Lavoro del futuro - Valori
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| finanzaetica | banca prossima |<br />
Intesa<br />
San Paolo,<br />
dopo<br />
la fusione<br />
la banca<br />
non profit<br />
Un nuovo istituto, dedicato al non profit: il piano industriale<br />
<strong>del</strong> nuovo gruppo Intesa San Paolo prevede la costituzione<br />
di una vera e propria banca, con una rete commerciale<br />
dedicata, sportelli distinti e un’identità propria rivolta<br />
a 40000 già clienti. Il non profit vale 48 miliardi<br />
di euro con oltre 250000 organizzazioni che operano<br />
su tutto il territorio nazionale.<br />
SARÀ UNA NUOVA BANCA, CON UNA RETE COMMERCIALE dedicata,<br />
propri sportelli (si parla di 14 punti operativi),<br />
che opererà nel settore non profit. Poche righe nel<br />
piano industriale 2007-2009 <strong>del</strong><br />
di Jason Nardi<br />
nuovo colosso bancario italiano<br />
risultato dalla fusione di Banca<br />
Intesa e San Paolo Imi, presentato il 14 aprile dall’amministratore<br />
<strong>del</strong>egato Corrado Passera. E grande riservatezza; ma già appare<br />
chiaro che entro la fine <strong>del</strong>l’anno dovrebbe venire alla luce “la prima<br />
tra le grandi banche nel settore <strong>del</strong>la finanza etica”, una banca<br />
specializzata “capace di offrire agli operatori il meglio degli<br />
strumenti e dei prodotti esistenti sul mercato” e che “convertirà<br />
gli utili <strong>del</strong>la sua attività in disponibilità di credito a favore <strong>del</strong><br />
settore”, un fondo di garanzia per lo sviluppo <strong>del</strong> non profit, de-<br />
| 34 | valori | ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 |<br />
finito dallo stesso piano d’impresa “quarto settore” [sic].<br />
Il nuovo istituto di credito per il non profit si chiamerà probabilmente<br />
Banca Prossima - la procedura per la sua apertura è già stata<br />
presentata a Banca d’Italia ed è in attesa di approvazione. Secondo<br />
indiscrezioni raccolte, Banca Prossima potrà fare affidamento<br />
oltre che su propri sportelli, alla più estesa rete di filiali presente in<br />
Italia: oltre 5700, per una quota di mercato italiano di quasi il 18%.<br />
Il settore <strong>del</strong> non profit italiano ha un giro di affari stimato intorno<br />
ai 48 miliardi di euro, con oltre 250.000 organizzazioni. Intesa<br />
Sanpaolo ha già 40.000 clienti – è di fatto leader <strong>del</strong> settore - ma<br />
intende conquistarne nuovi e per questo già alla fine <strong>del</strong> 2006 aveva<br />
stipulato convenzioni con la Compagnia <strong>del</strong>le Opere e la Federazione<br />
<strong>del</strong>l’Impresa Sociale, studiate appositamente per soddisfare le loro<br />
specifiche esigenze finanziarie. Quali siano le proposte studiate per il<br />
| fi-<br />
La sede di Banca Intesa.<br />
L’entrata <strong>del</strong> caveau<br />
che custodisce le cassette di sicurezza<br />
Milano, 2002<br />
resto <strong>del</strong> terzo settore è tuttavia ancora da scoprire. Nel piano industriale<br />
di Intesa Sanpaolo si accenna anche alla responsabilità sociale<br />
d’impresa, facendo riferimento “all’attenzione all’ambiente, al<br />
risparmio energetico, alla tutela e valorizzazione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong><br />
patrimonio artistico e culturale, con una serie di iniziative a sostegno<br />
degli investimenti ecologici, fondi speciali, supporto alla<br />
creazione di imprese specializzate”. La “finanza etica” e “il supporto<br />
alla comunità” sono indicati tra i valori a cui viene dedicata<br />
una rinnovata attenzione.<br />
Peccato che Banca Intesa negli ultimi due anni si era impegnata<br />
a “dare l’addio alle armi” e non partecipare più a finanziare<br />
“operazioni finanziarie che riguardano l’esportazione, l’importazione<br />
e transito di armi e di sistemi di arma”. Nel 2006,<br />
dall’ultima relazione parlamentare sull’export di armi, però ri-<br />
ROBERTO CACCURI / CONTRASTO<br />
LA BANCA NON PROFIT DI INTESA<br />
SAN PAOLO: UNA BUONA NOTIZIA?<br />
ERA NELL’ARIA DA TEMPO E NELL’ACCENNARVI l’amministratore<br />
<strong>del</strong>egato Passera ne ha parlato inserendola nel contesto <strong>del</strong>la finanza<br />
etica. Certo ne è passata di strada da quando l’associazione verso<br />
la Banca Etica, nata nel 1994, avviava il percorso per l’ideazione<br />
<strong>del</strong>la prima banca fondata dalle organizzazioni non profit in Italia,<br />
facendo nascere nel 1999 Banca Popolare Etica. In quegli anni è stato<br />
definito con un bel lavoro collettivo il manifesto <strong>del</strong>la finanza etica.<br />
Sembrava una scommessa impossibile ed invece non solo<br />
ha funzionato, ma oggi i grandi gruppi bancari si confrontano anche<br />
sul terreno <strong>del</strong>la responsabilità sociale ed ambientale usando perfino<br />
(senza però riconoscerne l’originale percorso) le idee e gli orizzonti<br />
di quella finanza etica nata dal mondo <strong>del</strong>l’impegno civile riconosciuta<br />
dalla Commissione Europea come una <strong>del</strong>le pratiche finanziarie<br />
più innovative degli ultimi 20 anni. È quindi una notizia positiva,<br />
la dimostrazione che le idee buone sono destinate a produrre contagio:<br />
l’ideale ultimo infatti che sostiene i “volontari” <strong>del</strong>la finanza etica<br />
in Europa è quello di cambiare il sistema, non di fare un unica<br />
grande banca alternativa. Attendiamo di capire in che modo<br />
la nuova banca opererà e come saprà rispondere anche ai requisiti<br />
fondamentali nella finanza etica <strong>del</strong>la trasparenza, <strong>del</strong>la<br />
partecipazione, <strong>del</strong>la coerenza e soprattutto alla fondamentale<br />
domanda di cambiamento <strong>del</strong> sistema economico verso la sostenibilità<br />
ambientale e sociale che la finanza etica porta con sé. Ma l’arrivo<br />
di nuovi grandi attori pone alcune domande fondamentali al mondo<br />
<strong>del</strong>la finanza etica. Saprà evitare di rientrare nella nicchia di una finanza<br />
per pochi risparmiatori consapevoli o sarà sempre capace di porre<br />
domande di senso all’intero sistema finanziario ed ai risparmiatori?<br />
E come saprà rispondere alla potenza mediatica dei nuovi attori per<br />
non creare confusione tra i risparmiatori e il mondo <strong>del</strong> non-profit?<br />
Non sono sfide da poco e forse sono sfide che faranno bene a tutta<br />
la finanza etica e alla consapevolezza collettiva <strong>del</strong> ruolo determinante<br />
che hanno le istituzioni finanziarie per realizzare un <strong>futuro</strong> equo.<br />
Ugo Biggeri<br />
Fondazione culturale responsabilità etica<br />
sulta che abbia ripreso le operazioni in quel settore con operazioni<br />
per 46 milioni di euro, mentre la San Paolo Imi nel 2006 si<br />
attesta per il secondo anno consecutivo come la prima “banca<br />
armata” italiana (oltre 446 milioni di euro), triplicando il volume<br />
d’affari. Tutto questo nonostante la policy <strong>del</strong>la banca vieterebbe<br />
l’appoggio a transazioni verso Paesi extra Ue-Nato: l’istituto<br />
di credito torinese convoglia a sé quasi il 30% (29,9%) di<br />
tutte le operazioni di incassi e pagamenti relative all’export di armi.<br />
Con la fusione dei due istituti, la tendenza non sembra quella<br />
<strong>del</strong> disarmo. Come si concilia con la nuova iniziativa di Banca<br />
per la finanza etica e in generale con la policy restrittiva di<br />
responsabilità sociale?<br />
In attesa <strong>del</strong>la presentazione ufficiale di Banca Prossima, questa<br />
come altre domande rimangono per ora senza risposta. .<br />
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