09.06.2013 Views

L'evoluzione olocenica - Autorità di Bacino del fiume Tevere

L'evoluzione olocenica - Autorità di Bacino del fiume Tevere

L'evoluzione olocenica - Autorità di Bacino del fiume Tevere

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Paglia (Calenda et al., 1976). Questo serbatoio, <strong>del</strong>la capacità complessiva <strong>di</strong> 190 x 106 m3 ,<br />

sottende un bacino imbrifero <strong>di</strong> 6075 km2 , pari a circa il 37% <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> a Roma, <strong>di</strong> cui<br />

probabilmente trattiene la quasi totalità <strong>del</strong> trasporto torbido. Calenda et al. (1976) hanno valutato<br />

l’influenza <strong>del</strong> serbatoio <strong>di</strong> Corbara sul trasporto torbido a Roma tramite il confronto tra il deflusso<br />

torbido annuo misurato a Ripetta e quello misurato a Corbara nei do<strong>di</strong>ci anni che hanno preceduto<br />

l’entrata in servizio <strong>del</strong>l’impianto. Da quest’analisi è risultato che l’andamento <strong>del</strong> deflusso torbido a<br />

Corbara segue piuttosto da vicino quello <strong>del</strong> deflusso torbido a Roma. Tuttavia da altre analisi<br />

statistiche Calenda et al. (1976) concludono che neppure l’influenza <strong>di</strong> Corbara sia sufficiente a<br />

spiegare <strong>del</strong> tutto la drastica <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> deflusso torbido negli anni seguenti. Parimenti, la<br />

<strong>di</strong>minuzione dei deflussi <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> che si è verificata dopo il 1971 sembrerebbe<br />

anch’essa non poter giustificare in pieno il fenomeno <strong>del</strong>la <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> trasporto solido.<br />

La progressiva <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> trasporto solido ha determinato a sua volta un aumento <strong>del</strong> potere <strong>di</strong><br />

ero<strong>di</strong>bilità <strong>del</strong>le acque, ed un conseguente abbassamento <strong>di</strong> 1-2 metri <strong>del</strong>la quota <strong>del</strong>l’alveo a partire<br />

da circa un secolo fa (ve<strong>di</strong> paragrafo 2.10). Ha causato inoltre l’erosione <strong>del</strong>la linea <strong>di</strong> costa presso<br />

la foce <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> e l’arretramento <strong>del</strong>la linea <strong>di</strong> costa fino a 250 m nel periodo 1950-1974, con<br />

conseguenti gravi problemi <strong>di</strong> danneggiamento <strong>di</strong> strade e stabilimenti balneari (ve<strong>di</strong> paragrafo 1.2).<br />

1.5 Effetti antropici<br />

Le lunghe vicissitu<strong>di</strong>ni storiche durate oltre 2500 anni che hanno caratterizzato un agglomerato<br />

urbano <strong>del</strong>l’importanza <strong>di</strong> Roma, hanno ovviamente anche prodotto effetti notevoli sull’assetto<br />

topografico originario. Attività <strong>di</strong> cava e <strong>di</strong> scavo per la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, accumuli <strong>di</strong> macerie e <strong>di</strong><br />

rifiuti, colmamento e canalizzazione dei corsi d’acqua e bonifica <strong>di</strong> zone paludose e malsane hanno<br />

profondamente mo<strong>di</strong>ficato il territorio. Oggi la coltre <strong>di</strong> detriti antropici che ricopre la città <strong>di</strong> Roma<br />

può a luoghi superare i 20 m <strong>di</strong> spessore (Marra e Rosa, 1995), e per tale motivo va considerato<br />

come il più recente orizzonte stratigrafico osservabile nell’Urbe. In epoca pre-romana la quota <strong>del</strong>la<br />

piana alluvionale <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> si aggirava tra gli 8 ed i 10 metri s.l.m., mentre oggi, a causa<br />

<strong>del</strong>l’accumulo dei terreni <strong>di</strong> riporto, si trova tra i 15 ed i 20 m s.l.m. Infatti prima <strong>del</strong>la realizzazione<br />

dei muraglioni alla fine <strong>del</strong> secolo scorso (ve<strong>di</strong> paragrafo 2.9), questa piana è stata soggetta a<br />

frequenti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> alluvionamento (Bencivenga et al., 1995).<br />

Il massimo spessore dei terreni antropici è riscontrabile in corrispondenza <strong>del</strong>le antiche incisioni<br />

fluviali nella zona <strong>del</strong> centro storico che confluivano nella valle tiberina. Questi riporti sono nella<br />

quasi totalità posteriori al periodo classico, visto che la carta fisica <strong>del</strong> suolo <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong> G. B.<br />

Brocchi <strong>del</strong> 1820 mostra una morfologia molto più accidentata, con valli e colline non più osservabili<br />

al giorno d’oggi. Da un punto <strong>di</strong> vista tessiturale, i terreni antropici sono costituiti dai materiali più<br />

eterogenei ed eterometrici, cioè da ciottoli, frammenti tufacei e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>del</strong>le più svariate età e<br />

tipologie immersi in una matrice più fine formata da terreni vulcanici e/o se<strong>di</strong>mentari rimaneggiati. Il<br />

grado <strong>di</strong> compattazione e le caratteristiche geotecniche dei riporti antropici sono assai variabili, a<br />

seconda <strong>del</strong>la loro natura ed età. A questi materiali si accompagnano ed intercalano i depositi <strong>del</strong>le<br />

alluvioni storiche, e ne risulta quin<strong>di</strong> un insieme estremamente eterogeneo e talvolta <strong>di</strong>fficilmente<br />

riconoscibile rispetto ad altri se<strong>di</strong>menti.<br />

I cambiamenti morfologici <strong>del</strong>la topografia a seguito <strong>del</strong>l’azione <strong>del</strong>l’uomo sono stati a volte profon<strong>di</strong>,<br />

ed hanno ad<strong>di</strong>rittura determinato frequenti inversioni <strong>del</strong> rilievo: la creazione <strong>di</strong> vere e proprie<br />

"colline" costituite <strong>di</strong> detriti o viceversa l’eliminazione per sbancamento <strong>di</strong> originari rilievi ed il<br />

colmamento <strong>di</strong> incisioni fluviali. L’esempio più eclatante è senz’altro quello <strong>del</strong> "Monte dei Cocci" a<br />

Testaccio interamente costituito dai frammenti <strong>di</strong> anfore e vasellame provenienti dal vicino porto<br />

fluviale e qui or<strong>di</strong>natamente accatastati in epoca classica. Altri "monti" artificiali sono il Monte Citorio,<br />

localizzato sul sepolcro degli Antonini, il Monte Savello, che giace sui resti <strong>del</strong> Teatro <strong>di</strong> Marcello, il<br />

Monte dei Cenci, ubicato sulle rovine <strong>del</strong> Teatro <strong>di</strong> Balbo, ed il Monte <strong>del</strong>la Farina, localizzato sui<br />

resti <strong>del</strong> Teatro <strong>di</strong> Pompeo.<br />

Viceversa il più notevole sbancamento è probabilmente rappresentato dall’eliminazione <strong>del</strong>la sella<br />

che univa il Quirinale al Campidoglio, voluto dall’Imperatore Traiano per e<strong>di</strong>ficare il suo foro. Sul<br />

basamento <strong>del</strong>la Colonna Traiana vi è infatti un’iscrizione che attesta che l’altezza <strong>del</strong>la colonna era

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!