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L'eco del ritorno. Migrazioni circolari tra Senegal e Italia - Cestim

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due ulteriori ruoli: quello di guardiano e quello di mediatore culturale 31 . Si è <strong>tra</strong>ttato<br />

<strong>del</strong> ruolo di guardiano poiché, effettivamente, è stato per il <strong>tra</strong>mite di questa persona<br />

che ho potuto accedere al campo e sviluppare l’attività di ricerca, mentre, il suo ruolo<br />

di mediatore culturale si è manifestato in ragione <strong>del</strong> fatto che il mio interlocutore<br />

privilegiato era in possesso di un insieme di relazioni, codici simbolici, linguistici e<br />

di conoscenze sia riguardo alla società senegalese che a quella italiana.<br />

14<br />

Nel corso <strong>del</strong>le tre settimane <strong>tra</strong>scorse in <strong>Senegal</strong> ho potuto conoscere ed ap-<br />

profondire taluni aspetti <strong>del</strong>la realtà sociale senegalese. Indubbiamente, il fatto di ri-<br />

siedere principalmente presso una famiglia mi ha permesso di cogliere molteplici e-<br />

lementi di vita quotidiana. In seguito alle lunghe ed informali chiacchierate in un ap-<br />

prossimativo francese con i membri <strong>del</strong>la famiglia, gli amici e i conoscenti di chi mi<br />

ospitava, gli spunti di riflessione si accrescevano di giorno in giorno. Nei momenti di<br />

solitudine cercavo di sistematizzare e <strong>tra</strong>scrivere sotto forma di note etnografiche le<br />

impressioni <strong>del</strong>lo scorrere <strong>del</strong>le giornate ed il fulcro <strong>del</strong>le chiacchierate informali, nel<br />

costante tentativo di mettere in gioco anche me stesso. A tal fine, le mie dissonanze<br />

cognitive e culturali e i miei interrogativi hanno trovato ampio spazio nella stesura<br />

<strong>del</strong> mio diario etnografico. Il mio ruolo e la mia attività di ricerca erano generalmente<br />

noti ai miei interlocutori informali, sebbene essi concepissero la mia attività di ricer-<br />

ca come essenzialmente rivolta allo svolgimento di interviste con migranti rien<strong>tra</strong>ti in<br />

patria. È probabilmente per questo motivo – congiuntamente al mio aspetto fisico ed<br />

alla mia età – che venivo prevalentemente considerato come un membro <strong>del</strong>la comu-<br />

nità e <strong>del</strong>la famiglia: fratello, figlio o amico a seconda <strong>del</strong> ruolo e <strong>del</strong>l’età <strong>del</strong>le per-<br />

sone con cui condividevo i momenti <strong>del</strong>le giornate <strong>tra</strong>scorse a casa. Per l’insieme di<br />

tali aspetti, i rapporti e gli scambi che si intrecciavano nel corso di queste giornate<br />

sono stati caratterizzati da confidenzialità e fiducia che, umanamente, mi auguro di<br />

non aver <strong>tra</strong>dito.<br />

Tra le principali difficoltà incon<strong>tra</strong>te nel corso <strong>del</strong>la mia attività di osservazio-<br />

ne, una su tutte merita di essere menzionata: la lingua. La mia scarsa dimestichezza<br />

nel destreggiarmi <strong>tra</strong> le complesse forme grammaticali e sintattiche <strong>del</strong> francese ha<br />

talvolta limitato la possibilità di indagare a fondo alcuni aspetti potenzialmente inte-<br />

ressanti. Ho cercato di ovviare a tale inconveniente ponendomi il più possibile in una<br />

31 Cfr. 1.1., pp. 5-8.

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