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a cura di Fabrizio Bonera - CAI Manerbio

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NATURA DI GENNAIO<br />

Elleboro<br />

Fam.: Ranuncolaceae – Gen.: Helleborus<br />

Scient.: Helleborus Niger<br />

It.: Elleboro bianco, Rosa <strong>di</strong> Natale.<br />

Engl.: Christmas Rose<br />

Deut.: Gewohnliche Christrose, Schwarze Nieswurz.<br />

Fr.: Ellebore noir, Rose de Noel<br />

Vern. Bresciano: Campuren<br />

Gli Ellebori sono frequenti e fioriscono numerosi, anche se isolati, nei boschi<br />

ancora spogli. Quando lo incontro nelle selve durante la stagione non ancora<br />

propizia lo avverto come una presenza rassi<strong>cura</strong>nte e come una compagnia. In<br />

questi momenti la sensazione della solitu<strong>di</strong>ne può vincerne il desiderio e<br />

sopraggiunge un vago senso <strong>di</strong> smarrimento. Ecco allora che la presenza <strong>di</strong><br />

questo fiore, così appariscente, reca una nota <strong>di</strong> vita e mi ricorda che il bosco<br />

spoglio non è l’immagine della morte invernale, ma che la vita continua. In<br />

genera queste considerazioni mi rinfrancano e continuo nel mio girovagare.<br />

Quando l’uomo è solo nella natura deve fare i conti con il proprio sentirsi piccolo<br />

e con la propria transitorietà: il senso della per<strong>di</strong>ta e della morte è sempre<br />

presente più o meno consciamente ed è la forza del pensiero che lo stimola e<br />

gli fa superare lo sconforto.<br />

L’elleboro, immagine <strong>di</strong> vita, ha comunque un legame con la morte.<br />

Qualcuno afferma che il suo nome significhi “cibo mortale”; altri sostiene che il<br />

nome derivi dall’odore sgradevole che esso emana. Certo è che non è<br />

profumato: ma attrae insetti impollinatori grazie alla sua virtù maleodorante e le<br />

sue foglie schiacciate emanano un fetore intenso. E’ una pianta velenosa ed i<br />

principi farmacologici in essa contenuti possono riuscire mortali. Già Ippocrate<br />

aveva in<strong>di</strong>viduato nell’elleboro una pianta con proprietà me<strong>di</strong>camentose e la<br />

proponeva per la <strong>cura</strong> della pazzia. Forse per noi l’elleboro è più noto per la<br />

infiammazione delle mucose prodotta dalla polvere derivata dal rizoma<br />

essiccato. Tutti i bambini conoscono durante il Carnevale la polvere che fa<br />

starnutire: pochi sanno che deriva dalla ra<strong>di</strong>ce dell’elleboro.<br />

Ho incontrato ellebori a non finire nei boschi alle pen<strong>di</strong>ci del monte Guglielmo,<br />

soprattutto nella zona compresa fra il Passo del Livi<strong>di</strong>no e il Passo del<br />

Sabbione; lungo le Scale dell’Ario; lungo il Sentiero dei Ladroni tra il Passo<br />

della Fobbiola e il Rifugio Pirlo allo Spino; nelle rade faggete miste alle pen<strong>di</strong>ci<br />

del Tombea. Tutte le nostre Prealpi ne sono ricche: cresce bene nei boschi<br />

collinari e montani, su terreno calcareo e ricco <strong>di</strong> humus.<br />

Il fatto <strong>di</strong> appartenere alla famiglia delle Ranuncolacee ne spiega il contenuto in<br />

sostanze velenose. Le foglie basali sono sempre ver<strong>di</strong>, oblunghe cuneate e<br />

seghettate verso l’apice. Splen<strong>di</strong>do il fiore dell’Elleboro Nero che gli ha meritato<br />

l’appellativo <strong>di</strong> Rosa <strong>di</strong> Natale. Quest’ultimo è una emicriptofita perenne, ovvero<br />

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