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La civiltà minoico-cretese - Corsoarcheologia.org

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talvolta il bordo del precinto fosse segnato da bassi e rozzi muretti a secco, oppure<br />

da cippi confinari o da mucchietti di pietre di delimitazione. I precinti sacri più<br />

importanti, invece, dovevano essere delimitati da mura più imponenti.<br />

Probabilmente è uno di questi ad essere raffigurato sul rhyton di Gypsades. Il culto<br />

degli alberi sacri, di cui abbiamo parlato prima, portò alla costruzione di mura di<br />

recinzione attorno a singoli alberi o a gruppi di alberi che si riteneva fossero stati<br />

visitati dalle divinità. Ci sono vari anelli e impronte di sigilli su cui è raffigurato un<br />

muro alto con doppio cornicione sormontato da corna di consacrazione, oppure<br />

uno steccato alto che circonda un albero. Talvolta all'interno dei recinti, che<br />

potevano essere di dimensioni molto piccole, s<strong>org</strong>evano edifici adibiti al culto.<br />

I Minoici volevano soprattutto vedere i loro dèi. In qualche modo si doveva riuscire<br />

a far apparire le divinità davanti ai fedeli, e tale apparizione poteva assumere<br />

molte forme diverse. Gli dèi e le dee potevano apparire in forma di massi, alberi,<br />

uccelli, serpenti o pilastri, ma di sicuro l'apparizione di maggior impatto emotivo<br />

era quella in forma umana. In epoca posteriore,<br />

i fedeli attendevano fiduciosi che<br />

Artemide di Efeso apparisse all'interno di<br />

finestre costruite a questo scopo nella parte<br />

alta del frontone del tempio. Probabilmente<br />

una sacerdotessa assumeva il ruolo di<br />

Artemide, divenendo una manifestazione<br />

della dea. All'epoca in cui fu costruito il<br />

famoso Tempio di Artemide, intorno al 600<br />

a.C., questo rito era già in uso da molto<br />

tempo, essendo stato pratica corrente in<br />

Anatolia, Siria, Mesopotamia ed Egitto.<br />

Secondo la persuasiva ipotesi di Nanno<br />

Marinatos, le finestre per le apparizioni<br />

venivano utilizzate durante i riti minoici ad<br />

Akrotiri, sull'isola di Tera, perciò è molto<br />

probabile che fossero in uso anche nella<br />

stessa Creta. Inoltre, gli architetti che<br />

Fig. 20 – Sarcofago in calcare stuccato e dipinto dal sito di<br />

Haghia Triada. Tre sacerdotesse (una forse un eunuco)<br />

portano offerte a sinistra presso due piloni sormontati dal<br />

labrys presso un cratere; a destra ulteriori offerte sono<br />

condotte verso un tempio davanti a cui sembra di poter<br />

riconoscere l’epifania di una divinità avvolta in un pesante<br />

mantello di lana.<br />

progettarono il tempio di Artemide ad Efeso<br />

erano originari di Cnosso. Chersifrone e suo<br />

figlio Metagene erano cresciuti con le mura<br />

cadenti del <strong>La</strong>birinto di Cnosso davanti agli<br />

occhi. Al primo piano dei templi minoici<br />

probabilmente c'erano finestre per le<br />

apparizioni, che si aprivano sulla Corte<br />

Centrale e sulla Corte Occidentale.<br />

1.8.2 - Il tempietto di Anemospilia e i sacrifici umani.<br />

Il tempietto di Anemospilia s<strong>org</strong>eva sulle pendici settentrionali del Monte Iouktas,<br />

sulla punta della cresta che sovrasta l'area di Cnosso. I suoi tre santuari<br />

rettangolari erano disposti sul lato a monte di una sala lunga 10 metri, in cui<br />

venivano preparati i sacrifici e dove si trovavano altri altari. Nel santuario centrale,<br />

su un piccolo altare era installato un idolo ligneo a grandezza naturale. Ai suoi<br />

piedi, una bassa protuberanza rocciosa usciva dal pavimento. Probabilmente era<br />

una roccia sacra su cui veniva versato il sangue delle libagioni. Nel santuario a<br />

nord, su un altare cubico che fungeva da tavolo sacrificale sono stati ritrovati i resti<br />

di un ragazzo diciassettenne con le gambe tirate su. L'analisi delle ossa ha<br />

dimostrato che dalla parte superiore del corpo era stato fatto defluire il sangue.<br />

Accanto a lui è stato rinvenuto un lungo pugnale bronzeo con incisa una testa di<br />

cinghiale, adesso esposto nel museo di Iraklion, con cui probabilmente gli era stata<br />

tagliata la gola.<br />

Nei pressi sono stati trovati gli scheletri di tre persone coinvolte nell'omicidio<br />

rituale del ragazzo. Una di loro forse stava trasportando un recipiente con dipinto<br />

sul lato un toro chiazzato di giallo. I resti di questo scheletro, maschile o<br />

femminile, erano nella sala, all'esterno della porta del santuario centrale dove<br />

stavano l'idolo e la roccia sacra. Forse si trattava di un inserviente del tempio, che<br />

recava nel santuario centrale un vaso col sangue del ragazzo appena sacrificato, in<br />

modo da fare una libagione di sangue. Tuttavia proprio in quell'attimo l'edificio<br />

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