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Scarica il pdf - Il profumo della libertà

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<strong>Il</strong> <strong>profumo</strong> <strong>della</strong> <strong>libertà</strong><br />

mente questi valori potranno esser puniti; altri che li hanno osservati con particolare<br />

impegno saranno forse premiati. Ma castighi e premi possono coinvolgere solo pochi<br />

membri <strong>della</strong> collettività, tutti gli altri ne osservano spontaneamente le regole, sotto la<br />

spinta del senso dell’onore.<br />

In particolare, nessun sistema disciplinare o di controllo può costringere gli uomini<br />

dello Stato a ut<strong>il</strong>izzare i propri poteri in conformità ai doveri che l’ordinamento impone,<br />

se essi non avvertono che <strong>il</strong> buon funzionamento dell’apparato pubblico è un valore che<br />

in qualche misura trascende le loro persone.<br />

In questo senso, lo Stato non può che essere etico, perché uno Stato che non sia sorretto<br />

dallo spirito etico dei suoi cittadini, dei suoi funzionari non può che sfaldarsi in<br />

una miriade di privati egoismi in cui ciascuno vuole godere dei vantaggi che gli procura<br />

<strong>il</strong> rispetto (da parte degli altri) <strong>della</strong> legge, ma sfugge agli oneri che <strong>il</strong> medesimi rispetto<br />

<strong>della</strong> legge gli impone.<br />

Intorno alla figura di Paolo Borsellino (come del suo amico fraterno Giovanni Falcone)<br />

queste energie umane si sono raccolte, abbiamo visto centinaia migliaia di palermitani<br />

sf<strong>il</strong>are s<strong>il</strong>enziosi e commossi la Sua camera ardente, abbiamo visto i suoi funerali<br />

resi solenni da una presenza strabocchevole di folla.<br />

Una giovane donna oggi magistrato ha scritto nel 2003: “undici anni fa mi trovavo a<br />

Santo Stefano e <strong>il</strong> proprietario di un negozio di alimentari uscì per strada con le mani<br />

sul volto e disse che avevano ucciso <strong>il</strong> giudice Borsellino. E io mi sedetti su una panchina<br />

e mi venne da piangere. E pensai, per la prima volta, che avrei potuto iscrivermi a giurisprudenza<br />

e diventare un magistrato. Forse una reazione emotiva. Ma negli anni questo<br />

pensiero è maturato dentro di me, sino a diventare una ragione di vita. Non so se l’avevo<br />

mai detto. Forse, aspettavo un giorno come questo”.<br />

La costernazione di quel commerciante, le lacrime di quella ragazza, la sua decisione<br />

di vita, sono un segno che <strong>il</strong> sacrificio di Paolo non è stato vano.<br />

5. Si legge nella nota pastorale <strong>della</strong> Conferenza Episcopale Italiana Educare alla legalità.<br />

Per una cultura <strong>della</strong> legalità nel nostro Paese, del 1991: “Proprio perché l’autentica<br />

legalità trova la sua motivazione radicale nella moralità dell’uomo, la condizione primaria<br />

per uno sv<strong>il</strong>uppo del senso <strong>della</strong> legalità è la presenza di un vivo senso dell’etica come dimensione<br />

fondamentale ed irrinunciab<strong>il</strong>e <strong>della</strong> persona” 12 .<br />

“Quinto, non ammazzare”, “Settimo, non rubare”. Quanti cav<strong>il</strong>li hanno costruito i<br />

12 Conferenza Episcopale Italiana. Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace, Nota pastorale Educare alla legalità.<br />

Per una cultura <strong>della</strong> legalità nel nostro Paese, Roma 4 ottobre 1991, n. 3.<br />

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