandi<br />

supermercati, erano affissi manifesti dove<br />

l’allora sindaco Gorgoni avvisava che i moduli<br />

per le richieste di lavoro potevano essere<br />

ritirati negl’uffici del Comune. Come un gran


Le colline di rifiuti. Sono anche ricoperte di verde<br />

de padre ha sistemato buona parte delle<br />

famiglie del paese. “Quando io ho preso<br />

Cavallino nel 1992”, ricorda Gorgoni, “era un<br />

comune con il bilancio dissestato, con decine<br />

di miliardi di debiti ed erano in vendita tutti<br />

gli immobili”.<br />

L’ex onorevole è una delle memorie storiche<br />

del Salento, sin dai tempi della Cassa del<br />

Mezzogiorno a cui tutti i parlamentari locali,<br />

incluso lui, andavano a battere cassa, per<br />

arrivare ad oggi, lì dove i soldi a pioggia arrivano<br />

dalla Comunità Europea che li destina<br />

alle aree disagiate.<br />

È con lui che ricostruiamo la storia della<br />

discarica di Cavallino, una storia esemplare<br />

per capire che cosa ha significato e significa<br />

per il Salento il business dei rifiuti. È un ulteriore<br />

tassello, che si aggiunge alle vicende già<br />

note della discarica Burgesi di Ugento, grazie<br />

al quale diventa sempre più chiaro che “il<br />

sistema emergenza” in Salento ha implementato<br />

il Pil (prodotto interno lordo) della monnezza,<br />

equamente distribuito nelle varie parti<br />

in perfetta connivenza: privati (sempre gli<br />

stessi), amministrazioni e avvocati.<br />

Siamo negl’anni Novanta e mentre tutto il<br />

Salento annaspa e si arrangia nell’intricata<br />

questione dello smaltimento dei rifiuti,<br />

Gorgoni prende la situazione in mano e decide<br />

per sé di costruirne una tutta sua con un<br />

bando che ne prevede la costruzione a totale<br />

carico economico del privato che vince.<br />

Domando: “La discarica è pubblica?”, risponde:<br />

“No, non è pubblica, è di Cavallino”.<br />

Sembrerebbe quasi che volesse dire, per<br />

estensione di concetto, che la discarica è<br />

sua. Come è suo il Castello, in parte sua resi-<br />

GAETANO GORGONI: “A CAVALLINO ERA PREVISTA UNA DISCARICA<br />

TAL QUALE DI VECCHIO TIPO. MI RIFIUTAI DI FARLA AL PUNTO DI<br />

PERDERE I FINANZIAMENTI, 7MILIARDI DI LIRE. ALCUNI ANNI<br />

DOPO IL COMMISSARIO STRAORDINARIO DISTASO STANZIÒ<br />

ALTRI 2MILIARDI PER IL PRIMO STRALCIO DELLA DISCARICA.<br />

LI RIFIUTAI NUOVAMENTE”<br />

denza privata, intorno al quale una viabilità<br />

un poco bizzarra costringe a circumnavigare<br />

la piazza impedendo che il traffico arrechi<br />

disturbo alle finestre di casa. Ma questa,<br />

come quella della grande distribuzione (leggasi<br />

Carrefour), è un’altra storia.<br />

La personale decisione di Gorgoni di fare<br />

una discarica tutta “sua” è frutto di una vera<br />

e propria disputa tra lui e la Regione. Nei<br />

primi anni Novanta la Regione aveva già individuato<br />

in Cavallino uno dei siti idonei ad<br />

ospitare la discarica a servizio dei comuni del<br />

nord Salento, in seguito alla disponibilità<br />

offerta dall’allora sindaco Corallo. Non è difficile<br />

immaginare la fibrillazione che viene a<br />

crearsi sia tra i privati sia tra gli amministratori<br />

che fanno a gara per ospitarne una, poiché<br />

discarica significa business sicuro. In<br />

virtù di questa pianificazione di massima, nel<br />

1994 il prefetto Catenacci, il primo commissario<br />

straordinario per l’emergenza rifiuti,<br />

stanzia sette miliardi di lire e ordina che<br />

venga costruita la discarica. Ed è qui che<br />

entra in scena Gaetano Gorgoni sindaco dal<br />

1992, il quale non obbedendo all’ordinanza<br />

del prefetto rifiuta anche i sette miliardi. Dice<br />

Gorgoni: “Era prevista una discarica tal quale<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 15 Marzo 2009<br />

di vecchio tipo e io non ero assolutamente<br />

d’accordo. Mi rifiutai di farla al punto di perdere<br />

i finanziamenti e di essere accusato di<br />

omissioni di atti d’ufficio. Poi ancora nel<br />

1996-97 furono stanziati altri 2 miliardi, dall’allora<br />

Presidente Distaso, commissario<br />

straordinario, perché facessi il primo stralcio<br />

per costruire la discarica e fosse possibile<br />

l’uso immediato delle cave già individuate.<br />

Ancora una volta preferii perdere il finanziamento<br />

e nuovamente fui accusato di omissione<br />

di atti d’ufficio, ma questa volta Distaso<br />

decise di nominare commissario ad acta il<br />

mio segretario comunale perché facesse il<br />

bando di gara”.<br />

Gaetano Gorgoni è politico d’altri tempi,<br />

un condottiero che non si lascia intimidire<br />

neppure dall’ordinanza di un emissario dello<br />

Stato, del Commissario straordinario delegato<br />

direttamente dal Consiglio dei Ministri per<br />

far fronte all’emergenza rifiuti. Lui si ribella<br />

perché non vuole a casa sua una discarica<br />

dove si butta il rifiuto “tal quale”, ne vuole<br />

una moderna. Ma la storia non gli darà ragione:<br />

anche la “sua” sarà una discarica “tal<br />

quale”, malgrado le intenzioni, malgrado l’insubordinazione.


<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> sistema dell’emergenza // Monopoli privati<br />

La storia della discarica di Cavallino è<br />

speculare rispetto a quella di Burgesi.<br />

Esemplari di un sistema perverso che,<br />

come abbiamo denunciato lo scorso numero,<br />

in Puglia, in Salento, come in Campania,<br />

giustifica con l’emergenza una gestione<br />

anarchica del ciclo dei rifiuti, in deroga a<br />

qualunque legge comunitaria, nazionale,<br />

ambientale.<br />

Ne è la prova, a Ugento, l’esistenza di<br />

una bomba ecologica come Burgesi, nata “in<br />

sanatoria” in una zona sottoposta a vincolo<br />

paesaggistico e definita dalla legge “quadro<br />

naturale” di rara bellezza. Ne sono la prova<br />

le sue varie sopraelevazioni nonostante fosse<br />

dichiarate più volte esaurita.<br />

Ne è la prova, a Cavallino, il rilascio di<br />

una valutazione di impatto ambientale da<br />

parte della Regione che tuttavia certificava<br />

la non corretta gestione della discarica.<br />

Due discariche che dovevano nascere e<br />

rimanere pubbliche, ma che nascono private<br />

e acquisiscono titolarità pubblica con<br />

tutto ciò che ne consegue. Ossia: i guadagni<br />

sono tutti dei privati, i costi di bonifica<br />

sono tutti del pubblico. Un sistema che<br />

lungi dal trovare una soluzione ambientale<br />

ed economica vantaggiosa per i cittadini,<br />

ad oggi non sta facendo altro che far passare<br />

un monopolio da un gruppo di imprenditori<br />

locali al gruppo Marcegaglia, che ha<br />

vinto tutti i bandi che trasformeranno le<br />

cave, almeno nelle intenzioni, da contenitori<br />

di monnezza a impianti all’avanguardia e<br />

la monnezza in oro. Oro che appesentirà le<br />

loro tasche quando dalla monnezza si otterrà<br />

energia. E ai cittadini, ancora una volta,<br />

toccherà contare i cocci.<br />

M.L.M.<br />

Nel 1998 Mentre il Salento rimane<br />

fermo all’era primitiva del prendo il<br />

sacchetto e lo butto in una delle tante<br />

cave dismesse, Gorgoni, messo alle strette<br />

dalla Regione, emana il bando per la realizzazione<br />

di un sistema di smaltimento con<br />

prerogative moderne, che preveda la separazione<br />

del secco/umido e trattamento dell’umido.<br />

Ad aggiudicarsi il bando è la triade di<br />

imprenditori privati: Montinaro, Palumbo e<br />

Calò che creano la società “Monticava” che<br />

poi cambierà nome in “Ambiente e<br />

Sviluppo”.<br />

Negli anni le balle non smaltite tornano ad essere mucchi informi di rifiuti che appestano l’ambiente<br />

CAVALLINO E LE S<br />

STORIA DELLA DISCARICA DAL 1998 AL 2009. SULLA CARTA<br />

VA TUTTO BENE E IL COMUNE “NON CACCIA UNA LIRA”. MA LE BALLE<br />

DI RIFIUTI SI ACCUMULANO E ATTORNO ALLA CITTÀ FORMANO<br />

COLLINETTE ALTE DIECI METRI. IL RACCONTO DI COME TRASFORMARE<br />

UN’IDEA VINCENTE IN UN VUOTO A PERDERE. COSI’ I CITTADINI<br />

PAGANO PER INTERO UN SERVIZIO CHE NON C’E’ E IL PRIVATO<br />

CI GUADAGNA. SEMPRE<br />

“Proposi alle imprese la realizzazione a<br />

loro spese della discarica, e il costo più il<br />

guadagno che lo ricavassero dalla gestione<br />

per una durata di dieci anni. Noi non abbiamo<br />

cacciato una lira per la discarica”, racconta<br />

il vicesindaco, “l’umido viene separato<br />

dal secco, che va imballato, avviato alla biostabilizzazione,<br />

da lì la produzione di balle di<br />

cdr. Anche se nel 1998 non si sapeva ancora<br />

cosa sarebbe successo, se avrebbero deciso<br />

per i termovalorizzatori o i termodistruttori o<br />

per la produzione di cdr”.<br />

E fin qui, almeno sulla carta, va tutto<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 16 Marzo 2009<br />

bene: niente più discarica tal quale, in sincronia<br />

perfetta con il decreto Ronchi del<br />

1997 ma anche in forte anticipo rispetto alle<br />

previsioni del Piano Regionale dei <strong>Rifiuti</strong><br />

redatto nel 2001 come prima stesura da<br />

Raffaele Fitto, quale Commissario straordinario<br />

all’emergenza. La lungimiranza di Gorgoni<br />

a guardarla con il senno del poi sembra quasi<br />

magia: nel Piano di Fitto a Cavallino è prevista<br />

una discarica di soccorso, un impianto di<br />

biostabilizzazione e l’impianto di produzione<br />

di cdr, in una parola tutto ciò che era stato<br />

già deciso con piglio autoritario da Gorgoni a


E BALLE<br />

di ADA MARTELLA<br />

Ph: Marco Maraca<br />

NEL 2002 IL CONSIGLIERE ANTONIO CAPONE CHIEDE LA RESCIS-<br />

SIONE DEL CONTRATTO, PREVISTA DALLA CONVENZIONE. PERCHÉ<br />

ESISTONO GRAVI E COMPROVATI MOTIVI, CERTIFICATI<br />

DA PROVINCIA E REGIONE. MA TUTTO VA A VANTI<br />

totale carico dei privati, in barba alle ordinanze<br />

e ai miliardi disposti dalla Regione<br />

perché ci si avviasse ad una gestione pubblica<br />

dello smaltimento dei rifiuti. È pur vero<br />

che la struttura commissariale per l’emergenza<br />

rifiuti aveva, nelle linee generali, previsto<br />

la produzione di cdr ma nel 1998 la programmazione<br />

e la localizzazione sul territorio degli<br />

impianti non esisteva.<br />

Già nel 1999 viene firmata la<br />

Convenzione (documento a pag. 27) tra il<br />

Comune di Cavallino e la società “Ambiente e<br />

Sviluppo”, guidata dai Montinaro. Gli aggiudicatari<br />

si impegnano a progettare, costruire e<br />

gestire una discarica controllata di prima<br />

categoria, un impianto di selezione del rifiuto<br />

tal quale e di un impianto pilota per il<br />

trattamento di igienizzazione della frazione<br />

organica. L’importo delle opere previsto è<br />

poco più di 16 miliardi di lire, a totale carico<br />

della società privata.<br />

Sempre secondo la Convenzione, la<br />

società “Ambiente e Sviluppo” deve percepire<br />

come tariffa 108.000 lire per tonnellata di<br />

rifiuto smaltito, oltre Iva e tassa ecologica<br />

(oggi sono 69 euro). Mentre i benefici economici,<br />

i cosiddetti ristori ambientali, che la<br />

società deve corrispondere al Comune sono:<br />

“lire 8 per kg di rifiuto conferito, di cui 2<br />

quale costo socio ambientale e lire 6 per<br />

utilizzo infrastrutture, ed offerta di lire 6<br />

per kg di rifiuto conferito quale vantaggio<br />

economico (royalty)”, che oggi equivalgono a<br />

7 euro a tonnellata .<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 17 Marzo 2009<br />

Nel 2000 la discarica entra in funzione<br />

con l’accordo che la gestione dell’Ati<br />

“Ambiente e Sviluppo” debba cessare nel<br />

2010, data entro la quale i tre imprenditori<br />

prevedono di ammortizzare le spese e di guadagnarci,<br />

in virtù della tariffa di 108mila lire<br />

a tonnellata di rifiuto smaltito, la quale cifra<br />

deve garantire i servizi sopracitati ossia separazione<br />

e igenizzazione. (Stante ai conti fatti<br />

in apertura, la società “Ambiente e Sviluppo”<br />

avrebbe ammortizzato il costo delle opere in<br />

poco meno di un anno).<br />

Ma la storia vera racconta ben altro,<br />

come sanno molto bene i cittadini di<br />

Cavallino, San Donato, Lizzanello e San<br />

Cesario (Comuni che distano neanche un chilometro<br />

dalla discarica).<br />

Molto presto la puzza insopportabile<br />

appesta tutto il circondario, così come<br />

aumentano in altezza le colline di rifiuti che<br />

arrivano fino a dieci metri di altezza fuori<br />

DOVEVA ESSERE REALIZZATA<br />

DAL COMUNE CON SOLDI<br />

PUBBLICI MA LA DISCARICA<br />

VIENE COSTRUITA<br />

DA MONTINARO, CALÒ<br />

E PALUMBO CON 16 MILIARDI<br />

DI LIRE. AMMORTIZZATI<br />

IN UN ANNO. IL RESTO È TUTTO<br />

GUADAGNO


terra. La discarica predisposta da Gorgoni<br />

non riesce a garantire il servizio che fu stipulato<br />

per convenzione e che però viene pagato<br />

oltre centomila lire per tonnellata.<br />

Già nel 2002, ad appena due anni dall’entrata<br />

in funzione della discarica, il consigliere<br />

d’opposizione, Lorenzo Capone (An), in un<br />

Consiglio comunale apposito chiese la rescissione<br />

del contratto stipulato con i titolari della<br />

discarica. La rescissione del contratto è,<br />

ovviamente, prevista anche nella Convenzione<br />

tra il Comune e la società “Ambiente e<br />

Sviluppo”, nel paragrafo c) dell’articolo 4: “In<br />

caso di gravi e reiterate infrazioni alle norme<br />

di legge ed al presente contratto di concessione”.<br />

Per quel che riguarda la discarica di<br />

Cavallino, il consigliere aveva ragione: il caso<br />

sussiste, comprovato dalla Provincia di Lecce<br />

e dal dirigente regionale del settore ecologia,<br />

come vedremo più avanti.<br />

Sempre in quegl’anni nasce il comitato<br />

“Libero Movimento Spontaneo di cittadini”,<br />

guidato dal giovane ma combattivo Salvatore<br />

De Mitri, che ne chiede l’immediata chiusura,<br />

vengono raccolte quasi duemila firme di protesta.<br />

I cittadini non chiedono solo la chiusura<br />

della discarica ma anche il monitoraggio<br />

per valutare i casi di tumore che dal 2000<br />

sembrano essere in aumento. <strong>Il</strong> pediatra di<br />

Cavallino, il dottor Casile, denuncia pubblicamente<br />

l’insorgenza di faringite cronica nei<br />

bambini da quando è in funzione la discarica.<br />

Cos’è che non ha funzionato? Non doveva<br />

trattarsi di una discarica moderna, con<br />

tanto di separazione e trattamento di biostabilizzazione<br />

che rende inerte il rifiuto? Perché<br />

la discarica che per contratto doveva esaurirsi<br />

nel 2010 è già stracolma dopo due anni?<br />

Perché aumentano le colline di rifiuti che<br />

hanno cambiato il panorama di Cavallino?<br />

Ecco cosa dice Gorgoni: “La discarica era<br />

IL PEDIATRA DI CAVALLINO, IL DOTTOR CASILE, DENUNCIA<br />

PUBBLICAMENTE L’INSORGENZA DI FARINGITE CRONICA<br />

NEI BAMBINI DA QUANDO È IN FUNZIONE LA DISCARICA<br />

già esaurita perché mancava il secondo anello<br />

della filiera, ossia la biostabilizzazione e la<br />

produzione di cdr. I gestori della discarica<br />

hanno dovuto buttare le balle in discarica,<br />

invece che biostabilizzarle e poi trasformarle<br />

in cdr, per cui c’è stato un anticipato ricolmamento<br />

della discarica rispetto alle previsioni.<br />

Devo però dire che la previsione originale<br />

della discarica non copriva interamente i<br />

dieci anni, ma era previsto che all’esaurimento<br />

della prima ne venisse realizzata<br />

un’altra, che è poi quella di soccorso in fase<br />

di completamento e che sarà pronta tra qualche<br />

giorno. Quando abbiamo visto che la discarica<br />

stava per esaurirsi abbiamo chiesto<br />

alla Regione l’autorizzazione ad attrezzare<br />

delle piattaforme sulle quali depositare le<br />

balle, che sono le famose collinette alte sino<br />

a dieci metri fuori terra. Una parte di queste<br />

collinette sono state svuotate e trasferite<br />

nell’impianto di Massafra con il costo di<br />

due milioni di euro, da parte della Regione,<br />

ma solo un quarto dell’esistente, i tre quarti<br />

sono ancora lì e speriamo che posano<br />

LA DISCARICA DOVEVA<br />

ESAURIRSI NEL 2010<br />

MA DOPO DUE ANNI<br />

È GIÀ STRAPIENA.<br />

LA MOTIVAZIONE<br />

DI GORGONI: MANCA<br />

LA BIOSTABILIZZAZIONE<br />

E LA PRODUZIONE DI CDR<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 18 Marzo 2009<br />

essere rimossi con l’entrata in funzione<br />

dell’impianto di produzione di cdr”.<br />

In verità nella convenzione firmata nel<br />

1999 non si fa menzione di una seconda discarica,<br />

come afferma Gorgoni, che debba<br />

supportare la prima fino all’esaurimento previsto<br />

per il 2010. Mentre invece si parla di<br />

trattamento di igienizzazione della frazione<br />

organica, ossia la biostabilizzazione che in<br />

realtà non è mai avvenuta perché i tre biotunnel<br />

sperimentali non bastano a trattare la<br />

quantità di tonnellate che ogni giorno arrivano<br />

da tutti e 27 i comuni dell’Ato Le/1, il più<br />

importante per numero di abitanti: 480mila.<br />

Già nel dicembre del 2003, il<br />

Commissario straordinario all’emergenza<br />

rifiuti, Raffaele Fitto, è costretto a bloccare la<br />

separazione del secco dall’umido per via<br />

dello stoccaggio all’aria aperta di migliaia di<br />

balle formate dalla frazione secca compressa.<br />

Balle depositate lì per anni senza una<br />

destinazione certa e che “causano la grave<br />

situazione igienico-sanitaria” (Commissione<br />

Ambiente della Provincia di Lecce). Dunque<br />

la società “Ambiente e Sviluppo” non ha mai<br />

biostabilizzato e ha creato balle senza sapere<br />

che fine fargli fare: si può considerare questo<br />

un servizio di smaltimento completo per<br />

cui i cittadini pagano l’intera somma?. È in<br />

questo modo che la discarica di Gorgoni,<br />

nata per essere moderna, è a tutti gl’effetti<br />

una discarica tal quale, dove viene buttato il<br />

rifiuto senza essere trattato che è più nocivo<br />

ed occupa più volumetria. Malgrado l’ordinanza<br />

di Fitto, la società continua a separare<br />

il secco che causa lo stoccaggio delle balle in


LA REGIONE HA PAGATO<br />

DUE MILIONI DI EURO<br />

PER SPOSTARE PARTE<br />

DELLE COLLINE DI RIFIUTI<br />

DA CAVALLINO A MASSAFRA.<br />

LA MAGGIOR PARTE<br />

SONO ANCORA LÌ<br />

“stile Campania”: Gorgoni e il gestore della<br />

discarica chiedono in Regione l’approvazione<br />

ad ampliare la piattaforma per ospitarle.<br />

Ecco come si esaurisce anzitempo la discarica.<br />

Ecco come si instaura un sistema che<br />

ha poco di virtuoso: un sindaco autoritario<br />

(Gorgoni) non obbedisce agl’ordini della<br />

Regione, da cui rifiuta l’aiuto economico, 9<br />

miliardi, per fare una discarica pubblica, ma<br />

fa un bando per farne una cosiddetta moderna<br />

che sia totalmente in mano ai privati (i<br />

Montinaro che hanno il monopolio sui rifiuti),<br />

ne accetta la tariffa che però non garantisce<br />

il servizio. Di tutto ciò incolpa la Regione per<br />

non aver predisposto la costruzione, questa sì<br />

con i soldi pubblici, del secondo anello della<br />

filiera che non era certo prevista nel 1998,<br />

anno del bando di Gorgoni, ma solo delineata<br />

nella prima stesura del Piano regionale dei<br />

<strong>Rifiuti</strong> di Fitto del 2001, definitivamente<br />

licenziato nel 2004. E ancora: il Comune di<br />

Cavallino nel 2004, tramite il progetto della<br />

“Sviluppo e Ambiente” chiede il V.I.A (valutazione<br />

d’impatto ambientale) alla Regione per<br />

la costruzione di una discarica di servizio<br />

soccorso, ossia quella di cui parla Gorgoni<br />

quando dice che era già prevista una seconda<br />

discarica. Mentre i cittadini continuano a<br />

pagare una tassa per un servizio che non c’è,<br />

la Regione predispone anche economica-<br />

mente ciò che Gorgoni aveva deciso. Ma i<br />

passaggi formali per l’autorizzazione non<br />

sono cosa semplice.<br />

Nell’ottobre del 2004 i componenti della<br />

Commissione Ambiente ed Ecologia della<br />

Provincia di Lecce presieduta dal presidente<br />

Nicolino Sticchi, dietro pressione di tutte le<br />

lamentele, vanno in visita alla discarica<br />

accompagnati da Calò (uno dei tre gestori).<br />

Viene in seguito stilato un documento inquietante<br />

(per la lettura integrale si veda a pag.<br />

25) in cui la Commissione accerta la cattiva<br />

gestione e il mancato servizio siglato dalla<br />

convenzione e per cui viene pagata la tariffa<br />

stabilita. <strong>Il</strong> presidente della Commissione,<br />

Nicolino Sticchi, certifica che la biostabilizzazione<br />

non è mai avvenuta e che “le modalità<br />

di gestione del ciclo di trattamento dei rifiuti<br />

non rispondono ai migliori sistemi previsti”.<br />

Basterebbero queste due sole note per ottenere<br />

la rescissione del contratto, come chiese<br />

il consigliere Capone già nel 2002 senza<br />

essere ascoltato.<br />

Inoltre, la certezza che la discarica non<br />

sia gestita correttamente è stata formalizzata<br />

anche dalla determinazione del dirigente<br />

regionale del settore ecologia del 22 settembre<br />

2005. La Determinazione regionale è<br />

la risposta alla richiesta di Procedura di<br />

Valutazione di Impatto Ambientale per la dis-<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 19 Marzo 2009<br />

carica di servizio-soccorso proposta da<br />

“Ambiente e Sviluppo” tramite il Comune di<br />

Cavallino. Limongelli, dirigente del settore<br />

ecologia, trae le stese conclusioni del collega<br />

Nicolino Sticchi della Provincia: nella discarica<br />

di Cavallino non è mai stata effettuato il<br />

processo di biostabilizzazione, necessario per<br />

ottenere il permesso di costruire una discarica<br />

di soccorso che può ricevere solo rifiuti<br />

biostabilizzati. Così come non si può fare una<br />

valutazione dell’impatto ambientale se non si<br />

conoscono i dati della biostabilizzazione.<br />

Questa è una testimonianza del paradosso<br />

amministrativo: sia la Provincia sia la<br />

Regione accertano la non correttezza della<br />

gestione, ma la Regione rilascia ugualmente<br />

il Via per la discarica di soccorso ben<br />

sapendo che si tratterà di una discarica tal<br />

quale. Non bisogna dimenticare che il<br />

Salento, come la Puglia, è in emergenza<br />

ambientale, ogni autorizzazione avviene sotto<br />

il ricatto di quest’ultima.<br />

A fronte di ciò, il vicesindaco Gorgoni<br />

parla di sopravvivenza e di miracoli: “Siamo<br />

riusciti a sopravvivere sino ad oggi andando<br />

in sopraelevata, poi abbiamo occupato lo<br />

spazio laterale alla discarica, se non avessimo<br />

fatto così l’Ato Lecce/1 sarebbe stata<br />

sommersa dai rifiuti come Napoli. E siamo<br />

riusciti a tenerci sino ad oggi facendo mira-<br />

LA SOCIETÀ “AMBIENTE E SVILUPPO” NON HA MAI<br />

BIOSTABILIZZATO E HA CREATO BALLE SENZA SAPERE<br />

CHE FINE FARGLI FARE: SI PUÒ CONSIDERARE QUESTO<br />

UN SERVIZIO DI SMALTIMENTO COMPLETO PER CUI I CITTADINI<br />

PAGANO L’INTERA SOMMA?COSÌ LA DISCARICA DI GORGONI,<br />

NATA PER ESSERE MODERNA, È A TUTTI GLI EFFETTI<br />

UNA DISCARICA TAL QUALE


SIA LA PROVINCIA SIA LA REGIONE ACCERTANO LA NON<br />

CORRETTEZZA DELLA GESTIONE, MA LA REGIONE RILASCIA<br />

UGUALMENTE IL VIA PER LA DISCARICA DI SOCCORSO BEN<br />

SAPENDO CHE SI TRATTERÀ DI UNA DISCARICA TAL QUALE<br />

coli. Nel frattempo la Regione ha dato il via<br />

alla realizzazione degli impianti. Adesso c’è il<br />

problema della rimozione di tutte quelle balle<br />

di secco che noi in tutti questi anni abbiamo<br />

dovuto accumulare intorno alla discarica e<br />

che rappresentano le colline che si vedono<br />

all’orizzonte. A me competeva solo la discarica,<br />

i successivi passaggi di trattamento, biostabilizzazione<br />

e produzione cdr, non competevano<br />

a noi, li doveva fare la Regione, che<br />

ha ritardato”.<br />

I miracoli, però, costano. La prima<br />

sopraelevazione della discarica di Cavallino<br />

costa circa 1 milione e duecentomila euro, a<br />

carico della Regione, mentre i cittadini dei 27<br />

comuni continuano a pagare la stessa tariffa<br />

di sempre.<br />

Tornando alla storia, nel 2005 Gorgoni è<br />

talmente arrabbiato con la Regione, per via<br />

delle lentezze amministrative, che con nota<br />

datata 24 agosto trasmette una missiva finalizzata<br />

“... ad avvertire che il comune di<br />

Cavallino sta esaminando la possibilità di<br />

procedere, utilizzando ogni mezzo che la<br />

legge gli consente, alla chiusura dell’impianto<br />

in quanto la discarica non è più idonea a<br />

ricevere i rifiuti, meno che mai rifiuti “tal<br />

quale”, perché produttivi di emissioni nauseabonde<br />

che rendono inaccettabile la vivibilità<br />

dei paesi circostanti”.<br />

L’onorevole Gorgoni minaccia guerra:<br />

chiuderà la “sua” discarica che riceve i rifiuti<br />

di 27 Comuni, incluso il Comune capoluogo,<br />

se la Regione non pone subito rimedio,<br />

ammettendo di fatto che la “sua” discarica è<br />

mal gestita e provoca seri problemi. La<br />

Regione prontamente risponde e stanzia<br />

soldi pubblici per la discarica di soccorso,<br />

per l’impianto di biostabilizzazione (quella<br />

vera) e l’impianto di produzione di cdr, con<br />

un ritardo che Gorgoni ancora denuncia: “Le<br />

collinette che hanno cambiato il panorama di<br />

Cavallino sono il risultato dell’inefficienza<br />

regionale. A me il finanziamento per la discarica<br />

di servizio soccorso me lo ha fatto<br />

Vendola nel 2006 e che sarà pronta solo in<br />

questi giorni, il 9 marzo per l’esattezza”.<br />

In tutto questo scarica barile di colpe, chi<br />

ci guadagna? Certamente la società<br />

“Ambiente e Sviluppo” che si aggiudica,<br />

senza bando, la gestione della discarica di<br />

servizio soccorso, realizzata con fondi pubblici,<br />

che verrebbe in aiuto al suo sistema di<br />

smaltimento che non ha seguito modalità<br />

corrette. Non ci guadagnano i cittadini che<br />

hanno pagato una tariffa che non ha mai<br />

garantito un corretto servizio, ma che ha prodotto<br />

danni ambientali accertati almeno per<br />

quel che riguarda la puzza che li ha appestati<br />

per anni. Non ci guadagna lo Stato che si<br />

trova a pagare due, tre volte per un servizio<br />

che non è stato mai garantito, e che perde un<br />

guadagno che è in mano all’oligopolio dei<br />

privati.<br />

È lo Stato, infatti, per voce della<br />

Protezione Civile, che nel 2005 si trova<br />

costretta a sborsare 2 milioni di euro per trasferire<br />

parte delle balle, solo un quarto, farle<br />

trattare e poi smaltire nel termovalorizzatore<br />

di Massafra del gruppo Marcegaglia, lo stesso<br />

che ha vinto la quasi totalità dei bandi per<br />

l’impiantistica regionale. Lo stesso che (in<br />

società con Palumbo e Albanese) gestirà l’impianto<br />

di produzione di cdr di Cavalino e che,<br />

per contratto, brucerà nel proprio termovalorizzatore<br />

di Massafra quelle balle di cdr, vendendo<br />

allo Stato l’energia prodotta ad un<br />

prezzo sei volte maggiorato perché trattasi di<br />

energia da fonti rinnovabili.<br />

E sarà ancora lo Stato che dovrà pagare<br />

per il trasporto, il trattamento e lo smaltimento<br />

degl’altri tre quarti di balle stoccate a<br />

Cavallino. Con un facile conto: se per un<br />

quarto di balle sono stati spesi 2 milioni di<br />

euro, per smaltire tre quarti ne occorrono sei<br />

di milioni, ma è un calcolo per difetto perche<br />

nel frattempo il numero delle balle è senza<br />

dubbio aumentato.<br />

Lo Stato che perde lì dove i privati, supportati<br />

dall’autorevolezza di Gorgoni, hanno<br />

guadagnato senza garantire servizi ma arrecando<br />

danni ambientali incalcolabili. Chi<br />

può, infatti, calcolare i danni se in tutti questi<br />

decenni i controlli sono stati pochissimi e<br />

mai resi pubblici?<br />

Chiedo dei controlli effettuati negl’anni<br />

nella discarica di Cavallino.<br />

“Non ci sono stati mai problemi”, dice<br />

Gorgoni, “solo denunce per mal’odori, solo piccole<br />

questioni marginalissime, nessun superamento<br />

di limiti previsti dalla legge. In alcuni<br />

periodi, e solo con un cero vento, che coincidevano<br />

con movimentazione di materiale. Se<br />

si fosse operato per tempo tutto questo non<br />

sarebbe successo”. Le analisi sono visionabili?<br />

“Le ha le Asl. A noi le hanno comunicato<br />

qualche volta ed erano tutte a posto”.<br />

Queste invece le parole del presidente<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 20 Marzo 2009<br />

della Commissione Ambiente della Provincia<br />

di Lecce, Nicolino Sticchi (documento integrale<br />

a pag. 25): “i risultati delle ultime analisi<br />

datate 2004 e fornite dalla società<br />

“Ambiente e Sviluppo” lasciano alquanto<br />

perplessi!”.<br />

Allora, parliamo di benefici. Quanto ha<br />

guadagnato il Comune come ristoro ambientale<br />

in tutti questi anni? “Non sono cose che<br />

possono interessare, mi sembra 2 lire a chilo,<br />

attualmente non so. Lo deve chiedere al mio<br />

ragioniere”, risponde sbrigativamente il vicesindaco<br />

Gorgoni che sembra considerare di<br />

secondaria importanza il doveroso, per legge,<br />

ristoro alla comunità che subisce la vicinanza<br />

di una discarica, per di più mal funzionante.<br />

Ma è scritto nero su bianco, nella<br />

Sentenza del Tar numero 4467 del maggio<br />

2008 (si veda finestra a pag. 21): “il Comune<br />

di Cavallino dichiara di percepire 900.000<br />

euro l’anno come royalty finalizzata alla salvaguardia<br />

e valorizzazione del patrimonio<br />

artistico e ambientale del Comune”. (La cifra<br />

è inferiore a quella stimata dai nostri conteggi<br />

fatti in base alle tariffe scritte nella<br />

Convenzione, vedi finestra pag. 22).<br />

Gaetano Gorgoni durante l’intera intervista<br />

non ha mai messo in discussione la correttezza<br />

della gestione di “Ambiente e<br />

Sviluppo”, semmai parole di soddisfazione,<br />

minimizzando il problema della puzza, non<br />

citando la preoccupazioni di medici come il<br />

pediatra dottor Casile, il resoconto della<br />

commissione Ambiente della Provincia, la<br />

determinazione del dirigente regionale settore<br />

ecologia, dimenticando l’opposizione del<br />

consigliere Capone, sorvolando sulle proteste<br />

dei cittadini. Quasi come fosse cosa sua, una<br />

ditta comunale e non di pertinenza dei privati<br />

che la gestiscono dal 2000.<br />

Assomiglia molto alla triste storia della<br />

Copersalento, il famigerato sansificio che dal<br />

2005 brucia Cdr (Combustibile da rifiuto) di<br />

cui non si conosce la provenienza e la qualità,<br />

malgrado le forti proteste dei cittadini,<br />

malgrado le denunce di medici, pediatri, farmacisti<br />

circa l’aumento di patologie tumorali.<br />

Anche in questo caso, il sindaco di Maglie<br />

Antonio Fitto, la città che ospita l’inceneritore<br />

sotto mentite spoglie, ha sempre difeso<br />

l’attività della ditta anche di fronte all’evidenza:<br />

l’Arpa (l’associazione regionale per<br />

l’ambiente), durante il primo vero controllo<br />

effettuato nel luglio del 2008, ha rilevato<br />

valori di diossina nell’aria 420 superiori al<br />

limite massimo consentito. Fitto ha preso le<br />

parti della Copersalento, come fosse cosa<br />

sua, come fosse una ditta comunale e non a<br />

gestione e profitto di privati. Ma questa è<br />

un’altra storia.


<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // Cavallino e le sue balle // Giustizia amministrativa<br />

ANCHE IL TAR DEL LAZIO<br />

Dà RAGIONE A GORGONI:<br />

LA DISCARICA è DI CAVALLINO<br />

La discarica è di Cavallino, incluso i<br />

benefici economici che ne derivano<br />

dalla gestione. Lo ha stabilito la sentenza<br />

del Tar del Lazio il 5 marzo 2008, accogliendo<br />

il ricorso 97/2007 presentato dal<br />

Comune di Cavallino contro: il Commissario<br />

delegato all’Emergenza <strong>Rifiuti</strong>, il Ministero<br />

dell’Interno, il Consiglio dei Ministri, la<br />

Regione Puglia, la Provincia di Lecce, l’Anci,<br />

e tutti e 27 i Comuni dell’Ato Le/1.<br />

La ragione del contenzioso è la proprietà<br />

degl’impianti e la titolarità delle concessioni,<br />

grazie alle quali il Comune incassa ogni<br />

anno 900.000 euro di royalty. <strong>Il</strong> caso di<br />

Cavallino è singolare perché come dice lo<br />

stesso ex sindaco: “La discarica non è pubblica.<br />

È di Cavallino”. Dunque neanche la<br />

creazione dell’Ato in forma giuridica, come<br />

consorzio dei 27 Comuni che pagano la tariffa<br />

che consente al Comune di riscattare la<br />

proprietà totale della discarica al termine dei<br />

10 anni previsti in convenzione, è in grado di<br />

pretendere nulla.<br />

A rompere gli equilibri è stato il decreto<br />

189/Cd/R del 2006 del Commissario delegato<br />

all’emergenza, Vendola, con il quale veniva<br />

NEANCHE LA CREAZIONE<br />

DELL’ATO IN FORMA<br />

GIURIDICA, COME CONSORZIO<br />

DEI 27 COMUNI CHE PAGANO<br />

LA TARIFFA CHE CONSENTE<br />

AL COMUNE DI RISCATTARE<br />

LA PROPRIETÀ TOTALE<br />

DELLA DISCARICA AL TERMINE<br />

DEI 10 ANNI PREVISTI<br />

IN CONVENZIONE, È IN GRADO<br />

DI PRETENDERE NULLA<br />

stabilito che la proprietà degl’impianti e la<br />

titolarità delle concessioni fossero trasferite<br />

nelle mani dell’Ato Le/1. Questo passaggio di<br />

consegne avrebbe comportato la perdita<br />

delle royalty annuali.<br />

Gorgoni subisce il decreto come un vero<br />

esproprio “delle utilità patrimoniali legittimamente<br />

acquisite dal Comune e destinate al<br />

benessere della collettività”, e così ingaggia<br />

la battaglia, con l’ausilio dell’avvocato<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 21 Marzo 2009<br />

Sticchi Damiani. Battaglia che vince nell’arco<br />

di appena un anno e che lo conferma l’unico<br />

“re della discarica” di tutto il Salento.<br />

A. Mar.


<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> volume d’affari // Conti in tasca<br />

QUANTI SOLDI GIRANO<br />

TRA LE MANI DI MONTINARO,<br />

PALUMBO E CALò<br />

102 MILIONI DI EURO. E’ IL RICAVO DEI GESTORI DELLA DISCARICA IN NOVE ANNI. 11 MILIONI<br />

IL “RIMBORSO” PER CAVALLINO. ALTRI OTTO MILIONI DI FONDI PUBBLICI PER SMALTIRE<br />

LE BALLE ACCUMULATE<br />

//I COSTI<br />

20 milioni di euro, questa la cifra per la<br />

piattaforma di trattamento e smaltimento di<br />

rifiuti solidi urbani di Cavallino. La prima ad<br />

aver completato gli impianti (discarica di servizio<br />

soccorso, biostabilizzazione, impianto di<br />

produzione di Cdr) e che entrerà a regime il<br />

9 marzo di quest’anno. Venti milioni di soldi<br />

pubblici, come spiegano dall’ufficio tecnico<br />

della Regione, poiché in parte derivano dai<br />

fondi Por e in parte sono anticipati dai privati<br />

che si sono aggiudicati l’appalto ma che<br />

rientreranno della cifra con la nuova tassa a<br />

carico dei cittadini.<br />

16 miliardi delle vecchie lire, è la cifra<br />

stanziata dalla società “Ambiente e Sviluppo”<br />

(Montinaro, Palumbo e Calò) per la costruzione<br />

della prima discarica avviata nel 2000. La<br />

copertura della cifra è garantita dalla tassa<br />

pagata dai cittadini.<br />

1 milione e 300mila euro è il costo<br />

sostenuto dalla Regione per sopraelevare la<br />

discarica, esaurita ad appena due anni dall’entrata<br />

in funzione.<br />

2 milioni di euro che la Protezione Civile<br />

ha speso per trasferire, trattare e bruciare<br />

le balle di rifiuti stoccati a Cavallino nel termovalorizzatore<br />

di Massafra. Solo un terzo<br />

delle balle.<br />

6 milioni di euro è la cifra stimata per<br />

smaltire i tre quarti di balle che ancora<br />

giacciono a Cavallino, formando le collinette<br />

di rifiuti non trattati alte sino a 10 metri fuori<br />

terra. Anche in questo caso si tratterà di fondi<br />

pubblici.<br />

//I BENEFICI<br />

A fronte di tutta la puzza sopportata dai<br />

cittadini sia di Cavallino sia dei paesi limitrofi<br />

la discarica, ci sono anche i benefici economici<br />

per Cavallino, quale Comune che la<br />

ospita. Secondo la Convenzione siglata nel<br />

1999 la società “Ambiente e Sviluppo” deve<br />

versare al Comune di Cavallino circa 7 euro a<br />

tonnellata. Ogni anno vengono conferite in<br />

discarica 182.500 tonnellate.<br />

1 milione e quasi 300mila euro all’anno<br />

di benefici per il Comune di Cavallino. Più di<br />

11 milioni in nove anni.<br />

La prima discarica chiude l’8 marzo, ma<br />

la società continuerà a gestire quella di servizio<br />

soccorso. Possiamo però fare un conteggio<br />

di massima circa ricavi di questi 9 anni di<br />

gestione: la società “Ambiente e Sviluppo”<br />

riceve 69 euro a tonnellate dai 27 Comuni<br />

del bacino Le/1 (480.000 abitanti), come<br />

stipulato dalla Convenzione. Dato che sono<br />

circa 500 le tonnellate giornaliere che arrivano<br />

in discarica, il conto di massima è presto<br />

fatto.<br />

NEL BUSINESS DEI RIFIUTI<br />

UN CAPITOLO IMPORTANTE È<br />

QUELLO DELLA LOBBY TOGATA,<br />

CHE HA TRATTO GIOVAMENTO<br />

DAL REGIME DI EMERGENZA,<br />

DURATO 15 ANNI, IN MATERIA<br />

DI SMALTIMENTO RIFIUTI<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 22 Marzo 2009<br />

12 milioni e 600mila euro all’anno di<br />

introito per “Ambiente e Sviluppo” (con solo<br />

un anno di gestione, pari a circa 24 miliardi<br />

delle vecchie lire di entrate, la società<br />

“Ambiente e Sviluppo” dovrebbe aver ammortizzato<br />

la spesa molto prima dei 10 anni previsti<br />

per convenzione).<br />

110 milioni di euro, la cifra stimata per i<br />

nove anni di gestione.<br />

Da questa cifra bisogna sottrarre, almeno<br />

sulla carta, il ristoro ambientale che la società<br />

avrebbe dovuto versare al Comune e cioè:<br />

poco più di 11 milioni di euro in nove anni.<br />

101.835.000 euro, questa è la stima di<br />

quanto la società “Ambiente e Sviluppo” ha<br />

percepito in questi anni solo per la gestione<br />

del bacino Le/1.<br />

Non bisogna dimenticare che i Montinaro<br />

hanno gestito anche le discariche di Ugento e<br />

di Poggiardo.<br />

A onor del vero, agl’oltre cento milioni di<br />

euro percepiti dalla triade di imprenditori in<br />

un decennio solo per la gestione della discarica<br />

di Cavallino, bisogna sottrarre anche gli<br />

onorari degli avvocati. Gli avvocati che hanno<br />

difeso gli interessi di chi ha sempre detenuto<br />

il monopolio sui rifiuti contro il nuovo monopolio<br />

che porta il nome del gruppo<br />

Marcegaglia, che ha vinto i bandi della quasi<br />

totalità degl’impianti pugliesi e salentini. Nel<br />

business della monnezza un capitolo importante<br />

è quello della lobby togata: anch’essa<br />

ha tratto giovamento dal regime di emergenza,<br />

ossia dell’anarchia di questi ultimi quindici<br />

anni in materia di smaltimento dei rifiuti.<br />

A. Mar.


COME SI PAGA LA BONIFICA DI BURGESI<br />

L’art.2 della nuova convenzione del 2002 tra Monteco e Comune di Ugento prevede che la Monteco accantoni le quote per la “postgestione”<br />

trentennale della discarica. Negli articoli successivi si dice esplicitamente che la bonifica è a suo carico ma in questo modo,<br />

con l’accantonamento delle quote, sono i cittadini a pagare la bonifica, già oggi e in anticipo.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 24 Marzo 2009


LE PECCHE DELLA DISCARICA DI CAVALLINO<br />

Riportiamo integralmente il resoconto di Nicolino Sticchi, presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Lecce, redatto all’indomani<br />

del sopralluogo effettuato dalla Commissione nella discarica di Cavallino il 6 ottobre 2004. Le osservazioni riportate da Sticchi denunciano<br />

la cattiva gestione della discarica, l’assenza di prove scientifiche che il trattamento di biostabilizzazione promesso sia mai avvenuto,<br />

la difficoltà di reperire risorse esterne per il trasferimento e trattamento delle balle di rifiuti. Infine, Sticchi, ironizza sulle analisi della<br />

qualità dell’aria prodotte dalla società “Ambiente e Sviluppo”: sono talmente perfette da dubitare che siano credibili, poiché non spiegano<br />

come mai l’aria intorno a Cavallino sia appestata dalla puzza.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 25 Marzo 2009


il <strong>tacco</strong> d’Italia 26 Marzo 2009


LA CONVENZIONE DI CAVALLINO<br />

Riportiamo la prima pagina della Convenzione firmata nel 1999 tra il Comune di Cavallino e la società “Monticava” (in seguito prenderà il<br />

nome di “Ambiente e Sviluppo”), che si è aggiudicata il bando di gara per: la costruzione della discarica, un impianto di separazione seccoumido<br />

e un impianto pilota per la biostabilizzazione.<br />

In questa pagina si parla di cifre. Compare la tariffa che i Comuni dell’Ato Lecce/1 devono versare alla società per ogni tonnellata di rifiuto<br />

smaltito (108.000lire/ton) e i benefici economici, come ristoro ambientale, che il Comune di Cavallino deve percepire dalla società<br />

(14lire/kg).<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 27 Marzo 2009


SENTENZA DEL TAR: “LA GEOTEC È ANCORA A RISCHIO INFILTRAZIONI MAFIOSE”<br />

Alcuni stralci della sentenza del 20/1/09 n.78/09 del Tar di Lecce, terza sezione.<br />

Con questa sentenza si rigetta nel merito il ricorso della Geotec spiegando ampiamente come la sostituzione degli amministratori e l’entrata<br />

in scena di nuovi soggetti nella compagine societaria non escluda il rischio di infiltrazioni mafiose, perché da verifiche svolte non si<br />

può risalire all’origine dei capitali cui hanno attinto per acquistare le quote societarie. Infatti tali soggetti risultano o disoccupati o ex dipendenti<br />

della Geotec.<br />

- avvalendosi della facoltà di cui all’art. 10, comma 8, del D.P.R. n. 252/1998, GEOTEC aveva chiesto alla Prefettura di<br />

rivedere l’informativa antimafia, adducendo di avere posto in essere una serie di misure tese a recidere i supposti legami con la<br />

malavita organizzata. In particolare, considerato che la sussistenza dei tentativi di infiltrazione mafiosa era stata desunta principalmente<br />

dalla presenza nell’organico aziendale di un soggetto (il sig. Rosafio Gianluigi, al quale l’amministratore pro tempore di<br />

GEOTEC aveva rilasciato una procura speciale, implicante un ampio potere gestionale) sospettato, sia per ragioni di parentela, sia<br />

perché rinviato a giudizio per reati ambientali (ma con l’aggravante di aver agito per agevolare l’organizzazione mafiosa) di essere<br />

contiguo ad un noto esponente della Sacra Corona Unita, la società aveva dapprima revocato la procura speciale e in seguito licenziato<br />

il dipendente, la di lui moglie e la di lui sorella (vietando loro l’ingresso nei locali aziendali, inibendo agli altri dipendenti di<br />

avere contatti con tali soggetti e comunicando la revoca della procura agli istituti di credito con cui la società intratteneva rapporti<br />

negoziali) e aveva altresì trasferito la sede in altro Comune. Poiché la Prefettura non aveva ritenuto sufficienti tali misure, confermando<br />

l’interdittiva, la società aveva adottato ulteriori e rilevanti modifiche all’assetto aziendale (era stata revocata la carica di<br />

amministratore al sig. Alessandro Strafino ed era stato nominato un nuovo amministratore unico; i soci, signori Strafino e Ponzetta,<br />

avevano ceduto il proprio pacchetto azionario, uscendo definitivamente dalla società).<br />

4.4. Ora, nel caso di specie, si è verificato proprio un evento del genere. In effetti, il provvedimento impugnato è stato formato<br />

in un momento storico in cui la Prefettura di Lecce e le Forze di Polizia che hanno preso parte al procedimento erano a conoscenza<br />

dell’avvenuta trasformazione della compagine sociale di Geotec, tanto da avere avviato accertamenti patrimoniali a carico<br />

dei nuovi soci; gli esiti di tali accertamenti iniziali, cristallizzati negli atti di cui il Tribunale ha tenuto conto in sede cautelare (nonché,<br />

si deve presumere, in altri atti che non sono stati messi a disposizione dell’Avvocatura erariale in quanto coperti dal segreto<br />

istruttorio), sono stati ritenuti sufficienti dalla Prefettura a far presumere ancora sussistente il pericolo di infiltrazione mafiosa.<br />

Peraltro, come è logico che accada, gli accertamenti patrimoniali non sono stati mai interrotti e ciò proprio perché le indagini sulla<br />

criminalità organizzata sono in continua evoluzione, dovendo le Forze di Polizia scovare anche e soprattutto i “prestanome” dei soggetti<br />

che fanno parte dei sodalizi criminali (ossia coloro che consentono ai mafiosi di intestare i beni a persone incensurate, in modo<br />

da sottrarli ai sequestri e alle confische disposti dall’Autorità giudiziaria).<br />

Per cui, per un verso gli atti relativi a queste indagini patrimoniali sono continuamente aggiornati, per altro verso può accadere<br />

che i documenti rappresentativi di questi accertamenti vengano formati in un momento successivo a quello in cui il giudice<br />

amministrativo è chiamato a delibare in sede cautelare la legittimità di un’interdittiva antimafia.<br />

4.5. Nel presente giudizio, è accaduto che alla camera di consiglio del 30 gennaio 2008 la Prefettura ha sostenuto che GEO-<br />

TEC era ancora soggetta al tentativo di infiltrazione mafiosa, e ciò sul presupposto della fittizietà della cessione delle quote azionarie<br />

da parte dei signori Strafino e Ponzetta; la fittizietà è stata desunta da vari elementi riferiti a ciascuno dei nuovi soci, ma, in<br />

quel momento, non sono stati forniti sufficienti elementi probatori che confermassero le suddette asserzioni (sul punto vedasi la<br />

motivazione della citata ordinanza cautelare n. 72/2008).<br />

Successivamente, però, la difesa erariale ha depositato gli atti relativi agli accertamenti patrimoniali effettuati soprattutto<br />

sul conto del sig. Negro, i quali erano stati avviati sin dalla fine del 2007. I dati contenuti nella documentazione suppletiva si riferiscono<br />

tra l’altro ad anni ormai trascorsi ed essi riguardano il reddito complessivo dichiarato dai componenti il nucleo familiare del<br />

sig. Negro nel periodo in questione.<br />

Pertanto, quella che all’epoca della pronuncia cautelare era una mera illazione della Prefettura, si è successivamente rivelata<br />

un’affermazione del tutto verosimile, corredata di elementi fattuali indiscutibili (almeno ai fini del raggiungimento della soglia<br />

di rilevanza di cui all’art. 10 del D.P.R. n. 252/1998).<br />

In effetti, il reddito del sig. Negro e della di lui consorte (quale risulta dagli atti de quibus, ed in particolare dalle note della<br />

D.I.A. di Lecce prot. n. 125/LE/H44/ 1216 e della Questura di Lecce prot. n. Q2.2./08 del l’1.4.2008) è del tutto sproporzionato<br />

rispetto all’impegno che lo stesso sig. Negro aveva assunto in sede di acquisto delle quote societarie di GEOTEC.<br />

Ugualmente non adeguato alla situazione personale dell’interessato appare l’impegno economico sostenuto per l’acquisto<br />

delle quote di GEOTEC da parte del sig. De Filippis, il quale, dalla citata nota della D.I.A. di Lecce, risulta essere stato:<br />

- dipendente della società dal 1999 al 2001 e poi dall’1.6.2002 al 19.12.2003;<br />

- dipendente della società GEOTEC Costruzioni S.r.l. dal 4.1.2005 al 7.3.2005;<br />

- ufficialmente disoccupato nei restanti periodi presi in esame.<br />

Né gli altri componenti il nucleo familiare del citato sig. De Filippis appaiono in possesso di adeguata capacità finanziaria<br />

(i dati di cui alla nota della D.I.A. non sono stati contestati dalle ricorrenti, per cui di essi il Tribunale può tenere conto ai fini della<br />

decisione).<br />

4.6. Pertanto, il Tribunale ritiene che la fittizietà della cessione delle quote societarie della ricorrente GEOTEC sia correttamente<br />

desumibile dalla situazione patrimoniale del sig. Negro e del sig. De Filippis, il che è di per sé sufficiente a sorreggere il<br />

provvedimento impugnato.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 28 Marzo 2009


MIGNONE: “IN PROVINCIA DI LECCE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE È PERMEABILE ALLA MAFIA”<br />

Acuni stralci della relazione di Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore della Repubblica e di Cataldo Motta, procuratore capo, alla<br />

Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti, 1° febbraio 2008. Cataldo Motta e la Mignone evidenziano come il vero problema nel<br />

settore dello smaltimento illecito dei rifiuti non sia tanto da ascrivere al coinvolgimento della criminalità, quanto al "sistema" della pubblica<br />

amministrazione che rilascia autorizzazioni allo smaltimento dichiarando il falso.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 29 Marzo 2009


il <strong>tacco</strong> d’Italia 30 Marzo 2009


il <strong>tacco</strong> d’Italia 31 Marzo 2009


PARTE I<br />

//SOMMARIO<br />

02 EDITORIALE // MAFIA, POLITICA, AMBIENTE: UN’IMPRESA IN ATTIVO<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

04 RIFIUTI PERICOLOSI: I PROCESSI PENALI IN CORSO<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

05 GEOTEC E CASARANO: QUANDO LO STATO È IN UNA MORSA<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

06 DEPURATORE DI UGENTO: CONDANNATO IL SINDACO OZZA<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

07 BURGESI È PUBBLICA E LA BONIFICA SI STA GIÀ PAGANDO:<br />

COSÌ LO STATO PAGA PIÙ VOLTE<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

09 LA CAPPA CHE SOFFOCA IL SALENTO<br />

di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />

10 STOCCAGGIO FANTASMA: LA STORIA, I MANCATI GUADAGNI<br />

di Giancarlo Colella<br />

14 IL “RE DELLA DISCARICA”<br />

di Ada Martella<br />

16 CAVALLINO E LE SUE BALLE<br />

di Ada Martella<br />

21 ANCHE ILTAR DEL LAZIO DÀ RAGIONE A GORGONI: LA DISCARICA È DI CAVALLINO<br />

di Ada Martella<br />

22 QUANTI SOLDI GIRANO TRA LE MANI DI MONTINARO, PALUMBO E CALÒ<br />

di Ada Martella<br />

PARTE II<br />

23 DOSSIER // I DOCUMENTI ORIGINALI E INEDITI PIÙ SCOTTANTI


I pareri degli addetti ai lavori e dei giovani,<br />

in cerca di occupazione, presenti alla manifestazione<br />

e’ importante<br />

guardarsi<br />

in faccia<br />

Elisabetta Salvati,<br />

presidente Aforisma<br />

“<strong>Il</strong> job meeting ha<br />

rappresentato<br />

anche un momento di aggregazione e<br />

socializzazione. Un aspetto importante<br />

che prescinde dal dato occupazionale.<br />

Un numero perfettamente in linea con<br />

quello registrato in città come Verona.<br />

Al Nord Est, come al Sud i ragazzi<br />

hanno bisogno di un contatto diretto<br />

con le aziende, per poter guardare in<br />

faccia chi sono i responsabili delle<br />

risorse umane che cestinano i loro<br />

curricula. <strong>Il</strong> Job meeting compie quest’anno<br />

vent’anni; un traguardo<br />

importante che, però, gli organizzatori,<br />

per via di questo stato di crisi,<br />

hanno deciso di non festeggiare”.<br />

e’ necessario<br />

mettersi<br />

in gioco<br />

Antonio Micozzi,<br />

responsabile selezione<br />

di Agente di attività<br />

finanziaria per<br />

il gruppo BPP<br />

“Sono colpito dal modo con cui i<br />

ragazzi hanno risposto, numerosi fin<br />

dalla prima ora del mattino.<br />

Nell’immaginario comune la Banca è<br />

sempre un punto d’arrivo.<br />

Stiamo promuovendo la figura dell’agente<br />

di attività finanziaria, un lavoratore<br />

autonomo dietro la guida di<br />

una banca, un modo per dare una<br />

speranza a coloro che vogliono concretizzare<br />

le proprie ambizioni.<br />

La prospettiva di un lavoro e di uno<br />

stipendio sicuri sono ancora dominanti<br />

rispetto alla volontà di mettersi<br />

in gioco”.<br />

Circa 1.800 visitatori tra laureati e laureandi<br />

in diverse discipline. Aziende locali, nazionali<br />

ed internazionali. I numeri del Job meeting<br />

parlano chiaro: la Puglia ha bisogno di occupazione<br />

Ph: M. Maraca<br />

Luigi Calò; dida: Luigi Calò, assessore<br />

provinciale Politiche del Lavoro<br />

Assessore, c’è dell’amarezza<br />

nel constatare il grande successo<br />

di una manifestazione<br />

come il job meeting?<br />

“Purtroppo sì; il successo del<br />

job meeting è sintomo di un<br />

grande bisogno di lavoro. I<br />

ragazzi ci chiedono di non essere<br />

lasciati soli. Questa giornata<br />

seppur molto bella, non deve<br />

finire qui; dobbiamo analizzare i<br />

dati ad essa relativi, vedere quali<br />

competenze avevano i partecipanti,<br />

quale titolo di studio, che<br />

cosa hanno proposto loro le 15<br />

imprese locali e le sette nazionali.<br />

Solo in tal modo sapremo,<br />

come ente locale, come sostenere<br />

chi cerca lavoro, come gestire<br />

i centri per l’impiego, i progetti<br />

formativi, i tirocini retribuiti.<br />

Naturalmente abbiamo l’esigen-<br />

il successo<br />

del job meeting:<br />

gioia e dolore<br />

za di essere supportati in questo<br />

dai fondi Por. I ragazzi sono la<br />

vera ricchezza del nostro territorio:<br />

1500 laureati iscritti come<br />

disoccupati nei centri per l’impiego.”<br />

La risposta che i giovani<br />

hanno dato è che la loro<br />

generazione, fatta di precariato,<br />

non si arrende.<br />

Inoltre i laureati, solo se<br />

costretti, si piegano a lasciare<br />

il Salento per cercare<br />

lavoro altrove.<br />

“L’attaccamento dei ragazzi alla<br />

loro terra è molto forte.<br />

Nonostante la sofferenza della<br />

partenza, un’esperienza di lavoro<br />

fuori casa è positiva, perché<br />

porta a migliorare il profilo professionale.<br />

Ma è lo stesso territorio<br />

a non poter vivere senza<br />

giovani. La strategia va ricercata<br />

in una strategica programmazione<br />

economica. Stanno per<br />

partire i finanziamenti del 2013<br />

che riservano grande spazio al<br />

sistema della formazione, all’implementazione<br />

dei servizi per<br />

l’impiego, alle politiche d’inclusione<br />

sociale. Speriamo di sfruttarli<br />

al meglio”.<br />

Stefano<br />

Ingrosso,<br />

laureato in<br />

Scienze e<br />

Tecnologie per<br />

l’ambiente<br />

“Spero che il curriculum<br />

venga valutato<br />

da qualcuno, in modo tale che<br />

qualche contatto ci sia”.<br />

Antonella Fedele,<br />

laurea in Scienze e<br />

Tecnologie per l’ambiente<br />

“Sono delusa, perché<br />

manca l’azienda a cui<br />

avevo pensato di<br />

lasciare il mio curriculum:<br />

Italgest green”.<br />

Ph: M. Maraca<br />

Maria Giovanna<br />

De Leo,<br />

laureata in biotecnologie<br />

industriali<br />

“A Lecce è il primo<br />

incontro tra laureati<br />

e mondo del<br />

lavoro”.<br />

Fiorella Ciliatti,<br />

laureata (laurea<br />

triennale) in<br />

Economia<br />

“<strong>Il</strong> job meeting mi<br />

dà la possibilità di<br />

fare pubblicità a<br />

me stessa.”<br />

Giuseppe De los<br />

Reyes<br />

“Spero di trovare<br />

lavoro, ovviamente.<br />

Mi sembra tutto<br />

ben organizzato;<br />

sono tutti gentili e<br />

disponibili”.<br />

Guido De Blasi,<br />

ragioniere perito<br />

commerciale, studente<br />

presso la<br />

Facoltà di<br />

Economia di<br />

Lecce<br />

“Oltre che chiedere<br />

un lavoro vero e proprio, bisogna<br />

proporsi; dunque non solo chiedere<br />

un lavoro ma dire ciò che si sa fare”.<br />

Agnese Mancino,<br />

laureata in<br />

Scienze e<br />

Tecnologie per<br />

l’ambiente<br />

“Svolgo uno stage<br />

presso un’azienda,<br />

ma aspiro a trovare<br />

lavoro. Sono contenta, ma anche scoraggiata”.<br />

Gabriele Greco,<br />

laureato Scienze<br />

alimentari<br />

“Una sola azienda<br />

ha rispondenze<br />

con il mio titolo di<br />

studio”.


Società // <strong>Il</strong> lato femminile degli uomini // 8 marzo<br />

Meglio donna.<br />

Dustin Hoffman nel film “Tootsie”,<br />

1982, di Sydney Pollack.<br />

Per sfondare in televisione<br />

il suo personaggio ricorse<br />

allo stratagemma di fingersi donna<br />

ECCO QUALI PANNI<br />

VESTIREBBERO,<br />

SE RINASCESSERO<br />

DONNE, ALCUNI<br />

VIP UOMINI<br />

DI CASA NOSTRA<br />

di LAURA LEUZZI<br />

l.leuzzi@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />

“S<br />

se fossi<br />

LEI<br />

e rinascessi donna, chi ti piacerebbe essere?”. Lo abbiamo chiesto, “a brucia<br />

pelo”, ad alcuni volti noti salentini, rigorosamente di sesso maschile. Questi, vincendo<br />

un certo imbarazzo, e solo dopo aver confessato di trovare difficile pensare<br />

se stessi in sembianze femminili, ci hanno dato le loro risposte. Che non<br />

hanno mancato di sorprenderci. Se rinascessero donne, gli uomini salentini vorrebbero<br />

essere donne di potere, di scienza, di alto valore intellettuale. Bando alla<br />

cura delle apparenze e alla civetteria tradizionalmente attribuite (spesso proprio<br />

dagli uomini) al gentil sesso, dunque. I “nostri” vip hanno fatto<br />

nomi importanti. La più gettonata? Rita Levi Moltalcini.<br />

Cento anni il mese prossimo, donna di cultura, Nobel per<br />

la medicina, senatrice a vita. Della serie: la vera bellezza è<br />

quella interiore. Ma saranno stati sinceri?<br />

Angelo Minenna,<br />

segretario PdCi, Ugento<br />

Ho sempre apprezzato tre tipi di donne, una diversa<br />

dall’altra. La prima è Cornelia, la madre dei<br />

Gracchi, due tribuni della plebe romani che volevano<br />

distribuire la terra ai contadini ed ai veterani; l’ho<br />

ammirata per le sue virtù morali e per come, in mezzo<br />

a mille difficoltà, ha saputo mantenere salde moralità<br />

ed integrità crescendo bene i propri figli. La seconda<br />

donna è Mata Hari, famosa spia durante la prima guerra<br />

mondiale, donna estremamente bella, ricca di fascino,<br />

abile e con una vita movimentata e avventurosa. Se<br />

dovessi guardare al presente direi, senza dubbio,<br />

Adriana Poli Bortone: energica, determinata, ostinata,<br />

intelligente e, anche lei, molto affascinante... tanto da<br />

sembrare che per lei il tempo e gli anni non<br />

passino mai.<br />

Mata Hari<br />

Adriana Poli Bortone<br />

Cornelia


Giuseppe Miggiano,<br />

regista, compagnia<br />

Calandra, Tuglie<br />

Di donne eccezionali ce ne<br />

sono state tante, straordinarie<br />

in ogni campo, ma io, fin<br />

da piccolo, ho invidiato<br />

Brigitta. Sì, quella di Walt<br />

Disney, innamorata di<br />

Paperone. Una tipa così tenace<br />

da non scoraggiarsi mai<br />

davanti all’impossibile, così<br />

Sergio Blasi,<br />

sindaco di Melpignano<br />

Se rinascessi donna, vorrei essere Rita Levi<br />

Montalcini almeno per quattro ragioni. La<br />

prima è la sua longevità, che non è un<br />

elemento di poco conto. La seconda<br />

motivazione è che ha saputo conciliare<br />

la passione per la scienza con quella per<br />

la cultura e con la ricerca per il bene dell’umanità.<br />

La terza ragione è che nei campi<br />

in cui si è applicata ha saputo raggiungere<br />

livelli altissimi, come il premio<br />

Nobel. La quarta è che nell’ultima<br />

parte della sua vita si è dedicata<br />

ad un grosso impegno come quello<br />

della politica; componente secondo<br />

me di grande importanza perché<br />

nella politica fatta bene, per il bene<br />

comune ed il reale interesse per la<br />

collettività, si misura il valore di una<br />

persona. Se rinascessi donna sarei la<br />

Montalcini, per tutta questa serie di<br />

passioni elencate; praticarle è indispensabile<br />

nel corso di una vita. Rita Levi Montalcini<br />

Antonio Torretti,<br />

responsabile vendite e comunicazione, società cooperativa Agricola<br />

Nuova Generazione, Martano<br />

sicura di raggiungere prima<br />

o poi la sua meta che nessun<br />

fallimento potrà intaccare<br />

il suo sogno. Persino<br />

Don Chisciotte alla fine si è<br />

arreso; Brigitta no.<br />

Comincerà in eterno le sue<br />

storie a fumetti con la convinzione<br />

di riuscire a conquistare<br />

il suo amore e<br />

niente e nessuno potrà fermarla.<br />

Rinascerei Mina, la cantante che ha reso unico il modo di comunicare<br />

con la musica, al di là dell’attuale mania di presenzialismo. E’ riuscita a<br />

far parlare di sé, continua a far parlare di sé, e continuerà sempre a<br />

farlo.<br />

L’essenza è ciò che conta: una<br />

grande voce, una grande personalità,<br />

anche non davanti agli schermi.<br />

L’arte del canto allo stato puro, le<br />

idee musicali innovative al passo<br />

con i tempi, il sistema di essere senza comparire.<br />

Donna, cantante e grande comunicatrice: Mina, nonostante l’addio alle<br />

scene nel 1978, è rimasta salda nella memoria del pubblico, attraverso<br />

il duplice appuntamento discografico annuale, i programmi radiofonici<br />

e le rubriche sulla stampa, ma soprattutto perché abita ancora tutti i<br />

Mina<br />

palcoscenici mentali di chi apprezza la sua musica.<br />

Cosimo Lupo:<br />

“Se fossi nato donna<br />

avrei voluto essere Nilde Iotti,<br />

la signora della Repubblica.<br />

Ha mantenuto sempre forte<br />

la fiducia nelle sue idee,<br />

ma non le ha mai usate per piegare<br />

la ragione degli altri”<br />

Cosimo Lupo,<br />

editore, Copertino<br />

Se fossi nato donna avrei voluto<br />

essere Nilde Iotti, la<br />

signora della<br />

Repubblica. E’ stata<br />

una donna di parte,<br />

eppure tutti hanno<br />

riconosciuto la sua<br />

imparzialità. Non è<br />

una contraddizione:<br />

quando l’essere di<br />

parte significa schie-<br />

Nilde Iotti<br />

rarsi non per convenienze, ma per ideali, la dimensione<br />

del dialogo acquista un peso maggiore rispetto<br />

allo scontro ed è conseguentemente inevitabile che<br />

si cerchi la verità senza pretendere di imporla. La<br />

sua imparzialità non è mai stata neutralità. Ha mantenuto<br />

sempre forte la fiducia nelle sue idee, ma non<br />

le ha mai usate per piegare la ragione degli altri. Mi<br />

piace ricordare un suo intervento all’assemblea<br />

costituente: “Dal momento che alla donna è stata<br />

riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza,<br />

col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che<br />

la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni<br />

di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi<br />

della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica<br />

tale da non menomare la sua personalità e la<br />

sua dignità di cittadina.”<br />

Fredy Franzutti,<br />

coreografo compagnia Balletto del Sud, Lecce<br />

Se rinascessi donna, vorrei rinascere donna di potere e non donna<br />

“bambolina” al fianco di un uomo. Mi piacerebbe essere Rita Levi<br />

Montalcini, vera incarnazione del principio secondo il quale il potere<br />

sta nella conoscenza. La sua grande forza sta nel risultare estremamente<br />

attraente utilizzando solo doti intellettuali. La Montalcini ha saputo mettere da<br />

parte il lato estetico, per valorizzare quello interiore, del pensiero e del sapere.<br />

La sua carriera è andata di pari passo con la ricerca e con lo studio. E’ questo il<br />

mio ideale di donna.


Vincenzo Barba,<br />

deputato PdL, Gallipoli<br />

Premesso che nascere donna sarebbe un'esperienza dello spirito assai complessa, dal momento che nessun<br />

essere sulla terra è complesso quanto le donne, devo anche aggiungere che mi risulta davvero difficile pensare<br />

alle fattezze che dovrei assumere se rinascessi sotto sembianze femminee. Ma poiché mi piace questo gioco propostomi<br />

da "<strong>Il</strong> Tacco <strong>d'Italia</strong>", dirò subito che se dovessi rinascere donna per interpretare un importantissimo<br />

ruolo sociale e politico, mi piacerebbe rinascere con la grande forza morale di Margaret<br />

Thatcher, una donna che ho ammirato molto per la sua grande competenza che l'ha portata<br />

a trasformare l'Inghilterra in un vero Stato liberale, eliminando con riforme di stampo<br />

liberista sacche di inefficienza e cumuli di privilegi che rallentavano e ingolfavano il<br />

Paese anglosassone. Ma giacché il vostro giornale mi dà la possibilità di giocare a questo<br />

gioco divertente dirò da subito che, senza ombra di dubbio, mi piacerebbe rinascere<br />

con il fascino e la grande capacità di coinvolgimento che aveva, ed ha tuttora<br />

una donna che avrei voluto tanto conoscere ed avere: Edwige Fenech. Una<br />

donna dallo sguardo magnetico che dava senso a tutte le cose sulle quali si<br />

posava. Quale uomo dotato di senno non avrebbe voluto intrattenersi con lei?<br />

Dico: povero colui che non ha mai pensato di fermarsi con lei a bere un buon<br />

caffè e a parlare di tutto, vedendo ciò che vedeva dinanzi a sé e sperando di<br />

vedere ciò che non si vedeva.<br />

Vincenzo Barba:<br />

“Mi piacerebbe rinascere<br />

con la grande forza morale<br />

di Margaret Thatcher. Ma,<br />

giacché mi date la possibilità<br />

di giocare, propongo anche<br />

un secondo nome:<br />

Edwige Fenech”<br />

Francesco D’Agata,<br />

responsabile provinciale Italia dei valori, Lecce<br />

Hannah Arendt<br />

Cosimo Scarcella,<br />

docente Storia e Filosofia, Melissano<br />

Nonostante mi sembri una domanda metafisica,<br />

quasi extravagante, provo a rispondere.<br />

Sarei felice di nascere Hannah Arendt, filosofa e<br />

storica tedesca, per la sua razionalità “femminile”:<br />

lucida e travagliata, vera anche se contraddittoria,<br />

soprattutto perché totalmente umana. Ha<br />

vissuto una vita completa, unificando in mirabile<br />

fusione la poliedricità delle esperienze umane.<br />

Tuttavia, non mi è facile pensarmi donna.<br />

Sono tante le grandi donne del passato e del presente<br />

che mi vengono in mente, ma poiché viviamo<br />

in tempi in cui c’è bisogno di speranza per un futuro<br />

senz’altro migliore, mi balza alla mente Michelle<br />

LaVaughn Obama, moglie del neopresidente<br />

degli Usa, prima first lady afroamericana, e<br />

non perché è “bella, simpatica, abbronzata”,<br />

come “qualcuno”<br />

da Arcore, sarcasticamenteironizzava,<br />

riferendosi<br />

alle doti del marito.<br />

Nel nuovo<br />

ruolo da first lady,<br />

dovrà affiancare quotidianamente l’uomo più<br />

potente del mondo in scelte difficili ed affrontare,<br />

quasi in prima persona, le nuove sfide<br />

che riguarderanno il mondo intero, affinché<br />

possano essere mantenute le promesse di un<br />

cambiamento per una politica di pace, sviluppo<br />

ecosostenibile e libera dagli schemi precostituiti<br />

della storia recente.<br />

Michelle LaVaughn Obama<br />

Pasquale Gaetani,<br />

consigliere provinciale An,<br />

presidente Fondazione<br />

Notte di San Rocco,<br />

Ruffano<br />

Ho appena finito di leggere<br />

la trilogia<br />

“Millennium” di Stieg<br />

Larsson e, senza<br />

ombra di dubbio,<br />

se nascessi donna<br />

mi piacerebbe<br />

rinascere con le<br />

fattezze di<br />

Liesbeth<br />

Salander, l’eroina<br />

di quei tre<br />

bellissimi gialli<br />

che affascinano<br />

e coinvolgono il<br />

lettore dalla prima all’ultima pagina.<br />

Coraggio, indipendenza, eccezionale spirito di osservazione della<br />

realtà, spiccatissimo senso della giustizia, vitalità, difesa dei più<br />

deboli e degli indifesi, una femminilità forte ma mai ostentata: sono<br />

queste le doti che mi hanno affascinato e conquistato al punto di<br />

scegliere Liesbeth come personaggio femminile che in una futura<br />

ipotetica esistenza potrei essere.<br />

La cosa strana è che trattandosi di un personaggio della letteratura<br />

e non della storia non esiste un’immagine fotografica o pittorica<br />

che lo possa identificare. Eppure, grazie al fascino che questo personaggio<br />

ha esercitato sulle mie letture e alla sapiente penna dello<br />

scrittore, sono riuscito a costruirmi un disegno tutto mio, un quadro,<br />

una fotografia che rende questa donna un’immagine in grado di saltare<br />

visivamente da una pagina all’altra. Anzi, vi dirò di più, su<br />

Facebook mi sono iscritto al gruppo “Fan di Liesbeth Salander”.<br />

Dario Fai,<br />

dermatologo, Parabita<br />

Margaret Thatcher<br />

Edwige Fenech<br />

Ho sempre sognato di avere la<br />

stessa cultura scientifica e sperimentale<br />

di Marie Curie, la madre<br />

della radioattività, che rivoluzionò<br />

le scoperte fisiche e scientifiche<br />

con i suoi lavori sul radio,<br />

che integrò con le scoperte del<br />

marito Pierre Curie sulla piezoelettricità<br />

per misurare la radiazione<br />

dell’uranio. Passare alla<br />

storia con la nomea di scienziata<br />

significherebbe eternarsi nei<br />

secoli sui libri di fisica, chimica e storia. <strong>Il</strong> suo merito fu<br />

riuscire a conciliare il suo impegno scientifico con il suo<br />

ruolo di madre: fece crescere due figlie una delle quali<br />

vinse anche il premio Nobel per la chimica.


Libri // Quaderni di parità // Bilancio di genere<br />

bilancio:<br />

femminile<br />

singolare<br />

LA PROVINCIA DI LECCE È L’UNICA IN PUGLIA AD AVER ELABORATO UN BILANCIO DI GENERE, OVVERO<br />

L’ANALISI DELLA SPESA PUBBLICA IN UN’OTTICA DI GENERE. ESSO COSTITUISCE IL TERZO VOLUME<br />

DELLA COLLANA “QUADERNI DI PARITÀ” A CURA DELL’UFFICIO DELLA CONSIGLIERA DI PARITÀ.<br />

ANCHE LA COLLANA È UN PRIMUM IN REGIONE<br />

Si intitola “Bilancio di genere della Provincia di<br />

Lecce” il terzo volume della collana “Quaderni di<br />

Parità”, a cura dell’Ufficio della consigliera di<br />

Parità (editore Nerò Comunicazione - <strong>Il</strong> Tacco d’Italia).<br />

Dopo “Le dinamiche dell’occupazione femminile nel<br />

Salento” e “Universo Lavoro: prove tecniche di trasparenza”,<br />

incentrati principalmente sul rapporto donnalavoro,<br />

in cui vengono messe in evidenza rispettivamente<br />

le condizioni lavorative delle donne e le strategie per<br />

la loro emersione dall’irregolarità, l’ultimo volume tocca<br />

Serenella Molendini<br />

PER STATUTO,<br />

LA PROVINCIA DI LECCE<br />

GARANTISCE IN GIUNTA<br />

UNA PRESENZA<br />

FEMMINILE PARI ALMENO<br />

AL 30%. QUANTO ALLE<br />

DIPENDENTI DELL’ENTE<br />

IL BILANCIO DI GENERA<br />

PARLA CHIARO: MOLTISSIME<br />

IMPIEGATE E POCHISSIME<br />

DIRIGENTI, CON TANTO<br />

DI DIFFERENZA RETRIBUTIVA<br />

TRA UOMO E DONNA<br />

Consigliera, che cos’è un bilancio di<br />

genere?<br />

“E’ uno strumento di analisi che permette di<br />

esaminare l’attività di un’amministrazione pubblica<br />

in un’ottica di genere e, di conseguenza, di<br />

avere un quadro completo delle conseguenze<br />

che le scelte di governo degli enti possono produrre<br />

sulla popolazione maschile e femminile”.<br />

Significa che le scelte di un ente hanno<br />

impatto diverso su uomini e donne?<br />

“Certamente. Uomo e donna hanno ruoli<br />

diversi in ogni ambito. Pertanto le scelte politiche<br />

di un’amministrazione pubblica hanno un<br />

impatto diverso sulla popolazione maschile<br />

rispetto a quella femminile. <strong>Il</strong> bilancio di genere<br />

nasce per ottenere una lettura profonda del<br />

ruolo delle amministrazioni rispetto alle differenze<br />

di genere”.<br />

Come è nata l’idea di realizzarlo?<br />

“L’abbiamo fatta nostra nella rete nazionale<br />

di consigliere di Parità. Con il bilancio di genere<br />

si sono già cimentate altre consigliere provinciali;<br />

è addirittura nata una rete delle città e delle<br />

Province che lo hanno adottato; capofila è la<br />

Provincia di Genova. Crediamo molto in questo<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 27 Marzo 2009<br />

la tematica delle strategie di genere degli enti pubblici,<br />

ovvero tutte quelle misure in ambito occupazionale che<br />

tengano conto delle differenze tra uomo e donna.<br />

La Provincia di Lecce è la prima in Puglia ad aver elaborato<br />

e pubblicato uno studio di tal tipo.<br />

Partendo dalla definizione di “bilancio di genere”<br />

abbiamo chiesto a Serenella Molendini, consigliera di<br />

Parità della Provincia di Lecce, come è nata l’idea di realizzarlo<br />

e di illustrarcene il contenuto.<br />

strumento perché solo adottando un’ottica di<br />

genere nella rendicontazione della spesa pubblica,<br />

si può progettare l’innalzamento della qualità<br />

della vita in Puglia e nel Salento. Ad oggi, la<br />

Provincia di Lecce è l’unica in Puglia ad aver elaborato<br />

questo documento”.<br />

Perché avete definito il bilancio “numero<br />

zero”?<br />

“Perché è l’indicazione di una metodologia.<br />

Ciò che consegniamo è un’esatta fotografia del<br />

bilancio di genere nella Provincia di Lecce. Ci<br />

siamo serviti di un team di ricerca molto preparato:<br />

tre esperti ed otto stagisti laureati”.<br />

Quale metodo avete usato per realizzare l’analisi?<br />

“Abbiamo portato avanti indagini tramite<br />

focus ed interviste per capire ciò che le donne<br />

chiedono alla politica, alle istituzioni, alla sanità,<br />

e per far emergere la diversità di esigenze tra<br />

generi. Inoltre abbiamo approfondito tutte le<br />

azioni messe in atto dalla Provincia, dividendole<br />

in direttamente ed indirettamente inerenti il<br />

genere e neutre, cioè valide per uomini e donne.<br />

Un’indagine ha riguardato il ruolo di promozione<br />

delle politiche di genere da parte della


Provincia nei confronti degli enti locali e dei<br />

Comuni. Ci siamo resi conto di quanto sia<br />

bassa la rappresentanza di genere nelle<br />

amministrazioni comunali: ci sono solo due<br />

donne sindaco, Sandra Antonica a Galatina<br />

ed Ada Fiore a Corigliano d’Otranto, e poche<br />

donne assessore. La Provincia, in compenso,<br />

ha adottato uno Statuto estremamente innovativo<br />

per favorire la presenza delle donne”.<br />

In che cosa consiste?<br />

“Nel garantire all’interno della Giunta<br />

una rappresentanza di genere di almeno il<br />

30%; infatti il presidente Pellegrino ha nominato<br />

un’assessora esterna per raggiungere la<br />

percentuale stabilita. Altrettanto ha fatto<br />

Vendola a livello regionale. Dal libro emerge,<br />

però, un altro dato emblematico rispetto<br />

alle dipendenti della Provincia: a fronte di<br />

moltissime impiegate esistono pochissime<br />

dirigenti; persiste, inoltre, anche presso l’ente<br />

provinciale un gap retributivo tra uomo e<br />

donna”.<br />

A parità di competenze e di mansioni<br />

esercitate, le donne vengono retribuite<br />

meno degli uomini?<br />

“Le donne hanno meno possibilità degli<br />

uomini di usufruire di accessori come gli<br />

straordinari; non perché ciò venga loro<br />

il lavoro non è donna<br />

La collana “Quaderni di<br />

Parità” realizzata<br />

dall’Ufficio della consigliera<br />

di Parità della Provincia<br />

di Lecce è una assoluta novità<br />

in Puglia. La Provincia<br />

salentina è infatti la prima su<br />

scala regionale ad aver intrapreso<br />

un’attività di analisi<br />

della realtà occupazionale<br />

femminile e ad aver reso noti<br />

i risultati di tali studi. I volumi<br />

inquadrano la condizione<br />

della donna da un punto di<br />

vista scientifico, utilizzando<br />

come fonti dirette gli Uffici<br />

dell’Istat, i Centri per l’impiego,<br />

l’Ufficio Statistico della<br />

Provincia di Lecce,<br />

l’Osservatorio provinciale sull’occupazione<br />

femminile.<br />

Per via di tale scientificità<br />

dell’approccio e per il merito<br />

di aver intrapreso un’indagine<br />

finora mai realizzata,<br />

l’Università di Bari, nella persona<br />

del docente Federico<br />

Pirro, ha chiesto di utilizzare i<br />

“Quaderni di Parità” come<br />

libri di testo universitari.<br />

“Le dinamiche dell’occupazione<br />

femminile nel<br />

Salento” è il primo volume<br />

della collana. Contiene i<br />

dilemmi del binomio donnalavoro<br />

ma anche prospettive<br />

di sviluppo. Le donne della<br />

provincia di Lecce, si legge,<br />

sarebbero le pugliesi che<br />

meglio riescono a concretizzare<br />

i propri obiettivi professionali.<br />

Nonostante ciò esse<br />

sono costrette a fare i conti<br />

con le difficoltà di conciliazione<br />

dei tempi lavorativi e familiari,<br />

con la insufficienza di<br />

strutture pubbliche a supporto<br />

della famiglia, come asili<br />

nido, case di cura e di riposo<br />

(ciò spesso induce all’abbandono<br />

del lavoro). In ambito<br />

strettamente lavorativo, le<br />

donne devono combattere<br />

quotidianamente con la competizione<br />

maschile: anche a<br />

parità di titolo di studio e di<br />

competenza resta una sostanziale<br />

differenza tra le<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 28 Marzo 2009<br />

retribuzioni di uomo e donna;<br />

a questa inoltre risulta più<br />

difficile sfondare il cosiddetto<br />

“tetto di cristallo”, ovvero<br />

occupare le posizioni aziendali<br />

più alte.<br />

<strong>Il</strong> secondo volume,<br />

“Universo Lavoro: prove tecniche<br />

di trasparenza”, si concentra<br />

principalmente sul<br />

lavoro femminile irregolare. <strong>Il</strong><br />

metodo scelto è quello biografico,<br />

basato sulle narrazioni<br />

dirette delle donne. Dai<br />

racconti riportati emerge il<br />

conflitto, tutto femminile, tra<br />

il desiderio di lavorare e il<br />

rispetto<br />

negato ma perché, una volta terminato l’orario<br />

di lavoro, hanno necessità di tornare a<br />

casa per dedicarsi alle mansioni di cura che<br />

ricadono necessariamente sulle loro spalle.<br />

Se si considerano questi aspetti, il nostro<br />

territorio ha molto da lavorare per colmare<br />

le differenze di genere”.<br />

Qual è, in sintesi, l’idea di base del<br />

volume?<br />

“E’ impensabile continuare a credere<br />

che la politica sia neutra. E’ necessario<br />

prendere atto delle differenze tra uomo e<br />

donna e programmare di conseguenza l’attività<br />

di ogni ente pubblico”.<br />

delle aspettative sociali<br />

relative alle attività di cura<br />

nei confronti di figli e, spesso,<br />

di genitori anziani.<br />

L’Osservatorio sull’occupazione<br />

femminile, presente in<br />

Provincia presso l’Ufficio della<br />

Consigliera di Parità – propone<br />

Molendini nella presentazione<br />

del volume - può essere<br />

il fulcro attraverso il quale far<br />

passare le politiche per l’emersione<br />

del lavoro femminile<br />

irregolare e la creazione di<br />

una rete di istituzioni che<br />

lavori concretamente all’elaborazione<br />

di misure a vantaggio<br />

delle lavoratrici.


Gallipoli.<br />

Una Caremma sul tetto<br />

(foto di maxroll42,<br />

tratta da www.flicr.com)<br />

COME TRADIZIONE VUOLE<br />

Almanacco salentino<br />

caremma sui tetti.<br />

santu lazzaru per strada<br />

Tutto ha inizio con la Caremma, il fantoccio<br />

dalle sembianze di donna anziana<br />

(e anche un po’ bruttina) che compare, a<br />

fine Carnevale, sui tetti delle città.<br />

A partire dal mercoledì delle Ceneri,<br />

giorno dopo il martedì grasso (ovvero l’api-<br />

ce dei bagordi carnascialeschi), la vecchia<br />

sdentata e vestita a lutto puntella (a dire il<br />

vero, sempre meno) comignoli e camini,<br />

ricordando che la Quaresima (da cui<br />

Caremma) è tempo di astinenza e sofferenza.<br />

INDOVINA CHI E’?<br />

La soluzione a pag. 38<br />

Ma Quaresima è anche beneficienza.<br />

Un’altra tradizione tipicamente salentina<br />

legata a questo periodo è infatti “U<br />

Santu Lazzaru”, un corteo che prende il<br />

nome dal famoso canto ispirato alla passione<br />

di Cristo (“Santu Lazzaru”, appunto)<br />

che, per la verità, assume la forma della<br />

“cantilena” ripetitiva, o come si dice del<br />

“tira ‘ntrame” (talmente noiosa da divenire<br />

di difficile ascolto). <strong>Il</strong> corteo è composto<br />

da musicisti, devoti, e tutti coloro che vi<br />

vogliano prendere parte e si muove, ogni<br />

venerdì di Quaresima, in giro per masserie<br />

e borghi. Scopo della processione è raccogliere<br />

viveri (ma oggi anche offerte in<br />

denaro) da destinare ai bisognosi. Mentre<br />

passa per le strade, il corteo intona il<br />

canto tipico ed allieta gli “spettatori” che<br />

in cambio offrono da bere e da mangiare.<br />

Anche questo rito, in tal modo, si trasforma<br />

in occasione di festa.<br />

// Questione di look<br />

La saggezza popolare insegna che di galli in un pollaio<br />

ce ne deve essere uno. Solo in tal modo le scelte<br />

possono essere condivise dalla maggioranza. Ma<br />

stavolta non si parla di galli.<br />

La candidatura di Loredana Capone allo scranno più<br />

alto di Palazzo dei Celestini, promossa dall’uscente<br />

Giovanni Pellegrino come “la più naturale”, non ha<br />

messo d’accordo subito tutte le anime del Pd. E se<br />

la deputata Teresa Bellanova non ha esitato a caldeggiare<br />

la “promozione” della vice, Gianna<br />

Capobianco, assessora alla Programmazione economica,<br />

ha frenato, suggerendo il ricorso alle<br />

Primarie. In pochi le hanno dato retta e la Capone è<br />

rimasta l’unica candidata del Pd.<br />

Insomma, niente di nuovo sul fronte provinciale.<br />

È giunta l’ora, ad ogni modo, di mettersi a lavorare<br />

seriamente sul programma elettorale e di finirla,<br />

prima possibile, con i batti-becchi.


circuito settimana santa<br />

“<strong>Il</strong> Salento è una terra di forte spiritualità e gli eventi religiosi tramandati<br />

dalla tradizione sono una risorsa da valorizzare anche sotto l’aspetto<br />

della promozione del nostro territorio”. Con questa motivazione Maria<br />

Rosaria Manieri, assessora provinciale al Turismo e Marketing territoriale,<br />

motivò l’anno scorso l’adesione della Provincia di Lecce al progetto “La<br />

Settimana Santa in Puglia: i Luoghi della Passione”. Promosso dalla<br />

Regione, il progetto aveva lo scopo di promuovere i riti e gli eventi del<br />

periodo pasquale sull’intero territorio regionale.<br />

<strong>Il</strong> progetto di comunicazione e di promozione turistico-religiosa venne pubblicizzato<br />

in occasione della Bit di Milano 2008 presso gli stand espositivi<br />

della Regione, delle Province di Bari e di Lecce e del Touring Club Italiano.<br />

<strong>Il</strong> materiale informativo fu inoltre distribuito presso l’aeroporto di Bari<br />

palese nel periodo dal 20 febbraio al 25 marzo prossimo. Ne fu data notizia<br />

anche su testate giornalistiche quali i “Viaggi di Repubblica” e la rivista<br />

“Qui Touring” del Touring Club Italiano.<br />

Confidenze tra donne.<br />

La civetteria e la vanità<br />

non sono cose di oggi.<br />

Hanno sempre contraddistinto<br />

l’universo femminile.<br />

Anche un po’ di anni fa le<br />

donne erano alla ricerca<br />

del giusto sistema per<br />

avere una pelle liscia e<br />

luminosa.<br />

<strong>Il</strong> rimedio più conosciuto<br />

ed anche più utilizzato<br />

era elementare ma<br />

efficace. Consisteva nel<br />

cospargere, prima di andare<br />

a dormire, dell’olio d’oliva<br />

su guance, naso e su<br />

quella che oggi chiamiamo<br />

“zona T”, all’incrocio del<br />

a cura di<br />

NINA RIZZELLO<br />

naso con la fronte. Forse il<br />

cuscino avrà avuto da<br />

lamentarsi, la pelle di<br />

certo no.<br />

Un metodo assai più<br />

“di nicchia”, che le donne<br />

rivelavano con più reticenza,<br />

prevedeva che la<br />

sostanza applicata su viso<br />

fosse l’albume d’uovo.<br />

Lo si sbatteva in una<br />

ciotolina tramite una forchetta,<br />

fino a renderlo una<br />

schiuma e successivamente<br />

si applicava sulla zona<br />

da trattare, dove formava<br />

una leggere patina bianca.<br />

Risultato: pelle liscia mai<br />

vista.<br />

Almanacco salentino<br />

ACCADDE UN ANNO FA LA RICETTA DEL MESE<br />

IL RIMEDIO DELLA NONNA<br />

seGreti Femminili<br />

per una pelle<br />

di pesca<br />

Futti mariti per le più Furbe<br />

Ingredienti<br />

mollica di pane<br />

Uovo<br />

formaggio grattugiato<br />

Prezzemolo<br />

sale<br />

sugo di pomodoro<br />

Preparazione<br />

Per poter preparare dei buoni “Futti mariti” bisogna partire<br />

da una premessa: erano un escamotage inventato dalle donne<br />

per due ragioni. La prima: comportavano una spesa irrisoria, dunque<br />

permettevano di intascare dal marito buona parte dei soldi<br />

destinati alla spesa. La seconda: si preparavano in pochi minuti,<br />

quindi la donna poteva trascorrere l’intera mattina sull’uscio di<br />

casa a chiacchierare con le vicine e dedicarsi alla cucina solo<br />

pochi istanti prima del rientro del compagno.<br />

La preparazione è semplicissima: basta mischiare tutti gli<br />

ingredienti tra loro; aumentare le dosi di mollica di pane e formaggio<br />

se si preferisce maggiore consistenza. Una volta che l’impasto<br />

è pronto, disporli a cucchiaiate in una padella con del<br />

sugo e cuocere per alcuni minuti. Sembreranno degli involtini dal<br />

sapore molto difficile da definire.<br />

“La donna che nu bbitte<br />

mai lu mare, quannu lu vitte<br />

disse ca è piscina; quannu<br />

vitte le barche navigare, disse<br />

ca suntu ale de gaddhina”.<br />

La donna che non aveva<br />

mai visto il mare (perché era<br />

di costumi morigerati ed aveva<br />

trascorso tutta la vita in casa),<br />

quando lo vide per la prima<br />

volta pensò fosse una piscina.<br />

E quando vide la barhe che<br />

navigavano, le scambiò per ali,<br />

aperte, di galline.<br />

“Fiju meu ca te mmariti,<br />

quannu ‘a scegli, varda la<br />

razza, cu nnu cacci le corna<br />

comu la cozza”.<br />

a proposito<br />

di donne<br />

a cura di<br />

ROCCO PREITE<br />

Consigli del padre al figlio:<br />

“Quando scegli la donna che<br />

sarà tua moglie, stai bene<br />

attento a conoscerne la famiglia<br />

di provenienza; perché, se<br />

non dovesse essere seria,<br />

potresti ritrovarti con le corna,<br />

come le lumache”.<br />

“Lu presciu te la donna è<br />

lu capellu, l’aria tu trainieri è<br />

lu cavallu”.<br />

La migliore qualità in una<br />

donna sono i bei capelli (che<br />

devono essere lunghi, perché<br />

segno di femminilità); ciò che<br />

dà aria (cioè sostentamento)<br />

al guidatore del traino (l’aratore)<br />

è il cavallo.<br />

PILLOLE DI SAGGEZZA


In occasione di inchieste speciali (come l’edizione che avete tra le vostre mani), il Tacco aumenta il numero delle pagine ma anche il suo prezzo<br />

di copertina a 3,50 euro. Si tratta di un aumento giustificato dalla complessità del lavoro giornalistico svolto e dai maggiori costi di stampa. Ai<br />

nostri abbonati garantiamo comunque l’invio della rivista, indipendentemente dal prezzo di copertina. Per questo raccomandiamo ai nostri lettori<br />

di sottoscrivere subito l’abbonamento a 10 edizioni, alla vecchia tariffa di 15,00 Euro per 10 numeri del Tacco d’Italia.<br />

ABBONAMENTO IN PROMOZIONE: € 15,00<br />

ABBONAMENTO SOSTENITORE: € 100,00<br />

Pagamento con bollettino postale intestato a: Nerò comunicazione - Piazza Diaz, 5 - Casarano - C/C 54550132


VISTI DA VICINO<br />

// Sul comodino e nella borsa di... //Adriana Poli Bortone<br />

Adriana Poli Bortone<br />

“<br />

Ore 1.00 circa. Finalmente approdo nella mia camera da<br />

letto. Accendo quasi contemporaneamente la vecchia abatjour<br />

e (l’altrettanto vecchia) televisione, per cercare di orientarmi<br />

nella camera - disseminata di pile di libri e carte - e per carpire<br />

qualche notizia utile, residuo della giornata appena passata, o<br />

anticipazione di quella futura. “Fratelli d’Italia”, di Ferruccio<br />

Pinotti, attende indisturbato sul comodino. Rimarrà indisturbato,<br />

almeno per stasera: “Storie interotte - <strong>Il</strong> SUD che ha fatto ‘Italia”<br />

(di Barca- D’Antone - Quaglia) ha priorità assoluta. Poche pagine, e<br />

la stanchezza ha la meglio: anche oggi, i miei buoni 400 km li ho<br />

percorsi, in lungo e largo per la Puglia.<br />

Un bicchiere d’acqua (usando il bellissimo bicchiere di carta<br />

che mia nipote Fanny ha decorato per me, con scritte e disegni di<br />

suo pugno), e le immancabili medicine per l’orecchio: compagne<br />

di una vita. Intanto di fronte a me scorrono le immagini di una tv<br />

“tradizionale”: niente satellite, niente digitale, niente dvd; solo la<br />

cara vecchia Rai (Tg1, Tg Parlamento, Fuori Orario), o Canale 5 (se<br />

non è infestato dal “Grande Fratello”), o qualche rete locale –<br />

anche se spesso si vedono male, e a volte sono mal viste. Volume<br />

al limite (e d’altronde, con l’ovatta nelle orecchie, non si sente un<br />

gran che), per la gioia della famiglia. Mi addormento così, esausta,<br />

tentando con le ultime forze di programmare la giornata che sta<br />

per cominciare. Sono le 2 passate. <strong>Il</strong> mio fisico chiede venia.<br />

Ore 6.40. Suona la sveglia, una vecchia sveglietta di plastica<br />

rossa dal suono implacabile. Con addosso ancora il pigiama, “rinforzato”<br />

da una vecchia e calda giacca da camera, spengo la tv<br />

(rimasta inesorabilmente accesa e a tutto volume per le quattro<br />

ore del mio riposo), mi armo di carte e giornali del giorno prima,<br />

recuperate in giro per la stanza, e scendo al piano inferiore. Qui la<br />

temperatura è più confortante. Carico il tavolino di carte e mi<br />

metto subito al lavoro, tentando di recuperare le letture passate<br />

indenni dal giorno precedente. <strong>Il</strong> tempo per un caffè, adesso, non<br />

c’è. Ci pensiamo più tardi. Leggo, penso, scrivo. E il tempo passa in<br />

fretta. Alle 8 arriva il caffè, portato dalla buona Lyuba, il cui sguardo<br />

mi ricorda che è ora di prepararsi per uscire. Ritorno in camera,<br />

depositando nuovamente carte e cartelline. Uno sguardo fugace al<br />

comodino. Devo ricordarmi di cambiare le pile alla lampadina<br />

tascabile. Recupero le medicine per l’orecchio, che metto subito in<br />

borsa: senza, potrei impazzire. Nella borsa ho anche: telefonino e<br />

caricabatterie, varie agendine telefoniche, varie agende, una<br />

penna, l’ombrello, un mini porta-trucchi, il portafogli, una spilletta<br />

“Io amo Sud”, le medicine per l’otite e le pastiglie per la gola. Non<br />

ho invece le chiavi di casa, che preferisco tenere nel cappotto.<br />

manca il tempo.<br />

ma non le medicine<br />

per l’otite<br />

di ADRIANA POLI BORTONE<br />

“<br />

il comodino di adriana Poli Bortone. ordinato ed essenziale. sopra c’è:<br />

una vecchia abat jour, una pila di libri (in evidenza: “fratelli d’italia” e<br />

“Quanto conta la massoneria?”, di ferruccio Pinotti), una piccola collezione<br />

di libricini antichi, una sveglietta in plastica rossa, una lampadina<br />

tascabile, una bottiglia di acqua naturale, con annesso bicchiere di plastica<br />

(personalizzato dalla nipotina), un “manuale della felicità”, le medicine<br />

per l’orecchio.<br />

la borsa (griffata fendi) di adriana Poli Bortone. Contiene: telefonino e<br />

caricabatterie, numerose agende e agendine telefoniche, portafogli e<br />

porta-trucchi, ombrello, una spilletta con su scritto “io amo sud”, due<br />

scatole di medicinali (quelli immancabili per l’otite e le pastiglie Benagol<br />

per la gola).


SOTTO IL CIELO DEL SALENTO<br />

//<br />

Oroscopo // //<br />

a cura di IULY FERRARI<br />

// Ariete (21.3-20.4)<br />

Dimostrerete grinta in campo<br />

lavorativo ed intraprendenza in<br />

quello sentimentale.<br />

Marzo è il mese di grandi battaglie,<br />

che vincerete senza troppi<br />

problemi. Potrete decidere di<br />

convolare a nozze.<br />

// Toro (21.4-20.5)<br />

Belle gratificazioni nella carriera<br />

e, dunque, belle soddisfazioni<br />

economiche. Fate attenzione<br />

ai colpi di vento. L’affettività<br />

sarà alle stelle.<br />

// Gemelli (21.5-21.6)<br />

Sarà per voi un mese di grandi<br />

relazioni, nuovi incontri e<br />

nuove collaborazioni. Mercurio<br />

vi inciterà all’associazionismo<br />

e vi condurrà ad una decisione<br />

importante: una convivenza?<br />

// Cancro (22.6-22.7)<br />

Vivrete un mese di alti e bassi.<br />

La Luna “storta” inciderà su<br />

tensioni familiari e vi renderà<br />

più capricciosi del solito. Non<br />

vi arrabbiate troppo, come al<br />

solito; il vostro stomaco vi ringrazierà.<br />

// Leone (23.7-23.8)<br />

Questo mese vi metterà a dura<br />

prova ma riuscirete ad oltrepassare<br />

ostacoli di vario tipo<br />

con coraggio e lealtà. Potreste<br />

vivere una situazione emotiva<br />

conflittuale. Lavorate sodo per<br />

controllare i nervi.<br />

<strong>Il</strong> segno del mese Ivan De Masi<br />

Pesci<br />

(20 febbraio-20 marzo)<br />

//meGlio lo sport<br />

Non sarà un marzo facile. <strong>Il</strong> mese inizia,<br />

per te, con la Luna “traversa”.<br />

L’opposizione Urano- Saturno non ti<br />

agevolerà; anzi ti creerà non poche difficoltà.<br />

La tua energia psichica, caro Ivan, è<br />

molto provata. <strong>Il</strong> consiglio è: abbandona<br />

gli impegni, evadi, trova nuovi svaghi. Non<br />

è il caso di applicarti troppo in iniziative<br />

troppo ambiziose. Prenota un viaggio rassicurante,<br />

distensivo, emotivamente ricostituente<br />

e dimentica per un po’ gli impegni<br />

più grandi di te.<br />

Non cedere alle lusinghe di chi ti vuole<br />

sempre in prima linea e ritagliati del<br />

tempo che sia tutto tuo.<br />

Prova a vivere alla giornata, non fare progetti<br />

a lungo termine.<br />

Una volta tanto, prova a non sentire il<br />

peso di una figura più grande al tuo fianco;<br />

cerca di staccartene e di guardare a<br />

te. Ciò ti restituirà più consapevolezza e<br />

serenità. Scegli uno sport all’aria aperta:<br />

// Vergine (24.8-22.9)<br />

Sarete poco comunicativi o fin<br />

troppo aggressivi. Prendetevi una<br />

vacanza per smaltire lo stress.<br />

Favorite gite di piacere, sport,<br />

attività all’aria aperta per far<br />

sbollire la vostra irruenza.<br />

// Bilancia (23.9-22.10)<br />

Sarà per voi un mese di conquiste<br />

in campo familiare e personale.<br />

Senso della famiglia e della<br />

tradizione, voglia di casa, di valori<br />

semplici. Buono l’aspetto patrimoniale.<br />

// Scorpione (23.10-22.11)<br />

Conquiste erotico-sessuali vi<br />

attendono; la vostra fama di<br />

“conquistatori” non si smentirà.<br />

Sarà la primavera, ma sarete<br />

naturalmente portati alla “caccia”.<br />

Attenzione ai tradimenti:<br />

potreste non riuscire a<br />

nasconderli.<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 35 Marzo 2009<br />

Ivan De Masi, vicepresidente Italgest<br />

pratica il calcio oppure il calcetto; anche<br />

la pallamano può fare al caso tuo.<br />

Distendi la mente ed il corpo in lunghe<br />

passeggiate. Esercitati nella pittura e nelle<br />

arti visive. Anche il ricamo può fare al caso<br />

tuo. Ti darà tempo per pensare e intanto<br />

per liberarti dai pensieri delle ultime settimane.<br />

// Sagittario (23.11-21.12)<br />

Avrete voglia di novità, ma avvertirete<br />

un po’ di stanchezza.<br />

Vivrete un’altalena di emozioni<br />

che si concluderà con l’appagamento<br />

emotivo. Quindi, resistete.<br />

La Luna e Venere vi premieranno.<br />

// Capricorno (22.12-20.1)<br />

Un’insolita voglia di trasgressione<br />

vi travolgerà senza lasciarvi scelta.<br />

Cederete alle pulsioni di tipo sessuale<br />

e vi sentirete pieni di vita.<br />

La sfera lavorativa resterà, comunque,<br />

il vostro interesse principale.<br />

// Acquario (21.1-19.2)<br />

Vi sentirete pieni di energie e carichi<br />

di voglia di fare. Ma,allo stesso<br />

tempo, potreste vivere dei momenti<br />

di “down” dai quali, ad ogni<br />

modo, vi riprenderete senza troppi<br />

traumi. Non vi arrendete e guardate<br />

avanti: avete ancora molti progetti<br />

da portare a compimento.


MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO<br />

Sapere, sentire, vedere<br />

a cura di FLAVIA SERRAVEZZA<br />

f.serravezza@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />

triace. sebben che siamo donne<br />

Triace è il progetto musicale<br />

nato intorno alle voci salentine di<br />

Alessia Tondo, Emanuela Gabrieli e<br />

Carla Petrachi, note al grande pubblico<br />

della musica popolare per<br />

essere tra le protagoniste dell’annuale<br />

Concertone della Notte della<br />

Taranta. Filo conduttore del loro<br />

primo lavoro, dal titolo “Sebben che<br />

siamo donne” (Anima Mundi, 2008),<br />

è la condizione della donna lavoratrice,<br />

sia essa una mondina o una<br />

tabacchina del Salento. Partendo<br />

proprio da “Sebben che siamo<br />

donne”, la prima canzone di lotta<br />

Tra le voci più graffianti e<br />

interessanti dell’edizione 2008<br />

del programma tv “Amici” c’è<br />

quella di Alessandra Moroso, 21<br />

anni, di Galatina (www.alessandraamoroso.it).<br />

Tre brani inediti<br />

interpretati dalla giovane cantante<br />

salentina, “Find a way”,<br />

“Immobile” e “Stella incantevole”,<br />

fanno ora parte della compilation<br />

di Amici 8, intitolata<br />

“Scialla” (Sony Music). <strong>Il</strong> cd è<br />

doppio disco di platino con<br />

oltre 140mila copie vendute.<br />

proletaria al femminile composta<br />

tra il 1900 e il 1914, i 12 brani tradizionali<br />

del disco tracciano un percorso<br />

in cui emergono i sentimenti<br />

affini tra le donne lavoratrici, vittime<br />

del lavoro nei campi, dei soprusi<br />

padronali e del dovere di essere<br />

mogli e madri. Le musiche, affidate<br />

a Giorgia Santoro (flauto), Adolfo La<br />

Volpe (chitarra) e Vito De Lorenzi<br />

(percussioni), mettono insieme tradizione<br />

e sperimentalismo (dalle<br />

incursioni jazz fino a toccare il dub),<br />

dando vita a un prodotto originale e<br />

di grande interesse.<br />

tutti amici di alessandra<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 36 Marzo 2009<br />

dani silk.<br />

ad un passo da sanremo<br />

Non ce l’ha fatta per una<br />

manciata di voti. La corsa<br />

della cantante salentina Dani<br />

Silk a Sanremofestival.59, il<br />

concorso on line dedicato ai<br />

giovani artisti voluto da Paolo<br />

Bonolis per la scorsa edizione<br />

del Festival (17-21 febbraio)<br />

si è fermata a un<br />

passo dal traguardo. <strong>Il</strong> suo<br />

inedito, dal titolo “Sentire”,<br />

dopo aver superato la fase<br />

semifinale delle selezioni,<br />

non è rientrato tra i dieci<br />

brani finalisti. Tuttavia<br />

Daniela Martines (in arte<br />

Dani Silk), classe 1981, originaria<br />

di Galatina, si è fatta<br />

apprezzare da un vasto pubblico<br />

di navigatori che hanno<br />

cliccato e votato il video<br />

della sua canzone, ancora<br />

disponibile sulla piattaforma<br />

www.sanremo.rai.it (oppure<br />

su Youtube). È sfumato così,<br />

almeno per quest’anno, il<br />

sogno di esibirsi sul palco<br />

dell’Ariston ma per la cantautrice<br />

che appartiene alla scuderia<br />

reggae di Treble (Lu<br />

Professore, storico fondatore<br />

e produttore dei Sud Sound<br />

System), la carriera è tutta in<br />

ascesa.<br />

Pur avendo iniziato da<br />

poco (circa due anni) a dedicarsi<br />

professionalmente al<br />

canto, Dani si sta già facendo<br />

notare per la pulitissima<br />

voce, cristallina, quasi di seta<br />

(“silk”, appunto) e per i suoi<br />

testi introspettivi. Si ispira<br />

alla musica pop italiana<br />

d’autore, al reggae giamaicano<br />

e alle melodie della musica<br />

tradizionale salentina. Ha<br />

esordito discograficamente<br />

nel 2007 incidendo per una<br />

nota etichetta reggae italiana,<br />

One Love, cantando in<br />

“Dimme Percene” (in dialetto<br />

salentino) insieme a Treble.<br />

Con lui ha prodotto una serie<br />

di singoli di successo come<br />

“Polvere e silenzio” che è<br />

entrato a far parte della<br />

colonna sonora del film “Fine<br />

Pena mai”. Dani ha partecipato<br />

anche ad importanti<br />

festival di musica etno e reggae<br />

e ora sta lavorando a un<br />

album di inediti.


SU E GIÙ DAL PALCO<br />

Sapere, sentire, vedere<br />

C’è anche una salentina<br />

fra i sei giovai pugliesi che,<br />

dopo aver superato le dure<br />

prove selettive, stanno frequentando<br />

il prestigioso<br />

master in “Gestione della<br />

produzione cinematografica e<br />

televisiva” alla Luiss Business<br />

School di Roma. Marianna<br />

D’Ambra, 25 anni, di<br />

Casarano, partecipa ai corsi<br />

con altri 21 studenti di tutta<br />

l’Italia. <strong>Il</strong> master le permetterà<br />

di entrare in contatto con<br />

alcuni dei gruppi più importanti<br />

del settore dell’audiovisivo<br />

(Albatross; Disney-ABC<br />

International Television;<br />

Editoriale DUESSE; Lux vide;<br />

A REGOLA D’ARTE<br />

Francesca Carallo. Una scultura luminosa<br />

il desiGn è donna<br />

Torna anche quest’anno, a Lecce (castello<br />

Carlo V) la rassegna che sottolinea il contributo<br />

femminile nel campo della creatività artistica.<br />

Una storia ormai consolidata attraverso una<br />

serie di mostre che in questi ultimi nove anni è<br />

stata testimone e portavoce dell’inarrestabile<br />

successo per qualità e ampiezza della creatività<br />

femminile locale, nazionale e internazionale.<br />

Nelle passate edizioni, l’indagine nei territori<br />

cinema<br />

e teatro.<br />

una salentina<br />

in luiss<br />

NBC Universal Global<br />

Networks Italia S.r.l.; RAI<br />

Corporation; Rizzoli<br />

Audiovisivi; Universal Pictures<br />

International Italy).<br />

Attrice e assistente di<br />

produzione, Marianna ha partecipato<br />

a numerosi laboratori<br />

teatrali e di training attoriale<br />

ed è stata protagonista<br />

di diversi spettacoli. Per il<br />

cinema, ha interpretato un<br />

piccolo ruolo nel film<br />

“Ovunque sei” di Michele<br />

Placido.<br />

Laureata col massimo dei<br />

voti presso l’Università La<br />

Sapienza di Roma in Saperi e<br />

tecniche dello spettacolo, si<br />

è specializzata nel settore<br />

della produzione cinematografica<br />

e dopo aver lavorato<br />

per alcune pubblicità è stata<br />

assistente di produzione sul<br />

set del nuovo film “<strong>Il</strong> grande<br />

sogno” di Michele Placido, in<br />

uscita prossimamente nelle<br />

sale cinematografiche.<br />

Un anello disegnato da Wanda Romano<br />

della pittura, scultura, installazione si è dilatata<br />

all’esperienza della video-arte, della fotografia,<br />

del cinema. In tutto, fino ad oggi, si sono alternate<br />

sul palcoscenico di Aw oltre un centinaio di<br />

artiste appartenenti a varie latitudini, generazioni,<br />

maturità, tendenze.<br />

A quest’ampia panoramica del mondo creativo<br />

delle donne si vuole aggiungere in occasione<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 37 Marzo 2009<br />

voGlia di ciciri e tria<br />

<strong>Il</strong> trio di comari salentine<br />

tutto casa e chiesa, le Ciciri e<br />

Tria, sarà presto sul grande<br />

schermo. Uscirà ad aprile in<br />

Germania e successivamente<br />

anche in Italia, infatti, il film<br />

“Maria, non gli piace”, una<br />

commedia della regista tedesca<br />

Neele Leana Volmar, con Lino<br />

Banfi che interpreta un oriundo<br />

pugliese emigrato in Germania<br />

e che in Italia organizza il<br />

matrimonio della figlia con un<br />

tedesco. Annarita Luceri,<br />

Francesca Sanna e Carla Calò<br />

interpretano, neanche a dirlo, il<br />

ruolo delle comari pugliesi e<br />

bigotte che spettegolano durante<br />

la cerimonia. “Abbiamo girato<br />

alcune scene a Gravina di<br />

Puglia, nel mese di novembre –<br />

racconta Annarita – e ci siamo<br />

divertite da morire. Oltre a Lino<br />

Banfi, abbiamo avuto l’onore di<br />

conoscere un altro grande attore<br />

pugliese, Sergio Rubini,<br />

anche lui recita nel film ed è<br />

una persona squisita”. Ma le<br />

novità non finiscono qui. A ottobre<br />

riparte Zelig Off e potremo<br />

rivedere le Ciciri in una veste<br />

inedita, sempre con sketch<br />

legati a vizi e virtù della loro<br />

terra natìa.<br />

CIAK, SI GIRA<br />

del decimo compleanno di Aw, un’indagine nei<br />

territori del design, attraverso una campionatura<br />

di artiste nel confronto di territori, generazioni,<br />

linee di ricerca.<br />

E “Creatività nomade. Aspetti del design contemporaneo<br />

femminile” è il titolo della mostra di<br />

quest’anno, che vedrà alla ribalta una decina tra<br />

designer pugliesi e di area nazionale, negli spazi<br />

prestigiosi del castello cinquecentesco di Carlo V<br />

a Lecce. La mostra, promossa dall’Assessorato<br />

alla cultura della città di Lecce è a cura di<br />

Marina Pizzarelli, storica dell’arte e critica d’arte,<br />

e ospiterà nel corso della sua durata (dal 15<br />

marzo al 15 aprile), diverse iniziative culturali<br />

come workshops, convegni, dibattiti sulle problematiche<br />

del design contemporaneo e dei suoi<br />

rapporti con la produzione industriale.<br />

X edizione di Art Woman 2009: Creatività<br />

nomade. Aspetti del design contemporaneo<br />

femminile<br />

Lecce, Castello Carlo V dal 15 marzo al 15 aprile


Controcanto<br />

Fine pausa pranzo. Come al solito sono a mensa con<br />

le quattro donne del settore in cui lavoro. Squilla il<br />

telefono, rispondo e rientro in ufficio con qualche<br />

minuto di ritardo. <strong>Il</strong> mio capo mi richiama e cerco di giustificarmi:<br />

“Scusa Giuliana, era la Direttora del mensile<br />

per il quale collaboro”. “Ah! Ma allora sei circondato! Hai<br />

tutti superiori donne” – chiosa sorridendo “e com’è la tua<br />

Direttora?”. Rispondo: “Un po’ come te: mite in pace e<br />

dura in guerra”. Mi viene spontaneo parafrasare ciò che<br />

Primo Levi pensava dell’Armata Rossa che liberò il campo<br />

nel quale era prigioniero. Penso ad una battuta e niente<br />

più. Invece le donne al lavoro, e forse nella vita, sono proprio<br />

così. Credo. Lo sono sempre state. Non so se sia un<br />

fatto di “evoluzione” come dicono i biologi o un fatto di<br />

“adattamento sociale” per dirla con gli studiosi delle<br />

vicende umane. So che quando ognuno fa il proprio dovere<br />

un capo o una collega donna rappresentano l’immagine<br />

della serenità, ma come qualcuno sgarra iniziano i<br />

dolori. Poi penso al mio master: 33 partecipanti, oltre 20<br />

donne. Poi penso al recente passato politico e a come si<br />

sia stati miti anche in guerra: a come non ci si sia indignati<br />

a sufficienza mentre si annullavano e si mortificavano<br />

le più elementari norme di correttezza, di onestà, di<br />

democrazia. E penso che, forse, qualche donna in più<br />

avrebbe reso meno agevole commettere tutto ciò. E poi<br />

penso che forse, d’ora in avanti, non ci sarà più spazio per<br />

le mezze misure. Che il mondo sarà conquistato da chi è<br />

in grado di decidere, di valutare, di prendere decisioni<br />

anche scomode. Da chi è sempre stato più disponibile al<br />

sacrificio. Dalle donne, insomma. Così disposte al sacrificio<br />

da non avere dubbi quando si tratta di scegliere tra un<br />

figlio e una promozione. E poi penso che ho affrontato gli<br />

studi e le loro difficoltà, spesso grazie al sogno di una<br />

indovina chi è<br />

di FRANCESCO RIA*<br />

ritorno al Futuro. in rosa<br />

FRANCESCO RIA È UNO DEI TANTI “CERVELLI” CHE LA REGIONE PUGLIA HA FINANZIATO CON IL PROGETTO “RITORNO<br />

AL FUTURO” PER CONSEGUIRE UN MASTER AL NORD O ALL’ESTERO, A CONDIZIONE DI RITORNARE NELLA PROPRIA TERRA<br />

D’ORIGINE. FRANCESCO È UN FISICO, LAUREATO GIOVANISSIMO ALL’UNIVERSITÀ DI LECCE. ORA FREQUENTA UN MASTER<br />

SULLE APPLICAZIONI FARMACEUTICHE E SANITARIE DELLE SCIENZE PRESSO LA FONDAZIONE ISTUD. IL SUO STAGE<br />

È PRESSO LA SORIN BIOMEDICA CARDIO DI SALUGGIA (VERCELLI), LA PRIMA AZIENDA AL MONDO PER LA PRODUZIONE<br />

E VENDITA DI VALVOLE CARDIACHE. LÌ STA TOCCANDO CON MANO IL FUTURO, DAVVERO. ED È DONNA<br />

buona posizione, di un lavoro gratificante una volta terminata<br />

l’università. E penso a quanto deve essere difficile<br />

abbandonare o trascurare questo sogno per chi decide di<br />

non trascurare la famiglia. A quanto sia difficile conciliare<br />

le due cose. A quanta naturalezza nel non far pesare a<br />

nessuno queste scelte. Anzi. Spesso chi le prende è di<br />

supporto a chi si trova a valutare opzioni meno decisive e<br />

drammatiche. E mi disturba sentire che servono più<br />

donne nei luoghi del potere con quel tono da Processo di<br />

Biscardi con il quale ormai si affrontano questi temi. Ma<br />

il commento delle mie colleghe all’ennesima fesseria<br />

fatta dal responsabile dell’altro settore mi richiama al<br />

mio computer e ad un interminabile documento. Per altri<br />

due minuti. Fino a quando l’altra collega non ci saluta: ha<br />

chiesto un permesso perché il marito è rimasto con l’auto<br />

in panne e deve andare a raccattarlo prima che la figlia<br />

esca da danza. La mia vicina di scrivania, però, mi regala<br />

un momento di orgoglio maschile. Ha le braccia a pezzi<br />

perché ha passato il fine settimana ad aiutare il compagno<br />

nel trasportare i mattoni che serviranno per pavimentare<br />

la loro nuova casa. Eh Eh! Almeno in questo noi uomini<br />

non abbiamo problemi. Ma dura solo un attimo perché<br />

capisco subito che ormai l’invasione di campo è totale.<br />

Ormai le donne fanno tutto ciò che facevano gli uomini.<br />

Chissà quando gli uomini riusciranno a fare tutto ciò che<br />

fa una donna. Forse è chiedere troppo. Forse, basterebbe<br />

fermarsi a riflettere su come diamo per scontate tante<br />

cose che in realtà non lo sono. Non credo sia una richiesta<br />

eccessiva se pensiamo che, in fondo, dopo aver lavorato,<br />

tirato avanti la famiglia, consolato i mariti, rimproverato<br />

i figli, le donne sono sempre pronte ad illuminare le<br />

nostre giornate con i loro sorrisi.<br />

*fisico, pubblicista<br />

“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”<br />

il <strong>tacco</strong> d’Italia 38 Marzo 2009<br />

CHI HA FIRMATO CONTROCANTO<br />

Vincenzo Magistà<br />

direttore “TgNorba”<br />

Rosanna Metrangolo<br />

caporedattore “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />

Marco Renna<br />

“Studio 100 Lecce”<br />

Mimmo Pavone<br />

direttore responsabile “<strong>Il</strong> Paese nuovo”<br />

Vincenzo Maruccio<br />

giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />

Tonio Tondo<br />

inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno”<br />

Roberto Guido<br />

direttore “quiSalento”<br />

Lino De Matteis<br />

caposervizio “Nuovo Quoti-diano di Puglia”,<br />

vicepresidente regionale Assostampa<br />

Renato Moro<br />

capocronista “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />

Gabriella Della Monaca<br />

coordinatore TG NORBA GRANDE SALENTO<br />

Luisa Ruggio<br />

redattrice Canale8, scrittrice<br />

Walter Baldacconi<br />

direttore responsabile Tg Studio 100<br />

Paola Ancora<br />

addetta stampa Ministero delle Politiche agricole<br />

Michele Mauri<br />

direttore editoriale L’ATV<br />

Antonio Silvestri<br />

addetto stampa Inps Lecce<br />

Dionisio Ciccarese<br />

presidente homepage Group, società di consulenza<br />

di comunicazione strategica ed editrice di<br />

grandi giornali e siti internet<br />

Nunzio Pacella<br />

addetto stampa Apt di Lecce<br />

Loredana Di Cuonzo<br />

giornalista pubblicista dirigente scolastico<br />

Istituto d’arte “G. Toma” Galatina-Nardò<br />

Giancarlo Minicucci<br />

direttore <strong>Il</strong> Nuovo Quotidiano di Puglia<br />

Vaileth Sumuni<br />

Luigi Russo<br />

giornalista, presidente CSV Salento

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!