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La civiltà minoico-cretese - Corsoarcheologia.org

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che poco dopo la fine del periodo <strong>minoico</strong> <strong>cretese</strong>, a Pilo vigeva il culto di Dioniso,<br />

perciò è possibile che questo culto <strong>org</strong>iastico sia stato preceduto a Creta da un<br />

culto protodionisiaco.<br />

Forse lo stato euforico veniva indotto dall'uso di birra, vino o droghe. Sin da tempi<br />

molto antichi in Anatolia si coltivava il papavero, che fu senza dubbio introdotto<br />

anche a Creta in epoca minoica. Su un sigillo <strong>minoico</strong> è raffigurata una dea con in<br />

mano tre capsule di papavero. <strong>La</strong> famosa figurina di dea ritrovata in un piccolo<br />

santuario rurale a Gazi porta un diadema decorato con tre capsule di papavero rese<br />

con grande precisione, e tagliate proprio come si fa per l'estrazione dell'oppio.<br />

Questa figurina, opportunamente soprannominata «<strong>La</strong> Dea dei Papaveri», risale al<br />

1350 a.C. L'alcol doveva essere usato per stimolare le danze <strong>org</strong>iastiche, mentre<br />

l'oppio serviva a intensificare gli stati meditativi ottenenti nei lunghi periodi di<br />

veglia e di preghiera che gli antichi chiamavano «incubazione». Forse queste<br />

trance indotte dall'oppio portavano a stati di coscienza ispirati, che in parte<br />

possono spiegare il linguaggio visionario dell'arte religiosa minoica, oltre a<br />

chiarire fino a un certo punto le incredibili realizzazioni architettoniche dei<br />

costruttori dei templi.<br />

1.7 - Simboli sacri.<br />

Corna di toro: Grazie al grado di stilizzazione raggiunto, le corna di<br />

consacrazione potevano essere poste da sole su un altare e fungere da fulcro rituale<br />

del luogo, oppure essere disposte in fila sul cornicione del tetto di un tempio,<br />

formando un parapetto ornamentale di guglie.<br />

I rhyton di periodo successivo, a forma di testa taurina, probabilmente erano usati<br />

per le libagioni del sangue di tori sacrificati. Ed è l'attenzione rivolta al sangue, allo<br />

spargimento di sangue, la caratteristica più inquietante della personalità minoica.<br />

Bipenne: Il simbolo religioso che si associa maggiormente alla cultura minoica è<br />

probabilmente la doppia ascia. Alcune<br />

erano costruite con una lamina bronzea<br />

molto sottile, altre in piombo o in pietra<br />

morbida, talvolta avevano dimensioni molto<br />

grandi, talvolta molto piccole. Le lame<br />

potevano essere decorate in modo<br />

elaborato, e in alcuni casi avevano un filo<br />

doppio che le trasformava in asce<br />

quadruple. Esse fecero per la prima volta la<br />

loro apparizione a Mochlos durante il<br />

Minoico Antico II, intorno al 2500 a.C. Può<br />

sembrare strano che né a Cnosso né a Festo<br />

siano state ritrovate doppie asce bronzee di<br />

grande dimensioni, ma ciò probabilmente è<br />

dovuto ai saccheggi subiti da queste città in<br />

tempi antichi. Tuttavia, nel <strong>La</strong>birinto sono<br />

Fig. 18 – Sigillo <strong>minoico</strong> rappresentante sacerdotesse<br />

presso un albero sacro (una porta un virgulto) in<br />

corrispondenza di un altare c on ascia bipenne. In alto si<br />

riconoscono il disco del sole e della luna, simboli di Potedon.<br />

state ritrovate basi in pietra di forma<br />

piramidale che venivano utilizzate per<br />

doppie asce di medie dimensioni, e ciò<br />

dimostra che erano disposte in ogni parte<br />

dell'edificio, proprio come i crocifissi in una<br />

chiesa.<br />

Un affresco rinvenuto nell'angolo nord-occidentale del <strong>La</strong>birinto di Cnosso ci offre<br />

la testimonianza di una pratica votiva in cui piccole doppie asce venivano infisse ai<br />

lati di colonne lignee. Secondo Evans era una pratica analoga a quella compiuta<br />

nella caverna inferiore di Psychrò, dove le doppie asce venivano infisse nelle<br />

fenditure delle stalattiti. Questa tesi ha dei risvolti interessanti. Infatti gli affreschi<br />

e gli arredi del Santuario del Trono servivano a creare un'atmosfera e un ambiente<br />

simili a quelli del santuario di montagna del Monte Iouktas, e forse anche i pilastri<br />

che sostenevano il soffitto volevano imitare le stalattiti della caverna sacra di<br />

Skotino . E come se le sacerdotesse avessero voluto accogliere nel labirinto l'intero<br />

panteon <strong>minoico</strong>, attraendovi anche le divinità che dimoravano in santuari di zone<br />

remote.<br />

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