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ecomusei<br />

UOMO, MEMORIA, TERRITORIO<br />

A CURA DI<br />

EMANUELA CELONA, LABORATORIO ECOMUSEI<br />

ALDO MOLINO<br />

L’acqua motrice<br />

La grande ruota che gira spinta dall'acqua, retaggio sedimentato dai secoli passati,<br />

conserva all'alba del nuovo millennio tutto il suo fascino ancestrale. Fascino che<br />

anche nel patinato e aggressivo mondo della pubblicità non mostra segni di cedimento,<br />

tanto da essere “testimonial” del sano e del genuino.<br />

Energia pulita e rinnovabile che mette in funzione le grandi macine di pietra che producono<br />

farina, ma anche i grandi martelli a testa d’asino delle fucine, i frantoi per le<br />

noci, le piste della canapa e più recentemente le pulegge degli opifici e le dinamo<br />

delle prime officine elettriche.<br />

Un patrimonio di mulini, opifici, officine, canali e opere idrauliche che hanno profondamente<br />

segnato l’organizzazione del territorio, in gran parte dimenticato e che<br />

rischia di andare perduto per sempre.<br />

La maggior parte dei rudun e dei ruet (rispettivamente ruota verticale grande e ruota<br />

orizzontale piccola) ha smesso di girare attorno agli anni Quaranta: con la ricostruzione<br />

post bellica, il mito del petrolio e l'industrializzazione hanno prodotto l'abbandono<br />

dell’habitat rurale e di quelle che ormai erano considerate obsolete tecniche<br />

del passato.<br />

Per alcuni decenni l'entusiasmo, la fiducia illimitata nelle nuove tecnologie, e la ricerca<br />

del facile profitto, hanno fatto dimenticare l'ambiente e le radici culturali producendo<br />

danni talvolta irreparabili.<br />

Solamente negli ultimi anni si è fatta strada una nuova e generalizzata coscienza<br />

ambientale ed è iniziato un lento e faticoso lavoro di ricerca. Le vecchie strutture<br />

sono state oggetto di rinnovato interesse e sono iniziate, ad opera di enti pubblici e<br />

sovente di privati, azioni di recupero.<br />

Con la nascita degli ecomusei che si propongono tra l’altro la rivisitazione della<br />

memoria storica, è oggi disponibile un ulteriore strumento per riappropriarsi del ricchissimo<br />

e originale patrimonio culturale della regione.<br />

Con questo inserto “uomo, memoria, territorio”, la <strong>rivista</strong> intende riportare l’attenzione<br />

dall’ambiente naturale a quello culturale, il lavoro e la fatica come mediazione tra<br />

wilderness e paesaggio antropizzato a ricordare come proprio le Alpi tra le altre,<br />

sono ancor prima che una realtà geografica un concetto indotto dalla secolare lotta<br />

di adattamento dell’uomo alla natura.<br />

Per approfondire la complessa realtà della cultura materiale, attraverso gli ecomusei<br />

istituiti o in fase d’istituzione nella regione nonché i tanti piccoli musei etnografici, si<br />

è scelta la via dei percorsi tematici trasversali che non si esauriscono in uno specifico<br />

territorio ma che illustrano e mettono a confronto realtà e interpretazioni diverse.<br />

Excursus certamente non esaustivi ma che possono contribuire a far meglio comprendere<br />

gli aspetti più profondi della nostra cultura riscoprendone le radici.<br />

Senza un’identità comune non può esistere una collettività e neanche è pensabile<br />

un’integrazione.<br />

Ingranaggi del sollevamento della chiusa di<br />

mulino a Carignano (foto arch. comune)<br />

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