Lavoro del futuro - Valori
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| economiasolidale |<br />
| 50 | valori | ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 |<br />
La bio t-shirt di Carpi<br />
Grazie al sostegno <strong>del</strong> Tavolo Nazionale <strong>del</strong> Cotone Biologico<br />
ed Equo e Solidale, a Carpi è stato realizzato il primo<br />
prodotto simbolo: una bio t-shirt fabbricata con cotone<br />
biologico prodotto in India e in Tanzania (in vendita<br />
nelle botteghe <strong>del</strong> mondo). Carpi è uno dei distretti<br />
tessili più importanti d’Italia (con imprese che lavorano<br />
conto terzi per colossi mondiali), che ha risentito <strong>del</strong><br />
calo drammatico <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> cotone. Ed è proprio da<br />
qui che riparte il biotessile, con il lavoro <strong>del</strong> Consorzio<br />
Vis (Vivere in salute), sostenuto dall’amministrazione<br />
EANS A 25,90 EURO, CAMICIE A 19,90 EURO, magliette a 14 euro.<br />
Vestire equo e solidale non è solo giusto ma pure con-<br />
Jdi<br />
veniente! Il settore <strong>del</strong> tessile è uno dei campi più promet-<br />
I. B. tenti per lo sviluppo <strong>del</strong> consumo critico. Lo dimostrano<br />
le iniziative intraprese da CTM Altromercato e da Coop. Il<br />
consorzio <strong>del</strong> commercio equo di Verona, il più grande in Italia, il<br />
secondo a livello mondiale, ha creato in Argentina la prima filiera<br />
tessile equa e solidale, dalla produzione <strong>del</strong> cotone al confezionamento.<br />
Mentre la Cooperativa dei Consumatori ha realizzato e distribuisce<br />
la prima linea di capi di abbigliamento prodotti nel rispetto<br />
<strong>del</strong>l’ambiente e dei lavoratori. Ma come fanno i prezzi di queste<br />
magliette, felpe, camicie e jeans ad essere così concorrenziali ri-<br />
spetto ai capi d’abbigliamento <strong>del</strong> circuito<br />
tradizionale? Certo, acquistando<br />
questi vestiti non si paga la griffe, il salato<br />
costo <strong>del</strong> brand viene eliminato.<br />
Ma il punto non è solo questo. Andiamo<br />
a scoprire cosa succede nel mondo<br />
<strong>del</strong> tessile. Più di 300 milioni di persone<br />
nel mondo, per lo più in paesi in via<br />
di sviluppo, lavorano in questo campo. Il<br />
2,5% <strong>del</strong>la superficie agricola mondiale è<br />
occupato dalla produzione <strong>del</strong> cotone,<br />
per lo più in monocultura, che determina<br />
un forte impoverimento <strong>del</strong> terreno,<br />
la riduzione <strong>del</strong>la biodiversità. Circa il<br />
50% <strong>del</strong>l’acqua utilizzata in agricoltura<br />
serve per l’irrigazione dei campi di cotone,<br />
dove viene sparso circa il 25% dei pesticidi<br />
usato nel mondo. I pesticidi e i fertilizzanti<br />
intaccano l’ecosistema, entrano<br />
nella catena alimentare, inquinano le falde<br />
freatiche e provocano gravi danni alla<br />
salute dei coltivatori. Negli ultimi tempi<br />
la produzione <strong>del</strong> cotone ha assunto un<br />
risvolto sociale drammatico per via <strong>del</strong>lo<br />
comunale. Secondo Federico Poletti, amministratore di<br />
Tessitura Florida e vicepresidente <strong>del</strong> Consorzio Vis, tra<br />
gli obiettivi vi è anche quello di “arrivare ad ottenere l’etichettatura<br />
di non allergenicità per riuscire a mettere in<br />
commercio un prodotto bio finito. Per questo continuiamo<br />
ad investire nella ricerca. Questa ulteriore certificazione<br />
crediamo sia il modo per mantenere il “made<br />
in Carpi”, ma anche per poter presentarci al cliente con<br />
un’assicurazione in più. Tanti sono interessati a questo<br />
tipo di prodotto, in particolare tra le aziende che commercializzano<br />
abbigliamento per bambino”.<br />
Vestire equo e solidale<br />
è bello e conveniente<br />
La Ctm ha creato in Argentina la prima filiera tessile basata sul cotone “pulito”. Senza la griffe il prezzo è ragionevole.<br />
PIERLUIGI TRAVERSA, DI CTM ALTROMERCATO<br />
IL TESSILE È LA NUOVA FRONTIERA DEL MERCATO ETICO.<br />
Come ci si muove in questo settore? “Il nostro progetto di una intera<br />
filiera tessile equa e solidale è unico al mondo. Quando due anni<br />
fa abbiamo iniziato a lavorarci erano veramente pochi gli attori<br />
che si stavano lanciando in questo settore. Ora sono molti di più,<br />
sia nel profit che nel no-profit. È una campo in grande espansione”.<br />
I prezzi dei prodotti <strong>del</strong> mercato equo e solidale sono<br />
ormai concorrenziali rispetto a quelli <strong>del</strong> circuito tradizionale?<br />
“Direi proprio di sì, da qualche anno sono sovrapponibili.<br />
Con l’introduzione <strong>del</strong>l’euro sono aumentati i prezzi <strong>del</strong> circuito<br />
tradizionale mentre i nostri sono rimasti uguali: in questo modo<br />
abbiamo recuperato un po’ lo svantaggio che avevamo<br />
inizialmente. Inoltre, man mano che sono aumentate le vendite<br />
dei prodotti solidali, i loro prezzi sono leggermente diminuiti.<br />
Quindi possiamo dire che ora sono concorrenziali”.<br />
Quali sono i settori che vanno meglio nelle vendite<br />
di Altromercato? “L’anno scorso è cresciuto molto l’artigianato:<br />
è aumentato <strong>del</strong> 20%, molto più <strong>del</strong>l’alimentare, ed è un settore<br />
che rende più solido tutto il nostro consorzio. Pensiamo che<br />
questo successo sia dovuto al nostro particolare modo do lavorare:<br />
Altromercato non si limita a importare gli oggetti d’arredamento<br />
prodotti dagli artigiani <strong>del</strong> sud <strong>del</strong> mondo, come fanno altre<br />
organizzazioni <strong>del</strong> mercato critico. Noi chiediamo agli artigiani<br />
di rielaborare i loro prodotti seguendo i gusti e le mode<br />
<strong>del</strong> mercato occidentale ma nel rispetto <strong>del</strong>le loro tradizioni<br />
e <strong>del</strong>la loro creatività. Un altro settore che è in forte espansione<br />
è quello <strong>del</strong>la cosmesi, la nostra linea Natyr è cresciuta <strong>del</strong> 30%”.<br />
sfruttamento e <strong>del</strong>l’impoverimento dei contadini: sono ormai noti i<br />
casi ripetuti di suicidi da parte di lavoratori dei paesi poveri che si trovano<br />
presi in una spirale di indebitamento legata all’aumento costante<br />
dei costi di produzione (derivante dall’uso sempre più massiccio<br />
di fertilizzanti e pesticidi) e alla riduzione costante <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong>la<br />
materia prima sul mercato, quindi dei loro ricavi. Infatti il prezzo<br />
internazionale <strong>del</strong> cotone è stato in costante calo dal 1953 ad oggi. Il<br />
fenomeno, che nel periodo 1960-1984 si assestava su una media <strong>del</strong><br />
–0,2% annuo, dopo quella data ha subito una forte accelerazione diminuendo<br />
<strong>del</strong>lo 0,9% all’anno, con un picco negativo nel 2002. Il<br />
prezzo <strong>del</strong> cotone è crollato per via <strong>del</strong>la sovrapproduzione causata<br />
dalle sovvenzioni agricole degli Stati Uniti d’America: la materia pri-<br />
ma viene pagata dalle multinazionali<br />
meno <strong>del</strong> costo reale di produzione e<br />
questo genera grossi problemi impedendo<br />
ai coltivatori di coprire i costi di manodopera,<br />
di estinguere i debiti contratti<br />
per iniziare la produzione e di mantenere<br />
la propria famiglia.<br />
La prima iniziativa <strong>del</strong>le organizzazioni<br />
che agiscono secondo i principi<br />
<strong>del</strong> commercio etico e solidale per cercare<br />
di modificare l’andamento <strong>del</strong>la filiera<br />
riguarda proprio la rivalutazione<br />
<strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> cotone, che viene acquistato<br />
ad una cifra maggiorata <strong>del</strong> 25-35<br />
% in più rispetto al costo <strong>del</strong> mercato. In<br />
Argentina nella prima filiera tessile equa<br />
e solidale di CTM Altromercato sono<br />
stati coinvolti contadini e operai <strong>del</strong>le<br />
fabbriche: dalla coltivazione al confezionamento,<br />
la tracciabilità di tutto il<br />
ciclo produttivo rappresenta un elemento<br />
distintivo e rivoluzionario rispetto<br />
al mo<strong>del</strong>lo tradizionale. Il cotone<br />
viene coltivato con metodi naturali da-<br />
Paolo Foglia conclude preannunciando l’organizzazione<br />
di “una conferenza internazionale sul tessile nel giugno<br />
2008 che si svolgerà tra Modena e Carpi, in tre parti: relatori<br />
internazionali, dibattito pubblico tra gli stilisti e i designer<br />
(moda - etica - responsabilità, in un salotto pubblico<br />
con Wolfgang Sachs, Vandana Shiva, Susan George da<br />
una parte e Armani e altri stilisti dall’altra) e un concorso<br />
internazionale rivolto alle principali scuole di moda e design<br />
(Accademia italiana moda e costume, Saint Martin di<br />
Londra, Royal Academy di Anversa, Polimoda, e altre) portando<br />
un contenuto informativo e formativo”. .<br />
Un campo di cotone in fiore.<br />
Sullo sfondo, un momento <strong>del</strong>la<br />
“Vuelta”, la gara ciclistica<br />
più importante d’America.<br />
Il cotone biologico sta vivendo un<br />
periodo di crescita straordinaria.<br />
Colombia, 2005<br />
gli indigeni Toba di Pampa <strong>del</strong> Indio, nella regione <strong>del</strong> Chaco. Alle<br />
porte <strong>del</strong>la Patagonia, nella cittadina di Pigué vengono tessute le<br />
magliette dalla Textiles Pigué Ltda, una fabbrica abbandonata con<br />
la crisi economica <strong>del</strong> 2001 e recuperata dai lavoratori, che si autogestiscono<br />
in una cooperativa. Mentre il confezionamento <strong>del</strong>le<br />
magliette viene realizzato a la Matanza, un quartiere periferico di<br />
Buenos Aires, dove, sempre dopo il 2001, è nata un’esperienza comunitaria<br />
di lavoro: un laboratorio di taglio e cucito, che confeziona<br />
magliette realizzate con il cotone <strong>del</strong>la filiera di Altromercato,<br />
alcune a firma CTM, altre a firma Coop per la sua linea equa e solidale.<br />
Mentre le camicie Solidal Coop, di taglio classico, vengono<br />
| economiasolidale |<br />
prodotte in una fabbrica <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong> Kerala (India meridionale),<br />
creata nel 2004 dalle suore francescane di S. Elisabetta di Firenze,<br />
dove lavorano più di 120 donne, che artigianalmente realizzano il<br />
capo dal taglio <strong>del</strong> tessuto fino alla confezione. Una parte degli utili<br />
serve per risolvere uno dei problemi sociali più drammatici di<br />
questo paese: la creazione <strong>del</strong> fondo per la dote necessario ad ogni<br />
giovane indiana per potersi sposare (0,50 euro per ogni camicia è la<br />
cifra destinata al fondo dote <strong>del</strong>le lavoratrici), un’altra quota viene<br />
usata per garantire il salario sicuro con superamento <strong>del</strong> pagamento<br />
a cottimo, nessuno sfruttamento <strong>del</strong> lavoro minorile, assistenza<br />
sanitaria e maternità. .<br />
FABIO CUTTICA / CONTRASTO