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L'eco del ritorno. Migrazioni circolari tra Senegal e Italia - Cestim

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Germania e Regno Unito – inaugurano la politica <strong>del</strong>le porte chiuse, è proprio a par-<br />

tire dai primi anni ’80 che l’<strong>Italia</strong> – e più in generale i paesi <strong>del</strong>l’Europa mediterranea<br />

– viene a configurarsi come paese d’immigrazione 37 . L’assenza totale di qualsiasi ti-<br />

po di regolamentazione, il rapido passaggio da paese di emigrazione a paesi di immi-<br />

grazione, l’elevata richiesta di forza lavoro <strong>del</strong>l’economia italiana e i suoi ampi spazi<br />

di informalità, rendono il Bel paese una <strong>tra</strong> le mete auspicate dai migranti internazio-<br />

nali. Come narrato da alcuni degli intervistati, nel corso degli anni ’80 la presenza di<br />

s<strong>tra</strong>nieri, ed in particolar modo senegalesi, sul territorio italiano era ancora un feno-<br />

meno marginale, seppur in via di consolidamento:<br />

[…] Noi, io e quelli che c’erano, noi siamo i primi senegalesi che sono andati in <strong>Italia</strong><br />

all’avventura. A Rimini, quando sono arrivato nell‘82, eravamo solo cinque senegalesi, solo<br />

cinque senegalesi in tutta la regione e vivevamo tutti nella stessa casa (Intervista a Faty, 12<br />

marzo 2010, Kaolack).<br />

[…] Perché io, all’inizio, nell’86 fino al ’93, in <strong>Italia</strong> non c’erano s<strong>tra</strong>nieri. A Roma, per esempio,<br />

a Roma eravamo solo senegalesi e marocchini… abbiamo trovato i marocchini a Roma e<br />

poi sono arrivati i senegalesi. E i commercianti ambulanti erano solo senegalesi e marocchini e<br />

io e i miei amici italiani… tutti mi chiamavano “il primo vu’ cumpra’ <strong>del</strong>l’<strong>Italia</strong>”. Beh, in quel<br />

momento veramente non c’era problemi, perché veramente non c’erano immigrati […]. Gli italiani<br />

erano sempre gentili, buoni… perché quando andavo nella campagna i ragazzi erano sempre<br />

dietro di noi… non conoscevano neri… era bello, passavamo la notte fuori nelle feste, nelle<br />

fiere dove andavamo per vendere, avevamo clienti sempre, sempre… tu puoi vendere <strong>tra</strong>nquillamente<br />

e i vigili non dicevano niente a nessuno perché eravamo pochi (Intervista a Gueye, 10<br />

marzo 2010, Dakar).<br />

Sebbene di tali aspetti io <strong>tra</strong>tti dettagliatamente in seguito, data la consapevo-<br />

lezza che il fenomeno migratorio è inserito in un contesto internazionale mutevole e<br />

instabile, tanto sul piano politico quanto economico, ho ritenuto opportuno precisare<br />

tali specificità sin da subito. Ben diverse sono infatti aspettative, prospettive e possi-<br />

bilità dei migranti sub-sahariani da me intervistati rispetto a quelli che ancora oggi, al<br />

grido di “Barça ou Barsakh 38 ” prendono le piroghe in direzione <strong>del</strong>le isole Canarie.<br />

Tralasciando per il momento tali aspetti e ritornando alla metodologia <strong>del</strong>le in-<br />

terviste, ulteriori precisazioni circa il contesto nel quale si sono svolte possono favo-<br />

37<br />

Maurizio Ambrosini, Sociologia <strong>del</strong>le migrazioni, il Mulino, Bologna, 2005, cap. 8, pp. 187-206.<br />

38<br />

Ovvero, Barcellona o il purgatorio/inferno. Nella <strong>tra</strong>dizione islamica il “barsakh” è un purgatorio,<br />

percepito più come un luogo di attesa <strong>tra</strong> la morte e il giudizio finale che un vero e proprio luogo di<br />

punizione. Cfr. Serigne-Mansour Tall, La migration internationale sénégalaise: des recrutements de<br />

main d’oeuvre aux pirogues, in Momar-Coumba Diop (a cura di), Les Sénégal des migrations, Karthala,<br />

Paris, 2008, pp. 37-67.<br />

20

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