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NOTIZIARIO n° 1 2008-2009 - Lions Club Isola d'Elba

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14<br />

abbandonandole a terra, in un lago di<br />

sangue.<br />

Ovunque il nostro passaggio era segnato da<br />

una lunga scia rossa.<br />

Col tempo ci siamo sentiti invincibili, al di<br />

sopra di Dio e degli uomini.<br />

Così siamo divenuti imprudenti e ci siamo<br />

fatti scoprire e catturare.<br />

Trasferiti nella capitale ci hanno segregati,<br />

per alcune settimane, in un altro carcere.<br />

Questo periodo di reclusione è servito per<br />

esaminare il mio cuore, per cercare di capire<br />

il passato.<br />

Sono profondamente pentito; ho orrore di<br />

quanto ho commesso e ritengo di meritare<br />

del tutto la sorte cui sono condannato.<br />

Il destino non mi concede la possibilità di<br />

porre rimedio alle sofferenze provocate.<br />

Affido al Signore la mia anima nera,<br />

confidando nella divina misericordia.<br />

Eccoli, stanno arrivando, è giunta l’ ora!<br />

La porta della cella viene spalancata ed un<br />

soldato mi strattona malamente, facendomi<br />

uscire.<br />

Vengo colpito, più volte, da oggetti pesanti,<br />

forse impugnature di spade.<br />

Cado e mi rialzo.<br />

Percorro un lungo corridoio, illuminato<br />

appena da alcune fiaccole.<br />

Ancora una spinta e ricado a terra, con la<br />

faccia in avanti, nel terreno polveroso.<br />

Sono fuori dal carcere.<br />

Stringo gli occhi, abbagliato dal sole<br />

rovente.<br />

Non ho il tempo di orientarmi che mi<br />

caricano sulle spalle una pesante trave di<br />

legno.<br />

Arranco per qualche metro, schiacciato dal<br />

peso poi, finalmente, trovo una specie di<br />

equilibrio e riesco a procedere senza intoppi.<br />

La strada è affollata, piena di venditori<br />

ambulanti e di gente affaccendata in mille<br />

mestieri.<br />

Chino, sotto il fardello che devo trasportare,<br />

mi accorgo, solo dopo alcune decine di<br />

metri, che al mio fianco cammina Karem,<br />

socio ed amico.<br />

Anche lui ha subito un trattamento brutale e<br />

procede, curvo, già fradicio di sangue e di<br />

sudore.<br />

Le guardie ci fanno camminare su una larga<br />

strada coperta di sporcizia, con la folla che<br />

si scosta al nostro passaggio, facendoci ala.<br />

Ogni volta che un condannato si avvia verso<br />

il luogo dell’esecuzione, una collinetta<br />

sassosa ed arida, la gente, curiosa,<br />

abbandona i propri alloggi e si precipita sul<br />

percorso.<br />

Tutti vogliono sapere chi è l’uomo che verrà<br />

giustiziato ed i reati da lui commessi.<br />

Anche di fronte all’ imminente morte di un<br />

fratello, c’è chi maledice, insulta, schernisce<br />

la vittima designata.<br />

A volte ho assistito al macabro spettacolo di<br />

una crocifissione, respirando, con la folla, la<br />

particolare atmosfera di maligno<br />

compiacimento.<br />

Eppure, oggi avverto una strana, palpabile<br />

differenza.<br />

Forse dipenderà dalle circostanze in cui<br />

verso, che non facilitano, certo, una lucidità<br />

soddisfacente.<br />

C’è più silenzio, una calma surreale.<br />

Tutti osservano il nostro passaggio, ma<br />

sembrano notarci appena.<br />

Pare quasi che aspettino un’altra persona,<br />

un terzo prigioniero più importante, su cui<br />

concentrare la propria attenzione.<br />

Sono quasi deluso dalla mancanza di<br />

interesse che il popolo ci sta dimostrando.<br />

Giunti sul cucuzzolo del basso rilievo, i<br />

nostri aguzzini, con mani esperte, ci legano<br />

sulla croce, poi, rapidi, ci girano le spalle e<br />

tornano verso la città, lasciandoci cuocere al<br />

sole, sconcertati.<br />

Chiamo Karem e gli domando se ha paura di<br />

morire.<br />

“ Certo, mi risponde, come potrei non<br />

averne?”<br />

Gli dico che ci siamo meritati questa fine per<br />

tutte le nostre malefatte.<br />

Lui si limita a sibilare: “ Idiota” e, girata la<br />

testa, decide di ignorarmi.<br />

Guardo in basso, verso la città, tendo<br />

l’orecchio e mi rendo conto che c’è un<br />

silenzio irreale, come se ogni attività umana<br />

si fosse paralizzata.<br />

Neppure i passeri, col loro cinguettio, osano<br />

turbare la quiete che ci avvolge.<br />

D’un tratto, simile ad un tuono in piena<br />

estate, esplode un clamore che cresce fino<br />

alla montagnola del nostro martirio.<br />

Lo sentiamo partire dal cuore del paese e<br />

risalire la strada che abbiamo già percorsa.<br />

Urla ed insulti, sputati con furia, si<br />

accavallano mescolandosi a gemiti e<br />

lamenti.<br />

Per due volte la confusione si acquieta,<br />

sostituita da mormorii indistinti e da frasi<br />

appena sussurrate.<br />

Un gruppo di persone sbuca all’inizio della<br />

salita mentre noi che pendiamo sulla croce<br />

aguzziamo la vista per cogliere i particolari.<br />

Vedo alcuni soldati romani, armati e lucenti<br />

nei corpetti metallici; circondano due uomini<br />

che trascinano a stento un pesante croce..<br />

Aguzzo lo sguardo e mi accorgo che, in<br />

effetti, solo uno dei prigionieri sostiene il<br />

grave fardello.<br />

L’altro riesce a mala pena ad avanzare,<br />

strusciando i piedi nel terreno.<br />

Più alto della media, rivestito di una tunica<br />

rossa.<br />

Riesco a distinguerne il volto, martoriato di<br />

sangue e di sporcizia.

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