Giovanni Scavo, Il libro. - Atletica Giovanni Scavo Velletri
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traguardo e lo staccava di prepotenza balzando sul filo con un<br />
metro di vantaggio.”<br />
La sua grande giornata è però nel ‘Meeting’ capitolino dove<br />
corre due volte i 400 metri in meno di due ore. Dapprima in batteria<br />
dove fa segnare 47”6 con una gara autoritaria e senza risparmio sin<br />
sul filo di lana, poi in finale. Qui Gianni si presenta in una veste<br />
nuova, riesce infatti a frenare il suo istinto che lo porterebbe a<br />
resistere al folle avvio del campione europeo John Wrighton e del<br />
finlandese Voitto Hellsten. Quando distende la sua azione, la<br />
rimonta è entusiasmante: Wrighton vince facendo sentire il peso<br />
della sua classe e dell’esperienza ma Hellsten, già medaglia di<br />
bronzo alle olimpiadi di Melbourne, è agguantato e i due finiscono<br />
a spalla. I giudici sono bugiardi e danno 47”l al finlandese e 47”2<br />
(secondo tempo assoluto italiano dopo il 46”7 di Lanzi) a <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Scavo</strong>.<br />
Un tempo che lo fa rientrare tra i migliori specialisti europei<br />
dell’anno e che impose una revisione di giudizi su Gianni <strong>Scavo</strong>.<br />
Era stato sempre considerato un mezzofondista veloce; un uomo da<br />
800 metri. Tutta la stagione 1958 era stata invece una smentita<br />
continua a questo dettame. Una stagione in cui dimostrò di non<br />
gradire affatto 1a distanza fallendo clamorosamente le due prove di<br />
Milano (con gli americani) e di Torino (con gli svizzeri).<br />
Al contrario tutte le sue gare di 400 della stagione sono<br />
sempre di alto livello, tanto da porre un interrogativo per il suo<br />
avvenire. quattrocento o ottocento metri?<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Scavo</strong> si esaltava in particolar modo nelle staffette<br />
non escluse quelle della 4x100, nelle quali veniva utilizzato per<br />
ragioni di squadra, come il 14 settembre 1958, quando fu medaglia<br />
di bronzo, in<br />
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