Lavoro del futuro - Valori
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| economiasolidale | Tessere il <strong>futuro</strong> |<br />
Vestire critico<br />
La nuova via<br />
di sviluppo<br />
per il mercato etico<br />
Nuovi tessuti, nuove fibre biologiche prive di ogm risvegliano l’interesse <strong>del</strong> mercato. Il tessile-bio è ancora una nicchia<br />
ma le aziende italiane che puntano alla qualità <strong>del</strong>le confezioni iniziano a prenderlo in seria considerazione. Due concetti come<br />
biologico e fashion formano oggi la nuova tendenza anche nella moda. Il saper fare italiano lancia una nuova sfida ai consumatori.<br />
L<br />
di Jason Nardi<br />
Bio-cotone,<br />
canapa, kenaf.<br />
I nuovi tessuti<br />
biologici entrano<br />
nell’industria<br />
| 48 | valori | ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 |<br />
E NUOVE FILIERE DEL TESSILE ECO-COMPATIBILE e biologico in Italia<br />
stanno vivendo un momento di crescita e affermazione<br />
straordinari nell’ultimo anno: bio-cotone, canapa, kenaf,<br />
e altre fibre minori sono passate da una lavorazione<br />
artigianale a un ciclo di produzione e trasformazione industriale<br />
di tessuti di alta qualità, tanto che il settore <strong>del</strong>la<br />
moda sembra essersi finalmente accorto <strong>del</strong>le potenzialità<br />
dei nuovi tessuti, e stanno nascendo linee moda tutte bio.<br />
La crescita è enorme: fino a due anni fa, il tessile biologico<br />
in Italia era quasi inesistente. Nel giro di poco tempo,<br />
da tre piccole imprese siamo passati a 20 grandi, con<br />
una dimensione economica che secondo le ultime stime<br />
di ICEA (Istituto per la certificazione eti-<br />
ca ambientale), supera i 3 milioni di euro.<br />
Il volume di affari <strong>del</strong> tessile bio rappresenta<br />
appena un centesimo rispetto<br />
ai 370 milioni di euro realizzati nel 2006<br />
in Europa, ma sta uscendo dalla nicchia.<br />
Oltre ad impiegare fibre naturali, prive di<br />
Ogm, coltivate e lavorate senza l’utilizzo di sostanze chimiche<br />
di sintesi o inquinanti, il prodotto tessile biologico<br />
su standard AIAB certificato da ICEA (che controlla praticamente<br />
tutte le filiere in Italia) rispetta i diritti dei lavoratori<br />
e si affida a tecniche di ridotto impatto ambientale in<br />
ogni fase <strong>del</strong> processo produttivo, per minimizzare l’inquinamento<br />
e i rifiuti.<br />
“Per il bio-cotone,” afferma Paolo Foglia, responsabile<br />
ricerca e sviluppo di ICEA, “nell’ultimo anno e mezzo l’interesse<br />
è cresciuto molto e sta trainando la moda, aumentando<br />
esponenzialmente la domanda e stimolando una<br />
serie di produzioni industriali. Ieri, facevano fatica a lavo-<br />
rare un quintale di cotone. Oggi, chi fa il denim ne lavora<br />
trenta tonnellate per ogni ciclo produttivo. Da imprese<br />
molto piccole che non si occupavano <strong>del</strong>l’intera filiera<br />
produttiva ma dovevano esternalizzare a imprese tessili<br />
tradizionali le lavorazioni specifiche, oggi sono entrati nel<br />
settore quei soggetti industriali che stanno effettivamente<br />
organizzando una filiera completa, mettendo a disposizione<br />
la loro capacità tecnica e cambiando i loro prodotti<br />
che immettono sul mercato”.<br />
Nella filiera <strong>del</strong> tessile bio stanno anche entrando <strong>del</strong>le<br />
filature, imprese capaci di mettere sul mercato dei filati<br />
con la qualità italiana, con cotone che va dal mohair all’altafibra,<br />
e che hanno caratteristiche interessanti per<br />
quell’industria italiana che vende produzione di qualità e<br />
fa moda. Entrano anche <strong>del</strong>le tintorie che assorbono una<br />
produzione di qualità per finissaggi che all’estero non<br />
sembrano capaci di fare. “L’impresa italiana,” sottolinea<br />
Foglia, “non può fare le t-shirt o le polo bio, perché su quel<br />
livello di mercato non può competere con l’India o la Cina.<br />
Lavora invece sulla specializzazione, l’alta qualità dei<br />
tessuti e la produzione per la moda.<br />
Ad Arconate, nel milanese, c’è la ItalDenim (www.italdenim.com),<br />
che realizza il primo tessuto denim per jeans<br />
italiano in cotone da agricoltura biologica (certificato<br />
ICEA) e integra verticalmente tutte le fasi <strong>del</strong> processo produttivo:<br />
dalla balla di cotone tira fuori il tessuto pronto da<br />
confezionare, semplificando molto la produzione.<br />
Bio di tendenza<br />
Ma la scommessa per l’industria italiana sembra essere<br />
l’approdo <strong>del</strong> tessile bio nel mondo <strong>del</strong>la moda. “Abbiamo<br />
LA FELPA DELLA SOSTENIBILITA’<br />
TOTALE<br />
DIRETTAMENTE DALLA RICHIESTA DEI CONSUMATORI FINALI <strong>del</strong>la Rete<br />
Nazionale dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) con il contributo <strong>del</strong>l’agenzia [fair]<br />
(http://www.faircoop.it/equofelpe/). Confezionata in India dalla Rajlakshmi Cotton Mills<br />
e distribuita dalla cooperativa sociale LiberoMondo alle Botteghe <strong>del</strong> Comgioni certificate<br />
biologiche da un marchio internazionale come Skal (www.skal.com), organizzazione<br />
olandese di certificazione accreditata da IFOAM, con standard estremamente elevati.<br />
La costruzione <strong>del</strong>la felpa è stata lunga e articolata perché non si è voluto fare<br />
un prodotto qualunque, ma un prodotto co-progettato e partecipato insieme<br />
ai produttori di cotone indiani, associati nel Mahima Organic Project e nel Chetna<br />
Organic Cotton Project. La felpa che ne risulta, pur non essendo confezionata in Italia,<br />
ha comunque una parte <strong>del</strong>la filiera (quella iniziale <strong>del</strong>la progettazione e quella finale<br />
<strong>del</strong>la distribuzione) che è italiana – oltre alle caratteristica di essere ecologica<br />
(grazie all’impiego di cotone biologico), equa (grazie al giusto prezzo pagato<br />
ai produttori di cotone), etica (grazie all’impegno <strong>del</strong>l’impresa di confezionamento<br />
che rispetta i diritti dei lavoratori).<br />
La Mahima Organics, vicino a Indore, garantisce formazione, coordinamento attività<br />
e vendita dei semi di cotone pagati con un premio superiore <strong>del</strong> 15-20% ai prezzi<br />
<strong>del</strong> mercato convenzionale a 1020 famiglie di coltivatori biodinamici, su 2400 ettari.<br />
È orientato alla nonviolenza e al rispetto per la vita. Il Chetna Organic Cotton Project,<br />
in Andhra Pradesh, lanciato nel 2003 dalla organizzazione olandese Solidaridad,<br />
coinvolge 19 villaggi di agricoltori per un totale di 405 coltivatori su 600 ettari,<br />
che, attraverso metodi partecipativi e competenze tecniche avanzate, vengono formati<br />
per la riconversione dei campi di cotone convenzionale in organico.<br />
Un’ultima curiosità: la campagna di sensibilizzazione su tessile e diritti è recentemente<br />
sbarcata sul mondo virtuale di Second Life (www.secondlife.com) con una piccola<br />
mostra fotografica sul mercato internazionale <strong>del</strong> cotone e sulla tutela dei diritti<br />
<strong>del</strong> lavoro, allestita nell sul mondo reale e sulle sue contraddizioni all’interno di un mondo<br />
totalmente virtuale.<br />
certificato anche un’impresa di questo tipo, l’Atelier Stimamiglio<br />
di Vicenza, con una linea dedicata chiamata<br />
Nathu (www.nathu.it)”, prosegue Foglia. “Questa piccola<br />
impresa artigiana con una trentina di occupati, che fa alta<br />
sartoria realizzando i capi da sfilata e i capi unici, ha avuto<br />
l’idea di combinare il concetto di biologico con quello<br />
di fashion con una nuova linea, utilizzando 3-4 tipologie<br />
di tessuto che sono state subito selezionate e portate alle<br />
fiere specializzate di settore, da Milano a Parigi, da Tokyo<br />
a New York. E li ci sono <strong>del</strong>le reti di negozi che cominciano<br />
a investire su questo prodotto completamente nuovo”.<br />
Non a caso un recente documento <strong>del</strong> Pitti ribadisce che<br />
gli orientamenti moda 2008 includono anche il biologico.<br />
Ma bisogna stare attenti – avverte Foglia - e avviare la<br />
filiera con degli operatori economici stabili e non solo di<br />
tendenza, “perché la moda è propulsiva e ha bisogno di<br />
grandi ricambi, ma di fatto non fanno alcun approfondimento<br />
e il prossimo anno possono cambiare completamente<br />
e andare alle resine sintetiche o dire che l’anno<br />
| economiasolidale |<br />
prossimo dobbiamo tutti vestirci con poliestere riciclato”.<br />
E l’attenzione va diretta anche alla grande distribuzione,<br />
con l’entrata di grandi soggetti come il gigante americano<br />
Walmart, che con un’ordine test di cotone biologico<br />
lo scorso anno ha fatto raddoppiare la domanda in tutto<br />
il mondo. Ma al contrario <strong>del</strong>la produzione “tradizionale”,<br />
gli agricoltori di cotone biologico ci mettono anni per<br />
cambiare la produzione e adottare tecniche nuove che<br />
permettano di aumentare il raccolto. I tempi <strong>del</strong>la moda<br />
sono ristrettissimi e stanno innescando un meccanismo di<br />
aumento <strong>del</strong>la capacità produttiva, che può andare a discapito<br />
<strong>del</strong>la qualità bio.<br />
Un Tavolo nazionale<br />
per il cotone bio&equo<br />
Occorre inoltre, secondo Foglia, consolidare i canali distributivi<br />
e soprattutto la cultura <strong>del</strong> consumatore finale.<br />
Per questo, dopo il lancio <strong>del</strong>la campagna di sensibilizzazione<br />
“La via <strong>del</strong> cotone”, promossa dall’osservatorio<br />
nazionale sul commercio internazionale Tradewatch<br />
(promosso da Rete Lilliput, Campagna Riforma <strong>del</strong>la<br />
Banca Mondiale, la centrale di commercio equo Roba<br />
<strong>del</strong>l’Altro Mondo e l’ong Mani Tese), alcune organizzazioni<br />
a tutela <strong>del</strong> biologico e <strong>del</strong>l’ambiente (Icea, Aiab e<br />
Legambiente), la Fondazione Banca Etica e Ethimos,<br />
realtà <strong>del</strong> commercio equo (Roba, Ctm Altromercato,<br />
Transfair, Commercio Alternativo), ong di sviluppo (come<br />
il Gvc), oltre a aziende <strong>del</strong> tessile biologico, enti locali,<br />
Federmoda Cna e le associazioni dei consumatori,<br />
hanno scelto di dare vita al primo Tavolo Nazionale per<br />
il Cotone Biologico ed Equo e Solidale.<br />
“Da tre anni”, racconta Foglia, “facciamo incontri pubblici<br />
- come a Sbilanciamoci o a Terra Futura - e cerchiamo<br />
di far capire che c’è una differenza tra una t-shirt a 5 euro<br />
e una a 15, e che forse conviene quest’ultima non solo per<br />
cambiare il mo<strong>del</strong>lo d’acquisto da un usa e getta di bassa<br />
qualità a un prodotto che dura, ma anche perché dietro c’è<br />
la qualità <strong>del</strong>l’industria, <strong>del</strong> design, <strong>del</strong> saper fare, <strong>del</strong>le conoscenze<br />
che sottendono il processo produttivo, <strong>del</strong>l’attenzione<br />
agli aspetti ambientali e di giustizia sociale. Se la<br />
gente non capisce e non apprezza un lavoro fatto bene,<br />
con dietro una filiera di alta qualità, non può capire perché<br />
c’è un prezzo più alto, che però è un prezzo giusto. L’anomalia<br />
casomai è quella <strong>del</strong> prezzo stracciato, dietro il<br />
quale si nasconde una filiera distorta”.<br />
Il tavolo si propone inoltre di promuovere una stretta<br />
collaborazione con gli enti di ricerca operanti sia sul fronte<br />
<strong>del</strong>le tecniche e dei metodi di produzione agricola che<br />
nell’ambito dei processi e <strong>del</strong>le tecnologie manifatturiere;<br />
coinvolgere operatori economici ad ogni livello <strong>del</strong>la catena<br />
<strong>del</strong> valore al fine di promuovere la costituzione di una<br />
filiera produttiva <strong>del</strong> Tessile Biologico ed Equo-Solidale;<br />
sensibilizzare i soggetti istituzionali al fine di promuovere<br />
l’introduzione di prodotti Tessili Biologici ed Equo-Solidali<br />
nell’ambito <strong>del</strong>le politiche di Green Public Procurement.<br />
| ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 | valori | 49 |