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<strong>Da</strong> leggere - LUGLIO <strong>2010</strong><br />
Fra Dio e gli uomini c’è un<br />
universo di diff erenza…<br />
L<br />
’entità di Dio viene spesso integrata con l’umano attraverso una correlazione presunta e<br />
dilatata. <strong>Da</strong> qui pure l’appropriato aforisma secondo cui “la religione è la più comune e<br />
diffusa fantasticheria umana”. La defi nizione obiettivamente più riscontrabile dell’essere<br />
supremo, risiede infatti in quel mistero che domina la presenza del creato e la sua astratta, distante<br />
inspiegabilità per l’uomo.<br />
Un enigma sovrastante e inaccettabile per la creatura più arrogante del regno animale la quale, nei<br />
secoli e in svariati modi, ha fatto di tutto per motivare e sfruttare, secondo la specifi ca mentalità<br />
della propria etnia e del proprio costume, il precitato rebus legato alla genesi e a tutto il resto. Ciò<br />
dimostra anche, quindi, la notevole importanza sociale della religione, la propria tipica capacità di<br />
ascendere sul pensiero di massa, col risultato di una consistente ed importante azione politica. Tale<br />
componente politica (compresi i ben noti effetti faziosi e bellicosi instaurati da certe circostanze<br />
di divergenza etnica, di costume ecc.) ha rappresentato, come nel nostro odierno caso, anche un<br />
indubbio introito di potere, suscettibile di un interesse di adeguamento d’immagine che ha prevaricato<br />
e contraddetto una secolare ideologia allo scopo di conservare quella popolarità fondamentale<br />
per la propria esigenza di stabilità governativa. Di fronte a simili presupposti, perciò, e in base anche<br />
agli altri aspetti di una contraddizione atavica e piuttosto tangibile all’obiettività, non capisco<br />
perché si sia ancora tanto inclini a correlare le prerogative astratte e superiori dell’essere supremo<br />
con quelle materiali, imperfette e terrene del genere umano a cui, comunque, anche i preti appartengono.<br />
La mia, perciò, non è una difesa verso sacerdoti, frati ecc., ma verso la propria posizione<br />
di uomini. Uomini, che in quanto tali, sono anch’essi esposti ad un’inevitabile e comprensibile<br />
debolezza, quindi vulnerabilità e fallibilità, anche e soprattutto nei casi odierni. Una posizione,<br />
ribadisco, che tanto più in questa attualità edonistica, si estrinseca notevolmente dal fondamentale<br />
ed elevato concetto che voleva, i diretti rappresentanti della Chiesa, atipici soggetti umani, lontani<br />
quindi dall’essere comune e per questo in grado di canalizzare nella sublimazione la propria<br />
Gemellaggio Atri, Nardò, Conversano<br />
È<br />
stato fi rmato nei giorni scorsi il protocollo d’intesa<br />
che lega come città gemellate Atri, Conversano<br />
e Nardò. Il fi lo conduttore che unisce le Tre<br />
cittadine e che ha condotto le relative amministrazioni<br />
a dare vita ad un accordo formale, è la famiglia Acquaviva.<br />
La storia di Atri, Conversano e Nardò inizia ad intrecciarsi<br />
nel 1455 quando l’ultimo conte Orsini del Balzo,<br />
Giovanni Antonio, fi glio di Raimondo principe di Taranto<br />
e di Maria d’Enghien (che poi avrebbe sposato in<br />
seconde nozze Ladislao I d’Angiò), diede in dote l’intera<br />
contea di Conversano a sua fi glia Caterina, sposa<br />
L’empito del cuore<br />
Qui viveva un mondo diverso. Un mondo rimasto nella fantasia. Un mondo<br />
che il ricordo ha nuovamente fotografato. La sua anima antica splende ancora<br />
nell’oro del tramonto, sugli orli merlati del suo monumento secolare. Qui il<br />
selvaggio regnava in una solitudine perduta; nella traccia schiumosa e ripetitiva delle<br />
onde feroci dell’inverno o nel soffi ce e puntuale sussurro delle calme di giugno, quando<br />
la mia adolescenza sfuggiva alle chele di granchi mastodontici, unici responsabili di<br />
un intermittente silenzio. La mia torre mi guardava solennemente da lassù, mentre il<br />
sorriso di un undicenne temerario cacciava ignaro tra gli scogli della risacca. Ora una<br />
lunga serie di momenti, di immagini, di pezzi luminescenti ricompongono un mosaico<br />
di luce; un album dell’anima verde e azzurro, dove i sogni del fanciullo alimentano la<br />
triste coscienza dell’uomo, che adesso, tende inesorabile al pensiero della scadenza.<br />
Ma in un vero romantico l’eterno sopravvive nella sua illusione irriducibile, nel colore<br />
ineguagliabile dei giorni in cui la vita era solo un punto di partenza che cercava inutilmente<br />
il suo traguardo troppo lontano per essere visibile. Sì, quella giovinezza acerba<br />
è ancora incancellabile in me, come il ricordo di quell’isola meravigliosa attorno alla<br />
grande torre; l’isola che ha nutrito la mia anima azzurra col suo solo lungo colore che<br />
mi porto dentro. Sulle sue rive, ora contaminate dalla morsa di una moltitudine edo-<br />
del duca d’Atri Giulio Antonio Acquaviva. Iniziò così<br />
il lungo possesso del feudo di Conversano da parte della<br />
casata degli Acquaviva che, salvo una parentesi di<br />
quattro anni, lo avrebbe detenuto ininterrottamente sino<br />
all’abolizione dei diritti feudali del 1806.<br />
A Nardò, invece, gli Acquaviva arrivano nel 1497,<br />
quando Federico I d’Aragona, ultimo re della dinastia<br />
aragonese di Napoli, assegnò il feudo al conte Belisario<br />
Acquaviva, fi glio di Giulio Antonio, duca d’Atri, morto<br />
nella battaglia di Otranto del 1481, e di Caterina del<br />
Balzo Orsini. Belisario, insieme al fratello Andrea Matteo,<br />
godeva grande fama di umanista e letterato. Riab<br />
EVENTI E CRONACA LOCALE<br />
libido. Condizione, quest’ultima (fondamentale al ruolo religioso), che li faceva sopperire psicologicamente<br />
ad un arduo percorso esistenziale altrimenti insostenibile. Dico li faceva, perché oggi<br />
invece, essendo inevitabilmente esposti al rapporto (per la precitata esigenza di adeguamento)<br />
con un contesto sociale immerso nel materialismo esasperato, quindi infl uenzati da un edonismo<br />
che è l’antitesi della vita religiosa, gli uomini di Chiesa sono altresì provocati, quindi sottoposti a<br />
tutti gli effetti istiganti ed eventualmente devianti come e più degli altri imperfetti esseri umani. Il<br />
circolo vizioso innescato dal materialismo consumistico coinvolge quindi, con conseguenze anche<br />
maggiori, preti, vescovi, cardinali ecc. Per questo, anche certe occultate ed estreme anomalie, tenderanno<br />
a proliferare in una società succube di una mentalità opposta a quella basata sull’umiltà,<br />
la conservazione e la coscienza, cioè la mentalità religiosa. Una mentalità, ripeto, parecchio ridimensionata<br />
dagli stessi addetti ai lavori… celestiali. In tal senso, inoltre, e in generale riferimento<br />
ad un presunto pubblico religioso, aggiungo che certe appartenenze mistiche non si dimostrano<br />
con la scenografi ca presenza fi sica nel proprio ambito di culto, né con le solite false strette di mano<br />
in segno di pace ecc., compiute per evidenziare un’umiltà e una spiritualità fi ttizie, che terminano<br />
puntualmente appena usciti dall’edifi cio sacro. Terminano col recupero immediato del vero essere<br />
e dell’effettivo credo della stragrande maggioranza dei fedeli per modo di dire… Fedeli casomai<br />
alla moda del fuoristrada da 2500 cc. e a tutto un contesto materialistico (tradito soltanto per pochi<br />
minuti di sceneggiata da cattedrale) che signifi cano l’esatta antitesi del simbolo della croce e del<br />
messaggio espresso dal suo sanguinante torturato! Ecco! Come già dicevo, queste sono prerogative<br />
assolutamente umane, che non hanno niente da spartire quindi con Dio e neppure con quella<br />
strategica ricerca della divinità nell’uomo attraverso la presunta traslazione sulla croce. Per questo<br />
quindi, non ci si meravigli, se di tanto in tanto, incontriamo preti e frati depravati e pedofi li in un<br />
mondo indemoniato dalla lussuria e dalla sete di danaro; uno scenario sociale spiritualmente alterato<br />
e verso cui, purtroppo, la nostra religione si comporta (come già spiegato) in modo contraddittorio,<br />
accettando una mediazione paradossale della quale fanno tesoro gli odierni rappresentanti di<br />
Satana. Non sorprendiamoci, ripeto, così come per le conseguenze dell’effetto serra, neppure per<br />
quelle di una mentalità deleteria e tutt’altro che religiosa, ora alla base di una società assurda. Una<br />
società orientata dal materialismo, e perciò dalla superfi cialità, dall’incoscienza e dal peccato.<br />
nistica, vissero i primordi psicologici di un poeta astratto e ribelle. Un’anima distinta,<br />
alienata da ogni luogo comune, ad iniziare dai valori acquisiti e spesso fi ttizi di una<br />
scuola che odio ancora, così come adoravo questa terra sgombra dalla traccia artifi ciale.<br />
Ora in essa ritorno, talvolta, solo quando quella rara solitudine ripete il suo momento<br />
insperato, respirando il mio Brahms con tutta la sua fi era misantropia. Quasi da epigono<br />
camminatore che viene qui per salutare la terra prediletta, la sede ormai contraffatta<br />
di un sogno che cerca ancora, in questi resti, il suo tempo autentico: quello perduto e<br />
indelebile che solo la fantasia sa rivivere.<br />
15<br />
Rossano Di Palma<br />
bellì notevolmente la città a livello architettonico, rifece<br />
strade e scuole, favorì accademie e pubbliche istituzioni.<br />
Nonostante le notevoli qualità, rimase comunque un<br />
oppressore e un despota per i neretini e fece salire sul<br />
soglio episcopale Giacomo Antonio, suo fi glio naturale.<br />
Sposò Sveva Sanseverino, fi glia di Don Gerolamo 2°<br />
Principe di Bisignano e di Vannella Gaetani dell’Aquila<br />
d’Aragona. A lui rimase la città quando, nel 1510,<br />
fu elevata a ducato. Nei prossimi giorni le tre città nomineranno<br />
la commissione del gemellaggio alla quale<br />
prenderanno parte amministratori e storici locali.<br />
Carlo Anello<br />
Uffi cio Stampa Comune di Atri<br />
foto: Alvaro Bronico<br />
Rossano Di Palma