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NOTIZIARIO n° 1 2008-2009 - Lions Club Isola d'Elba

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8<br />

se citerò per tutti l’amico lion Antonio Bracali,<br />

senza la cui opera paziente e senza la cui<br />

competenza questo libro commemorativo non<br />

avrebbe potuto vedere la luce.<br />

Ringrazio anche le giovani Laura Cortini e<br />

Martina Falanca, l’una per l’eccellente lavoro di<br />

impaginazione grafica e l’altra per la bellissima<br />

copertina.<br />

Poiché la perfezione non è di questo<br />

mondo, spero che vorrete scusare le imperfezioni<br />

presenti nel testo, nonché le eventuali<br />

involontarie omissioni, certo che, in perfetto stile<br />

lionistico, sarete cauti nella critica e generosi nella<br />

lode.<br />

Grazie.<br />

I brani sono riportati secondo l’ordine cronologico di arrivo all’add. stampa.<br />

Un’avventura sulla M/n BICE<br />

Vittorio G. Falanca<br />

All’epoca della vela le navi venivano<br />

classificate a seconda della velatura e<br />

dell’alberatura; così si avevano: tartane,<br />

feluche, golette, brigantini, brigantinigoletta<br />

(detti più comunemente barcobestia),<br />

navi, ecc. Ed è appunto a quest’ultima<br />

categoria di velieri, quelli armati a nave,<br />

senz’altro i più maestosi (v. Amerigo<br />

Vespucci), che apparteneva il “BICE”.<br />

Questa unità, costruita in acciaio nel<br />

cantiere Orlando di Savona, varata il 2<br />

Agosto del 1902 e battezzata “ANTONIO<br />

PADRE”, aveva una stazza lorda di 1.600<br />

tonnellate ed una portata di 3.200;<br />

l’armatura era quella classica per questa<br />

categoria: tre alberi con cinque pennoni<br />

ciascuno per le vele quadre, una randa<br />

all’albero di mezzana, bompresso, fiocchi e<br />

vele di strallo. Era inoltre dotata di una<br />

calderina che produceva energia per una<br />

piccola macchina a vapore utilizzata<br />

principalmente per sollevare i pesanti<br />

pennoni.<br />

8 Maggio 1942. La nave militarizzata Bice ritratta<br />

nel porto di Ancona. I tratti verdi sono una<br />

probabile ricostruzione dell’armatura mancante<br />

nella foto a causa del suo deterioramento.<br />

Fu impegnata nel trasporto internazionale<br />

di merci nel quale primeggiava per<br />

la velocità che riusciva a spuntare nelle traversate<br />

oceaniche nonostante fosse priva di<br />

motori; in quest’ambito alcuni ancor oggi<br />

ricordano le sue rapide navigazioni<br />

atlantiche per il trasporto di grano dall’Argentina<br />

all’Italia, mentre, in un volume che<br />

tratta della marina velica italiana, è fotografata<br />

all’ormeggio in un porto dell’Australia.<br />

Dipinto naif dell’Antonio Padre, probabile opera di<br />

un marinaio della nave.<br />

Durante l’ultimo conflitto mondiale,<br />

come accadde per tutte le nostre navi, fu<br />

requisita dallo Stato e militarizzata, finché<br />

nel 1945, cessata la guerra, subì il taglio<br />

degli alberi, l’installazione di due motori diesel<br />

e, nella nuova veste di motonave, molto<br />

meno gloriosa ma più pratica ed economica,<br />

impegnata in viaggi mediterranei.<br />

Negli ultimi anni di vita del BICE mi<br />

è capitato più volte di pilotarla agli ormeggi<br />

dei pontili del versante orientale dell’isola<br />

per la caricazione di minerali destinati agli<br />

stabilimenti di Genova, Piombino, Bagnoli,<br />

Taranto e di poterne osservare le tracce del<br />

suo passato velico ancora visibili come i<br />

tronconi dei tre alberi e l’originale grande<br />

ruota del timone sul cui legno pregiato era<br />

ancora ben visibile il primo nome scolpito a<br />

mano: “ANTONIO PADRE”.

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