Lavoro del futuro - Valori
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| internazionale | Honduras |<br />
A piccoli passi<br />
per trovare<br />
una via d’uscita<br />
CLAUDIA ARGON HA 28 ANNI, abita con il marito e due figli,<br />
di 3 e 8 anni, in una casa malandata nei sobborghi di<br />
Santa Rosa de Copan, in Honduras. Per vivere prepara<br />
“totoposte”, crostini grandi come<br />
di Elisabetta Tramonto mandarini, tipici <strong>del</strong>la zona. Passa<br />
ore a impastarli la sera e ore il giorno<br />
dopo a infornarli, rigirarli nel forno a legna e sfornarli, per poi venderli<br />
ad altre piccole imprenditrici, come Olivia, che, a sua volta, li rivende<br />
al mercato <strong>del</strong> paese. Claudia guadagna 5.000 lempiras al mese, circa<br />
220 euro, che, insieme agli altri 220 che porta a casa il marito, devono<br />
bastare per tutte le spese. «Riusciamo a pagare il mutuo per la casa<br />
(130 euro al mese), luce e gas (30 euro), libri e quaderni per i bimbi,<br />
quando servono le medicine e naturalmente il cibo» racconta Claudia.<br />
Una voce, gli alimenti, che incide pochissimo sul portafogli. Il pasto tipico<br />
in Honduras è composto da una monotona ripetizione degli stessi<br />
economici ingredienti: fagioli, riso e tortillas (piccole piadine insipide<br />
di farina di granturco) e, come elemento a sorpresa, il piatto forte:<br />
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uova strapazzate o formaggio? Altro, la maggioranza <strong>del</strong>la popolazione,<br />
non può proprio permetterselo. Di carne, neanche a parlarne.<br />
«Qualche volta, quando gli affari vanno bene, riusciamo a mangiarla<br />
il sabato», spiega Claudia. Ma manca ancora una voce importante nel<br />
suo budget mensile: le 1.200 lempiras (52 euro) <strong>del</strong>la rata <strong>del</strong> prestito.<br />
Poco denaro, molta fiducia<br />
Certo, per comprare la legna e gli ingredienti per i totoposte, Claudia<br />
ha dovuto chiedere un prestito, piccolissimo, ma senza il quale non sarebbe<br />
riuscita a portare avanti la sua attività: 10.000 lempiras (430 euro),<br />
da restituire in 10 mesi, con un tasso di interesse <strong>del</strong> 3% mensile<br />
(vedi BOX ). A concederglielo una cooperativa di risparmio e credito made<br />
in Honduras, Comixmul, dedicata esclusivamente a sostenere attività<br />
imprenditoriali di donne, soprattutto senza marito. Le casse di Comixmul<br />
sono alimentate dai prestiti erogati da organizzazioni di microfinanza<br />
dei “Paesi ricchi”, come l’italiana Etimos, l’olandese Oikocredit<br />
o la francese Sidi, a tassi di interesse che al momento si aggirano,<br />
A sinistra, il mercato a Santa<br />
Rosa di Copan. Sopra, José Aiala<br />
assaggiatore di caffé <strong>del</strong>la Central<br />
de Cooperativas Cafetaleras<br />
de Honduras che valuta la qualità<br />
dei chicchi per l’esportazione.<br />
A destra, Caludia Isabela<br />
Argon, davanti al suo forno,<br />
cuoce i “totoposte”.<br />
Honduras, 2007<br />
OLTRE LE APPARENZE<br />
MICROCREDITO e tassi di interesse: una questione <strong>del</strong>icata, oggetto<br />
di critica dai detrattori <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo. Il 3% mensile, applicato in molti<br />
Paesi poveri, corrisponde a oltre il 30% annuo. Altissimo, verrebbe<br />
da pensare. Ma bisogna conoscere i retroscena. Microcredito<br />
significa piccoli prestiti a molti clienti, che non potrebbero accedere<br />
a un credito in banca. Clienti da seguire passo passo. Il personale<br />
<strong>del</strong>le associazioni di microcredito fa loro visita quasi ogni giorno,<br />
con costi di gestione altissimi e ricavi, con prestiti così piccoli,<br />
bassissimi. Riducendo i tassi le organizzazioni non sopravviverebbero.<br />
Lo stesso vale per le istituzioni europee di microfinanza: costi<br />
gestionali altissimi e un ricavo molto basso su ogni credito, oltre<br />
agli interessi da pagare agli investitori. Una sfida per queste<br />
organizzazioni: sopravvivere senza gravare troppo sulle associazioni<br />
di microcredito e sui clienti.<br />
Tasche vuote, fagioli nel piatto, caffè tutt’intorno e i coyotes alle calcagna. Un viaggio nel cuore <strong>del</strong> paese centramericano dove con pochi euro si possono fare grandi cose. Ma un prestito da solo non basta.<br />
ELISABETTA TRAMONTO<br />
prendendo come esempio Etimos, attorno all’8,50% annuo in euro, al<br />
9-9,75% in dollari (vedi BOX ). A loro volta queste organizzazioni raccolgono<br />
fondi dai risparmiatori dei loro Paesi, che alla scadenza ricevono<br />
un interesse. Le istituzioni di microfinanza italiane o europee<br />
quindi non si rivolgono direttamente ai piccoli imprenditori sudamericani,<br />
che sono invece seguiti da organizzazioni locali. Le banche, invece,<br />
non ci pensano minimamente a concedere un credito, neanche<br />
per somme così piccole, a chi non mostri solide garanzie, una casa ad<br />
esempio. Peccato che la maggior parte di queste famiglie non possano<br />
neanche “garantire” un pasto ai propri figli, figuriamoci le garanzie<br />
chieste da un istituto di credito. Parliamo di Stati con tassi di disoccupazione<br />
al 30-40%, una povertà dilagante e una concentrazione <strong>del</strong>la<br />
ricchezza nelle mani di pochi. Paesi come l’Honduras dove il 64% <strong>del</strong>la<br />
popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, in Guatemala siamo<br />
al 56%, in Perù al 54% (dati <strong>del</strong> Fondo Monetario Internazionale).<br />
Oppure la Bolivia dove il salario minimo è di 60 dollari al mese (50 euro),<br />
percepito, si stima, dal 40% dei lavoratori <strong>del</strong> Paese. In contesti <strong>del</strong><br />
ELISABETTA TRAMONTO<br />
LA CRESCITA DEL MICROCREDITO NEL MONDO<br />
| internazionale |<br />
ANNO ISTITUZIONI NUMERO POVERI CHE HANNO BENEFICIATO<br />
DI MICROCREDITO DI CLIENTI DI UN MICROCREDITO<br />
1997 618 13.478.797 7.600.000<br />
1998 925 20.938.899 12.221.918<br />
1999 1.065 23.555.689 13.779.872<br />
2000 1.567 30.681.107 19.327.451<br />
2001 2.186 54.932.235 26.878.332<br />
2002 2.572 67.606.080 41.594.778<br />
2003 2.931 80.868.343 54.785.433<br />
2004 3.164 92.270.289 66.614.871<br />
2005 3.133 113.261.390 81.949.036<br />
genere 50, 100, 400 euro possono cambiare la vita di una famiglia, permettono<br />
di inventarsi un lavoro, di creare da soli la propria fonte di<br />
reddito, di avviare una micro-impresa. Questo è il microcredito, quell’idea<br />
semplice ma geniale che Mohammed Yunus mise in pratica per<br />
la prima volta 30 anni fa in Bangladesh e che l’anno scorso gli ha fatto<br />
meritare il Nobel per la pace. Prestare piccole somme al maggior numero<br />
di persone possibile. Il Microcredit Summit stima che siano più<br />
di 100 milioni i beneficiari di un microcredito in tutto il mondo, di cui<br />
80 milioni tra le fasce più povere <strong>del</strong>la popolazione (vedi TABELLA ).<br />
I prestiti in Centro-Sud America si aggirano tra 150 e 400 euro,<br />
ma possono arrivare anche a 2.000, se il cliente si dimostra affidabile<br />
e gli affari vanno bene. Possono essere individuali o collettivi, cioè<br />
concessi a un gruppo di persone, il “gruppo solidale”, dove ciascuno<br />
dovrà restituire la sua parte di debito e di interessi e, contemporaneamente,<br />
fare da garante per tutti gli altri. È una formula molto diffusa,<br />
una garanzia più morale che materiale, che però fa sì che il tasso<br />
di ritorno dei crediti sia altissimo. Juan Carlos, ad esempio, fa par-<br />
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FONTE: MICROCREDIT SUMMIT CAMPAIGN REPORT 2006