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L'evoluzione olocenica - Autorità di Bacino del fiume Tevere

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(Figura 17)<br />

Inoltre in circa 30 anni si è verificata una generale <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>le portate, dovuta evidentemente<br />

ai prelievi effettuati <strong>di</strong>rettamente dal corso d’acqua per uso irriguo e alle captazioni <strong>di</strong> acqua potabile<br />

effettuate alle principali sorgenti (Acqua Marcia, Peschiera) <strong>del</strong> bacino imbrifero.<br />

La storia <strong>del</strong> <strong>Tevere</strong> è stata caratterizzata da un gran numero <strong>di</strong> piene, la cui cronologia è in gran<br />

parte conosciuta grazie all’importanza storico-politica che ha rivestito la città <strong>di</strong> Roma da almeno<br />

2500 anni fa ad oggi. Per quanto riguarda le piene avvenute nel periodo classico, notizie ne vengono<br />

genericamente riportate da Livio, Orazio, Dione Cassio e da altri autori. Non <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> una<br />

cronologia dettagliata degli eventi, ma ci vengono segnalate una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> eventi prima <strong>del</strong>la<br />

nascita <strong>di</strong> Cristo, e 16 dopo, fino all’anno 411, periodo in cui la potenza <strong>del</strong>l’Impero stava<br />

velocemente decadendo (nel 410 v’era stato il primo sacco <strong>di</strong> Roma ad opera dei Visigoti capeggiati<br />

da Alarico). Nel periodo classico quin<strong>di</strong> vengono segnalate una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un’inondazione ogni circa<br />

30 anni.<br />

Da questo momento in poi la me<strong>di</strong>a degli eventi <strong>di</strong> piena sembra, stando alle fonti storiche,<br />

decisamente rallentare: infatti dopo il 411 viene segnalata un alluvione nel 555 e poi altre 10 fino<br />

all’anno 860 (Frosini, 1964, Bencivenga et al., 1995). Segue un altro lunghissimo periodo (ben 320<br />

anni, fino al 1180) in cui non si ha notizia <strong>di</strong> alcuna inondazione. Pressoché tutti gli autori sono<br />

concor<strong>di</strong> nel ritenere che la scarsità <strong>di</strong> eventi segnalati in questo periodo altome<strong>di</strong>oevale sia dovuta<br />

al drastico declino <strong>del</strong>la città <strong>di</strong> Roma. L’Urbe infatti passò dagli 1,6 milioni <strong>di</strong> abitanti stimati<br />

all’apogeo <strong>del</strong>l’Impero e dagli 1,2 calcolati da Gibbon (1776) al momento <strong>del</strong> primo sacco <strong>di</strong> Roma<br />

(410), alle poche migliaia <strong>del</strong> periodo altome<strong>di</strong>evale. La popolazione aveva abbandonato i Colli e si<br />

era <strong>di</strong>stribuita nelle pianure, i monumenti romani erano ridotti ad un cumulo <strong>di</strong> rovine invase dalla<br />

vegetazione nelle quali pascolavano le greggi.<br />

Solo dopo il 1180, con l’avvicinarsi <strong>del</strong> periodo rinascimentale, le piene cominciarono ad essere<br />

descritte con una certa regolarità, e si iniziò ad apporre in vari punti <strong>del</strong>la città <strong>del</strong>le lapi<strong>di</strong> in marmo<br />

sulle quali venivano riportati i livelli raggiunti dalle acque durante le piene, la data <strong>del</strong>l’evento ed una<br />

sua descrizione. La lapide più antica tuttora esistente si trova sotto l’Arco <strong>di</strong> Banchi, ed è relativa alla

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