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L’Editoriale<br />
// L’Editoriale<br />
Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore<br />
della Repubblica presso la DDA<br />
(dipartimento distrettuale antimafia) ci<br />
accoglie nel suo piccolo ufficio al secondo<br />
piano della Procura di Lecce, in fondo a sinistra<br />
sempre dritto, alla fine di un corridoio<br />
dove armadi e pavimenti traboccano di<br />
fascicoli.<br />
La stanza di cinque metri per cinque (a<br />
dir molto) è sgombra di mobilio, se non fosse<br />
per l’indispensabile: una scrivania, due sedie<br />
poste di fronte, due armadi, pc. Ma sono elementi<br />
di arredo che quasi non si notano, perché<br />
sommersi dai faldoni.<br />
Dietro i faldoni e dietro la scrivania, la<br />
sostituta procuratrice. Si alza e ci porge la<br />
mano, sorridente.<br />
Minuta, anzi, piccola piccola, dall’aspetto<br />
fragile e dal fisico scattante e nervoso, è<br />
disarmante nella trasparenza con cui dice<br />
quello che pensa. E’ il suo coraggio, che è<br />
disarmante. Tanto che spesso durante la<br />
registrazione, le ricorderemo: guardi che<br />
stiamo registrando, questo lo scriviamo.<br />
E lei, ferma: certo.<br />
Di tanto in tanto chiama la sua segretaria,<br />
una sorta di angelo custode silenzioso e quieto,<br />
dal passo leggero, con bellissimi capelli<br />
candidi trattenuti da un fermaglio nero.<br />
Rimarrà anche lei, insieme alla magistra-<br />
//<br />
sommario<br />
IDEE DAL TACCO<br />
29 ALMANACCO SALENTINO, QUESTIONE DI LOOK<br />
33 SUL COMODINO E NELLA BORSA DI...<br />
di Adriana Poli Bortone<br />
35 OROSCOPO<br />
a cura di Iuly Ferrari<br />
36 SAPERE, SENTIRE, VEDERE<br />
a cura di Flavia Serravezza<br />
46 CONTROCANTO ospita Francesco Ria:<br />
Ritorno al futuro. In rosa<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
mafia, politica, ambiente:<br />
un’impresa in attivo<br />
ta che rilascia un’intervista fiume per tutto il<br />
pomeriggio, fino alle 19.30, a disposizione,<br />
oltre ogni abnegazione ragionevole per un<br />
dipendente pubblico.<br />
Alle 19.30, quando andiamo via, la magistrata<br />
china di nuovo il capo sui faldoni:<br />
«Stasera niente palestra, domani ho udienza.<br />
Ora finisco di studiarmi il fascicolo e poi a<br />
casa, a ripetere stanotte diritto privato con<br />
mia figlia, ché fra poco ha l’esame». Problemi<br />
di conciliazione lavoro-famiglia anche per una<br />
delle più alte cariche della Procura leccese.<br />
Per 12 anni si è occupata di reati<br />
ambientali, pubblico ministero nei processi<br />
più importanti della Procura, in cui si è<br />
scontrata con l’inadeguatezza delle norme<br />
che in tema di ambiente prevedono un solo<br />
strumento, l’articolo 53 bis (traffico illecito<br />
di rifiuti) attraverso il quale incardinare il<br />
reato penale, altrimenti tutto si riduce ad<br />
un’ammenda pecuniaria. Quando non alla<br />
prescrizione.<br />
Inadeguatezza delle norme significa che<br />
chi sversa nell’ambiente fusti di pcb, sostanza<br />
altamente cancerogena, e li sversa perfino<br />
nelle discariche autorizzate, come è successo<br />
a Burgesi, nella maggior parte dei casi<br />
rimarrà impunito.<br />
<strong>Il</strong> responsabile della discarica Burgesi<br />
VEDIAMOCI CHIARO<br />
04 COPERTINA // INCHIESTA //FENOMENI IN CRESCITA.<br />
LA VIOLENZA, NEL SALENTO, È DI CASA<br />
di Laura Leuzzi<br />
10 INCHIESTA // DONNE OMICIDE<br />
di Barbara Melgiovanni<br />
CULTURA&PERSONE<br />
14 REPORTAGE // BASTA POCO PER UN SORRISO<br />
17 REPORTAGE // DUE SETTIMANE, UNA VITA.<br />
IN CAMERUN<br />
22 SOCIETÀ // SE FOSSI LEI<br />
di Laura Leuzzi<br />
27 LIBRI // BILANCIO: FEMMINILE SINGOLARE<br />
infatti, Grecolini, fu condannato a otto mesi<br />
di detenzione proprio a seguito del ritrovamento<br />
dei fusti di pcb all’interno della discarica<br />
autorizzata, ma dimostrare l’aggravante<br />
della condotta mafiosa è difficile, nonostante<br />
la ditta interessata al trasporto fosse proprio<br />
quella legata ai Rosafio di Taurisano,<br />
imparentati con esponenti della Scu.<br />
E’ tanto difficile dimostrare l’aggravante<br />
mafiosa che i Rosafio, ad oggi, non sono stati<br />
condannati per traffico illecito di rifiuti né è<br />
stata riconosciuta finora l’aggravante del<br />
comportamento mafioso, perché all’epoca<br />
del ritrovamento dei fusti del pcb nella discarica<br />
di Burgesi, non era ancora in vigore<br />
l’articolo 53 bis. Si potè condannarli per<br />
danneggiamenti e reati minori.<br />
(continua a pag. 2 dello speciale “<strong>Rifiuti</strong> S.p.A.”)<br />
il mensile del salento<br />
Anno VI - n. 55 - Marzo 2009<br />
Iscritta al numero 845 del Registro<br />
della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004<br />
EDITORE:<br />
Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5<br />
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
HANNO COLLABORATO:<br />
Mario Maffei, Laura Leuzzi, Francesco Ria, Flavia Serravezza,<br />
Barbara Melgiovanni, Ada Martella, Giancarlo Colella<br />
FOTO:<br />
Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia<br />
REDAZIONE:<br />
p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238<br />
E-mail: redazione@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />
PUBBLICITÁ:<br />
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IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º APRILE 2009
Copertina //Fenomeni in crescita //Violenze sulle donne<br />
di LAURA LEUZZI<br />
l.leuzzi@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />
I CONTORNI DELLA VIOLENZA DI GENEREIN PUGLIA<br />
E NEL SALENTO. IN MANCANZA DI DATI CERTI,<br />
DI STRUTTURE DI ASSISTENZA ADEGUATE,<br />
DELLA GIUSTA CONSAPEVOLEZZA DA PARTE<br />
DELLE DONNE. TROPPO DA DIRE E TROPPO DA FARE.<br />
A COMINCIARE DA UN PASSO SEMPLICE<br />
EPPURE COMPLICATO: INDIVIDUARE GLI ABUSI<br />
la violenza,<br />
nel salento,<br />
è di casa<br />
L<br />
La percezione che abbiamo oggi della violenza<br />
sulle donne è di un fenomeno in<br />
preoccupante ascesa. <strong>Il</strong> clamore mediatico<br />
che si scatena ad ogni nuovo caso,<br />
accompagnato spesso da reazione xenofobe,<br />
contribuisce ad infondere negli animi femminili<br />
una sensazione di insicurezza ed una<br />
paura diffusa dell’altro.<br />
A differenza di ciò che avviene su scala<br />
nazionale, in particolari contesti metropolitani,<br />
nel Salento non ci sarebbe un fenomeno<br />
“violenza di genere”. I dati forniti dalla<br />
Questura e dall’unico centro antiviolenza, privato<br />
(di pubblici non ce ne sono), non hanno<br />
registrato negli ultimi tempi un incremento<br />
degli episodi. Ciò perché, nel Salento, la violenza<br />
è soprattutto di tipo domestico. Un<br />
“fatto privato” che si consuma tra le mura di<br />
casa.<br />
Quando si parla di violenza, infatti, non ci<br />
si riferisce necessariamente alla violenza sessuale<br />
o a quella fisica: barbare, evidenti,<br />
estreme. La violenza di genere – quella di un<br />
uomo verso una donna – ha più volti. Tra essi,<br />
ci sono quelli sottili della violenza psicologica<br />
ed economica.<br />
Forme di sopruso che si consumano quotidianamente;<br />
abusi che neppure vengono<br />
percepiti come tali, perché considerati “normali”<br />
del rapporto uomo-donna, in una condizione<br />
di tolleranza della prevaricazione<br />
spaventosa, perché diffusa in tutti gli strati<br />
della società. Perché difficile da estirpare.<br />
Eppure oggi le donne sarebbero più consapevoli<br />
e più portate a denunciare il torto<br />
subìto (da questo deriverebbe la percezione<br />
dell’incremento dei reati di genere). Alcune lo<br />
fanno. Ma sono troppo poche.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 4 Marzo 2009<br />
vittime del “malamore”<br />
“Le donne hanno più confidenza col<br />
dolore. Del corpo, dell’anima. E’ un<br />
compagno di vita. […] Ci si vive, è normale.<br />
Strillare disperde le energie,<br />
lamentarsi non serve.<br />
Trasformarlo, invece: ecco cosa<br />
serve. Trasformare il dolore in forza.<br />
Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche<br />
parte perché lasci fiorire qualcosa. E’<br />
una lezione antica, una sapienza muta e<br />
segreta: ciascuna lo sa”. Così scrive nel<br />
libro “Malamore” Concita De Gregorio,<br />
giornalista, direttora de “L’Unità”, donna,<br />
mamma di quattro figli. Le donne sarebbero<br />
così abituate al dolore, da non farci<br />
caso. Sarebbero assuefatte alle prevaricazioni<br />
degli uomini da non riconoscerle<br />
più. Oppure da considerarle manifestazioni<br />
della debolezza maschile; le<br />
donne, in quel caso, si lascerebbero<br />
sopraffare in nome di una maggiore<br />
forza femminile. “Sarò capace di gestire<br />
la tua ira – penserebbe la donna secondo<br />
De Gregorio – perché ne conosco l’origine<br />
e ti so fragile”.
NON SI DICE IL PECCATO<br />
NÉ IL PECCATORE<br />
Nel Salento e in Puglia non esiste un<br />
monitoraggio completo della violenza di<br />
genere, punto di partenza necessario per<br />
poter conoscere l’entità del fenomeno e dunque<br />
contrastarlo. I dati disponibili sono quelli<br />
raccolti, sul campo, dalla Questura e dal<br />
centro antiviolenza privato “Renata Fonte”,<br />
che però non possono fornire un quadro<br />
esaustivo.<br />
Inoltre gli enti coinvolti, come Questura,<br />
carabinieri, ospedali, consultori, Osservatori,<br />
istituzioni, non fanno rete e non comunicano<br />
tra loro. L’unica indagine ufficiale pertanto è<br />
quella, condotta su scala nazionale, dall’Istat<br />
nel 2006.<br />
La ricerca condotta su donne dai 16 ai<br />
70 anni, fotografa una situazione allarmante:<br />
7 milioni 134mila donne hanno subìto<br />
violenza psicologica; 2 milioni 77mila hanno<br />
fatto i conti con comportamenti persecutori<br />
(stalking); un milione 400mila sono state<br />
vittime di violenza sessuale prima dei 16<br />
anni; 690mila l’hanno ricevuta dal proprio<br />
partner e, al momento dell’aggressione, avevano<br />
figli.<br />
<strong>Il</strong> Rapporto fornisce un ulteriore dato:<br />
nonostante sia aumentata la percentuale di<br />
donne che denunciano violenze o tentate violenze,<br />
il sommerso resta elevatissimo. Le<br />
donne che, dopo aver subito una violenza,<br />
preferiscono tacerla sono il 96%, nel caso di<br />
abusi compiuti da un non partner e il 93%<br />
nel caso di abusi compiuti dal partner.<br />
Praticamente tutte.<br />
In Puglia la situazione è pressappoco la<br />
stessa. <strong>Il</strong> 24,9% delle donne ha subìto violenza<br />
fisica e sessuale; il 5,3% di esse l’ha<br />
subita prima dei 16 anni. Solo il 10,8% ha<br />
denunciato l’abuso, se compiuto dal partner;<br />
appena il 5,4%, se compiuto da un non<br />
partner.<br />
violenza salentina. troppi casi taciuti<br />
La violenza sulle donne non è facilmente<br />
catalogabile. Essa rientra nell’ambito dei<br />
reati alla persona che non vengono classificati<br />
in base al genere della vittima.<br />
Stando ai dati forniti dalla Questura di<br />
Lecce, nel 2008 nella provincia salentina si<br />
sono verificati due casi di violenza sessuale<br />
accertati: il primo nei confronti di una cittadina<br />
di nazionalità somala, da parte di un<br />
gruppo di giovani due dei quali minorenni; il<br />
secondo ai danni di una donna albanese e<br />
delle figlie ad opera del marito.<br />
Più alto è il numero di querele sporte da<br />
donne per violenza di altro tipo (principalmente<br />
fisica ed economica); in genere vengono<br />
denunciati ex compagni che non corri-<br />
NELLO SCORSO ANNO IN PROVINCIA DI LECCE SI SONO VERIFICATI DUE<br />
CASI DI VIOLENZA SESSUALE ACCERTATA. GLI EPISODI DI MALTRATTAMENTI<br />
DI ALTRO TIPO SONO PIÙ NUMEROSI: IN UN MESE PRESSO<br />
LA QUESTURA NE VENGONO SEGNALATI IN MEDIA CINQUE O SEI.<br />
ELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LE QUERELE VENGONO RITIRATE<br />
Antonino Cufalo questore di Lecce<br />
l’unica strada è la collaborazione<br />
Dott. Cufalo, lei si è<br />
insediato da poche settimane<br />
presso la Questura<br />
leccese. Che situazione ha<br />
trovato circa l’attenzione<br />
del territorio al tema della<br />
violenza sulle donne?<br />
“<strong>Il</strong> tema è affrontato<br />
con molta sensibilità; lavorerò<br />
affinché non si abbassi<br />
mai la guardia verso questo<br />
tipo di reati. Dovunque io<br />
abbia lavorato, ho sempre riservato grande spazio<br />
al contrasto della violenza alle donne e ai<br />
minori”.<br />
In che modo crede di contrastarla?<br />
“Lavorando di concerto con il territorio in<br />
// I VOLTI DELLA VIOLENZA<br />
La violenza sulle donne comporta un<br />
abuso di potere da parte dell’uomo ed assume<br />
forme differenti che non sempre è facile<br />
identificare; ciò in particolar modo quando il<br />
sopruso si consuma negli ambienti domestici<br />
(la maggior parte dei casi), per cui si fa passare<br />
la prevaricazione come “normale” del<br />
menage familiare.<br />
Esistono cinque tipi di violenza di genere.<br />
Per violenza fisica si intendono maltrattamenti<br />
fisici più o meno gravi (spintoni, percosse,<br />
mutilazioni di arti, ecc); la violenza sessuale<br />
è l’imposizione di pratiche sessuali indesiderate;<br />
quella psicologica consiste nello svalutare<br />
la donna, manipolarla, indurla ad una condizione<br />
di paura (in questa tipologia rientra lo<br />
stalking); la violenza economica viene eserci-<br />
spondono gli assegni di mantenimento o non<br />
rispettano le condizioni sull’affidamento dei<br />
figli. Ne arrivano cinque o sei al mese ma<br />
spesso vengono ritirate.<br />
<strong>Il</strong> numero di violenze denunciate alle<br />
autorità non fornisce un’immagine esaustiva<br />
dei maltrattamenti nei confronti delle donne:<br />
essi sono molto più numerosi, totalmente trasversali<br />
per ambiente, strato sociale, età<br />
della vittima e dell’aggressore, e restano<br />
nella maggior parte dei casi taciuti.<br />
La denuncia penale della violenza scatta<br />
d’ufficio, a prescindere dalla volontà<br />
della donna, se la vittima riporta lesioni che<br />
determinano una prognosi superiore a 20<br />
giorni.<br />
un’attività combinata tra enti ed istituzioni e<br />
riservando grande attenzione alla formazione. Ciò<br />
già avviene presso la Questura di Lecce: il personale<br />
della Squadra Mobile viene costantemente<br />
aggiornato e formato con corsi specifici organizzati<br />
a livello nazionale”.<br />
Crede che in Provincia di Lecce esista un<br />
fenomeno legato alla violenza di genere?<br />
“Non credo si possa parlare di fenomeno. Le<br />
violenze che vengono compiute nei confronti delle<br />
donne si consumano in buona parte tra le mura<br />
domestiche e non per strada. Ad ogni modo, lavoreremo<br />
per combattere anche quella piccola percentuale<br />
di abusi ad opera di sconosciuti. E’<br />
importante assicurare alle donne protezione dentro<br />
e fuori casa”.<br />
tata tramite la privazione economica da parte<br />
del partner; quella sui luoghi di lavoro si<br />
manifesta sotto forma di violenza sessuale o di<br />
mobbing (manipolazione psichica mirata a<br />
sminuire il ruolo professionale della donna).<br />
// STALKING. C’È IL DECRETO<br />
<strong>Il</strong> termine inglese “stalking” indica tutti gli<br />
atteggiamenti persecutori nei confronti di<br />
una donna, che generino nella vittima o nei<br />
suoi congiunti stati di ansia e paura tali da<br />
cambiarne le abitudini di vita.<br />
<strong>Il</strong> decreto legge sulla violenza sessuale<br />
recentemente approvato (20 febbraio) definisce<br />
le pene per i responsabili di stalking:<br />
reclusione da sei mesi a quattro anni a<br />
seconda della gravità del reato.
che cosa fa la regione…<br />
PER CONTRASTARE LA VIOLENZA SULLE DONNE, LO SCORSO NOVEMBRE,<br />
LA REGIONE HA PRESENTATO UN PROGRAMMA TRIENNALE IN QUATTRO<br />
PUNTI: DAL MONITORAGGIO DELL’ESISTENTE, ALLA CREAZIONE DI RETE<br />
TRA SERVIZI AL REINSERIMENTO IN SOCIETÀ DELLE DONNE MALTRATTATE.<br />
A DISPOSIZIONE CI SONO 10 MILIONI DI EURO<br />
Con la legge 17/2003 e le successive linee<br />
guida attuative contenute nella legge<br />
19/2006, la Regione stabilisce la nascita di<br />
centri antiviolenza sul territorio pugliese, ma<br />
non li finanzia e rimanda alla programmazione<br />
finanziaria dei Piani di zona e, quindi, al<br />
capitolo Servizi sociali.<br />
Lo scorso 25 novembre, giornata contro<br />
la violenza di genere, l’assessorato regionale<br />
alle Pari Opportunità (assessora Elena<br />
Gentile) ha presentato il “Programma regionale<br />
triennale 2009-1011 per prevenire e<br />
contrastare il fenomeno della violenza contro<br />
le donne”.<br />
<strong>Il</strong> Piano mette a disposizione 10 milioni<br />
di euro per interventi di prevenzione, informazione<br />
e sensibilizzazione, incentivi alle assunzioni,<br />
realizzazione di strutture dedicate ed<br />
...e che cosa fa la provincia<br />
TRACCIARE UN QUADRO INDICATIVO DELLA VIOLENZA DI GENERE<br />
NELLA PROVINCIA DI LECCE NON È SEMPLICE: NEL TERRITORIO<br />
SALENTINO NON ESISTONO CENTRI DI ASCOLTO ANTIVIOLENZA NÉ CASE<br />
RIFUGIO, PREVISTE PER LEGGE. NON ESISTONO NEPPURE DATI SUL FENOMENO<br />
Nonostante siano previsti per legge fin dal<br />
2003, in provincia di Lecce (così come in<br />
provincia di Foggia) non esistono centri antiviolenza.<br />
Ne abbiamo chiesto conto all’assessora<br />
provinciale al ramo, Loredana Capone,<br />
Servizi sociali e Pari opportunità, ma non ha<br />
saputo darci motivi plausibili del perché. La<br />
Capone rimanda tutta la responsabilità alla<br />
Regione, dicendo che la Provincia ha presentato<br />
alcuni progetti e che dalla Regione non<br />
ha avuto risposte. In realtà riguardo alle future<br />
iniziative l’assessora ha dimostrato di non<br />
DUE ANNI FA LA PROVINCIA<br />
PRESENTÒ IN REGIONE<br />
IL PROGETTO DI UN CENTRO<br />
RESIDENZIALE PER DONNE<br />
ABUSATE, MA NON EBBE<br />
ALCUNA RISPOSTA. AD OGGI<br />
ANCORA NON SE NE SA NULLA.<br />
LOREDANA CAPONE:<br />
“REALIZZEREMO DIECI CENTRI<br />
IN TUTTO IL SALENTO”<br />
“La pubertà”.<br />
Edvard Munch, 1895<br />
avere nel cassetto una pianificazione chiara:<br />
non si sa come realizzare i centri antiviolenza,<br />
con quanti soldi e come gestirli.<br />
Immagina addirittura dieci centri antiviolenza,<br />
un numero che ci appare sovradimensionato<br />
rispetto alle reali esigenze del territorio,<br />
quando ne basterebbe uno, ma subito e ben<br />
funzionante.<br />
Serve maggiore informazione perché le<br />
stesse donne riconoscano la violenza quando<br />
la subiscono (quella domestica, quella psicologica,<br />
quella economica); serve assistenza<br />
psicologica alle donne e ai loro familiari, perché<br />
sappiano come aiutare chi nella loro<br />
famiglia subisce violenza e la spingano a trovare<br />
la forza a denunciare; serve un coordinamento<br />
tra le Istituzioni che si occupano di<br />
violenza, dalla Questura alle Asl, perché si<br />
abbia una mappatura del fenomeno, anche<br />
statistica, ad oggi inesistente. A chi ha subito<br />
violenza o ai familiari che vogliono aiutare<br />
chi la subisce e si aspettano un supporto<br />
dalla Istituzioni, che cosa risponde l’assessore<br />
Capone?<br />
M.L.M.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 6 Marzo 2009<br />
alloggi per l’emergenza abitativa.<br />
In Puglia sono presenti infatti solo cinque<br />
case rifugio di carattere residenziale,<br />
undici centri di ascolto e 31 èquipe integrate<br />
per l’assistenza. Numeri colpevolmente<br />
bassi rispetto alla portata del fenomeno.<br />
La Provincia di Lecce, assieme a quella<br />
di Foggia, è addirittura sprovvista di case<br />
rifugio e centri antiviolenza che pure<br />
dovrebbero essere ubicati in ciascuna provincia,<br />
secondo quanto disposto dalle linee<br />
guida attuative della legge regionale<br />
17/2003.<br />
Ciò significa: assoluta inadeguatezza a<br />
fornire un conforto alle donne in difficoltà.<br />
Di conseguenza, l’urgente esigenza di<br />
interventi concreti e di una rete capillare di<br />
servizi.<br />
Le linee di intervento previste dal<br />
piano regionale sono quattro: il monitoraggio<br />
dei servizi e delle strutture esistenti<br />
sul territorio regionale; l’elaborazione di<br />
accordi di programma tra amministrazioni;<br />
il potenziamento delle èquipe e della<br />
rete di assistenza; il reinserimento della<br />
donna nel mondo del lavoro.
DOPO IL SUCCESSO<br />
DELLA PASSATA EDIZIONE,<br />
LA CONSIGLIERA DI PARITÀ<br />
ORGANIZZERÀ ANCHE<br />
PER QUEST’ANNO CORSI<br />
DI AUTODIFESA RIVOLTI<br />
ALLE DONNE. SI TERRANNO<br />
A LECCE, NARDÒ E CASARANO<br />
E SARANNO GRATUITI. OBIETTIVO:<br />
RIDARE SICUREZZA ALLE DONNE<br />
In Provincia vi sono due strutture di assistenza<br />
pensate per la cittadine extracomunitarie.<br />
<strong>Il</strong> primo dei due, un centro residenziale<br />
nato nel 2000, fa capo al progetto Libera<br />
contro la tratta delle donne extracomunitarie<br />
ed ha seguìto, fino ad oggi, oltre 2mila casi di<br />
donne.<br />
<strong>Il</strong> secondo, nato da pochi mesi, ha sede<br />
presso l’Ipab (Istituto di pubblica assistenza<br />
e beneficenza) di Lecce ed è un centro italoalbanese,<br />
realizzato nell’ambito del programma<br />
Interreg Italia-Albania. Si occupa dell’assistenza<br />
e del rientro delle donne albanesi in<br />
patria.<br />
Benché si tratti di due iniziative lodevoli<br />
nei confronti delle cittadine extracomunitarie,<br />
persiste la carenza di strutture pubbliche<br />
per la protezione ed il soccorso di quelle<br />
donne che sono quotidianamente vittime di<br />
violenza. Abbiamo chiesto il perché di questa<br />
mancanza a Loredana Capone, assessora<br />
provinciale alle Pari Opportunità. Ecco che<br />
cosa ci ha risposto.<br />
Loredana Capone assessora Pari Opportunità Provincia di Lecce<br />
siamo in attesa<br />
Assessora, quali iniziative<br />
ha messo in atto la<br />
Provincia di Lecce a contrasto<br />
della violenza sulle<br />
donne?<br />
“Abbiamo svolto un’intensa<br />
attività di informazione.<br />
Con la Commissione<br />
provinciale per le Pari<br />
opportunità, la consigliera<br />
di Parità e la Fidapa (Federazione italiana donne,<br />
arti, professioni e affari) di Lecce abbiamo pubblicato<br />
un opuscolo contenente le misure da<br />
adottare in caso di violenza. Inoltre abbiamo attivato<br />
due centri contro la violenza e la tratta delle<br />
immigrate”.<br />
Qual è l’impegno economico per la gestione<br />
di tali strutture?<br />
“<strong>Il</strong> centro antiviolenza Italia-Albania, nato<br />
con finanziamenti Interreg, ha un costo di<br />
100mila euro all’anno.<br />
A questi fondi vanno aggiunti 25mila euro<br />
destinati a promuovere attività di reinserimento<br />
delle donne in Albania. Per ‘Libera’, finalizzato al<br />
Serenella Molendini<br />
Consigliera, che cosa<br />
ha fatto il suo Ufficio per<br />
combattere la violenza di<br />
genere?<br />
“Abbiamo cercato di<br />
contrastare l’idea radicata<br />
nella nostra cultura, secondo<br />
la quale la violenza sulle<br />
donne è normale. In occasione<br />
del 25 novembre<br />
abbiamo inviato a tutti i Comuni le richiesta di<br />
approvazione di un ordine del giorno per affermare<br />
l’azione di ‘non violenza’ sulle donne”.<br />
Come è stata recepita?<br />
“Diversi Comuni hanno programmato momenti<br />
di riflessione su questo tema. E’ stato un piccolo<br />
ma significativo passo; è necessario continuare<br />
a stimolare la riflessione all’interno dei consigli<br />
comunali e provinciali. Abbiamo partecipato alla<br />
pubblicazione di un libretto informativo sulla violenza<br />
di genere”.<br />
Quanto conta l’attività di sensibilizzazione?<br />
“Ci credo molto. Non è vero che la donna è<br />
naturalmente vocata alla sopportazione. Proprio<br />
per combattere questo preconcetto, l’anno scorso<br />
ho promosso dei corsi di autodifesa per le dipendenti<br />
della Provincia”.<br />
Quali risultati hanno ottenuto?<br />
“Le donne hanno vissuto con piacere la pos-<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 7 Marzo 2009<br />
contrasto della tratta, Palazzo dei Celestini ha<br />
stanziato 120mila euro nel co-finanziamento<br />
Provincia-Ministero”.<br />
Perché la Provincia di Lecce è sprovvista<br />
degli obbligatori centri antiviolenza?<br />
“Due anni fa abbiamo presentato alla<br />
Regione il progetto di un centro residenziale<br />
antiviolenza ma non abbiamo ottenuto risposta.<br />
Inoltre ho proposto di inserire nell’ambito del<br />
Piano strategico di Area Vasta la realizzazione di<br />
dieci centri di ascolto sparsi sul territorio<br />
provinciale”.<br />
In che cosa consistono questi progetti?<br />
“Per il centro residenziale, previsto a Lecce,<br />
abbiamo chiesto alla Regione un finanziamento<br />
di 500mila euro necessari per dotarsi di un’èquipe<br />
qualificata e gestire la residenzialità. Di centri<br />
dislocati sull’intero territorio provinciale ne abbiamo<br />
immaginati cinque di dimensioni maggiori e<br />
cinque minori; non conosciamo l’entità del finanziamento<br />
necessario, ma se la Regione dovesse<br />
dare l’ok, i Comuni potrebbero presentare i progetti<br />
esecutivi e poi siglare le convenzioni per la<br />
gestione”.<br />
consigliera provinciale e regionale di Parità<br />
fare rete per cambiare la mentalità<br />
sibilità di raccontarsi e di sentirsi più sicure.<br />
Abbiamo così deciso di riproporre l’esperienza in<br />
tre territori della Provincia: nella città di Lecce in<br />
collaborazione con l’istituto ‘De Pace’, a Nardò in<br />
collaborazione con la Commissione Pari<br />
Opportunità comunale; a Casarano in collaborazione<br />
con il Comune e con il Tacco d’Italia.<br />
Dobbiamo programmare un’azione a 360 grandi<br />
contro la violenza di genere e lavorare sull’immagine<br />
della donna in pubblicità”.<br />
In Provincia di Lecce non esiste un centro<br />
antiviolenza. C’è stata scarsa attenzione politica<br />
verso il tema degli abusi sulle donne?<br />
“La Provincia ha fatto ciò che ha potuto.<br />
Purtroppo negli ultimi anni gli enti locali hanno<br />
avuto scarsa disponibilità economica; il<br />
Programma triennale regionale ci permetterà di<br />
realizzare interventi necessari che fino ad oggi<br />
sono mancati. Le Province potranno fare la loro<br />
parte, anche per monitorare il fenomeno”.<br />
Perché ad oggi non esistono dati provinciali<br />
sul fenomeno della violenza di genere?<br />
“Purtroppo non esistono neppure dati regionali.<br />
Anche sotto questo punto di vista bisogna<br />
fare sistema: coordinare e mettere in relazione i<br />
dati raccolti da più enti, come la Questura, i carabinieri,<br />
tutti gli ospedali della Provincia di Lecce, i<br />
consultori. Bisogna monitorare per capire ed<br />
intervenire”.
insieme nel nome di renata fonte<br />
IL CENTRO ANTIVIOLENZA RENATA FONTE, GESTITO DALL’ASSOCIAZIONE<br />
DONNE INSIEME, È L’UNICA STRUTTURA DI ASCOLTO PER LE DONNE<br />
IN TERRITORIO SALENTINO. MA È PRIVATA. SERVE UN BACINO D’UTENZA<br />
CHE COINCIDE CON L’INTERA PROVINCIA<br />
L<br />
’unico centro antiviolenza presente sul territorio<br />
provinciale è un centro privato.<br />
Intitolato a Renata Fonte, è nato nel<br />
1998 a Lecce per iniziativa dell’associazione<br />
femminile Donne Insieme; presidente, Maria<br />
Luisa Toto.<br />
Nel 2004 il centro ha potuto godere di<br />
una convenzione con il Comune di Lecce (sindaca<br />
Adriana Poli Bortone) che ha riconosciuto<br />
alla struttura un rimborso spese mensile<br />
pari a 700 euro. Allo scadere della convenzione,<br />
nel 2008, il Comune (sindaco Paolo<br />
Perrone) non l’ha rinnovata; da allora la struttura<br />
si mantiene con risorse proprie e continua<br />
a fornire servizi in forma volontaria e<br />
totalmente gratuita.<br />
Quante donne. In dieci anni di attività il<br />
centro Renata Fonte ha dato ascolto e conforto<br />
a circa mille donne. Solo nell’ultimo<br />
Presidente, nel<br />
Salento esiste un fenomeno<br />
di violenza sulla<br />
donne?<br />
“Non parlerei di<br />
‘fenomeno’ di violenza,<br />
come può accadere in<br />
contesti metropolitani in<br />
altre zone d’Italia, dove<br />
la violenza viene perpetrata<br />
da sconosciuti. In Salento la violenza è<br />
principalmente di tipo domestico. Tuttavia<br />
cominciano ad arrivare segnalazioni di giovani<br />
donne che non si sentono sicure in alcune<br />
zone della città di Lecce: l’area alle spalle del<br />
cinema Massimo e le strade che da lì conducono<br />
al centro storico”.<br />
La violenza domestica è più difficile da<br />
denunciare?<br />
“Oggi si registra un leggero incremento<br />
delle denunce. Purtroppo i casi non segnalati<br />
sono ancora la maggioranza; le donne vivono<br />
una condizione di sottomissione; ciò che è più<br />
allarmante è che in molti casi esse tendano a<br />
tacere per proteggere i propri compagni”.<br />
anno le chiamate sono state 500, la metà del<br />
totale; “ciò perché – spiega la presidente Toto<br />
– è cresciuta la consapevolezza delle donne,<br />
che oggi più di ieri si convincono a chiedere<br />
aiuto”.<br />
Delle 500 donne che nell’ultimo anno<br />
hanno segnalato al centro un abuso subìto,<br />
300 hanno chiesto un colloquio presso la<br />
struttura; in 200 hanno poi intrapreso il percorso<br />
di assistenza legale e sostegno psicologico<br />
fino alla denuncia dell’aggressione alle<br />
forze dell’ordine.<br />
Quali violenze. Circa la metà dei casi<br />
segnalati al centro si riferiscono a stalking e<br />
violenza psicologica; il 30% a violenza fisica;<br />
il 20% a violenza sessuale. Nel 40% dei casi,<br />
l’abuso si accompagna ad episodi di violenza<br />
economica. L’80% delle violenze avviene in<br />
ambiente domestico.<br />
IN DIECI ANNI DI ATTIVITÀ LA STRUTTURA PRESIEDUTA DA MARIA LUISA<br />
TOTO HA RICEVUTO MILLE SEGNALAZIONI DI VIOLENZA SULLE DONNE.<br />
500 SOLO NELL’ULTIMO ANNO. L’80% DEGLI ABUSI AVVIENE IN FAMIGLIA,<br />
MA LE GIOVANI DONNE COMINCIANO A SENTIRSI INSICURE ANCHE<br />
IN ALCUNE ZONE DELLA CITTÀ DI LECCE. IL CENTRO RICEVEVA 700 EURO<br />
AL MESE DAL COMUNE DI LECCE (SINDACA POLI).<br />
PERRONE HA CHIUSO I RUBINETTI<br />
Maria Luisa Toto<br />
presidente centro antiviolenza Renata Fonte<br />
non è un percorso facile<br />
Che cosa spinge una donna a denunciare<br />
l’abuso?<br />
“Spesso è l’amore per i figli. Una donna<br />
tace finché la violenza sia compiuta solo nei<br />
suoi confronti; ma se essa si rivolge anche<br />
verso i figli, la donna trova la giusta forza per<br />
venire allo scoperto e chiedere aiuto”.<br />
Come procedete quando vi arriva una<br />
richiesta di aiuto?<br />
“<strong>Il</strong> primo contatto è quello telefonico. La<br />
donna telefona alla nostra struttura<br />
(800.098822; 0832.305767) o al numero<br />
verde nazionale 1522 e ci racconta la sua storia.<br />
Successivamente ha luogo il primo colloquio<br />
personale. La nostra èquipe è interamente<br />
composta da donne: avvocate, psicologhe,<br />
psicoterapeute, assistenti sociali, operatrici<br />
socio-assistenziali, educatrici, tutte volontarie.<br />
In molti casi,la donna ha bisogno di essere<br />
accompagnata in Pronto soccorso o presso le<br />
forze dell’ordine. Denunciare alle autorità un<br />
abuso non è semplice. Una volta sporta la<br />
denuncia, si dà il via all’iter legale; le nostre<br />
avvocate assistono gratuitamente le donne<br />
anche in tribunale”.<br />
// IL “NO ALLA VIOLENZA”<br />
IN UN’ANFORA<br />
Udi Macare Salento è il gruppo salentino<br />
dell’Udi (Unione donne italiane). Si è costituito<br />
nell’aprile del 2006 su volontà di sette donne<br />
ed ora conta 52 iscritte. Responsabile è Enza<br />
Miceli.<br />
Negli anni Udi Macare ha portato avanti<br />
numerose battaglie in nome della parità di<br />
diritti tra uomo e donna e sempre con grande<br />
successo.<br />
Per questo ha voluto che una tappa della<br />
“Staffetta contro la violenza sulle donne” toccasse<br />
anche il Salento. La manifestazione ha<br />
coinvolto vari centri della Provincia e concluso<br />
il giro salentino nella città di Lecce.<br />
Simbolo della staffetta è un’anfora a due<br />
manici, che ricorda la forma del corpo di<br />
donna, strumento quotidiano del lavoro femminile.<br />
L’anfora accoglie di tappa in tappa i messaggi<br />
di carta che le donne le vogliono affidare.<br />
Partita da Niscemi, dov’è stata assassinata<br />
Lorena, la Staffetta si concluderà a Brescia,<br />
dov’è stata sgozzata Hiina, portando con sé<br />
iniziative pubbliche come dibattiti, mostre,<br />
seminari, proiezioni video.<br />
Enza Miceli, responsabile Udi Macare Salento
Inchiesta //La violenza è di casa //Donne dentro<br />
donne omicide<br />
di BARBARA MELGIOVANNI<br />
STORIE DI DONNE CHE HANNO SBAGLIATO PER AMORE. PER PROTEGGERE I PROPRI COMPAGNI,<br />
PER RESTARE AL LORO FIANCO, PER INSEGUIRE UN ALTRO UOMO. QUANDO, NELLA LOTTA INTERIORE<br />
TRA LA PULSIONE AL PIACERE E LA PULSIONE ALLA DISTRUZIONE, È QUESTA AD AVERE LA MEGLIO<br />
Secondo alcuni studi le donne che<br />
amano siano naturalmente più<br />
portate ad uccidere. Sarebbero<br />
quelle donne che non vedono altro se<br />
non il proprio sentimento e che sono<br />
spinte dal desiderio di viverlo fino in<br />
fondo. In maniera totale e spaventosa.<br />
E’ difficile immaginare una donna<br />
nei panni di un’assassina, ruolo opposto<br />
rispetto a quello tradizionalmente ritenuto<br />
femminile, perché crudele, violento,<br />
irrazionale.<br />
Eppure non è raro venire a cono-<br />
scenza di crimini passionali, spesso<br />
definiti di “ordinaria follia”, motivati da<br />
quella “insana passione” che sarebbe<br />
presente negli autori del gesto. E nelle<br />
autrici.<br />
I delitti passionali maturano all’interno<br />
di un disagio relazionale inespresso,<br />
ma crescente, che esplode. Spesso<br />
sono la conclusione di amori infelici o<br />
non corrisposti.<br />
<strong>Il</strong> motivo conduttore più vistoso dei<br />
delitti passionali è dunque l’amore. Per<br />
questo si dice che la donna concepisca<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 10 Marzo 2009<br />
l’omicidio prima nel cuore e poi nella<br />
testa. Dal momento in cui lo sguardo si<br />
posa sulla vittima, fino all’uccisione,<br />
l’unico sentimento è l’amore. Un amore<br />
respinto, tradito, sciupato da litigi e<br />
incomprensioni, che si può controllare<br />
e conservare solo attraverso la morte.<br />
E’ il binomio Eros-Thanatos di cui parlavano<br />
i greci, quella strettissima relazione<br />
tra la pulsione al piacere e la pulsione<br />
alla distruzione. Una dura lotta interiore<br />
in cui a spuntarla è spesso l’istinto<br />
di uccidere.<br />
foto di Francesco Martino da www.flickr.com
LA “MIA” LUCIA<br />
“L’infermiera killer”, l’hanno definita.<br />
Lucia Bartolomeo, 35enne di Taurisano, è<br />
ormai stata etichettata come l’adultera che<br />
ha ucciso il marito, Ettore Attanasio, anche lui<br />
di Taurisano, di qualche anno più grande.<br />
L’avrebbe fatto per liberarsi del coniuge e<br />
poter vivere la sua storia d’amore con un<br />
altro uomo.<br />
I fatti risalgono al 2006. Da allora le cronache<br />
locali hanno riempito pagine su pagine<br />
della sua storia. Lo scorso 12 febbraio la<br />
Corte d’Assise ha emesso il suo verdetto:<br />
ergastolo per il reato di omicidio volontario<br />
aggravato dalla premeditazione e dai motivi<br />
futili ed abietti.<br />
Con l’aiuto di Rovena Bartolomeo, sorella<br />
maggiore di Lucia, abbiamo tentato di tracciare<br />
un ritratto della donna e degli ultimi<br />
mesi di vita accanto al marito, rendendoci<br />
conto che ciò che possiamo fornire è solo un<br />
ritratto “di parte”. Non vogliamo scagionarla;<br />
non è compito nostro. Ma presentare l’immagine<br />
che di lei hanno i suoi cari; un’immagine<br />
che spesso è sfuggita alle pagine e pagine<br />
di cronaca locale.<br />
“Siamo sorelle ma diverse per carattere e<br />
temperamento – dice Rovena -. Lei ha dimostrato<br />
sin dall’infanzia mitezza e pacatezza<br />
// IL CARCERE NON<br />
È PER LE DONNE<br />
“Nella Casa di Borgo San<br />
Nicola. Con le donne, nel carcere”<br />
è un libro ed un documentario.<br />
Un’insieme di riflessioni,<br />
brani e pensieri in libertà, nato<br />
dall’idea di tre donne: Caterina<br />
Gerardi, fotografa e operatrice<br />
culturale; Sandra Del Bene, psicologa<br />
e psicoterapeuta, e<br />
Rosamaria Francavilla, operatrice<br />
culturale.<br />
E’ il risultato di un laboratorio<br />
di scrittura che Rosamaria<br />
Francavilla ha realizzato con le donne del<br />
carcere di Borgo San Nicola, a Lecce.<br />
Raccoglie interviste, colloqui, incontri con le<br />
detenute e con il personale che opera nella<br />
struttura.<br />
<strong>Il</strong> fine è far conoscere le problematiche<br />
che ogni giorno le donne in carcere devono<br />
affrontare e come, attraverso l’utilizzazione<br />
di azioni psicologicamente gratificanti<br />
e socialmente rilevanti, riescano ad<br />
inserirsi in una logica di rieducazione e di<br />
recupero.<br />
LUCIA BARTOLOMEO È STATA CONDANNATA ALL’ERGASTOLO<br />
PER AVER UCCISO IL MARITO. LA SORELLA ROVENA LA DESCRIVE<br />
DIVERSAMENTE DA COME È STATO FATTO FINORA: “MITE E PACATA,<br />
DALL’ATTEGGIAMENTO SILENZIOSO E L’INDOLE ALTRUISTA”<br />
d’animo, un atteggiamento silenzioso ed<br />
un’indole molto altruista”.<br />
Dopo il diploma Lucia ha lavorato come<br />
commessa e, prima di diventare infermiera,<br />
ha prestato servizio di assistenza domiciliare<br />
a due anziani, essendo sempre molto amata<br />
dai pazienti che ha accudito. “Una donna di<br />
cuore – commenta la sorella - che lascia il<br />
segno negli animi di chi la incontra. Una<br />
donna a cui ci si affeziona subito, perché è<br />
dolce e si fa voler bene”.<br />
A 13 anni conobbe Ettore Attanasio, il suo<br />
primo e unico fidanzato, all’epoca già maggiorenne,<br />
e decise di crescere con lui.<br />
<strong>Il</strong> loro rapporto durerà 18 anni: dopo<br />
dieci anni di fidanzamento decideranno di<br />
sposarsi.<br />
Rovena lo descrive come una persona<br />
irruente, dominatrice della personalità, meno<br />
appariscente di Lucia e molto possessivo nei<br />
suoi confronti.<br />
“Negli ultimi tempi – riferisce Rovena –<br />
sia Ettore sia Lucia avevano scoperto degli<br />
interessi al di fuori del matrimonio. Lei aveva<br />
trovato chi la facesse sentire amata ed anche<br />
lui aveva intrapreso un’altra relazione”.<br />
Tutto ha inizio<br />
nella primavera del<br />
2005. Le mani che<br />
scrivono sono quelle<br />
di Sandra; l’occhio<br />
che riprende è della<br />
videocamera di Caterina;<br />
la sensibilità<br />
estetica e la profonda umanità sono quelle di<br />
Rosamaria, che ha colto luci, angoli e figure<br />
capaci di esprimere emozioni.<br />
Le maggiori adesioni agli incontri si sono<br />
registrate tra le detenute dell’Alta Sicurezza.<br />
Mogli, sorelle, figlie di uomini già sottoposti a<br />
regime carcerario o che avevano problemi<br />
con la giustizia. In carcere per amore, quindi,<br />
per aver deciso di non tradire l’uomo che<br />
amano o hanno amato. Una complicità scandita<br />
dal ritmo lento di un cuore che tra il parlare<br />
ed il tacere, ha preferito tacere. Un cuore<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 11 Marzo 2009<br />
Ma Lucia ha preferito non separarsi da<br />
Ettore perché, nel frattempo, lui si era<br />
ammalato.<br />
I suoi disturbi secondo le ricostruzioni di<br />
Rovena, cominciarono nell’ottobre 2005, sette<br />
mesi prima della morte. Fatica a respirare.<br />
Radiografie, poi nuovi accertamenti.<br />
I primi di maggio Ettore non riusciva nemmeno<br />
più a guidare; sdoppiamento della vista,<br />
allucinazioni e difficoltà respiratorie. “Si è<br />
spento pian piano - dice Rovena -. Lucia si è<br />
limitata a stargli accanto, somministrargli le<br />
flebo prescritte dal medico, combattendo<br />
anche contro di lui che non voleva curarsi”.<br />
Ciò che accadde poi è risaputo: la mattina<br />
del 30 maggio Ettore era morto.<br />
Rovena afferma che Lucia, svegliandosi, lo<br />
trovò senza vita accanto a lei. I giudici affermano<br />
che fu lei a determinarne il decesso.<br />
Dunque, l’ergastolo. Per omicidio volontario<br />
premeditato; ancora più grave perché<br />
causato da motivi futili: liberarsi del marito<br />
per poter vivere accanto ad un secondo<br />
uomo.<br />
L’amore, ancora una volta, sarebbe alla<br />
base del gesto insano.<br />
IN CARCERE È FATTO SU MISURA DEGLI UOMINI.<br />
LE DONNE, SE CI ENTRANO, DEVONO RINUNCIARE<br />
ALLA FEMMINILITÀ. SI VIVE ASPETTANDO: LA POSTA,<br />
LA VISITA, LA DOCCIA, L’ORA D’ARIA.<br />
POI CI SONO I PROGETTI, COME “MADE IN CARCERE”,<br />
CHE AIUTANO AD EVADERE. COL PENSIERO<br />
che per la legge porta la macchia indelebile<br />
del favoreggiamento.<br />
Ma “il carcere non è per le donne” è la<br />
frase che una delle intervistate ripete continuamente;<br />
una frase nella quale si concentra<br />
tutto il dolore della situazione di detenute.<br />
<strong>Il</strong> carcere è un’istituzione maschile, pensata<br />
per gli uomini e regolata su di loro. E’ difficile<br />
per una donna, ancor più che per un<br />
uomo, dover fare i conti con una vita che,<br />
fuori, continua, con figli che vanno a scuola,<br />
maturano lontano, da soli.<br />
Esistenze sospese, ferme in uno spazio<br />
immobile, in un tempo che è quello infinito<br />
dell’attesa.<br />
A Borgo San Nicola si vive aspettando: la<br />
posta, il giorno del colloquio, il momento<br />
della doccia, l’ora d’aria, la data del processo,<br />
il giorno della telefonata. Che la vita prima<br />
o poi ricominci.
“made in carcere”.<br />
evadere restando<br />
dentro<br />
Le lunghe ore di attesa vanno occupate in<br />
qualche modo. Pensare fa male. Avere troppo<br />
tempo è una condanna più dura della detenzione<br />
in se stessa.<br />
“Made in carcere” è nato con lo scopo di<br />
alleviare, se si può, la permanenza delle<br />
donne nel carcere leccese di Borgo San<br />
Nicola. Un marchio di abbigliamento ed<br />
accessori che nasce in un laboratorio tutto al<br />
femminile, che ha luogo all’interno della casa<br />
circondariale. Qui, si pensano, si cercano, si<br />
trasformano e si producono prodotti eco-solidali,<br />
tramite materiale di scarto.<br />
Amministratrice unica di “Officina Creativa”,<br />
Luciana Delle Donne ha il merito di aver creato<br />
all’interno del carcere di Lecce il laboratorio<br />
dove si confezionano le borse.<br />
L’abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto<br />
le motivazioni alla base di questa iniziativa<br />
ed i risultati riscontrati.<br />
Luciana Delle Donne<br />
Perché nasce<br />
“Made in carcere”?<br />
“<strong>Il</strong> desiderio è diffondere<br />
un nuovo stile<br />
di vita ed una nuova<br />
filosofia: quella della<br />
seconda opportunità.<br />
Una doppia vita a tessuti<br />
ed oggetti ed<br />
un’altra chance alle<br />
detenute.”<br />
E’ stato difficile<br />
portare avanti un progetto<br />
così particolare?<br />
“Inizialmente è stato atroce, per via<br />
della burocrazia necessaria alla sicurezza del<br />
luogo ed anche per via dell’atteggiamento di<br />
chiusura delle detenute. Con le braccia conserte,<br />
dichiaravano tutte di non aver mai toccato<br />
ago e filo. Nemmeno mi guardavano<br />
negli occhi. Poi, la mia tenacia, ma anche la<br />
mia rigidità hanno fatto capire loro che non<br />
scherzavo, e che potevo dare loro una chance<br />
solo se collaboravano.”<br />
LUCIANA DELLE DONNE:<br />
“L’IMMOBILITÀ DEL CARCERE<br />
È UNA PALESTRA DI VITA PER CHI,<br />
ABITUATO A CORRERE<br />
E SOVRAPPORRE EMOZIONI<br />
ED AZIONI, ARRIVA LÌ<br />
E SE HA BISOGNO ANCHE SOLO<br />
DI UNA PENNA DEVE CHIAMARE:<br />
‘AGENTEEE’ ED ASPETTARE”<br />
amministratrice Officina Creativa, responsabile progetto “Made in carcere”<br />
Qual è la dimensione della criminalità<br />
al femminile oggi?<br />
“<strong>Il</strong> rapporto tra i detenuti uomini e<br />
donne è circa uno a dieci: 100 donne e<br />
1000 uomini”.<br />
La filosofia della seconda opportunità,<br />
per cui nulla si getta, serve per sensibilizzare<br />
gli altri o le stesse detenute?<br />
“Entrambe le parti. <strong>Il</strong> riutilizzo del materiale<br />
è un messaggio molto più ampio che<br />
serve per promuovere un nuovo modello di<br />
comportamento dimostrando che la filosofia<br />
della ‘decrescita serena’ si può realizzare<br />
con successo attraverso l’utilizzo degli scarti.<br />
Infatti, oltre ad acquisire la capacità di riciclare<br />
ciò che gli altri buttano, si realizzano<br />
delle borse bellissime; le detenute rivivono<br />
una seconda vita di evasione”.<br />
Come può un’esistenza vissuta con<br />
dinamicità, in movimento, abituarsi alla vita<br />
immobile del carcere? “Made in carcere”<br />
ha aiutato le donne a sentirsi non prigioniere?<br />
“Tutti i manufatti ‘Made in carcere’<br />
nascono dalla voglia di far evadere i pensieri<br />
con creatività, e comunicare all’esterno la<br />
voglia di riscatto. Le detenute sono consapevoli<br />
di aver compiuto un reato, ma sono<br />
desiderose di recuperare.<br />
L’immobilità del carcere è una palestra<br />
di vita per chi, abituato a correre e sovrapporre<br />
emozioni ed azioni arriva lì e se ha<br />
bisogno anche solo di una penna deve chiamare:<br />
‘Agenteee’ ed aspettare.<br />
Attraverso quest’iniziativa loro stesse<br />
diventano responsabili dell’attività, delle<br />
consegne e non si sentono più soggetti<br />
passivi”.<br />
Quali sono gli obiettivi inseguiti da<br />
Officina Creativa?<br />
“La cooperativa si propone come un<br />
incubatore che permetta a giovani e persone<br />
disagiate di crescere e di individuare il<br />
loro potenziale di azione. Ciò attraverso<br />
diversi progetti che fino ad oggi si sono rivelati<br />
estremamente interessanti. Altri sono in<br />
cottura; ci auguriamo di realizzarli al più<br />
presto.”
Reportage //Mutilazioni genitali //Missione in Africa<br />
Ospedale Boussè, a 100 kilometri dalla capitale Ouagadougou.<br />
La cucina usata dalle mamme che accudiscono i figli ricoverati<br />
Gioia nei volti dei<br />
più piccoli. La consegna<br />
del materiale<br />
scolastico<br />
basta poco<br />
per un sorriso<br />
CASARANO-BURKINA FASO<br />
CON UNA MISSIONE<br />
PRECISA: DONARE<br />
ALLE DONNE DEL POSTO<br />
UN COLPOSCOPIO<br />
PER LA DIAGNOSI<br />
DELLE NEOPLASIE<br />
AL COLLO DELL’UTERO<br />
Tutti insieme sullo scuolabus. Conduce alla capitale da più villaggi<br />
La festa del villaggio. E’ il ringraziamento della gente<br />
del posto per aver ricevuto il materiale scolastico<br />
Una missione sanitaria non è solo un<br />
dovere. Un viaggio in Africa, nel<br />
Burkina Faso, uno degli Stati più poveri<br />
al mondo, arricchisce e cambia profondamente<br />
chi lo compie. <strong>Il</strong> fine è donare un po’<br />
di se stessi, delle proprie competenze professionali,<br />
del proprio sapere ed anche<br />
delle proprie possibilità economiche ad<br />
una popolazione che si trova in condizioni<br />
elementari di sussistenza. Ma, al termine<br />
del viaggio, si torna più ricchi di quando si<br />
è partiti. Si torna con qualcosa in più: la<br />
consapevolezza che basta poco per far sorridere<br />
un bambino. Dei quaderni, delle<br />
penne e poco più. Che basta poco per far<br />
sorridere le donne e gli anziani: un po’ di<br />
tempo e la voglia concreta di rendersi utili.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 14 Marzo 2009<br />
Cucina del Cren, Centro nutrizione della missione a<br />
Sabou. Lì si fornisce un pasto al giorno a mamme e<br />
bambini, che percorrono anche 100 kilometri a piedi,<br />
per recarvisi dai propri villaggi<br />
<strong>Il</strong> dono e la riconoscenza. Come non accettare<br />
un regalo fatto col cuore?<br />
REPORTAGE DI UN VIAGGIO, NEI LUOGHI<br />
E NEL TEMPO. UN’ESPERIENZA<br />
PROFESSIONALE ED UMANA<br />
La missione umanitaria “Medici in Burkina<br />
Faso”, condotta dal 10 al 26 novembre<br />
scorso in quella regione dell’Africa centrale<br />
da Leda Schrinzi e Roberto Lupo, medici e<br />
soci del Lions clus di Casarano, è stata questo.<br />
Principalmente una missione medica: è<br />
servita a portare un colposcopio, lo strumento<br />
per il rilevamento delle neoplasie<br />
femminili, in Burkina, dove il 40 per cento<br />
delle donne è infibulato; è servita ad insegnare<br />
le norme elementari dell’igiene personale;<br />
a donare materiale scolastico,<br />
indumenti e cibo. Ma è stata anche una<br />
esperienza umana indimenticabile, che ha<br />
insegnato l’essenzialità, l’accoglienza e la<br />
gratitudine. Basta poco per vedere sorridere<br />
chi non ha niente.
Tutti in attesa. La fila per la vaccinazione anti-polio ai bambini a Sabou<br />
(in piena savana)<br />
Eppur si muove. Le autoambulanze made in Burkina<br />
// IL PROGETTO<br />
“I Lions italiani contro le malattie killer<br />
dei bambini” è un progetto nazionale cui<br />
aderiscono 356 club in tutto. Attualmente è<br />
una onlus, con proprio comitato operativo, di<br />
cui fa parte anche Leda Schrinzi, socia del<br />
Lions Club di Casarano.<br />
<strong>Il</strong> progetto nasce da un accordo di collaborazione<br />
sottoscritto con i 14 Lions Club del<br />
Distretto 403A, che comprende i Lions della<br />
fascia centrale dell’Africa. Ciò garantisce continuità<br />
e coinvolgimento in sede locale.<br />
Le attività umanitarie sono state concentrate<br />
in Burkina Faso, uno degli Stati più<br />
poveri del mondo, con un sistema istituzionale<br />
relativamente stabile ed affidabile che ha<br />
permesso di stipulare una convenzione con il<br />
Ministero della Sanità burkinabè; grazie al<br />
sostegno dei Lions club locali è stato possibile<br />
elaborare un protocollo d’intesa con la<br />
Fondazione Soukà, che gestisce un ospedale<br />
in Ouagadougou, la capitale.<br />
<strong>Il</strong> club di Casarano ha preso parte al progetto<br />
tramite la partecipazione dei soci medici<br />
Leda Schrinzi, specialista in Igiene, e<br />
Roberto Lupo, specialista in Ginecologia ed<br />
esperto in Colposcopia. In Burkina essi hanno<br />
svolto attività di promozione e verifica della<br />
campagna di vaccinazione atta a ridurre l’alto<br />
indice di mortalità infantile; diagnosi e<br />
La consegna del<br />
colposcopio<br />
all’ospedale<br />
Soukà a<br />
Ouagadougou,<br />
l’unico nell’intero<br />
Burkina<br />
Faso, che permette<br />
di verificare<br />
la presenza<br />
di patologie<br />
femminili. <strong>Il</strong><br />
40% delle donne<br />
è infibulato<br />
<strong>Il</strong> miglio fermentato. Le donne preparano la poltiglia<br />
benaugurale in occasione di particolari cerimonie; il<br />
rito vuole che tutti la bevano dalla stessa ciotola.<br />
Serve a rendere saldo il legame tra chi vi prende parte<br />
cura presso il villaggio Saboù; collaborazione<br />
con la struttura sanitaria della fondazione<br />
Soukà; rifornimenti agli orfanotrofi di Ziniarè,<br />
Kisitò, Nanorò e al Centro di recupero educazionale<br />
e nutrizionale (Cren) di Saboù; promozione<br />
e verifica della realizzazione di pozzi<br />
per il rifornimento di acqua potabile di alcuni<br />
dei 52 villaggi adottati dal progetto; sviluppo<br />
del partenariato con i Lions burkinabè.<br />
Leda Schirinzi,<br />
specialista in<br />
Igiene, socia<br />
del Lions Club<br />
di Casarano<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 15 Marzo 2009<br />
La mensa. Le mamme cucinano per i bambini; le ciotole<br />
colorate disposte per terra sono per loro<br />
Uno dei pozzi donati dai Lions: ce ne sono 12<br />
in tutto il Burkina<br />
La donazione di un colposcopio, presidio<br />
sanitario per la diagnosi precoce delle<br />
neoplasie del collo dell’utero della sfera<br />
genitale femminile e la realizzazione di un<br />
corso di addestramento all’uso della metodica<br />
diagnostica attraverso conferenze e<br />
dimostrazioni pratiche (tenute da Roberto<br />
Lupo) sono stati due momenti di grande<br />
importanza.<br />
LA NOSTRA MISSIONE È EDUCARE ALL’IGIENE<br />
“<strong>Il</strong> nostro compito non poteva<br />
essere completo senza considerare<br />
anche l’aspetto di educazione alla<br />
salute dell’infanzia, l’aspetto igienico-sanitario<br />
delle strutture in cui i<br />
bambini vengono ospitati (scuole ed<br />
orfanotrofi), l’aspetto legato alla<br />
nutrizione. L’aiuto alla gente del<br />
posto non è solo portare conoscenza<br />
o strumenti, ma attraverso l’educazione<br />
migliorare la qualità della<br />
vita e ridurre la mortalità infantile.<br />
In due occasioni abbiamo programmato<br />
quest’impegno: la visita<br />
nella scuola materna e primaria di<br />
Tampouy gestita dalle suore di<br />
Santa Maria Goretti, dove abbiamo<br />
collaborato ad insegnare ai bambini<br />
i primi rudimenti dell’igiene, come<br />
ad esempio l’abitudine a lavarsi le<br />
mani prima di mangiare.<br />
Inoltre abbiamo dispensato il<br />
cibo valutandone l’aspetto nutrizionale:<br />
un unico pasto composto da<br />
una polenta di miglio con fagioli,<br />
sali di potassio ed olio di palma.<br />
In un’altra occasione abbiamo<br />
visitato un orfanotrofio a Gorom<br />
Gorom, al confine con il Mali, gestito<br />
dalle suore e sotto la tutela di<br />
una Organizzazione benefica italiana.<br />
Benché la struttura si presentasse<br />
piuttosto confortevole, i bambini,<br />
tutti di età compresa tra pochi mesi<br />
e tre anni, non erano ben accuditi<br />
dal punto di vista igienico; erano<br />
insufficienti o addirittura assenti<br />
salviette o quant’altro fosse utile ad<br />
interrompere la catena di contagio<br />
delle malattie respiratorie”.
Reportage //Barbara Toma //Arte in Africa<br />
Colleghi danzatori I bambini del villaggio<br />
Una tipica cabina telefonica in Camerun: un ombrellone e sotto un uomo<br />
che fa usare il suo cellulare!<br />
Due settimane sembrano molto brevi<br />
nel quotidiano; in Camerun sono<br />
abbastanza per segnare a vita.<br />
Questo è il primo insegnamento che<br />
Barbara Toma, coreografa leccese di nascita<br />
e milanese di adozione, e Valentina<br />
Sordo, attrice di Lecce, hanno potuto fare<br />
grazie al bando “Movin’up” pubblicato in<br />
collaborazione da Gai (Associazione per il<br />
circuito dei giovani artisti italiani),<br />
Ministero per i Beni culturali e Parc<br />
(Direzione Generale per la qualità e la tutela<br />
del paesaggio, l’architettura e l’arte con-<br />
Un tipico negozio. C’è di tutto<br />
due settimane, una vita. in camerun<br />
DIARIO FOTOGRAFICO DI UN VIAGGIO IN AFRICA E DENTRO DI SÉ<br />
temporanee).<br />
Rivolto ai giovani creativi tra i 18 e i<br />
35 anni, “Movin’up” ha premiato due progetti<br />
salentini, entrambi di donne: quello<br />
di teatro presentato da Emilia Taurisano; e<br />
quello di teatro e danza di Barbara e<br />
Valentina.<br />
Che hanno potuto realizzare lo spettacolo<br />
“Freedom” alla prima edizione del<br />
Fipa, il Festival internazionale organizzato<br />
dall’associazione culturale Mvet Oyeng. In<br />
Camerun.<br />
<strong>Il</strong> secondo insegnamento che hanno<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 17 Marzo 2009<br />
tratto dalla loro permanenza sotto il sole<br />
africano è che il tempo è relativo. <strong>Il</strong> terzo,<br />
che i contatti umani sono importanti quanto<br />
il lavoro.<br />
<strong>Il</strong> soggiorno delle due salentine in Africa<br />
è durato dal 22 novembre al 4 dicembre:<br />
15 giorni a contatto con la generosità ed il<br />
calore degli indigeni.<br />
<strong>Il</strong> festival è stato un successo; è già prevista<br />
una partecipazione delle due leccesi<br />
all’edizione 2010.<br />
Intanto l’Africa, con i suoi colori ed i<br />
suoi sapori, è entrata nella loro pelle.
Barbara Toma,<br />
coreografa<br />
e ballerina<br />
HO CAPITO QUANTO SONO VIZIATA<br />
iamo atterrate a Yaundè. La<br />
“Scapitale del Camerun ha un<br />
aeroporto piccolo; sembra quello di<br />
Brindisi prima della ristrutturazione.<br />
Non si vede un solo bianco in giro<br />
(d’altronde non ne abbiamo visti<br />
molti in tutto il soggiorno). In alcuni<br />
villaggi eravamo le uniche; ci chiamavano<br />
‘le blanche’. Faceva caldissimo.<br />
E sopratutto: non c’era nessuno<br />
ad aspettarci. La mia conoscenza<br />
dell’Africa è iniziata cosi:<br />
con l’attesa.<br />
Clementine, l’organizzatrice del<br />
Fipa, ci è venuta a prendere con tre<br />
ore e mezzo di ritardo. <strong>Il</strong> tempo in<br />
Camerun è dilatato; non abbiamo<br />
mai fatto nulla all’orario previsto.<br />
Tante le immagini indimenticabili.<br />
Le moto anni ‘80, i colori, le<br />
baracche per strada, la confusione.<br />
Tavoli e sedie di plastica, tovaglie<br />
di plastica, le stazioni di pullman<br />
che sembrano un mercato.Gente<br />
che urla, gente che ti insegue,<br />
gente che ti offre cibo. Si fa il<br />
biglietto e si aspetta che il pullman<br />
si riempia (concetto molto diverso<br />
dal nostro: non si fanno entrare<br />
Kruda. Barbara Toma durante lo spettacolo<br />
//DOCUMENTARIO DONNA<br />
Donne viste così da vicino da mostrarsi<br />
nella loro parte interiore. Indagate, analizzate,<br />
sentite tanto a fondo da sembrare deformate<br />
dall’occhio della telecamera. Barbara Toma è al<br />
lavoro ad un progetto che la vedrà impegnata<br />
fino a maggio 2010. L’idea è quella di rappresentare<br />
la donna contemporanea in chiave<br />
documentaristica.<br />
Nella speranza di ottenere una fotografia<br />
della condizione femminile odierna, Barbara ha<br />
deciso di dedicare il suo lavoro all’incontro con<br />
tante donne diverse e creare per ognuna di loro<br />
un piccolo solo, un ritratto.<br />
Sarà la somma di tutti i ritratti nati da questi<br />
incontri la nuova produzione della compa-<br />
tante persone quanti sono i posti;<br />
si fanno entrare tante persone<br />
quante ne entrano!).<br />
<strong>Il</strong> rito della danza degli scimpanzé.<br />
La cena a casa del ministro.<br />
Tutte quelle facce nuove. I viaggi in<br />
mototaxi in due o tre con valigie<br />
appresso (dopo ho scoperto quanto<br />
fosse pericoloso: il Camerun è stato<br />
colonia sia inglese sia francese; il<br />
risultato è che guidano sia a destra<br />
sia a sinistra!).<br />
Gli enormi pesci arrosto contornati<br />
da aipim e banane; mangiare<br />
tutti insieme dai vassoi, con le<br />
mani; ho capito quanto sono viziata:<br />
in Camerun non conoscono lo<br />
spreco; tutto quello che si ordina si<br />
finisce e tutto ciò che viene offerto<br />
si deve accettare. Non esistono le<br />
piccole porzioni.<br />
Due settimane senza acqua:<br />
solo un secchio a testa al giorno,<br />
pieno di moscerini morti, per doccia,<br />
shampoo e lavaggio vestiti.<br />
Senza specchi. Senza elettricità.<br />
Senza wc. Senza poter scegliere<br />
che cosa mangiare. Difficile ma bellissimo.<br />
Lo rifarei subito”.<br />
//SONO KRUDA<br />
Barbara Toma ha debuttato sulle scene italiane<br />
nel 2001 al Crt Teatro dell’arte di Milano con<br />
lo spettacolo “Kruda”, un assolo di denuncia<br />
della violenza sulle donne. Nel racconto, strettamente<br />
autobiografico, la voce di una donna si<br />
trasforma nella voce di tutte le donne. Lo spettacolo<br />
è accompagnato da stand informativi di<br />
organizzazioni che si battono per i diritti delle<br />
donne e che aiutano le vittime di violenze. Lo<br />
spettacolo è andato in scena in 13 città diverse<br />
e si è poi trasformato in una performance di 20<br />
minuti che viene ancora proposta in giro per i<br />
teatri. Sempre con successo.<br />
gnia “robabramata”, che si avvarrà della collaborazione<br />
della regista-attrice Milena Costanzo.<br />
La stessa Costanzo ha definito il fine dell’operazione:<br />
“formare un gruppo enorme – ha detto -<br />
una rete in comunicazione di voci. Voci che formano<br />
un coro. Un coro dal quale emerga la verità,<br />
così com’è, senza giudicare, senza elevare o<br />
abbassare, così come stanno le cose”.<br />
L’indagine guarda le donne da vicino; le<br />
avvicina al punto da sfuocare il corpo, da entrarci<br />
dentro e deformarlo. E’ a quel punto che il<br />
ritratto diventa un insieme di immagini surreali,<br />
di colori e suoni.<br />
Gli studi per ritratti hanno le coreografie di<br />
Barbara Toma; in scena Valentina Sordo; produzione<br />
“robabramata” con il sostegno di PiM spazio<br />
scenico Milano.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 19 Marzo 2009<br />
Locale tipico. A pranzo con i colleghi registi<br />
Una cantante<br />
Le prove. Un allenamento arrangiato<br />
Si fa quel che si può. Barbara si prepara per lo<br />
spettacolo nel “camerino”<br />
“Affollati” viaggi in pullman<br />
Mototaxi in due. Piuttosto rischioso<br />
Affetto vero. Barbara e la big maman<br />
Valentina ed una sua giovane amica
<strong>Il</strong> 26 febbraio, Lecce ha ospitato<br />
per la prima volta una<br />
tappa del network Job<br />
Meeting & Trovolavoro.it,<br />
finalizzato all’incontro tra<br />
domanda e offerta di lavoro.<br />
La manifestazione si è svolta<br />
presso il PalaItalgest della<br />
Provincia di Lecce ed ha<br />
visto la partecipazione di un<br />
grande numero di aziende<br />
locali, nazionali e internazionali,<br />
Istituzioni e realtà dell’alta<br />
formazione.<br />
Risultato: circa 1.800 visitatori,<br />
laureati e laureandi di<br />
tutte le aree disciplinari,<br />
provenienti dall’intera<br />
Regione ed, in particolare,<br />
dalla penisola salentina.<br />
Numeri che vanno considerati<br />
secondo una doppia<br />
chiave di lettura: la soddisfazione<br />
per il successo della<br />
manifestazione; l’amarezza<br />
per l’enorme bisogno di<br />
occupazione.<br />
Job meeting & Trovolavoro.it.<br />
Chi cerca e chi offre futuro<br />
Ph: M. Maraca<br />
Adriana Margiotta, dirigente Servizio<br />
Formazione Provincia di Lecce<br />
<strong>Il</strong> job meeting ha registrato<br />
un afflusso di giovani superiore<br />
ad ogni più rosea<br />
aspettativa. Questo è certamente<br />
un successo per gli<br />
organizzatori. Ma non è<br />
anche un elemento di amarezza?<br />
“Bisogna analizzare il risultato<br />
in maniera critica. Se il job meeting<br />
fosse stato collocato in<br />
zone con un basso tasso di disoccupazione,<br />
avremmo detto<br />
che tutti gli intervenuti, vi<br />
hanno preso parte per conoscere<br />
gli imprenditori o per cambiare<br />
lavoro. Ma il grande afflusso<br />
che il job-meeting di Lecce<br />
ha riscontrato è un dato che<br />
mette in luce la grande disparità<br />
che persiste fra le offerte di<br />
incontro domanda-offerta<br />
di lavoro. reale e virtuale<br />
lavoro e chi invece il lavoro lo<br />
cerca.<br />
Non immaginavamo un tale successo,<br />
ma siamo contenti perché<br />
la provincia non è soltanto<br />
il soggetto che si occupa del<br />
matching dell’incontro domanda-offerta<br />
di lavoro ma di una<br />
più articolata azione di accoglienza<br />
ed orientamento al lavoro.<br />
E, in tal senso, un evento<br />
come questo è davvero utile”.<br />
Per ottenere questo risultato<br />
avete svolto anche un<br />
attività di contatto diretto<br />
con i giovani attraverso la<br />
loro iscrizione ai centri per<br />
l’impiego?<br />
“Abbiamo instaurato un contatto<br />
diretto tramite Puglia<br />
Impiego; da oltre un mese sul<br />
sito di Puglia Impiego si dava<br />
notizia del job meeting. Inoltre,<br />
l’azienda a cui ci siamo affidati<br />
per quest’iniziativa, la Cesop<br />
comunication, ha inviato delle<br />
brochure a laureati e laureandi”.<br />
Job-meeting &<br />
Trovolavoro.it è un tour che<br />
si svolge in tutta Italia.<br />
Lecce è stata la prima tappa.<br />
Come ha risposto?<br />
Ph: Marco Maraca<br />
“Lecce è stata la prima tappa di<br />
un tour che proseguirà in altre<br />
nove città d’Italia. Per noi è<br />
stato un importante momento<br />
di protagonismo, perché riteniamo<br />
che l’Ente Provincia con<br />
i servizi per l’impiego debba<br />
assolvere a questa funzione<br />
anche di animazione del territorio”.<br />
Pugliaimpiego.it registra un<br />
numero altissimo di contatti<br />
giornalieri. <strong>Il</strong> successo continua?<br />
“Sembra incredibile ma i numeri<br />
parlano chiaro: 400mila contatti<br />
giornalieri, con 9mila pagine<br />
scaricate. Pugliaimpiego è<br />
l’undicesimo centro per l’impiego<br />
e, forse, è quello che funziona<br />
meglio”.<br />
Oltre all’incontro fisico di<br />
domanda e offerta di lavoro<br />
presso il centro per l’impiego<br />
ce n’è anche uno virtuale.<br />
“E’ il nostro modo per portare i<br />
centri per l’impiego a casa delle<br />
persone. Anche se, come il job<br />
meeting ha dimostrato, il contatto<br />
interpersonale ha una<br />
grande importanza”.
L’Editoriale<br />
// L’Editoriale<br />
mafia, politica, ambiente:<br />
un’impresa in attivo<br />
I principali processi, l’analisi della connivenza tra Pubblica amministrazione e mafia, il traffico illecito di rifiuti, l’indifferenza dei<br />
Comuni che non si costituiscono parte civile nei processi, l’inesistenza dei controlli, l’inadeguatezza dell’ordinamento giuridico, la<br />
falsificazione delle analisi, il monopolio della gestione delle discariche e dei depuratori. Tanto rumore per nulla: si potrebbe riassumere<br />
così il lavoro della magistratura leccese in tema ambientale, così come emerge dai verbali della Commissione parlamentare<br />
d’inchiesta a cui nel febbraio del 2008 riferirono Cataldo Motta, ora procuratore capo e Elsa Valeria Mignone, sostituta procuratrice.<br />
Con profonda amarezza, ma senza smettere di indignarsi, Mignone spiega alla Commissione come per 12 anni abbia combattuto<br />
i reati ambientali in Salento e perché sia passata alla DDA (dipartimento distrettuale antimafia). «Ho chiesto il trasferimento<br />
per non finire in analisi», dichiarerà alla Commissione. «Perché dell’ambiente non importa a nessuno». Un quadro dipinto con l’accetta,<br />
quello che la sostituta procuratrice Elsa Valeria Mignone traccia nell’intervista che pubblicheremo nel prossimo numero.<br />
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />
Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore<br />
della Repubblica presso la DDA (dipartimento<br />
distrettuale antimafia) ci accoglie<br />
nel suo piccolo ufficio al secondo piano<br />
della Procura di Lecce, in fondo a sinistra sempre<br />
dritto, alla fine di un corridoio dove armadi<br />
e pavimenti traboccano di fascicoli.<br />
La stanza di cinque metri per cinque (a<br />
dir molto) è sgombra di mobilio, se non fosse<br />
per l’indispensabile: una scrivania, due sedie<br />
poste di fronte, due armadi, pc. Ma sono elementi<br />
di arredo che quasi non si notano, perché<br />
sommersi dai faldoni.<br />
Dietro i faldoni e dietro la scrivania, la<br />
sostituta procuratrice. Si alza e ci porge la<br />
mano, sorridente.<br />
Minuta, anzi, piccola piccola, dall’aspetto<br />
fragile e dal fisico scattante e nervoso, è disarmante<br />
nella trasparenza con cui dice quello<br />
che pensa. E’ il suo coraggio, che è disarmante.<br />
Tanto che spesso durante la registrazione,<br />
le ricorderemo: guardi che stiamo registrando,<br />
questo lo scriviamo.<br />
E lei, ferma: certo.<br />
Di tanto in tanto chiama la sua segretaria,<br />
una sorta di angelo custode silenzioso e quieto,<br />
dal passo leggero, con bellissimi capelli<br />
candidi trattenuti da un fermaglio nero.<br />
Rimarrà anche lei, insieme alla magistrata<br />
che rilascia un’intervista fiume per tutto il<br />
pomeriggio, fino alle 19.30, a disposizione,<br />
L’INADEGUATEZZA DELLE<br />
NORME CHE IN TEMA<br />
DI AMBIENTE PREVEDONO<br />
UN SOLO STRUMENTO,<br />
L’ARTICOLO 53 BIS (TRAFFICO<br />
ILLECITO DI RIFIUTI)<br />
ATTRAVERSO IL QUALE<br />
INCARDINARE IL REATO<br />
PENALE, ALTRIMENTI TUTTO<br />
SI RIDUCE AD UN’AMMENDA<br />
PECUNIARIA. QUANDO<br />
NON ALLA PRESCRIZIONE<br />
oltre ogni abnegazione ragionevole per un<br />
dipendente pubblico.<br />
Alle 19.30, quando andiamo via, la magistrata<br />
china di nuovo il capo sui faldoni:<br />
«Stasera niente palestra, domani ho udienza.<br />
Ora finisco di studiarmi il fascicolo e poi a<br />
casa, a ripetere stanotte diritto privato con<br />
mia figlia, ché fra poco ha l’esame». Problemi<br />
di conciliazione lavoro-famiglia anche per una<br />
delle più alte cariche della Procura leccese.<br />
Per 12 anni si è occupata di reati ambientali,<br />
pubblico ministero nei processi più<br />
importanti della Procura, in cui si è scontrata<br />
con l’inadeguatezza delle norme che in tema<br />
di ambiente prevedono un solo strumento,<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 2 Marzo 2009<br />
l’articolo 53 bis (traffico illecito di rifiuti)<br />
attraverso il quale incardinare il reato penale,<br />
altrimenti tutto si riduce ad un’ammenda<br />
pecuniaria. Quando non alla prescrizione.<br />
Inadeguatezza delle norme significa che<br />
chi sversa nell’ambiente fusti di pcb, sostanza<br />
altamente cancerogena, e li sversa perfino<br />
nelle discariche autorizzate, come è successo<br />
a Burgesi, nella maggior parte dei casi rimarrà<br />
impunito. <strong>Il</strong> responsabile della discarica<br />
Burgesi infatti, Grecolini, fu condannato a otto<br />
mesi di detenzione proprio a seguito del ritrovamento<br />
dei fusti di pcb all’interno della discarica<br />
autorizzata, ma dimostrare l’aggravante<br />
della condotta mafiosa è difficile, nonostante<br />
la ditta interessata al trasporto fosse proprio<br />
quella legata ai Rosafio di Taurisano, imparentati<br />
con esponenti della Scu. E’ tanto difficile<br />
dimostrare l’aggravante mafiosa che i Rosafio,<br />
ad oggi, non sono stati condannati per traffico<br />
illecito di rifiuti né è stata riconosciuta finora<br />
l’aggravante del comportamento mafioso, perché<br />
all’epoca del ritrovamento dei fusti del<br />
pcb nella discarica di Burgesi, non era ancora<br />
in vigore l’articolo 53 bis. Si potè condannarli<br />
per danneggiamenti e reati minori. Si è riusciti<br />
solo a sequestrare i camion mentre il<br />
Prefetto (si legga pag. 5), in attesa della conclusione<br />
del processo penale a loro carico (in<br />
cui è contestato il traffico illecito di rifiuti e il<br />
comportamento mafioso), ha negato – come
impone la legge - il certificato antimafia alla<br />
loro società, la Geotec (con le conseguenze di<br />
ricorsi e cavilli descritte a pag. 5 e con il risultato<br />
che, pagata dai Comuni, la Geotec trasporta<br />
ancora rifiuti).<br />
I processi per reati ambientali. I principali<br />
processi in atto in tema di reati ambientali<br />
sono quelli a carico della Ecolio e degli<br />
esponenti della famiglia dei Rosafio (si legga<br />
a pag. 4).<br />
Esemplari, gli altri due processi, relativi al<br />
depuratore di Casarano e a quello di Ugento al<br />
servizio delle marine, si sono recentemente<br />
conclusi con la sentenza di primo grado.<br />
Esemplari perché dimostrano come dopo anni<br />
di indagine e nonostante le responsabilità<br />
penali riconosciute, la magistratura non riesca<br />
ad incidere sul tessuto sociale: sentenze clamorose,<br />
nella sostanza, perché confermano la<br />
responsabilità penale degli imputati ma inoffensive,<br />
nei fatti, perché si tratta di condanne<br />
lievi che saranno sicuramente prescritte.<br />
Dimostrano, in ogni caso, come ai reati penali<br />
in tema di ambiente concorrano una serie di<br />
soggetti, tra i quali la Pubblica amministrazione<br />
è primus inter pares. E dimostrano come<br />
alla fine è difficile che qualcuno paghi.<br />
Per il depuratore di Casarano è stato condannato<br />
a sei mesi di reclusione Vito Fusillo,<br />
in qualità di amministratore unico e legale<br />
rappresentante della ditta cui l’Acquedotto<br />
pugliese aveva appaltato i lavori di manutenzione<br />
del depuratore che sversa nei terreni<br />
liquami provenienti dalla fognatura, dando<br />
origine ad un lago maleodorante (la famigerata<br />
“vora”); per il depuratore di Ugento a servizio<br />
delle marine è stato condannato al solo<br />
pagamento di un’ammenda di cinquemila<br />
euro il sindaco Eugenio Ozza, sebbene nella<br />
sentenza si riconosca la sua piena responsabilità<br />
penale (si legga a pag. 6).<br />
“La pubblica amministrazione è “permeabile”<br />
alla mafia”. La magistrata nella<br />
relazione alla Commissione parlamentare<br />
d’inchiesta sui rifiuti traccia un quadro a tinte<br />
fosche, un urlo muto alla Munch, eterno e<br />
senza speranza: in Provincia di Lecce, dice,<br />
esiste una forte permeabilità degli Enti pubblici<br />
alle pressioni mafiose, una connivenza<br />
che, anche se si riesce a dimostrare, non<br />
porta ad una pena certa, sia perché in tema<br />
di ambiente non è prevista la responsabilità<br />
penale dell’Ente, sia perché nella maggior<br />
parte dei casi i reati arrivano a prescrizione:<br />
«Quando sono passata alla DDA - riferisce la<br />
Mignone nel 2008 alla Commissione parlamentare<br />
d’inchiesta sui rifiuti - la domanda<br />
che mi ero posta nel corso di quegli anni era<br />
se vi fosse o meno una certa infiltrazione<br />
malavitosa nel ciclo dei rifiuti. (…) L’interesse<br />
IN PROVINCIA DI LECCE ESISTE UNA FORTE PERMEABILITÀ<br />
DEGLI ENTI PUBBLICI ALLE PRESSIONI MAFIOSE,<br />
UNA CONNIVENZA CHE, ANCHE SE SI RIESCE A DIMOSTRARE,<br />
NON PORTA AD UNA PENA CERTA, SIA PERCHÉ IN TEMA<br />
DI AMBIENTE NON È PREVISTA LA RESPONSABILITÀ PENALE<br />
DELL’ENTE, SIA PERCHÉ NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI I REATI<br />
ARRIVANO A PRESCRIZIONE<br />
della criminalità non è arrivato a concepire<br />
una gestione diretta dei rifiuti, ma questi personaggi,<br />
quando hanno bisogno di finanziarsi,<br />
se sono a conoscenza delle imprese che<br />
devono smaltire rifiuti pericolosi, si dichiarano<br />
disponibili a sottrarre e smaltire il carico».<br />
In un solo caso la Procura ha contestato l’aggravante<br />
delle modalità mafiose associandolo<br />
al 53 bis, cioè il reato per traffico illecito di<br />
rifiuti: si tratta come detto del processo in<br />
atto in cui è imputato Gianluigi Rosafio,<br />
parente di un noto esponente della Sacra<br />
Corona unita e all’epoca dei fatti amministratore<br />
pro tempore della Geotec, l’azienda che<br />
ancora oggi si occupa del servizio di raccolta<br />
dei rifiuti urbani per alcuni Comuni della<br />
Provincia di Lecce, tra cui Casarano (si legga<br />
a pag. 5).<br />
Non solo permeabilità degli Enti pubblici<br />
alle pressioni mafiose, ma anche connivenza<br />
e diffusa illegalità, totale assenza di controllo<br />
da parte degli organismi che dovrebbero farlo<br />
– Comuni, Provincia, Asl, Arpa -, disinteresse<br />
dei cittadini che contribuiscono a creare discariche<br />
all’aperto. Dati inquietanti che emergono<br />
dai verbali della commissione parlamentare<br />
d’inchiesta sui rifiuti in cui riferono<br />
nel 2008 la Mignone e Cataldo Motta, procuratore<br />
capo a Lecce.<br />
Altro dato inquietante, come fu definito<br />
dallo stesso presidente della Commissione,<br />
LA PROVINCIA DI LECCE<br />
DETIENE IL POCO INVIDIABILE<br />
PRIMATO REGIONALE<br />
DELLA PRESENZA<br />
DI DISCARICHE ABUSIVE.<br />
SONO STATE RILEVATE 340<br />
DISCARICHE, RISPETTO<br />
ALLE 179 DELLA PROVINCIA<br />
DI BARI, GRANDE IL DOPPIO<br />
RISPETTO A QUELLA DI LECCE.<br />
NON SI CONOSCE IL NUMERO<br />
DELLE CAVE DISMESSE,<br />
PERCHÉ A NESSUNO INTERESSA<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 3 Marzo 2009<br />
Camillo Piazza (Verdi): «La provincia di Lecce<br />
detiene il poco invidiabile primato regionale<br />
della presenza di discariche abusive. Sono<br />
state rilevate 340 discariche, rispetto alle<br />
179 della provincia di Bari, grande il doppio<br />
rispetto a quella di Lecce». I cittadini, con i<br />
loro comportamenti irresponsabili, sono elemento<br />
insostituibile dunque di un sistema<br />
oleato in cui a pagare sono tutti e a guadagnarci<br />
in pochi (l’abbiamo spiegato nello<br />
scorso numero. In questo numero del Tacco,<br />
altro caso esemplare preso in esame, la discarica<br />
di Cavallino). A pagare penalmente<br />
nessuno (proviamo a spiegarlo in questa<br />
seconda puntata).<br />
Nel settore dell’ambiente infatti non esiste<br />
la responsabilità penale a carico dell’Ente<br />
ed è difficile incardinare i reati.<br />
Una frustrazione, questa, della quale<br />
insieme a Cataldo Motta riferì alla<br />
Commissione parlamentare d’inchiesta sui<br />
rifiuti lo scorso anno, quando uno dei componenti<br />
della Commissione (senatore Piglionica,<br />
Ulivo) chiese se non provassero un certo<br />
“fastidio” nel lavorare «a processi che quasi<br />
certamente finiranno per non avere alcun<br />
seguito» e il procuratore capo rispose «fastidio<br />
è un eufemismo».<br />
La stessa Mignone ammise alla<br />
Commissione parlamentare di aver preferito il<br />
trasferimento alla DDA perché «non volevo<br />
finire in analisi, dopo aver attestato, in 12<br />
anni di attività nel campo dei rifiuti, l’assoluta<br />
incapacità di incidere preventivamente sul<br />
territorio: ho accusato un assoluto fallimento<br />
in questo campo.<br />
Sia pure dal punto di vista «formale», con<br />
soddisfazione, i processi, risultavano tutti<br />
positivi per la pubblica accusa, avevano<br />
un’incidenza sul territorio praticamente pari<br />
allo zero».<br />
E’ da qui che parte l’intervista alla<br />
Mignone, da quattro anni alla DDA, dopo un<br />
passato professionale da don Chisciotte dell’ambiente.<br />
Intervista che leggerete nel prossimo<br />
numero.<br />
Perché, come abbiamo scritto nella prima<br />
parte di questo speciale “<strong>Rifiuti</strong> S.p.A.”, nell’interesse<br />
di tutti, continuiamo a scavare. E’<br />
un’affermazione ma anche un appello.
<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> lavoro della Procura // Ecolio e Rosafio<br />
rifiuti pericolosi:<br />
i processi penali in corso<br />
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />
Iprocessi più importanti in atto per reati<br />
ambientali sono quelli a carico dei Rosafio<br />
e della Ecolio di Presicce e Melendugno,<br />
ditta che può smaltire il percolato, la sostanza<br />
putrida che producono i rifiuti lasciati a<br />
marcire.<br />
//I ROSAFIO<br />
Un grande processo in tema ambientale è<br />
quello in cui sono imputati i Rosafio di<br />
Taurisano, come detto, imparentati con esponenti<br />
di spicco della Scu.<br />
E’ contestato il reato di traffico illecito di<br />
rifiuti (ai sensi dell’articolo 53 bis) e l’aggravante<br />
delle modalità mafiose, perché secondo<br />
l’accusa prelevavano rifiuti speciali e pericolosi<br />
da alcune imprese e li smaltivano<br />
come reflui provenienti da civili abitazioni.<br />
Nel processo si parla di ecomafia perché –<br />
sostiene l’accusa – “con minacce riusciva ad<br />
imporre la sua gestione anche agli impianti<br />
di depurazione”.<br />
Rosafio – secondo l’accusa – smaltiva<br />
come reflui di insediamenti civili tutti i reflui<br />
di lavorazioni in alluminio, che sono rifiuti<br />
tossici e pericolosi, e li smaltiva in impianti<br />
autorizzati. Agli impianti di depurazione spetta<br />
il controllo sul tipo di rifiuto; ma la firma<br />
sul documento dell’entrata del rifiuto in discarica<br />
è, per la Procura, uno scarabocchio<br />
illeggibile; tuttavia nel momento in cui sono<br />
stati rinviati a giudizio i soggetti che erano<br />
preposti alla firma, in dibattimento non è<br />
stato concesso al pubblico ministero di chiedere<br />
agli ufficiali verbalizzanti di chi fosse<br />
quella firma, quindi la pubblica accusa non<br />
ha possibilità di accertare chi l’abbia apposta.<br />
L’accusa ha evidenziato, con l’intervento<br />
dei Carabinieri, che i Rosafio prendevano i<br />
rifiuti dalla marmeria e li smaltivano negli<br />
impianti di depurazione, con codici attribuibili<br />
solo a reflui di civili abitazioni.<br />
Per ora la Procura è riuscita a sequestrare<br />
40 camion della Rosafio srl.<br />
Ciononostante l’attività imprenditoriale<br />
dei Rosafio continua.<br />
Ugento, 11 febbraio 2009. Le ruspe in azione nella ex discarica Burgesi portano alla luce il telone di<br />
polietilene che potrebbe essere stato usato per impermeablizzare il terreno e sistemarvi sopra i fusti di<br />
pcb. Ciò confermerebbe quanto denunciato dall’imprenditore Colitti: il sito non venne bonificato e i<br />
rifiuti tossici, anziché essere smaltiti, vennero occultati nel terreno<br />
Un altro processo penale a carico dei<br />
Rosafio riguarda lo smaltimento illecito di<br />
pcb, poli cloruro bifenile, una sostanza altamente<br />
tossica e cancerogena, talmente nociva<br />
che ancora ad oggi non si conosce quanto<br />
tempo impieghi per essere assorbita dal<br />
terreno e dall’uomo e quali conseguenze provochi.<br />
Dalle indagini sono emerse delle foto<br />
da cui si deduce che i camion di Rosafio alle<br />
sette di mattina entrano nella discarica di<br />
Burgesi (e non si sa perché) carichi, con le<br />
gomme basse, e ne escono scarichi. A quale<br />
fine entra in discarica un camion che ha<br />
reflui liquidi? La motivazione che adducono<br />
gli imputati è il prelievo di percolato, un rifiuto<br />
che viene prodotto nella discarica e deve<br />
essere smaltito in impianti appositi. In realtà<br />
le foto dei camion con le gomme basse in<br />
entrata e alte, scariche in uscita, dimostrerebbero<br />
il contrario.<br />
Per capire come mai i Rosafio e la<br />
Geotec, la ditta la cui proprietà è da far risalire<br />
ai Rosafio, continuino a lavorare nonostante<br />
tutto con le pubbliche amministrazioni,<br />
leggete a pag. 5.<br />
La prossima udienza a carico dei<br />
Rosafio si terrà il 27 marzo prossimo.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 4 Marzo 2009<br />
//LA ECOLIO<br />
Nell’impianto di Melendugno furono scoperti<br />
e poi sequestrati fusti pieni di caprolattame,<br />
rifiuto pericoloso della Enichem. Un<br />
rifiuto che è andato in giro per l’Italia per 20<br />
anni, da quando è stata chiusa la Enichem,<br />
che nessuno ha voluto e che il Salento si è<br />
trovato a smaltire illegalmente. Tutto questo<br />
secondo l’accusa avviene con la complicità<br />
degli enti che autorizzano, anche se «non<br />
potrò mai dimostrarlo a livello giudiziario», ha<br />
dichiarato la Mignone nel 2005 a Paese<br />
Nuovo”. La Provincia aveva dato l’autorizzazione<br />
alla ditta di Melendugno a smaltire una<br />
serie di codici a-specifici (indicati nel catalogo<br />
europeo come una sorta di contenitore in<br />
bianco), in questi codici a-specifici loro<br />
hanno fatto rientrare il caprolattame. Ma<br />
dimostrare l’illegittimità di quella autorizzazione<br />
provinciale sarà battaglia difficile per la<br />
magistrata, anche se il codice a-specifico<br />
non si poteva estendere alla ricezione del<br />
caprolattame, andato in giro 20 anni per<br />
l’Italia proprio perché non si conosce il modo<br />
corretto per smaltirlo.<br />
La prossima udienza si terrà il 13 marzo<br />
prossimo.<br />
Ph: Roberto Rocca
Giustizia amministrativa // Appalti e ricorsi // Monopoli<br />
LA GEOTEC STA CERCANDO<br />
DI DIMOSTRARE CHE I SUOI<br />
LEGAMI CON LA MAFIA SONO<br />
ORMAI SCIOLTI: HA SOSTITUITO<br />
GLI AMMINISTRATORI, CAMBIATO<br />
COMPAGINE SOCIALE E SEDE<br />
LEGALE. PER IL TAR<br />
NON BASTA. MA L’EPILOGO<br />
È PARADOSSALE: CONTINUA<br />
A LAVORARE PER I COMUNI<br />
<strong>Il</strong> caso della Geotec è esemplare di un<br />
meccanismo che abbiamo ampiamente<br />
spiegato nello scorso numero del Tacco:<br />
attraverso un sistema di ricorsi e appelli i privati<br />
pongono le pubbliche amministrazioni in<br />
un vicolo cieco: è necessario che il servizio<br />
continui, perché siamo in emergenza-rifiuti e<br />
perché non si può interrompere un pubblico<br />
servizio come la raccolta e lo smaltimento<br />
degli stessi. E chi può garantire la prosecuzione<br />
del servizio? Guarda caso il privato che tra<br />
ricorsi, sospensive e appelli, continua a lavorare<br />
e a incassare il denaro pubblico. Questo<br />
però è un caso paradossale, perché la ditta<br />
in questione non ha il certificato antimafia, la<br />
persona che gestiva la società è imputato per<br />
traffico illecito di rifiuti con l’aggravante del<br />
comportamento mafioso ed è imparentato<br />
con Pippi Calamita, noto esponente della<br />
Sacra Corona, all’ergastolo. Nei suoi ricorsi e<br />
appelli al Tar e al consiglio di Stato, la Geotec<br />
sta cercando di dimostrare che i suoi legami<br />
con la mafia sono ormai sciolti: ha sostituito<br />
gli amministratori, cambiato compagine<br />
sociale e sede legale. Ma per il Tar non basta.<br />
I fatti: nel 2005 l’Ato Le3 pubblica un<br />
bando (presidente l’allora sindaco di Taviano<br />
Giuseppe Tanisi) per la raccolta dei rifiuti solidi<br />
urbani a Casarano, vinto dall’associazione<br />
temporanea d’impresa Geotec - ambiente e<br />
Universal service. La Geotec vince anche i<br />
bandi per la raccolta dei rifiuti a Ruffano,<br />
Taurisano e in una decina di paesi del basso<br />
Salento. Ma, poco tempo dopo, il Prefetto di<br />
Lecce comunica all’Ato Le3 che la Prefettura<br />
ha dato alla ditta “l’interdittiva”, cioè non le<br />
ha rilasciato la certificazione antimafia perché<br />
in alcuni processi penali, a Gianluigi<br />
Rosafio di Taurisano, a cui l’amministratore<br />
pro tempore della società aveva dato ampi<br />
poteri gestionali, viene contestata la contiguità<br />
con un noto esponente della Sacra Corona<br />
Unita, cosiddetto Pippi Calamita, suo suocero.<br />
Geotec e casarano:<br />
QuanDo lo stato<br />
è in una morsa<br />
Casarano.<br />
Un cassonetto per la raccolta<br />
dei rifiuti solidi urbani.<br />
Del servizio si occupa ancora<br />
la Geotec<br />
Inoltre lo stesso Rosafio è rinviato a giudizio<br />
per reati ambientali (ai sensi del 53 bis) con<br />
l’aggravante di modalità mafiose. L’Ato revoca<br />
l’incarico e indice una nuova procedura negoziata<br />
d’urgenza per l’affidamento dei servizi,<br />
invitando altre ditte ed escludendo la Geotec<br />
e la Universal service. Geotec, difesa dal<br />
numero uno degli amministrativisti leccesi,<br />
l’avvocato Pietro Quinto, impugna la revoca<br />
dinanzi al Tar; impugna anche l’interdittiva<br />
del Prefetto (cioè, come detto, il documento<br />
attraverso il quale il Prefetto nega il certificato<br />
antimafia) e l’indizione della gara mediante<br />
procedura negoziata.<br />
<strong>Il</strong> Tar di Lecce dà la sospensiva accogliendo<br />
le ragioni della Geotec salvo poi respingerne<br />
il ricorso nel merito. In tale sentenza il<br />
tribunale amministrativo aveva dato ragione<br />
nel merito del ricorso, ad Ato e Prefettura,<br />
così confermando il rischio di infiltrazioni<br />
mafiose nella Geotec. Questo perché, dopo le<br />
verifiche effettuate e nonostante i cambi<br />
societari, i nuovi responsabili non risultavano<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 5 Marzo 2009<br />
avere un patrimonio tale da poter sostenere<br />
l’investimento dell’acquisto delle nuove<br />
quote societarie (si veda a pag. 28 la pubblicazione<br />
della sentenza del Tar del 20/1/09).<br />
In sostanza: non si capiva da dove avessero<br />
preso i soldi per potersi mettere in affari con<br />
la Geotec. A quel punto la Geotec fa appello<br />
al Consiglio di Stato che il 20 febbraio scorso<br />
in via cautelare sospende l’efficacia della<br />
sentenza del Tar.<br />
Risultato del sistema di sospensive e<br />
ricorsi: ad oggi a Casarano i rifiuti vengono<br />
ancora raccolti dalla Geotec e il Comune<br />
deve pagare, tra raccolta e smaltimento, tre<br />
milioni e 100 mila euro l’anno, cifra nel bilancio<br />
comunale.<br />
L’epilogo: se nei processi penali a carico<br />
dei Rosafio, il pubblico ministero non riuscirà<br />
a mantenere l’aggravante della mafiosità e<br />
resterà solo il 53bis contro la Geotec, questa<br />
otterrà il certificato antimafia. E tutto continuerà<br />
come se nulla fosse accaduto.<br />
M.L.M.
Casi esemplari // Sentenza di primo grado // Eugenio Ozza<br />
Depuratore Di uGento:<br />
conDannato il sinDaco oZZa<br />
Eugenio Ozza<br />
<strong>Il</strong> depuratore di Ugento al servizio delle<br />
marine non avrebbe dovuto funzionare<br />
quei tre mesi d’estate di cinque anni fa. <strong>Il</strong><br />
motivo? Non aveva l’autorizzazione necessaria<br />
che avrebbe dovuto rilasciare la Provincia.<br />
E quell’autorizzazione la Provincia non poteva<br />
rilasciarla perché il depuratore era incompleto:<br />
mancavano un kilometro e mezzo di<br />
condutture, un collettore necessario per collegare<br />
il depuratore al canale di bonifica<br />
“Colatisi Risetani”.<br />
Nonostante questo il sindaco Eugenio<br />
Ozza con un’ordinanza contingibile e urgente<br />
per i tre mesi estivi affida la gestione del<br />
depuratore all’ufficio tecnico comunale,<br />
AUTORIZZÒ L’ATTIVAZIONE DEL DEPURATORE DI UGENTO<br />
AL SERVIZIO DELLE MARINE NONOSTANTE QUESTO MANCASSE<br />
DI 1.500 METRI DI TUBATURE E NON AVESSE L’AUTORIZZAZIONE<br />
DELLA PROVINCIA<br />
adducendo lo stato di emergenza ambientale<br />
creatasi nel Comune di Ugento durante il<br />
periodo estivo, a causa dell’accresciuta<br />
richiesta da parte dei villeggianti di smaltire i<br />
reflui dei pozzi neri.<br />
Così il Comune autorizza tre ditte che ne<br />
avevano fatto richiesta, a smaltire i liquami<br />
nel depuratore. Si tratta delle ditte Molle<br />
Giovanni di Ugento, Piccinni Rocco di Gemini<br />
e Rosafio Rocco di Taurisano (si legga a pag.<br />
4 e 5 per capire chi sono i Rosafio), che da<br />
agosto a novembre del 2003 sversarono nel<br />
nuovo depuratore poco più di 15mila tonnellate<br />
di liquami. Tanto si evince sia dalle bolle<br />
di consegna delle ditte ai tecnici comunali<br />
sia dal sopralluogo ordinato dal pm, nel<br />
corso del quale furono fotografate le vasche<br />
ricolme di 15mila tonnellate di liquami.<br />
<strong>Il</strong> giudice Silvio Piccino nella sentenza di<br />
primo grado evidenzia la cronologia dei fatti:<br />
il 16/7/2003 la Provincia aveva risposto al<br />
Comune (che sollecitava l’attivazione del<br />
depuratore), che era necessario, prima,<br />
adempiere agli obblighi di legge. Tra questi<br />
obblighi, appunto, il completamento delle<br />
condutture mancanti. Nonostante questo il<br />
22/7/2003 l’utilizzo del depuratore venne<br />
autorizzato mediante un’ordinanza contingibile<br />
e urgente del Sindaco, giustificata con<br />
l’emergenza relativa allo smaltimento dei<br />
liquami durante il periodo estivo. Appare<br />
dimostrato, si legge nella sentenza, come<br />
l’impianto non potendo essere utilizzato<br />
come depuratore, fungeva da impianto di<br />
smaltimento dei rifiuti. La vasca di ossidazione,<br />
progettata per la produzione di fanghi<br />
attivi necessari per il processo di depurazione,<br />
veniva utilizzata per lo stoccaggio e il<br />
deposito di liquami lì trasportati su ruota.<br />
<strong>Il</strong> giudice non riconosce il carattere di<br />
eccezionalità e urgenza dell’ordinanza perché<br />
è nota e costante negli anni, dice, l’attitudine<br />
del Comune di Ugento alla ricezione<br />
turistica, per cui il sindaco avrebbe potuto<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 6 Marzo 2009<br />
pensarci per tempo. <strong>Il</strong> pm Guglielmo Cataldi<br />
aveva chiesto per Ozza tre mesi e 10 giorni di<br />
reclusione, oltre al pagamento di un’ammenda<br />
di 5.000 euro. Difeso da Friz Massa, Ozza<br />
è stato condannato a pagare l’ammenda<br />
pecuniaria, e gli è stata riconosciuta la piena<br />
responsabilità penale del reato ascrittogli.<br />
TRE DITTE, AUTORIZZATE<br />
DAL COMUNE, SVERSARONO<br />
OLTRE 15.000 TONNELLATE<br />
DI LIQUAMI NEL DEPURATORE.<br />
ERANO LE DITTE: MOLLE<br />
GIOVANNI DI UGENTO,<br />
PICCINNI ROCCO DI GEMINI<br />
E ROSAFIO ROCCO<br />
DI TAURISANO<br />
//IL CAPO D’IMPUTAZIONE<br />
Imputato del reato di cui all’art. 51/1°<br />
comma in relazione agli articoli 27 e 28 del<br />
dlgs 22/97 perché nella qualità di sindaco<br />
del Comune di Ugento, adottando l’ordinanza<br />
contingibile e urgente n. 31 del 22/7/2003,<br />
recante oggetto “affidamento provvisorio<br />
gestione nuovo depuratore”, adducendo lo<br />
stato di emergenza ambientale creatasi nel<br />
Comune di Ugento nel periodo estivo, ordinava<br />
l’attivazione del nuovo depuratore di<br />
Ugento in via provvisoria fino al 30/9/2003,<br />
con affidamento della gestione diretta e personale<br />
dell’U.T.C. del Comune di Ugento, con<br />
ciò consentendo l’esercizio dell’impianto di<br />
depurazione a “servizio delle marine di<br />
Ugento” – da ritenersi impianto di smaltimento<br />
rifiuti – in assenza dell’autorizzazione prevista<br />
dagli articoli 27 e 28 del dlgs n. 22/97,<br />
poiché detto impianto riceveva e manteneva<br />
in stoccaggio rifiuti liquidi senza la prevista<br />
autorizzazione.<br />
M.L.M.
Ph: Roberto Rocca<br />
// <strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // La discarica che nacque in “sanatoria” // Bomba ecologica<br />
Ugento, Burgesi.<br />
Una pala al lavoro nella discarica.<br />
Pubblica dal 2002<br />
burGesi è pubblica e la bonifica<br />
si sta Già paGanDo:<br />
così lo stato paGa più volte<br />
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI<br />
Nello scorso numero del Tacco abbiamo<br />
spiegato il meccanismo attraverso il<br />
quale la discarica privata Burgesi<br />
diventa pubblica e come la prima convenzione<br />
del 1992 venga rinnovata dieci anni dopo,<br />
nel 2002, aggiungendovi alcuni passaggi o<br />
modificandone altri, quindi facendola passare<br />
come una “estensione” di quella precedente,<br />
sebbene le integrazioni di fatto ne cambino<br />
sostanzialmente le condizioni di partenza<br />
e sarebbe stato logico indire un nuovo<br />
bando. In quel rinnovo, il Comune di Ugento<br />
“acquisisce” la titolarità pubblica del III lotto,<br />
quello in funzione e per il quale è stato sventato<br />
il rischio che venisse realizzato un<br />
“sopralzo”, cioè un aumento della capienza.<br />
Perché accade questo?<br />
Accade perché il Commissario delegato<br />
all’emergenza, all’epoca Raffaele Fitto, in una<br />
“nota” (n. 4287/CD del 21/7/2001) richia-<br />
PERCHÉ BURGESI È DIVENTATA PUBBLICA DAL 2002?<br />
CHI CI GUADAGNA ALLA FINE? L’ABBIAMO CHIESTO<br />
ALLA SOSTITUTA PROCURATRICE MIGNONE, CHE CI HA FORNITO<br />
LA SUA INTERPRETAZIONE CHE PERÒ PUBBLICHEREMO<br />
NEL PROSSIMO NUMERO. IL NOSTRO RISCONTRO<br />
NELLA CONVENZIONE: I CITTADINI STANNO GIÀ PAGANDO,<br />
OGGI, LA BONIFICA CHE VERRÀ ESEGUITA DALLA MONTECO<br />
FRA MOLTI ANNI<br />
ma all’obbligo di assicurare la titolarità pubblica<br />
della discarica, titolarità che si acquisisce<br />
a seguito di una delibera di Consiglio<br />
comunale (n.12 del 30/7/2001).<br />
Quali sono le conseguenze di questa<br />
“acquisizione”?<br />
Le conseguenze sono che poiché la discarica<br />
è pubblica, il Comune dovrà accollarsi<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 7 Marzo 2009<br />
i costi di bonifica, dopo aver già pagato il<br />
prezzo più alto, in termini economici, di danni<br />
ambientali e alla salute.<br />
Tuttavia, nella convenzione, c’è scritto<br />
che i costi di bonifica saranno a carico della<br />
Monteco.<br />
Come è possibile questa contraddizione?<br />
E’ possibile perché in un passaggio enig
La “proteste di Capodanno”. I cittadini occupano la discarica per vedere con i propri occhi in quali<br />
condizioni si trovi<br />
PROPRIO COME UN TERRENO, LA DISCARICA VA CURATA GIORNO<br />
DOPO GIORNO, TRAMITE OPERAZIONI SPECIFICHE: CAPTAZIONE<br />
DEL BIOGAS, RICOMPATTAZIONE DEI RIFIUTI,<br />
IMPERMEABILIZZAZIONE, ECCETERA. SE NON VIENE GESTITA<br />
IN MANIERA CORRETTA, NEPPURE LA BONIFICA POTRÀ ESSERE<br />
ESEGUITA COME RICHIEDEREBBE. IL RISULTATO?<br />
UN DANNO AMBIENTALE INEVITABILE<br />
matico (art.2), è specificato che “in ordine<br />
alla chiusura e post-gestione (che dura 30<br />
anni, è scritto nella convenzione, ndr) del III<br />
lotto della discarica il concessionario (cioè la<br />
Monteco) dovrà riscuotere e accantonare le<br />
relative aliquote tariffarie per utilizzarle<br />
all’occorrenza nella esecuzione delle attività<br />
richieste dalle fasi in parola”. Fuori dal burocratese,<br />
significa che nella tariffa è compresa<br />
anche l’aliquota relativa alla bonifica.<br />
Insomma: i cittadini dell’Ato Le3 stanno già<br />
pagando, oggi, la bonifica che in futuro, chissà<br />
quando, verrà eseguita dalla Monteco e<br />
sulla bontà della quale, come spiega la sostituta<br />
procuratrice Mignone, non ci sono controlli.<br />
Perché se il privato non “accantona” le<br />
somme che saranno destinate alla bonifica,<br />
come è scritto debba fare, perché, ad esempio,<br />
i costi negli anni saranno lievitati e avrà<br />
dovuto far fronte all’emergenza, chi pagherà?<br />
Probabilmente succederà che, come spesso<br />
accade, il pubblico pagherà lo stesso servizio<br />
più volte. (si legga a pag. 24 lo stralcio della<br />
convenzione relativa ai costi della bonifica).<br />
E chi pagherà se il privato non bonificherà<br />
correttamente la discarica, con i soldi dei<br />
cittadini già incassati negli anni?<br />
In realtà per una discarica che non viene<br />
gestita in maniera corretta, le contravvenzio-<br />
ni sono di poco conto; ma il problema<br />
ambientale sarà successivo, perché se non<br />
viene gestita in maniera corretta non potrà<br />
essere bonificata come richiederebbe.<br />
Proprio come un terreno, la discarica va curata<br />
giorno dopo giorno. Ogni giorno bisogna<br />
eseguire determinate operazioni: captazione<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 8 Marzo 2009<br />
Ph: Roberto Rocca<br />
del biogas, ricompattazione dei rifiuti,<br />
cospargimento, impermeabilizazione fatta<br />
come si deve, eccetera, altrimenti inneschi<br />
una bomba ecologica.<br />
Anche se è una discarica pubblica, nessuno<br />
andrà mai a verificare, tranne nel caso<br />
in cui ci sia un esposto dei cittadini che<br />
lamentano cattivi odori.<br />
Le bonifiche, dunque, se la discarica non<br />
è gestita correttamente, e Burgesi non lo è<br />
stata, dato che gli amministratori sono stati<br />
condannati a 8 mesi di reclusione proprio<br />
perché erano state riscontrate una serie di<br />
gravi effrazioni (si legga lo scorso numero del<br />
Tacco), sono di fatto impossibili.<br />
Un esempio lampante di questa situazione<br />
è la Saspi, dove un tempo confluivano i<br />
rifiuti di Lecce: una discarica non bonificata.<br />
Non si può bonificare una discarica che è<br />
stata mantenuta per una vita in piedi in<br />
maniera selvaggia.<br />
In conclusione: la cattiva manutenzione<br />
della discarica, che negli anni non è gestita<br />
“come un giardino”, fa si che sia impossibile<br />
la successiva bonifica, perché non si ha contezza<br />
di quanto accumulato. Così, le aliquote<br />
accantonate negli anni da parte del gestore<br />
che le riscuote sotto forma di tasse ai cittadini<br />
e che sono finalizzate alla bonifica, difficilmente<br />
verranno spese per quello scopo.<br />
Perché, se è vero che la bonifica è<br />
responsabilità del gestore è anche vero che,<br />
poiché la discarica è di “titolarità pubblica”,<br />
sarà il Comune a piangersi i costi reali e finali<br />
di una bonifica non fatta o fatta male.<br />
Magari attingendo ad ulteriori fondi per l’emergenza<br />
o chiedendo aiuto alla Unione<br />
europea.<br />
Presenti anche di notte. Alcuni manifestanti fuori dal cancello della Monteco. Vogliono saperne di più e<br />
né il freddo né l’ora tarda li ferma<br />
Ph: Roberto Rocca
Stoccaggio fantasma // Omicidio Basile // Esclusivo<br />
Edificio pericolante. <strong>Il</strong> centro di stoccaggio chiuso dal Comune perché in stato di abbandono<br />
Abbiamo continuato ad indagare per cercare<br />
di capire che cosa abbia comportato,<br />
per Ugento e per l’intero Salento, la<br />
non attivazione di un Centro di raccolta per lo<br />
stoccaggio di rifiuti provenienti da raccolta<br />
differenziata. La nostra indagine non è finita.<br />
Vi presentiamo intanto i primi risultati: i conteggi,<br />
carte alla mano, come sempre, di<br />
quanto il Comune avrebbe guadagnato grazie<br />
alla vendita di servizi ad altri Comuni e ai privati<br />
e grazie alla vendite delle materie prime<br />
raccolte: carta, plastica, metalli, vetro. I calcoli<br />
sono contenuti all’interno del progetto,<br />
redatto dai tecnici comunali. Per il progetto il<br />
Comune chiese una consulenza gratuita alla<br />
stessa Monteco, dirimpettaia del Centro di<br />
stoccaggio. I calcoli del piano economico<br />
sono prudenziali, perché all’epoca, era il<br />
1998, si stimò una raccolta differenziata del<br />
20% (a Ugento in realtà ancora oggi è del<br />
10%). Diamo subito le cifre: il Comune avrebbe<br />
guadagnato mezzo miliardo di lire l’anno,<br />
quasi tre miliardi dal 2002 ad oggi. Come<br />
detto, i calcoli sono prudenziali. Si sarebbero<br />
potuti triplicare.<br />
Va da sé che la non attivazione del Centro<br />
di stoccaggio abbia comportato un aumento<br />
dei rifiuti conferiti nella discarica di Burgesi.<br />
Quindi, sicuramente ci ha guadagnato la<br />
Monteco: negli anni la discarica è aumentata<br />
in estensione e volumetria: ha raccolto il<br />
doppio dei rifiuti che era programmata ad<br />
accogliere. Lo stato di emergenza-rifiuti ha<br />
creato, come abbiamo spiegato, un corto circuito<br />
in base al quale gli unici a guadagnarci<br />
sono i gestori delle discariche e tutti i privati<br />
che vi ruotano attorno erogando servizi di<br />
vario tipo (dalla raccolta rifiuti urbani alla<br />
raccolta dei rifiuti gettati ai margini delle<br />
strade). L’unico a perderci è lo Stato che<br />
finanzia la sopraelevazione delle discariche<br />
per accogliere più rifiuti, che finanzia le bonifiche<br />
di discariche contaminate dai privati.<br />
Anche nel caso di Burgesi e di Ugento è così:<br />
non ci ha guadagnato il Comune, non ci<br />
hanno guadagnato i cittadini. Perché?<br />
// BURGESI? MA QUALE DISCARI-<br />
CA, È UN “QUADRO NATURALE”.<br />
LO DICE LA LEGGE<br />
Studiando il progetto, poi, abbiamo scoperto<br />
che sia Burgesi, sia il Centro di stoccaggio,<br />
sono nati in una zona sottoposta a ben<br />
due vincoli: uno (minore) è un vincolo legato<br />
al “ripopolamento faunistico” (la legge regionale<br />
10/84) per l’esercizio della caccia.<br />
L’altro è il vincolo paesaggistico ai sensi della<br />
legge 1497 del 1939. Non è una legge qualunque<br />
ma “la” legge, la prima e più importante<br />
in tema di vincoli ambientali, quella<br />
che tutela le “opere d’arte della natura”. Vale<br />
la pena riportare il primo articolo:<br />
Art. 1 legge 1497 del 1939<br />
Sono soggette alla presente legge a<br />
causa del loro notevole interesse pubblico:<br />
1) le cose immobili che hanno cospicui<br />
caratteri di bellezza naturale o di singolarità<br />
geologica;<br />
2) le ville, i giardini e i parchi che, non<br />
contemplati dalle leggi per la tutela delle<br />
cose d’interesse artistico o storico, si distinguono<br />
per la loro non comune bellezza;<br />
3) i complessi di cose immobili che compongono<br />
un caratteristico aspetto avente<br />
valore estetico e tradizionale;<br />
4) le bellezze panoramiche considerate<br />
IL CENTRO DI STOCCAGGIO<br />
DI UGENTO, MAI ATTIVATO, È NATO<br />
IN UNA ZONA SOTTOPOSTA<br />
AL PRIMO E PIÙ ANTICO<br />
DEI VINCOLI PAESAGGISTICI,<br />
QUELLO CHE TUTELA LE OPERE<br />
D’ARTE DELLA NATURA.<br />
OLTRE IL DANNO LA BEFFA:<br />
SEI MILIARDI DI SOLDI PUBBLICI<br />
PER REALIZZARE UN IMPIANTO<br />
CHE È SERVITO SOLO<br />
AD AUMENTARE LO SCEMPIO<br />
AMBIENTALE DI BURGESI<br />
la cappa cHe soffoca il salento<br />
come quadri naturali e così pure quei punti di<br />
vista o di belvedere, accessibili al pubblico,<br />
dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.<br />
Leggere il testo di questa legge fa male al<br />
cuore. Si rimane attoniti. Sono sottoposti al<br />
vincolo di questa legge le bellezze naturali<br />
come Capri e la costiera amalfitana, per dirne<br />
una. Soprattutto rimane di sasso chi si è<br />
recato in quei luoghi e sa essere tra i più belli<br />
del Salento, con fenomeni di carsismo, di<br />
rocce affioranti, di declivi di serre, di varietà<br />
di flora, unici. Fenomeni di rara bellezza,<br />
“quadri naturali”, appunto, descritti anche<br />
nello studio di impatto ambientale allegato<br />
al progetto del Centro di stoccaggio.<br />
Come abbiamo scritto nello scorso numero,<br />
i terreni dove nacque Burgesi, l’unica discarica<br />
in Italia nata abusivamente e poi<br />
“sanata” previo pagamento di una tassa,<br />
furono acquisiti in blocco e proprio lì, guarda<br />
caso, la Regione trovò esservi il posto ideale<br />
per farvi nascere una discarica. Proprio lì, nel<br />
bel mezzo di un “quadro naturale”. Più scaviamo<br />
“nell’affare rifiuti” e più troviamo una<br />
fitta ragnatela che mette d’accordo interessi<br />
privati e mala gestione o scarso controllo<br />
pubblico. Più tracciamo il profilo di un “sistema”,<br />
di una cappa sotto la quale casualmente<br />
tutto va nel posto in cui è stabilito che<br />
vada (anche la discarica, che deve nascere<br />
nella zona sottoposta a vincolo paesaggistico,<br />
nasce). Di “sistema”, parlava Peppino.<br />
Che la notte prima di morire non potè fare a<br />
meno di fare un sopralluogo presso quel centro<br />
di stoccaggio mai nato.<br />
M.L.M.
Stoccaggio fantasma // Omicidio Basile // Esclusivo<br />
stoccaGGio fantasma:<br />
la storia, i mancati GuaDaGni<br />
COME BURGESI, È NATO IN UNA ZONA SOTTOPOSTA A VINCOLO PAESAGGISTICO. SECONDO<br />
IL PIANO ECONOMICO DI PROGETTO IL COMUNE AVREBBE POTUTO GUADAGNARE, ALL’INIZIO,<br />
MEZZO MILIARDO DI LIRE L’ANNO. I GUADAGNI SAREBBERO POI AUMENTATI. TUTTI I COMUNI<br />
DELL’ATO LE3 VI AVREBBERO CONFERITO I RIFIUTI PROVENIENTI DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA.<br />
CI AVREBBE GUADAGNATO IL COMUNE. MA È ANDATO TUTTO IN MALORA<br />
di GIANCARLO COLELLA<br />
Per conoscere lo spessore della saggezza<br />
popolare salentina è sufficiente rovistare<br />
tra le numerose pubblicazioni esistenti<br />
sui proverbi dialettali locali. Sulle pagine<br />
di questi libri non c’è sfaccettatura dell’esistenza<br />
umana che non sia stata fotografata<br />
con la tipica ironia e sagacia dei salentini.<br />
Pregi e difetti dell’umanità vengono analizzati<br />
da diverse angolazioni finendo col fornire al<br />
lettore un filo conduttore che aiuta, sia pure<br />
da un particolare punto di vista, a capire la<br />
filosofia esistenziale del popolo salentino. Un<br />
popolo mite, generoso, passionale, buono, a<br />
volte anche troppo, quasi fatalista, ma sempre<br />
perspicace, sottile, in grado di vedere e<br />
capire anche quando sembra distratto e<br />
superficiale.<br />
Ma proprio distratto e superficiale sembra<br />
essere stato il popolo di Ugento e Gemini<br />
in questi ultimi anni del nuovo millennio in<br />
cui all’osservatore esterno non possono essere<br />
sfuggiti due elementi vistosi che hanno<br />
caratterizzato la vita di questo Comune: l’alto<br />
tasso di disoccupazione e, di conseguenza,<br />
di emigrazione che si registra in questo periodo<br />
e lo spreco di denaro nel settore delle<br />
opere pubbliche. <strong>Il</strong> primo dato è meno visibile,<br />
tranne che non si vada a spulciare il registro<br />
comunale dell’Aire (Anagrafe Italiani<br />
Residenti all’Estero) per apprendere che gli<br />
ugentini che risiedono lontano dalla loro<br />
terra per motivi di lavoro sono oltre 3.000,<br />
pari a più del 23 % della popolazione totale.<br />
Un dato che pone Ugento al primo posto tra<br />
i comuni leccesi per il rapporto tra cittadini<br />
emigrati e cittadini residenti. Un dato tanto<br />
più eclatante se si considera che Ugento,<br />
dopo Lecce e Nardò, è il Comune con il feudo<br />
più grande e probabilmente anche con il lito-<br />
rale più esteso (circa 12 chilometri). L’altro<br />
aspetto che balza agli occhi dell’osservatore<br />
è la leggerezza con cui in questo Comune si<br />
spendono i soldi della collettività senza poi<br />
trarne alcun vantaggio. E qui non può mancare<br />
la citazione di un detto, che a dire il vero<br />
non è solo salentino, che spesso viene citato<br />
di fronte ai casi di spreco di denaro pubblico:<br />
“Tanto paga Pantalone!”, la maschera nella<br />
quale spesso il pubblico riconosce i suoi<br />
pregi e i suoi difetti. I casi di sperpero di<br />
denaro pubblico che ad Ugento richiamano<br />
questo detto non sono pochi, dai numerosi<br />
interventi sul porto di Torre San Giovanni, che<br />
pur ammontando globalmente a milioni di<br />
euro non hanno mai risolto il problema della<br />
sicurezza delle imbarcazioni, a quelli sul<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 10 Marzo 2009<br />
palazzetto dello sport, fino alle spese legali<br />
che il Comune sopporta e che si aggirano<br />
intorno ai 300mila euro l’anno. “Tanto paga<br />
Pantalone!”. Ma l’elemento emblematico in<br />
questo senso risulta essere il “Centro di raccolta,<br />
prima lavorazione e stoccaggio per<br />
materiali provenienti dalla raccolta differenziata<br />
di rifiuti urbani”, una struttura costata<br />
a “Pantalone” (a noi tutti) quasi 6 miliardi di<br />
lire, mai messa in funzione e lasciata andare<br />
in malora.<br />
Una vicenda che ha dell’assurdo, per la<br />
quale ci sono stati anche risvolti giudiziari,<br />
della quale si stava interessando Peppino<br />
Basile prima di essere barbaramente trucidato<br />
la notte tra il 14 e 15 giugno 2008 e che<br />
merita di essere raccontata.
la storia Del centro<br />
Di stoccaGGio<br />
La storia ha inizio il 13 novembre 1997,<br />
quando il Commissario Delegato per l’emergenza<br />
rifiuti solidi urbani nella regione Puglia,<br />
dottor Salvatore Di Staso (all’epoca<br />
Presidente della Giunta Regionale Pugliese),<br />
invitava il comune di Ugento a predisporre un<br />
progetto per la costruzione di un “centro di<br />
raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei<br />
materiali provenienti dalla raccolta differenziata”<br />
operata nei 24 comuni del bacino di<br />
utenza LE/3. L’amministrazione comunale<br />
diede incarico al tecnico comunale che predispose<br />
il progetto per un impianto, che<br />
ancora oggi risulta essere all’avanguardia nel<br />
settore, che è stato completato nel 2002 e,<br />
stranamente, non è mai entrato in funzione.<br />
Nello scegliere la zona su cui realizzare<br />
l’impianto il Comune probabilmente effettuò<br />
una ricerca accurata. Alla fine si andò a scegliere<br />
una zona che, come si legge negli atti<br />
del progetto, “è sottoposta a vincolo paesaggistico<br />
ai sensi della legge n.1497 del 1939.<br />
Si tratta di una zona definita “oasi di protezione,<br />
zone di addestramento cani, zone<br />
umide, zone a gestione sociale”, con vincoli<br />
naturalistici archeologici ed architettonici.<br />
Una scelta incomprensibile, così come<br />
incomprensibile rimane il fatto che il terreno<br />
su cui è stato realizzato l’impianto, pur risultando<br />
terreno agricolo, sia stato pagato ai<br />
proprietari, di cui al momento non si conosce<br />
l’identità, 200 milioni per poco più di un<br />
ettaro di superficie utile che risulta così utilizzata:<br />
Area complessiva mq 12.742<br />
Area parcheggi, spazi<br />
di manovra e ricezione mq 5.581<br />
Aree a verde mq 3.478<br />
Aree di stoccaggio<br />
residui prodotti mq 1.765<br />
Servizi (riserva idrica,<br />
cabina elettrica,<br />
depuratore) mq 117,4<br />
Capannone lavorazione<br />
e uffici mq 1.794,7<br />
<strong>Il</strong> progetto, comunque, venne sviluppato<br />
tenendo conto della normativa di settore<br />
ed in particolare del “Piano Regionale per lo<br />
smaltimento dei rifiuti”, delle “direttive CEE”,<br />
del “Programma per l’emergenza rifiuti nella<br />
IL COMUNE AVREBBE<br />
GUADAGNATO MEZZO MILIARDO<br />
DI LIRE L’ANNO SOLO<br />
VENDENDO SERVIZI<br />
PER LA RACCOLTA<br />
DIFFERENZIATA E VENDENDO<br />
LE STESSE MATERIE PRIME:<br />
VETRO, CARTA PLASTICA<br />
METALLI. DAL 2002, ANNO<br />
IN CUI FU COLLAUDATO,<br />
AD OGGI, QUASI TRE MILIARDI<br />
DI MANCATO GUADAGNO<br />
regione Puglia”, dell’Ordinanza del<br />
Commissario Delegato recante “Disposizioni<br />
in materia di rifiuti urbani, di rifiuti speciali,<br />
rifiuti da imballaggio secondario e terziario”,<br />
oltre che di “raccolta differenziata delle frazioni<br />
di vetro e plastica, di carta e cartoni e<br />
alluminio contenuti nei rifiuti urbani”. In base<br />
al decreto legislativo n. 22/97 (decreto<br />
Ronchi) ai Comuni competeva la “gestione<br />
(raccolta, trasporto, recupero e smaltimento)<br />
dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilabili agli<br />
urbani, finalizzata alla riduzione dello smaltimento<br />
ed al recupero di materiale ed energia”.<br />
Appare chiaro sin da allora che la soluzione<br />
del problema dei rifiuti passa inevita-<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 11 Marzo 2009<br />
bilmente attraverso la raccolta differenziata.<br />
Lo stesso Decreto stabiliva gli obiettivi minimi<br />
di raccolta differenziata che entro il<br />
15/02/1999 erano fissati al 15 % del totale<br />
dei rifiuti, per passare al 25 % entro il<br />
15/02/2001, fino ad arrivare al 35 % a partire<br />
dal 15 /02/2003. <strong>Il</strong> Piano di adeguamento<br />
al decreto Ronchi per il bacino di<br />
utenza LE/3 prevedeva due interventi localizzati<br />
sul territorio di Ugento: a) un centro di<br />
raccolta, prima lavorazione e stoccaggio di<br />
materiali da raccolta differenziata, da 20 tonnellate<br />
al giorno, da realizzare a breve termine<br />
(entro il 31/12/1999. E’ il centro di cui<br />
stiamo parlando); b) impianti di selezione del<br />
rifiuto tal quale (residuale da raccolta differenziata)<br />
per la separazione del materiale<br />
combustibile e una linea di compostaggio da<br />
50 tonnellate al giorno.<br />
Le ordinanze del Commissario delegato<br />
avevano chiarito che era fatto obbligo ai sindaci<br />
di attivare ed intensificare il servizio di<br />
raccolta differenziata, determinando anche il<br />
rapporto tra la carta, il vetro e i metalli, intimando<br />
il conferimento dei materiali presso<br />
l’impianto di Ugento. <strong>Il</strong> punto di partenza<br />
erano i dati relativi al 1996 che vedevano per<br />
il bacino di utenza LE/3, comprendente 24<br />
comuni con una popolazione complessiva di<br />
264.770 abitanti, una produzione complessiva<br />
annua di rifiuti pari a 7.470 tonnellate
circa. La composizione dei rifiuti veniva così<br />
catalogata:<br />
Frazione tonnellate/anno<br />
Vetro 5.976 8 %<br />
Plastiche 7.470 10 %<br />
Frazione organica 37.350 50 %<br />
Carte e cellulosici 14.940 20 %<br />
Metalli 3.735 5 %<br />
Sottovaglio o altro 5.229 7 %<br />
Su questi dati erano stati elaborati gli<br />
obiettivi della raccolta differenziata che puntavano<br />
al recupero ed al riciclo di consistenti<br />
quantità di elementi dalla cui vendita ne<br />
sarebbe derivato un concreto guadagno, sia<br />
in termini di risparmio del costo del servizio<br />
di raccolta dei rifiuti per i cittadini sia in termini<br />
di disponibilità finanziaria concreta per<br />
il comune di Ugento che ospitava l’impianto<br />
sul suo territorio.<br />
Questi erano gli obiettivi della raccolta<br />
differenziata a breve ed a medio termine, la<br />
prima a partire dal 31/12/1997 e la seconda<br />
a partire dal 31/12/1999.<br />
Frazione Breve termine Medio termine<br />
(31/12/97) (31/12/99)<br />
Vetro Tonn. 143 2.4% 286 4.8%<br />
Plastica 187 2.5% 374 5.0%<br />
Carta 598 4.0% 1.196 8.0%<br />
Metalli 45 1.2% 90 2.4%<br />
Totale 973 10.1% 1.946 20.2%<br />
Le previsioni, dunque, attestavano i risultati<br />
della raccolta differenziata, considerato il<br />
sistema più economico e meno inquinante, al<br />
10.10% del totale dei rifiuti entro il<br />
31/12/1997 ed al 20.20% entro il 31/12/99.<br />
Oggi, a distanza di 10 anni, la raccolta<br />
differenziata nel comune di Ugento si attesta<br />
intorno al 10 %, per cui il 90 % dei rifiuti prodotti<br />
da questo comune continuano ad essere<br />
conferiti nella discarica Burgesi avendo<br />
come conseguenza un aumento del costo del<br />
servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti<br />
per i cittadini di Ugento ed un aggravamento<br />
del livello di inquinamento, le cui conseguenze<br />
ancora non siamo in grado di quantificare,<br />
ed un aumento degli introiti della Monteco.<br />
La potenzialità dell’impianto in questione,<br />
comunque, si attestavano intorno alle 20<br />
tonnellate al giorno di rifiuti da lavorare, con<br />
possibilità di raddoppio della quantità, ossia<br />
di arrivare a 40 tonnellate al giorno.<br />
Ciò significa che l’impianto avrebbe potuto<br />
accettare anche rifiuti provenienti da altri<br />
ACQUA MINERALE BURGESI<br />
Nel Basso Salento circolano bottiglie di<br />
acqua con una “misteriosa” etichetta:<br />
ambiti e lavorandoli avrebbe consentito un<br />
ulteriore guadagno al Comune di Ugento che<br />
rimane titolare dell’impianto stesso.<br />
Le cose purtroppo sono andate diversamente,<br />
l’impianto non è mai entrato in funzione,<br />
il Comune di Ugento non ha mai incassato<br />
un centesimo, i cittadini continuano a pagare<br />
di più mentre avrebbero potuto pagare di<br />
meno e continuiamo a chiederci: perché il<br />
comune di Ugento non ha mai attivato tale<br />
impianto? A chi è convenuto che quest’impianto<br />
andasse in malora? Ai cittadini no di<br />
certo dato ché, tra l’altro, non attivando la<br />
struttura si sono perduti quei posti di lavoro<br />
che erano stati previsti. All’ambiente no di<br />
certo.<br />
Ma quali erano i costi di esercizio annui<br />
e quali i rientri che avrebbe prodotto l’impianto?<br />
Questi i costi di esercizio:<br />
Personale £. 375.000.000<br />
Costi energetici<br />
Acquisto prodotti<br />
£. 110.000.000<br />
per il consumo<br />
Costi servizio<br />
£. 9.000.000<br />
per il consumo<br />
Costi manutenzione<br />
£. 33.000.000<br />
ordinaria £. 34.000.000<br />
Smaltimento residui £. 30.000.000<br />
Totale costi di esercizio £. 591.000.000<br />
Questi sono i rientri annui:<br />
Ricavi da tariffa £. 256.000.000<br />
Ricavi da vendita beni £. 204.950.000<br />
Ricavi da vendita servizi £. 604.500.000<br />
Totale rientri £. 1.065.450.000<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 12 Marzo 2009<br />
“Acqua Burgesi”. Si tratta di una bella provocazione<br />
per chi vive attorno alla discarica<br />
Burgesi di Ugento, quella che, a detta del<br />
sindaco Eugenio Ozza, ha sempre smaltito<br />
correttamente i rifiuti di 26 comuni. Talmente<br />
bene che si può anche bere l’acqua della<br />
falda che passa proprio sotto la discarica.<br />
Le bottiglie sono state distribuite nei bar<br />
di Presicce, ma i Carabinieri si sono allarmati:<br />
cosa contengono le bottiglie? Che vorrà<br />
dire acqua Burgesi? E così, il 4 marzo scorso,<br />
dalla preoccupazione sono passati ai<br />
fatti. I Carabinieri hanno sequestrato una<br />
bottiglia: vorranno forse portarla alla magistrata<br />
Donatina Buffelli che sta indagando<br />
sulla discarica?<br />
POCO PIÙ DI UN ETTARO<br />
DI TERRENO AGRICOLO<br />
FU PAGATO DAL COMUNE<br />
200 MILIONI. UNA CIFRA<br />
FUORI MERCATO.<br />
PER FARVI NASCERE<br />
IL CENTRO DI STOCCAGGIO<br />
Insomma, dati alla mano, il Centro di<br />
raccolta, prima lavorazione e stoccaggio<br />
per materiali provenienti dalla raccolta differenziata<br />
di rifiuti urbani realizzato dal<br />
Comune di Ugento, mai attivato e lasciato<br />
andare alla malora, vittima di devastazioni<br />
vandaliche che lo hanno pressochè distrutto<br />
avrebbe fatto guadagnare alle casse del<br />
comune di Ugento la bellezza di<br />
474.450.000 lire l’anno. Una somma considerevole<br />
che avrebbe consentito non solo di<br />
garantire ai cittadini di Ugento di non dover<br />
pagare la tassa sui rifiuti, ma avrebbe consentito<br />
all’amministrazione di incamerare<br />
somme di denaro utilizzabili per gli usi ritenuti<br />
più impellenti.<br />
Se avesse iniziato a lavorare alla fine del<br />
2002, quando fu collaudato, ad oggi il<br />
Comune avrebbe guadagnato quasi tre miliardi<br />
di vecchie lire (2.846.700.000), considerando<br />
sempre una minima raccolta differenziata.<br />
Perché, se poi si fosse dato da fare, sensibilizzando<br />
i cittadini e facendo comprendere<br />
loro che tanto più riciclavano rifiuti tanto<br />
meno avrebbero sborsato di tassa sui rifiuti, i<br />
guadagni si sarebbero moltiplicati.<br />
Ma il comune di Ugento ha preferito<br />
rinunciare a queste entrate e far continuare a<br />
pagare ai cittadini.<br />
“Tanto paga Pantalone”.
<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // Monopoli // Cavallino<br />
IL “RE DELLA DISCARICA”<br />
STORIA DI UNA DISCARICA CHE POTEVA ESSERE PUBBLICA, REALIZZATA CON FONDI PUBBLICI,<br />
PER FAR GUADAGNARE AL MASSIMO LO STATO MA CHE È STATA FATTA DAI PRIVATI<br />
E CHE FA GUADAGNARE SOLO LORO<br />
di ADA MARTELLA<br />
Ph: Marco Maraca<br />
<strong>Il</strong> “re della discarica” è Gaetano Gorgoni, ex<br />
deputato, ex sottosegretario, ex sindaco<br />
per un decennio, attuale vice-sindaco di<br />
Cavallino, dove c’è una delle discariche più<br />
grandi e complesse del Salento. È qui a<br />
Cavallino, nel suo regno, che il business dei<br />
rifiuti arriva a cifre esorbitanti. La discarica<br />
serve il bacino più grande del Salento: 27<br />
comuni, incluso il comune capoluogo, per un<br />
totale di 480mila abitanti. Ogni giorno arrivano<br />
in discarica, gestita da una triade di<br />
imprenditori capeggiata dai Montinaro, circa<br />
500 tonnellate di rifiuti al giorno. In virtù<br />
della convenzione firmata tra i privati e il<br />
Comune, le entrate degli imprenditori sono<br />
quasi di 13 milioni di euro all’anno (69 euro<br />
a tonnellata). <strong>Il</strong> Comune, a sua volta, dovreb-<br />
be percepire come ristoro ambientale poco<br />
più di 1 milione di euro all’anno (circa 7<br />
euro a tonnellata).<br />
Gaetano Gorgoni, da giovane milita nel<br />
Msi, poi uomo del partito Repubblicano, ora<br />
in quota Forza Italia, è stato e continua ad<br />
essere un politico della vecchia guardia<br />
ancora attore principale, della prima ed ora<br />
della seconda repubblica. È il “re” assoluto<br />
del paese di quasi quattordici mila anime<br />
alle porte di Lecce, l’unico vero avversario<br />
negl’anni di un’altra regnante della politica<br />
salentina, Adriana Poli Bortone imperatrice<br />
bizantina, sindaca e ora vicesindaca di<br />
Lecce. Entrambi conservano il posto di potere<br />
sotto le mentite spoglie della carica di<br />
vicesindaco e assessori alla Cultura. Ma i due<br />
veterani della politica non possono essere<br />
vice di nessuno. Gorgoni si può dire che sia<br />
stato un precursore, o forse l’unico amministratore<br />
salentino che nei quindici anni di<br />
emergenza rifiuti, ossia di anarchia nel gestire<br />
il sistema di trattamento e smaltimento<br />
della monnezza, ha lottato con le unghie e<br />
con i denti perché la situazione non gli scappasse<br />
di mano o, peggio, avvenisse senza la<br />
certezza di avere un ruolo di primo piano<br />
nella pianificazione a monte e nella gestione<br />
a venire del business dei rifiuti. Non è un<br />
caso, infatti, che il sistema di discarica a<br />
Cavallino è, tra tutti quelli presenti sul territorio,<br />
il più complesso ed anche l’unico ad<br />
avere completato la costruzione degl’impianti<br />
prima di tutte le altre Ato.<br />
Intervistare Gaetano Gorgoni è come<br />
chiedere udienza ad importante personalità.<br />
Nel moderno quanto anonimo palazzo comunale<br />
di Cavallino lui occupa ancora la poltrona<br />
(in senso letterale) del sindaco, con la<br />
segretaria personale, la sala d’attesa e la sua<br />
stanza che è la stessa da oltre dieci anni,<br />
allestita come quella di un prefetto borbonico:<br />
i broccati color oro e rosso cardinale per<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 14 Marzo 2009<br />
LA DISCARICA SERVE<br />
IL BACINO PIÙ GRANDE<br />
DEL SALENTO: 27 COMUNI,<br />
INCLUSO IL COMUNE<br />
CAPOLUOGO, PER UN TOTALE<br />
DI 480MILA ABITANTI.<br />
ANDRÀ A REGIME IL 9 MARZO<br />
QUANDO LA TARIFFA<br />
RADDOPPIERA’:<br />
DA 69 A 111 EURO<br />
le tende e le rifiniture, le poltrone di pelle<br />
nera, i mobili in legno pregiato, i quadri con<br />
paesaggi salentini fin de siècle, i trofei e le<br />
sculture a testimonianza delle tante onorificenze<br />
ricevute negl’anni. Gorgoni è seduto<br />
dietro la pesante scrivania, alle sue spalle la<br />
foto incorniciata di uno stemma patrizio dove<br />
campeggia il nome della casata: Gorgoni,<br />
forse è lo stesso stemma che è inciso sull’anello<br />
d’oro di antica fattura che porta al dito.<br />
<strong>Il</strong> giorno dell’intervista la gentile segretaria<br />
personale si scusa più volte per l’attesa, ma<br />
“il sindaco e gli assessori sono in udienza dal<br />
vicesindaco”, ossia da Gorgoni stesso. È<br />
anche da questi particolari che s’intuisce chi<br />
comanda. Sembra un patrizio romano, di<br />
quelli che hanno guadagnato il titolo nobiliare<br />
in virtù delle campagne di conquista.<br />
Gorgoni ha conquistato le cave dismesse di<br />
Cavallino che ora sono le fosse della più<br />
grande discarica della Provincia di Lecce. Ha<br />
conquistato il parco commerciale della<br />
Carrefour et altri che assicura vantaggi fiscali<br />
ed economici al Comune (così come la discarica)<br />
oltre che migliaia di posti di lavoro. In<br />
paese, al tempo dell’apertura dei grandi<br />
supermercati, erano affissi manifesti dove<br />
l’allora sindaco Gorgoni avvisava che i moduli<br />
per le richieste di lavoro potevano essere<br />
ritirati negl’uffici del Comune. Come un gran
Le colline di rifiuti. Sono anche ricoperte di verde<br />
de padre ha sistemato buona parte delle<br />
famiglie del paese. “Quando io ho preso<br />
Cavallino nel 1992”, ricorda Gorgoni, “era un<br />
comune con il bilancio dissestato, con decine<br />
di miliardi di debiti ed erano in vendita tutti<br />
gli immobili”.<br />
L’ex onorevole è una delle memorie storiche<br />
del Salento, sin dai tempi della Cassa del<br />
Mezzogiorno a cui tutti i parlamentari locali,<br />
incluso lui, andavano a battere cassa, per<br />
arrivare ad oggi, lì dove i soldi a pioggia arrivano<br />
dalla Comunità Europea che li destina<br />
alle aree disagiate.<br />
È con lui che ricostruiamo la storia della<br />
discarica di Cavallino, una storia esemplare<br />
per capire che cosa ha significato e significa<br />
per il Salento il business dei rifiuti. È un ulteriore<br />
tassello, che si aggiunge alle vicende già<br />
note della discarica Burgesi di Ugento, grazie<br />
al quale diventa sempre più chiaro che “il<br />
sistema emergenza” in Salento ha implementato<br />
il Pil (prodotto interno lordo) della monnezza,<br />
equamente distribuito nelle varie parti<br />
in perfetta connivenza: privati (sempre gli<br />
stessi), amministrazioni e avvocati.<br />
Siamo negl’anni Novanta e mentre tutto il<br />
Salento annaspa e si arrangia nell’intricata<br />
questione dello smaltimento dei rifiuti,<br />
Gorgoni prende la situazione in mano e decide<br />
per sé di costruirne una tutta sua con un<br />
bando che ne prevede la costruzione a totale<br />
carico economico del privato che vince.<br />
Domando: “La discarica è pubblica?”, risponde:<br />
“No, non è pubblica, è di Cavallino”.<br />
Sembrerebbe quasi che volesse dire, per<br />
estensione di concetto, che la discarica è<br />
sua. Come è suo il Castello, in parte sua resi-<br />
GAETANO GORGONI: “A CAVALLINO ERA PREVISTA UNA DISCARICA<br />
TAL QUALE DI VECCHIO TIPO. MI RIFIUTAI DI FARLA AL PUNTO DI<br />
PERDERE I FINANZIAMENTI, 7MILIARDI DI LIRE. ALCUNI ANNI<br />
DOPO IL COMMISSARIO STRAORDINARIO DISTASO STANZIÒ<br />
ALTRI 2MILIARDI PER IL PRIMO STRALCIO DELLA DISCARICA.<br />
LI RIFIUTAI NUOVAMENTE”<br />
denza privata, intorno al quale una viabilità<br />
un poco bizzarra costringe a circumnavigare<br />
la piazza impedendo che il traffico arrechi<br />
disturbo alle finestre di casa. Ma questa,<br />
come quella della grande distribuzione (leggasi<br />
Carrefour), è un’altra storia.<br />
La personale decisione di Gorgoni di fare<br />
una discarica tutta “sua” è frutto di una vera<br />
e propria disputa tra lui e la Regione. Nei<br />
primi anni Novanta la Regione aveva già individuato<br />
in Cavallino uno dei siti idonei ad<br />
ospitare la discarica a servizio dei comuni del<br />
nord Salento, in seguito alla disponibilità<br />
offerta dall’allora sindaco Corallo. Non è difficile<br />
immaginare la fibrillazione che viene a<br />
crearsi sia tra i privati sia tra gli amministratori<br />
che fanno a gara per ospitarne una, poiché<br />
discarica significa business sicuro. In<br />
virtù di questa pianificazione di massima, nel<br />
1994 il prefetto Catenacci, il primo commissario<br />
straordinario per l’emergenza rifiuti,<br />
stanzia sette miliardi di lire e ordina che<br />
venga costruita la discarica. Ed è qui che<br />
entra in scena Gaetano Gorgoni sindaco dal<br />
1992, il quale non obbedendo all’ordinanza<br />
del prefetto rifiuta anche i sette miliardi. Dice<br />
Gorgoni: “Era prevista una discarica tal quale<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 15 Marzo 2009<br />
di vecchio tipo e io non ero assolutamente<br />
d’accordo. Mi rifiutai di farla al punto di perdere<br />
i finanziamenti e di essere accusato di<br />
omissioni di atti d’ufficio. Poi ancora nel<br />
1996-97 furono stanziati altri 2 miliardi, dall’allora<br />
Presidente Distaso, commissario<br />
straordinario, perché facessi il primo stralcio<br />
per costruire la discarica e fosse possibile<br />
l’uso immediato delle cave già individuate.<br />
Ancora una volta preferii perdere il finanziamento<br />
e nuovamente fui accusato di omissione<br />
di atti d’ufficio, ma questa volta Distaso<br />
decise di nominare commissario ad acta il<br />
mio segretario comunale perché facesse il<br />
bando di gara”.<br />
Gaetano Gorgoni è politico d’altri tempi,<br />
un condottiero che non si lascia intimidire<br />
neppure dall’ordinanza di un emissario dello<br />
Stato, del Commissario straordinario delegato<br />
direttamente dal Consiglio dei Ministri per<br />
far fronte all’emergenza rifiuti. Lui si ribella<br />
perché non vuole a casa sua una discarica<br />
dove si butta il rifiuto “tal quale”, ne vuole<br />
una moderna. Ma la storia non gli darà ragione:<br />
anche la “sua” sarà una discarica “tal<br />
quale”, malgrado le intenzioni, malgrado l’insubordinazione.
<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> sistema dell’emergenza // Monopoli privati<br />
La storia della discarica di Cavallino è<br />
speculare rispetto a quella di Burgesi.<br />
Esemplari di un sistema perverso che,<br />
come abbiamo denunciato lo scorso numero,<br />
in Puglia, in Salento, come in Campania,<br />
giustifica con l’emergenza una gestione<br />
anarchica del ciclo dei rifiuti, in deroga a<br />
qualunque legge comunitaria, nazionale,<br />
ambientale.<br />
Ne è la prova, a Ugento, l’esistenza di<br />
una bomba ecologica come Burgesi, nata “in<br />
sanatoria” in una zona sottoposta a vincolo<br />
paesaggistico e definita dalla legge “quadro<br />
naturale” di rara bellezza. Ne sono la prova<br />
le sue varie sopraelevazioni nonostante fosse<br />
dichiarate più volte esaurita.<br />
Ne è la prova, a Cavallino, il rilascio di<br />
una valutazione di impatto ambientale da<br />
parte della Regione che tuttavia certificava<br />
la non corretta gestione della discarica.<br />
Due discariche che dovevano nascere e<br />
rimanere pubbliche, ma che nascono private<br />
e acquisiscono titolarità pubblica con<br />
tutto ciò che ne consegue. Ossia: i guadagni<br />
sono tutti dei privati, i costi di bonifica<br />
sono tutti del pubblico. Un sistema che<br />
lungi dal trovare una soluzione ambientale<br />
ed economica vantaggiosa per i cittadini,<br />
ad oggi non sta facendo altro che far passare<br />
un monopolio da un gruppo di imprenditori<br />
locali al gruppo Marcegaglia, che ha<br />
vinto tutti i bandi che trasformeranno le<br />
cave, almeno nelle intenzioni, da contenitori<br />
di monnezza a impianti all’avanguardia e<br />
la monnezza in oro. Oro che appesentirà le<br />
loro tasche quando dalla monnezza si otterrà<br />
energia. E ai cittadini, ancora una volta,<br />
toccherà contare i cocci.<br />
M.L.M.<br />
Nel 1998 Mentre il Salento rimane<br />
fermo all’era primitiva del prendo il<br />
sacchetto e lo butto in una delle tante<br />
cave dismesse, Gorgoni, messo alle strette<br />
dalla Regione, emana il bando per la realizzazione<br />
di un sistema di smaltimento con<br />
prerogative moderne, che preveda la separazione<br />
del secco/umido e trattamento dell’umido.<br />
Ad aggiudicarsi il bando è la triade di<br />
imprenditori privati: Montinaro, Palumbo e<br />
Calò che creano la società “Monticava” che<br />
poi cambierà nome in “Ambiente e<br />
Sviluppo”.<br />
Negli anni le balle non smaltite tornano ad essere mucchi informi di rifiuti che appestano l’ambiente<br />
CAVALLINO E LE S<br />
STORIA DELLA DISCARICA DAL 1998 AL 2009. SULLA CARTA<br />
VA TUTTO BENE E IL COMUNE “NON CACCIA UNA LIRA”. MA LE BALLE<br />
DI RIFIUTI SI ACCUMULANO E ATTORNO ALLA CITTÀ FORMANO<br />
COLLINETTE ALTE DIECI METRI. IL RACCONTO DI COME TRASFORMARE<br />
UN’IDEA VINCENTE IN UN VUOTO A PERDERE. COSI’ I CITTADINI<br />
PAGANO PER INTERO UN SERVIZIO CHE NON C’E’ E IL PRIVATO<br />
CI GUADAGNA. SEMPRE<br />
“Proposi alle imprese la realizzazione a<br />
loro spese della discarica, e il costo più il<br />
guadagno che lo ricavassero dalla gestione<br />
per una durata di dieci anni. Noi non abbiamo<br />
cacciato una lira per la discarica”, racconta<br />
il vicesindaco, “l’umido viene separato<br />
dal secco, che va imballato, avviato alla biostabilizzazione,<br />
da lì la produzione di balle di<br />
cdr. Anche se nel 1998 non si sapeva ancora<br />
cosa sarebbe successo, se avrebbero deciso<br />
per i termovalorizzatori o i termodistruttori o<br />
per la produzione di cdr”.<br />
E fin qui, almeno sulla carta, va tutto<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 16 Marzo 2009<br />
bene: niente più discarica tal quale, in sincronia<br />
perfetta con il decreto Ronchi del<br />
1997 ma anche in forte anticipo rispetto alle<br />
previsioni del Piano Regionale dei <strong>Rifiuti</strong><br />
redatto nel 2001 come prima stesura da<br />
Raffaele Fitto, quale Commissario straordinario<br />
all’emergenza. La lungimiranza di Gorgoni<br />
a guardarla con il senno del poi sembra quasi<br />
magia: nel Piano di Fitto a Cavallino è prevista<br />
una discarica di soccorso, un impianto di<br />
biostabilizzazione e l’impianto di produzione<br />
di cdr, in una parola tutto ciò che era stato<br />
già deciso con piglio autoritario da Gorgoni a
E BALLE<br />
di ADA MARTELLA<br />
Ph: Marco Maraca<br />
NEL 2002 IL CONSIGLIERE ANTONIO CAPONE CHIEDE LA RESCIS-<br />
SIONE DEL CONTRATTO, PREVISTA DALLA CONVENZIONE. PERCHÉ<br />
ESISTONO GRAVI E COMPROVATI MOTIVI, CERTIFICATI<br />
DA PROVINCIA E REGIONE. MA TUTTO VA A VANTI<br />
totale carico dei privati, in barba alle ordinanze<br />
e ai miliardi disposti dalla Regione<br />
perché ci si avviasse ad una gestione pubblica<br />
dello smaltimento dei rifiuti. È pur vero<br />
che la struttura commissariale per l’emergenza<br />
rifiuti aveva, nelle linee generali, previsto<br />
la produzione di cdr ma nel 1998 la programmazione<br />
e la localizzazione sul territorio degli<br />
impianti non esisteva.<br />
Già nel 1999 viene firmata la<br />
Convenzione (documento a pag. 27) tra il<br />
Comune di Cavallino e la società “Ambiente e<br />
Sviluppo”, guidata dai Montinaro. Gli aggiudicatari<br />
si impegnano a progettare, costruire e<br />
gestire una discarica controllata di prima<br />
categoria, un impianto di selezione del rifiuto<br />
tal quale e di un impianto pilota per il<br />
trattamento di igienizzazione della frazione<br />
organica. L’importo delle opere previsto è<br />
poco più di 16 miliardi di lire, a totale carico<br />
della società privata.<br />
Sempre secondo la Convenzione, la<br />
società “Ambiente e Sviluppo” deve percepire<br />
come tariffa 108.000 lire per tonnellata di<br />
rifiuto smaltito, oltre Iva e tassa ecologica<br />
(oggi sono 69 euro). Mentre i benefici economici,<br />
i cosiddetti ristori ambientali, che la<br />
società deve corrispondere al Comune sono:<br />
“lire 8 per kg di rifiuto conferito, di cui 2<br />
quale costo socio ambientale e lire 6 per<br />
utilizzo infrastrutture, ed offerta di lire 6<br />
per kg di rifiuto conferito quale vantaggio<br />
economico (royalty)”, che oggi equivalgono a<br />
7 euro a tonnellata .<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 17 Marzo 2009<br />
Nel 2000 la discarica entra in funzione<br />
con l’accordo che la gestione dell’Ati<br />
“Ambiente e Sviluppo” debba cessare nel<br />
2010, data entro la quale i tre imprenditori<br />
prevedono di ammortizzare le spese e di guadagnarci,<br />
in virtù della tariffa di 108mila lire<br />
a tonnellata di rifiuto smaltito, la quale cifra<br />
deve garantire i servizi sopracitati ossia separazione<br />
e igenizzazione. (Stante ai conti fatti<br />
in apertura, la società “Ambiente e Sviluppo”<br />
avrebbe ammortizzato il costo delle opere in<br />
poco meno di un anno).<br />
Ma la storia vera racconta ben altro,<br />
come sanno molto bene i cittadini di<br />
Cavallino, San Donato, Lizzanello e San<br />
Cesario (Comuni che distano neanche un chilometro<br />
dalla discarica).<br />
Molto presto la puzza insopportabile<br />
appesta tutto il circondario, così come<br />
aumentano in altezza le colline di rifiuti che<br />
arrivano fino a dieci metri di altezza fuori<br />
DOVEVA ESSERE REALIZZATA<br />
DAL COMUNE CON SOLDI<br />
PUBBLICI MA LA DISCARICA<br />
VIENE COSTRUITA<br />
DA MONTINARO, CALÒ<br />
E PALUMBO CON 16 MILIARDI<br />
DI LIRE. AMMORTIZZATI<br />
IN UN ANNO. IL RESTO È TUTTO<br />
GUADAGNO
terra. La discarica predisposta da Gorgoni<br />
non riesce a garantire il servizio che fu stipulato<br />
per convenzione e che però viene pagato<br />
oltre centomila lire per tonnellata.<br />
Già nel 2002, ad appena due anni dall’entrata<br />
in funzione della discarica, il consigliere<br />
d’opposizione, Lorenzo Capone (An), in un<br />
Consiglio comunale apposito chiese la rescissione<br />
del contratto stipulato con i titolari della<br />
discarica. La rescissione del contratto è,<br />
ovviamente, prevista anche nella Convenzione<br />
tra il Comune e la società “Ambiente e<br />
Sviluppo”, nel paragrafo c) dell’articolo 4: “In<br />
caso di gravi e reiterate infrazioni alle norme<br />
di legge ed al presente contratto di concessione”.<br />
Per quel che riguarda la discarica di<br />
Cavallino, il consigliere aveva ragione: il caso<br />
sussiste, comprovato dalla Provincia di Lecce<br />
e dal dirigente regionale del settore ecologia,<br />
come vedremo più avanti.<br />
Sempre in quegl’anni nasce il comitato<br />
“Libero Movimento Spontaneo di cittadini”,<br />
guidato dal giovane ma combattivo Salvatore<br />
De Mitri, che ne chiede l’immediata chiusura,<br />
vengono raccolte quasi duemila firme di protesta.<br />
I cittadini non chiedono solo la chiusura<br />
della discarica ma anche il monitoraggio<br />
per valutare i casi di tumore che dal 2000<br />
sembrano essere in aumento. <strong>Il</strong> pediatra di<br />
Cavallino, il dottor Casile, denuncia pubblicamente<br />
l’insorgenza di faringite cronica nei<br />
bambini da quando è in funzione la discarica.<br />
Cos’è che non ha funzionato? Non doveva<br />
trattarsi di una discarica moderna, con<br />
tanto di separazione e trattamento di biostabilizzazione<br />
che rende inerte il rifiuto? Perché<br />
la discarica che per contratto doveva esaurirsi<br />
nel 2010 è già stracolma dopo due anni?<br />
Perché aumentano le colline di rifiuti che<br />
hanno cambiato il panorama di Cavallino?<br />
Ecco cosa dice Gorgoni: “La discarica era<br />
IL PEDIATRA DI CAVALLINO, IL DOTTOR CASILE, DENUNCIA<br />
PUBBLICAMENTE L’INSORGENZA DI FARINGITE CRONICA<br />
NEI BAMBINI DA QUANDO È IN FUNZIONE LA DISCARICA<br />
già esaurita perché mancava il secondo anello<br />
della filiera, ossia la biostabilizzazione e la<br />
produzione di cdr. I gestori della discarica<br />
hanno dovuto buttare le balle in discarica,<br />
invece che biostabilizzarle e poi trasformarle<br />
in cdr, per cui c’è stato un anticipato ricolmamento<br />
della discarica rispetto alle previsioni.<br />
Devo però dire che la previsione originale<br />
della discarica non copriva interamente i<br />
dieci anni, ma era previsto che all’esaurimento<br />
della prima ne venisse realizzata<br />
un’altra, che è poi quella di soccorso in fase<br />
di completamento e che sarà pronta tra qualche<br />
giorno. Quando abbiamo visto che la discarica<br />
stava per esaurirsi abbiamo chiesto<br />
alla Regione l’autorizzazione ad attrezzare<br />
delle piattaforme sulle quali depositare le<br />
balle, che sono le famose collinette alte sino<br />
a dieci metri fuori terra. Una parte di queste<br />
collinette sono state svuotate e trasferite<br />
nell’impianto di Massafra con il costo di<br />
due milioni di euro, da parte della Regione,<br />
ma solo un quarto dell’esistente, i tre quarti<br />
sono ancora lì e speriamo che posano<br />
LA DISCARICA DOVEVA<br />
ESAURIRSI NEL 2010<br />
MA DOPO DUE ANNI<br />
È GIÀ STRAPIENA.<br />
LA MOTIVAZIONE<br />
DI GORGONI: MANCA<br />
LA BIOSTABILIZZAZIONE<br />
E LA PRODUZIONE DI CDR<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 18 Marzo 2009<br />
essere rimossi con l’entrata in funzione<br />
dell’impianto di produzione di cdr”.<br />
In verità nella convenzione firmata nel<br />
1999 non si fa menzione di una seconda discarica,<br />
come afferma Gorgoni, che debba<br />
supportare la prima fino all’esaurimento previsto<br />
per il 2010. Mentre invece si parla di<br />
trattamento di igienizzazione della frazione<br />
organica, ossia la biostabilizzazione che in<br />
realtà non è mai avvenuta perché i tre biotunnel<br />
sperimentali non bastano a trattare la<br />
quantità di tonnellate che ogni giorno arrivano<br />
da tutti e 27 i comuni dell’Ato Le/1, il più<br />
importante per numero di abitanti: 480mila.<br />
Già nel dicembre del 2003, il<br />
Commissario straordinario all’emergenza<br />
rifiuti, Raffaele Fitto, è costretto a bloccare la<br />
separazione del secco dall’umido per via<br />
dello stoccaggio all’aria aperta di migliaia di<br />
balle formate dalla frazione secca compressa.<br />
Balle depositate lì per anni senza una<br />
destinazione certa e che “causano la grave<br />
situazione igienico-sanitaria” (Commissione<br />
Ambiente della Provincia di Lecce). Dunque<br />
la società “Ambiente e Sviluppo” non ha mai<br />
biostabilizzato e ha creato balle senza sapere<br />
che fine fargli fare: si può considerare questo<br />
un servizio di smaltimento completo per<br />
cui i cittadini pagano l’intera somma?. È in<br />
questo modo che la discarica di Gorgoni,<br />
nata per essere moderna, è a tutti gl’effetti<br />
una discarica tal quale, dove viene buttato il<br />
rifiuto senza essere trattato che è più nocivo<br />
ed occupa più volumetria. Malgrado l’ordinanza<br />
di Fitto, la società continua a separare<br />
il secco che causa lo stoccaggio delle balle in
LA REGIONE HA PAGATO<br />
DUE MILIONI DI EURO<br />
PER SPOSTARE PARTE<br />
DELLE COLLINE DI RIFIUTI<br />
DA CAVALLINO A MASSAFRA.<br />
LA MAGGIOR PARTE<br />
SONO ANCORA LÌ<br />
“stile Campania”: Gorgoni e il gestore della<br />
discarica chiedono in Regione l’approvazione<br />
ad ampliare la piattaforma per ospitarle.<br />
Ecco come si esaurisce anzitempo la discarica.<br />
Ecco come si instaura un sistema che<br />
ha poco di virtuoso: un sindaco autoritario<br />
(Gorgoni) non obbedisce agl’ordini della<br />
Regione, da cui rifiuta l’aiuto economico, 9<br />
miliardi, per fare una discarica pubblica, ma<br />
fa un bando per farne una cosiddetta moderna<br />
che sia totalmente in mano ai privati (i<br />
Montinaro che hanno il monopolio sui rifiuti),<br />
ne accetta la tariffa che però non garantisce<br />
il servizio. Di tutto ciò incolpa la Regione per<br />
non aver predisposto la costruzione, questa sì<br />
con i soldi pubblici, del secondo anello della<br />
filiera che non era certo prevista nel 1998,<br />
anno del bando di Gorgoni, ma solo delineata<br />
nella prima stesura del Piano regionale dei<br />
<strong>Rifiuti</strong> di Fitto del 2001, definitivamente<br />
licenziato nel 2004. E ancora: il Comune di<br />
Cavallino nel 2004, tramite il progetto della<br />
“Sviluppo e Ambiente” chiede il V.I.A (valutazione<br />
d’impatto ambientale) alla Regione per<br />
la costruzione di una discarica di servizio<br />
soccorso, ossia quella di cui parla Gorgoni<br />
quando dice che era già prevista una seconda<br />
discarica. Mentre i cittadini continuano a<br />
pagare una tassa per un servizio che non c’è,<br />
la Regione predispone anche economica-<br />
mente ciò che Gorgoni aveva deciso. Ma i<br />
passaggi formali per l’autorizzazione non<br />
sono cosa semplice.<br />
Nell’ottobre del 2004 i componenti della<br />
Commissione Ambiente ed Ecologia della<br />
Provincia di Lecce presieduta dal presidente<br />
Nicolino Sticchi, dietro pressione di tutte le<br />
lamentele, vanno in visita alla discarica<br />
accompagnati da Calò (uno dei tre gestori).<br />
Viene in seguito stilato un documento inquietante<br />
(per la lettura integrale si veda a pag.<br />
25) in cui la Commissione accerta la cattiva<br />
gestione e il mancato servizio siglato dalla<br />
convenzione e per cui viene pagata la tariffa<br />
stabilita. <strong>Il</strong> presidente della Commissione,<br />
Nicolino Sticchi, certifica che la biostabilizzazione<br />
non è mai avvenuta e che “le modalità<br />
di gestione del ciclo di trattamento dei rifiuti<br />
non rispondono ai migliori sistemi previsti”.<br />
Basterebbero queste due sole note per ottenere<br />
la rescissione del contratto, come chiese<br />
il consigliere Capone già nel 2002 senza<br />
essere ascoltato.<br />
Inoltre, la certezza che la discarica non<br />
sia gestita correttamente è stata formalizzata<br />
anche dalla determinazione del dirigente<br />
regionale del settore ecologia del 22 settembre<br />
2005. La Determinazione regionale è<br />
la risposta alla richiesta di Procedura di<br />
Valutazione di Impatto Ambientale per la dis-<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 19 Marzo 2009<br />
carica di servizio-soccorso proposta da<br />
“Ambiente e Sviluppo” tramite il Comune di<br />
Cavallino. Limongelli, dirigente del settore<br />
ecologia, trae le stese conclusioni del collega<br />
Nicolino Sticchi della Provincia: nella discarica<br />
di Cavallino non è mai stata effettuato il<br />
processo di biostabilizzazione, necessario per<br />
ottenere il permesso di costruire una discarica<br />
di soccorso che può ricevere solo rifiuti<br />
biostabilizzati. Così come non si può fare una<br />
valutazione dell’impatto ambientale se non si<br />
conoscono i dati della biostabilizzazione.<br />
Questa è una testimonianza del paradosso<br />
amministrativo: sia la Provincia sia la<br />
Regione accertano la non correttezza della<br />
gestione, ma la Regione rilascia ugualmente<br />
il Via per la discarica di soccorso ben<br />
sapendo che si tratterà di una discarica tal<br />
quale. Non bisogna dimenticare che il<br />
Salento, come la Puglia, è in emergenza<br />
ambientale, ogni autorizzazione avviene sotto<br />
il ricatto di quest’ultima.<br />
A fronte di ciò, il vicesindaco Gorgoni<br />
parla di sopravvivenza e di miracoli: “Siamo<br />
riusciti a sopravvivere sino ad oggi andando<br />
in sopraelevata, poi abbiamo occupato lo<br />
spazio laterale alla discarica, se non avessimo<br />
fatto così l’Ato Lecce/1 sarebbe stata<br />
sommersa dai rifiuti come Napoli. E siamo<br />
riusciti a tenerci sino ad oggi facendo mira-<br />
LA SOCIETÀ “AMBIENTE E SVILUPPO” NON HA MAI<br />
BIOSTABILIZZATO E HA CREATO BALLE SENZA SAPERE<br />
CHE FINE FARGLI FARE: SI PUÒ CONSIDERARE QUESTO<br />
UN SERVIZIO DI SMALTIMENTO COMPLETO PER CUI I CITTADINI<br />
PAGANO L’INTERA SOMMA?COSÌ LA DISCARICA DI GORGONI,<br />
NATA PER ESSERE MODERNA, È A TUTTI GLI EFFETTI<br />
UNA DISCARICA TAL QUALE
SIA LA PROVINCIA SIA LA REGIONE ACCERTANO LA NON<br />
CORRETTEZZA DELLA GESTIONE, MA LA REGIONE RILASCIA<br />
UGUALMENTE IL VIA PER LA DISCARICA DI SOCCORSO BEN<br />
SAPENDO CHE SI TRATTERÀ DI UNA DISCARICA TAL QUALE<br />
coli. Nel frattempo la Regione ha dato il via<br />
alla realizzazione degli impianti. Adesso c’è il<br />
problema della rimozione di tutte quelle balle<br />
di secco che noi in tutti questi anni abbiamo<br />
dovuto accumulare intorno alla discarica e<br />
che rappresentano le colline che si vedono<br />
all’orizzonte. A me competeva solo la discarica,<br />
i successivi passaggi di trattamento, biostabilizzazione<br />
e produzione cdr, non competevano<br />
a noi, li doveva fare la Regione, che<br />
ha ritardato”.<br />
I miracoli, però, costano. La prima<br />
sopraelevazione della discarica di Cavallino<br />
costa circa 1 milione e duecentomila euro, a<br />
carico della Regione, mentre i cittadini dei 27<br />
comuni continuano a pagare la stessa tariffa<br />
di sempre.<br />
Tornando alla storia, nel 2005 Gorgoni è<br />
talmente arrabbiato con la Regione, per via<br />
delle lentezze amministrative, che con nota<br />
datata 24 agosto trasmette una missiva finalizzata<br />
“... ad avvertire che il comune di<br />
Cavallino sta esaminando la possibilità di<br />
procedere, utilizzando ogni mezzo che la<br />
legge gli consente, alla chiusura dell’impianto<br />
in quanto la discarica non è più idonea a<br />
ricevere i rifiuti, meno che mai rifiuti “tal<br />
quale”, perché produttivi di emissioni nauseabonde<br />
che rendono inaccettabile la vivibilità<br />
dei paesi circostanti”.<br />
L’onorevole Gorgoni minaccia guerra:<br />
chiuderà la “sua” discarica che riceve i rifiuti<br />
di 27 Comuni, incluso il Comune capoluogo,<br />
se la Regione non pone subito rimedio,<br />
ammettendo di fatto che la “sua” discarica è<br />
mal gestita e provoca seri problemi. La<br />
Regione prontamente risponde e stanzia<br />
soldi pubblici per la discarica di soccorso,<br />
per l’impianto di biostabilizzazione (quella<br />
vera) e l’impianto di produzione di cdr, con<br />
un ritardo che Gorgoni ancora denuncia: “Le<br />
collinette che hanno cambiato il panorama di<br />
Cavallino sono il risultato dell’inefficienza<br />
regionale. A me il finanziamento per la discarica<br />
di servizio soccorso me lo ha fatto<br />
Vendola nel 2006 e che sarà pronta solo in<br />
questi giorni, il 9 marzo per l’esattezza”.<br />
In tutto questo scarica barile di colpe, chi<br />
ci guadagna? Certamente la società<br />
“Ambiente e Sviluppo” che si aggiudica,<br />
senza bando, la gestione della discarica di<br />
servizio soccorso, realizzata con fondi pubblici,<br />
che verrebbe in aiuto al suo sistema di<br />
smaltimento che non ha seguito modalità<br />
corrette. Non ci guadagnano i cittadini che<br />
hanno pagato una tariffa che non ha mai<br />
garantito un corretto servizio, ma che ha prodotto<br />
danni ambientali accertati almeno per<br />
quel che riguarda la puzza che li ha appestati<br />
per anni. Non ci guadagna lo Stato che si<br />
trova a pagare due, tre volte per un servizio<br />
che non è stato mai garantito, e che perde un<br />
guadagno che è in mano all’oligopolio dei<br />
privati.<br />
È lo Stato, infatti, per voce della<br />
Protezione Civile, che nel 2005 si trova<br />
costretta a sborsare 2 milioni di euro per trasferire<br />
parte delle balle, solo un quarto, farle<br />
trattare e poi smaltire nel termovalorizzatore<br />
di Massafra del gruppo Marcegaglia, lo stesso<br />
che ha vinto la quasi totalità dei bandi per<br />
l’impiantistica regionale. Lo stesso che (in<br />
società con Palumbo e Albanese) gestirà l’impianto<br />
di produzione di cdr di Cavalino e che,<br />
per contratto, brucerà nel proprio termovalorizzatore<br />
di Massafra quelle balle di cdr, vendendo<br />
allo Stato l’energia prodotta ad un<br />
prezzo sei volte maggiorato perché trattasi di<br />
energia da fonti rinnovabili.<br />
E sarà ancora lo Stato che dovrà pagare<br />
per il trasporto, il trattamento e lo smaltimento<br />
degl’altri tre quarti di balle stoccate a<br />
Cavallino. Con un facile conto: se per un<br />
quarto di balle sono stati spesi 2 milioni di<br />
euro, per smaltire tre quarti ne occorrono sei<br />
di milioni, ma è un calcolo per difetto perche<br />
nel frattempo il numero delle balle è senza<br />
dubbio aumentato.<br />
Lo Stato che perde lì dove i privati, supportati<br />
dall’autorevolezza di Gorgoni, hanno<br />
guadagnato senza garantire servizi ma arrecando<br />
danni ambientali incalcolabili. Chi<br />
può, infatti, calcolare i danni se in tutti questi<br />
decenni i controlli sono stati pochissimi e<br />
mai resi pubblici?<br />
Chiedo dei controlli effettuati negl’anni<br />
nella discarica di Cavallino.<br />
“Non ci sono stati mai problemi”, dice<br />
Gorgoni, “solo denunce per mal’odori, solo piccole<br />
questioni marginalissime, nessun superamento<br />
di limiti previsti dalla legge. In alcuni<br />
periodi, e solo con un cero vento, che coincidevano<br />
con movimentazione di materiale. Se<br />
si fosse operato per tempo tutto questo non<br />
sarebbe successo”. Le analisi sono visionabili?<br />
“Le ha le Asl. A noi le hanno comunicato<br />
qualche volta ed erano tutte a posto”.<br />
Queste invece le parole del presidente<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 20 Marzo 2009<br />
della Commissione Ambiente della Provincia<br />
di Lecce, Nicolino Sticchi (documento integrale<br />
a pag. 25): “i risultati delle ultime analisi<br />
datate 2004 e fornite dalla società<br />
“Ambiente e Sviluppo” lasciano alquanto<br />
perplessi!”.<br />
Allora, parliamo di benefici. Quanto ha<br />
guadagnato il Comune come ristoro ambientale<br />
in tutti questi anni? “Non sono cose che<br />
possono interessare, mi sembra 2 lire a chilo,<br />
attualmente non so. Lo deve chiedere al mio<br />
ragioniere”, risponde sbrigativamente il vicesindaco<br />
Gorgoni che sembra considerare di<br />
secondaria importanza il doveroso, per legge,<br />
ristoro alla comunità che subisce la vicinanza<br />
di una discarica, per di più mal funzionante.<br />
Ma è scritto nero su bianco, nella<br />
Sentenza del Tar numero 4467 del maggio<br />
2008 (si veda finestra a pag. 21): “il Comune<br />
di Cavallino dichiara di percepire 900.000<br />
euro l’anno come royalty finalizzata alla salvaguardia<br />
e valorizzazione del patrimonio<br />
artistico e ambientale del Comune”. (La cifra<br />
è inferiore a quella stimata dai nostri conteggi<br />
fatti in base alle tariffe scritte nella<br />
Convenzione, vedi finestra pag. 22).<br />
Gaetano Gorgoni durante l’intera intervista<br />
non ha mai messo in discussione la correttezza<br />
della gestione di “Ambiente e<br />
Sviluppo”, semmai parole di soddisfazione,<br />
minimizzando il problema della puzza, non<br />
citando la preoccupazioni di medici come il<br />
pediatra dottor Casile, il resoconto della<br />
commissione Ambiente della Provincia, la<br />
determinazione del dirigente regionale settore<br />
ecologia, dimenticando l’opposizione del<br />
consigliere Capone, sorvolando sulle proteste<br />
dei cittadini. Quasi come fosse cosa sua, una<br />
ditta comunale e non di pertinenza dei privati<br />
che la gestiscono dal 2000.<br />
Assomiglia molto alla triste storia della<br />
Copersalento, il famigerato sansificio che dal<br />
2005 brucia Cdr (Combustibile da rifiuto) di<br />
cui non si conosce la provenienza e la qualità,<br />
malgrado le forti proteste dei cittadini,<br />
malgrado le denunce di medici, pediatri, farmacisti<br />
circa l’aumento di patologie tumorali.<br />
Anche in questo caso, il sindaco di Maglie<br />
Antonio Fitto, la città che ospita l’inceneritore<br />
sotto mentite spoglie, ha sempre difeso<br />
l’attività della ditta anche di fronte all’evidenza:<br />
l’Arpa (l’associazione regionale per<br />
l’ambiente), durante il primo vero controllo<br />
effettuato nel luglio del 2008, ha rilevato<br />
valori di diossina nell’aria 420 superiori al<br />
limite massimo consentito. Fitto ha preso le<br />
parti della Copersalento, come fosse cosa<br />
sua, come fosse una ditta comunale e non a<br />
gestione e profitto di privati. Ma questa è<br />
un’altra storia.
<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // Cavallino e le sue balle // Giustizia amministrativa<br />
ANCHE IL TAR DEL LAZIO<br />
Dà RAGIONE A GORGONI:<br />
LA DISCARICA è DI CAVALLINO<br />
La discarica è di Cavallino, incluso i<br />
benefici economici che ne derivano<br />
dalla gestione. Lo ha stabilito la sentenza<br />
del Tar del Lazio il 5 marzo 2008, accogliendo<br />
il ricorso 97/2007 presentato dal<br />
Comune di Cavallino contro: il Commissario<br />
delegato all’Emergenza <strong>Rifiuti</strong>, il Ministero<br />
dell’Interno, il Consiglio dei Ministri, la<br />
Regione Puglia, la Provincia di Lecce, l’Anci,<br />
e tutti e 27 i Comuni dell’Ato Le/1.<br />
La ragione del contenzioso è la proprietà<br />
degl’impianti e la titolarità delle concessioni,<br />
grazie alle quali il Comune incassa ogni<br />
anno 900.000 euro di royalty. <strong>Il</strong> caso di<br />
Cavallino è singolare perché come dice lo<br />
stesso ex sindaco: “La discarica non è pubblica.<br />
È di Cavallino”. Dunque neanche la<br />
creazione dell’Ato in forma giuridica, come<br />
consorzio dei 27 Comuni che pagano la tariffa<br />
che consente al Comune di riscattare la<br />
proprietà totale della discarica al termine dei<br />
10 anni previsti in convenzione, è in grado di<br />
pretendere nulla.<br />
A rompere gli equilibri è stato il decreto<br />
189/Cd/R del 2006 del Commissario delegato<br />
all’emergenza, Vendola, con il quale veniva<br />
NEANCHE LA CREAZIONE<br />
DELL’ATO IN FORMA<br />
GIURIDICA, COME CONSORZIO<br />
DEI 27 COMUNI CHE PAGANO<br />
LA TARIFFA CHE CONSENTE<br />
AL COMUNE DI RISCATTARE<br />
LA PROPRIETÀ TOTALE<br />
DELLA DISCARICA AL TERMINE<br />
DEI 10 ANNI PREVISTI<br />
IN CONVENZIONE, È IN GRADO<br />
DI PRETENDERE NULLA<br />
stabilito che la proprietà degl’impianti e la<br />
titolarità delle concessioni fossero trasferite<br />
nelle mani dell’Ato Le/1. Questo passaggio di<br />
consegne avrebbe comportato la perdita<br />
delle royalty annuali.<br />
Gorgoni subisce il decreto come un vero<br />
esproprio “delle utilità patrimoniali legittimamente<br />
acquisite dal Comune e destinate al<br />
benessere della collettività”, e così ingaggia<br />
la battaglia, con l’ausilio dell’avvocato<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 21 Marzo 2009<br />
Sticchi Damiani. Battaglia che vince nell’arco<br />
di appena un anno e che lo conferma l’unico<br />
“re della discarica” di tutto il Salento.<br />
A. Mar.
<strong>Rifiuti</strong> S.p.A. // <strong>Il</strong> volume d’affari // Conti in tasca<br />
QUANTI SOLDI GIRANO<br />
TRA LE MANI DI MONTINARO,<br />
PALUMBO E CALò<br />
102 MILIONI DI EURO. E’ IL RICAVO DEI GESTORI DELLA DISCARICA IN NOVE ANNI. 11 MILIONI<br />
IL “RIMBORSO” PER CAVALLINO. ALTRI OTTO MILIONI DI FONDI PUBBLICI PER SMALTIRE<br />
LE BALLE ACCUMULATE<br />
//I COSTI<br />
20 milioni di euro, questa la cifra per la<br />
piattaforma di trattamento e smaltimento di<br />
rifiuti solidi urbani di Cavallino. La prima ad<br />
aver completato gli impianti (discarica di servizio<br />
soccorso, biostabilizzazione, impianto di<br />
produzione di Cdr) e che entrerà a regime il<br />
9 marzo di quest’anno. Venti milioni di soldi<br />
pubblici, come spiegano dall’ufficio tecnico<br />
della Regione, poiché in parte derivano dai<br />
fondi Por e in parte sono anticipati dai privati<br />
che si sono aggiudicati l’appalto ma che<br />
rientreranno della cifra con la nuova tassa a<br />
carico dei cittadini.<br />
16 miliardi delle vecchie lire, è la cifra<br />
stanziata dalla società “Ambiente e Sviluppo”<br />
(Montinaro, Palumbo e Calò) per la costruzione<br />
della prima discarica avviata nel 2000. La<br />
copertura della cifra è garantita dalla tassa<br />
pagata dai cittadini.<br />
1 milione e 300mila euro è il costo<br />
sostenuto dalla Regione per sopraelevare la<br />
discarica, esaurita ad appena due anni dall’entrata<br />
in funzione.<br />
2 milioni di euro che la Protezione Civile<br />
ha speso per trasferire, trattare e bruciare<br />
le balle di rifiuti stoccati a Cavallino nel termovalorizzatore<br />
di Massafra. Solo un terzo<br />
delle balle.<br />
6 milioni di euro è la cifra stimata per<br />
smaltire i tre quarti di balle che ancora<br />
giacciono a Cavallino, formando le collinette<br />
di rifiuti non trattati alte sino a 10 metri fuori<br />
terra. Anche in questo caso si tratterà di fondi<br />
pubblici.<br />
//I BENEFICI<br />
A fronte di tutta la puzza sopportata dai<br />
cittadini sia di Cavallino sia dei paesi limitrofi<br />
la discarica, ci sono anche i benefici economici<br />
per Cavallino, quale Comune che la<br />
ospita. Secondo la Convenzione siglata nel<br />
1999 la società “Ambiente e Sviluppo” deve<br />
versare al Comune di Cavallino circa 7 euro a<br />
tonnellata. Ogni anno vengono conferite in<br />
discarica 182.500 tonnellate.<br />
1 milione e quasi 300mila euro all’anno<br />
di benefici per il Comune di Cavallino. Più di<br />
11 milioni in nove anni.<br />
La prima discarica chiude l’8 marzo, ma<br />
la società continuerà a gestire quella di servizio<br />
soccorso. Possiamo però fare un conteggio<br />
di massima circa ricavi di questi 9 anni di<br />
gestione: la società “Ambiente e Sviluppo”<br />
riceve 69 euro a tonnellate dai 27 Comuni<br />
del bacino Le/1 (480.000 abitanti), come<br />
stipulato dalla Convenzione. Dato che sono<br />
circa 500 le tonnellate giornaliere che arrivano<br />
in discarica, il conto di massima è presto<br />
fatto.<br />
NEL BUSINESS DEI RIFIUTI<br />
UN CAPITOLO IMPORTANTE È<br />
QUELLO DELLA LOBBY TOGATA,<br />
CHE HA TRATTO GIOVAMENTO<br />
DAL REGIME DI EMERGENZA,<br />
DURATO 15 ANNI, IN MATERIA<br />
DI SMALTIMENTO RIFIUTI<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 22 Marzo 2009<br />
12 milioni e 600mila euro all’anno di<br />
introito per “Ambiente e Sviluppo” (con solo<br />
un anno di gestione, pari a circa 24 miliardi<br />
delle vecchie lire di entrate, la società<br />
“Ambiente e Sviluppo” dovrebbe aver ammortizzato<br />
la spesa molto prima dei 10 anni previsti<br />
per convenzione).<br />
110 milioni di euro, la cifra stimata per i<br />
nove anni di gestione.<br />
Da questa cifra bisogna sottrarre, almeno<br />
sulla carta, il ristoro ambientale che la società<br />
avrebbe dovuto versare al Comune e cioè:<br />
poco più di 11 milioni di euro in nove anni.<br />
101.835.000 euro, questa è la stima di<br />
quanto la società “Ambiente e Sviluppo” ha<br />
percepito in questi anni solo per la gestione<br />
del bacino Le/1.<br />
Non bisogna dimenticare che i Montinaro<br />
hanno gestito anche le discariche di Ugento e<br />
di Poggiardo.<br />
A onor del vero, agl’oltre cento milioni di<br />
euro percepiti dalla triade di imprenditori in<br />
un decennio solo per la gestione della discarica<br />
di Cavallino, bisogna sottrarre anche gli<br />
onorari degli avvocati. Gli avvocati che hanno<br />
difeso gli interessi di chi ha sempre detenuto<br />
il monopolio sui rifiuti contro il nuovo monopolio<br />
che porta il nome del gruppo<br />
Marcegaglia, che ha vinto i bandi della quasi<br />
totalità degl’impianti pugliesi e salentini. Nel<br />
business della monnezza un capitolo importante<br />
è quello della lobby togata: anch’essa<br />
ha tratto giovamento dal regime di emergenza,<br />
ossia dell’anarchia di questi ultimi quindici<br />
anni in materia di smaltimento dei rifiuti.<br />
A. Mar.
COME SI PAGA LA BONIFICA DI BURGESI<br />
L’art.2 della nuova convenzione del 2002 tra Monteco e Comune di Ugento prevede che la Monteco accantoni le quote per la “postgestione”<br />
trentennale della discarica. Negli articoli successivi si dice esplicitamente che la bonifica è a suo carico ma in questo modo,<br />
con l’accantonamento delle quote, sono i cittadini a pagare la bonifica, già oggi e in anticipo.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 24 Marzo 2009
LE PECCHE DELLA DISCARICA DI CAVALLINO<br />
Riportiamo integralmente il resoconto di Nicolino Sticchi, presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Lecce, redatto all’indomani<br />
del sopralluogo effettuato dalla Commissione nella discarica di Cavallino il 6 ottobre 2004. Le osservazioni riportate da Sticchi denunciano<br />
la cattiva gestione della discarica, l’assenza di prove scientifiche che il trattamento di biostabilizzazione promesso sia mai avvenuto,<br />
la difficoltà di reperire risorse esterne per il trasferimento e trattamento delle balle di rifiuti. Infine, Sticchi, ironizza sulle analisi della<br />
qualità dell’aria prodotte dalla società “Ambiente e Sviluppo”: sono talmente perfette da dubitare che siano credibili, poiché non spiegano<br />
come mai l’aria intorno a Cavallino sia appestata dalla puzza.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 25 Marzo 2009
il <strong>tacco</strong> d’Italia 26 Marzo 2009
LA CONVENZIONE DI CAVALLINO<br />
Riportiamo la prima pagina della Convenzione firmata nel 1999 tra il Comune di Cavallino e la società “Monticava” (in seguito prenderà il<br />
nome di “Ambiente e Sviluppo”), che si è aggiudicata il bando di gara per: la costruzione della discarica, un impianto di separazione seccoumido<br />
e un impianto pilota per la biostabilizzazione.<br />
In questa pagina si parla di cifre. Compare la tariffa che i Comuni dell’Ato Lecce/1 devono versare alla società per ogni tonnellata di rifiuto<br />
smaltito (108.000lire/ton) e i benefici economici, come ristoro ambientale, che il Comune di Cavallino deve percepire dalla società<br />
(14lire/kg).<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 27 Marzo 2009
SENTENZA DEL TAR: “LA GEOTEC È ANCORA A RISCHIO INFILTRAZIONI MAFIOSE”<br />
Alcuni stralci della sentenza del 20/1/09 n.78/09 del Tar di Lecce, terza sezione.<br />
Con questa sentenza si rigetta nel merito il ricorso della Geotec spiegando ampiamente come la sostituzione degli amministratori e l’entrata<br />
in scena di nuovi soggetti nella compagine societaria non escluda il rischio di infiltrazioni mafiose, perché da verifiche svolte non si<br />
può risalire all’origine dei capitali cui hanno attinto per acquistare le quote societarie. Infatti tali soggetti risultano o disoccupati o ex dipendenti<br />
della Geotec.<br />
- avvalendosi della facoltà di cui all’art. 10, comma 8, del D.P.R. n. 252/1998, GEOTEC aveva chiesto alla Prefettura di<br />
rivedere l’informativa antimafia, adducendo di avere posto in essere una serie di misure tese a recidere i supposti legami con la<br />
malavita organizzata. In particolare, considerato che la sussistenza dei tentativi di infiltrazione mafiosa era stata desunta principalmente<br />
dalla presenza nell’organico aziendale di un soggetto (il sig. Rosafio Gianluigi, al quale l’amministratore pro tempore di<br />
GEOTEC aveva rilasciato una procura speciale, implicante un ampio potere gestionale) sospettato, sia per ragioni di parentela, sia<br />
perché rinviato a giudizio per reati ambientali (ma con l’aggravante di aver agito per agevolare l’organizzazione mafiosa) di essere<br />
contiguo ad un noto esponente della Sacra Corona Unita, la società aveva dapprima revocato la procura speciale e in seguito licenziato<br />
il dipendente, la di lui moglie e la di lui sorella (vietando loro l’ingresso nei locali aziendali, inibendo agli altri dipendenti di<br />
avere contatti con tali soggetti e comunicando la revoca della procura agli istituti di credito con cui la società intratteneva rapporti<br />
negoziali) e aveva altresì trasferito la sede in altro Comune. Poiché la Prefettura non aveva ritenuto sufficienti tali misure, confermando<br />
l’interdittiva, la società aveva adottato ulteriori e rilevanti modifiche all’assetto aziendale (era stata revocata la carica di<br />
amministratore al sig. Alessandro Strafino ed era stato nominato un nuovo amministratore unico; i soci, signori Strafino e Ponzetta,<br />
avevano ceduto il proprio pacchetto azionario, uscendo definitivamente dalla società).<br />
4.4. Ora, nel caso di specie, si è verificato proprio un evento del genere. In effetti, il provvedimento impugnato è stato formato<br />
in un momento storico in cui la Prefettura di Lecce e le Forze di Polizia che hanno preso parte al procedimento erano a conoscenza<br />
dell’avvenuta trasformazione della compagine sociale di Geotec, tanto da avere avviato accertamenti patrimoniali a carico<br />
dei nuovi soci; gli esiti di tali accertamenti iniziali, cristallizzati negli atti di cui il Tribunale ha tenuto conto in sede cautelare (nonché,<br />
si deve presumere, in altri atti che non sono stati messi a disposizione dell’Avvocatura erariale in quanto coperti dal segreto<br />
istruttorio), sono stati ritenuti sufficienti dalla Prefettura a far presumere ancora sussistente il pericolo di infiltrazione mafiosa.<br />
Peraltro, come è logico che accada, gli accertamenti patrimoniali non sono stati mai interrotti e ciò proprio perché le indagini sulla<br />
criminalità organizzata sono in continua evoluzione, dovendo le Forze di Polizia scovare anche e soprattutto i “prestanome” dei soggetti<br />
che fanno parte dei sodalizi criminali (ossia coloro che consentono ai mafiosi di intestare i beni a persone incensurate, in modo<br />
da sottrarli ai sequestri e alle confische disposti dall’Autorità giudiziaria).<br />
Per cui, per un verso gli atti relativi a queste indagini patrimoniali sono continuamente aggiornati, per altro verso può accadere<br />
che i documenti rappresentativi di questi accertamenti vengano formati in un momento successivo a quello in cui il giudice<br />
amministrativo è chiamato a delibare in sede cautelare la legittimità di un’interdittiva antimafia.<br />
4.5. Nel presente giudizio, è accaduto che alla camera di consiglio del 30 gennaio 2008 la Prefettura ha sostenuto che GEO-<br />
TEC era ancora soggetta al tentativo di infiltrazione mafiosa, e ciò sul presupposto della fittizietà della cessione delle quote azionarie<br />
da parte dei signori Strafino e Ponzetta; la fittizietà è stata desunta da vari elementi riferiti a ciascuno dei nuovi soci, ma, in<br />
quel momento, non sono stati forniti sufficienti elementi probatori che confermassero le suddette asserzioni (sul punto vedasi la<br />
motivazione della citata ordinanza cautelare n. 72/2008).<br />
Successivamente, però, la difesa erariale ha depositato gli atti relativi agli accertamenti patrimoniali effettuati soprattutto<br />
sul conto del sig. Negro, i quali erano stati avviati sin dalla fine del 2007. I dati contenuti nella documentazione suppletiva si riferiscono<br />
tra l’altro ad anni ormai trascorsi ed essi riguardano il reddito complessivo dichiarato dai componenti il nucleo familiare del<br />
sig. Negro nel periodo in questione.<br />
Pertanto, quella che all’epoca della pronuncia cautelare era una mera illazione della Prefettura, si è successivamente rivelata<br />
un’affermazione del tutto verosimile, corredata di elementi fattuali indiscutibili (almeno ai fini del raggiungimento della soglia<br />
di rilevanza di cui all’art. 10 del D.P.R. n. 252/1998).<br />
In effetti, il reddito del sig. Negro e della di lui consorte (quale risulta dagli atti de quibus, ed in particolare dalle note della<br />
D.I.A. di Lecce prot. n. 125/LE/H44/ 1216 e della Questura di Lecce prot. n. Q2.2./08 del l’1.4.2008) è del tutto sproporzionato<br />
rispetto all’impegno che lo stesso sig. Negro aveva assunto in sede di acquisto delle quote societarie di GEOTEC.<br />
Ugualmente non adeguato alla situazione personale dell’interessato appare l’impegno economico sostenuto per l’acquisto<br />
delle quote di GEOTEC da parte del sig. De Filippis, il quale, dalla citata nota della D.I.A. di Lecce, risulta essere stato:<br />
- dipendente della società dal 1999 al 2001 e poi dall’1.6.2002 al 19.12.2003;<br />
- dipendente della società GEOTEC Costruzioni S.r.l. dal 4.1.2005 al 7.3.2005;<br />
- ufficialmente disoccupato nei restanti periodi presi in esame.<br />
Né gli altri componenti il nucleo familiare del citato sig. De Filippis appaiono in possesso di adeguata capacità finanziaria<br />
(i dati di cui alla nota della D.I.A. non sono stati contestati dalle ricorrenti, per cui di essi il Tribunale può tenere conto ai fini della<br />
decisione).<br />
4.6. Pertanto, il Tribunale ritiene che la fittizietà della cessione delle quote societarie della ricorrente GEOTEC sia correttamente<br />
desumibile dalla situazione patrimoniale del sig. Negro e del sig. De Filippis, il che è di per sé sufficiente a sorreggere il<br />
provvedimento impugnato.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 28 Marzo 2009
MIGNONE: “IN PROVINCIA DI LECCE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE È PERMEABILE ALLA MAFIA”<br />
Acuni stralci della relazione di Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore della Repubblica e di Cataldo Motta, procuratore capo, alla<br />
Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti, 1° febbraio 2008. Cataldo Motta e la Mignone evidenziano come il vero problema nel<br />
settore dello smaltimento illecito dei rifiuti non sia tanto da ascrivere al coinvolgimento della criminalità, quanto al "sistema" della pubblica<br />
amministrazione che rilascia autorizzazioni allo smaltimento dichiarando il falso.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 29 Marzo 2009
il <strong>tacco</strong> d’Italia 30 Marzo 2009
il <strong>tacco</strong> d’Italia 31 Marzo 2009
PARTE I<br />
//SOMMARIO<br />
02 EDITORIALE // MAFIA, POLITICA, AMBIENTE: UN’IMPRESA IN ATTIVO<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
04 RIFIUTI PERICOLOSI: I PROCESSI PENALI IN CORSO<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
05 GEOTEC E CASARANO: QUANDO LO STATO È IN UNA MORSA<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
06 DEPURATORE DI UGENTO: CONDANNATO IL SINDACO OZZA<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
07 BURGESI È PUBBLICA E LA BONIFICA SI STA GIÀ PAGANDO:<br />
COSÌ LO STATO PAGA PIÙ VOLTE<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
09 LA CAPPA CHE SOFFOCA IL SALENTO<br />
di Maria Luisa Mastrogiovanni<br />
10 STOCCAGGIO FANTASMA: LA STORIA, I MANCATI GUADAGNI<br />
di Giancarlo Colella<br />
14 IL “RE DELLA DISCARICA”<br />
di Ada Martella<br />
16 CAVALLINO E LE SUE BALLE<br />
di Ada Martella<br />
21 ANCHE ILTAR DEL LAZIO DÀ RAGIONE A GORGONI: LA DISCARICA È DI CAVALLINO<br />
di Ada Martella<br />
22 QUANTI SOLDI GIRANO TRA LE MANI DI MONTINARO, PALUMBO E CALÒ<br />
di Ada Martella<br />
PARTE II<br />
23 DOSSIER // I DOCUMENTI ORIGINALI E INEDITI PIÙ SCOTTANTI
I pareri degli addetti ai lavori e dei giovani,<br />
in cerca di occupazione, presenti alla manifestazione<br />
e’ importante<br />
guardarsi<br />
in faccia<br />
Elisabetta Salvati,<br />
presidente Aforisma<br />
“<strong>Il</strong> job meeting ha<br />
rappresentato<br />
anche un momento di aggregazione e<br />
socializzazione. Un aspetto importante<br />
che prescinde dal dato occupazionale.<br />
Un numero perfettamente in linea con<br />
quello registrato in città come Verona.<br />
Al Nord Est, come al Sud i ragazzi<br />
hanno bisogno di un contatto diretto<br />
con le aziende, per poter guardare in<br />
faccia chi sono i responsabili delle<br />
risorse umane che cestinano i loro<br />
curricula. <strong>Il</strong> Job meeting compie quest’anno<br />
vent’anni; un traguardo<br />
importante che, però, gli organizzatori,<br />
per via di questo stato di crisi,<br />
hanno deciso di non festeggiare”.<br />
e’ necessario<br />
mettersi<br />
in gioco<br />
Antonio Micozzi,<br />
responsabile selezione<br />
di Agente di attività<br />
finanziaria per<br />
il gruppo BPP<br />
“Sono colpito dal modo con cui i<br />
ragazzi hanno risposto, numerosi fin<br />
dalla prima ora del mattino.<br />
Nell’immaginario comune la Banca è<br />
sempre un punto d’arrivo.<br />
Stiamo promuovendo la figura dell’agente<br />
di attività finanziaria, un lavoratore<br />
autonomo dietro la guida di<br />
una banca, un modo per dare una<br />
speranza a coloro che vogliono concretizzare<br />
le proprie ambizioni.<br />
La prospettiva di un lavoro e di uno<br />
stipendio sicuri sono ancora dominanti<br />
rispetto alla volontà di mettersi<br />
in gioco”.<br />
Circa 1.800 visitatori tra laureati e laureandi<br />
in diverse discipline. Aziende locali, nazionali<br />
ed internazionali. I numeri del Job meeting<br />
parlano chiaro: la Puglia ha bisogno di occupazione<br />
Ph: M. Maraca<br />
Luigi Calò; dida: Luigi Calò, assessore<br />
provinciale Politiche del Lavoro<br />
Assessore, c’è dell’amarezza<br />
nel constatare il grande successo<br />
di una manifestazione<br />
come il job meeting?<br />
“Purtroppo sì; il successo del<br />
job meeting è sintomo di un<br />
grande bisogno di lavoro. I<br />
ragazzi ci chiedono di non essere<br />
lasciati soli. Questa giornata<br />
seppur molto bella, non deve<br />
finire qui; dobbiamo analizzare i<br />
dati ad essa relativi, vedere quali<br />
competenze avevano i partecipanti,<br />
quale titolo di studio, che<br />
cosa hanno proposto loro le 15<br />
imprese locali e le sette nazionali.<br />
Solo in tal modo sapremo,<br />
come ente locale, come sostenere<br />
chi cerca lavoro, come gestire<br />
i centri per l’impiego, i progetti<br />
formativi, i tirocini retribuiti.<br />
Naturalmente abbiamo l’esigen-<br />
il successo<br />
del job meeting:<br />
gioia e dolore<br />
za di essere supportati in questo<br />
dai fondi Por. I ragazzi sono la<br />
vera ricchezza del nostro territorio:<br />
1500 laureati iscritti come<br />
disoccupati nei centri per l’impiego.”<br />
La risposta che i giovani<br />
hanno dato è che la loro<br />
generazione, fatta di precariato,<br />
non si arrende.<br />
Inoltre i laureati, solo se<br />
costretti, si piegano a lasciare<br />
il Salento per cercare<br />
lavoro altrove.<br />
“L’attaccamento dei ragazzi alla<br />
loro terra è molto forte.<br />
Nonostante la sofferenza della<br />
partenza, un’esperienza di lavoro<br />
fuori casa è positiva, perché<br />
porta a migliorare il profilo professionale.<br />
Ma è lo stesso territorio<br />
a non poter vivere senza<br />
giovani. La strategia va ricercata<br />
in una strategica programmazione<br />
economica. Stanno per<br />
partire i finanziamenti del 2013<br />
che riservano grande spazio al<br />
sistema della formazione, all’implementazione<br />
dei servizi per<br />
l’impiego, alle politiche d’inclusione<br />
sociale. Speriamo di sfruttarli<br />
al meglio”.<br />
Stefano<br />
Ingrosso,<br />
laureato in<br />
Scienze e<br />
Tecnologie per<br />
l’ambiente<br />
“Spero che il curriculum<br />
venga valutato<br />
da qualcuno, in modo tale che<br />
qualche contatto ci sia”.<br />
Antonella Fedele,<br />
laurea in Scienze e<br />
Tecnologie per l’ambiente<br />
“Sono delusa, perché<br />
manca l’azienda a cui<br />
avevo pensato di<br />
lasciare il mio curriculum:<br />
Italgest green”.<br />
Ph: M. Maraca<br />
Maria Giovanna<br />
De Leo,<br />
laureata in biotecnologie<br />
industriali<br />
“A Lecce è il primo<br />
incontro tra laureati<br />
e mondo del<br />
lavoro”.<br />
Fiorella Ciliatti,<br />
laureata (laurea<br />
triennale) in<br />
Economia<br />
“<strong>Il</strong> job meeting mi<br />
dà la possibilità di<br />
fare pubblicità a<br />
me stessa.”<br />
Giuseppe De los<br />
Reyes<br />
“Spero di trovare<br />
lavoro, ovviamente.<br />
Mi sembra tutto<br />
ben organizzato;<br />
sono tutti gentili e<br />
disponibili”.<br />
Guido De Blasi,<br />
ragioniere perito<br />
commerciale, studente<br />
presso la<br />
Facoltà di<br />
Economia di<br />
Lecce<br />
“Oltre che chiedere<br />
un lavoro vero e proprio, bisogna<br />
proporsi; dunque non solo chiedere<br />
un lavoro ma dire ciò che si sa fare”.<br />
Agnese Mancino,<br />
laureata in<br />
Scienze e<br />
Tecnologie per<br />
l’ambiente<br />
“Svolgo uno stage<br />
presso un’azienda,<br />
ma aspiro a trovare<br />
lavoro. Sono contenta, ma anche scoraggiata”.<br />
Gabriele Greco,<br />
laureato Scienze<br />
alimentari<br />
“Una sola azienda<br />
ha rispondenze<br />
con il mio titolo di<br />
studio”.
Società // <strong>Il</strong> lato femminile degli uomini // 8 marzo<br />
Meglio donna.<br />
Dustin Hoffman nel film “Tootsie”,<br />
1982, di Sydney Pollack.<br />
Per sfondare in televisione<br />
il suo personaggio ricorse<br />
allo stratagemma di fingersi donna<br />
ECCO QUALI PANNI<br />
VESTIREBBERO,<br />
SE RINASCESSERO<br />
DONNE, ALCUNI<br />
VIP UOMINI<br />
DI CASA NOSTRA<br />
di LAURA LEUZZI<br />
l.leuzzi@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />
“S<br />
se fossi<br />
LEI<br />
e rinascessi donna, chi ti piacerebbe essere?”. Lo abbiamo chiesto, “a brucia<br />
pelo”, ad alcuni volti noti salentini, rigorosamente di sesso maschile. Questi, vincendo<br />
un certo imbarazzo, e solo dopo aver confessato di trovare difficile pensare<br />
se stessi in sembianze femminili, ci hanno dato le loro risposte. Che non<br />
hanno mancato di sorprenderci. Se rinascessero donne, gli uomini salentini vorrebbero<br />
essere donne di potere, di scienza, di alto valore intellettuale. Bando alla<br />
cura delle apparenze e alla civetteria tradizionalmente attribuite (spesso proprio<br />
dagli uomini) al gentil sesso, dunque. I “nostri” vip hanno fatto<br />
nomi importanti. La più gettonata? Rita Levi Moltalcini.<br />
Cento anni il mese prossimo, donna di cultura, Nobel per<br />
la medicina, senatrice a vita. Della serie: la vera bellezza è<br />
quella interiore. Ma saranno stati sinceri?<br />
Angelo Minenna,<br />
segretario PdCi, Ugento<br />
Ho sempre apprezzato tre tipi di donne, una diversa<br />
dall’altra. La prima è Cornelia, la madre dei<br />
Gracchi, due tribuni della plebe romani che volevano<br />
distribuire la terra ai contadini ed ai veterani; l’ho<br />
ammirata per le sue virtù morali e per come, in mezzo<br />
a mille difficoltà, ha saputo mantenere salde moralità<br />
ed integrità crescendo bene i propri figli. La seconda<br />
donna è Mata Hari, famosa spia durante la prima guerra<br />
mondiale, donna estremamente bella, ricca di fascino,<br />
abile e con una vita movimentata e avventurosa. Se<br />
dovessi guardare al presente direi, senza dubbio,<br />
Adriana Poli Bortone: energica, determinata, ostinata,<br />
intelligente e, anche lei, molto affascinante... tanto da<br />
sembrare che per lei il tempo e gli anni non<br />
passino mai.<br />
Mata Hari<br />
Adriana Poli Bortone<br />
Cornelia
Giuseppe Miggiano,<br />
regista, compagnia<br />
Calandra, Tuglie<br />
Di donne eccezionali ce ne<br />
sono state tante, straordinarie<br />
in ogni campo, ma io, fin<br />
da piccolo, ho invidiato<br />
Brigitta. Sì, quella di Walt<br />
Disney, innamorata di<br />
Paperone. Una tipa così tenace<br />
da non scoraggiarsi mai<br />
davanti all’impossibile, così<br />
Sergio Blasi,<br />
sindaco di Melpignano<br />
Se rinascessi donna, vorrei essere Rita Levi<br />
Montalcini almeno per quattro ragioni. La<br />
prima è la sua longevità, che non è un<br />
elemento di poco conto. La seconda<br />
motivazione è che ha saputo conciliare<br />
la passione per la scienza con quella per<br />
la cultura e con la ricerca per il bene dell’umanità.<br />
La terza ragione è che nei campi<br />
in cui si è applicata ha saputo raggiungere<br />
livelli altissimi, come il premio<br />
Nobel. La quarta è che nell’ultima<br />
parte della sua vita si è dedicata<br />
ad un grosso impegno come quello<br />
della politica; componente secondo<br />
me di grande importanza perché<br />
nella politica fatta bene, per il bene<br />
comune ed il reale interesse per la<br />
collettività, si misura il valore di una<br />
persona. Se rinascessi donna sarei la<br />
Montalcini, per tutta questa serie di<br />
passioni elencate; praticarle è indispensabile<br />
nel corso di una vita. Rita Levi Montalcini<br />
Antonio Torretti,<br />
responsabile vendite e comunicazione, società cooperativa Agricola<br />
Nuova Generazione, Martano<br />
sicura di raggiungere prima<br />
o poi la sua meta che nessun<br />
fallimento potrà intaccare<br />
il suo sogno. Persino<br />
Don Chisciotte alla fine si è<br />
arreso; Brigitta no.<br />
Comincerà in eterno le sue<br />
storie a fumetti con la convinzione<br />
di riuscire a conquistare<br />
il suo amore e<br />
niente e nessuno potrà fermarla.<br />
Rinascerei Mina, la cantante che ha reso unico il modo di comunicare<br />
con la musica, al di là dell’attuale mania di presenzialismo. E’ riuscita a<br />
far parlare di sé, continua a far parlare di sé, e continuerà sempre a<br />
farlo.<br />
L’essenza è ciò che conta: una<br />
grande voce, una grande personalità,<br />
anche non davanti agli schermi.<br />
L’arte del canto allo stato puro, le<br />
idee musicali innovative al passo<br />
con i tempi, il sistema di essere senza comparire.<br />
Donna, cantante e grande comunicatrice: Mina, nonostante l’addio alle<br />
scene nel 1978, è rimasta salda nella memoria del pubblico, attraverso<br />
il duplice appuntamento discografico annuale, i programmi radiofonici<br />
e le rubriche sulla stampa, ma soprattutto perché abita ancora tutti i<br />
Mina<br />
palcoscenici mentali di chi apprezza la sua musica.<br />
Cosimo Lupo:<br />
“Se fossi nato donna<br />
avrei voluto essere Nilde Iotti,<br />
la signora della Repubblica.<br />
Ha mantenuto sempre forte<br />
la fiducia nelle sue idee,<br />
ma non le ha mai usate per piegare<br />
la ragione degli altri”<br />
Cosimo Lupo,<br />
editore, Copertino<br />
Se fossi nato donna avrei voluto<br />
essere Nilde Iotti, la<br />
signora della<br />
Repubblica. E’ stata<br />
una donna di parte,<br />
eppure tutti hanno<br />
riconosciuto la sua<br />
imparzialità. Non è<br />
una contraddizione:<br />
quando l’essere di<br />
parte significa schie-<br />
Nilde Iotti<br />
rarsi non per convenienze, ma per ideali, la dimensione<br />
del dialogo acquista un peso maggiore rispetto<br />
allo scontro ed è conseguentemente inevitabile che<br />
si cerchi la verità senza pretendere di imporla. La<br />
sua imparzialità non è mai stata neutralità. Ha mantenuto<br />
sempre forte la fiducia nelle sue idee, ma non<br />
le ha mai usate per piegare la ragione degli altri. Mi<br />
piace ricordare un suo intervento all’assemblea<br />
costituente: “Dal momento che alla donna è stata<br />
riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza,<br />
col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che<br />
la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni<br />
di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi<br />
della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica<br />
tale da non menomare la sua personalità e la<br />
sua dignità di cittadina.”<br />
Fredy Franzutti,<br />
coreografo compagnia Balletto del Sud, Lecce<br />
Se rinascessi donna, vorrei rinascere donna di potere e non donna<br />
“bambolina” al fianco di un uomo. Mi piacerebbe essere Rita Levi<br />
Montalcini, vera incarnazione del principio secondo il quale il potere<br />
sta nella conoscenza. La sua grande forza sta nel risultare estremamente<br />
attraente utilizzando solo doti intellettuali. La Montalcini ha saputo mettere da<br />
parte il lato estetico, per valorizzare quello interiore, del pensiero e del sapere.<br />
La sua carriera è andata di pari passo con la ricerca e con lo studio. E’ questo il<br />
mio ideale di donna.
Vincenzo Barba,<br />
deputato PdL, Gallipoli<br />
Premesso che nascere donna sarebbe un'esperienza dello spirito assai complessa, dal momento che nessun<br />
essere sulla terra è complesso quanto le donne, devo anche aggiungere che mi risulta davvero difficile pensare<br />
alle fattezze che dovrei assumere se rinascessi sotto sembianze femminee. Ma poiché mi piace questo gioco propostomi<br />
da "<strong>Il</strong> Tacco <strong>d'Italia</strong>", dirò subito che se dovessi rinascere donna per interpretare un importantissimo<br />
ruolo sociale e politico, mi piacerebbe rinascere con la grande forza morale di Margaret<br />
Thatcher, una donna che ho ammirato molto per la sua grande competenza che l'ha portata<br />
a trasformare l'Inghilterra in un vero Stato liberale, eliminando con riforme di stampo<br />
liberista sacche di inefficienza e cumuli di privilegi che rallentavano e ingolfavano il<br />
Paese anglosassone. Ma giacché il vostro giornale mi dà la possibilità di giocare a questo<br />
gioco divertente dirò da subito che, senza ombra di dubbio, mi piacerebbe rinascere<br />
con il fascino e la grande capacità di coinvolgimento che aveva, ed ha tuttora<br />
una donna che avrei voluto tanto conoscere ed avere: Edwige Fenech. Una<br />
donna dallo sguardo magnetico che dava senso a tutte le cose sulle quali si<br />
posava. Quale uomo dotato di senno non avrebbe voluto intrattenersi con lei?<br />
Dico: povero colui che non ha mai pensato di fermarsi con lei a bere un buon<br />
caffè e a parlare di tutto, vedendo ciò che vedeva dinanzi a sé e sperando di<br />
vedere ciò che non si vedeva.<br />
Vincenzo Barba:<br />
“Mi piacerebbe rinascere<br />
con la grande forza morale<br />
di Margaret Thatcher. Ma,<br />
giacché mi date la possibilità<br />
di giocare, propongo anche<br />
un secondo nome:<br />
Edwige Fenech”<br />
Francesco D’Agata,<br />
responsabile provinciale Italia dei valori, Lecce<br />
Hannah Arendt<br />
Cosimo Scarcella,<br />
docente Storia e Filosofia, Melissano<br />
Nonostante mi sembri una domanda metafisica,<br />
quasi extravagante, provo a rispondere.<br />
Sarei felice di nascere Hannah Arendt, filosofa e<br />
storica tedesca, per la sua razionalità “femminile”:<br />
lucida e travagliata, vera anche se contraddittoria,<br />
soprattutto perché totalmente umana. Ha<br />
vissuto una vita completa, unificando in mirabile<br />
fusione la poliedricità delle esperienze umane.<br />
Tuttavia, non mi è facile pensarmi donna.<br />
Sono tante le grandi donne del passato e del presente<br />
che mi vengono in mente, ma poiché viviamo<br />
in tempi in cui c’è bisogno di speranza per un futuro<br />
senz’altro migliore, mi balza alla mente Michelle<br />
LaVaughn Obama, moglie del neopresidente<br />
degli Usa, prima first lady afroamericana, e<br />
non perché è “bella, simpatica, abbronzata”,<br />
come “qualcuno”<br />
da Arcore, sarcasticamenteironizzava,<br />
riferendosi<br />
alle doti del marito.<br />
Nel nuovo<br />
ruolo da first lady,<br />
dovrà affiancare quotidianamente l’uomo più<br />
potente del mondo in scelte difficili ed affrontare,<br />
quasi in prima persona, le nuove sfide<br />
che riguarderanno il mondo intero, affinché<br />
possano essere mantenute le promesse di un<br />
cambiamento per una politica di pace, sviluppo<br />
ecosostenibile e libera dagli schemi precostituiti<br />
della storia recente.<br />
Michelle LaVaughn Obama<br />
Pasquale Gaetani,<br />
consigliere provinciale An,<br />
presidente Fondazione<br />
Notte di San Rocco,<br />
Ruffano<br />
Ho appena finito di leggere<br />
la trilogia<br />
“Millennium” di Stieg<br />
Larsson e, senza<br />
ombra di dubbio,<br />
se nascessi donna<br />
mi piacerebbe<br />
rinascere con le<br />
fattezze di<br />
Liesbeth<br />
Salander, l’eroina<br />
di quei tre<br />
bellissimi gialli<br />
che affascinano<br />
e coinvolgono il<br />
lettore dalla prima all’ultima pagina.<br />
Coraggio, indipendenza, eccezionale spirito di osservazione della<br />
realtà, spiccatissimo senso della giustizia, vitalità, difesa dei più<br />
deboli e degli indifesi, una femminilità forte ma mai ostentata: sono<br />
queste le doti che mi hanno affascinato e conquistato al punto di<br />
scegliere Liesbeth come personaggio femminile che in una futura<br />
ipotetica esistenza potrei essere.<br />
La cosa strana è che trattandosi di un personaggio della letteratura<br />
e non della storia non esiste un’immagine fotografica o pittorica<br />
che lo possa identificare. Eppure, grazie al fascino che questo personaggio<br />
ha esercitato sulle mie letture e alla sapiente penna dello<br />
scrittore, sono riuscito a costruirmi un disegno tutto mio, un quadro,<br />
una fotografia che rende questa donna un’immagine in grado di saltare<br />
visivamente da una pagina all’altra. Anzi, vi dirò di più, su<br />
Facebook mi sono iscritto al gruppo “Fan di Liesbeth Salander”.<br />
Dario Fai,<br />
dermatologo, Parabita<br />
Margaret Thatcher<br />
Edwige Fenech<br />
Ho sempre sognato di avere la<br />
stessa cultura scientifica e sperimentale<br />
di Marie Curie, la madre<br />
della radioattività, che rivoluzionò<br />
le scoperte fisiche e scientifiche<br />
con i suoi lavori sul radio,<br />
che integrò con le scoperte del<br />
marito Pierre Curie sulla piezoelettricità<br />
per misurare la radiazione<br />
dell’uranio. Passare alla<br />
storia con la nomea di scienziata<br />
significherebbe eternarsi nei<br />
secoli sui libri di fisica, chimica e storia. <strong>Il</strong> suo merito fu<br />
riuscire a conciliare il suo impegno scientifico con il suo<br />
ruolo di madre: fece crescere due figlie una delle quali<br />
vinse anche il premio Nobel per la chimica.
Libri // Quaderni di parità // Bilancio di genere<br />
bilancio:<br />
femminile<br />
singolare<br />
LA PROVINCIA DI LECCE È L’UNICA IN PUGLIA AD AVER ELABORATO UN BILANCIO DI GENERE, OVVERO<br />
L’ANALISI DELLA SPESA PUBBLICA IN UN’OTTICA DI GENERE. ESSO COSTITUISCE IL TERZO VOLUME<br />
DELLA COLLANA “QUADERNI DI PARITÀ” A CURA DELL’UFFICIO DELLA CONSIGLIERA DI PARITÀ.<br />
ANCHE LA COLLANA È UN PRIMUM IN REGIONE<br />
Si intitola “Bilancio di genere della Provincia di<br />
Lecce” il terzo volume della collana “Quaderni di<br />
Parità”, a cura dell’Ufficio della consigliera di<br />
Parità (editore Nerò Comunicazione - <strong>Il</strong> Tacco d’Italia).<br />
Dopo “Le dinamiche dell’occupazione femminile nel<br />
Salento” e “Universo Lavoro: prove tecniche di trasparenza”,<br />
incentrati principalmente sul rapporto donnalavoro,<br />
in cui vengono messe in evidenza rispettivamente<br />
le condizioni lavorative delle donne e le strategie per<br />
la loro emersione dall’irregolarità, l’ultimo volume tocca<br />
Serenella Molendini<br />
PER STATUTO,<br />
LA PROVINCIA DI LECCE<br />
GARANTISCE IN GIUNTA<br />
UNA PRESENZA<br />
FEMMINILE PARI ALMENO<br />
AL 30%. QUANTO ALLE<br />
DIPENDENTI DELL’ENTE<br />
IL BILANCIO DI GENERA<br />
PARLA CHIARO: MOLTISSIME<br />
IMPIEGATE E POCHISSIME<br />
DIRIGENTI, CON TANTO<br />
DI DIFFERENZA RETRIBUTIVA<br />
TRA UOMO E DONNA<br />
Consigliera, che cos’è un bilancio di<br />
genere?<br />
“E’ uno strumento di analisi che permette di<br />
esaminare l’attività di un’amministrazione pubblica<br />
in un’ottica di genere e, di conseguenza, di<br />
avere un quadro completo delle conseguenze<br />
che le scelte di governo degli enti possono produrre<br />
sulla popolazione maschile e femminile”.<br />
Significa che le scelte di un ente hanno<br />
impatto diverso su uomini e donne?<br />
“Certamente. Uomo e donna hanno ruoli<br />
diversi in ogni ambito. Pertanto le scelte politiche<br />
di un’amministrazione pubblica hanno un<br />
impatto diverso sulla popolazione maschile<br />
rispetto a quella femminile. <strong>Il</strong> bilancio di genere<br />
nasce per ottenere una lettura profonda del<br />
ruolo delle amministrazioni rispetto alle differenze<br />
di genere”.<br />
Come è nata l’idea di realizzarlo?<br />
“L’abbiamo fatta nostra nella rete nazionale<br />
di consigliere di Parità. Con il bilancio di genere<br />
si sono già cimentate altre consigliere provinciali;<br />
è addirittura nata una rete delle città e delle<br />
Province che lo hanno adottato; capofila è la<br />
Provincia di Genova. Crediamo molto in questo<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 27 Marzo 2009<br />
la tematica delle strategie di genere degli enti pubblici,<br />
ovvero tutte quelle misure in ambito occupazionale che<br />
tengano conto delle differenze tra uomo e donna.<br />
La Provincia di Lecce è la prima in Puglia ad aver elaborato<br />
e pubblicato uno studio di tal tipo.<br />
Partendo dalla definizione di “bilancio di genere”<br />
abbiamo chiesto a Serenella Molendini, consigliera di<br />
Parità della Provincia di Lecce, come è nata l’idea di realizzarlo<br />
e di illustrarcene il contenuto.<br />
strumento perché solo adottando un’ottica di<br />
genere nella rendicontazione della spesa pubblica,<br />
si può progettare l’innalzamento della qualità<br />
della vita in Puglia e nel Salento. Ad oggi, la<br />
Provincia di Lecce è l’unica in Puglia ad aver elaborato<br />
questo documento”.<br />
Perché avete definito il bilancio “numero<br />
zero”?<br />
“Perché è l’indicazione di una metodologia.<br />
Ciò che consegniamo è un’esatta fotografia del<br />
bilancio di genere nella Provincia di Lecce. Ci<br />
siamo serviti di un team di ricerca molto preparato:<br />
tre esperti ed otto stagisti laureati”.<br />
Quale metodo avete usato per realizzare l’analisi?<br />
“Abbiamo portato avanti indagini tramite<br />
focus ed interviste per capire ciò che le donne<br />
chiedono alla politica, alle istituzioni, alla sanità,<br />
e per far emergere la diversità di esigenze tra<br />
generi. Inoltre abbiamo approfondito tutte le<br />
azioni messe in atto dalla Provincia, dividendole<br />
in direttamente ed indirettamente inerenti il<br />
genere e neutre, cioè valide per uomini e donne.<br />
Un’indagine ha riguardato il ruolo di promozione<br />
delle politiche di genere da parte della
Provincia nei confronti degli enti locali e dei<br />
Comuni. Ci siamo resi conto di quanto sia<br />
bassa la rappresentanza di genere nelle<br />
amministrazioni comunali: ci sono solo due<br />
donne sindaco, Sandra Antonica a Galatina<br />
ed Ada Fiore a Corigliano d’Otranto, e poche<br />
donne assessore. La Provincia, in compenso,<br />
ha adottato uno Statuto estremamente innovativo<br />
per favorire la presenza delle donne”.<br />
In che cosa consiste?<br />
“Nel garantire all’interno della Giunta<br />
una rappresentanza di genere di almeno il<br />
30%; infatti il presidente Pellegrino ha nominato<br />
un’assessora esterna per raggiungere la<br />
percentuale stabilita. Altrettanto ha fatto<br />
Vendola a livello regionale. Dal libro emerge,<br />
però, un altro dato emblematico rispetto<br />
alle dipendenti della Provincia: a fronte di<br />
moltissime impiegate esistono pochissime<br />
dirigenti; persiste, inoltre, anche presso l’ente<br />
provinciale un gap retributivo tra uomo e<br />
donna”.<br />
A parità di competenze e di mansioni<br />
esercitate, le donne vengono retribuite<br />
meno degli uomini?<br />
“Le donne hanno meno possibilità degli<br />
uomini di usufruire di accessori come gli<br />
straordinari; non perché ciò venga loro<br />
il lavoro non è donna<br />
La collana “Quaderni di<br />
Parità” realizzata<br />
dall’Ufficio della consigliera<br />
di Parità della Provincia<br />
di Lecce è una assoluta novità<br />
in Puglia. La Provincia<br />
salentina è infatti la prima su<br />
scala regionale ad aver intrapreso<br />
un’attività di analisi<br />
della realtà occupazionale<br />
femminile e ad aver reso noti<br />
i risultati di tali studi. I volumi<br />
inquadrano la condizione<br />
della donna da un punto di<br />
vista scientifico, utilizzando<br />
come fonti dirette gli Uffici<br />
dell’Istat, i Centri per l’impiego,<br />
l’Ufficio Statistico della<br />
Provincia di Lecce,<br />
l’Osservatorio provinciale sull’occupazione<br />
femminile.<br />
Per via di tale scientificità<br />
dell’approccio e per il merito<br />
di aver intrapreso un’indagine<br />
finora mai realizzata,<br />
l’Università di Bari, nella persona<br />
del docente Federico<br />
Pirro, ha chiesto di utilizzare i<br />
“Quaderni di Parità” come<br />
libri di testo universitari.<br />
“Le dinamiche dell’occupazione<br />
femminile nel<br />
Salento” è il primo volume<br />
della collana. Contiene i<br />
dilemmi del binomio donnalavoro<br />
ma anche prospettive<br />
di sviluppo. Le donne della<br />
provincia di Lecce, si legge,<br />
sarebbero le pugliesi che<br />
meglio riescono a concretizzare<br />
i propri obiettivi professionali.<br />
Nonostante ciò esse<br />
sono costrette a fare i conti<br />
con le difficoltà di conciliazione<br />
dei tempi lavorativi e familiari,<br />
con la insufficienza di<br />
strutture pubbliche a supporto<br />
della famiglia, come asili<br />
nido, case di cura e di riposo<br />
(ciò spesso induce all’abbandono<br />
del lavoro). In ambito<br />
strettamente lavorativo, le<br />
donne devono combattere<br />
quotidianamente con la competizione<br />
maschile: anche a<br />
parità di titolo di studio e di<br />
competenza resta una sostanziale<br />
differenza tra le<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 28 Marzo 2009<br />
retribuzioni di uomo e donna;<br />
a questa inoltre risulta più<br />
difficile sfondare il cosiddetto<br />
“tetto di cristallo”, ovvero<br />
occupare le posizioni aziendali<br />
più alte.<br />
<strong>Il</strong> secondo volume,<br />
“Universo Lavoro: prove tecniche<br />
di trasparenza”, si concentra<br />
principalmente sul<br />
lavoro femminile irregolare. <strong>Il</strong><br />
metodo scelto è quello biografico,<br />
basato sulle narrazioni<br />
dirette delle donne. Dai<br />
racconti riportati emerge il<br />
conflitto, tutto femminile, tra<br />
il desiderio di lavorare e il<br />
rispetto<br />
negato ma perché, una volta terminato l’orario<br />
di lavoro, hanno necessità di tornare a<br />
casa per dedicarsi alle mansioni di cura che<br />
ricadono necessariamente sulle loro spalle.<br />
Se si considerano questi aspetti, il nostro<br />
territorio ha molto da lavorare per colmare<br />
le differenze di genere”.<br />
Qual è, in sintesi, l’idea di base del<br />
volume?<br />
“E’ impensabile continuare a credere<br />
che la politica sia neutra. E’ necessario<br />
prendere atto delle differenze tra uomo e<br />
donna e programmare di conseguenza l’attività<br />
di ogni ente pubblico”.<br />
delle aspettative sociali<br />
relative alle attività di cura<br />
nei confronti di figli e, spesso,<br />
di genitori anziani.<br />
L’Osservatorio sull’occupazione<br />
femminile, presente in<br />
Provincia presso l’Ufficio della<br />
Consigliera di Parità – propone<br />
Molendini nella presentazione<br />
del volume - può essere<br />
il fulcro attraverso il quale far<br />
passare le politiche per l’emersione<br />
del lavoro femminile<br />
irregolare e la creazione di<br />
una rete di istituzioni che<br />
lavori concretamente all’elaborazione<br />
di misure a vantaggio<br />
delle lavoratrici.
Gallipoli.<br />
Una Caremma sul tetto<br />
(foto di maxroll42,<br />
tratta da www.flicr.com)<br />
COME TRADIZIONE VUOLE<br />
Almanacco salentino<br />
caremma sui tetti.<br />
santu lazzaru per strada<br />
Tutto ha inizio con la Caremma, il fantoccio<br />
dalle sembianze di donna anziana<br />
(e anche un po’ bruttina) che compare, a<br />
fine Carnevale, sui tetti delle città.<br />
A partire dal mercoledì delle Ceneri,<br />
giorno dopo il martedì grasso (ovvero l’api-<br />
ce dei bagordi carnascialeschi), la vecchia<br />
sdentata e vestita a lutto puntella (a dire il<br />
vero, sempre meno) comignoli e camini,<br />
ricordando che la Quaresima (da cui<br />
Caremma) è tempo di astinenza e sofferenza.<br />
INDOVINA CHI E’?<br />
La soluzione a pag. 38<br />
Ma Quaresima è anche beneficienza.<br />
Un’altra tradizione tipicamente salentina<br />
legata a questo periodo è infatti “U<br />
Santu Lazzaru”, un corteo che prende il<br />
nome dal famoso canto ispirato alla passione<br />
di Cristo (“Santu Lazzaru”, appunto)<br />
che, per la verità, assume la forma della<br />
“cantilena” ripetitiva, o come si dice del<br />
“tira ‘ntrame” (talmente noiosa da divenire<br />
di difficile ascolto). <strong>Il</strong> corteo è composto<br />
da musicisti, devoti, e tutti coloro che vi<br />
vogliano prendere parte e si muove, ogni<br />
venerdì di Quaresima, in giro per masserie<br />
e borghi. Scopo della processione è raccogliere<br />
viveri (ma oggi anche offerte in<br />
denaro) da destinare ai bisognosi. Mentre<br />
passa per le strade, il corteo intona il<br />
canto tipico ed allieta gli “spettatori” che<br />
in cambio offrono da bere e da mangiare.<br />
Anche questo rito, in tal modo, si trasforma<br />
in occasione di festa.<br />
// Questione di look<br />
La saggezza popolare insegna che di galli in un pollaio<br />
ce ne deve essere uno. Solo in tal modo le scelte<br />
possono essere condivise dalla maggioranza. Ma<br />
stavolta non si parla di galli.<br />
La candidatura di Loredana Capone allo scranno più<br />
alto di Palazzo dei Celestini, promossa dall’uscente<br />
Giovanni Pellegrino come “la più naturale”, non ha<br />
messo d’accordo subito tutte le anime del Pd. E se<br />
la deputata Teresa Bellanova non ha esitato a caldeggiare<br />
la “promozione” della vice, Gianna<br />
Capobianco, assessora alla Programmazione economica,<br />
ha frenato, suggerendo il ricorso alle<br />
Primarie. In pochi le hanno dato retta e la Capone è<br />
rimasta l’unica candidata del Pd.<br />
Insomma, niente di nuovo sul fronte provinciale.<br />
È giunta l’ora, ad ogni modo, di mettersi a lavorare<br />
seriamente sul programma elettorale e di finirla,<br />
prima possibile, con i batti-becchi.
circuito settimana santa<br />
“<strong>Il</strong> Salento è una terra di forte spiritualità e gli eventi religiosi tramandati<br />
dalla tradizione sono una risorsa da valorizzare anche sotto l’aspetto<br />
della promozione del nostro territorio”. Con questa motivazione Maria<br />
Rosaria Manieri, assessora provinciale al Turismo e Marketing territoriale,<br />
motivò l’anno scorso l’adesione della Provincia di Lecce al progetto “La<br />
Settimana Santa in Puglia: i Luoghi della Passione”. Promosso dalla<br />
Regione, il progetto aveva lo scopo di promuovere i riti e gli eventi del<br />
periodo pasquale sull’intero territorio regionale.<br />
<strong>Il</strong> progetto di comunicazione e di promozione turistico-religiosa venne pubblicizzato<br />
in occasione della Bit di Milano 2008 presso gli stand espositivi<br />
della Regione, delle Province di Bari e di Lecce e del Touring Club Italiano.<br />
<strong>Il</strong> materiale informativo fu inoltre distribuito presso l’aeroporto di Bari<br />
palese nel periodo dal 20 febbraio al 25 marzo prossimo. Ne fu data notizia<br />
anche su testate giornalistiche quali i “Viaggi di Repubblica” e la rivista<br />
“Qui Touring” del Touring Club Italiano.<br />
Confidenze tra donne.<br />
La civetteria e la vanità<br />
non sono cose di oggi.<br />
Hanno sempre contraddistinto<br />
l’universo femminile.<br />
Anche un po’ di anni fa le<br />
donne erano alla ricerca<br />
del giusto sistema per<br />
avere una pelle liscia e<br />
luminosa.<br />
<strong>Il</strong> rimedio più conosciuto<br />
ed anche più utilizzato<br />
era elementare ma<br />
efficace. Consisteva nel<br />
cospargere, prima di andare<br />
a dormire, dell’olio d’oliva<br />
su guance, naso e su<br />
quella che oggi chiamiamo<br />
“zona T”, all’incrocio del<br />
a cura di<br />
NINA RIZZELLO<br />
naso con la fronte. Forse il<br />
cuscino avrà avuto da<br />
lamentarsi, la pelle di<br />
certo no.<br />
Un metodo assai più<br />
“di nicchia”, che le donne<br />
rivelavano con più reticenza,<br />
prevedeva che la<br />
sostanza applicata su viso<br />
fosse l’albume d’uovo.<br />
Lo si sbatteva in una<br />
ciotolina tramite una forchetta,<br />
fino a renderlo una<br />
schiuma e successivamente<br />
si applicava sulla zona<br />
da trattare, dove formava<br />
una leggere patina bianca.<br />
Risultato: pelle liscia mai<br />
vista.<br />
Almanacco salentino<br />
ACCADDE UN ANNO FA LA RICETTA DEL MESE<br />
IL RIMEDIO DELLA NONNA<br />
seGreti Femminili<br />
per una pelle<br />
di pesca<br />
Futti mariti per le più Furbe<br />
Ingredienti<br />
mollica di pane<br />
Uovo<br />
formaggio grattugiato<br />
Prezzemolo<br />
sale<br />
sugo di pomodoro<br />
Preparazione<br />
Per poter preparare dei buoni “Futti mariti” bisogna partire<br />
da una premessa: erano un escamotage inventato dalle donne<br />
per due ragioni. La prima: comportavano una spesa irrisoria, dunque<br />
permettevano di intascare dal marito buona parte dei soldi<br />
destinati alla spesa. La seconda: si preparavano in pochi minuti,<br />
quindi la donna poteva trascorrere l’intera mattina sull’uscio di<br />
casa a chiacchierare con le vicine e dedicarsi alla cucina solo<br />
pochi istanti prima del rientro del compagno.<br />
La preparazione è semplicissima: basta mischiare tutti gli<br />
ingredienti tra loro; aumentare le dosi di mollica di pane e formaggio<br />
se si preferisce maggiore consistenza. Una volta che l’impasto<br />
è pronto, disporli a cucchiaiate in una padella con del<br />
sugo e cuocere per alcuni minuti. Sembreranno degli involtini dal<br />
sapore molto difficile da definire.<br />
“La donna che nu bbitte<br />
mai lu mare, quannu lu vitte<br />
disse ca è piscina; quannu<br />
vitte le barche navigare, disse<br />
ca suntu ale de gaddhina”.<br />
La donna che non aveva<br />
mai visto il mare (perché era<br />
di costumi morigerati ed aveva<br />
trascorso tutta la vita in casa),<br />
quando lo vide per la prima<br />
volta pensò fosse una piscina.<br />
E quando vide la barhe che<br />
navigavano, le scambiò per ali,<br />
aperte, di galline.<br />
“Fiju meu ca te mmariti,<br />
quannu ‘a scegli, varda la<br />
razza, cu nnu cacci le corna<br />
comu la cozza”.<br />
a proposito<br />
di donne<br />
a cura di<br />
ROCCO PREITE<br />
Consigli del padre al figlio:<br />
“Quando scegli la donna che<br />
sarà tua moglie, stai bene<br />
attento a conoscerne la famiglia<br />
di provenienza; perché, se<br />
non dovesse essere seria,<br />
potresti ritrovarti con le corna,<br />
come le lumache”.<br />
“Lu presciu te la donna è<br />
lu capellu, l’aria tu trainieri è<br />
lu cavallu”.<br />
La migliore qualità in una<br />
donna sono i bei capelli (che<br />
devono essere lunghi, perché<br />
segno di femminilità); ciò che<br />
dà aria (cioè sostentamento)<br />
al guidatore del traino (l’aratore)<br />
è il cavallo.<br />
PILLOLE DI SAGGEZZA
In occasione di inchieste speciali (come l’edizione che avete tra le vostre mani), il Tacco aumenta il numero delle pagine ma anche il suo prezzo<br />
di copertina a 3,50 euro. Si tratta di un aumento giustificato dalla complessità del lavoro giornalistico svolto e dai maggiori costi di stampa. Ai<br />
nostri abbonati garantiamo comunque l’invio della rivista, indipendentemente dal prezzo di copertina. Per questo raccomandiamo ai nostri lettori<br />
di sottoscrivere subito l’abbonamento a 10 edizioni, alla vecchia tariffa di 15,00 Euro per 10 numeri del Tacco d’Italia.<br />
ABBONAMENTO IN PROMOZIONE: € 15,00<br />
ABBONAMENTO SOSTENITORE: € 100,00<br />
Pagamento con bollettino postale intestato a: Nerò comunicazione - Piazza Diaz, 5 - Casarano - C/C 54550132
VISTI DA VICINO<br />
// Sul comodino e nella borsa di... //Adriana Poli Bortone<br />
Adriana Poli Bortone<br />
“<br />
Ore 1.00 circa. Finalmente approdo nella mia camera da<br />
letto. Accendo quasi contemporaneamente la vecchia abatjour<br />
e (l’altrettanto vecchia) televisione, per cercare di orientarmi<br />
nella camera - disseminata di pile di libri e carte - e per carpire<br />
qualche notizia utile, residuo della giornata appena passata, o<br />
anticipazione di quella futura. “Fratelli d’Italia”, di Ferruccio<br />
Pinotti, attende indisturbato sul comodino. Rimarrà indisturbato,<br />
almeno per stasera: “Storie interotte - <strong>Il</strong> SUD che ha fatto ‘Italia”<br />
(di Barca- D’Antone - Quaglia) ha priorità assoluta. Poche pagine, e<br />
la stanchezza ha la meglio: anche oggi, i miei buoni 400 km li ho<br />
percorsi, in lungo e largo per la Puglia.<br />
Un bicchiere d’acqua (usando il bellissimo bicchiere di carta<br />
che mia nipote Fanny ha decorato per me, con scritte e disegni di<br />
suo pugno), e le immancabili medicine per l’orecchio: compagne<br />
di una vita. Intanto di fronte a me scorrono le immagini di una tv<br />
“tradizionale”: niente satellite, niente digitale, niente dvd; solo la<br />
cara vecchia Rai (Tg1, Tg Parlamento, Fuori Orario), o Canale 5 (se<br />
non è infestato dal “Grande Fratello”), o qualche rete locale –<br />
anche se spesso si vedono male, e a volte sono mal viste. Volume<br />
al limite (e d’altronde, con l’ovatta nelle orecchie, non si sente un<br />
gran che), per la gioia della famiglia. Mi addormento così, esausta,<br />
tentando con le ultime forze di programmare la giornata che sta<br />
per cominciare. Sono le 2 passate. <strong>Il</strong> mio fisico chiede venia.<br />
Ore 6.40. Suona la sveglia, una vecchia sveglietta di plastica<br />
rossa dal suono implacabile. Con addosso ancora il pigiama, “rinforzato”<br />
da una vecchia e calda giacca da camera, spengo la tv<br />
(rimasta inesorabilmente accesa e a tutto volume per le quattro<br />
ore del mio riposo), mi armo di carte e giornali del giorno prima,<br />
recuperate in giro per la stanza, e scendo al piano inferiore. Qui la<br />
temperatura è più confortante. Carico il tavolino di carte e mi<br />
metto subito al lavoro, tentando di recuperare le letture passate<br />
indenni dal giorno precedente. <strong>Il</strong> tempo per un caffè, adesso, non<br />
c’è. Ci pensiamo più tardi. Leggo, penso, scrivo. E il tempo passa in<br />
fretta. Alle 8 arriva il caffè, portato dalla buona Lyuba, il cui sguardo<br />
mi ricorda che è ora di prepararsi per uscire. Ritorno in camera,<br />
depositando nuovamente carte e cartelline. Uno sguardo fugace al<br />
comodino. Devo ricordarmi di cambiare le pile alla lampadina<br />
tascabile. Recupero le medicine per l’orecchio, che metto subito in<br />
borsa: senza, potrei impazzire. Nella borsa ho anche: telefonino e<br />
caricabatterie, varie agendine telefoniche, varie agende, una<br />
penna, l’ombrello, un mini porta-trucchi, il portafogli, una spilletta<br />
“Io amo Sud”, le medicine per l’otite e le pastiglie per la gola. Non<br />
ho invece le chiavi di casa, che preferisco tenere nel cappotto.<br />
manca il tempo.<br />
ma non le medicine<br />
per l’otite<br />
di ADRIANA POLI BORTONE<br />
“<br />
il comodino di adriana Poli Bortone. ordinato ed essenziale. sopra c’è:<br />
una vecchia abat jour, una pila di libri (in evidenza: “fratelli d’italia” e<br />
“Quanto conta la massoneria?”, di ferruccio Pinotti), una piccola collezione<br />
di libricini antichi, una sveglietta in plastica rossa, una lampadina<br />
tascabile, una bottiglia di acqua naturale, con annesso bicchiere di plastica<br />
(personalizzato dalla nipotina), un “manuale della felicità”, le medicine<br />
per l’orecchio.<br />
la borsa (griffata fendi) di adriana Poli Bortone. Contiene: telefonino e<br />
caricabatterie, numerose agende e agendine telefoniche, portafogli e<br />
porta-trucchi, ombrello, una spilletta con su scritto “io amo sud”, due<br />
scatole di medicinali (quelli immancabili per l’otite e le pastiglie Benagol<br />
per la gola).
SOTTO IL CIELO DEL SALENTO<br />
//<br />
Oroscopo // //<br />
a cura di IULY FERRARI<br />
// Ariete (21.3-20.4)<br />
Dimostrerete grinta in campo<br />
lavorativo ed intraprendenza in<br />
quello sentimentale.<br />
Marzo è il mese di grandi battaglie,<br />
che vincerete senza troppi<br />
problemi. Potrete decidere di<br />
convolare a nozze.<br />
// Toro (21.4-20.5)<br />
Belle gratificazioni nella carriera<br />
e, dunque, belle soddisfazioni<br />
economiche. Fate attenzione<br />
ai colpi di vento. L’affettività<br />
sarà alle stelle.<br />
// Gemelli (21.5-21.6)<br />
Sarà per voi un mese di grandi<br />
relazioni, nuovi incontri e<br />
nuove collaborazioni. Mercurio<br />
vi inciterà all’associazionismo<br />
e vi condurrà ad una decisione<br />
importante: una convivenza?<br />
// Cancro (22.6-22.7)<br />
Vivrete un mese di alti e bassi.<br />
La Luna “storta” inciderà su<br />
tensioni familiari e vi renderà<br />
più capricciosi del solito. Non<br />
vi arrabbiate troppo, come al<br />
solito; il vostro stomaco vi ringrazierà.<br />
// Leone (23.7-23.8)<br />
Questo mese vi metterà a dura<br />
prova ma riuscirete ad oltrepassare<br />
ostacoli di vario tipo<br />
con coraggio e lealtà. Potreste<br />
vivere una situazione emotiva<br />
conflittuale. Lavorate sodo per<br />
controllare i nervi.<br />
<strong>Il</strong> segno del mese Ivan De Masi<br />
Pesci<br />
(20 febbraio-20 marzo)<br />
//meGlio lo sport<br />
Non sarà un marzo facile. <strong>Il</strong> mese inizia,<br />
per te, con la Luna “traversa”.<br />
L’opposizione Urano- Saturno non ti<br />
agevolerà; anzi ti creerà non poche difficoltà.<br />
La tua energia psichica, caro Ivan, è<br />
molto provata. <strong>Il</strong> consiglio è: abbandona<br />
gli impegni, evadi, trova nuovi svaghi. Non<br />
è il caso di applicarti troppo in iniziative<br />
troppo ambiziose. Prenota un viaggio rassicurante,<br />
distensivo, emotivamente ricostituente<br />
e dimentica per un po’ gli impegni<br />
più grandi di te.<br />
Non cedere alle lusinghe di chi ti vuole<br />
sempre in prima linea e ritagliati del<br />
tempo che sia tutto tuo.<br />
Prova a vivere alla giornata, non fare progetti<br />
a lungo termine.<br />
Una volta tanto, prova a non sentire il<br />
peso di una figura più grande al tuo fianco;<br />
cerca di staccartene e di guardare a<br />
te. Ciò ti restituirà più consapevolezza e<br />
serenità. Scegli uno sport all’aria aperta:<br />
// Vergine (24.8-22.9)<br />
Sarete poco comunicativi o fin<br />
troppo aggressivi. Prendetevi una<br />
vacanza per smaltire lo stress.<br />
Favorite gite di piacere, sport,<br />
attività all’aria aperta per far<br />
sbollire la vostra irruenza.<br />
// Bilancia (23.9-22.10)<br />
Sarà per voi un mese di conquiste<br />
in campo familiare e personale.<br />
Senso della famiglia e della<br />
tradizione, voglia di casa, di valori<br />
semplici. Buono l’aspetto patrimoniale.<br />
// Scorpione (23.10-22.11)<br />
Conquiste erotico-sessuali vi<br />
attendono; la vostra fama di<br />
“conquistatori” non si smentirà.<br />
Sarà la primavera, ma sarete<br />
naturalmente portati alla “caccia”.<br />
Attenzione ai tradimenti:<br />
potreste non riuscire a<br />
nasconderli.<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 35 Marzo 2009<br />
Ivan De Masi, vicepresidente Italgest<br />
pratica il calcio oppure il calcetto; anche<br />
la pallamano può fare al caso tuo.<br />
Distendi la mente ed il corpo in lunghe<br />
passeggiate. Esercitati nella pittura e nelle<br />
arti visive. Anche il ricamo può fare al caso<br />
tuo. Ti darà tempo per pensare e intanto<br />
per liberarti dai pensieri delle ultime settimane.<br />
// Sagittario (23.11-21.12)<br />
Avrete voglia di novità, ma avvertirete<br />
un po’ di stanchezza.<br />
Vivrete un’altalena di emozioni<br />
che si concluderà con l’appagamento<br />
emotivo. Quindi, resistete.<br />
La Luna e Venere vi premieranno.<br />
// Capricorno (22.12-20.1)<br />
Un’insolita voglia di trasgressione<br />
vi travolgerà senza lasciarvi scelta.<br />
Cederete alle pulsioni di tipo sessuale<br />
e vi sentirete pieni di vita.<br />
La sfera lavorativa resterà, comunque,<br />
il vostro interesse principale.<br />
// Acquario (21.1-19.2)<br />
Vi sentirete pieni di energie e carichi<br />
di voglia di fare. Ma,allo stesso<br />
tempo, potreste vivere dei momenti<br />
di “down” dai quali, ad ogni<br />
modo, vi riprenderete senza troppi<br />
traumi. Non vi arrendete e guardate<br />
avanti: avete ancora molti progetti<br />
da portare a compimento.
MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO MUSICA MAESTRO<br />
Sapere, sentire, vedere<br />
a cura di FLAVIA SERRAVEZZA<br />
f.serravezza@il<strong>tacco</strong>ditalia.info<br />
triace. sebben che siamo donne<br />
Triace è il progetto musicale<br />
nato intorno alle voci salentine di<br />
Alessia Tondo, Emanuela Gabrieli e<br />
Carla Petrachi, note al grande pubblico<br />
della musica popolare per<br />
essere tra le protagoniste dell’annuale<br />
Concertone della Notte della<br />
Taranta. Filo conduttore del loro<br />
primo lavoro, dal titolo “Sebben che<br />
siamo donne” (Anima Mundi, 2008),<br />
è la condizione della donna lavoratrice,<br />
sia essa una mondina o una<br />
tabacchina del Salento. Partendo<br />
proprio da “Sebben che siamo<br />
donne”, la prima canzone di lotta<br />
Tra le voci più graffianti e<br />
interessanti dell’edizione 2008<br />
del programma tv “Amici” c’è<br />
quella di Alessandra Moroso, 21<br />
anni, di Galatina (www.alessandraamoroso.it).<br />
Tre brani inediti<br />
interpretati dalla giovane cantante<br />
salentina, “Find a way”,<br />
“Immobile” e “Stella incantevole”,<br />
fanno ora parte della compilation<br />
di Amici 8, intitolata<br />
“Scialla” (Sony Music). <strong>Il</strong> cd è<br />
doppio disco di platino con<br />
oltre 140mila copie vendute.<br />
proletaria al femminile composta<br />
tra il 1900 e il 1914, i 12 brani tradizionali<br />
del disco tracciano un percorso<br />
in cui emergono i sentimenti<br />
affini tra le donne lavoratrici, vittime<br />
del lavoro nei campi, dei soprusi<br />
padronali e del dovere di essere<br />
mogli e madri. Le musiche, affidate<br />
a Giorgia Santoro (flauto), Adolfo La<br />
Volpe (chitarra) e Vito De Lorenzi<br />
(percussioni), mettono insieme tradizione<br />
e sperimentalismo (dalle<br />
incursioni jazz fino a toccare il dub),<br />
dando vita a un prodotto originale e<br />
di grande interesse.<br />
tutti amici di alessandra<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 36 Marzo 2009<br />
dani silk.<br />
ad un passo da sanremo<br />
Non ce l’ha fatta per una<br />
manciata di voti. La corsa<br />
della cantante salentina Dani<br />
Silk a Sanremofestival.59, il<br />
concorso on line dedicato ai<br />
giovani artisti voluto da Paolo<br />
Bonolis per la scorsa edizione<br />
del Festival (17-21 febbraio)<br />
si è fermata a un<br />
passo dal traguardo. <strong>Il</strong> suo<br />
inedito, dal titolo “Sentire”,<br />
dopo aver superato la fase<br />
semifinale delle selezioni,<br />
non è rientrato tra i dieci<br />
brani finalisti. Tuttavia<br />
Daniela Martines (in arte<br />
Dani Silk), classe 1981, originaria<br />
di Galatina, si è fatta<br />
apprezzare da un vasto pubblico<br />
di navigatori che hanno<br />
cliccato e votato il video<br />
della sua canzone, ancora<br />
disponibile sulla piattaforma<br />
www.sanremo.rai.it (oppure<br />
su Youtube). È sfumato così,<br />
almeno per quest’anno, il<br />
sogno di esibirsi sul palco<br />
dell’Ariston ma per la cantautrice<br />
che appartiene alla scuderia<br />
reggae di Treble (Lu<br />
Professore, storico fondatore<br />
e produttore dei Sud Sound<br />
System), la carriera è tutta in<br />
ascesa.<br />
Pur avendo iniziato da<br />
poco (circa due anni) a dedicarsi<br />
professionalmente al<br />
canto, Dani si sta già facendo<br />
notare per la pulitissima<br />
voce, cristallina, quasi di seta<br />
(“silk”, appunto) e per i suoi<br />
testi introspettivi. Si ispira<br />
alla musica pop italiana<br />
d’autore, al reggae giamaicano<br />
e alle melodie della musica<br />
tradizionale salentina. Ha<br />
esordito discograficamente<br />
nel 2007 incidendo per una<br />
nota etichetta reggae italiana,<br />
One Love, cantando in<br />
“Dimme Percene” (in dialetto<br />
salentino) insieme a Treble.<br />
Con lui ha prodotto una serie<br />
di singoli di successo come<br />
“Polvere e silenzio” che è<br />
entrato a far parte della<br />
colonna sonora del film “Fine<br />
Pena mai”. Dani ha partecipato<br />
anche ad importanti<br />
festival di musica etno e reggae<br />
e ora sta lavorando a un<br />
album di inediti.
SU E GIÙ DAL PALCO<br />
Sapere, sentire, vedere<br />
C’è anche una salentina<br />
fra i sei giovai pugliesi che,<br />
dopo aver superato le dure<br />
prove selettive, stanno frequentando<br />
il prestigioso<br />
master in “Gestione della<br />
produzione cinematografica e<br />
televisiva” alla Luiss Business<br />
School di Roma. Marianna<br />
D’Ambra, 25 anni, di<br />
Casarano, partecipa ai corsi<br />
con altri 21 studenti di tutta<br />
l’Italia. <strong>Il</strong> master le permetterà<br />
di entrare in contatto con<br />
alcuni dei gruppi più importanti<br />
del settore dell’audiovisivo<br />
(Albatross; Disney-ABC<br />
International Television;<br />
Editoriale DUESSE; Lux vide;<br />
A REGOLA D’ARTE<br />
Francesca Carallo. Una scultura luminosa<br />
il desiGn è donna<br />
Torna anche quest’anno, a Lecce (castello<br />
Carlo V) la rassegna che sottolinea il contributo<br />
femminile nel campo della creatività artistica.<br />
Una storia ormai consolidata attraverso una<br />
serie di mostre che in questi ultimi nove anni è<br />
stata testimone e portavoce dell’inarrestabile<br />
successo per qualità e ampiezza della creatività<br />
femminile locale, nazionale e internazionale.<br />
Nelle passate edizioni, l’indagine nei territori<br />
cinema<br />
e teatro.<br />
una salentina<br />
in luiss<br />
NBC Universal Global<br />
Networks Italia S.r.l.; RAI<br />
Corporation; Rizzoli<br />
Audiovisivi; Universal Pictures<br />
International Italy).<br />
Attrice e assistente di<br />
produzione, Marianna ha partecipato<br />
a numerosi laboratori<br />
teatrali e di training attoriale<br />
ed è stata protagonista<br />
di diversi spettacoli. Per il<br />
cinema, ha interpretato un<br />
piccolo ruolo nel film<br />
“Ovunque sei” di Michele<br />
Placido.<br />
Laureata col massimo dei<br />
voti presso l’Università La<br />
Sapienza di Roma in Saperi e<br />
tecniche dello spettacolo, si<br />
è specializzata nel settore<br />
della produzione cinematografica<br />
e dopo aver lavorato<br />
per alcune pubblicità è stata<br />
assistente di produzione sul<br />
set del nuovo film “<strong>Il</strong> grande<br />
sogno” di Michele Placido, in<br />
uscita prossimamente nelle<br />
sale cinematografiche.<br />
Un anello disegnato da Wanda Romano<br />
della pittura, scultura, installazione si è dilatata<br />
all’esperienza della video-arte, della fotografia,<br />
del cinema. In tutto, fino ad oggi, si sono alternate<br />
sul palcoscenico di Aw oltre un centinaio di<br />
artiste appartenenti a varie latitudini, generazioni,<br />
maturità, tendenze.<br />
A quest’ampia panoramica del mondo creativo<br />
delle donne si vuole aggiungere in occasione<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 37 Marzo 2009<br />
voGlia di ciciri e tria<br />
<strong>Il</strong> trio di comari salentine<br />
tutto casa e chiesa, le Ciciri e<br />
Tria, sarà presto sul grande<br />
schermo. Uscirà ad aprile in<br />
Germania e successivamente<br />
anche in Italia, infatti, il film<br />
“Maria, non gli piace”, una<br />
commedia della regista tedesca<br />
Neele Leana Volmar, con Lino<br />
Banfi che interpreta un oriundo<br />
pugliese emigrato in Germania<br />
e che in Italia organizza il<br />
matrimonio della figlia con un<br />
tedesco. Annarita Luceri,<br />
Francesca Sanna e Carla Calò<br />
interpretano, neanche a dirlo, il<br />
ruolo delle comari pugliesi e<br />
bigotte che spettegolano durante<br />
la cerimonia. “Abbiamo girato<br />
alcune scene a Gravina di<br />
Puglia, nel mese di novembre –<br />
racconta Annarita – e ci siamo<br />
divertite da morire. Oltre a Lino<br />
Banfi, abbiamo avuto l’onore di<br />
conoscere un altro grande attore<br />
pugliese, Sergio Rubini,<br />
anche lui recita nel film ed è<br />
una persona squisita”. Ma le<br />
novità non finiscono qui. A ottobre<br />
riparte Zelig Off e potremo<br />
rivedere le Ciciri in una veste<br />
inedita, sempre con sketch<br />
legati a vizi e virtù della loro<br />
terra natìa.<br />
CIAK, SI GIRA<br />
del decimo compleanno di Aw, un’indagine nei<br />
territori del design, attraverso una campionatura<br />
di artiste nel confronto di territori, generazioni,<br />
linee di ricerca.<br />
E “Creatività nomade. Aspetti del design contemporaneo<br />
femminile” è il titolo della mostra di<br />
quest’anno, che vedrà alla ribalta una decina tra<br />
designer pugliesi e di area nazionale, negli spazi<br />
prestigiosi del castello cinquecentesco di Carlo V<br />
a Lecce. La mostra, promossa dall’Assessorato<br />
alla cultura della città di Lecce è a cura di<br />
Marina Pizzarelli, storica dell’arte e critica d’arte,<br />
e ospiterà nel corso della sua durata (dal 15<br />
marzo al 15 aprile), diverse iniziative culturali<br />
come workshops, convegni, dibattiti sulle problematiche<br />
del design contemporaneo e dei suoi<br />
rapporti con la produzione industriale.<br />
X edizione di Art Woman 2009: Creatività<br />
nomade. Aspetti del design contemporaneo<br />
femminile<br />
Lecce, Castello Carlo V dal 15 marzo al 15 aprile
Controcanto<br />
Fine pausa pranzo. Come al solito sono a mensa con<br />
le quattro donne del settore in cui lavoro. Squilla il<br />
telefono, rispondo e rientro in ufficio con qualche<br />
minuto di ritardo. <strong>Il</strong> mio capo mi richiama e cerco di giustificarmi:<br />
“Scusa Giuliana, era la Direttora del mensile<br />
per il quale collaboro”. “Ah! Ma allora sei circondato! Hai<br />
tutti superiori donne” – chiosa sorridendo “e com’è la tua<br />
Direttora?”. Rispondo: “Un po’ come te: mite in pace e<br />
dura in guerra”. Mi viene spontaneo parafrasare ciò che<br />
Primo Levi pensava dell’Armata Rossa che liberò il campo<br />
nel quale era prigioniero. Penso ad una battuta e niente<br />
più. Invece le donne al lavoro, e forse nella vita, sono proprio<br />
così. Credo. Lo sono sempre state. Non so se sia un<br />
fatto di “evoluzione” come dicono i biologi o un fatto di<br />
“adattamento sociale” per dirla con gli studiosi delle<br />
vicende umane. So che quando ognuno fa il proprio dovere<br />
un capo o una collega donna rappresentano l’immagine<br />
della serenità, ma come qualcuno sgarra iniziano i<br />
dolori. Poi penso al mio master: 33 partecipanti, oltre 20<br />
donne. Poi penso al recente passato politico e a come si<br />
sia stati miti anche in guerra: a come non ci si sia indignati<br />
a sufficienza mentre si annullavano e si mortificavano<br />
le più elementari norme di correttezza, di onestà, di<br />
democrazia. E penso che, forse, qualche donna in più<br />
avrebbe reso meno agevole commettere tutto ciò. E poi<br />
penso che forse, d’ora in avanti, non ci sarà più spazio per<br />
le mezze misure. Che il mondo sarà conquistato da chi è<br />
in grado di decidere, di valutare, di prendere decisioni<br />
anche scomode. Da chi è sempre stato più disponibile al<br />
sacrificio. Dalle donne, insomma. Così disposte al sacrificio<br />
da non avere dubbi quando si tratta di scegliere tra un<br />
figlio e una promozione. E poi penso che ho affrontato gli<br />
studi e le loro difficoltà, spesso grazie al sogno di una<br />
indovina chi è<br />
di FRANCESCO RIA*<br />
ritorno al Futuro. in rosa<br />
FRANCESCO RIA È UNO DEI TANTI “CERVELLI” CHE LA REGIONE PUGLIA HA FINANZIATO CON IL PROGETTO “RITORNO<br />
AL FUTURO” PER CONSEGUIRE UN MASTER AL NORD O ALL’ESTERO, A CONDIZIONE DI RITORNARE NELLA PROPRIA TERRA<br />
D’ORIGINE. FRANCESCO È UN FISICO, LAUREATO GIOVANISSIMO ALL’UNIVERSITÀ DI LECCE. ORA FREQUENTA UN MASTER<br />
SULLE APPLICAZIONI FARMACEUTICHE E SANITARIE DELLE SCIENZE PRESSO LA FONDAZIONE ISTUD. IL SUO STAGE<br />
È PRESSO LA SORIN BIOMEDICA CARDIO DI SALUGGIA (VERCELLI), LA PRIMA AZIENDA AL MONDO PER LA PRODUZIONE<br />
E VENDITA DI VALVOLE CARDIACHE. LÌ STA TOCCANDO CON MANO IL FUTURO, DAVVERO. ED È DONNA<br />
buona posizione, di un lavoro gratificante una volta terminata<br />
l’università. E penso a quanto deve essere difficile<br />
abbandonare o trascurare questo sogno per chi decide di<br />
non trascurare la famiglia. A quanto sia difficile conciliare<br />
le due cose. A quanta naturalezza nel non far pesare a<br />
nessuno queste scelte. Anzi. Spesso chi le prende è di<br />
supporto a chi si trova a valutare opzioni meno decisive e<br />
drammatiche. E mi disturba sentire che servono più<br />
donne nei luoghi del potere con quel tono da Processo di<br />
Biscardi con il quale ormai si affrontano questi temi. Ma<br />
il commento delle mie colleghe all’ennesima fesseria<br />
fatta dal responsabile dell’altro settore mi richiama al<br />
mio computer e ad un interminabile documento. Per altri<br />
due minuti. Fino a quando l’altra collega non ci saluta: ha<br />
chiesto un permesso perché il marito è rimasto con l’auto<br />
in panne e deve andare a raccattarlo prima che la figlia<br />
esca da danza. La mia vicina di scrivania, però, mi regala<br />
un momento di orgoglio maschile. Ha le braccia a pezzi<br />
perché ha passato il fine settimana ad aiutare il compagno<br />
nel trasportare i mattoni che serviranno per pavimentare<br />
la loro nuova casa. Eh Eh! Almeno in questo noi uomini<br />
non abbiamo problemi. Ma dura solo un attimo perché<br />
capisco subito che ormai l’invasione di campo è totale.<br />
Ormai le donne fanno tutto ciò che facevano gli uomini.<br />
Chissà quando gli uomini riusciranno a fare tutto ciò che<br />
fa una donna. Forse è chiedere troppo. Forse, basterebbe<br />
fermarsi a riflettere su come diamo per scontate tante<br />
cose che in realtà non lo sono. Non credo sia una richiesta<br />
eccessiva se pensiamo che, in fondo, dopo aver lavorato,<br />
tirato avanti la famiglia, consolato i mariti, rimproverato<br />
i figli, le donne sono sempre pronte ad illuminare le<br />
nostre giornate con i loro sorrisi.<br />
*fisico, pubblicista<br />
“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”<br />
il <strong>tacco</strong> d’Italia 38 Marzo 2009<br />
CHI HA FIRMATO CONTROCANTO<br />
Vincenzo Magistà<br />
direttore “TgNorba”<br />
Rosanna Metrangolo<br />
caporedattore “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />
Marco Renna<br />
“Studio 100 Lecce”<br />
Mimmo Pavone<br />
direttore responsabile “<strong>Il</strong> Paese nuovo”<br />
Vincenzo Maruccio<br />
giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />
Tonio Tondo<br />
inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno”<br />
Roberto Guido<br />
direttore “quiSalento”<br />
Lino De Matteis<br />
caposervizio “Nuovo Quoti-diano di Puglia”,<br />
vicepresidente regionale Assostampa<br />
Renato Moro<br />
capocronista “Nuovo Quotidiano di Puglia”<br />
Gabriella Della Monaca<br />
coordinatore TG NORBA GRANDE SALENTO<br />
Luisa Ruggio<br />
redattrice Canale8, scrittrice<br />
Walter Baldacconi<br />
direttore responsabile Tg Studio 100<br />
Paola Ancora<br />
addetta stampa Ministero delle Politiche agricole<br />
Michele Mauri<br />
direttore editoriale L’ATV<br />
Antonio Silvestri<br />
addetto stampa Inps Lecce<br />
Dionisio Ciccarese<br />
presidente homepage Group, società di consulenza<br />
di comunicazione strategica ed editrice di<br />
grandi giornali e siti internet<br />
Nunzio Pacella<br />
addetto stampa Apt di Lecce<br />
Loredana Di Cuonzo<br />
giornalista pubblicista dirigente scolastico<br />
Istituto d’arte “G. Toma” Galatina-Nardò<br />
Giancarlo Minicucci<br />
direttore <strong>Il</strong> Nuovo Quotidiano di Puglia<br />
Vaileth Sumuni<br />
Luigi Russo<br />
giornalista, presidente CSV Salento