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NOTIZIARIO n° 1 2008-2009 - Lions Club Isola d'Elba

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degli istruttori subacquei professionali e di<br />

quei divemaster attivi presso centri di Immersione.<br />

Da tale esperienza, chiamiamola<br />

sul campo, emergono alcuni aspetti che<br />

contrastano con la statistica medica, anche<br />

se il numero di incidenti riportato dai Centri<br />

di Immersione (circa 1 caso di PDD –<br />

Patologia da Decompressione – ogni 10.000<br />

immersioni), risulta in accordo grosso modo<br />

con i dati riportati da altre fonti della<br />

letteratura medica. 1 Ad esempio, un ottimo<br />

campo di studi statistici è costituito dal<br />

comprensorio del Mar Rosso, che annovera<br />

circa 600.000 presenze/anno (costituisce la<br />

prima voce del PIL egiziano), per un totale<br />

di 2-4 milioni di immersioni/anno. Il governo<br />

egiziano si è sempre rifiutato di fornire i dati<br />

ufficiali sulle statistiche degli incidenti, ma<br />

da una raccolta di informazioni raccolte tra<br />

gli operatori professionali nel comprensorio,<br />

è possibile ottenere un dato di circa 4<br />

ricoveri/giorno in camera iperbarica, ma<br />

soprattutto circa 100 decessi/anno per<br />

incidenti direttamente correlati alla<br />

subacquea (inclusi quindi anche incidenti<br />

non direttamente legati all’iperbarismo,<br />

quali annegamenti, smarrimenti in mare<br />

aperto, incidenti traumatici di vario genere,<br />

etc.).<br />

Il che ci riporta ai termini della<br />

discussione iniziale: la subacquea è<br />

pericolosa? Le statistiche ci direbbero di no,<br />

ma il numero degli incidenti gravi riportati<br />

sembrerebbero contraddirle, quindi<br />

proviamo ad analizzare.<br />

Un’analisi dei rapporti di incidenti<br />

mostrano che le complicazioni in<br />

immersione avvengono sempre per innesco<br />

provocato da un evento spesso per sé<br />

magari non grave, a volte anche banale, ma<br />

che poi fa partire una concatenazione di<br />

eventi che sfociano nell’incidente stesso<br />

La catena dell’incidente subacqueo si<br />

puo’ quindi scomporre in:<br />

• Innesco dell’incidente: un evento di<br />

per sé quasi sempre minore, che<br />

provoca un’induzione di stress;<br />

• Errore di valutazione da parte del<br />

sub<br />

• Errate procedure di gestione<br />

dell’emergenza da parte del sub<br />

• Innesco del panico<br />

• Errore di gestione da parte del<br />

supporto tecnico-logistico<br />

L’esperienza mostra che un corretto<br />

addestramento, una giusta preparazione<br />

fisica e mentale, permettono di ridurre a<br />

percentuali molto basse la possibilità di<br />

1 Marroni. A., L’immersione sportiva oggi: Primo<br />

soccorso ed emergenza per le emergenze<br />

subacquee. La rete di soccorso del DAN<br />

International, DAN (Diver Alert Network) Report,<br />

1994<br />

11<br />

incidenti anche in immersioni avanzate e<br />

tecniche. Un addestramento minimo per<br />

immersioni ricreative avanzate e tecniche<br />

richiede almeno un brevetti di 2°<br />

grado/advanced, un brevetto di salvataggio<br />

subacqueo, un corso di rianimazione cardiopolmonare,<br />

un corso di somministrazione di<br />

ossigeno ed un corso di immersioni con<br />

decompressione. A tutto ciò gli operatori<br />

professionali dei Centri di Immersione<br />

devono aggiungere i corsi di formazione<br />

professionale per Divemaster e/o Istruttore<br />

Subacqueo Una corretta formazione, sia per<br />

i subacquei che a maggior ragione per gli<br />

operatori professionali del settore non può<br />

essere approssimata o compiuta con<br />

tecniche d autodidatta. La lettura di testi lo<br />

studio, la pratica autonoma, lo scambio di<br />

opinioni anche se di immenso valore non<br />

possono sostituire una corretta formazione.<br />

Essa passa attraverso l’identificazione di un<br />

metodo didattico, di un istruttore e di un<br />

centro subacqueo professionalmente validi e<br />

preparati. La scelta di un corretto percorso<br />

formativo passa attraverso alcuni parametri<br />

fondamentali:<br />

Spesso, sulla base di una presunta<br />

esperienza, si sottovaluta l’importanza della<br />

formazione, senza capire che essa<br />

costituisce uno scalino inevitabile sia per un<br />

subacqueo che per un serio professionista.<br />

Per poter scegliere un corretto percorso<br />

formativo occorre prima scegliere due<br />

aspetti fondamentali di esso:<br />

1) l’Agenzia Didattica<br />

2) l’Istruttore<br />

Per quanto riguarda l’Agenzia<br />

didattica, occorre chiedersi:<br />

a) Che tipo di sistema didattico sto<br />

scegliendo? Un sistema che prevede<br />

molto allenamento in piscina e poca<br />

pratica in acque libere (tipo FIPSAS,<br />

CMAS, per intendersi) oppure un<br />

sistema tipo PADI o SSI (che da<br />

invece importanza all’addestramento<br />

in mare)?<br />

b) Che livello di esperienza essa richiede<br />

da un subacqueo che desidera un<br />

corso specifico?<br />

c) Che standard impone ai suoi<br />

istruttori?<br />

Se è vero che un buon Istruttore fa<br />

la differenza, è anche vero che buoni<br />

Istruttori non si nasce, ma lo si diventa<br />

dopo aver seguito dei buoni corsi, proposti<br />

da buone Agenzie Didattiche. Da questo<br />

punto non è possibile prescindere: da una<br />

cattiva Agenzia Didattica vengono fuori, con<br />

elevata possibilità, dei cattivi Istruttori.<br />

La lettura di testi lo studio, la pratica<br />

autonoma, lo scambio di opinioni anche se<br />

di immenso valore non possono sostituire

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