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Dopo quell’incontro, ebbe occasione di rivedere Calvi e di conoscere sua<br />
moglie nella villa che lo stesso, tramite Pazienza, aveva affittato in Sardegna<br />
per trascorrervi le vacanze estive del 1981.<br />
Iniziò così un rapporto di frequentazione e di collaborazione, durante il quale<br />
egli svolse un’intensa attività per conto di Calvi, soprattutto per curarne i<br />
rapporti con la stampa e con il Vaticano.<br />
Fin dal momento in cui venne arrestato, Calvi maturò l’intenzione di lasciare<br />
l’Italia, non per fuggire, ma per avere una maggiore libertà di movimento ed<br />
avere più facili contatti con le banche estere, anche al fine di ottenere i<br />
finanziamenti necessari per risolvere i problemi del Banco Ambrosiano.<br />
Calvi non voleva assolutamente perdere il posto di presidente del Banco<br />
Ambrosiano e sperava di riprendere buoni rapporti con il Vaticano, e in<br />
particolare con lo I.O.R.; rapporti che si erano guastati dopo che era stato<br />
coinvolto in un processo penale ed aveva subito un periodo di custodia<br />
cautelare in carcere.<br />
Calvi arrivò a promettergli una ricompensa di 100 milioni di dollari, qualora<br />
fosse riuscito a risolvere il problema dei suoi rapporti con il Vaticano: egli<br />
avrebbe poi dovuto dividere tale somma con le persone che lo aiutavano<br />
(Pisanu, Corona, Caracciolo, Binetti, Koll, ecc.). A sua volta promise al<br />
cardinale Palazzini che una parte di quella somma sarebbe andata a creare un<br />
fondo, da impiegare in beneficenza, per i poveri.<br />
La somma, in realtà, non gli venne mai corrisposta ed egli ricevette<br />
“soltanto” 19 milioni di dollari.<br />
I finanziamenti del Banco Ambrosiano alle sue società “Prato Verde” ed<br />
“Immobiliare Etruria” (per i quali venne condannato per concorso in bancarotta<br />
fraudolenta) vennero fatti perché Calvi aveva bisogno di denaro per pagare tra<br />
l’altro alcuni professionisti: aveva difficoltà e timori a far entrare il denaro in<br />
Italia ed egli doveva sostituirsi a lui per queste somme, che avrebbe poi<br />
dovuto restituire all’estero.<br />
Pensò così di poter associare le due esigenze: soddisfare i bisogni di Calvi e<br />
nello stesso tempo favorire un rapporto tra il Banco Ambrosiano e le sue<br />
società.<br />
Calvi diceva di non volere più avvalersi dell’assistenza di Francesco Pazienza<br />
e di essere terrorizzato dalle sue continue minacce: temeva che potesse agire<br />
sullo I.O.R. e sulla magistratura per peggiorare la sua situazione e riteneva<br />
che, insieme al suo collaboratore Maurizio Mazzotta ed a Federico Umberto<br />
D’Amato (un influente esponente dei Servizi segreti), volesse impossessarsi del<br />
suo patrimonio.<br />
L’opera di indebolimento svolta da Pazienza era indirizzata da una parte sullo<br />
stesso Calvi e dall’altra su Marcinkus e sul cardinale Casaroli, segretario di<br />
Stato, ai quali faceva credere che Calvi fosse in possesso di documenti<br />
esplosivi che avrebbero potuto compromettere la credibilità del Vaticano.<br />
In pratica c’erano tre forze molto potenti - costituite dai servizi segreti, da un<br />
partito politico di governo e da un misto fra massoneria deviata (la loggia P2 di<br />
Licio Gelli) e malavita - che miravano a spodestare Calvi.<br />
Calvi era iscritto alla loggia P2, ma chiese il suo intervento presso Armando<br />
Corona per riavvicinarsi alla massoneria ufficiale e a tal fine gli diede anche dei<br />
moduli di iscrizione già riempiti.<br />
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