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3° trimestre 2010 - Arcidiocesi di Pesaro

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Il testo della prima lettera <strong>di</strong> S. Paolo ai Corinzi (1 Cor 15, 54-57), ci precisa poi<br />

con chiarezza illuminante che la nostra fede è esperienza del Signore Risorto, tanto<br />

che l’apostolo Paolo può chiedersi “dove è, o morte, la tua vittoria; dove è, o morte,<br />

il tuo pungiglione?”<br />

Maria ha fatto l’esperienza del Cristo Risorto ed è vissuta da donna risorta.<br />

Cari fedeli, la nostra fede ha una certezza: la risurrezione del Cristo <strong>di</strong> cui tutti<br />

siamo già compartecipi in attesa del compimento ultimo.<br />

Viviamo tutti un’esperienza nuova che però non ci esenta dal farci imbattere in<br />

tante forme <strong>di</strong> morte a livello <strong>di</strong> relazioni, <strong>di</strong> affetti, <strong>di</strong> scelte, <strong>di</strong> situazioni sociali, politiche<br />

ed economiche. La morte ha varie sfaccettature. Il credente però non si ferma<br />

a constatare. Egli, animato e vivificato dalla forza del Cristo Risorto che già assapora<br />

nei sacramenti e nella parola, si adopera perché ogni realtà umana superi la morte e si<br />

ricostruisca attraverso la risurrezione.<br />

Questo compito dei credenti oggi appare quanto mai urgente e necessario poiché<br />

il contesto culturale, ancor prima che quello sociale, ci propina fatalisticamente esperienze<br />

<strong>di</strong> morte che vengono contrabbandate come esperienze <strong>di</strong> libertà ma che in<br />

realtà contrad<strong>di</strong>cono l’or<strong>di</strong>ne della natura e della rivelazione. La comunità cristiana,<br />

sull’esempio <strong>di</strong> Maria, è cosciente <strong>di</strong> doversi spendere anche in questo campo per poter<br />

dare alla società un suo prezioso contributo che altri non sono in grado <strong>di</strong> dare.<br />

Da ultimo il testo del Vangelo <strong>di</strong> Luca (Lc 11, 27-28) attraverso Gesù ci dà un’in<strong>di</strong>cazione<br />

perentoria: “Beati coloro che ascoltano la parola <strong>di</strong> Dio e la osservano”. La<br />

beatitu<strong>di</strong>ne è dunque un’esperienza fattibile e raggiungibile. Ma occorre una con<strong>di</strong>zione<br />

imprescin<strong>di</strong>bile: vivere la parola <strong>di</strong> Dio che è il Signore stesso.<br />

La nostra fede nel Signore Risorto esige <strong>di</strong> essere vissuta, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare esperienza,<br />

<strong>di</strong> essere incarnata. Se manca questo dato del vissuto, essa rischia <strong>di</strong> essere fatuo<br />

sentimento, vuoto insegnamento, utilitaristico sistema etico. Non possiamo giocare al<br />

ribasso. Perciò occorre il coraggio <strong>di</strong> fare esperienza del Signore Risorto. Solo così<br />

ci convinciamo della sua verità e della sua convenienza. (nel senso latino del termine:<br />

cum-venio).<br />

È per questo che Maria, come evidenzia liturgia, si pone quale segno esemplare<br />

della nostra fede. Guardando a lei, rapita nell’esultanza, l’intera vicenda umana frammista<br />

<strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> ombre, si apre alla prospettiva dell’eterna beatitu<strong>di</strong>ne. Se l’esperienza<br />

quoti<strong>di</strong>ana ci fa toccare con mano quanto il pellegrinaggio terreno sia sotto il segno<br />

dell’incertezza la figura <strong>di</strong> Maria Assunta in cielo ci in<strong>di</strong>ca le strade da percorrere<br />

perché possiamo approdare alla Verità ultima.<br />

Auguro a tutti, in particolare ai turisti, un buon proseguimento <strong>di</strong> vacanze all’insegna<br />

della Parola <strong>di</strong> Dio, vissuta nella e con la comunità cristiana <strong>di</strong> <strong>Pesaro</strong>, così come<br />

la liturgia <strong>di</strong> questa sera ci ha suggerito.<br />

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