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a cura di Fabrizio Bonera - CAI Manerbio

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Il Monte Analogo<br />

Rene Daumal<br />

Adelphi, Milano 1968 (rist. 1993)<br />

LE BUONE LETTURE<br />

L’impressionante lentezza con cui Renee Daumal stese il Monte Analogo,<br />

rimasto per altro incompiuto, è proporzionale al nitore e all’esattezza raggiunti<br />

nell’esprimere l’essenziale. Né l’incompiutezza dell’opera reca in sé,<br />

paradossalmente, il rammarico dell’imperfezione, in quanto , “per una<br />

straor<strong>di</strong>naria capacità del suo autore, si ha sempre ad ogni passo, la<br />

percezione del tutto, dunque anche della meta finale”. 1<br />

Il Monte Analogo è la proiezione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>scesa interiore i cui estremi – base <strong>di</strong><br />

partenza e vetta – corrispondono alla Terra e al Cielo. E’ l’asse lungo il quale,<br />

con indefinite gradazioni, si trapassa dal livello vegetativo, concavo, alla<br />

<strong>di</strong>mensione in cui si realizzano stati <strong>di</strong> convessità. Ma l’ottica del romanzo non<br />

si esaurisce nell’accezione simbolica:<br />

“Sto scrivendo un racconto piuttosto lungo nel quale si vedrà un gruppo <strong>di</strong> esseri<br />

umani che hanno capito <strong>di</strong> essere in prigione, che hanno capito <strong>di</strong> dovere, prima <strong>di</strong> tutto,<br />

rinunciare a questa prigione (perché il dramma è l’attaccarvisi), e che partono in cerca <strong>di</strong> una<br />

umanità superiore, libera dalla prigione, presso la quale essi potranno trovare l’aiuto<br />

necessario. E lo trovano, perché alcuni compagni e io abbiamo realmente trovato la porta. Solo<br />

a partire da questa porta comincia u7na vita reale. Questo racconto avrà la forma <strong>di</strong> un<br />

romanzo <strong>di</strong> avventura intitolato Il Monte Analogo: è la montagna simbolica che unisce il Cielo<br />

alla Terra; via che deve materialmente, umanamente esistere, perché se no, la nostra<br />

situazione sarebbe senza speranza…”. 2<br />

Daumal immagina che un gruppo <strong>di</strong> persone, naturaliter attratte da cime<br />

impervie e altresì decise a eccedere i limiti dell’al-<strong>di</strong>-qua, nel rifiuto della<br />

“quoti<strong>di</strong>anità stagnante”, si riunisca, quasi fortuitamente, al fine <strong>di</strong> scoprire un<br />

monte inaccessibile all’umanità or<strong>di</strong>naria. Uno dei protagonisti è certo che in<br />

qualche punto del pianeta, in mezzo al mare, debba esistere un’isola che si<br />

innalzi fino al cielo, visibile solo a chi sappia penetrare oltre l’impercettibile<br />

guscio che la occulta. Ora, questo involucro deve essere composto da sostanze<br />

capaci <strong>di</strong> curvare lo spazio, si da illudere chi passi rasente al guscio <strong>di</strong> compiere<br />

un percorso rettilineo. Non<strong>di</strong>meno, molto in alto, il guscio sarà aperto alle<br />

ra<strong>di</strong>azioni degli astri, e d’altra parte il sole, per inviare la sua luce all’isola, dovrà<br />

decurvare lo spazio che la circonda forando il guscio, per qualche minuto, al<br />

suo sorgere e al tramonto. E’ in uno <strong>di</strong> questi momenti che la nave dei<br />

“cercatori” potrà insinuarsi e approdare ai li<strong>di</strong> del Monte.<br />

Comincia così l’avventura iniziatica <strong>di</strong> uno strano equipaggio che, in base alle<br />

accennate intuizioni, giunge alle pen<strong>di</strong>ci del Monte Analogo.<br />

Il racconto <strong>di</strong> Daumal, da questo punto in poi, intreccia surrealmente<br />

<strong>di</strong>mensione letterale e <strong>di</strong>mensione simbolica, fino a sovrapporre i due piani;<br />

anzi, <strong>di</strong> fatto non si dà alcuna percepibile <strong>di</strong>stinzione fra i livelli <strong>di</strong> lettura,<br />

1 Carlo Rugafiori – Di Una Certezza.<br />

2 Così Daumal in una lettera del 24 febbraio 1940.<br />

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