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design focus interview


Scottish Parliament, Edinburgh-UK, Benedetta Tagliabue<br />

design<br />

focus<br />

decorative<br />

essay<br />

Paolo Giardiello<br />

Viviana Saitto<br />

interview<br />

Karim Rashid<br />

Patricia Urquiola<br />

object<br />

Alcantara ® Interiors, design Giulio Cappellini + Paola Navone/Alcantara ®<br />

Naturalia recreating nature, design Arpa lab/Arpa Industriale<br />

Marblelace, design Patricia Urquiola/Budri<br />

Terraviva, design Massimiliano Adami/DesignTaleStudio by Ceramiche Refin<br />

Mosaico+, design Giugiaro Design/Mosaico+<br />

Phenomenon Mosaics, design Tokujin Yoshioka/Mutina<br />

Madras ® , design Vitrealspecchi/Vitrealspecchi<br />

review<br />

factory<br />

Zumtobel


design focus essay<br />

dallo stile allo status architettonico<br />

from architectural style to status<br />

Più di dieci anni fa area si interessò e pubblicò alcune riflessioni<br />

teoriche sulla decorazione 1 frutto di ricerche condotte, in ambito<br />

scientifico tra Napoli e Milano, a partire dalla metà degli anni<br />

novanta; in un periodo cioè in cui gli esiti poco felici e le critiche<br />

al post-modern avevano praticamente escluso dalla prassi progettuale<br />

qualsiasi riferimento stilistico creando un diffuso consenso verso<br />

un atteggiamento minimalista ritenuto scevro da linguaggi 2 .<br />

Erano tempi in cui parlare di stile, di apparati decorativi,<br />

di ornamento, di matrici ordinatrici, di linguaggio architettonico,<br />

significava essere indicati come fautori di un ritorno al passato.<br />

Anni in cui, inoltre, le uniche vere sperimentazioni linguistiche<br />

erano prodotte dalla ricerca tecnologica – high tech – ovvero<br />

dall’esperienza di nuove forme espressive autonome.<br />

Insomma, ora come allora, persiste l’incertezza su cosa si debba<br />

realmente intendere per decorazione in architettura o nel design,<br />

confondendo la ricerca di un carattere espressivo e di una<br />

grammatica comunicativa atta a relazionarsi col mondo circostante,<br />

con una presunta mancanza di “purezza” della forma essenziale.<br />

Forma pura che in realtà non esiste in quanto la decorazione,<br />

in architettura, “è per principio superflua, ma la sua superfluità, lungi<br />

dal renderla eliminabile, mostra l’esistenza di un necessario che<br />

travalica lo stesso principio di funzione, […] chiunque cerchi<br />

di eliminarla si troverà inesorabilmente, e a volte angosciosamente,<br />

davanti al suo fantasma” 3 .<br />

In tale contesto storico e critico si manifestano nuove ricerche che<br />

invece fanno esplicito riferimento alla decorazione e al rapporto tra<br />

involucro e spazio e, in particolare, tra pelle dell’involucro e struttura<br />

dei margini. Architetture, come quelle di Herzog e de Meuron –<br />

solo per fare un esempio – che, già dalla fine degli anni novanta,<br />

propongono un attento lavoro di analisi e di approfondimento sul<br />

rapporto tra superficie e spazio, tra “abito” e struttura costruttiva, tra<br />

text by Paolo Giardiello


narrazione e comunicazione. Tale tipo di ricerca, non relativa solo<br />

all’architettura, ma applicata anche nel campo del disegno degli<br />

interni, dei complementi di arredo e del design, permette<br />

di focalizzare l’attenzione direttamente sui valori e sulle potenzialità<br />

del portato espressivo della scrittura delle superfici, della<br />

decorazione. A partire dalla presa di coscienza della sua possibile<br />

autonomia rispetto al corpo che la supporta, del doppio livello<br />

di comunicazione dato cioè dalle necessità tecniche costruttive rispetto<br />

a quelle descrittive e comunicative, si assiste a sperimentazioni che<br />

sempre più entrano nel merito delle regole e delle ragioni stesse dei<br />

fenomeni stilistici e decorativi.<br />

Lo studio di pattern storici, basandosi sulla consuetudine e<br />

riconoscibilità di forme derivanti dalla tradizione, introduce il concetto<br />

di fuori scala di dettagli grafici delle decorazioni, l’estrapolazione<br />

di singoli segni, l’inversione di pieni e vuoti, di positivo e negativo, la<br />

materializzazione di tracce solo bidimensionali in superfici e oggetti<br />

che guadagnano lo spazio e conquistano una fisicità del tutto inedita.<br />

In questi ultimi anni si assiste ad una inversione di tendenza anche del<br />

mercato edilizio ed dell’arredo che, facendo proprie tali indicazioni,<br />

propone prodotti e componenti costruttive (reti stirate, lamiere<br />

microforate, vetri serigrafati), finiture per gli interni (rivestimenti<br />

personalizzabili con texture e disegni a scelta), oggetti di design<br />

(oggetti fuori scala, trasformazione di pezzi esistenti, ridisegno<br />

della tradizione), installazioni multimediali ed artistiche (scenografie<br />

urbane mutevoli, comunicazione interattiva) che sempre più entrano<br />

in contatto con i luoghi di vita quotidiana, agendo sulla decorazione<br />

come strumento per sottolineare i contenuti ed i sensi dell’abitare.<br />

Tale atteggiamento non persegue l’obiettivo di proporre uno stile della<br />

contemporaneità, non cerca di suggerire linguaggi e parole capaci<br />

di essere compresi da tutti, quanto piuttosto consente di identificare<br />

insiemi di “utenti” che scelgono criticamente e indossano l’“abito”<br />

che ritengono più opportuno per mettere in scena il loro tempo.<br />

Si tratta quindi più della definizione di uno status architettonico, del<br />

rapporto cioè tra il singolo e i suoi simili, declinato attraverso la forma<br />

dello spazio e degli oggetti; relazione instabile ed effimera, soggetta<br />

alle variazioni del gusto e delle mode, capace tuttavia di recuperare<br />

importanti modalità del fare, talvolta trascurate o marginalizzate.<br />

More than ten years ago area took an interest in, and published,<br />

a number of theoretical reflections on decoration 1 , the result of<br />

research carried out within a scientific context in Naples and Milan.<br />

This was in the mid-Nineties, in other words a period in which<br />

the rather mediocre results and criticisms of postmodernism had<br />

practically excluded any stylistic reference from design, creating<br />

a diffused consent in favour of a minimalistic attitude considered<br />

immune from languages 2 .<br />

Those were years in which speaking of style, of decorative<br />

apparatuses, of ornaments, ordering matrixes and architectural<br />

languages meant being frowned upon as an advocate of a return<br />

to the past. And in those years the only true linguistic experiments took<br />

place in the field of high tech research, or through the experience<br />

of new autonomous expressive forms.<br />

In a nutshell, then as today, an uncertainty as to what one should<br />

really understand with decoration in architecture or design persists;<br />

research of an expressive character and a communicative grammar<br />

capable of relating to the surrounding world is confused with<br />

a presumed lack of “purity” of the essential form.<br />

Actually, such a pure form does not exist, as decoration,<br />

in architecture “is by principle superfluous, but its superfluity, far from<br />

making it eliminable, reveals the existence of a need which goes<br />

beyond the very principle of function, […] anyone who seeks<br />

to eliminate it will inexorably, and sometimes distressingly, find himself<br />

face to face with its ghost” 3 .<br />

In this historical and critical context new research which on the<br />

contrary explicitly refers to decoration and to the relationship between<br />

shell and space and, in particular, between the skin of the shell<br />

and the structure of the margins, is emerging. Architectures as those<br />

by Herzog and de Meuron – just to make an example – which,<br />

already since the late Nineties, feature an attentive analysis and<br />

in-depth research on the relationship between surface and space,<br />

between the “clothes” and the structure of the building, between<br />

narration and communication.<br />

This kind of research, which not only concerns architecture but<br />

also the field of interior decoration and the design of furniture and<br />

objects, makes it possible to focus the attention directly on the values<br />

and potentials of the expressive significance of the writing on the<br />

surfaces, of decoration. Since one has become aware of its possible<br />

autonomy with respect to the body supporting it, or in other words<br />

of the dual level of communication provided by the requirements of<br />

construction techniques as compared to those related to descriptive<br />

and communicative aspects, we are witnessing an experimentation<br />

which explores, more and more extensively, the merits of the rules and<br />

the very reasons of stylistic and decorative phenomena.<br />

The study of historical patterns, based on the familiarity and<br />

recognisability of forms rooted in tradition, has given rise to the<br />

concept of oversized graphic decorative details, the extrapolation<br />

of single signs, the inversion of massive and empty areas, of positive<br />

and negative, the materialization of only two-dimensional traces on<br />

the surface and objects that invade space, conquering a completely<br />

new physical dimension.<br />

We are, in recent years, also witnessing an inversion of the trend<br />

in the building and decoration market which, adapting to these<br />

suggestions, present products and building elements (stretched grids,<br />

micro-perforated sheet metal, silk-screened glass panes), interior<br />

decoration elements (facing materials which may be customized with<br />

textures and patterns as preferred), design objects (oversized objects,<br />

transformation of existing items, redesigns of traditional pieces),<br />

multimedia and art installations (changing urban scenic effects,<br />

interactive communication) which play an increasingly active role<br />

in the places of everyday life, and which use decoration as a means<br />

of stressing the contents and meaning of living.<br />

This approach is not aimed at proposing a contemporary style,<br />

it does not attempt to suggest languages and words that everyone<br />

can understand; rather, it makes it possible to identify aggregates<br />

of “users” who choose critically, and who wear the “clothes” they<br />

consider best suited to reflect their period. <strong>It</strong> is therefore, more often<br />

than not, a matter of the definition of an architectural status,<br />

or in other words the relationship between the individual and his<br />

fellows, declined through the form of the space and the objects,<br />

an unstable and ephemeral relation subject to changes in taste<br />

and fashion, yet capable of recovering important, and sometimes<br />

neglected or marginalized, ways to do things.<br />

1. Cfr.: P. Giardiello, La decorazione negli interni, in “area”, 47, 1999.<br />

2. Va infatti sottolineato che un linguaggio, per così dire, più essenziale, dalle linee<br />

rigorose, non è un linguaggio “non decorativo”, non realizza cioè spazi o oggetti<br />

non decorati, è semplicemente un tipo di decorazione geometrica riferita a materiali<br />

e colori, trame e texture che nel complesso realizzano un aspetto più severo.<br />

3. R. Masiero, Elogio della decorazione contro la superficialità, in “Rassegna”,<br />

41/1, 1990, I sensi del decoro.<br />

1. See.: P. Giardiello, La decorazione negli interni, “area”, 47, 1999.<br />

2. <strong>It</strong> should be noted that a more essential language, characterized by rigorous<br />

lines, it isn’t a “non-decorative” language, it doesn’t realize not decorated spaces<br />

or objects, but it is simply a type of geometric decoration related to materials and<br />

colors, patterns and textures that produce a more severe aspect.<br />

3. R. Masiero, Praise of decoration against superficiality, in “Rassegna” 41/1,<br />

1990, I sensi del decoro.


design focus essay<br />

decor-azione, interpretazione<br />

e sperimentazione di nuovi pattern<br />

decorative action, interpretation<br />

and experimentation of new patterns<br />

“E sempre penso a queste infinite possibilità dell’arte: date ad uno<br />

un quadrato venti per venti e, benché nei secoli tutti si sian sbizzarriti<br />

con infiniti disegni, v’è sempre posto ancora per un disegno nuovo,<br />

per un vostro disegno. Un acutissimo amico mi chiedeva cosa avverrà<br />

dopo che l’ultimo disegnatore avrà fatto l’ultimo disegno, quando tutti<br />

i disegni saranno fatti. Non avverrà nulla, perché non ci sarà mai<br />

l’ultimo disegno, e non ci sarà mai l’ultimo disegnatore”. (Gio Ponti,<br />

Giochi con i rivestimenti di Salerno in “Domus”, n. 414, 1964).<br />

text by Viviana Saitto<br />

“And I always think of these infinite possibilities of art: give someone a<br />

square, twenty by twenty and, even if everyone have given their fantasy<br />

free reins with infinite drawings, there is always room for a new design,<br />

a design by you. A very acute friend of mine asked me what I would do<br />

when the last designer has made the last design, when all designs have<br />

been made. Nothing will happen, because the last design will never<br />

come, and there will never be a last designer”. (Gio Ponti, Plays with<br />

tiles in Salerno in “Domus”, no. 414, 1964).<br />

Configurare pattern, nella forma più generale, può caratterizzarsi<br />

come un’operazione che ordina gli elementi in base all’identità e alla<br />

differenza, significa dare proporzione allo spazio, esplicitarne gli usi<br />

in riferimento alla funzione che il manufatto dovrà assolvere.<br />

La decorazione è secondo Gottfried Semper un’arte in grado<br />

di “misurare”, rappresentare e rendere riconoscibile lo spazio abitato<br />

riproponendo, o semplicemente evocando, la conoscenza del mondo<br />

circostante. Considerata parte integrante della progettazione<br />

di interni, forma di comunicazione in grado di individuare valori<br />

e posizioni nel sociale, è stata vista per un lungo periodo come una<br />

sorta di “demone da addomesticare” 1 , portando i progettisti alla<br />

realizzazione di texture date dalla semplice successione di elementi,<br />

svilendo spesso il significato e il valore del singolo decoro.<br />

Per Ernst H. Gombrich il ruolo del disegnatore è invece molto<br />

complesso. Deve accettare e superare, nel creare la sua infinita<br />

gerarchia di forme, una serie di restrizioni che non potremmo mai<br />

apprezzare se non davanti al prodotto finito.<br />

“Il disegno si radica nel movimento” 2 , ed è caratterizzato da un<br />

procedimento ordinato, una “complicazione per gradi” 3 , che<br />

inquadra e riempie, delimita campi e organizza lo spazio.<br />

Parliamo di psicologia della percezione, della ricerca di una «quiete»<br />

decorativa attraverso un processo sistematico e impulsivo:<br />

un “arricchimento graduale”, per citare Owen Jones 4 , in grado di dar<br />

vita ad un’ “armonia della forma”.<br />

Ogni ornamento, quindi, per quanto lontano, può essere ricondotto<br />

alla sua radice e il segreto della sua buona riuscita è legato alla<br />

produzione di un vasto effetto generale, ottenibile attraverso la<br />

ripetizione di una matrice di partenza e pochi semplici elementi.


Pattern ottenuti dall’associazione e la<br />

permutazione di una matrice tipo;<br />

deformazione, permutazione e<br />

alleggerimento graduale del decoro;<br />

applicazione del metodo ad uno dei<br />

decori realizzati da Gio Ponti per<br />

il Parco dei Principi di Sorrento.<br />

Pattern obtained by association and<br />

permutation of a standard matrix;<br />

deformation, permutation and<br />

gradual lightening of the decoration;<br />

application of the method to one<br />

of the decorations realized by Gio<br />

Ponti for the Princes’ Park of Sorrento.


design focus essay<br />

È dall’attualità di queste teorie che si è scelto di partire per<br />

l’individuazione di un procedimento base per la configurazione<br />

di nuovi pattern: una sorta di “progettazione guidata” per la decoraazione<br />

contemporanea, in grado di interpretare e riproporre decori<br />

tradizionali attraverso un’azione di deformazione degli stessi 5 .<br />

Il quadrato è il modulo base scelto. “Enigmatico nella sua semplicità<br />

[…] genera una serie di interessanti ed infinite figure: tutto un gruppo<br />

di rettangoli armonici” 6 . Le parole di Bruno Munari chiariscono<br />

al meglio i “giochi di pannelli” 7 corbusieriani, pubblicati<br />

a dimostrazione dell’efficacia armonica del Modulor, in questo caso<br />

utilizzato come base di riferimento per la trasformazione di disegni<br />

tradizionali. I decori selezionati possono quindi essere sovrapposti<br />

alle nuove matrici, modificati attraverso un’azione di deformazione<br />

delle geometrie che li compongono 8 e successivamente trasformati<br />

per essere assemblati.<br />

Il “metodo di permutazione” di P. Dominique Douat 9 rappresenta uno<br />

dei contributi più concreti e di facile applicazione. Attraverso una<br />

successione di tavole l’autore esplicita l’importanza della matematica<br />

e delle permutazioni nella composizione di pattern, dimostrando<br />

l’inesauribile quantità di soluzioni ottenibili associando e ruotando<br />

un modulo unitario. Raddoppiando e permutando in maniera<br />

sistematica il decoro, alleggerendolo gradualmente con un processo<br />

inverso a quello di Jones, è possibile dare vita ad un numero di decori<br />

codificabili all’infinito e adattabili a qualsiasi tipologia di spazio.<br />

Un esperimento concreto è stato condotto sulle piastrelle realizzate<br />

da Gio Ponti, nel 1960, per il Parco dei Principi di Sorrento.<br />

L’architetto è riuscito con trenta moduli prodotti dalle Ceramiche<br />

D’Agostino a comporre, attraverso un procedimento molto vicino<br />

a quello descritto, più di cento pavimentazioni differenti. I disegni<br />

di Ponti evocano nel colore e nel decoro le antiche “riggiole”<br />

partenopee dimostrando che la tradizione può essere interpretata<br />

e può rispondere alla contemporaneità in maniera sempre nuova<br />

grazie a piccoli accorgimenti. Giocando ironicamente con<br />

le piastrelle del Parco dei Principi è stato possibile ottenere nuovi<br />

decori, lontani dalla presunzione di sostituire quelli di Ponti, esempio<br />

dimostrativo dell’efficacia del procedimento.<br />

Per quanto apparentemente meccaniche, infatti, queste semplici<br />

regole non solo permettono di comprendere le caratteristiche<br />

intrinseche dei singoli elementi, di controllare l’effetto finale del<br />

disegno, ma rappresentano un metodo per la composizione di pattern<br />

contemporanei in grado di riproporre, in continuità con il passato,<br />

il problema della decorazione nella sua globalità.<br />

To configure patterns may, more generally speaking, take the form<br />

of an operation where the elements are put in order according<br />

to their identity and difference; it means to give a space proportion,<br />

to clarify the uses associated with the purpose the product has<br />

to serve. Decoration is, according to Gottfried Semper, an art capable<br />

of measuring, representing and making recognizable the inhabited<br />

space, presenting a new version of, or simply evoking, knowledge<br />

of the surrounding world. Considered an essential part of interior<br />

design, form of communication capable of identifying values and<br />

Prototipi realizzati per il corso<br />

di Decorazione tenutosi nell’a.a.<br />

2006/2007 presso la Facoltà<br />

di Architettura dell’Università degli<br />

Studi di Napoli Federico II<br />

(foto di Giovanni Fabbrocino).<br />

Prototypes realized for the Decoration<br />

course held in the academic<br />

year 2006/2007 at the Faculty<br />

of Architecture of the Federico II<br />

University of Naples (photo by<br />

Giovanni Fabbrocino).<br />

positions in society, it has for a long time been seen as a kind<br />

of “demon to tame” 1 , making designers create textures produced<br />

by a simple sequence of elements, often debasing the meaning and<br />

value of the single decoration. To Ernst H. Gombrich, the role of<br />

the designer is on the contrary very complex. He must accept and<br />

surpass, when creating his infinite hierarchy of forms, a series of<br />

restrictions which we will never be able to appreciate except when<br />

placed before the finished product.<br />

“Drawing is rooted in movement” 2 , it is characterized by an orderly<br />

procedure, a “complication by degrees” 3 , which frames and fills,<br />

outlines fields and uses space.<br />

We are speaking of the psychology of perception, of the pursuit<br />

of a decorative “tranquillity” through a systematic and impulsive<br />

process: a “gradual enrichment”, to quote Owen Jones 4 , capable<br />

of creating a “harmony of the form”.<br />

Every ornament, therefore, no matter how distant, may be retraced<br />

to its roots, and the key to its accomplishment is linked to the<br />

production of a vast general effect, which may be obtained<br />

by repeating a basic matrix and a few simple elements.<br />

We have chosen these very topical theories as starting point for<br />

the identification of a basic procedure for the configuration of new<br />

patterns: a kind of “guided design” for the contemporary decorative<br />

action, capable of interpreting and presenting new versions<br />

of traditional decorations through their deformation 5 .<br />

The square is the basic module chosen. “Enigmatic in its simplicity […]<br />

it generates a series of interesting and infinite figures: a whole group<br />

of harmonious rectangles” 6 . Bruno Munari’s words are ideal<br />

as explanation for Le Corbusier’s “plays with panels” 7 , published<br />

to demonstrate the harmonious efficiency of the Modulor, and in this<br />

case used as basis for the transformation of traditional designs.<br />

The chosen decorations can therefore be superimposed on new<br />

matrixes, modified through an action of deformation of the geometries<br />

they are formed of 8 and then transformed in order to be assembled.<br />

P. Dominique Douat’s “method of permutation” 9 is one of the most<br />

concrete and easily applied contributions. The author uses a sequence<br />

of plates to clarify the importance of mathematics and permutation<br />

in the composition of patterns, demonstrating the endless number<br />

of solutions that can be obtained by associating and rotating a unitary<br />

module. By doubling and permuting the decoration in a systematic<br />

manner, gradually lightening it with a process that is the opposite<br />

of the one adopted by Jones, it is possible to create a number<br />

of decorations that may be codified infinitely and adapted to any type<br />

of space.<br />

A concrete experiment has been conducted on the tiles created<br />

by Gio Ponti in 1960 for the Princes’ Park in Sorrento in 1960.<br />

The architect managed to compose, by using thirty modules produced<br />

by D’Agostino Ceramiche, adopting a process very similar to the<br />

one described above, more than a hundred different pavement<br />

decorations. The colours and decorations of Ponti’s designs remind<br />

of the ancient “riggiole” used in the area of Naples, as<br />

demonstration of the fact that tradition may be interpreted and


can meet contemporary requirements in always new ways, with<br />

small adjustments. By playing ironically with the tiles used in the<br />

Princes’ Park, it has been possible to create new decorations; far<br />

from presuming to replace those designed by Ponti, the experiment<br />

demonstrates the validity of the procedure. In fact, even if they may<br />

appear mechanical, these simple rules not only make it possible<br />

to appreciate the intrinsic characteristics of the single elements,<br />

and to control the final effect of the design; they also represent<br />

a method for composing contemporary patters capable of once again<br />

posing the problem of decoration in its global sense, without any<br />

breaks with the past.<br />

1. Demoni da addomesticare è il titolo assegnato da Ernst H. Gombrich ad uno dei<br />

paragrafi del decimo capitolo del libro Il senso dell’ordine. In queste pagine l’autore<br />

approfondisce il tema della progettazione del caos nella decorazione. Cfr. E. H.<br />

Gombrich, The Sens of Order. A Study in the Psychology of Decorative Art, Phaidon<br />

Press Limited, London 1979, trad. it., Il Senso dell’Ordine. Studio sulla Psicologia<br />

dell’arte decorativa, Elemond Editori Associati, Milano 2000, pp. 271-301.<br />

2. E. H. Gombrich, op. cit., p. 172.<br />

3. E. H. Gombrich, op. cit., p. 93.<br />

4. La teoria dell’“arricchimento graduale” è stata pubblicata nel 1856 da Owen Jones<br />

nel suo testo più importante la Grammatica dell’Ornamentazione. Cfr. O. Jones,<br />

The Grammar of Ornament, London 1883.<br />

5. La presente indagine è stata svolta nel 2006 dal gruppo di ricerca coordinato<br />

da Agostino Bossi e Paolo Giardiello, a partire da precedenti studi sulla decorazione<br />

tradizionale delle maioliche partenopee. Il metodo strutturato ha portato alla<br />

produzione di un cospicuo numero di prototipi realizzati artigianalmente dalla<br />

Ceramica Stingo di Napoli.<br />

6. B. Munari, Il Quadrato, Corraini, Mantova 2008, p. 9.<br />

7. Le combinazioni “gioco di pannelli” proposte da Le Corbusier, basate sulle infinite<br />

possibilità che un quadrato ha di essere suddiviso secondo i valori espressi dal sistema<br />

numerico proposto, ci permette di individuare un cospicuo numero matrici armoniche<br />

da utilizzare come base per la trasformazione dei decori. Cfr. Le Corbusier, Il Modulor,<br />

2 vol., Marzotta, Milano 1984.<br />

8. L’associazione della nuova matrice al decoro non è casuale ma strettamente legata<br />

ad un’analisi delle similitudini che caratterizzano le geometrie delle due unità.<br />

9. L’opera di Douat si presenta come il primo, e forse più raro, trattato della teoria<br />

del disegno e reca il titolo Méthode pour fraise una infinité de desseins differént avec<br />

des carreaux mi-partis de deux coleurs par une ligne diagonal. Le tavole realizzate da<br />

Douat sono consultabili su: E. H. Gombrich, op. cit., p. 92.<br />

1. Demons to tame is the title given by Ernst H. Gombrich to one of the paragraphs of<br />

the tenth chapter of the book The Sense of Order. On these pages the author studies<br />

in depth the theme of design of chaos in decoration. Cfr. E. H. Gombrich, The Sens of<br />

Order. A Study in the Psychology of Decorative Art, Phaidon Press Limited, London 1979.<br />

2. E. H. Gombrich, op. cit., p. 172.<br />

3. E. H. Gombrich, op. cit., p. 93.<br />

4. The theory of the “gradual enrichment” was published in 1856 by Owen Jones<br />

in his most important text The Grammar of Ornament, London 1883.<br />

5. This research has been conducted in 2006 by the research team coordinated<br />

by Agostino Bossi and Paolo Giardiello, on the basis of previous studies on the<br />

traditional decoration of majolica in the Naples area. The structured method has led to<br />

the production of a large number of prototypes, realized by the craftsmen of the Stingo<br />

Ceramic manufacturer of Naples.<br />

6. B. Munari, Il Quadrato, Corraini, Mantua 2008, p. 9.<br />

7. The “play with panels” combination proposed by Le Corbusier, based on the infinite<br />

ways in which a square can be subdivided according to the values expressed by the<br />

numeric system proposed, enables us to identify a large number of harmonious matrixes<br />

to use as basis for the transformation of the decorations. See Le Corbusier,<br />

Il Modulor, 2 vol., Marzotta, Milan 1984.<br />

8. The association of the new matrix to the decoration is not casual, but closely linked<br />

to an analysis of the similarities which characterize the geometries of the two units.<br />

9. The work of Douat is presented as the first, and perhaps rarest, treatise on the theory<br />

of design and carries the title Méthode pour fraise una infinité de desseins differént<br />

avec des carreaux mi-partis de deux coleurs par une ligne diagonal. The plates<br />

realized by Douat may be consulted in: E. H. Gombrich, op. cit., p. 92.


design focus interview<br />

Karim Rashid: il lato spirituale del colore<br />

Karim Rashid: the spiritual side of color<br />

interview by area


area: Nell’ambito delle arti figurative esiste una lunga tradizione<br />

ed una consuetudine secolare a rappresentare realtà e finzione attraverso<br />

due sole dimensioni; che si tratti di fogli, tavole o tele il pittore e il grafico<br />

lavorano con facilità all’interno di questo schema. Per un architetto<br />

o un designer lavorare senza la profondità dell’oggetto è più difficile<br />

mentre tu sembri perfettamente a tuo agio e lavori con sorprendente<br />

disinvoltura (una disinvoltura da artista) sulle superfici decorandole<br />

e disegnandole con sapienza e facilità. Questa tua versatilità è realmente<br />

semplice come appare?<br />

Karim Rashid: Nell’era digitale esiste un nuovo linguaggio, un<br />

vernacolo che io chiamo “infostetica”, ovvero l’estetica dell’informazione.<br />

Tutto parte dall’idea di utilizzare strumenti moderni per creare progetti<br />

grafici complessi in 2D che siano tuttavia percepiti come 3D.<br />

La caratteristica del movimento della grafica, l’applicazione e l’uso<br />

di tecniche di composizione sono stati resi possibili dall’impiego delle<br />

nuove tecnologie e di moderni software. Il nuovo movimento tipico della<br />

tecno grafica crea un paesaggio ipertestuale, ipergrafico, ipertrofico<br />

e pieno di energia.<br />

area: Quanto conta la materia e i materiali nei tuoi progetti e quanto<br />

i colori, il disegno, l’immagine?<br />

K.R.: Il mondo sta diventando sempre più in grado di comprendere,<br />

sia le informazioni che riceve che gli input visivi, i consumatori vogliono<br />

essere stimolati dall’ambiente che li circonda. Se oggi qualcuno decide<br />

di fare shopping in un negozio piuttosto che online, l’esperienza deve<br />

essere allettante, seducente, ispirante. Il negozio vende abbigliamento<br />

e oggettistica pensati per un target che va dai 16 ai 25 anni, ho pertanto<br />

deciso di utilizzare colori decisi come il lime, l’arancione, il rosa, l’azzurro<br />

per creare un ambiente pieno di energia. Il colore è uno dei fenomeni più<br />

belli a cui assistiamo nel corso della nostra esistenza.<br />

Per me il colore è vita, è un modo per gestire e toccare con mano<br />

le proprie emozioni, la nostra psiche, il nostro lato spirituale. Alcuni colori<br />

sono forti, altri sono più tenui, ciò che è veramente importante è trovare<br />

la giusta sfumatura, la giusta tinta, la giusta saturazione di ogni colore<br />

e saperli poi abbinare. I colori possono essere utilizzati in modo corretto<br />

o scorretto, l’importante è non averne paura. Ci danno un senso di euforia<br />

spirituale e fenomenologica.<br />

area: Nell’ultimo Cersaie l’azienda Ceramica Cielo ti ha chiesto<br />

di lavorare sulla decorazione di un piatto doccia di produzione, si trattava<br />

perciò di un lavoro di grafica, di un progetto bidimensionale, come hai<br />

affrontato questo tema così particolare?<br />

K.R.: Voglio che ogni cosa che ci circonda sia progettata con intelligenza,<br />

sia bella, poetica, utile, sexy, illuminante, ispirante, contemporanea,<br />

colorata, piena di energia, splendente, potente, ad alte prestazioni<br />

ed accessibile per chiunque. Credo che qualsiasi cosa al mondo dovrebbe<br />

essere intelligente, bella e progettata in modo olistico, ovvero in modo<br />

sperimentale ed ecologico. In ogni cosa che io faccio poi, mi piace<br />

inserire un po’ dello spirito umano, un po’ di umorismo per alleggerire<br />

quella cosa altrimenti troppo palesemente “seria” che è la vita.<br />

area: Il tuo corpo presenta molteplici tatuaggi gli stessi disegni e motivi<br />

che ritroviamo sulle superfici dei tuoi oggetti. Utilizzi il tuo corpo come<br />

tela, come superficie mezzo di comunicazione di un linguaggio artistico?<br />

K.R.: Questi possono essere considerati i miei geroglifici, ho sviluppato<br />

55 simboli negli ultimi 13 anni. Ognuno di questi ha un significato.<br />

Io li definisco “Karimagologos”, il significato è spiegato nel mio libro<br />

Evolution. Non uso mai questi simboli intenzionalmente, diciamo che<br />

vengono riproposti nelle mie opere in modo subcosciente, con una<br />

tempistica accidentale. Ho 12 tatuaggi, ognuno dei quali fatto in una città<br />

diversa, da Tokyo a San Francisco, da New York a Londra, Chicago ecc.<br />

(sono come timbri sul mio passaporto o come gli adesivi sul mio bagaglio).<br />

area: Within the context of the figurative arts there is a long tradition<br />

and century-old custom of representing reality and fiction in only two<br />

dimensions; whether it is a matter of sheets of paper, plates or canvases,<br />

the painter and the draughtsman are comfortable when working within<br />

this scheme. <strong>It</strong> is harder for an architect or designer to work without the<br />

with surprising nonchalance (the nonchalance of an artist) on the surfaces,<br />

decorating them and drawing them with skill and ease. Is this versatility<br />

of yours really as simple as it seems?<br />

Karim Rashid: The digital age has a new language, a vernacular I refer<br />

to as the ‘Infostethic’, the aesthetics of information). The premise is using<br />

new tools to create complex 2D graphic work that has a perception of 3D.<br />

A characteristic of the movement of graphic design and application<br />

and the use of composition techniques only made possible through the use<br />

of new technologies and software. The new movement of techno graphics<br />

is creating a landscape that is hypertextual, hypergraphic, hypertrophic,<br />

and energetic.<br />

area: How much does the material, and materials, matter in your projects,<br />

and how much do the colours, the design, the image?<br />

K.R.: The world is becoming very savvy – both visually and about<br />

information – and consumers are interested in being stimulated by their<br />

physical environments. Nowadays, if one decides to shop in stores (rather<br />

than online), the experience must be seductive, engaging, and inspiring.<br />

The store sells fashion and lifestyle products for a market between 16-25<br />

years old, so I selected bold colors such as lime, orange, pink, baby blue<br />

to create this energetic environment. Color is one of the most beautiful<br />

phenomena of our existence. For me color is life and a way of dealing<br />

with and touching our emotions, our psyche, and our spiritual being.<br />

Some colors are strong, some are soft, but what is important is the specific<br />

hue or tint or saturation of each color and how they work together.<br />

Color can be used well or poorly but no one should be afraid of color.<br />

<strong>It</strong> is a spiritual phenomelogical euphoria.<br />

area: During the past Cersaie Ceramica Cielo has asked you to work<br />

on the decoration of a shower tray that is in production; it was therefore<br />

a matter of a graphic work, of a two-dimensional project. How have you<br />

tackled this very particular theme?<br />

K.R.: I want things that surround us to be smart, beautiful, poetic, useful,<br />

sexy, enlightening, inspiring, contemporary, colorful, energetic, fulgent,<br />

powerful, of performance, and accessible to everyone. I think everything<br />

we make in this world should be smart and beautiful and holistically<br />

designed, meaning it is experimental and ecological. But in everything<br />

I inject some human spirit and humor because it lightens up this overtlyserous<br />

thing we call life.<br />

area: You have numerous tattoos on your body, with the same designs<br />

and motifs as we find on the on the surfaces of your objects. Do you use<br />

your body as canvas, as a surface by means of which to communicate<br />

an artistic language?<br />

K.R.: They are my hieroglyphics. I developed 55 symbols over the last<br />

13 years. Each has meaning. I call them Karimagologos. My book<br />

Evolution explains the meanings. I never try to intentionally use them but<br />

they come into the work subconsciously at the most incidental times.<br />

I have 12 tattoos on me – one from each different city in the world from<br />

Tokyo to San Francisco to New York to London, to Chicago, etc.<br />

(like a stamped passport or stickers on luggage!).<br />

depth of the object; however, you seem to be perfectly at ease and to work Rimmel, Tatoo collection, Ceramica Cielo.


design focus interview<br />

Moroso e Urquiola, dieci anni di sodalizio<br />

Moroso and Urquiola, ten years of association<br />

Il 2010 è stato il decimo anno di sodalizio fra la Moroso e la nota<br />

designer spagnola Patricia Urquiola, celebrato attraverso una mostra<br />

organizzata con l’Ordine degli Architetti di Roma presso l’Acquario<br />

Romano. La proficua collaborazione tra la designer e Patrizia Moroso,<br />

costellata dalla creazione di una ricca serie di oggetti di design di<br />

qualità e valore, apprezzati dalla critica internazionale, prosegue con<br />

la nascita di progetti ispirati a culture diverse e tecniche tradizionali<br />

appartenenti ad epoche lontane come quello per la linea Fergana.<br />

area: La Moroso è stata la tua prima collaborazione con un’azienda?!<br />

Patricia Urquiola: Mi sono trasferita dalla Spagna in <strong>It</strong>alia durante<br />

il periodo della formazione universitaria e, dopo aver concluso gli<br />

studi al Politecnico di Milano, ho svolto immediatamente una prima<br />

esperienza lavorativa importante presso l’ufficio tecnico di una nota<br />

azienda di elementi di arredo. Questo lavoro è durato sei anni ed<br />

è stata un’opportunità molto preziosa perché in quel periodo sono<br />

entrata in contatto con personaggi straordinari, grandi protagonisti<br />

del design contemporaneo, che mi hanno insegnato molto. È stata una<br />

vera e propria scuola per me, ed un grande onore stare vicino a Vico<br />

Magistretti. Successivamente ho lavorato con Piero Lissoni, all’interno del<br />

suo studio, seguendo i suoi progetti di design e grazie a lui sono entrata<br />

in contatto con molte aziende. Questa opportunità mi ha consentito<br />

di ampliare le mie conoscenze e di sperimentare tecniche e realtà<br />

produttive diverse, cosa di cui avevo molto bisogno. Parallelamente<br />

al lavoro svolto con Lissoni, ho potuto iniziare a sviluppare la mia attività<br />

personale e negli ultimi due anni sono entrata in contatto con la Moroso<br />

e per loro ho disegnato il mio primo divano di successo, il Lowland,<br />

nel 2000. Insieme abbiamo ritenuto che potessi essere la persona giusta<br />

per seguire l’azienda e con serenità ho deciso di avviare la mia attività<br />

autonomamente. La Moroso mi è stata molto di aiuto in quella fase della<br />

mio percorso professionale, dandomi credibilità e consentendomi<br />

di mantenere il mio proprio studio. Questo avvenne 10 anni fa.<br />

area: Come si svolge la tua consulenza, o meglio il tuo rapporto<br />

di collaborazione con l’azienda Moroso?<br />

P.U.: Il lavoro con Moroso inizia sempre con un lungo viaggio<br />

in macchina o in treno, necessario per raggiungere la sede a Udine!<br />

All’inizio della collaborazione le mie giornate trascorse in azienda<br />

erano molto frequenti, molto assidue e con il passare degli anni<br />

e il moltiplicarsi degli impegni abbiamo necessariamente dovuto trovare<br />

dei ritmi e una modalità diversa di lavorare insieme. Sono state<br />

e sono tuttora giornate di lavoro molto intense, impegnative per me ma<br />

soprattutto per i collaboratori in azienda che a volte temono quasi il mio<br />

arrivo; con loro oramai si è instaurato un rapporto di stima reciproca,<br />

simpatia e di grande confidenza. In sede ci si confronta,<br />

si discute, si “cucina” tanto. Per me le idee sono molto chiare ma<br />

a queste deve seguire il lavoro di un intero ufficio tecnico che deve<br />

riuscire ad interpretarle, elaborarle e quindi a preparare il materiale per<br />

la mia prossima visita. Non è semplice per loro; noi designer arriviamo<br />

in azienda con disinvoltura, carichi di proposte e suggestioni con cui<br />

l’ufficio tecnico deve poi avere a che fare e talvolta questi progetti<br />

si scontrano con la mentalità stessa dell’azienda e con i limiti tecnici<br />

della produzione. Una caratteristica molto bella delle aziende italiane<br />

è infatti quella di tendere a non rispondere mai alle nostre sollecitazioni<br />

interview by area<br />

con un “non si può fare” ma piuttosto quella di dire, in ogni caso,<br />

“pensiamoci”, “proviamoci”. Quel “ci pensiamo” è molto bello perché<br />

significa non dire un “no” anche se in quel momento agli occhi<br />

dell’azienda, il progetto rappresenta un sfida difficilissima da realizzare.<br />

area: Tra tutti i materiali con cui tu lavori, come la plastica, il legno,<br />

il metallo, tra i vari settori produttivi che hai affrontato, qual è quello che<br />

in questo momento, dopo tanti anni di esperienza, ti danno maggiore<br />

soddisfazione e che tu ricerchi?<br />

P.U.: Non ho una preferenza ben definita, sono molto aperta<br />

e posso avere “simpatia” e affetto per esprienze, oggetti, materie molto<br />

differenti. Ad esempio, nel caso del progetto che ho curato con le donne<br />

sarde per la creazione di una serie di tappeti e che abbiamo venduto<br />

con la Moroso, si è creato un rapporto umano e di collaborazione<br />

straordinario. Posso lavorare ed essere felice lavorando ad un progetto<br />

come questo ed essere allo stesso tempo una patita degli stampi. Sono<br />

una vera patita degli stampi, che siano per la creazione di oggetti<br />

in plastica, ceramica, porcellana, gomma, o metallo… lo stampo<br />

in fondo è alla base del prodotto industriale ma mi piacciono anche<br />

moltissimo il legno così come i tessuti in generale. Sono molto versatile<br />

e tutto dipende dal progetto a cui mi affeziono.<br />

area: Parliamo della tua modalità di lavoro; tu preferisci lavorare<br />

a commessa, ovvero che ti venga dato un tema da sviluppare, oppure<br />

preferisci essere tu a proporre l’idea su cui lavorare.<br />

P.U.: Entrambi, direi. Come diceva Castiglioni, il brief dell’azienda per<br />

me “è come il pane per la marmellata”, è una struttura utile, necessaria<br />

sulla quale sviluppare il progetto ma al tempo stesso posso anche<br />

dimenticarmene per reinterpretare a modo mio la commessa. Molte volte<br />

invece mi vengono richieste le mie idee, le mie proposte ed io ne ho<br />

molte. In studio abbiamo continuamente dei progetti che sono work in<br />

progress, delle ricerche che sviluppiamo insieme con i miei collaboratori<br />

e che noi forniamo quando mi vengono chieste. In questo caso aiutano<br />

molto quei rapporti di vera amicizia che esistono con alcune aziende<br />

e che consentono di sviluppare dei processi più lenti, di dedicare<br />

il tempo giusto a questi progetti di design e a realizzarli in modo<br />

estremamente accurato. Questo avviene con Patrizia Moroso insieme<br />

alla quale riusciamo a realizzare fino a cinque, sei pezzi l’anno e al<br />

tempo stesso, ad esempio, abbiamo fatto uscire recentemente una sedia<br />

di plastica che era pronta come prototipo da più di un anno. Abbiamo<br />

dedicato tempo non soltanto allo studio e alla scelta del materiale<br />

corretto, più adatto da utilizzare, per conferire un significato corretto<br />

alla creazione di un oggetto nuovo ma soprattutto per far in modo che le<br />

cose che si presentano con Moroso siano oggetti credibili e reali. Sono<br />

progetti che seguiamo da tempo e che inseguiamo da tempo, sono il<br />

frutto di un lungo e attento lavoro di ricerca, di studio e di maturazione.<br />

area: Come definirebbe il rapporto tra designer e produzione<br />

industriale oggi, in particolare in <strong>It</strong>alia?<br />

P.U.: Il designer è il vero operatore nei confronti dell’industria e siamo<br />

delle figure al tempo stesso esterne e considerate, rispettate dall’azienda<br />

che ha voglia di instaurare in un rapporto di interazione positivo<br />

e costruttivo. Più il rapporto con una azienda è longevo e più si riesce<br />

a capire quali siano i limiti che si possono spostare, forzare, discutere,<br />

e a capire come appassionare l’azienda, come incuriosirla.


Fergana:<br />

un progetto<br />

complesso e raffinato,<br />

simbolo dell’approccio<br />

cross-over che contraddistingue la<br />

ricerca nel design di Moroso, un’attenta<br />

ricerca sui tessuti, che combinano antiche<br />

tecniche di tessitura Uzbeke,<br />

con realizzazioni industriali europee.<br />

Fergana: a complex, refined design<br />

symbolic of Moroso’s characteristic<br />

cross-over approach and a carefully<br />

considered choice of fabrics combining<br />

ancient Uzbek weaving techniques<br />

with European industrial<br />

processes.


design focus interview<br />

Le aziende in cui si crea il prodotto industriale di design, made in <strong>It</strong>aly,<br />

che siano grosse o a conduzione familiare, sono molto più abituate<br />

a cercare la linea di confronto con il designer, sono molto più flessibili<br />

e disposte a lavorare interagendo con il designer e questo per noi<br />

è estremamente prezioso. Sicuramente nelle grosse industrie è molto più<br />

difficile ritrovare questo tipo di rapporto ma credo anche anche che tutta<br />

la produzione di oggetti teconologici abbia bisogno di “usarci” di più,<br />

anche nella nostra veste di personaggio esterno, non soltanto in quanto<br />

progettisti interni. Il designer esterno all’azienda ha una maggiore<br />

capacità critica nei confronti del prodotto e soprattutto un maggiore<br />

potere di provocazione, di sollecitazione.<br />

In 2010 the collaboration between Moroso and the renowned Spanish<br />

designer Patricia Urquiola has lasted for ten years; celebrated with<br />

an exhibition organized by Ordine degli Architetti di Roma in the<br />

Acquario Romano. it has given rise to an ample range of design objects,<br />

whose quality and value are confirmed by international critics.<br />

The prolific union between the designer and Patrizia Moroso continues<br />

this year, with the launching of projects inspired by different cultures<br />

and traditional techniques dating from distant epochs, as those created<br />

for the Fergana line.<br />

area: Was Moroso your first collaboration with a company?!<br />

Patricia Urquiola: I moved from Spain to <strong>It</strong>aly while studying<br />

at university; when I graduated from the Milan Polytechnic I immediately<br />

begun my first and very important professional experience with the<br />

design department of a well-known manufacturer of furniture accessories.<br />

I worked for this company for six years; it has been a great opportunity<br />

because I came into contact with extraordinary personalities, leading<br />

figures in contemporary design, who have taught me a lot. <strong>It</strong> has been<br />

a true school for me, and a great honour to be close Vico Magistretti.<br />

After that I worked with Piero Lissoni, in his studio, developing his<br />

design projects, and thanks to him I have established contact with many<br />

companies. This opportunity has enabled me to amplify my knowledge<br />

and familiarize with different techniques and production realities,<br />

something I was in great need of. While working for Lissoni I have been<br />

able to develop my personal activities, and in the last two years I began<br />

to cooperate with Moroso, designing my first successful sofa, Lowland,<br />

in 2000. Together we have decided that I would be the right person<br />

to collaborate with the company, and I have serenely decided<br />

to start my own independent activity. Moroso has been very helpful<br />

to me during this phase of my career, giving me credibility and allowing<br />

me to operate with my own firm. This happened 10 years ago.<br />

area: How does your consulting for, or rather your cooperation with,<br />

Moroso take place?<br />

P.U.: My work with Moroso always begins with a long journey by car<br />

or train, necessary to reach their headquarters in Udine! In the early<br />

stages of my collaboration my visits to the company were very frequent,<br />

very assiduous; with the passing of the years and the multiplication<br />

of my commitments we have had to find another rhythm and way<br />

to work together. These days have been, and are still, very intense<br />

and demanding for me, but above all for the company employees who<br />

sometimes fear my arrival; by now a relationship of mutual esteem,<br />

liking and great trust has been established. At the headquarters we<br />

meet, discuss and “cook” a lot. My ideas are very clear to me, but they<br />

must be adapted to the work of a whole design department which must<br />

manage to interpret them, elaborate them and prepare the material<br />

for my next visit. <strong>It</strong> is anything but easy for them; we designers arrive<br />

at a company nonchalantly, full of proposals and suggestions which the<br />

design department must then work on, and sometimes these projects<br />

enter into conflict with the mentality of the company and the technical<br />

limits of the production. In fact, a very positive characteristic of the <strong>It</strong>alian<br />

company consists of the fact that our suggestions almost never meet with<br />

the reply that “it cannot be done”, but rather, in any case, “we’ll think


Nella pagina a fianco, la linea<br />

di imbottiti Fergana disegnata da<br />

Patricia Urquiola per Moroso, è il<br />

frutto di un‘attenta ricerca sui tessuti<br />

che combinano antiche tecniche di<br />

tessitura Uzbeke, con realizzazioni<br />

industriali europee.<br />

In questa pagina, la mostra<br />

organizzata da Moroso, con l‘Ordine<br />

degli Architetti di Roma, allestita<br />

da Emiliano Calderini presso<br />

l‘Acquario Romano in occasione<br />

dei dieci anno di collaborazione<br />

con Patricia Urquiola.<br />

In the following page the line<br />

of Fergana sofa designed by Patricia<br />

Urquiola for Moroso, it is the result of<br />

a carefully considered choice<br />

of fabrics combining ancient Uzbek<br />

weaving techniques with European<br />

industrial processes.<br />

In this page the exhibition organized<br />

by Moroso with Ordine degli<br />

Architetti di Roma at the Acquario<br />

Romano. The exhibition is set up<br />

by Emiliano Calderini on the occasion<br />

of ten year of collaboration between<br />

Moroso and Patricia Urquiola.<br />

about it”, “let’s try”. That “we’ll think about it” is very nice, because<br />

it means avoiding to say “no”, even if that moment the project appears,<br />

in the eyes of the company, a very difficult challenge.<br />

area: Of all the materials you work with, as plastic, wood, metal, and<br />

of the various manufacturing sectors you have dealt with, which is the<br />

one that you today, after many years of experience, find to be the most<br />

satisfactory, and which you prefer?<br />

P.U.: I do not have any clearly defined preference, I am very open<br />

and appreciate and like very different experiences, objects and<br />

materials. For instance, in the case of the project I have directed with<br />

Sardinian women, aimed at the creation of a range of carpets we have<br />

sold through Moroso, an extraordinary relationship, both on a human<br />

and professional level, has been formed. While I can work happily<br />

on this kind of project, I am at the same time an addict of moulds.<br />

I am a true aficionado of moulds, whether they are for the creation<br />

of objects in plastic, ceramics, porcelain, rubber, or metal... In the final<br />

analysis, the mould is at the basis of the industrial project, but I am also<br />

very fond of wood, as well as fabrics in general. I am very versatile<br />

and everything depend on the project I get attached to.<br />

area: Let us speak about how you work; do you prefer to work on the<br />

basis of requests, or to be given a theme to develop, or would you rather<br />

be the one to suggest the idea on which to work?<br />

P.U.: Both, I would say. As Castiglioni said, the company brief is “like<br />

the bread for the jam” to me; it is a useful, indispensable structure<br />

on which to develop the project, but at the same time I can also forget<br />

about it to reinterpret the assignment in my own way. I am often, on the<br />

contrary, asked to suggest my own ideas and proposals, and I have<br />

many. In my studio we work on projects all the time, which are works<br />

in progress, researches which we develop together with my collaborators<br />

and which we present when I am asked to. In this case it is very helpful<br />

to be able to count on true friendships with some companies, which<br />

make it possible to develop slower processes, to dedicate the necessary<br />

time to these design projects, and to realize them in an extremely<br />

accurate manner. This is the case of Patrizia Moroso, with whom we<br />

manage to realize as much as five or six pieces o year, and at the same<br />

time, for instance, we recently produced a plastic chair which had been<br />

ready as a prototype for more than a year. We have dedicated time not<br />

just to the study and choice of the correct material that was best suited<br />

to the purpose, to give the right meaning to the creation of a new object,<br />

but above all to assure that the items presented with Moroso are credible<br />

and real objects. They are projects which we work on, that we pursue<br />

for a long time, they are the products of a long and careful research,<br />

study and maturation.<br />

area: How would you define the relationship between designer<br />

and industrial production today, in particular in <strong>It</strong>aly?<br />

P.U.: The designer is the true operator in relation to industry, and<br />

we are at the same time external and esteemed figures, respected<br />

by the company which wants to create a relationship of positive and<br />

constructive interaction. The more lasting a relationship with a company<br />

is, the more one manages to understand the nature of the limits which<br />

may be moved, forced, discussed, and how to enthuse the company,<br />

how to elicit its curiosity. The companies with which <strong>It</strong>alian industrial<br />

design products are created, whether large or family-run, are much more<br />

accustomed to mediating with the designer, they are much more flexible<br />

and willing to interact with the designer, and this is extremely precious<br />

to us. <strong>It</strong> is certainly much harder to find this kind of relationship<br />

in the large industries, but I also believe that the entire production<br />

of technological products needs to “use us” more, also in our capacity<br />

of external figures, not just as internal designers.<br />

The designer who is independent with respect to the company is more<br />

able to see the product with critical detachment, and above all a greater<br />

ability to provoke, to inspire.


design focus object<br />

alcantara ®<br />

interiors<br />

cappellini<br />

+ navone<br />

azienda Alcantara ®<br />

anno realizzazione prodotto 2010/2011<br />

materiale Alcantara ®<br />

decori Roma, Firenze, Elba, Maddalena, Milano, Siena, Verona,<br />

Venezia, Capri, Portofino, Torino, Taormina<br />

firm Alcantara ®<br />

year of realization 2010/2011<br />

material Alcantara ®<br />

patterns Roma, Firenze, Elba, Maddalena, Milano, Siena,<br />

Verona, Venezia, Capri, Portofino, Torino, Taormina<br />

Alcantara ® INTERIORS porta la tridimensionalità nel rivestimento<br />

per rendere sempre più contemporaneo e attuale un materiale unico<br />

nel suo genere. Proprio l’amore per il materiale e per il suo inimitabile<br />

fascino tattile ha spinto due grandi designer, Giulio Cappellini<br />

e Paola Navone, a collaborare ad un progetto che ne interpreta<br />

le infinite declinazioni dando vita ad una collezione che schiude<br />

molteplici possibilità decorative.<br />

Non più solo cromie, estetica e sensorialità “flat” abbinata<br />

a funzionalità. Grazie alle innumerevoli tecnologie di lavorazione<br />

possibili, Alcantara ® si proietta nel futuro con inediti esercizi stilistici<br />

e nuove proposte. Stampa, goffratura, ricamo, plissé e resine danno<br />

vita a dodici decori (dai nomi di altrettante località italiane) per<br />

una collezione che accosta differenti texture e linguaggi espressivi<br />

sempre lussuosi e sorprendenti: stampe Principe di Galles e Pied de<br />

Poule fuori scala, preziosi ricami, goffrature millerighe, plissettature,<br />

Camouflage e altro ancora.<br />

Alleato imprescindibile il colore, con mood che alternano bianchi<br />

e neri a tonalità blu, bordeaux, verde acido e marrone.<br />

Alcantara ® INTERIORS è una collezione versatile e infinita nelle<br />

applicazioni. Un invito ad accostare, mescolare, far vivere insieme<br />

differenti emozioni attraverso incroci e dialoghi tra linee dritte<br />

e curve. La relazione è tra verticale e orizzontale.<br />

Tra pareti che delineano spazi e imbottiti squadrati o tondi. Il volume<br />

in sé richiede un rivestimento in grado di nobilitare le forme senza<br />

snaturarle, rendendole preziose (anche con la massima discrezione).<br />

Una proposta dal DNA contemporaneo, adatta a ritmi di vita attuali<br />

e cosmopoliti, a persone sempre in viaggio tra una meta e l’altra, che<br />

cambiano spesso lavoro e città, amici e passioni: persone che amano<br />

richiamare nei propri spazi i concetti di movimento<br />

e costante contaminazione di umori e tendenze, per renderli il punto<br />

di riferimento di uno stile davvero personale.<br />

Alcantara ® INTERIORS brings the third dimension into surface<br />

coverings, making this unique material even more contemporary and<br />

relevant. Love of Alcantara ® and its inimitable tactile charm has driven<br />

two great designers, Giulio Cappellini and Paola Navone, to work<br />

together on a project interpreting its infinite forms and create<br />

a collection offering a multitude of decorative possibilities.<br />

But this time, there is more to it than just colours, aesthetics and “flat”<br />

sensoriality combined with functionality. Countless possible processing<br />

technologies take Alcantara ® into the future, with new exercises<br />

in style and new proposals. Printing, embossing, embroidery, pleats<br />

and resins create twelve different patterns (named after twelve <strong>It</strong>alian<br />

towns) in a collection that combines different textures and expressive<br />

languages, all luxurious and surprising: oversized Prince of Wales<br />

check and Houndstooth prints, precious embroidery, embossed<br />

pinstripes, pleats, camouflage and much more.<br />

Colour is an essential ally, in a mood alternating black and white with<br />

shades of blue, burgundy, acid green and brown.<br />

Alcantara ® INTERIORS is a versatile collection with an infinite variety<br />

of applications. An invitation to mix and match, to bring together<br />

different emotions through crossing and dialogue between straight<br />

and curved lines.<br />

The relationship is between vertical and horizontal. Between walls<br />

bounding spaces and square or round upholstery. The volume itself<br />

demands a covering that will ennoble its forms without betraying their<br />

nature, making them precious (though most discretely). A proposal<br />

with a contemporary feel, suited to today’s cosmopolitan lifestyles,<br />

for people who are always on the go between one place and another,<br />

who change their jobs and homes, their friends and passions all the<br />

time: people who want to see the concepts of movement and constant<br />

contamination of moods and trends reflected in the spaces they<br />

inhabit, to allow them to reflect a truly personal style.


cromie<br />

ricche, texture<br />

originali, nuovi<br />

linguaggi espressivi<br />

rich colours,<br />

original textures,<br />

new expressive<br />

idioms


design focus object<br />

naturalia<br />

recreating<br />

nature<br />

arpa lab<br />

azienda Arpa Industriale<br />

anno realizzazione prodotto 2010<br />

dimensioni 3050x1300mm, spessore 6,4/9,7/12,8mm<br />

colori Grano, Duna, Lichene, Marna, Castagna, Ossidiana<br />

finiture Erre, Ghibli, Larix, Naked, Mika<br />

firm Arpa industriale<br />

year of realization 2010<br />

dimensions 3050x1300mm, thicknesses 6.4/9.7/12.8mm<br />

colors Wheat, Dune, Lichen, Marne, Chestnut, Obsidian<br />

finishes Erre, Ghibli, Larix, Naked, Mika<br />

Emozione estetica e alte performance: la vastissima gamma<br />

di prodotti Arpa (oltre 500 decorativi, 30 finiture e numerosi formati)<br />

si arricchisce di una nuova collezione, una reale novità per il mondo<br />

dei materiali: Naturalia è una proposta dedicata a chi desidera<br />

un materiale naturale come il legno ed esige nel contempo<br />

performance altamente funzionali. Frutto dell’innovazione e della<br />

costante ricerca dell’azienda nel mondo dei materiali, nonché della<br />

sua expertise nella lavorazione dei laminati, Naturalia è un materiale<br />

dall’anima eco, proveniente da risorse naturali rinnovabili.<br />

Naturalia è una superficie lignea eco-sostenibile, realizzata con<br />

elementi provenienti da foreste europee certificate PEFC (Programme<br />

for the Endorsement of Forest Certification), che si compone di strati<br />

di fibre di legno impastate con resine termoindurenti pressate<br />

ad alte temperature. Ne deriva un pannello omogeneo, dotato<br />

di un decoro ottico e tattile tutto naturale, dato dalla consistenza<br />

e dalla disposizione casuale delle fibre e connotato da morbide<br />

cromie derivanti dai pigmenti organici presenti nelle resine.<br />

Alle qualità estetiche si associano caratteristiche tecniche di livello<br />

assoluto: omogeneo, compatto, idrorepellente, con elevata densità<br />

e resistenza al carico, Naturalia offre assoluta libertà<br />

di progettazione, rivelandosi ideale sia per utilizzi orizzontali come<br />

banconi, mobili, superfici di appoggio e particolarmente per<br />

i piani da lavoro in cucina (igienico e antigraffio), che per svariate<br />

applicazioni verticali come rivestimenti parietali, elementi divisori<br />

o pannellature. Infinita la libertà progettuale: Naturalia può essere<br />

lavorato e tagliato in moltissime forme o angolature e sottoposto<br />

a processi di fresatura e di pantografatura. Le sei tonalità cromatiche<br />

e le cinque finiture proposte consentono di generare emozioni nuove<br />

e coinvolgenti in ogni ambiente, di ricreare in raffinati interni calde<br />

atmosfere naturali, scegliendo un materiale unico sintesi di ricerca,<br />

tecnologia, progettualità e di una grande attenzione per l’ambiente.<br />

Aesthetic thrills and high performance: the vast Arpa product range<br />

(including more than 500 decorative items, 30 finishes and numerous<br />

different sizes) is now enriched with a new collection, a real novelty<br />

in the world of materials. Naturalia is specifically intended for people<br />

who want a natural material like wood but at the same time demand<br />

highly functional performance. The product of the company’s ongoing<br />

research and innovation with materials and its expertise working with<br />

laminates, Naturalia is a material with an ecological soul made from<br />

renewable natural resources.<br />

Naturalia is an environmentally sustainable wood surface made<br />

with materials from PEFC (Programme for the Endorsement of Forest<br />

Certification) certified European forests, consisting of layers of wood<br />

fibre mixed with thermosetting resins pressed under high temperatures.<br />

The result is a homogeneous panel with a perfectly natural optical<br />

and tactile decoration created by the consistency and random<br />

arrangement of the fibres and characterised by soft colours produced<br />

by the organic pigments present in the resins.<br />

<strong>It</strong>s aesthetic qualities are combined with top technical properties:<br />

homogeneous, compact, water-repellent, with high density and<br />

resistance to loads, Naturalia offers perfect freedom of design, turning<br />

out to be ideal for horizontal uses such as counters, furniture, surfaces<br />

such as kitchen work surfaces (it is hygienic and scratchproof),<br />

as well as for a variety of vertical applications such as wall coverings,<br />

dividers and panels.<br />

Finally, it permits great freedom of design: Naturalia may be worked<br />

and cut in a great variety of shapes and angles, and may be milled<br />

or pantographed.<br />

The six colours and five finishes available create thrilling new<br />

emotions in any room and recreation of warm natural atmospheres<br />

indoors, choosing a unique material that is a synthesis of research,<br />

technology, design and focus on the environment.


Elemento decorativo e piano tavolo salotto<br />

in Naturalia Grano finitura Larix, cucina<br />

“ecocompatta” in Naturalia Castagna<br />

finitura Naked; dettagli: Naturalia multicolor<br />

pantografato, Naturalia Grano pantografato,<br />

Naturalia Castagna finitura Larix, Naturalia<br />

Grano finitura Larix.<br />

Decorative element and living room tabletop<br />

made of Naturalia Wheat with Larix finish,<br />

“Ecocompatta” kitchen made of Naturalia<br />

Chestnut with Naked finish; details: multicoloured<br />

pantographed Naturalia, pantographed Naturalia<br />

Wheat, Naturalia Chestnut with the Larix finish,<br />

Naturalia Wheat with the Larix finish.


design focus object<br />

marblelace<br />

patricia<br />

urquiola<br />

azienda Budri<br />

anno realizzazione prodotto 2010<br />

materiale marmo<br />

dimensioni parete Lace 8,50xH2,40m, parete Marblelace<br />

9xH2,70m, parete modulare Paravent 1,40x1m, tavolo Biscuit<br />

2,70x0,90x0,74m, panche Fachiro 2,20x0,50/1,80x0,40m<br />

firm Budri<br />

year of realization 2010<br />

material marble<br />

dimensions Lace wall 8.50xH2.40m, Marblelace wall<br />

9xH2.70m, Paravent modular wall 1.40x1m, Biscuit table<br />

2.70x0.90x0.74m, Fachiro benches 2.20x0.50/1.80x0.40m<br />

Irregolare, eccezionale ed ecosostenibile! Dopo il successo<br />

di Macrosterias, Patricia Urquiola ci conduce in un mondo nel quale<br />

la pesantezza del marmo e delle pietre scompare per lasciare spazio<br />

a tessuti leggeri come pizzi: irregolarità e trasparenze rappresentano<br />

infatti il focus attrattivo di Marblelace. Forme geometriche<br />

plasticamente modellate traducono le nuove strategie di reimpiego<br />

creativo dei residui delle lavorazioni, diventando protagoniste di una<br />

rinnovata litogenesi artigianale ricca di fantasiosi e ipercromatici<br />

intarsi. Il progetto è composto da Lace, un’ampia parete a traforo<br />

in Bianco Carrara di elevata complessità tecnica, realizzata con<br />

elementi concavi e convessi “intrecciati” l’uno con l’altro che danno<br />

vita ad una texture con effetto “jalousie”. All’estremità opposta<br />

Marblelace, un’ampia parete a intarsio, a tre livelli, realizzata<br />

in Bianco Lasa e marmi policromi. Decine sono i piccoli e grandi<br />

ricami e pizzi che compongono questo “tessuto”; la sovrapposizione<br />

e disposizione degli intarsi è apparentemente casuale, in realtà<br />

nasconde un’attenta e accurata scelta delle forme e dei colori che<br />

conferiscono alla parete una evidente tridimensionalità. Nel centro,<br />

l’ampio tavolo Biscuit in Bianco Lasa levigato e intarsiato in marmi<br />

policromi. Gli intarsi si sovrappongono formando trame di pizzi,<br />

un colorato drappo che scende fluidamente lungo la costa del piano.<br />

I pizzi a traforo nel marmo bianco confluiscono negli intarasi colorati.<br />

Il tavolo è rettangolare con bordi finemente arrotondati, come un<br />

biscotto appunto, e divertenti i piedi in massello, che si abbinano al<br />

piano. Le Paravent, pareti modulari e mobili realizzate con i negativi<br />

di Marblelace in Bianco Carrara si sovrappongono visivamente<br />

e creano un intreccio traforato sorprendente, che evidenzia il<br />

piacevole contrasto tra la leggerezza del pizzo e la pesantezza<br />

materica del marmo. Le due panche Fachiro sono realizzate in Bianco<br />

Carrara levigato con piede a massello, a biscotto. L’ironica texture<br />

a effetto “pixel” conferisce alle sedute un aspetto decisamente insolito.<br />

Irregular, exceptional and environmentally sustainable! In the wake<br />

of the success of Macrosterias, Patricia Urquiola leads us into<br />

a world where marble and stone lose their heaviness and become like<br />

fabrics, as light as lace. Irregularities and transparencies are the key<br />

to Marblelace’s attraction. Geometric shapes modelled like sculptures<br />

express the new strategies for creative re-use of process residues<br />

and become the key to a new form of stone craftsmanship rich in<br />

imaginative, highly colourful inlays. The project is composed of Lace,<br />

a large, technically complex openwork wall of Bianco Carrara made<br />

out of concave and convex elements interwoven to create a “jalousie”<br />

texture. At the opposite end of the scale is Marblelace, a large inlaid<br />

wall, on three levels, made of Bianco Lasa and polychrome marble.<br />

<strong>It</strong>s “fabric” is made up of dozens of embroideries and laces, large<br />

and small; the overlapping and arrangement of the inlays appears<br />

to be random, but in actual fact is the result of careful choice of<br />

shapes and colours to give the wall a three-dimensional look.<br />

In the centre is the big Biscuit table made of polished Bianco Lasa<br />

inlaid with polychrome marble. The inlays overlap to form a weave<br />

of lace in colourful drapery that falls softly over the edge of the<br />

surface. The openwork lace in the white marble blends in with the<br />

coloured inlays. The table is rectangular, with finely rounded edges<br />

like those of a biscuit, and fun heartwood feet that match the top.<br />

Paravents are modular mobile walls made with the negatives<br />

of Marblelace in Bianco Carrara which are visually overlapped<br />

to create a surprising weave of openwork emphasising the pleasant<br />

contrast between the lightness of the lace and the material heaviness<br />

of the marble. The two Fachiro benches are made of polished Bianco<br />

Carrara with heartwood biscuit-shaped feet. The ironic “pixel” texture<br />

gives the seats an unusual appearance.


la<br />

solidità del<br />

marmo per leggeri<br />

ricami tridimensionali<br />

the solidity<br />

of marble for light,<br />

three-dimensional<br />

embroidery


design focus object<br />

terraviva<br />

massimiliano<br />

adami<br />

azienda DesignTaleStudio by Ceramiche Refin<br />

anno realizzazione prodotto 2010<br />

materiale grès porcellanato<br />

colori carbon, silver, sand, diamond<br />

colori decoro oro, blue, rosso, beige, grigio, bianco, nero<br />

firm DesignTaleStudio by Ceramiche Refin<br />

year of realization 2010<br />

material porcelain stoneware<br />

colors carbon, silver, sand, diamond<br />

decoration colors gold, blue, red, beige, grey, white, black<br />

Un intervento umano, un gesto primordiale che nasce da due<br />

osservazioni sul tema dell’oggetto e del materiale legate alla<br />

contemporaneità ma anche alla memoria: la geometria intrinseca nella<br />

forma della piastrella, un’ortogonalità che diventa regola, e la natura<br />

organica del materiale, il grès porcellanato, materiale molto resistente<br />

nel tempo, quasi eterno. Massimiliamo Adami firma il progetto<br />

Terraviva per DesignTaleStudio, il laboratorio creativo di Ceramiche<br />

Refin: un nuovo e significativo passaggio, all’interno del continuo<br />

percorso di sperimentazione e ricerca condotto dall’azienda. Terraviva<br />

è un ritorno all’elemento base della piastrella, la terra, a cui l’uomo<br />

è legato da un indissolubile rapporto naturale, che il designer tenta<br />

in questo modo di ristabilire: il “pavimento domestico” viene avvicinato<br />

al “pavimento terrestre” e la crepa, spesso considerata difetto, diviene<br />

segno della Natura e carattere distintivo della collezione. Adami vuole<br />

realizzare un segno/decoro il più naturale possibile che interferisca<br />

con la geometria dei formati e che riveli una caratteristica fisica/<br />

estetica del materiale stesso, senza limitarsi ad una imitazione di altri<br />

materiali naturali. La crepa è un segno determinato dalla natura, che<br />

si manifesta in tracce particolari definite dalle qualità tecniche del<br />

materiale stesso; ogni materiale si spezza in maniera diversa con crepe<br />

sempre diverse. In questa collezione viene addirittura rivalutata per<br />

diventare espressione simbolica: la crepa come segno del tempo<br />

al quale nessun materiale può sottrarsi.<br />

La collezione Terraviva è realizzata attraverso un intervento artigianale<br />

sul grès porcellanato collezione Visual di Ceramiche Refin.<br />

Ogni lastra viene incisa con tecniche di taglio a idrogetto per creare<br />

il tracciato della crepa, e l’incisione viene poi colmata con resina<br />

epossidica caricata con ossidi coloranti, applicata a mano pezzo<br />

per pezzo. La lavorazione manuale del prodotto rende queste pregiate<br />

ceramiche più delicate rispetto al grès porcellanato, pertanto se ne<br />

consiglia l’utilizzo a pavimento solo in ambito residenziale<br />

e commerciale leggero, non in ambienti a traffico intenso, soggetti<br />

a rilevanti carichi e sollecitazioni meccaniche.<br />

A human act, a primordial gesture inspired by two observations about<br />

contemporary objects and materials and about memory: the intrinsic<br />

geometry of the tile’s shape, right angles that become a rule, and<br />

the organic nature of the material, porcelain stoneware: a very longlasting,<br />

practically eternal material. Massimiliamo Adami designed<br />

Terraviva for DesignTaleStudio, Ceramiche Refin’s creative laboratory:<br />

an important milestone in the company’s ongoing experimentation<br />

and research. Terraviva is a return to the basic element of the tile, the<br />

earth, to which man is linked by an indissoluble natural relationship,<br />

which the designer thus attempts to re-establish: the “domestic floor” is<br />

approached in a way similar to the “floor of the earth”, and the crack,<br />

normally seen as a defect, becomes a mark of Nature and a distinctive<br />

feature of the collection. Adami wanted to create a sign or ornament<br />

that would be as natural as possible to interfere with the geometry of<br />

different sizes and reveal a physical/aesthetic property of the material<br />

itself, without stopping at imitation of other natural materials. The crack<br />

is a mark made by nature which appears in particular traces defined<br />

by the material’s technical qualities; each material breaks in a different<br />

way, with different types of cracks. In this collection it is re-assessed<br />

to become a symbolic expression: the crack as a sign of the passage<br />

of time, from which no material is immune. The Terraviva collection is<br />

created through work performed by hand on Ceramiche Refin’s Visual<br />

porcelain stoneware collection. Each tile is cut with a jet of water under<br />

high pressure to create the form of the crevice, and then the cut is filled<br />

in with epoxy resin to which coloured oxides have been added, applied<br />

by hand to each tile individually. Manual work makes these prestigious<br />

ceramic tiles more delicate than porcelain stoneware, and so they are<br />

recommended for use in the home or in light traffic commercial areas,<br />

not in high traffic areas subject to large loads and mechanical stress.


tracciati<br />

liberamente<br />

accostabili in<br />

infinite combinazioni<br />

patterns freely<br />

combined in infinite<br />

compositions


design focus object<br />

mosaico+<br />

giugiaro<br />

design<br />

azienda Mosaico+<br />

anno realizzazione prodotto 2011<br />

materiale resina poliuretanica e vetro sinterizzato<br />

dimensioni tessera Nova 23x23mm, tessera Pulsar 15x30mm<br />

firm Mosaico+<br />

year of realization 2011<br />

material polyurethane resin and sintered glass<br />

dimensions tile Nova 23x23mm, tile Pulsar 15x30mm<br />

Il fascino indiscreto della terza dimensione, la visione evoluta<br />

dell’essenzialità delle forme geometriche: la ricerca di Mosaico+<br />

si è sempre intrecciata indissolubilmente con il progetto e con le sue<br />

infinite sfumature. L’inedito incontro di Giugiaro Design con il mondo<br />

del mosaico ha prodotto idee, ispirazioni, prospettive per prodotti<br />

originali nati dall’unione tra tridimensionalità, tecnologia e disegno<br />

industriale. In questa collezione Mosaico+, Giugiaro presenta un punto<br />

di vista completamente puro e libero dall’approccio classico<br />

al mondo del rivestimento, una prima volta che non poteva che<br />

produrre risultati davvero sorprendenti: texture agili e al contempo<br />

sobrie e raffinate esprimono l’energia dell’abitare contemporaneo,<br />

superfici diverse muovono la luce naturale con l’elemento base<br />

della tessera del mosaico. Nova e Pulsar sono i nomi dei progetti<br />

firmati Giugiaro per Mosaico+ e presentati in anteprima allo scorso<br />

Cersaie: le tessere sono realizzate come oggetti di design, modulari<br />

e componibili in diversi layout, un progetto aperto che manifesta un<br />

altissimo potenziale di innovazione e di originalità. Pulsar, con la sua<br />

linea aerodinamica, trae ispirazione dal tessuto in fibra di carbonio<br />

utilizzato nelle produzioni industriali ad alta innovazione.<br />

Le tessere sono realizzate in resina poliuretanica e in vetro sinterizzato<br />

ottenuto con la macinazione e la compressione di polvere<br />

di vetro proveniente da scarti e dal riciclo di prodotti vetrosi.<br />

Questo processo di rigenerazione crea una materia ad altissima<br />

resistenza pur mantenendo la ricercatezza e la poesia del mosaico<br />

in vetro e sottolinea l’impegno di Mosaico+ nella ricerca di processi<br />

produttivi a basso consumo energetico. I colori sono brillanti, lucidi<br />

e satinati ed è allo studio una finitura metallica. Il mosaico si presenta<br />

in fogli su rete in fibra di vetro e non necessita di stuccatura per<br />

permettere la massima resa del pattern e ottimizzare gli effetti della<br />

riflessione della luce sulle superfici. Un prodotto non stuccato è il frutto<br />

della perfezione dimensionale e della regolarità della produzione<br />

di ogni singola tessera e di un assemblaggio realizzato a regola d’arte.<br />

Tutto il processo di produzione si svolge rigorosamente in <strong>It</strong>alia.<br />

The indiscrete charm of the third dimension, an advanced vision of the<br />

simplicity of geometric shapes: Mosaico+ conducts research indissolubly<br />

linked with the infinite subtleties of design. Giugiaro Design’s new<br />

meeting with the world of the mosaic has produced ideas, inspirations<br />

and prospects for original products created out of a combination<br />

of three-dimensionality, technology and industrial design. In Mosaico+<br />

collection Giugiaro presents a perfectly pure viewpoint, freed from the<br />

classic approach to tiles, and this new approach has produced truly<br />

surprising results: agile yet sober, refined textures expressing all<br />

the energy of contemporary living, different surfaces shifting natural light<br />

with the basic element of the mosaic tile. Nova and Pulsar are the names<br />

of Giugiaro’s designs for Mosaico+ presented in a preview at the last<br />

Cersaie: the tiles are made as design objects, modular so that they can<br />

be put together in different layouts, in an open design revealing a very<br />

high potential for innovation and originality. The aerodynamic lines of<br />

Pulsar are inspired by the carbon fibre fabric used in innovative industrial<br />

processes.The tiles are made of polyurethane resin and sintered glass<br />

created by grinding and compressing powdered glass from industrial<br />

wastes and recycling of glass products. This regeneration process creates<br />

a very strong material which nonetheless maintains all the elegance<br />

and poetry of the glass mosaic and underlines Mosaico+’s commitment<br />

to research in the area of energy-saving productive processes. Colours<br />

are shiny, glossy and matt, and a new metallic finish is currently being<br />

developed. The mosaic is available in sheets mounted on fibreglass mesh<br />

and does not require stuccoing to permit maximum pattern yield<br />

and optimise the effect of reflections of light on surfaces. A product<br />

requiring no stucco is clearly the result of perfect dimensions, regular<br />

production of every single tile and assembly according to the rules of<br />

skilled craftsmanship. The entire productive process takes place in <strong>It</strong>aly.


Giugiaro<br />

esplora la terza<br />

dimensione nel<br />

mondo del mosaico<br />

Giugiaro explores<br />

the third dimension<br />

in mosaics’<br />

world


design focus object<br />

phenomenon<br />

mosaics<br />

tokujin<br />

yoshioka<br />

azienda Mutina<br />

anno realizzazione prodotto 2010<br />

materiale grès porcellanato<br />

texture/dimensioni Rain A-B-C 0,5x25cm – su rete 25x30cm,<br />

Rock 0,5x1,8cm – su rete 30x30cm, Honeycomb A-B 1,1x1,1cm<br />

– su rete 30x30cm<br />

colori bianco, grigio, moka<br />

firm Mutina<br />

year of realization 2010<br />

material porcelain stoneware<br />

textures/dimensions Rain A-B-C 0.5x25cm –<br />

25x30cm, Rock 0.5x1.8cm – 30x30cm, Honeycomb A-B<br />

1.1x1.1cm – 30x30cm<br />

colors white, grey, moka<br />

Una collezione frutto della ricerca di Tokujin Yoshioka, sull’interazione<br />

dei fenomeni e delle leggi naturali con la creatività propria del<br />

designer giapponese: in collaborazione con Mutina, Yoshioka ha<br />

ideato Phenomenon, un progetto ceramico capace di esprimere con<br />

originalità le texture derivate dalla natura e da immagini che a essa<br />

si riferiscono, non per imitarne semplicemente l’aspetto, ma per<br />

evocarne l’emozione. “Non è mia intenzione manipolare l’aspetto<br />

della natura, ma creare un design che commuova il cuore e rimanga<br />

impresso nella memoria” così Yoshioka descrive la sua collezione.<br />

Phenomenon integra nella materia ceramica sostanze quasi<br />

microscopiche e produce un effetto visivo di profondità e ampiezza<br />

sulla superficie. Ricorda diverse espressioni di pattern naturali come<br />

il favo delle api, i cristalli di neve, i candelotti di ghiaccio, le cellule<br />

delle piante ed evoca memorie di scenari naturali e di esperienze<br />

individuali del mondo della natura. Phenomenon esplora la duplice<br />

anima di Mutina, quella industriale, che si avvale delle ultime<br />

tecnologie disponibili, con Phenomenon Floors e quella artigianale<br />

“su misura” con Phenomenon Mosaics, e si completa con nuovi<br />

elementi d’arredo con Phenomenon Interior design.<br />

Phenomen Mosaics è disponibile nelle texture Rain A-B-C, Honeycomb<br />

A-B e Rock e costituisce la massima espressione dell’abilità dei maestri<br />

artigiani nella lavorazione del grès porcellanato. In questa collezione,<br />

ideale sia per il rivestimento di interni che di esterni, ogni elemento<br />

viene pressato singolarmente per ottenere l’inedito formato molto<br />

piccolo e l’assoluta leggerezza di ogni singola tessera.<br />

Prerogativa della nuova collezione il rispetto per l’ambiente.<br />

Phenomenon viene infatti realizzata reintroducendo nel ciclo produttivo<br />

gli impasti in esubero, in assenza di smalti, senza l’emissione<br />

di elementi nocivi nell’ambiente e, infine, in assenza di V.O.C. (Volatile<br />

Organic Compounds) ossia tutte quelle sostanze chimiche volatili<br />

in grado di evaporare facilmente a temperatura ambiente.<br />

A collection created by Tokujin Yoshioka’s research into the interaction<br />

of natural laws and phenomena with the Japanese designer’s<br />

creativity: in collaboration with Mutina, Yoshioka has created<br />

Phenomenon, a ceramic design which is an original expression<br />

of textures found in nature and images of nature, not simply<br />

reproducing their appearance but calling up the same sensations.<br />

“My intention is not to manipulate the appearance of nature, but to<br />

create a design which stirs ones heart and imagination and remains<br />

deep inside ones memory” is how Yoshioka describes his collection.<br />

Phenomenon integrates almost microscopic substances into ceramic<br />

materials and produces a visual effect of great depth and breadth<br />

on the surface. <strong>It</strong> recalls different expressions of natural patterns<br />

such as the beehive, snowflakes, icicles and plant cells and evokes<br />

memories of natural scenes and individual experiences of nature.<br />

Phenomenon explores Mutina’s dual soul: industrial, based on the<br />

most advanced technologies, in Phenomenon Floors and “customdesigned”<br />

craftsmanship with Phenomenon Mosaics, completing<br />

its range with new items in the Phenomenon Interior Design line.<br />

Phenomenon Mosaics are available in the Rain A-B-C, Honeycomb<br />

A-B and Rock textures and are the utmost expression of master<br />

craftsmen’s ability to work with porcelain stoneware. In the collection,<br />

ideal for both interiors and exteriors, each element is pressed<br />

individually to obtain the unusual small size and light weight of each<br />

individual tile.<br />

The new collection’s particular prerogative is respect for the<br />

environment. Phenomenon is made by returning excess material to the<br />

production cycle, without any enamel, without harmful emissions and<br />

without V.O.C.’s (Volatile Organic Compounds), which are volatile<br />

chemical substances that evaporate easily at room temperature.


1.<br />

4.<br />

1. Rain A / 2. Rain B / 3. Rain C /<br />

4. Rock / 5. Honeycomb A /<br />

6. Honeycomb B.<br />

2.<br />

5.<br />

3.<br />

6.


design focus object<br />

madras ®<br />

vitrealspecchi<br />

azienda Vitrealspecchi<br />

materiale vetro float monolitico<br />

dimensioni lastre 2250x3210mm, spessori fino a 10mm<br />

colori chiaro, extrachiaro<br />

firm Vitrealspecchi<br />

material monolithic float glass<br />

dimensions plate 2250x3210mm, thickness up to 10mm<br />

colors light, extra-light<br />

Oltre cinquanta proposte in grado di esaltare attraverso una<br />

molteplice varietà di effetti le migliori qualità del vetro: la finezza<br />

della lavorazione (appena incisa o preziosa come un intaglio e ricca<br />

di riflessi, oppure ancora liscia ma sensibile e precisa nel contrasto<br />

tra satinature e trasparenze) arricchisce di valore le texture che<br />

si apprezzano al tatto e vengono valorizzate dalla luce.<br />

Madras ® è il vetro tecnologico/creativo per architettura e design<br />

prodotto da Vitrealspecchi, frutto di oltre cinquant’anni di esperienza<br />

dell’azienda nell’incisione chimica del vetro piano.<br />

Texture e decori Madras ® sono realizzati sempre e soltanto con<br />

le tecniche della satinatura e dell’incisione chimica, che, molto meglio<br />

della tradizionale sabbiatura, esaltano le qualità del vetro,<br />

gli conferiscono una particolare setosità al tatto, e quindi refrattarietà<br />

alle impronte e facilità di pulizia. Temperabili e stratificabili, tutti i vetri<br />

Madras ® permettono di realizzare porte a tutto-vetro nel pieno rispetto<br />

delle normative internazionali in materia di sicurezza.<br />

Le ultime proposte Madras ® indagano il tema della trasparenza,<br />

attraverso il contrasto tra opacità e lucentezza, il gioco di<br />

sovrapposizioni suggestivo e intrigante delle lavorazioni double face.<br />

Pattern minimali come Kyoto e Uadi si accompagnano a motivi di<br />

forte impatto e personalità come, Fili Maté e Wenge Maté entrambi<br />

double face, Petali Velo, per offrire a ogni spazio, il vetro più adatto,<br />

la soluzione migliore nel tempo.<br />

Al di là delle tendenze legate al design e allo stile più attuale,<br />

sono indubbi i pregi del vetro in queste applicazioni. Luminosità,<br />

leggerezza visiva, brillantezza, possibilità di generare differenti<br />

visuali dello spazio grazie ai continui giochi di riflessi e rimandi<br />

consentono alle porte in vetro di inserirsi in ogni contesto dal più<br />

classico al contemporaneo.<br />

Per la semplicità d’installazione e l’immediatezza con cui arredano<br />

i diversi ambienti pubblici e privati sono sempre più apprezzate.<br />

More than fifty different proposals for enhancing the best qualities<br />

of glass through a multitude of different effects: fine workmanship<br />

(lightly etched, preciously notched with a wealth of reflections,<br />

or smooth but sensitive and precise, contrasting matt and transparent<br />

surfaces) to add value to textures which are appreciated to the touch<br />

and enhanced by light.<br />

Madras ® is the technological/creative glass for architecture and<br />

design produced by Vitrealspecchi, the product of over fifty years’<br />

experience in chemical etching of flat glass.<br />

Madras ® textures and decorations are always made solely using<br />

the matt finish and chemical etching techniques, which enhance the<br />

quality of the glass much better than the traditional sanding process,<br />

giving it a particular silky feel and ensuring that it does not show<br />

fingerprints and is easy to clean. All Madras ® glass varieties can be<br />

tempered and stratified, and can be used to make full glass doors that<br />

meet international safety standards.<br />

The latest new proposals from Madras ® investigate the theme<br />

of transparency through the contrast of matt and glossy, the<br />

suggestive, intriguing play of overlapping on reversible surfaces.<br />

Minimal patterns like Kyoto and Uadi are accompanied by high<br />

impact motifs with a strong personality, like Fili Maté and Wenge<br />

Maté double face, Petali Velo, to offer the best long-lasting solution.<br />

Going beyond design trends and the latest styles, the benefits<br />

of glass in these applications are clear: luminosity, visual lightness,<br />

brilliance, the possibility of generating different views of space thanks<br />

to the continuous alternation of reflections and references allow doors<br />

to fit into any context, from the most classic to the contemporary.<br />

For their easy installation and immediate impact on spaces both public<br />

and private, the doors are increasingly popular.


satinatura<br />

e incisione<br />

chimica del vetro<br />

per texture e decori<br />

matt finish and chemical<br />

etching of the glass<br />

for textures and<br />

decorations


design focus review<br />

Natura Collection Antolini<br />

Antolini presenta Natura Collection,<br />

una linea raffinata ed elegante<br />

di pietre naturali, finemente intarsiate<br />

con disegni floreali e in perfetto stile<br />

animalier. Questi nuovi materiali<br />

simboleggiano il forte legame con<br />

le creazioni artistiche della natura.<br />

Morbidi arabeschi, chiaroscuri<br />

geometrici, rilievi floreali e disegni<br />

minimal sono delicatamente incisi<br />

su superfici lapidee ammorbidite<br />

da esclusive finiture.<br />

Antolini Luigi & C. spa<br />

via Marconi, 101 – 37010 Sega di Cavaion (VR)<br />

tel 045 6836611 – fax 045 6836666<br />

www.antolini.it – al.spa@antolini.it<br />

Tuli Art Ceramica Bardelli<br />

design Ronald Van der Hilst<br />

A coppie o a piccoli gruppi, grandi<br />

esemplari dai petali ben disegnati<br />

si allungano verso il soffitto, quasi<br />

a cercare un angolo di cielo sopra di<br />

loro o piegano il capo in un elegante<br />

inchino verso un immaginario<br />

prato d’aprile. Tuli Art è il pannello<br />

ceramico decorativo di grandi<br />

dimesioni, interamente eseguito<br />

a mano in tre varianti di colore su<br />

fondo bianco lucido e pennellato<br />

effetto seta, nel formato 20x20cm.<br />

Ceramica Bardelli – Altaeco spa<br />

via Giovanni Pascoli, 4/6 – 20010 Vittuone (MI)<br />

tel 02 9025181 – fax 02 90260766<br />

www.bardelli.it – info@bardelli.it<br />

Antolini presents the Natura<br />

Collection, a refined, elegant line<br />

of natural stones finely inlaid with<br />

floral designs and perfect animalier<br />

patterns. These new materials are<br />

symbolic of the company's strong link<br />

with nature’s own artistic creations.<br />

Delicate arabesques, geometric<br />

chiaroscuro, floral patterns in relief<br />

and minimal designs are delicately<br />

engraved on stone surfaces softened<br />

by exclusive finishes.<br />

In pairs or in little groups, big<br />

specimens with well-designed petals<br />

reach for the ceiling as if trying to<br />

reach a corner of the sky above them,<br />

or bend their heads in an elegant<br />

bow towards an imaginary spring<br />

meadow. Tuli Art is a big decorative<br />

ceramic tile made entirely by hand<br />

in three colours against a glossy white<br />

background with silk-like brushstrokes,<br />

measuring 20x20cm.<br />

Natura Bertolotto Porte<br />

Ispirazioni floreali per un decoro Floral inspiration for timeless<br />

senza tempo: porte laccate, incise decoration: lacquered, engraved and<br />

o pantografate, che prendono spunto pantographed doors drawing their<br />

da fiori, alberi, foglie, elementi inspiration from flowers, trees, leaves<br />

naturali, compongono la nuova and other natural elements make<br />

collezione Natura. Una linea continua up the new Natura collection.<br />

e lieve descrive il leggero decoro Soffi A continuous gentle line creates<br />

(riprodotti, incisi o pantografati, the light Soffi motif (reproduced<br />

su uno spesso strato di MDF), on a thick layer of MDF by engraving<br />

che si ispira ai fiori di campo, dallo or pantograph drawing), inspired<br />

stelo esile che ondeggia a ogni soffio by wildflowers, by slender stems<br />

di vento.<br />

blowing in the wind.<br />

Bertolotto Porte spa<br />

circonvallazione G. Giolitti, 43/45 – 12030 Torre San Giorgio (CN)<br />

tel 0172 912811 – fax 0172 912800<br />

www.bertolotto.com<br />

Animalier Citco<br />

Black Imperial e Desert Honey,<br />

essenze diverse che si armonizzano<br />

tra loro vestendo di contemporaneità<br />

la più classica bellezza del marmo.<br />

Eclettica e audace, una soluzione<br />

dai toni accesi e dai contrasti forti<br />

che disegna textures e geometrie<br />

dal sapore selvaggio, animalesco<br />

appunto, pensata per coloro<br />

che amano osare e dare un tocco<br />

di insolita originalità ai propri spazi<br />

d’arredo.<br />

Black Imperial and Desert Honey:<br />

different essences that blend together<br />

to dress up the classic beauty<br />

of marble in a contemporary style.<br />

Bold and eclectic, a solution<br />

abounding in bright colours and bold<br />

contrasts that designs textures and<br />

geometries with a wild, animal-like<br />

flavour for a bold, original interior.<br />

Citco srl<br />

via del Lavoro 3, loc. Camporengo – 37010 Cavaion V.se (VR)<br />

tel 045 6269118<br />

www.citco.it – info@citco.it


Strop’ Brem<br />

design Steven Cavagna<br />

Brem’Art arricchisce la collezione<br />

con i nuovi modelli pensati per<br />

arredare e riscaldare le superfici<br />

attraverso l’arte. Nel radiatore<br />

Strop’ la luce gioca e rimbalza sulla<br />

superficie irregolare creando effetti<br />

inattesi e sempre variabili.<br />

L’idea di Steven Cavagna porta<br />

ad un risultato artistico decisamente<br />

sorprendente nel quale la lamiera<br />

è trattata come una stoffa e il colore<br />

diventa parte integrante dell’opera.<br />

Brem srl<br />

via dell’Artigianato, 8 – 24046 Osio Sotto (BG)<br />

tel 035 4823636 – fax 035 4824173<br />

www.brem.it – brem@brem.it<br />

Brem’Art adds new styles to its<br />

collection to decorate and warm<br />

up surfaces with art. On the Strop’<br />

radiator, light plays with and bounces<br />

off the irregular surface to create<br />

unexpected ever-changing effects.<br />

Steven Cavagna’s idea leads<br />

to surprising artistic results in which<br />

the sheet of metal is treated like fabric<br />

and colour becomes an integral part<br />

of the design.<br />

Leggeri decori dal gusto<br />

Delicate decorations with<br />

mediterraneo: il progetto Capri a Mediterranean flavour:<br />

di ImolaCeramica è il racconto ImolaCeramica’s Capri project tells<br />

di una terra attraverso i colori e una the story of a land through colours<br />

texture lievemente rigata. La gamma and a slightly rigid texture. The colour<br />

cromatica si arricchisce di decori, che range is enriched with decorations<br />

donano incanto ad ogni parete, ideali which add enchantment to any wall,<br />

per un ambiente bagno dal gusto perfect for a Mediterranean style<br />

mediterraneo. Capri è disponibile bathroom. Capri comes in ten colours:<br />

in dieci colori arancio, sabbia, beige, orange, sand, beige, brown, light<br />

marrone, azzurro, blu scuro, lavanda, blue, dark blue, lavender, purple,<br />

viola, verde acqua, verde scuro. sea green, dark green.<br />

Shine Caleido<br />

design James di Marco<br />

Shine è contraddistinto dalla piastra Shine stands out for its steel plate<br />

in acciaio (modello ICE), nella variante (ICE model), in white or black,<br />

bianco o nero, arricchita da una enriched by a special clear<br />

particolare copertura in policarbonato polycarbonate cover incorporating<br />

trasparente all’interno della quale sono luminous white light electrical LEDs.<br />

stati inseriti dei LED luminosi a luce In the bathroom, the cover also<br />

bianca azionati dall’elettricità. Negli becomes a practical surface on which<br />

ambienti bagno la copertura diventa to rest towels or dressing gowns,<br />

anche funzionale poiché offre basi di a policy dictated by the need to create<br />

appoggio per salviette o accappatoi, versatile products.<br />

scelta dettata dalla necessità di creare<br />

prodotti versatili.<br />

Caleido – CO.GE.FIN srl<br />

via Maddalena, 83 – 25075 Nave (BS)<br />

tel 030 2530054 – fax 030 2530533<br />

www.caleido.bs.it – cogefin@cogefinsrl.it<br />

Capri Cooperativa Ceramica d’Imola Sensunels Di.Bi. Porte Blindate<br />

Cooperativa Ceramica d’Imola<br />

via V. Veneto 13 – 40026 Imola (BO)<br />

tel 0542 601601 – fax 0542 31749<br />

www.beeitalian.it – info@imolaceramica.it<br />

design Karim Rashid<br />

Sensunels è la nuova collezione<br />

di porte da interni complanari<br />

e rivestimenti per porte blindate<br />

ideate da Karim Rashid: una nuova<br />

collezione dall’immagine fresca,<br />

attuale e di raffinato design.<br />

La porta interna e ancor di più<br />

la porta blindata diventano elemento<br />

di arredo. Il nome deriva da due<br />

concetti guida del progetto: Sensual<br />

e Sentinel, la seduzione applicata<br />

ad un prodotto tecnico di sicurezza.<br />

Di.Bi. Porte Blindate srl<br />

via Toniolo, 13/A zona ind.le – 61032 Fano (PU)<br />

tel 0721 8191 – fax 0721 855460<br />

www.dibigroup.com – info@dibigroup.com<br />

Sensunels is a new collection of interior<br />

doors for installation flush with the<br />

wall and reinforced door coverings<br />

designed by Karim Rashid: a new<br />

collection with a fresh, contemporary,<br />

refined look. The interior door and<br />

the reinforced apartment door are<br />

increasingly becoming key elements<br />

of the décor. The name comes from<br />

the two concepts inspiring the project:<br />

Sensual and Sentinel, that is, seduction<br />

applied to a high-tech security product.


zumtobel<br />

Offrire all’uomo luce della miglior qualità per ogni specifica esigenza<br />

visiva: è l’obiettivo che Zumtobel persegue da oltre cinquant’anni attraverso<br />

la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative che si traducono in sistemi<br />

di illuminazione performanti, efficienti, emozionanti. In questo percorso,<br />

Zumtobel ha sviluppato tecnologie come la struttura waveguide,<br />

le micropiramidi o i LED, trasformandole rapidamente in prodotti concreti<br />

per un mercato d’alta qualità. Grande attenzione è stata da sempre<br />

dedicata al tema dell’efficienza energetica attraverso sistemi di regolazione<br />

che tengono conto dell’andamento della luce diurna e apparecchi luminosi<br />

dotati di rendimenti elevati in grado di assicurare una maggiore quantità<br />

di luce e una luminosità molto migliore rispetto a sistemi convenzionali.<br />

Offering top quality light for all specific visual requirements is the goal<br />

Zumtobel has been pursuing throughout more than fifty years of research<br />

and development of innovative technologies translating into high<br />

performance, efficient, inspiring lighting. Along the way Zumtobel has come<br />

up with technologies such as waveguide structure, micropyramids or LEDs<br />

and rapidly transformed them into concrete products for the top end of the<br />

market. The company has always focused on the issue of energy efficiency,<br />

with control systems that take into account the amount of daylight available<br />

and high performance light fixtures guaranteeing more light and brightness<br />

than conventional systems.


design focus factory<br />

zumtobel<br />

emozioni di luce<br />

light emotions<br />

Non solo prodotti o apparecchi di illuminazione, ma emozionanti<br />

progetti luminosi, atmosfere coinvolgenti, ambienti magici.<br />

Abbiamo avuto la fortuna di visitare un “mondo di luce”, il Light Forum<br />

di Zumtobel Lighting a Dornbirn, una struttura unica, una scatola<br />

magica nel quale farsi sorprendere da continui giochi luminosi,<br />

da intensità cromatiche avvolgenti, da sensazioni sempre nuove.<br />

Le soluzioni illuminotecniche Zumtobel sono studiate per creare<br />

ambienti capaci di rendere evidenti i legami fra la luce e l’architettura,<br />

fra lo spazio e la sua effettiva percezione. Ciò che ne determina<br />

la capacità espressiva e il valore assoluto è la perfetta combinazione<br />

di luce della miglior qualità, tecnologia innovativa e design, un giusto<br />

mix che si può riscontrare frequentemente percorrendo la sequenza<br />

di stanze del Light Forum, ospitato nella sede principale dell’azienda,<br />

che va a completare le strutture del complesso del quale fanno parte<br />

gli stabilimenti produttivi, il laboratorio di ricerca e test delle sorgenti<br />

(merita da solo una visita, davvero fantastico!) e gli uffici amministrativi<br />

e direzionali. Accedere al Light Forum vuol dire entrare nel cuore<br />

di Zumtobel, dove tutti i progetti prendono forma e vengono mostrati<br />

al pubblico, dove le soluzioni proposte, le nuove tecnologie adottate,<br />

gli studi sui materiali e sulle sorgenti diventano apparecchi e<br />

installazioni luminose dedicate a ogni tipologia di spazio e di funzione,<br />

dal settore residenziale al commerciale, dagli uffici agli ospedali,<br />

dalle luci per gli impianti produttivi a quelle di sicurezza per i luoghi<br />

pubblici. Un tunnel luminoso che cambia continuamente colore e codice<br />

interpretativo e che proprio la luce ci fa apparire più esteso di quanto<br />

in realtà sia, ci introduce in questo mondo. Superfici neutre rese vive<br />

unicamente dalla luce si trasformano e si muovono in continuazione<br />

generando alternativamente equilibri delicati o contrasti volutamente<br />

stridenti, situazioni che spiazzano, generano sensazioni diverse,<br />

fanno pensare. È una sorpresa continua, una tappa indispensabile per<br />

toccare con mano ciò che in realtà non si può fare: la luce.<br />

Dietro a questo modo poetico ed emozionale di esprimere i risultati<br />

del proprio lavoro sta l’essenza di Zumtobel, con la professionalità<br />

di tecnici e progettisti, la capacità di gestione dei processi produttivi,<br />

l’attenzione ai nuovi input della società multimediale, lo sguardo attento<br />

e responsabile verso il futuro…<br />

È una sequenza di stanze quella che accoglie il visitatore al livello<br />

più basso del centro, una successione di ambienti dalla caratteristiche<br />

tecniche definite, una sequenza di molteplici situazioni e potenziali<br />

campi d’impiego. Per ognuna di esse sono installati gli apparecchi<br />

più opportuni configurati per una migliore resa luminosa e cromatica.<br />

Scorrono davanti a noi le infinite possibilità di applicazione,<br />

le tipologie di apparecchio (faretti, piantane, sospensione tavolo…).<br />

Agli apparecchi si affiancano i sistemi di controllo, i sistemi per la<br />

comunicazione di messaggi multimediali sulle facciate degli edifici.<br />

Per garantire un’illuminazione della miglior qualità possibile, Zumtobel<br />

si dedica intensamente allo studio degli effetti salutari della luce<br />

cercando di sfruttarli in modo sempre più mirato, senza mai trascurare<br />

l’aspetto del consumo energetico. Trovare il giusto equilibrio fra una<br />

luce a misura d‘uomo e l’efficienza energetica significa mettere<br />

in sintonia entrambi gli aspetti dell’illuminazione: Human Light + Energy<br />

text by Davide Cattaneo<br />

photo by Ferdinando Sacco<br />

Efficiency = Humanergy Balance, vero obiettivo dell’azienda.<br />

La ricerca sulle sorgenti luminose più innovative pone Zumtobel di fronte<br />

a nuove sfide. Allo scorso Light+Building, ha presentato interessanti<br />

studi concettuali sugli apparecchi d’illuminazione con LED organici<br />

(OLED), finalizzati come sempre alla messa a punto di soluzioni<br />

concretamente realizzabili.<br />

Da più di dieci anni Zumtobel Group si occupa intensamente alla<br />

tecnologia LED, e da qualche anno ha avviato attività di ricerca anche<br />

sugli OLED, destinati a diventare senza dubbio la sorgente<br />

del futuro. La tecnologia dei diodi luminosi organici (OLED) rappresenta<br />

la prima autentica sorgente estensiva della storia. Un diodo organico<br />

è infatti composto da sottilissime stratificazioni organiche (ca. 100-200<br />

nanometri) inserite fra due elettrodi (anodo e catodo).<br />

Fissata sopra un substrato di vetro, questa sorgente estensiva<br />

ha uno spessore totale inferiore a due millimetri. Inserendo la corrente,<br />

all’interno della stratificazione si viene a formare luce che fuoriesce<br />

da uno degli elettrodi. A differenza delle sorgenti convenzionali,<br />

i moduli luminosi OLED diffondono una luce estesa con un’alta qualità<br />

di colore estremamente gradevole all’occhio umano, escludendo<br />

qualsiasi fenomeno di abbagliamento.<br />

Oggi il flusso luminoso degli OLED (ca. 20lm/W a 1500cd/m²)<br />

è ancora insufficiente per illuminare da solo un posto di lavoro.<br />

Zumtobel è stata la prima azienda illuminotecnica a sviluppare un<br />

programma di apparecchi ibridi LED/OLED, cercando di coniugare<br />

i vantaggi e le migliori caratteristiche di due tecnologie diverse. I LED<br />

servono a dare un illuminamento efficiente sul piano utile, mentre gli<br />

OLED emettono piacevoli luminanze nel campo visivo.<br />

Grande attenzione è dedicata oggi da Zumtobel Group al tema del<br />

fotovoltaico sviluppato, grazie alla società Sunways AG per il progetto<br />

del Future Cube nel quale riveste un ruolo fondamentale grazie<br />

alla totale integrazione con gli altri sistemi di controllo della luce.<br />

Collaborando con Zumtobel, lo studio milanese di design Continuum<br />

ha ideato un programma completo di apparecchi su base OLED e LED,<br />

ma vi sono importanti sviluppi anche sulle visioni futuristiche di Behnisch<br />

e dello Studio SANAA.<br />

I moduli fotovoltaici con celle solari sviluppati da Sunways vengono<br />

inseriti all’interno del vetro strutturale. In aggiunta ad essi, per sfruttare<br />

al meglio la luce diurna in base alla posizione del sole<br />

è stato realizzato un sistema di alette con celle solari che schermano<br />

e direzionano la luce.<br />

Quest’innovativa tecnologia non pone limiti alla realizzazione ottica<br />

della facciata fotovoltaica. Sunways offre infatti celle solari trasparenti<br />

tecnicamente rivoluzionarie ma anche attraenti versioni colorate<br />

concepite appositamente per l’integrazione negli edifici.<br />

Un design sofisticato che permette di dare al progetto una nota<br />

personale ed esclusiva. La concezione della facciata fotovoltaica<br />

contribuisce in modo sostanziale a ridurre il consumo energetico<br />

dell’intero edificio. L’energia solare viene infatti sfruttata non solo per<br />

gli apparecchi d’illuminazione negli interni ma anche per aumentare<br />

il comfort generale dell’ambiente. Le strategie che legano le differenti<br />

linee di sviluppo dell’azienda trovano la massima espressione in Future


Con la luce Zumtobel vuole<br />

creare sensazioni, semplificare<br />

il lavoro, favorire la<br />

comunicazione e la sicurezza,<br />

consapevole della responsabilità<br />

nei confronti dell’ambiente in<br />

cui viviamo. Zumtobel, società<br />

appartenente a Zumtobel<br />

Group, segue con coerenza<br />

questa filosofia sviluppando<br />

soluzioni illuminotecniche<br />

innovative e personalizzate,<br />

studiate con criteri ergonomici,<br />

ecologici ed economici<br />

e con un contenuto di valore<br />

estetico. Zumtobel è presente<br />

a livello internazionale con<br />

organizzazioni distributive<br />

e filiali che assistono i clienti<br />

sul posto in ben 70 Paesi del<br />

mondo. L’azienda austriaca,<br />

radicata nella regione del<br />

Vorarlberg, ripone la massima<br />

importanza nei contatti<br />

internazionali con specialisti<br />

e progettisti del settore<br />

illuminotecnico.<br />

Zumtobel uses light to create<br />

sensations, simplify work<br />

and promote communication<br />

and safety, without forgetting<br />

its responsibility to the<br />

environment. Zumtobel,<br />

a member of the Zumtobel<br />

Group, consistently applies<br />

this philosophy in innovative<br />

customised lighting technologies<br />

designed to be ergonomic,<br />

ecological and economical while<br />

offering high quality aesthetic<br />

performance. Zumtobel operates<br />

on an international scale, with<br />

distributors and branches<br />

serving customers in 70 different<br />

countries. Based in Austria’s<br />

Vorarlberg region, Zumbotel<br />

has established international<br />

partnerships with top lighting<br />

designers and lighting<br />

specialists.<br />

Zumtobel Illuminazione srl<br />

via Isarco, 1<br />

39040 Varna (BZ)<br />

tel 0472 273300<br />

fax 0472 837551<br />

www.zumtobel.it – infovarna@zumtobel.it


design focus factory<br />

Cube un progetto di Behnisch Architekten realizzato in collaborazione<br />

con Zumtobel Lighting, Transsolar Energietechnik, Sunways<br />

e Bartenbach Lichtlabor, con il quale si prospettano nuovi scenari<br />

di sviluppo per la realizzazione di edifici sostenibili nei quali<br />

illuminazione, energia elettrica e climatizzazione lavorino in sinergia.<br />

Alla base di questo nuovo concept progettuale, che deriva da<br />

una lunga esperienza di lavoro nel campo della sostenibilità e da<br />

considerazioni approfondite sull’evoluzione degli spazi e delle loro<br />

destinazioni d’uso, c’è lo sfruttamento della facciata quale elemento<br />

capace di racchiudere in sé molteplici funzioni, andando a semplificare<br />

la dotazione impiantistica delle altre parti dell’edificio.<br />

La facciata è destinata a diventare un sistema ideale che integra non<br />

solo schermature e pannelli solari, elementi direzionanti per ottimizzare<br />

la diffusione della luce naturale ed elementi di aerazione, ma anche<br />

elementi per l’illuminazione artificiale, invertitori termici, elementi<br />

meccanici per la ventilazione. Nel sistema-edificio ipotizzato, la parte<br />

più alta della facciata vetrata è dotata di lamelle che direzionano<br />

la luce naturale allo zenit convogliandola sul soffitto, che a sua volta<br />

la riflette all’interno. Apparecchi LED alimentati direttamente dai moduli<br />

fotovoltaici di facciata e posti nelle parti più interne dei locali integrano<br />

questo tipo di diffusione e, nel caso ideale, si adattano all’intensità<br />

di luce esterna, al fine di mantenere costante il rapporto fra luce esterna<br />

e interna. Anche la luce artificiale notturna dovrebbe continuare<br />

a provenire dalla facciata, per avere sia di giorno sia di notte<br />

analoghe condizioni di luce, miscelando lentamente la luce artificiale<br />

di pari passo con l’avanzare del crepuscolo. A tale scopo si possono<br />

inserire minuscoli LED in corrispondenza delle lamelle che direzionano<br />

la luce diurna, e si può arrivare a pensare di ridurre gli apparecchi<br />

d’illuminazione al punto tale da inserirli direttamente nei vetri delle<br />

finestre. Accorpare il maggior numero possibile di funzioni in<br />

facciata, libera altre parti dell’edificio dalla presenza di impianti,<br />

elimina la necessità di realizzare controsoffitti o doppi pavimenti per<br />

le canalizzazioni, aumentando lo spazio negli ambienti, e rende<br />

possibile un’estrema flessibilità nell’allestimento interno. Servendosi del<br />

fotovoltaico gli elementi di climatizzazione possono essere azionati con<br />

la corrente da esso erogata, e si può immettere nella rete la corrente<br />

eventualmente in eccesso. La facciata si avvia a divenire un sistema<br />

a circuito chiuso, consentendo di risparmiare in termini di volume<br />

di costruzione e riducendo notevolmente i costi energetici.<br />

La collaborazione continua dell’azienda con designer di fama<br />

internazionale si traduce in prodotti che mettono al primo posto<br />

la qualità della luce attraverso un continuo controllo dei processi,<br />

un costante miglioramento delle prestazioni luminose e perché no,<br />

una ricerca costante sul design e sull’aspetto estetico degli apparecchi.<br />

Ne è un prestigioso esempio ML5 LED Stable White, l’apparecchio<br />

da incasso disegnato da James Irvine, che sviluppa con coerenza<br />

la concezione del noto programma Luce Morbida attraverso notevoli<br />

passi avanti in termini di efficienza. Con un risultato di oltre 60lm/W,<br />

vanta infatti un’efficienza superiore del 40% rispetto al vecchio modello<br />

tradizionale. Considerando il lungo ciclo di vita delle sorgenti luminose,<br />

50.000 ore, questo sistema diventa ideale per l’illuminazione degli<br />

uffici. Luce Morbida V in versione LED si presenta oggi con un look<br />

ancora più raffinato e con un’illuminotecnica all’avanguardia grazie<br />

ad un sistema ottico di nuova concezione che assicura brillanze<br />

equilibrate e illuminamenti visibili sia sulle pareti che sul soffitto.<br />

Per ottenere una perfetta omogeneità sul piano di lavoro, i punti luce<br />

LED sono mascherati da un’ottica primaria.<br />

La tonalità bianca di 3000K o 4000K rimane sempre stabile con una<br />

resa cromatica Ra > 80. L’alta qualità è garantita inoltre dal compatto<br />

e affidabile sistema di dissipazione passiva che, oltre a prolungare<br />

la durata delle lampade, riduce al minimo la necessità<br />

di manutenzione. I downlight LED Panos Infinity Tunable White,


Luce e colore al Light Forum<br />

di Zumtobel Lighting di Dornbirn.<br />

Light and colour at the Zumtobel<br />

Lighting Light Forum in Dornbirn.<br />

disegnati da Christopher Redfern di Sottsass Associati sono in grado<br />

di riprodurre l’andamento della luce naturale grazie ad un esclusivo<br />

dinamismo della temperatura di colore. In base alle differenti esigenze<br />

e alla tipologia di spazio che si andrà a illuminare, l’utente può<br />

modificare a piacere la tonalità senza bisogno di sostituire lampade<br />

o apparecchi. La perfetta regolazione, da 2700 a 6500 Kelvin, non<br />

solo migliora la qualità percettiva ma permette di generare accenti<br />

particolari ed esaltare i colori, favorendo il bioritmo umano.<br />

Panos Infinity Tunable White vanta un’alta qualità di resa cromatica<br />

(Ra 90) che non altera i colori. Per impostare le diverse tonalità<br />

di bianco si utilizza l’elemento di comando Circle Tune oppure il<br />

pannello Emotion touch. Con una temperatura di colore di 2700 Kelvin,<br />

questo efficiente downlight LED emette un flusso superiore a 1600<br />

lumen consumando solamente 27Watt. Il linguaggio formale ridotto<br />

e l’efficienza fino a 68 Lumen/Watt dimostrano che la tecnologia<br />

LED d’alto livello ha ormai superato le classiche lampade fluorescenti<br />

compatte sia per efficienza che per qualità della luce.<br />

More than just light fixtures and lighting products: exciting light projects,<br />

enthralling atmospheres, magical settings. We were lucky enough<br />

to visit a “world of light”, the Zumtobel Light Forum in Dornbirn:<br />

a unique place like a magic treasure chest where we were continually<br />

amazed by the effects created by light, by enthralling colours<br />

and ever-new sensations. Zumtobel’s lighting solutions are designed<br />

to create settings clearly revealing the links between light and<br />

architecture, between space and how it is actually perceived.<br />

Expressive capacity and absolute value are determined by the perfect<br />

combination of top quality light, innovative technology and design,<br />

and we can see several examples of just the right mix in the series<br />

of rooms in the Light Forum located in the complex that is the company’s<br />

headquarters, including production plants, a laboratory for research<br />

and testing of light sources (well worth a visit, very impressive!) and the<br />

company’s administrative and management offices.<br />

Accessing the Light Forum means getting into the heart of Zumtobel,<br />

where all its projects take form and are shown to the public, and where<br />

proposed solutions, new technologies, studies of materials and light<br />

sources become lighting apparatuses and installations for all kinds<br />

of spaces and functions, from homes to commercial spaces, from offices<br />

to hospitals, from factory lights to lighting for ensuring security in public<br />

places. A tunnel of light that continually changes its colour and code<br />

of interpretation, made to look bigger than life by light itself, introduces<br />

us to this world. Neutral surfaces brought to life by light alone are<br />

transformed and move continually, alternatively generating delicate<br />

balances or intentionally strident contrasts, situations that disorient us,<br />

create a variety of sensations and force us to rethink things.<br />

<strong>It</strong> is a continuous surprise, an essential step toward experiencing for<br />

ourselves what cannot in actual fact be made: light.<br />

The essence of Zumtobel appears in this poetic and emotional<br />

expression of the results of its work, with all the professionalism<br />

of its technicians and designers, the management skills evident<br />

in its productive processes, its awareness of the latest new input from<br />

multimedia society, and its attitude of consciousness and responsibility<br />

towards the future.<br />

A series of rooms welcomes visitors to the lowest level of the centre:<br />

a succession of environments with definite technical features,<br />

a sequence of different situations and potential applications.<br />

The most appropriate light fixtures are installed in each of them,<br />

configured to ensure optimal light and colour performance. Infinite<br />

possible applications and a great variety of light fixtures scroll past us<br />

(spotlights, floor lights, tabletop suspension lights…). Alongside<br />

the light fixtures are lighting control systems and communication systems<br />

for displaying multimedia messages on the façades of buildings.<br />

To guarantee the best possible lighting for all situations, Zumtobel


design focus factory<br />

focuses intensely on the study of the health-giving effects of light,<br />

seeking to make more informed use of them without neglecting the need<br />

to save energy. Finding the right balance between lighting on a human<br />

scale and energy efficiency means harmonising both aspects of lighting:<br />

Human Light + Energy Efficiency = Humanergy Balance, the company’s<br />

true goal.<br />

Research into the most innovative light sources poses new challenges<br />

for Zumtobel. At the last Light+Building fair the company presented<br />

interesting conceptual studies of organic LED (OLED) light fixtures, as<br />

always with the aim of coming up with concrete, feasible solutions.<br />

For more than ten years now the Zumtobel Group has been working<br />

intensely on LED technology, and a few years ago the company began<br />

researching OLED: definitely the light source of the future.<br />

Organic luminous diode (OLED) technology is the first truly extensive<br />

light source in history. An organic diode is made up of very thin organic<br />

layers (about 100-200 nanometres thick) sandwiched between two<br />

electrodes (an anode and a cathode). Anchored onto a glass substrate,<br />

this light source has a total thickness of less than two millimetres.<br />

When the power is turned in, light is formed within the layer and comes<br />

out through one of the electrodes. Unlike conventional light sources,<br />

OLED units give off high quality diffuse light in a colour which is<br />

extremely pleasant for the human eye, eliminating all forms of glare.<br />

The light flow that can be obtained from OLEDs today (about 20lm/W<br />

at 1500cd/m 2 ) is not yet sufficient to illuminate a workstation on its<br />

own. Zumtobel is the first lighting company to develop a series<br />

of hybrid LED/OLED light fixtures combining the benefits and the best<br />

features of two different technologies. The LEDs ensure efficient lighting<br />

for practical use, while the OLEDs give off pleasant light within<br />

the visible range.<br />

The Zumtobel Group is focusing a lot of attention on photovoltaic<br />

technology at the moment, developed with Sunways AG for the Future<br />

Cube project, in which the technology plays an essential role fully<br />

integrated with other light control systems. The design studio Continuum<br />

of Milan came up with a complete series of OLED and LED light fixtures<br />

in collaboration with Zumtobel, and there have also been important<br />

developments incorporating the futuristic visions of Behnisch and Studio<br />

SANAA. Sunways’ photovoltaic modules with solar cells are inserted<br />

in structural glass. In addition to these, to take advantage of daylight<br />

according to the position of the sun, a system of wings constructed with<br />

solar cells screens and directs the light.<br />

This innovative technology sets no limits on the optical construction<br />

of photovoltaic walls. Sunways offers technically revolutionary<br />

transparent solar cells as well as attractive coloured versions designed<br />

to fit into the buildings they are assembled on. Their sophisticated<br />

design gives the project an exclusive, personal look. The concept of the<br />

photovoltaic wall makes an essential contribution to reducing energy<br />

consumption in the building as a whole. Solar energy is used not only<br />

for indoor light fixtures but to improve overall comfort in the interior.<br />

The utmost expression of the common strategies behind the company’s<br />

different lines of development is the Future Cube: a Behnisch Architekten<br />

project implemented in partnership with Zumtobel Lighting, Transsolar<br />

Energietechnik, Sunways and Bartenbach Lichtlabor proposing new<br />

development scenarios for the construction of sustainable buildings<br />

in which lighting, electricity and climate control work together.<br />

The concept underlying this new design, the result of years<br />

of experience in the field of sustainability and in-depth consideration<br />

of the evolution of spaces and their uses, is use of the façade as an<br />

element capable of performing numerous functions, simplifying the<br />

installations required in other parts of the building.<br />

The façade becomes an ideal system incorporating not only solar<br />

panels and sunscreens, directional elements for optimising the diffusion<br />

of natural light and ventilation elements but also artificial lighting


elements, thermal invertors and mechanical ventilation elements.<br />

In the proposed building-system, the top part of the glass façade has<br />

blades which direct natural light to the zenith and convey it onto the<br />

ceiling, which in turn reflects it inside. LED apparatuses supplied directly<br />

by photovoltaic modules on the façade and installed in the innermost<br />

parts of the building ensure this type of diffusion and, under ideal<br />

circumstances, adapt to the intensity of outdoor light in order<br />

to maintain a constant relationship between inside and outside.<br />

Artificial light at night should also continue to come from the façade,<br />

so that light conditions will be similar by day and by night, slowly<br />

blending in artificial light as the daylight fades. For this purpose tiny<br />

LEDs may be installed on the blades which are used to direct sunlight<br />

by day, and we may even reduce the number of light fixtures inside by<br />

incorporating them right in the glass of the windows. Having the façade<br />

perform as many functions as possible frees up the rest of the building<br />

from installations and does away with the need to construct false<br />

ceilings or double floors to conceal utility ducts, increasing the amount<br />

of space available in the room and permitting great flexibility in internal<br />

organisation. Climate control units use photovoltaic energy and can be<br />

driven by the current it produces, contributing any extra current to the<br />

electrical grid. The façade thus becomes a closed circuit system, saving<br />

on construction volumes as well as energy costs.<br />

The company’s ongoing partnership with world-renowned designers<br />

translates into products that put the quality of light first, with continuous<br />

control of processes, constant improvement of lighting performance and<br />

ongoing research into the design and aesthetics of light fixtures.<br />

One prestigious example is the ML5 LED Stable White, a built-in light<br />

fixture designed by James Irvine, a consistent evolution of the concept<br />

behind the well-known Soft Light programme which makes significant<br />

steps forward in terms of efficiency. At more than 60lm/W, it is more<br />

than 40% more efficient than the old traditional model.<br />

Considering the long life cycle of light sources, 50,000 hours, this<br />

could be the ideal system for lighting up buildings. The LED version<br />

of Soft Light V now has an even more refined look and employs more<br />

advanced lighting technology thanks to a new optical system concept<br />

guaranteeing balanced brightness and illumination which is visible<br />

on both walls and ceiling. To ensure perfectly even light on the work<br />

surface, LED light spots are concealed by primary optics. 3000K<br />

or 4000K white remains stable at all times with a colour yield<br />

of Ra > 80. High quality is also guaranteed by a compact, reliable<br />

passive dissipation system which not only prolongs the light fixtures’<br />

lifespan but reduces maintenance to a minimum.<br />

Panos Infinity Tunable White LED downlights, designed by Christopher<br />

Redfern of Sottsass Associati, can reproduce natural light trends thanks<br />

to an exclusive colour temperature dynamic. Users can change the hue<br />

of light on the basis of different requirements and different types<br />

of space to be lit up, with no need to replace light bulbs or light<br />

fixtures. Perfect control from 2700 to 6500 Kelvin not only improves<br />

the quality of perception but makes it possible to create special accents<br />

and enhance colours to favour human biorhythms. Panos Infinity<br />

Tunable White offers high quality colour yield (Ra 90) which will not<br />

alter colours. Different shades of white may be set with the Circle Tune<br />

control unit or the Emotion Touch panel. With a colour temperature<br />

of 2700 Kelvin, this efficient LED downlight gives off a light flow<br />

of more than 1600 lumen while consuming only 27 Watts. <strong>It</strong>s minimal<br />

formal idiom and efficiency of up to 68 Lumen/Watt demonstrate that<br />

top quality LED technology now goes far beyond the classic compact<br />

fluorescent lights in terms of both efficiency and light quality.


<strong>113</strong><br />

area n°<strong>113</strong> anno XXI<br />

2010 novembre/dicembre<br />

rivista bimestrale<br />

bimonthly magazine<br />

registrazione<br />

Tribunale di Milano<br />

n. 306 del 1981 08 08<br />

R.O.C. n° 6553<br />

del 10 dicembre 2001<br />

spedizione<br />

in abbonamento postale<br />

D.L. 353/2003<br />

(conv. 27/02/2004 n°46)<br />

art.1 comma 1, DCB Bologna<br />

abbonamenti <strong>It</strong>alia:<br />

abbonamento annuo € 75,00<br />

una copia € 12,00<br />

Foreign subscription by priority mail:<br />

€114,00<br />

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amministrazione vendite<br />

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associato a<br />

in copertina<br />

fotografia di Vicens Giménez<br />

direttore responsabile<br />

editor<br />

Marco Casamonti<br />

vicedirettore<br />

deputy editor<br />

Laura Andreini<br />

Philipp Meuser<br />

comitato di direzione<br />

editorial commitee<br />

Alessandro Anselmi<br />

Augusto Romano Burelli<br />

Aurelio Cortesi<br />

Claudio D’Amato<br />

Giangiacomo D’Ardia<br />

Nicola Pagliara<br />

Franz Prati<br />

Franco Stella<br />

comitato di redazione<br />

editorial committee<br />

Maria Argenti<br />

Laura P. Bertolaccini<br />

Davide Cattaneo<br />

Isotta Cortesi<br />

Nicola Flora<br />

Paolo Giardiello<br />

Maura Manzelle<br />

Alessandro Massarente<br />

Efisio Pitzalis<br />

Giovanni Polazzi<br />

Gennaro Postiglione<br />

consulenti<br />

consultants<br />

Luca Basso Peressut<br />

Antonio D’Auria<br />

Aldo De Poli<br />

Sergio Polano<br />

corrispondenti<br />

corrispondents<br />

Cristiano Bianchi, Londra<br />

Annegret Burg, Berlino<br />

Jorge Carvalho, Porto<br />

Galina Kim, Taschkent<br />

Cristiana Mazzoni, Parigi<br />

Thomas Mc Kay, New York<br />

Philippe Meier, Ginevra<br />

Antonio Pizza, Barcellona<br />

Yoshio Sakurai, Tokio<br />

Jamal Shafiq A. Ilayan,<br />

Amman Zhi Wenjun, Shanghai<br />

Marco Zuttioni, Pechino<br />

hanno collaborato<br />

contributions<br />

Maria Amarante<br />

Federica Arman<br />

Cecilia Bianchi<br />

Roberta Borghi<br />

Monica Bruzzone<br />

Alessandro Gattara<br />

Alessandro Massera<br />

Carmine Piscopo<br />

traduzioni<br />

translations<br />

Ilaria Ciccioni<br />

Jorunn Monrad<br />

Selig<br />

Silvia Rodeschini<br />

fotolito<br />

photolito<br />

Art and Pixel, Firenze<br />

stampa<br />

printing<br />

Faenza Industrie Grafiche,<br />

Faenza<br />

distribuzione esclusiva <strong>It</strong>alia<br />

distribution in <strong>It</strong>aly<br />

m-dis distribuzione media spa,<br />

Milano<br />

distribuzione estero<br />

distribution abroad<br />

m-dis distribuzione media spa,<br />

Milano<br />

distribuzione librerie<br />

bookshop distribution<br />

Joo Distribuzione, Milano<br />

realizzazione editoriale<br />

editorial production<br />

Archea Associati<br />

via della Fornace 30/r<br />

50125 Firenze<br />

redazione<br />

editorial staff<br />

Archea Associati<br />

coordinamento redazionale<br />

editorial coordination<br />

Beatrice Papucci<br />

Ilaria Brogi<br />

Sara Castelluccio<br />

telefono +39 055 683199<br />

fax +39 055 685193<br />

redazione@area-arch.it<br />

progetto grafico<br />

graphic design<br />

A G Fronzoni<br />

direttore editoriale Business<br />

Media: Mattia Losi<br />

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Il Sole 24 ORE spa<br />

sede legale: Via Monte Rosa, 91<br />

20149 Milano<br />

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20016 Pero (MI)<br />

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segreteria di redazione: Caterina Zanni<br />

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personali, presso il coordinamento delle<br />

segreterie redazionali (fax 02 39844802)”.<br />

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benedetta tagliabue<br />

embt<br />

presentazione/introduction<br />

la danza impetuosa di Benedetta<br />

testo Marco Casamonti<br />

editoriale/editorial<br />

Miralles - Tagliabue<br />

il valore della continuità<br />

testo Luca Molinari<br />

scenari di architettura/architectural scenario<br />

Scottish Parliament<br />

Edinburgh, UK<br />

48 Apartment Building<br />

Figueres, Spain<br />

Hafencity Public Spaces<br />

Hamburg, Germany<br />

Metro Station<br />

Napoli, <strong>It</strong>aly<br />

Primary School<br />

Kathmandu, Nepal<br />

Arcelor Pavilion<br />

Eash-Sur-Azlette, Luxemburg<br />

Casa de Les Llengües Museum<br />

Barcelona, Spain<br />

Plaza Ricard Viñes<br />

Lleida, Spain<br />

Spanish Pavilion<br />

Expo Shanghai<br />

Scenery for Merce Cunningham<br />

Dance Company<br />

New York, USA<br />

Camper Store<br />

Sevilla, Spain<br />

Extension of Youth Music School<br />

Hamburg, Germany<br />

Music School<br />

Gandia, Spain<br />

International Horticulture Exhibition<br />

Xian, China<br />

Zhang Da Qian Museum<br />

Neijiang, Sichuan, China<br />

scenari tecnologici/technologic scenario<br />

I dettagli complessi nelle opere di EMBT<br />

testo Matteo Ruta<br />

EMBT Works and Bibliography<br />

scenari di attualità/actuality scenario<br />

Timeless time<br />

Form and Spirit in <strong>It</strong>alian Design<br />

attualità italiana/italian actuality<br />

AILATI - Riflessi dal futuro<br />

testo Franco Purini<br />

itinerario contemporaneo: ailati<br />

esiti concorsi/competitions<br />

recensioni mostre e libri/<br />

exhibition and book reviews<br />

new media


Miralles - Tagliabue<br />

il valore della continuità<br />

Luca Molinari<br />

Scoprire e vivere il “nuovo” mercato di Santa<br />

Caterina nel cuore della Ciutat Vella di Barcellona<br />

è come ascoltare uno di quei pensieri vivi e curiosi<br />

che a volte si fanno ad alta voce per spostare il<br />

centro stanco di una discussione, per provocare<br />

visioni differenti chiedendo contemporaneamente<br />

l’aiuto di chi ti sta intorno.<br />

Il mercato disegnato e costruito da EMBT, ovvero<br />

Enric Miralles + Benedetta Tagliabue, tra il 1999<br />

e il 2005, è molto più di una semplice, bella<br />

architettura, quanto piuttosto è un punto di domanda<br />

sorridente, un pensiero generoso per la città e i suoi<br />

abitanti, una di quelle opere che hanno cercato<br />

silenziosamente di traghettare la nostra architettura<br />

da un tempo ad un altro.<br />

Il mercato e i suoi spazi urbani contigui ti<br />

raccontano di una Barcellona tradizionale, di storie,<br />

materie e colori conosciuti, ma, insieme, di un modo<br />

assolutamente contemporaneo e inedito di pensare<br />

e costruire luoghi collettivi. La storia, le storie,<br />

qualsiasi esse siano, dalle più alte<br />

e riconosciute a quei frammenti di memoria oscura<br />

che ti si incastrano dentro, sono impastate e digerite<br />

nel corpo denso di quel sistema di archi, coperture,<br />

volte metalliche, legni e ceramiche, cemento che<br />

avvolge il mercato e la vita che incessantemente<br />

lo attraversa.<br />

Questo progetto, come tutte le storie, nasconde nei<br />

suoi meandri altri racconti, eroici e drammatici,<br />

che ci possono dire qualcosa in più della vita<br />

e dell’attività recente di Benedetta Tagliabue, socia<br />

e moglie di Enric, che dall’aprile del 2000, rimase<br />

sola a sorreggere e gestire tutta la grande mole<br />

di lavori e progetti prodotti da EMBT, a causa<br />

dell’improvvisa scomparsa del suo compagno<br />

di vita e lavoro.<br />

Il nuovo mercato è innanzitutto una conquista<br />

sociale e civile a cui i due progettisti hanno dato<br />

un contributo polemico e progettuale decisivo;<br />

la vecchia costruzione era destinata alla<br />

demolizione senza che si fosse portata avanti una<br />

riflessione pubblica adeguata sul suo futuro,<br />

e nella risposta ferma e indignata della città la voce<br />

di Miralles fu una delle più ascoltate e importanti<br />

perché si scegliesse una strada diversa.<br />

To discover and live the “new”<br />

market of Santa Caterina in<br />

the heart of the old town or<br />

Ciutat Vella of Barcelona is<br />

like listening to one of those<br />

vivacious and curious thoughts<br />

that one sometimes speaks<br />

out loud in order to animate<br />

a stalling debate, to elicit<br />

other visions, at the same<br />

time asking the help of those<br />

around one.<br />

The market designed and built<br />

by EMBT, i.e. Enric Miralles<br />

+ Benedetta Tagliabue,<br />

between 1999 and 2005,<br />

is much more than a simple,<br />

pretty architecture; rather,<br />

it is a smiling question mark,<br />

a generous thought for the<br />

city and its inhabitants, one<br />

of those works that have<br />

sought, silently, to ferry our<br />

architecture from one period<br />

to another.<br />

The market and its adjacent<br />

urban spaces tell you the story<br />

of a traditional Barcelona,<br />

about familiar stories,<br />

materials and colours, but<br />

at the same time about an<br />

absolutely contemporary and<br />

new way to conceive and<br />

build collective places.<br />

The story, the stories,<br />

regardless of what they are,<br />

from the highest and most<br />

recognized to those fragments<br />

of obscure memory that get<br />

stuck inside you, are mixed<br />

and digested in the dense<br />

body of that system of arches,<br />

roofs, metal vaults, wood,<br />

ceramic and concrete that<br />

embrace the market and the<br />

life which incessantly passes<br />

through it.<br />

This project, like all stories,<br />

conceals within it other<br />

heroic and dramatic stories<br />

which can tell us something<br />

more about the recent life<br />

and activity of Benedetta<br />

Tagliabue, partner and wife<br />

of Enric, who remained alone<br />

in April 2000, to sustain and<br />

manage the great quantity of<br />

work and projects produced<br />

by EMBT, due to the sudden<br />

death of her companion in life<br />

and work.<br />

5 editoriale editorial


6<br />

Dopo la demolizione vennero alla luce le tracce<br />

del vecchio insediamento monastico che occupava<br />

questo grande isolato, mentre, nel frattempo EMBT,<br />

vincitore del concorso di architettura, sviluppava<br />

il progetto urbano di ricomposizione paziente e<br />

sensibile di questo delicato frammento di città antica.<br />

In questi stessi anni Enric e Benedetta costruiscono<br />

la loro casa, a poche centinaia di metri da Santa<br />

Caterina, nel cuore della città gotica e popolare,<br />

e sembra molto difficile separare questi due versanti,<br />

progetto pubblico e privato, tanto la dimensione<br />

sperimentale e curiosa prende il sopravvento in ogni<br />

carattere, dettaglio e spazio che viene sviluppato<br />

e realizzato.<br />

Le opere sono racconti aperti, in attesa di dialogo<br />

e di essere vissute continuamente. Si fa ogni volta<br />

molta fatica a individuare un punto e a capo nelle<br />

opere di EMBT, ma non si tratta di incertezza<br />

o di incapacità di portare a compimento un’opera,<br />

quanto piuttosto della strenua volontà di considerare<br />

il lavoro di architettura come uno spartito che deve<br />

essere interpretato e vissuto attivamente, senza che<br />

l’architetto debba avere necessariamente l’ultima<br />

parola.<br />

The new market is above all<br />

a social and civil conquest, to<br />

which the two architects have<br />

given a crucial contribution in<br />

terms of debate and design;<br />

the old building was marked<br />

for demolition without an<br />

adequate public reflection<br />

on its future having been<br />

developed, and in the firm and<br />

indignant reaction of the city,<br />

Miralles’ voice was one of the<br />

most respected and important<br />

ones to recommend a different<br />

solution.<br />

After the demolition the traces<br />

of the old monastic structure<br />

which had occupied this large<br />

block came to light; in the<br />

meanwhile EMBT, winner of<br />

the architecture competition,<br />

developed the town plan<br />

for the patient and sensible<br />

reconstruction of this delicate<br />

fragment of the old town.<br />

Santa Caterina Market<br />

in Barcelona, 1997-<br />

2005. Photo by Duccio<br />

Malagamba (in these<br />

pages) and Domi Mora<br />

(in the previous page).


Miralles Tagliabue House<br />

in Barcelona, 1995,<br />

photo by Dexter Hodges.<br />

In questo atteggiamento ritroviamo la lezione<br />

irrequieta degli Smithson, di Giancarlo De Carlo<br />

e del Team X, che il giovane Miralles respirò nei suoi<br />

seminari estivi e, soprattutto, nel dialogo continuo<br />

nel tempo, con la coppia (un’altra!) dei Maestri<br />

inglesi.<br />

Ma insieme credo si debba riconoscere alla poetica<br />

dell’opera aperta l’intuizione irrisolta e spavalda<br />

di un autore che non sembra più accontentarsi<br />

delle continuità con le tradizioni locali (da Gaudì<br />

passando per il modernismo catalano fino alla<br />

soglia contemporanea dei suoi Maestri locali Pinon<br />

e Viaplana), o delle lezioni inquiete dei Maestri del<br />

Moderno (le lezioni universitarie di Miralles su<br />

Le Corbusier erano impareggiabili e acute), ma che<br />

stava cercando una possibile via d’uscita dal secolo<br />

che stava andandosene aprendo nuovi fronti<br />

di ricerca e confronto.<br />

Il cantiere della casa, il progetto di Santa Caterina<br />

si muovono pari passo in questo periodo, così come<br />

i primi sviluppi per il nuovo Parlamento Scozzese<br />

a Edimburgo, il campus universitario di Vigo,<br />

la nuova sede per Gas Natural a Barcellona,<br />

l’ampliamento dello IUAV a Venezia (una delle tante<br />

magre figure e occasioni perse accumulate negli<br />

anni dal nostro Paese), oltre che la chiusura dei<br />

cantieri per una scuola di Musica ad Amburgo<br />

e per il municipio di Utrecht.<br />

Questo biennio a cavallo della fine del secolo<br />

è decisivo e drammaticamente strategico per EMBT,<br />

perché lo studio stava lentamente assimilando il<br />

passaggio da un piccolo, prezioso laboratorio<br />

semi-artigianale alla dimensione di un importante<br />

studio riconosciuto internazionalmente con incarichi<br />

sempre più impegnativi e significativi.<br />

E nel cuore di questa transizione delicata viene<br />

meno la sua anima fondativa, l’autore riconosciuto,<br />

forse uno dei talenti più cristallini e audaci che la<br />

nuova cultura architettonica europea poteva vantare<br />

in quel momento.<br />

In the same years Enric and<br />

Benedetta built their home,<br />

a few hundred meters from<br />

Santa Caterina, in the heart of<br />

the Gothic and working-class<br />

city, and it appears difficult to<br />

separate these two aspects,<br />

public and private project, so<br />

much does the experimental<br />

and curious dimension prevail<br />

in every character, detail and<br />

space which is developed<br />

and realized. The works are<br />

open tales that are waiting<br />

for continuous dialogue and<br />

use. <strong>It</strong> is very hard, in every<br />

work by EMBT, to identify a<br />

conclusive point, but this is<br />

not a symptom of uncertainty<br />

or inability to complete a<br />

work, but rather a strenuous<br />

desire to consider the work<br />

of architecture as a score that<br />

must be interpreted and lived<br />

actively, without the architect<br />

having necessarily to have the<br />

last word.<br />

In this attitude we recognize<br />

the inquisitive lesson of the<br />

Smithsons, Giancarlo De Carlo<br />

and the Team X, which the<br />

young Miralles assimilated<br />

during his summer seminaries<br />

and, above all, in the<br />

continuous dialogue over time<br />

with the couple (another!) of<br />

English masters.<br />

But at the same time I believe<br />

we must recognize, in the<br />

poetic of the open work, the<br />

perceptiveness, unresolved<br />

and defiant, of an author<br />

who no longer seems satisfied<br />

with a continuity with local<br />

traditions (from Gaudì via<br />

Catalan modernism to the<br />

contemporary threshold of<br />

his local Masters Pinon and<br />

Viaplana), or the inquisitive<br />

lesson of the Masters of<br />

Modernism (Miralles’ university<br />

lectures on Le Corbusier were<br />

incomparable and acute),<br />

but who is seeking a feasible<br />

path out from the century<br />

which was coming to an end,<br />

opening new fronts of research<br />

and comparison.<br />

The building site of their home,<br />

and the project of Santa<br />

Caterina proceeded apace<br />

in this period, as well as the<br />

first developments for the<br />

new Parliament of Scotland<br />

in Edinburgh, the university<br />

campus of Vigo, the new<br />

headquarters for Gas Natural<br />

in Barcelona, the expansion<br />

of the IUAV in Venice (one of<br />

the many poor figures cut and<br />

lost opportunities accumulated<br />

over the years by our country)<br />

in addition to the completion<br />

of the building site for a Music<br />

School in Hamburg and the<br />

Municipality of Utrecht.<br />

9 editoriale editorial


10<br />

E Benedetta fa immediatamente una scelta chiara,<br />

non scontata, coerente con la sua storia e con la<br />

filosofia di vita che aveva animato il lavoro con<br />

Enric: portare avanti i progetti, naturalmente, ma<br />

non cadere nel pericoloso rischio di chi cristallizza<br />

un momento, uno stile per prolungare ancora la<br />

fragile sensazione di eternità assicurata dall’opera<br />

costruita. I lavori sui tavoli in quei giorni, e quelli<br />

che sono continuati ad arrivare negli anni a seguire,<br />

sono stati sviluppati rafforzando l’intuizione che<br />

il lavoro di architettura è frutto di regia sapiente,<br />

forte e silenziosa, insieme a un dialogo attivato<br />

continuamente con i progettisti dello studio oltre che<br />

insieme ai tanti, e diversi, compagni di viaggio che<br />

si individuano a seconda dei caratteri diversi<br />

e dei temi che devi affrontare.<br />

La scelta portata avanti da Benedetta Tagliabue<br />

è stata quella di una consapevole regia di una<br />

metamorfosi senza un obiettivo predicato, di un<br />

percorso in cui i caratteri consolidati della ricerca<br />

progettuale insieme a Miralles venissero arricchiti<br />

e messi progressivamente in discussione dalle<br />

occasioni che si sarebbero incontrate e dalle<br />

sensibilità che sarebbero inevitabilmente emerse.<br />

E quello che ritroviamo dopo dieci anni è il felice<br />

e problematico risultato di questa metamorfosi<br />

che ancora sta progredendo, indicando, insieme,<br />

strade nuove e ricerche che hanno trovato risposte<br />

interessanti.<br />

Oltre a tutto questo, Benedetta Tagliabue è anche<br />

una figura che anticipa con la sua storia personale,<br />

un fenomeno che la cultura architettonica italiana<br />

sta sperimentando in questo periodo per ben altre<br />

motivazioni.<br />

Lombarda di nascita, veneziana di formazione<br />

universitaria, dopo il fulminante incontro con Miralles<br />

si sposta definitivamente a Barcellona venendo ad<br />

essere ormai considerata un’autrice catalana per<br />

adozione a tutti gli effetti, anche se, personalmente,<br />

a me piace guardare a Benedetta come a una<br />

progettista europea di nuova generazione, in cui<br />

le “servitù” linguistiche e identitarie si mescolano<br />

sfumandosi, dando vita a caratteri ancora in attesa<br />

di definizione.<br />

È oggi il destino di molti giovani progettisti di talento<br />

che hanno “dovuto” lasciare il nostro Paese, povero<br />

di occasioni e di soddisfazioni, per stabilire il<br />

proprio studio in realtà urbane più evolute e attente<br />

alla qualità dell’architettura contemporanea.<br />

E quando capita di confrontarsi con loro senti<br />

che il l’orizzonte culturale e simbolico con cui si<br />

confrontano è l’Europa e quello che rappresenta<br />

in termini di occasioni e di caratteri.<br />

This two-year period at the<br />

turn of the century has been<br />

decisive and dramatically<br />

strategic for EMBT, because<br />

the firm was slowly making<br />

the transition from a small,<br />

precious semi-crafts workshop<br />

to the dimension of an<br />

important internationally<br />

recognized firm with more<br />

and more demanding and<br />

important assignments. And<br />

in the heart of this delicate<br />

transition it has been deprived<br />

of its founding spirit, the<br />

acclaimed author, perhaps<br />

one of the most limpid and<br />

audacious talents the new<br />

European architectural culture<br />

could boast at that moment.<br />

And Benedetta immediately<br />

made a clear and anything but<br />

foregone decision, coherent<br />

with her background and<br />

the philosophy of life that<br />

had animated her work with<br />

Enric: to continue the projects,<br />

naturally, but to avoid the<br />

dangerous risk of those who<br />

freeze a moment, a style in<br />

order to keep alive the fragile<br />

sensation of eternity assured<br />

by the built work. The works<br />

on the tables in those days,<br />

and those which have kept<br />

arriving in the following years,<br />

have been developed by<br />

reinforcing the intuition that<br />

a work of architecture is the<br />

result of a sagacious, strong<br />

and silent direction, along with<br />

a continuous dialogue with the<br />

architects of the firm as well as<br />

with the many, and different,<br />

fellow travellers who are<br />

identified depending on the<br />

type of themes that have<br />

to be tackled.<br />

The choices made by<br />

Benedetta Tagliabue have<br />

consisted of a conscious<br />

direction of a metamorphosis<br />

without a predicate objective,<br />

an itinerary where the<br />

consolidated characters of<br />

the architectural research<br />

conducted with Miralles<br />

have been enriched and<br />

gradually challenged by the<br />

opportunities encountered and<br />

the sensibilities which would<br />

inevitably have surfaced.<br />

And what we find ten years<br />

later is the felicitous and<br />

problematic result of this<br />

metamorphosis which is still<br />

ongoing, indicating both new<br />

paths and researches which<br />

have produced interesting<br />

results.<br />

Youth Music School in<br />

Hamburg, Germany,<br />

1997-2010, photo by<br />

Duccio Malagamba.


11 editoriale editorial


New Headquarter of Gas<br />

Natural, Barcelona,<br />

1999-2007, photo by<br />

Duccio Malagamba.<br />

Non credo che andremo incontro a uno “stile”<br />

esperanto europeo, quanto piuttosto alla<br />

rielaborazione di quei caratteri urbani, insediativi,<br />

collettivi che hanno fatto del sistema urbano<br />

continentale un modello insediativo in cui ancora<br />

individuare modelli e strumenti di riflessione<br />

progettuale per il futuro.<br />

E su questa linea continua generosamente a lavorare<br />

EMBT sotto la regia sorridente e aperta di Benedetta<br />

Tagliabue.<br />

I lavori di questi anni dimostrano una capacità<br />

di ascolto poetico e materico dei luoghi, potente,<br />

capace di interpretare, soprattutto attraverso il<br />

lavoro ossessivo sugli spazi pubblici, la dimensione<br />

mutevole ed irrequieta della società contemporanea<br />

e dei suoi desideri emergenti.<br />

I piani terra delle opere di EMBT si fanno<br />

incessantemente playground e luoghi informali,<br />

domestici, d’incontro tra cittadini che cercano<br />

di ricostruire legami, tessiture libere all’uso che<br />

ripensano discretamente i caratteri della metropoli<br />

d’oggi.<br />

In addition to all this,<br />

Benedetta Tagliabue is also<br />

a figure who has anticipated,<br />

with her personal history,<br />

a phenomenon that the<br />

<strong>It</strong>alian architectural culture is<br />

experiencing in this period, for<br />

very different reasons.<br />

Lombard by birth, Venetian<br />

by university education, when<br />

she met and fell in love with<br />

Miralles she moved definitively<br />

to Barcelona, where she is by<br />

now considered a Catalan<br />

author by adoption for all<br />

effects and purposes, even if<br />

I personally like to consider<br />

Benedetta as a European<br />

architect of a new generation,<br />

where linguistic influences<br />

and identities are mixed and<br />

blurred, resulting in characters<br />

that are still awaiting<br />

definition.<br />

In is today the fate of many<br />

young architects of talent<br />

who have “had to” leave<br />

our country, lacking in<br />

opportunities and satisfactions,<br />

to open a firm in more<br />

advanced urban realities<br />

that are more attentive to<br />

the quality of contemporary<br />

architecture.<br />

And when one happens to<br />

encounter them one feels that<br />

the cultural and symbolic<br />

horizon with which they<br />

measure swords is Europe,<br />

and what it represents in<br />

terms of opportunities and<br />

characters.<br />

I do not believe the future will<br />

bring a European Esperanto<br />

“style”, but rather<br />

a re-elaboration of those<br />

urban, semi-urban and<br />

collective characters which<br />

have made the continental<br />

urban system a settlement<br />

model in one may still identify<br />

models and design reflections<br />

for the future.<br />

And EMBT continues to<br />

work generously along these<br />

lines under the smiling and<br />

cooperative leadership<br />

of Benedetta Tagliabue.<br />

The works of these years<br />

demonstrate an ability to listen,<br />

in poetic and material terms,<br />

to the places that is powerful,<br />

able to interpret, especially<br />

through an obsessive work on<br />

public spaces, the changing<br />

and restless dimension of the<br />

contemporary society and its<br />

emerging desires.<br />

13 editoriale editorial


In these pages:<br />

Diagonal Mar Park,<br />

Barcelona, 1997<br />

- 2002, photo by<br />

Veronicae©fotografía.<br />

Il lungo porto di Amburgo, come la sequenza<br />

magistrale di spazi pubblici e privati per il<br />

parlamento scozzese, ma, insieme, la fragile<br />

e poetica macchina scenografica per Merce<br />

Cunningham, ci raccontano tutti insieme della stessa<br />

volontà e visione, capace di prendere forme<br />

e materie diverse a seconda dei luoghi che incontra<br />

ed interpreta.<br />

Le tessiture murarie, quella capacità arcaica<br />

e, insieme, modernista di fondere struttura<br />

a paramento trasformando la parete in un<br />

laboratorio a cielo aperto non sembra conoscere<br />

differenza, ma solo un diversificarsi d’intensità<br />

tra le pareti cimiteriali di Igualada e le verticali in<br />

mattoni di Amburgo, quelle in legno e cemento di<br />

Edimburgo, o le tessiture transitorie e fragilissime<br />

del padiglione spagnolo di Shanghai.<br />

È una strada complessa, che non ha paura<br />

dell’autorialità come dichiarazione di ricerca poetica<br />

non fine a se stessa, e della carica espressiva degli<br />

spazi come possibile risposta al progetto di uno<br />

spazio per nuove comunità.<br />

La sensazione struggente che si prova nel vedere<br />

i lavori degli ultimi anni, soprattutto man mano<br />

che ci si allontana dal “maledetto” 2000, è la<br />

caparbietà con cui Benedetta Tagliabue ha cercato<br />

di progettare senza fermarsi, senza congelare il<br />

dolore nelle forme e nei linguaggi di riferimento.<br />

Questo, credo, è stato il modo più alto e amoroso<br />

di rispettare la storia intellettuale e creativa di Enric<br />

Miralles e, insieme, di trasformarla in un motore<br />

libero, potente per continuare le ricerche e le strade<br />

che, anche lui, aveva contribuito ad aprire in questi<br />

anni di profonda e irrequieta metamorfosi.<br />

The ground floor of the<br />

buildings designed by EMBT<br />

continue to offer themselves<br />

as playgrounds and informal,<br />

domestic meeting places<br />

between citizens who seek to<br />

rebuild free connections and<br />

tissues which discreetly rethink<br />

the characters of the presentday<br />

metropolis.<br />

The long port of Hamburg,<br />

like the masterly sequence of<br />

public and private spaces for<br />

the Parliament of Scotland,<br />

but also the fragile and poetic<br />

stage machine created for<br />

Merce Cunningham, all tell<br />

us the story about the same<br />

desire and vision, capable<br />

of taking different forms and<br />

using different materials<br />

to adapt to the places it<br />

encounters and interprets.<br />

The masonry tissue, that<br />

archaic and at the same<br />

time modern ability to merge<br />

structure and non-structural<br />

elements, transforming<br />

the wall into an open-air<br />

workshop, does not seem<br />

to know difference, but only<br />

a diversification of intensity<br />

between the cemetery wall<br />

of Igualada and the brick<br />

uprights in Hamburg, those<br />

in wood and concrete in<br />

Edinburgh, or the transitory<br />

and fragile weavings of the<br />

Spanish pavilion in Shanghai.<br />

<strong>It</strong> is a complex path which<br />

fears no authoritativeness as<br />

declaration of poetic research,<br />

not as an end in itself, and<br />

the expressive charge of the<br />

spaces as possible solution for<br />

the design of a space for new<br />

communities.<br />

The tormenting sensation one<br />

experiences when seeing the<br />

works of the last years, and<br />

especially as the “cursed”<br />

year of 2000 fades in the<br />

distance, is the obstinacy with<br />

which Benedetta Tagliabue<br />

has sought to design without<br />

stopping, without freezing<br />

the pain in the forms and in<br />

the languages of reference.<br />

This, I believe, has been the<br />

highest and most loving way<br />

to respect the intellectual<br />

and creative history of Enric<br />

Miralles and, at the same<br />

time, to transform it into a<br />

free, powerful engine to<br />

continue the researches and<br />

the paths which also he had<br />

contributed to open, in these<br />

years of profound and restless<br />

metamorphosis.<br />

15 editoriale editorial


Plaza Ricard Viñes<br />

Lleida, Spain<br />

2007 - 2010<br />

architects: Benedetta Tagliabue<br />

Miralles Tagliabue EMBT<br />

chief architect: Elena Rocchi<br />

competition: November 2007<br />

collaborators: Alessia Bettazzi,<br />

Alice Failla<br />

3D: Giuseppe Maria Fanara<br />

preliminary project: 2007<br />

chief architect: Josep Ustrell<br />

collaborators: Alessia Bettazzi,<br />

Ivan Grippaldi, Jose Manuel López<br />

Ujaque<br />

urban furniture: Mireia Soriano<br />

Alfara<br />

3D: Armando Arteaga, Aylin Alfaro<br />

Montoya<br />

model: Gabriele Rotelli, Vanessa<br />

Tanguy, Barbara Asnaghi Gordillo<br />

executive project: 2008-2010<br />

chief architect: Daniel Rossello<br />

collaborators: Ivan Grippaldi,<br />

Jose Manuel López Ujaque,<br />

Susana Osés Lana, Silvia Cama,<br />

Georgina Monica Lalli, Nataly Raab<br />

model: Gabriele Rotelli,<br />

Giulio Pellizon,<br />

Ginette Gotti Carvajal<br />

works: 2009-2010<br />

chief architect: Daniel Rossello,<br />

Josep Ustrell<br />

collaborators: Susana Oses Lana,<br />

Francesca Origa,<br />

Francesc Mercadal, Ana Isabel<br />

Ferreira, Jack O’Kelly, Belén Callejas<br />

firm: UTE Dragados-Arno<br />

client: Ayuntamiento de Lleida<br />

85 scenari di architettura architectural scenario


Alex Gaultier


Extension of Youth Music School<br />

Hamburg, Germany<br />

2009 - 2010<br />

architect: Benedetta Tagliabue<br />

Miralles Tagliabue EMBT<br />

project team: Karl Unglaub<br />

collaborators: Stefan Geenen,<br />

Verena Vogler, Max Gunst,<br />

Carmen Fisher, Davide Argenteri,<br />

model: Gabriele Rotelli,<br />

Shavleg Chichishvili<br />

photo by Alex Gaultier,<br />

Duccio Malagamba<br />

123 scenari di architettura architectural scenario


Duccio Malagamba<br />

124<br />

Il nuovo auditorium, con il suo foyer all’entrata,<br />

completa il progetto per la scuola di musica,<br />

terminata nel 1999.<br />

Questo ampliamento dell’edificio, già esistente nel<br />

progetto originale di 10 anni fa, si colloca nello<br />

spazio ristretto venutosi a creare tra la vecchia sede<br />

della scuola e il nuovo istituto e va a costituire un<br />

passaggio tra i due edifici.<br />

L’atrio d’entrata è coperto da un tetto piegato che si<br />

collega alla rampa che, a sua volta, conduce alla<br />

scuola di musica già esistente, al piano superiore.<br />

L’auditorium si colloca al primo piano, al piano terra<br />

va quindi ad aprirsi un open space con il foyer<br />

e un grande spazio multilifunzionale.<br />

L’auditorium appare come uno spazio dalla forma<br />

irregolare e rotondeggiante con annessa galleria.<br />

La facciata è coperta in mattoncini, simili per forma<br />

e materiale a quelli utilizzati negli edifici pre-esistenti,<br />

costruiti dieci anni fa. La decorazione che si nota sui<br />

mattoni riprende l’idea delle onde sonore, portando<br />

quindi all’esterno un riferimento al contenuto interno<br />

dell’edificio.<br />

The new auditorium with the<br />

main entrance foyer completes<br />

the program of the youth music<br />

school, finished in 1999.<br />

The extension, which was<br />

designed 10 years after the<br />

original project, is located in<br />

the narrow space between the<br />

old school and the new youth<br />

music school and creates a<br />

new passage between them.<br />

A folded entrance roof covers<br />

the foyer and connects with<br />

the ramp of the existing music<br />

school in the upper floor<br />

The auditorium is elevated<br />

to the first floor, giving the<br />

opportunity of an open space<br />

in the ground floor which<br />

contains the main foyer<br />

and a big multipurpose space.<br />

The auditorium is visible as<br />

an unregular round shape with<br />

a gallery level.<br />

The façade is covered by<br />

bricks, referring in material<br />

and shape to the existing<br />

buildings build 10 years ago.<br />

A visible ornamentation in the<br />

bricks refers to sound waves<br />

and indicates the content of<br />

the building in the exterior.


Duccio Malagamba<br />

In the previews pages:<br />

fi rst phase, the Youth<br />

Music School building<br />

completed in 1999. In this<br />

page: second phase,<br />

the new auditorium<br />

2009-2010.


contemporary itinerary: AILATI<br />

A<br />

01<br />

B<br />

02<br />

03<br />

06 07<br />

05<br />

04<br />

12<br />

08<br />

10<br />

11<br />

09<br />

13<br />

14<br />

01. ELASTICOSPA – Stefano Pujatti<br />

Architetti, Atelier Fleuriste and Private<br />

House 02. DAP studio, Elsa Morante<br />

Public Library 03. scandurrastudio, Zurich<br />

Insurance Company <strong>It</strong>alian Headquarters<br />

04. Studio Valle Architetti Associati, Cino<br />

Zucchi Architetti with Zucchi & Partners,<br />

Canali Associati, Charles Jencks with<br />

Andreas Kipar – LAND, Arup <strong>It</strong>alia,<br />

Topotek1, offi ce building in the Alfa<br />

Romeo canteen, Portello Quartier 05.<br />

Cino Zucchi Architetti, Portello Quartier<br />

06. MAB Arquitectura, Abitare a Milano<br />

07. <strong>It</strong>alo Rota with Fabio Fornasari,<br />

Arengario Museo del Novecento<br />

08. Studio elementare, Kconsult,<br />

Sauerbruch+Hutton, scandurrastudio,<br />

Studio <strong>It</strong>alo Rota & partners, Maciachini<br />

Quarter 09. Studio elementare,<br />

Food Park 10. Piuarch Partners, D&G<br />

Headquarters 11. Guidarini & Salvadeo,<br />

Sociomedical Centre 12. ifdesign,<br />

piazza Nera, piazza Bianca 13.<br />

Archea Associati, Nembro Public Library<br />

14. Greppi&Bianchetti Studio, Social<br />

Housing 15. Renato Rizzi with Barbara<br />

Borgini, Casa d’Arte Futurista Fortunato<br />

Depero 16. Studio Terragni Architetti,<br />

Gruppe Gut, Jeffrey T. Schnapp, Stanford<br />

Humanities Lab, FilmWork, Le Gallerie<br />

17. Christoph Mayr Fingerle, CasaNova<br />

18. Cino Zucchi Architetti, Park Associati,<br />

Salewa Headquarters 19. MODUS<br />

architects, Skate Park 20. Markus<br />

Scherer with Walter Dietl, Restauration<br />

of Fortezza’s Fort 21. C+S Associati,<br />

primary School<br />

22. Cino Zucchi Architetti with Gueltrini<br />

and Stignani Associati, Public Park<br />

23. aMDL Michele De Lucchi,<br />

Giorgio Cini Foundation<br />

C<br />

29<br />

17<br />

16<br />

15<br />

19<br />

27<br />

18<br />

26<br />

E<br />

20<br />

28<br />

21<br />

D<br />

23<br />

22<br />

24 25<br />

24. Renzo Piano with Alessandro<br />

Traldi and Maurizio Milan, Emilio and<br />

Annabianca Vedova Foundation<br />

25. La Fabbrica del Sole, Modourbano<br />

Architettura, Exergy with Vento<br />

di Venezia, Tobia Scarpa, Thetis,<br />

La rivoluzione off-grid in Isola della<br />

Certosa park 26. diverserighestudio,<br />

Casalogica 27. Labics, Museum and<br />

Multifunctional Centre 28. Cristofani &<br />

Lelli architetti, “Fornace del Bersaglio”<br />

Residential Complex 29. Pietro Carlo<br />

Pellegrini, Lucchese Technological Hub<br />

30. Cherubino Gambardella, I.A.C.P.<br />

Building 31. Davide Vargas, New<br />

City Hall 32. Cherubino Gambardella<br />

and Simona Ottieri, Torre dello Ziro<br />

Restauration 33. ma0/emmeazero<br />

studio d’architettura, Lombardi School<br />

Enlargement 34. ma0/emmeazero studio<br />

d’architettura, Risorgimento Square<br />

35. Marco Navarra, Program<br />

of Self-generation for Tired Urban<br />

Landscapes 36. Emanuele Fidone,<br />

San Pietro Basilica Restauration<br />

37. Vincenzo Latina, Artemide Pavilion<br />

38. Santo Giunta, Orazio La Monaca,<br />

Leonardo Tilotta, Simone Titone, Council<br />

Offices New Seat 39. Riccardo Vannucci,<br />

FAREstudio, G. Kambou Centre<br />

40. Studio tamassociati with Pietro<br />

Parrino and Gino Strada,<br />

Salam Hearth Surgery Centre<br />

38<br />

39 40<br />

30<br />

H<br />

photo by Gabriele Basilico, Alessandra Bello, Giuseppe Bertolucci,<br />

Gaia Cambiaggi, Alessandra Chemollo, Giovanni Chiaramonte,<br />

Giuseppe dell’Arche, Roberto Dell’Orco, Pierluigi Faggion,<br />

Beppe Giardino, Marco Introini, Peppe Maisto, Attilio Maranzano,<br />

Sheila McKinnon, Davide Menis, Alberto Novelli, Fulvio Orsenigo,<br />

Raul Pantaleo, Alberto Piovano, Sebastiano Raimondi, Rene Riller,<br />

Paolo Riolzi, Filippo Romano, Lamberto Rubino, Pietro Savorelli,<br />

Giovanna Silva, Luigi Spina, Studio Mayr Fingerle,<br />

Franco Tagliabue Volontà, Cino Zucchi<br />

31<br />

32<br />

G<br />

36<br />

37<br />

35<br />

F<br />

33<br />

34


01<br />

A<br />

project Atelier Fleuriste<br />

and Private House<br />

typology dwelling<br />

architect ELASTICOSPA<br />

Stefano Pujatti Architetti<br />

realization 2002-2008<br />

address Chieri, Torino<br />

05<br />

B<br />

project Office Building in Alfa<br />

Romeo canteen,<br />

Portello Quarter<br />

typology residential, offices<br />

architect Cino Zucchi Architetti<br />

realization 2001address<br />

Milano<br />

02<br />

B B<br />

project “Elsa Morante”<br />

Public Library<br />

typology library<br />

architect DAP studio<br />

Elena Sacco –<br />

Paolo Danelli<br />

realization 2007-2008<br />

address Lonate Ceppin, Varese<br />

06<br />

03<br />

project Zurich Insurance<br />

Company <strong>It</strong>alian<br />

Headquarters<br />

typology office<br />

architect Alessandro Scandurra,<br />

scandurrastudio<br />

realization 2006-2009<br />

address Milano<br />

B B<br />

B<br />

project Abitare a Milano -<br />

Via Gallarate<br />

typology residential<br />

architect MAB Arquitectura -<br />

Massimo Basile,<br />

Floriana Marotta<br />

realization 2006-2009<br />

address Milano<br />

07<br />

project Arengario Museo<br />

del Novecento<br />

typology museum<br />

architect <strong>It</strong>alo Rota with<br />

Fabio Fornasari<br />

realization 2002-2010<br />

address Milano<br />

04<br />

B<br />

project Portello Quarter<br />

typology mixed use<br />

architect Studio Valle, Cino Zucchi<br />

Architetti with Zucchi &<br />

Partners, Canali Associati srl,<br />

Charles Jencks with Andreas<br />

Kipar - LAND srl, Arup <strong>It</strong>alia,<br />

Topotek1<br />

realization 2001address<br />

Milano<br />

08<br />

project Maciachini Quarter<br />

typology mixed use<br />

architect Studio elementare,<br />

Kconsult,<br />

Sauerbruch+Hutton,<br />

scandurrastudio,<br />

Studio <strong>It</strong>alo Rota<br />

& partners<br />

realization 2003-2011<br />

address Milano


09<br />

B<br />

project Food Park<br />

typology public<br />

architect Studio elementare<br />

Paolo Pasquini<br />

architetti<br />

realization 2006-2011<br />

address Milano<br />

13<br />

B<br />

project Public Library<br />

typology library<br />

architect Archea Associati<br />

realization 2002-2007<br />

address Nembro, Bergamo<br />

6<br />

1 2<br />

7<br />

3<br />

7 7<br />

9<br />

4<br />

5<br />

8<br />

10 11<br />

CB B<br />

project D&G Headquarters<br />

typology offices<br />

architect Piuarch Partners<br />

realization 2005-2006<br />

address Milano<br />

14<br />

project Socio-medical centre<br />

typology hospital<br />

architect Guidarini & Salvadeo<br />

realization 1998-2004<br />

address Lesmo, Monza<br />

e Brianza<br />

B C C<br />

project Social Housing<br />

typology residential<br />

architect Greppi&Bianchetti<br />

Studio<br />

realization 2006-2008<br />

address Chiari, Brescia<br />

15<br />

project Casa d’Arte Futurista<br />

Fortunato Depero<br />

typology museum<br />

architect Renato Rizzi<br />

(Rizzi-Proteco)<br />

with Barbara Borgini<br />

realization 2009<br />

address Rovereto, Trento<br />

12<br />

B<br />

project Piazza Nera,<br />

Piazza Bianca<br />

typology public space<br />

architect ifdesign<br />

realization 2003-2005<br />

address Giussano,Monza<br />

e Brianza<br />

16<br />

project Le Gallerie<br />

typology museum<br />

architect Studio Terragni<br />

Architetti,<br />

Gruppe Gut snc,<br />

Jeffrey T. Schnapp<br />

Stanford Humanities<br />

Lab, FilmWork srl<br />

realization 2008-2010<br />

address Piedicastello, Trento


17<br />

C C<br />

C C<br />

project CasaNova<br />

typology residential<br />

architect Christoph Mayr Fingerle<br />

realization 2004-2008<br />

address Bolzano<br />

21<br />

22<br />

D D<br />

D<br />

D<br />

project Primary School<br />

typology education<br />

architect C+S Associati<br />

realization 2009<br />

address Ponzano Veneto,<br />

Treviso<br />

18<br />

project Salewa Headquarters<br />

typology offices<br />

architect Cino Zucchi Architetti<br />

Park Associati<br />

realization 2007-2011<br />

address Bolzano<br />

project Public Park<br />

typology public<br />

architect Cino Zucchi Architetti<br />

with Gueltrini and<br />

Stignani Associati<br />

realization 2004-2009<br />

address San Donà Piave,<br />

Venezia<br />

19<br />

project Skate Park<br />

typology public<br />

architect MODUS architects<br />

realization 2006-2007<br />

address Bressanone, Bolzano<br />

23<br />

project Giorgio Cini Foundation<br />

typology museum<br />

architect aMDL Michele De Lucchi<br />

realization 2005-2009<br />

address Venezia<br />

20<br />

project Restauration of<br />

Fortezza’s Fort<br />

typology public<br />

architect Markus Scherer<br />

with Walter Dietl<br />

realization 2007-2009<br />

address Fortezza, Bolzano<br />

24<br />

project Emilio and Annabianca<br />

Vedova Foundation<br />

typology musuem<br />

architect Renzo Piano,<br />

Alessandro Traldi,<br />

Maurizio Milan<br />

realization 2009<br />

address Venezia


25<br />

D E E<br />

E<br />

project La rivoluzione off-grid<br />

in Isola della Certosa<br />

park<br />

typology prototype<br />

architect La Fabbrica del Sole,<br />

Modourbano<br />

Architettura, Exergy with<br />

Vento di Venezia,<br />

Tobia Scarpa, Thetis<br />

address Venezia<br />

29<br />

E E F F<br />

project Lucchese<br />

Technological Hub<br />

typology research centre<br />

architect Pietro Carlo Pellegrini<br />

realization 2007-2010<br />

address Lucca<br />

26<br />

project Casalogica<br />

typology residential<br />

architect diverserighestudio<br />

realization 2008-2009<br />

address Altedo di Malalbergo<br />

(BO)<br />

30<br />

project I.A.C.P. Building<br />

typology residential<br />

architect Cherubino<br />

Gambardella<br />

realization 1990-1992<br />

address Ancona<br />

27<br />

project Museum and<br />

Multifunctional Centre<br />

G.D<br />

typology museum<br />

architect Labics<br />

realization 2006-2011<br />

address Bologna<br />

28<br />

31 32<br />

project New City Hall<br />

typology public<br />

architect Davide Vargas<br />

realization 1999-2009<br />

address San Prisco, Caserta<br />

project “Fornace del Bersaglio”<br />

Residential Complex<br />

typology residential<br />

architect Cristofani & Lelli<br />

architetti/Lelli &<br />

Associati architettura<br />

realization 2005-2010<br />

address Faenza (RA)<br />

project Torre dello Ziro<br />

Restauration<br />

typology public<br />

architect Cherubino Gambardella<br />

and Simona Ottieri<br />

realization 2006-2008<br />

address Pontone d’Amalfi ,<br />

Salerno


33<br />

project Lombardi School<br />

Enlargement<br />

typology public<br />

architect ma0 / emmeazero<br />

studio d’architettura<br />

realization 2003-2010<br />

address Bari<br />

34<br />

F F G<br />

G<br />

37<br />

project Artemide Pavilion<br />

typology public<br />

architect Vincenzo Latina<br />

realization 2007address<br />

Ortigia, Siracusa<br />

project Risorgimento Square<br />

typology public<br />

architect ma0 / emmeazero<br />

studio d’architettura<br />

realization 2002-2009<br />

address Bari<br />

38<br />

project Council Offices<br />

New Seat<br />

typology offices<br />

architect Santo Giunta,<br />

Orazio La Monaca,<br />

Leonardo Tilotta,<br />

Simone Titone<br />

realization 2005-2007<br />

address Castelvetrano, Trapani<br />

project Program of<br />

self-generation for tired<br />

urban landscapes<br />

typology public<br />

architect Marco Navarra<br />

realization 2009-2010<br />

address Giampilieri, Messina<br />

36<br />

39 40<br />

G G H H<br />

35<br />

project G. Kambou Centre<br />

typology hospital<br />

architect Riccardo Vannucci_<br />

FAREstudio<br />

realization 2006-2007<br />

address Ouagadougou,<br />

Burkina Faso<br />

project San Pietro Basilica<br />

Restoration<br />

typology public<br />

architect Emanuele Fidone<br />

realization 1999<br />

address Ortigia, Siracusa<br />

project Salam Heart<br />

Surgery Centre<br />

typology hospital<br />

architect Studio tamassociati<br />

with Pietro Parrino<br />

and Gino Strada<br />

realization 2004-2009<br />

address Soba (Khartoum),<br />

Sudan<br />

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