Lavoro del futuro - Valori
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CONTRASTO<br />
| lavanderia |<br />
Angola<br />
L’erede di Dos Santos:<br />
gran gusto negli affari<br />
di Paolo Fusi<br />
NORMALMENTE, PER CERCARE DI SEQUESTRARE I BENI SOTTRATTI AL SUO PAESE da un dittatore, si aspetta che sia stato<br />
trucidato, deposto o che sia dato alla fuga. Non nel caso <strong>del</strong> presidente angolano José Eduardo Dos Santos<br />
(nella foto). I processi sull’Angolagate si sono conclusi in barzelletta. L’intermediario americano ha pagato<br />
per tutti. Il trafficante d’armi francese Pierre Falcone è divenuto eroe nazionale ed è oggi uno stimatissimo<br />
cittadino di una ridente località degli Stati Uniti. Il suo socio, il faccendiere russo Arkadi Gaydamak,<br />
ha comprato una squadra di calcio inglese al figlio Aleksander (il FC Portsmouth) e se l’è filata in Israele,<br />
dove ha comprato una squadra di calcio, una di basket ed fondato un partito di estrema destra che vuole<br />
presentare come candidato principale l’ex capo <strong>del</strong> Likud Benjamin Netanjahu. Me lo ricordo, questo<br />
ex primo ministro israeliano, nel settembre scorso, ad una conferenza di un Centro Studi ad Herzliya,<br />
finanziato da un galantuomo come Marc Rich, applaudire coloro che in sala dicevano: «Il problema<br />
non è se e perché buttare una bomba atomica su Teheran. Il problema è solo il quando». Come<br />
ha diversificato Dos Santos, tenendosi il più possibile lontano dai suoi compari troppo esposti? Dunque:<br />
dapprima ha creato una Fondazione benefica, con sedi a Luanda, ma anche in Canada, Portogallo, Spagna<br />
e Brasile, che raccoglie soldi da non si sa chi per non si sa quale scopo – oltre acquisire partecipazioni<br />
in società di intermediazione di diamanti. Già, i diamanti, di cui l’Angola è ricca, e che fino a pochi anni<br />
fa venivano raccolti in regime di monopolio dalla multinazionale con base<br />
olandese De Beers. Oggi costoro hanno un avversario temibile: il faccendiere<br />
russo Lev Leviev, amicone di Putin, che gli ha regalato Alrosa – il gruppo<br />
che controlla la produzione di preziosi <strong>del</strong>l’intero territorio <strong>del</strong>la ex Unione<br />
Sovietica. Leviev è vecchio socio di Gaydamak e vecchio amico <strong>del</strong>la<br />
bellissima figlia <strong>del</strong> presidente angolano, Isabel, che guida l’intero impero<br />
finanziario <strong>del</strong>la famiglia. È lui ora l’uomo forte <strong>del</strong> commercio ufficiale<br />
di diamanti, lasciando le briciole a De Beers. “Ufficiale” perché ogni Stato africano ha anche un mercato<br />
parallelo di contrabbando, sorretto da licenze governative. A chi hanno pensato di dare una licenza i Dos<br />
Santos e Leviev? Ma ad una altro galantuomo, perbacco, ovvero tale Vito Roberto Palazzolo, padrino<br />
<strong>del</strong>la mafia siciliana, già condannatto alla fine degli anni ’80 per il suo ruolo nella Pizza Connection<br />
ed ora pezzo grosso in Sudafrica. Isabel ha venduto la banca di famiglia, fin troppo chiacchierata, il Banco<br />
Internacional de Credito, e l’ha fatto risucchiare dal banco Espirito Santo – una <strong>del</strong>le quattro più grandi<br />
banche <strong>del</strong> Portogallo. Le è andata male. Una magistrata di Lisbona, frugando fra le carte di un<br />
avvocaticchio che faceva le truffette all’Unione Europea in nome e per conto di quelle quattro grandi<br />
banche, ha scoperto come la famiglia Dos Santos abbia nascosto il proprio patrimonio (soprattutto<br />
commerciale e finanziario) attraverso un paio di offshore a Gibilterra e tre holding: una a Montevideo<br />
(Uruguay), una a Funchal (isola di Madeira) e l’altra a Grand Turk (Turks & Caicos). Non so se si può dirlo<br />
senza essere insultati, ma si vede la mano di una donna. Sono posti bellissimi e tuttora esotici. Gli uffici<br />
<strong>del</strong>le società sono dei piccoli gioielli di buon gusto – <strong>del</strong> resto il marito di Isabel di mestiere fa il miliardario,<br />
il mecenate nel mondo <strong>del</strong>la pittura moderna e contemporanea, ed a tempo perso il consulente di una<br />
società inglese che gestisce gli appalti per i grandi contratti di costruzione nell’Africa meridionale. La mafia<br />
di casa nostra ha ancora tanto da imparare. Lo stile, ragazzi, lo si ha nel sangue, o non lo si ha affatto. .<br />
Incurante <strong>del</strong>le inchieste<br />
la famiglia <strong>del</strong> dittatore<br />
continua a trafficare<br />
in diamanti e annessi<br />
senza alcuna<br />
preoccupazione<br />
| ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 | valori | 31 |