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controllo. In quel momento, come dei flash, si rivide nell'hangar con il capitano Desong e i<br />
cardassiani che gli avevano sparato... nell'attimo successivo si stringeva con la mano sinistra quello<br />
che gli rimaneva del braccio destro disintegrato dal phaser di qualche soldato Oberdgoniano... poi il<br />
vuoto.<br />
Era svenuto.<br />
Continuava a pensare che fosse stata una fortuna perdere i sensi, il dolore avrebbe potuto scatenare i<br />
poteri psicoreattivi con chissà quali conseguenze.. ma non era successo. Bene così. Si ripetè per la<br />
decima volta. Siaane smise di pensare alla plancia entrando in infermeria, c'erano diversi feriti,<br />
alcuni messi male, attese che qualche infermiere si accorgesse di lui, a notarlo purtroppo fu<br />
l'ufficiale medico D'Accardi, come spiegare a un Klingon che aveva solo un forte dolore alla testa?<br />
Presentarsi da lui senza ferite sanguinolente era come andare in pronto soccorso per essersi<br />
sbucciati un ginocchio.<br />
”Salve consigliere. Tutto bene?” Il suo sguardo passò dalla testa ai piedi, tornando a guardarlo in<br />
volto, “La vedo pallido, ma nessuna traccia di ferite serie vedo, bene. Ha bisogno di qualcosa?”<br />
Per un fugace attimo pensò di chiedergli una aspirina, “No D'Accardi, non ho bisogno di nulla. Sto<br />
facendo un giro per vedere se ci siano necessità, tra poco ci sarà un incontro in sala tattica..”<br />
”Si, si.. io non sarò presente, devo occuparmi di questi bl'klet.”<br />
”Di cosa?”<br />
”Nulla nulla, se non le serve altro...” Dicendo questo indicò l'uscita.<br />
Raggiunto il turboascensore Siaane chiese al computer cos'era un bl'klet, la risposta fu un cucciolo<br />
di larva. Non chiese maggiori dettagli, non voleva sapere altro dopotutto avevano come medico un<br />
Klingon.<br />
Arrivò in sala tattica e si accomodò consultando i suoi appunti.<br />
SALA MACCHINE<br />
Dopo quel tuono che aveva messo così a dura prova tutta la nave era difficile quantificare l’entità<br />
dei danni e la situazione appariva agli occhi dei tecnici davvero sconfortante. Brown era intento a<br />
lavorare alla consolle e a dirigere gli interventi manuali di due giovani Guardiamarina per cercare di<br />
individuare le priorità e per porre rimedio a quel disastro.<br />
Le sue mani correvano veloci sui comandi, ma più della criticità della situazione un altro pensiero<br />
invadeva la sua mente.<br />
Brown aveva ancora davanti agli occhi la scena: il tonfo, poi tutti persero l’equilibrio rovinando a<br />
terra, e l’esplosione del collettore di flusso ausiliario e il pannello che copriva i sensori di misura<br />
scaraventato via colpendo in pieno Oliverson, il sangue che gli rigava la fronte, gli occhi immobili.<br />
Non aveva avuto tempo di conoscere bene il suo diretto superiore. Non era espansivo come Kedrov,<br />
che invece è capace di comunicare con tutti e di farsi tanto benvolere, così gioviale. Pensò, eppure<br />
l’idea che il Capo Ingegnere fosse morto lo sconvolgeva.<br />
Dopotutto era una delle persone che aveva intorno; non gli era mai successo di perdere un<br />
compagno. Non gli era mai successo di perdere nessuno, a parte Renée.<br />
La mente di Brown lo portò subito al ricordo di lei e qualche lacrima gli inumidì gli occhi.<br />
Si guardò intorno per accertarsi che nessuno lo avesse notato, era troppo orgoglioso. E poi non era<br />
professionale mostrarsi a quel modo ai suoi aiutanti.<br />
Davanti ora aveva ancora Oliverson e stava pensando alla morte. Gli era già capitato di pensare alla<br />
propria morte, ma ora questo pensiero lo scuoteva tutto. E pensò che il suo lavoro era davvero<br />
molto pericoloso, soprattutto adesso che erano nello spazio romulano.<br />
Pensò che da quel terribile momento, laggiù in sala macchina, tutta la responsabilità ricadeva su di<br />
lui. Ed era ancora così inesperto. Se qualcosa fosse andato storto la colpa sarebbe stata sua.<br />
Certamente aveva avuto una preparazione sufficiente, aveva sostenuto innumerevoli simulazioni,<br />
ma ora.<br />
Si sentiva decisamente solo e cercò di farsi forza.<br />
A un tratto trasalì quando una mano gli toccò la spalla sinistra. Era Meyer.