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La civiltà minoico-cretese - Corsoarcheologia.org

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ma è probabile che uno degli appellativi della dea minoica fosse appunto Atena.<br />

Secondo John Chadwick, la forma della parola Atena fa pensare a un nome<br />

geografico pregreco, perciò può darsi che Atena fosse la dea Potnia adorata in un<br />

luogo chiamato Atene, o con un altro nome simile. Durante il periodo classico,<br />

Atena divenne la dea guerriera, protettrice della città greca che portava il suo<br />

nome. E presumibile che un millennio prima la sua personalità e il suo ruolo<br />

fossero meno definiti.<br />

Probabilmente il simbolo di Potnia era la doppia ascia, mentre altri suoi simboli<br />

forse erano il pilastro e il serpente, che ha la propria tana nelle crepe del terreno e<br />

quindi era un simbolo naturale della madre Terra.<br />

Zeus: Dato che la dea non poteva morire, chi rappresentava la morte annuale e la<br />

rinascita era un giovane spirito simbolo, una divinità minore che assumeva il ruolo<br />

di figlio e consorte della dea, e incarnava l'importante principio di discontinuità<br />

presente nella natura. In epoca minoica, questo dio rimase subordinato alla sua<br />

dea, ma alla fine divenne molto più importante con il nome di Zeus. Sembra che il<br />

suo nome <strong>minoico</strong> originario, Velcanos, si sia preservato fino al periodo classico<br />

come uno dei titoli attribuiti a Zeus sull'isola di Creta, dove Zeus Velcanos era<br />

conosciuto anche come Curos, il Fanciullo. Velcanos era soggetto alla dea e veniva<br />

sempre raffigurato in atteggiamento di venerazione.<br />

Dea del mare: Un anello aureo ritrovato nel Porto di Mochlos mostra una dea<br />

che naviga su una barca, con un altare sul ponte di poppa alle sue spalle, ma<br />

potrebbe anche trattarsi di una sacerdotessa che portava un santuario<br />

trasportabile da una località costiera a un'altra.<br />

L’anello di Minosse offre un'ulteriore testimonianza a sostegno della tesi secondo<br />

cui esisteva un culto costiero, per il quale erano necessari santuari fissi e santuari<br />

trasportabili, traghettati lungo la costa dalle sacerdotesse. Forse le divinità<br />

venivano trasportate da navi che circumnavigavano l'isola, in modo da descrivere<br />

un cerchio magico di protezione divina attorno ad essa. Può darsi che l'idea di<br />

queste dee che navigavano per i mari abbia dato origine alla più antica versione<br />

conosciuta della leggenda di Arianna, secondo la quale ella fu rapita e portata nella<br />

lontana isola di Dia, dove poi morì.<br />

Signora degli animali o Artemide: <strong>La</strong> Signora degli<br />

Animali Selvatici o Regina delle Belve Feroci era una dea<br />

cacciatrice libera e casta, un'antesignana preclassica di<br />

Artemide e Diana. Il suo dominio era terrestre ed era<br />

costituito dalle colline e dalle montagne dove gli animali<br />

selvatici per sfamarsi dipendevano dalla sua protezione.<br />

Forse la dea era adorata nei santuari di montagna, in cui,<br />

come sappiamo, venivano accese delle pire. In periodo<br />

posteriore anche per il culto di Artemide sulle montagne si<br />

accendevano falò. Nel panteon classico, questa dea<br />

sopravvisse con pochi cambiamenti. Persino il suo nome<br />

<strong>minoico</strong>, Britomarti, ossia «Dolce Vergine», sembra<br />

risuonare in forma leggermente semplificata nel nome<br />

greco di Artemide.<br />

Britomarti aveva un compagno maschio chiamato il<br />

Signore degli Animali, che non sappiamo se fosse il<br />

figlio, il fratello 0 il consorte. Nell'iconografia, sia il<br />

Fig. 15 – Gemma minoica rappresentante la Signore che la Signora degli Animali sono serviti da una<br />

“Signora del Animali”<br />

coppia di animali, oppure camminano accompagnati da un<br />

leone o da una leonessa.<br />

<strong>La</strong> Dea delle Caverne minoica era associata alla nascita dei bambini e agli<br />

inferi. Forse nel suo ruolo di madre Terra era il prototipo di Rea, ma nel<br />

quattordicesimo secolo a.C., i Minoici la chiamavano Ilitia. Negli archivi del<br />

tempio di Cnosso si fa riferimento a lei, ma, per quanto ne sappiamo, il suo<br />

santuario più vicino era la Caverna di Eileithyia ad Amnisos.<br />

Secondo Nilsson, doveva esserci anche una Dea degli Alberi. Probabilmente<br />

erano considerate sacre varie specie di alberi. Alexis ritiene che l'albero sacro del<br />

Sarcofago di Haghia Triada fosse un ulivo. L'ulivo è un albero che vive a lungo e<br />

sembra indistruttibile, poiché germoglia su un tronco secco, contorto e in<br />

apparenza inerte, che riprende vita ogni anno per la fruttificazione. Forse i Minoici<br />

consideravano sacri determinati alberi sui cui rami si posavano gli uccelli, che<br />

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