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NOTIZIARIO n° 1 2008-2009 - Lions Club Isola d'Elba

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amici e tante amiche, molti dei quali<br />

purtroppo non sono più tra noi. Ne ho<br />

ricordato i nomi l’altra sera, ma le parole<br />

pronunciate scorrono veloci e lasciano dietro<br />

di sé solo l’eco sonora delle loro sillabe.<br />

Quanto più pregnante e significativo mi è<br />

apparso soffermarmi sulle foto che li<br />

mostrano consegnare un distintivo, un<br />

premio, stringere la mano ad un amico in<br />

una comunione di affetti e di ideali che<br />

vanno al di là del gesto semplice e<br />

spontaneo. Come ricordarli tutti senza<br />

cadere nella retorica e nel facile<br />

sentimentalismo?<br />

Da una pagina spunta la figura<br />

sorridente e compunta di Dario Gasperini,<br />

nelle sue funzioni di presidente accanto al<br />

Governatore, in un’altra traspare la sua<br />

ironia quando, di fianco ad Ambrogio Fogar,<br />

ardimentoso navigatore solitario, sembra<br />

condividerne lo slancio e ricordare le proprie<br />

avventure di marinaio combattente. Trovo<br />

subito dopo la bella fotografia, scattata a<br />

Capri, di noi partecipanti al Congresso di<br />

Sorrento, con le mogli giovani, belle e<br />

sorridenti, poi il ricordo va a Paola e Oretta<br />

che non sono più tra noi, mi commuovo un<br />

po’e giro la pagina. Che potrei dire di Franco<br />

Tamberi, forte e generoso, un amico<br />

sincero, mio compagno di bridge che troppe<br />

volte ho rimproverato per qualche sua<br />

disattenzione!<br />

Alfredo Canu, il più grande piccolo<br />

lion che ho conosciuto, memoria storica del<br />

lionismo internazionale; ricordo quando mi<br />

accogliesti a Pomigliano d’Arco dove eri<br />

responsabile dell’impianto elettrico della<br />

costruenda fabbrica di automobili; allora<br />

fondasti un <strong>Club</strong>, come molti altri in diversi<br />

luoghi, ma soprattutto mi desti l’esempio di<br />

come deve essere un vero lion.<br />

Mi accorgo che via via che sfoglio le<br />

pagine e mi avvicino ai nostri giorni è la vita<br />

attuale che sto rivivendo, i ricordi si fanno<br />

sostanza, materia viva e i volti sono quelli<br />

degli amici che, in gran parte, sono ancora<br />

con noi. Molti sono giovani, vitali,<br />

sorridenti: guardando loro si stemperano i<br />

ricordi tristi e la nostalgia; mi sento spinto a<br />

guardare avanti anch’io con serenità.<br />

Luciano Gelli<br />

Accovacciato in questo lurido<br />

buco, sto aspettando che<br />

arrivino i carcerieri.<br />

Da quattro giorni sono rinchiuso<br />

in uno spazio angusto ove non<br />

posso muovere un passo senza<br />

sprofondare negli escrementi,<br />

miei e di quanti mi hanno preceduto.<br />

13<br />

Topi e scarafaggi sono i veri padroni della<br />

cella ed il mio povero corpo martoriato ne è<br />

la più evidente testimonianza.<br />

Una semplice striscia di stoffa, un tempo<br />

bianca, mi cinge i fianchi.<br />

Per il resto sono nudo e porto nelle ossa un<br />

persistente senso di gelo, anche se, da una<br />

fessura del soffitto, riesco ad intravedere la<br />

calda luminosità del sole.<br />

Un giudice arcigno, dedicandomi pochi<br />

minuti del suo tempo prezioso, mi ha<br />

riconosciuto responsabile di orrendi misfatti,<br />

condannandomi a morte mediante<br />

crocifissione.<br />

Riconosco la gravità dei delitti commessi,<br />

consapevole che la mia condotta scellerata è<br />

degna dell’atroce punizione che dovrò<br />

subire.<br />

Sono Desma, figlio di Caleb, un ricco<br />

mercante che, negli ultimi anni di vita, ha<br />

subito devastanti rovesci, perdendo tutto ciò<br />

che aveva accumulato in decenni di duro<br />

lavoro.<br />

Mio padre ha preteso che studiassi ed in<br />

seguito voleva avviarmi alla sua<br />

professione, ma io, che<br />

ho sempre detestato la fatica, preferivo<br />

divertirmi con ragazze facili, in compagnia di<br />

amici irresponsabili e dissoluti.<br />

Quando la rovina si è abbattuta sulla<br />

famiglia, il mio disperato babbo è morto di<br />

crepacuore.<br />

Le sorelle maggiori, sposate e con numerosi<br />

figli, non potevano aiutarmi se non con un<br />

piatto di minestra.<br />

Solo, senza un soldo, ho cercato , per<br />

qualche tempo, un lavoro che mi<br />

permettesse di sopravvivere.<br />

Alcuni conoscenti hanno tentato di darmi<br />

aiuto, procurandomi occupazioni che<br />

lasciavo in breve tempo, scontento delle<br />

prospettive ed inadatto, con le mie<br />

abitudini, a qualsiasi attività manuale.<br />

Assieme a Karem, compagno di orge e<br />

gozzoviglie, ho iniziato a compiere piccoli<br />

furti, proprio a danno di quanti avevano<br />

cercato di soccorrermi.<br />

Visto che la fortuna ci assisteva, abbiamo<br />

allargato il nostro raggio d’azione, entrando<br />

abilmente in ricche dimore e depredandole<br />

degli oggetti più preziosi.<br />

Spesso ci spostavamo nelle campagne, a<br />

saccheggiare misere case contadine,<br />

malmenando famiglie indifese che restavano<br />

prive dell’indispensabile per tirare avanti.<br />

Per anni, abbiamo assalito viandanti solitari<br />

che lasciavamo tramortiti sotto i nostri colpi.<br />

Un giorno, entrati in una villa signorile,<br />

siamo stati sorpresi dalle proprietarie,<br />

madre e figlia.<br />

I servi della famiglia sono fuggiti alle prime<br />

urla e noi, dopo aver abusato delle due<br />

donne, le abbiamo sgozzate,

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