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Giovanni Scavo, Il libro. - Atletica Giovanni Scavo Velletri

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Ma lui non chinò il capo, non si creò complessi di inferiorità:<br />

continuò solamente ad allenarsi.<br />

Quattro giorni dopo, il 28 di aprile, ancora alla<br />

Farnesina, nella prima semifinale, che lo opponeva a Sabatini, il<br />

più forte delle eliminatorie, partì senza temporeggiare, senza<br />

risparmiarsi, dette tutto fino all’ultimo metro. Vinse sul rivale in<br />

2’39”1, superò tutti i tempi ottenuti nelle eliminatorie, fu di nuovo<br />

il migliore.<br />

La stampa non ne era molto convinta, i tempi ottenuti quel<br />

giorno da Bartolini, Miroli e Natarangelo erano poco meno o<br />

poco più di un secondo peggiori del suo.<br />

La finale all’Olimpico mercoledi cinque maggio: <strong>Scavo</strong>-<br />

Notarangelo!<br />

<strong>Il</strong> duello infiamma i cinquantamila ragazzi presenti. Era una<br />

questione di prestigio per i dieci finalisti romani (l’undicesimo era<br />

il veliterno Eligio Leoni) riuscire a battere <strong>Scavo</strong>. E per fare<br />

questo bisognava favorire in tutti i modi Notarangelo. Alla<br />

partenza, quindi, si cercò di chiudere l’atleta volsco, di non<br />

permettergli di giocare la carta dell’andatura. A causa di questo<br />

tentativo di frenamento, i primi duecento metri vennero coperti in<br />

un tempo poco brillante, con <strong>Scavo</strong> a sgomitare nelle retrovie e<br />

Notarangelo che vola via. Ma la distanza comincia a tagliare le<br />

gambe a tutti. Tutti meno che <strong>Scavo</strong>, in rimonta rabbiosa. Un<br />

duello splendido si accende a distanza tra il biondo Maurizio,<br />

lanciato da una falcata distesa e volante e sorretto dal tifo dei<br />

cinquantamila, e il nostro <strong>Giovanni</strong> che si è lasciato alle spalle<br />

tutti gli altri, e che è ormai in rimonta irresistibile. Gli ultimi<br />

duecento metri sono uno scontro all’ultimo sangue, che vede<br />

Notarangelo cedere di schianto nell’istante del sorpasso, e poi<br />

crollare a terra sulla linea del traguardo mentre <strong>Scavo</strong>, spezzato<br />

rabbiosamente il filo di lana 2 , continua a correre sul prato fino<br />

alla sua borsa.<br />

2 Gianni <strong>Scavo</strong> caratterizzava le sue vittorie, un’abitudine che conservò sempre, alla maniera di<br />

Luigi Beccali, spezzando il filo di lana con le mani invece che con il petto.<br />

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