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La salute truffata - Valori

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| internazionale | Russia |<br />

Gazprom<br />

alla conquista<br />

del mondo<br />

FORSE LA GUERRA FREDDA NON È DEL TUTTO FINITA. A mettere sull’avviso<br />

il resto del mondo sono gli analisti del nuovo<br />

“impero russo”, rifondato con la regia del presidente Vladirmir<br />

Putin. È in questa chiave che oc-<br />

di Cristina Artoni corre leggere le espansioni del gigante<br />

degli idrocarburi Gazprom e le ormai<br />

sempre più frequenti crisi al limite dello scontro con le repubbliche<br />

ex sovietiche. Dopo il braccio di ferro con l’Ucraina, Mosca è partita<br />

all’attacco di Minsk con la minaccia di chiudere i rubinetti del metano<br />

nel caso il governo bielorusso non accettasse di rinegoziare le<br />

tariffe del contratto con Gazprom. Torto collo il presidente Alexandre<br />

Lukashenko ha dovuto cedere per non lasciare il proprio paese<br />

a secco in pieno inverno. Le due parti si sono accordate per il raddoppio<br />

del prezzo del gas russo: 100 dollari per 1000 m3. Mosca si<br />

era seduta al tavolo negoziale con la cifra di 200 dollari. Una concessione<br />

che in cambio ha garantito a Gazprom, in preda a progetti<br />

di espansione, l’acquisto del 50% di Beltrangas, la rete di gasdotti<br />

bielorussi. Lo scontro con Kiev risale invece al dicembre del 2005,<br />

quando colpo su colpo la diplomazia russa ha messo in discussione<br />

| 58 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

gli accordi ereditati dal periodo sovietico che permettevano all’Ucraina<br />

di pagare 50 dollari 1000 m3 di metano. <strong>La</strong> crisi si è chiusa a<br />

95 dollari. Ora le operazioni di vendita vengono gestite da un intermediario,<br />

la società RossOukrEnergo, che acquista il gas russo a 230<br />

dollari, lo miscela con gas proveniente dal Turkmenistan del valore<br />

di 50 dollari e con quello dell’Uzbekistan e Kazakistan. Il prodotto<br />

finale arriva a Kiev al prezzo concordato con Mosca. Anche nel ruolo<br />

chiave di RossOukrEnergo c’entra il Cremlino. Registrata in Svizzera<br />

e fondata nel 2003, la società domina le vendite di gas di provenienza<br />

dall’Asia Centrale. Il 50 % di RossOukrEnergo è controllata<br />

da Gazprom, attraverso la filiale bancaria Gazprombank. L’altra<br />

metà è nelle mani di Centragas, proprietà di privati russi e ucraini.<br />

Cremlino vincitore assoluto<br />

Ma il Cremlino non esce come vincitore assoluto da questi negoziati.<br />

Putin ha dovuto infatti incassare l’aumento dei dazi sul transito di<br />

petrolio e gas russi negli oleodotti bielorussi e ucraini. Minsk, ad<br />

esempio, ha portato a 45 dollari la tassa per ogni tonnellata che attraversa<br />

il paese. Un incremento significativo tenuto presente che lo<br />

FONTE: LA REPUBBLICA - STANDARD & POOR’S CREDIT WEEK<br />

IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS<br />

GLI OLEODOTTI DAL MAR CASPIO ALL’EUROPA<br />

Germania<br />

Italia<br />

Polonia<br />

Rep. Ceca Slovacchia<br />

Ungheria<br />

Croazia<br />

Bielorussia<br />

Ucraina<br />

Le operazioni di vendita sono<br />

gestite da un intermediario.<br />

Il Cremlino in questa partita<br />

ricopre un ruolo chiave<br />

100<br />

FINLANDIA<br />

Russia<br />

Mar Nero<br />

PART DE GAZPROM DANS LA CONSOMMATION TOTALE DE GAZ [IN %]<br />

100 100 100<br />

LETTONIA<br />

LITUANIA<br />

SLOVACCHIA<br />

87<br />

GRECIA<br />

81<br />

REPUBBLICA CECA<br />

Sotto, il quartier<br />

generale a Mosca<br />

di Gazprom, colosso<br />

del settore energia.<br />

A sinistra,<br />

Prikaspiyskaya,<br />

Uralsk. Area estrattiva,<br />

sotto una coltre<br />

di giaccio.<br />

Kazakhstan, 2000<br />

73<br />

AUSTRIA<br />

66<br />

TURCHIA<br />

63 61<br />

UNGHERIA<br />

SLOVENIA<br />

50<br />

POLONIA<br />

45<br />

GERMANIA<br />

ESTONIA<br />

FRANCIA<br />

Druzhba [amicizia]<br />

Druzhba Nord<br />

Druzhba Sud<br />

Sistema Russo-Azero<br />

Sistema Mitteleuropeo<br />

Adria [progetto]<br />

Azerbaigian<br />

| internazionale |<br />

GAZPROM DALL’URSS ALLA FEDERAZIONE RUSSA<br />

LE ORIGINI DI GAZPROM combaciano con la nascita del Ministero sovietico per il Gas, creato<br />

nel 1965, quando l’Urss fu tra i primi a investire in modo constitente nella produzione dell’oro blu.<br />

Nel 1989 Viktor Cernomyrdin viene nominato alla guida di Gazprom da Mikhail Gorbaciov.<br />

Nel 1993 la società viene ristrutturata e ribattezzata RAO Gazprom, per poi cambiare ancora<br />

il nome nel 1998 in OAO Gazprom.<br />

Nel 2005 lo stato diventa il principale proprietario di Gazprom,<br />

con il 51% delle azioni. Attualmente l’amministratore delegato<br />

è Alexeï Miller, collega di Medvedev e Putin a San Pietroburgo.<br />

Gazprom detiene un sesto delle riserve mondiali di metano.<br />

<strong>La</strong> società è proprietaria di Gazprombank (pronta a sbarcare<br />

in Borsa); attraverso la filiale dei media controlla il canale NTV<br />

(l’ex televisione di Vladimir Goussinski) e il giornale Izvestia.<br />

Gazprom ha inoltre rilevato Sibneft a Roman Abramovich<br />

e OMZ, società di costruzione.<br />

28 27 26<br />

ITALIA<br />

SVIZZERA<br />

PAESI BASSI<br />

11 10<br />

BELGIO<br />

2<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

FONTE: LA REPUBBLICA<br />

scorso anno sono passate per la Bielorussia<br />

circa 79 milioni di tonnellate di solo greggio<br />

russo. Per Mosca però rimettere in discussione<br />

i contratti è diventato lo strumento per<br />

riaffermare a diversi livelli la propria egemonia:<br />

innanzitutto con le Repubbliche ex sovietiche,<br />

dove mantiene una sorta di influenza,<br />

e poi soprattutto con l’Occidente<br />

che si è scoperto dipendente dal gigante<br />

energetico russo. Ogni frizione con i paesi di<br />

transito ha infatti delle ricadute immediate<br />

sugli acquirenti finali, anche considerato che<br />

il gas che attraversa l’Ucraina è per l’80% destinato<br />

ai paesi europei. Una realtà che Mosca<br />

ha ben presente: «In politica estera – ha<br />

affermato Serguei Ivanov, ex ministro degli esteri russo - petrolio e<br />

gas contano quanto armi nucleari per la difesa degli interessi nazionali».<br />

L’Europa ha realizzato la propria condizione al primo braccio<br />

di ferro tra Mosca e l’Ucraina, quando si è resa conto si essere sprovvista<br />

di una politica comune sull’energia.<br />

Ma il presidente russo aveva pianificato nei più minimi dettagli<br />

la strategia da percorrere per ricreare l’“impero”, basato su fondamenta<br />

stabili, costruite passo dopo passo, dal giorno dell’arrivo<br />

al potere.<br />

Dopo gli oligarchi<br />

Un progetto geopolitico studiato con un’equipe di ex membri del<br />

KGB, stessa scuola di provenienza di Putin e tuttora al suo fianco. Dagli<br />

anni novanta il presidente russo si è ispirato ai metodi del sindaco<br />

di San Pietroburgo, Anatoli Sobtchak, per mettere in piedi una rete basata<br />

sul rafforzamento delle attività commerciali del paese. Il Cremlino<br />

ha voluto mettere fine allo strapotere degli oligarchi che erano<br />

emersi nell’era Eltsin e piazzare uomini fidati alla testa delle grandi imprese<br />

controllate dallo Stato. Putin, inoltre, ha assicurato allo stesso<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 59 |

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