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occhi); gli altri due uomini parlavano tra loro in italiano ed uno dei due aveva<br />
una cartella o una valigia in mano.<br />
Scesero tutti con lo stesso ascensore e, mentre egli con il suo amico si<br />
diresse verso l’uscita principale, i tre uomini andarono verso quella posteriore e<br />
secondaria, che di solito non veniva usata.<br />
A quel punto gli venne in mente che i due uomini più giovani erano gli stessi<br />
che avevano bussato alla sua porta poche ore prima e riferì questa impressione<br />
all’amico.<br />
Dopo alcuni giorni lesse sui giornali la notizia della morte di Calvi e vide la<br />
sua foto, riconoscendo subito l’uomo più anziano che aveva incontrato<br />
nell’ascensore. Non andò a riferire il fatto alla Polizia, non ritenendo che fosse<br />
rilevante.<br />
Non poteva essere assolutamente sicuro del giorno della settimana e della<br />
data in cui era avvenuto l’episodio, ma sapeva che era due o tre giorni prima<br />
della pubblicazione della notizia della morte di Calvi; probabilmente era un<br />
giorno verso la fine della settimana, poiché era più facile che ricevesse ospiti<br />
verso la fine piuttosto che all’inizio della settimana.<br />
Il 13 marzo 1989 Coomber rilasciò un secondo “affidavit” alla Polizia di<br />
Londra, precisando che non si ricordava il nome dell’amico che era in sua<br />
compagnia quella sera e che si poteva trattare di un omosessuale o anche di<br />
una donna (poiché, essendo un artista, frequentava persone di tutti i generi).<br />
Aggiunse che quella sera, insieme all’amico, non si recò al ristorante, ma al<br />
bar del residence, dopo che avevano già bevuto due o tre whisky; e che l’uomo<br />
anziano, riconosciuto nella foto di Calvi, non appariva in una situazione di<br />
coercizione rispetto agli altri due uomini, ma al contrario costoro sembravano<br />
al suo servizio.<br />
Interrogato dal Giudice Istruttore del Tribunale di Roma il 31 gennaio 1990,<br />
Coomber ha affermato che, pur essendo trascorsi diversi anni, ricordava<br />
l’episodio, perché lo aveva impresso nella memoria non appena era venuto a<br />
sapere della morte di Calvi.<br />
Era sicurissimo del riconoscimento. Lo sguardo e i baffetti di quell’uomo gli<br />
ricordarono l’immagine di Hitler e rimase impressionato dal suo atteggiamento<br />
molto turbato.<br />
Non parlò del fatto con la Polizia perché in quel periodo doveva subire un<br />
intervento chirurgico e perché un amico l’aveva sconsigliato, dato che Calvi era<br />
una persona molto importante.<br />
Il giorno in cui era avvenuto l’episodio doveva essere sicuramente il giovedì<br />
17 giugno, perché l’11 era stato il suo compleanno e sulla sua agenda del<br />
1982, nei giorni 16 e 17, vi era la scritta “drinks” (che voleva dire che aveva<br />
offerto da bere ai suoi amici) ed egli ricordava che il fatto era accaduto in<br />
occasione del secondo “drink”.<br />
L’amico che quel giorno si trovava in sua compagnia era un certo Geoffrey<br />
Friend, un commerciante di quadri di origine australiana.<br />
Nuovamente interrogato dallo stesso Giudice Istruttore il 16 marzo 1990,<br />
Coomber ha aggiunto che uno dei due accompagnatori dell’uomo riconosciuto<br />
per Calvi portava una borsa 24 ore di tipo rigido.<br />
Egli ebbe l’impressione che i due più giovani fossero un po’ contrariati per<br />
essersi incontrati con lui e con l’amico.<br />
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