L'evoluzione olocenica - Autorità di Bacino del fiume Tevere
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<strong>del</strong>l’incisione occupata dal <strong>Tevere</strong>, che viene colmata da depositi ghiaiosi <strong>del</strong> Pleistocene superiore-<br />
Olocene (alla base) e limo-argillosi / limo-sabbiosi olocenici essenzialmente non consolidati (descritti<br />
nel dettaglio nel paragrafo 1.3).<br />
2.11.3 - Idrografia originaria <strong>del</strong> bacino tiberino a Roma<br />
I caratteri idrografici originari <strong>di</strong> Roma, prima che avvenissero le importanti trasformazioni<br />
antropiche, rivestono a tutt’oggi una notevole importanza per l’assetto idrogeologico <strong>del</strong>l’area<br />
romana. Infatti, le antiche incisioni fluviali dei corsi d’acqua che affluivano lateralmente nel <strong>Tevere</strong>,<br />
benché oggi ricoperte da una spessa coltre <strong>di</strong> detriti antropici, rappresentano tutt’ora sede<br />
preferenziale <strong>di</strong> drenaggio <strong>del</strong>le acque sotterranee. Tali paleovalli tagliavano i depositi vulcanici e<br />
quelli pleistocenici che contenevano acquiferi, e <strong>di</strong> conseguenza erano ricche <strong>di</strong> sorgenti (figura 25).<br />
(Figura 25)<br />
Questa ricostruzione (tratta da Corazza e Lombar<strong>di</strong>, 1995) è stata possibile grazie alla consultazione<br />
<strong>del</strong>le fonti bibliografiche (Lanciani, 1881; Lugli, 1936; 1951; Ventriglia, 1971) ed ai risultati <strong>del</strong>le<br />
indagini geologiche e morfologiche recentemente condotte.<br />
La riva destra <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> era caratterizzata, così come oggi, dall’imponente dorsale Monte Mario-<br />
Colle Vaticano-Gianicolo, caratterizzata da pen<strong>di</strong>i molto acclivi ed interrotta da brevi e profonde<br />
incisioni trasversali. Qui le argille vaticane plioceniche passano superiormente ai depositi clastici<br />
grossolani <strong>del</strong> Pleistocene inferiore: le sabbie <strong>di</strong> Monte Mario e le Ghiaie <strong>di</strong> Monte Ciocci. Queste<br />
formazioni costituiscono dei piccoli acquiferi dai quali si generavano piccole sorgenti. In riva sinistra<br />
<strong>del</strong> <strong>Tevere</strong>, viceversa, la morfologia era più articolata, con numerose incisioni fluviali che isolavano i<br />
cosiddetti "sette colli" <strong>di</strong> Roma. Tra <strong>di</strong> essi si frapponevano valli torrentizie che non <strong>di</strong> rado<br />
terminavano con cospicue palu<strong>di</strong>. Ad esempio il torrente che defluiva tra Pincio e Quirinale (Petronia<br />
Amnis), alimentato principalmente dalle sorgenti sallustiane, terminava con una vasta zona<br />
acquitrinosa e paludosa (Palus Caprae) che copriva tutta la zona compresa tra Piazza Farnese,<br />
Piazza Navona e Piazza Colonna. Più ad est il torrente Spinon terminava in una valle acquitrinosa<br />
(Lacus Curtius e Velabrum minus) posta tra Campidoglio e Palatino. I colli Esquilino e Celio erano<br />
separati da una valle percorsa da un torrente, corrispondente all’attuale via Labicana, che passava