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Aerotopografia archeologica e sistemi informativi territoriali ...

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culturels et catégories céramiques, Paris.<br />

J. Berry 1997: Household artefacts: towards a re-interpretation of Roman domestic space, in R.<br />

Laurence, A. Wallace Hadrill, Domestic space in the Roman world: Pompei and beyond, in Journal of Roman Archaeology,<br />

suppl. 22, Portsmouth: pp. 183-195<br />

H.P. Blankholm 1991: Intrasite spatial analysis in theory and practice, Aarhus.<br />

F. Cambi N. Terrenato 1994: Circolazione e comunicazione, in Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma, Roma, Nuova<br />

Italia Scientifica, pp. 247-252.<br />

A. Carandini 19792: Archeologia e cultura materiale, Bari.<br />

N. Cuomo di Caprio 1985: La ceramica in archeologia. Antiche tecniche di lavorazione e moderni<br />

metodi di indagine, Roma, pp. 64-150.<br />

R. Francovich, D. Manacorda (a cura di) 2000: Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi,<br />

Roma-Bari.<br />

H. Hietala 1984: Intrasite Spatial Analysis in Archaeology,Cambridge.<br />

I. Hodder, C. Orton 1976: Spatial Analysis in Archaeology, Cambridge.<br />

T. Mannoni, E. Giannichedda 1996: Archeologia della produzione, Torino.<br />

J.P. Morel 1981: Céramiques Campaniennes: les formes, BEFAR, 244, Roma, pp. 17-65 e 489-531.<br />

J.P. Morel 1981: La produzione della ceramica campana: aspetti economici e sociali, in Società<br />

Romana e Produzione Schiavistica. Merci, mercati e scambi nel Mediterraneo, Roma-Bari, pp. 81-97.<br />

P. Moscati 1990: Trattamento dei dati negli studi archeologici, Roma, Bulzoni.<br />

C.R. Orton, P.A. Tyers 1990: Statistical analysis of ceramic assemblages, in Archeologia e<br />

calcolatori, 1, pp. 81-110.<br />

C. Orton, P. Tyers, A. Vince 1993: Pottery in archaeology, Cambridge.<br />

D.P.S. Peacock 1997: La ceramica romana tra archeologia e etnografia, Roma<br />

M.B. Shiffer 1984: Advances in Archaeological Method and Theory, 1-2, New York.<br />

M. Torelli 2001: Stata Mater in agro veientano. La "riscoperta" di un santuario rurale veiente in loc. Casale Pian Roseto, Studi<br />

etruschi 64, pp. 117-134.<br />

Altre indicazioni:<br />

Il modulo è valido per la Laurea Specialistica (in particolare per il Curriculum di Archeologia della città e del territorio). Può<br />

essere utilizzato inoltre nell’ambito dei crediti liberi a scelta dello studente per la Laurea Triennale<br />

Archeologia e storia dell'arte greca e romana Eugenio La Rocca L-ANT/07<br />

larocca@comune.roma.it Ricevimento Da concordare<br />

L’atletica nel mondo greco: spazi e immagini<br />

Descrizione<br />

Il corso intende presentare, attraverso l’esame della documentazione topografica e artistica, i luoghi delle gare atletiche in Grecia<br />

(principalmente gli agoni panellenici), e i modi in cui esse si svolgevano. Si vuole esaminare in particolar modo la formazione<br />

del concetto della statua atletica e le linee principali di sviluppo di questo genere. A Olimpia, dice Plinio: “di tutti i vincitori<br />

(scil. dei giochi olimpici) era uso dedicare le statue, e di quelli che poi avevano vinto tre volte, le statue riproducevano la<br />

somiglianza delle membra: le chiamano ‘iconiche’ ”. Nel testo di Plinio non si parla di ritratti nell’odierno senso del termine,<br />

bensì di sculture fortemente connotate sul piano tipologico, cioè che mostravano gli atleti nell’atto stesso di svolgere la loro gara.<br />

Erano opere che rompevano la tradizione della figura virile, come era stata più volte reiterata in ambito greco con la formula del<br />

kouros, stante, con le braccia lungo i fianchi o portate avanti in gesto di offerta, fermo dinanzi allo spettatore e privo di<br />

qualsivoglia caratterizzazione. Ci muoviamo invece in altra orbita, simile a quella che ha spinto gli Ateniesi a dedicare ai due<br />

aristocratici Armodio e Aristogitone, uccisori del tiranno Ipparco, due statue che li ritraevano nel momento stesso della loro<br />

azione cruenta, avanzanti in coppia con le spade sguainate. Le statue erano collocate nel luogo più rappresentativo di Atene, al<br />

centro dell’agorà, ed erano assurte a simbolo della sconfitta definitiva della tirannide e della conquista delle libertà cittadine.<br />

Anche in questo caso non v’è nessun riferimento alla reale fisionomia dei due aristocratici che avevano osato compiere tale<br />

gesto, ma piuttosto un larvato riferimento alle coppie mitiche come Oreste e Pilade oppure, meglio, Teseo e Piritoo, delle quali<br />

conservano anche la differente età dei personaggi. Non casualmente Plinio parla dei Tirannicidi immediatamente dopo aver<br />

parlato delle statue iconiche. E’ esattamente il momento in cui si può cogliere nell’arte greca un viraggio di tendenza verso un<br />

sempre maggiore naturalismo nella rappresentazione del corpo umano; un mutamento formale che può essere collocato nel<br />

passaggio tra l’arte arcaica e l’arte severa, esattamente negli anni delle guerre Persiane. Solo in questo momento si può supporre<br />

che i Greci, superato lo schematismo intrinseco nelle opere a tutto tondo di età arcaica, cominciassero a impostare<br />

ideologicamente il problema delle statue “iconiche” e della raffigurazione degli atleti in azione.<br />

CFU 4 secondo semestre Annualità: Laurea Triennale.<br />

Inizio lezioni: Orario e luogo lezioni: Mercoledì ore 9-11; Venerdi ore 12-13. Odeion, Museo<br />

dell’Arte Classica.<br />

Valutazione: Esame orale.<br />

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