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1 INDICE - Philip P. Willan

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Presso gli uffici giudiziari milanesi venivano iniziati due procedimenti penali:<br />

uno a carico di Flavio Carboni e delle altre persone che avevano aiutato Calvi<br />

ad espatriare clandestinamente con un passaporto falso; ed uno a carico dello<br />

stesso Carboni e di numerose altre persone per la bancarotta del Banco<br />

Ambrosiano.<br />

Veniva aperto anche un procedimento civile, promosso dai familiari di Calvi<br />

nei confronti delle Assicurazioni Generali, che - a seguito del verdetto del Jury<br />

inglese - avevano rifiutato la liquidazione dell’assicurazione contro la vita, che<br />

era stata stipulata dal defunto banchiere.<br />

La polizza garantiva gli infortuni dovuti a cause fortuite ed esterne e<br />

conteneva un’estensione di garanzia anche per il caso di infortuni sofferti in<br />

occasione di aggressioni e di atti violenti. Pertanto, qualora fosse stata<br />

confermata la natura suicidiaria dell’evento, la compagnia non avrebbe dovuto<br />

indennizzare gli eredi, mentre al contrario l’indennizzo sarebbe stato dovuto in<br />

caso di omicidio.<br />

Nell’ambito del primo procedimento penale veniva disposta una perizia<br />

collegiale, con affidamento dell’incarico ai professori Romeo Pozzato, Guglielmo<br />

Falsi, Franco Lodi ed Emilio Marozzi, i quali effettuavano, in data 2 novembre<br />

1982, alla presenza del prof. Antonio Fornari (consulente tecnico nominato dai<br />

familiari di Calvi) una nuova autopsia, previa riesumazione del cadavere.<br />

Al termine dei loro accertamenti, i periti formulavano le seguenti conclusioni:<br />

1) la morte di Roberto Calvi si era verificata in un momento non precisabile<br />

entro un arco di tempo collocabile tra le 2 e le 6 della notte sul 18 giugno<br />

1982; 2) la causa della morte doveva identificarsi in una asfissia meccanica da<br />

costrizione estrinseca del collo mediante laccio, essendo il meccanismo asfittico<br />

riconducibile sia ad un impiccamento realizzato con sospensione al traliccio<br />

situato sotto l’arcata laterale nord del Blackfriars Bridge, sia ad uno<br />

strangolamento seguito da sospensione al traliccio del corpo, precedentemente<br />

trasportato sulla corrente del fiume con un natante, essendo le due evenienze<br />

prospettabili con diversa graduazione in chiave di probabilità (nel senso che<br />

era da ritenere più probabile l’evento suicidiario); 3) gli accertamenti<br />

necroscopici non avevano evidenziato tracce di azioni traumatiche oltre a<br />

quelle connesse alla costrizione meccanica applicata in sede cervicale; 4) gli<br />

accertamenti chimico-tossicologici avevano evidenziato tracce di sostanze<br />

tossiche espressione di assunzione volontaria, non recente ed in misura<br />

terapeutica, di benzodiazepinici e di barbiturici, non tali da incidere sulla<br />

efficienza fisica e sui poteri di difesa del Calvi; 5) l’esame necroscopico non<br />

aveva evidenziato l’esistenza di situazioni patologiche idonee a causare perdita<br />

di coscienza; 6) non erano stati acquisiti elementi che potessero far affermare<br />

od escludere un trasporto del cadavere subito dopo il decesso.<br />

Il consulente prof. Fornari formulava conclusioni difformi, sostenendo che<br />

l’esame del luogo di rinvenimento del cadavere, con particolare riguardo alla<br />

difficoltà della via di accesso, rendeva estremamente improbabile ogni ipotesi<br />

suicidiaria, tenuto soprattutto conto che la mancanza di lesioni del collo a<br />

livello osseo e cartilagineo faceva escludere un suicidio mediante salto<br />

dall’impalcatura in una posizione di sospensione libera.<br />

L’ipotesi più probabile, secondo il prof. Fornari, era quindi quella di uno<br />

strangolamento, stando l’aggressore in piedi alle spalle della vittima, seduta<br />

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