Mafia e P2. I Siciliani - Fondazione Nesi
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con Gelli ad Arezzo e Sindona era ospite degli Inzerillo, con<br />
almeno uno dei quali (Salvatore Inzerillo) Pazienza era da<br />
tempo in ottimi rapporti: proprio a Salvatore Inzerillo,in quei<br />
giorni, Sindona avrebbe consegnato la famosa lista dei<br />
cinquecento.<br />
La seconda occasione si verifica ai primi di gennaio del 1984<br />
quando Pazienza, da Palermo, tira in ballo il segretario<br />
nazionale della Democrazia cristiana Piccoli: nei dieci giorni<br />
successivi, fra incriminazioni eccellenti e polemiche, l'intero<br />
assetto politico siciliano risulterà terremotato. La terza<br />
occasione, poche settimane fa, è in occasione degli<br />
interrogatori di Buscetta che rivelano l'esistenza di un vero e<br />
proprio ambasciatore della mafia a Roma - Giuseppe Calò - del<br />
quale emergono presto gli incontri con l'altro "rappresentante"<br />
delle Famiglie siciliane a Roma, Giovanni Corallo, i boss locali<br />
Balducci, Abbruciati, Diotallevi (coinvolto nell'affaire Calvi-<br />
Sindona), col piduista Carboni, e con lo stesso Pazienza.<br />
Oggetto degli incontri, il lavoro di "mediazione" fra interessi<br />
della mafia siciliana (particolarmente negli appalti) e settori del<br />
mondo politico.<br />
Quanto a Pietro - "Petruzzu" - Musumeci, tessera P2 numero<br />
1604, a suo tempo prescelto come possibile capo-ufficio<br />
sicurezza del Banco Ambrosiano da Roberto Calvi, è<br />
strettamente legato, nei primi anni '70, al generale dei<br />
carabinieri Palumbo, che verrà successivamente presentato a<br />
Gelli. Probabilmente, è questo il canale attraverso il quale<br />
l'ufficiale catanese entra nell'entourage piduista: già alla fine<br />
degli anni '70 è in grado di partecipare a riunioni riservate con<br />
Gelli, passa alle dirette dipendenze di Santovito e partecipa alle<br />
indagini riservate sul rapimento Moro, sulla strage di Bologna<br />
e sul rapimento Cirillo: nel primo caso riesce a depistare<br />
gl'investigatori dalla possibile individuazione del covo<br />
brigatista di via Gradoli, diffondendo un falso allarme sul<br />
ritrovamento del corpo dello statista nel Lago della Duchessa;