Studio di risonanza magnetica funzionale delle funzioni ... - MediK
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<strong>Stu<strong>di</strong>o</strong> <strong>di</strong> <strong>risonanza</strong> <strong>magnetica</strong> <strong>funzionale</strong><br />
<strong>delle</strong> <strong>funzioni</strong> attentive in pazienti<br />
con danno assonale <strong>di</strong>ffuso dopo trauma cranico<br />
S. GALBIATI 1 , A. BARDONI 1 , M. RECLA 1 , F. LOCATELLI 1 , A. COSTA 2 , E. CAPANNINI 2 , A. PASTORI 2 , V. BRANCA 2 , S. STRAZZER 1<br />
Introduzione<br />
Il trauma cranico rappresenta la principale causa <strong>di</strong> morte e invali<strong>di</strong>tà<br />
nei soggetti giovani adulti. Si tratta <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione patologica<br />
caratterizzata da complessi esiti neurologici che coinvolgono, non<br />
solo le capacità motorie, ma anche quelle comportamentali e cognitive1<br />
. I <strong>di</strong>sturbi neuropsicologici rappresentano un grave e costante<br />
problema nel paziente post-traumatico, interferendo con i processi<br />
<strong>di</strong> recupero, con l’equilibrio psichico e comportamentale e con le<br />
possibilità <strong>di</strong> reinserimento scolastico e lavorativo2,3 .<br />
Il grado <strong>di</strong> recupero a <strong>di</strong>stanza e dopo la riabilitazione neurologica<br />
in soggetti con trauma cranico non sembra essere legato solamente<br />
alla sede ed all’estensione della lesione focale, ma anche ad<br />
un <strong>di</strong>fferente pattern <strong>di</strong> attivazione corticale, che si instaura grazie ai<br />
meccanismi fisiologici <strong>di</strong> plasticità neuronale propri <strong>di</strong> ciascun in<strong>di</strong>viduo4,5<br />
. Negli ultimi anni sono numerosi gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> attivazione<br />
cerebrale condotti su soggetti sani, me<strong>di</strong>ante l’utilizzo della Risonanza<br />
Magnetica Funzionale (fMRI), una nuova tecnica <strong>di</strong> neuroimmagine<br />
sicura e non invasiva che permette, accanto ad una buona definizione<br />
del danno tessutale, il monitoraggio dei cambiamenti metabolici<br />
e riorganizzativi del Sistema Nervoso Centrale (SNC) a seguito <strong>di</strong><br />
una lesione6-13 .<br />
Stu<strong>di</strong> su pazienti con esiti <strong>di</strong> trauma cranico hanno documentato i<br />
processi <strong>di</strong> riorganizzazione <strong>funzionale</strong> nelle aree cerebrali risparmiate<br />
dalla lesione, mostrando un pattern <strong>di</strong> attivazione esteso a più<br />
aree corticali e evidenziando un’attivazione anche <strong>di</strong> aree controlaterali,<br />
fisiologicamente non coinvolte nel processo cognitivo in esame.<br />
Tali stu<strong>di</strong> riguardavano in modo specifico una <strong>delle</strong> <strong>funzioni</strong> cognitive<br />
maggiormente coinvolte in pazienti con trauma cranico, ossia la<br />
working memory7 . Al momento attuale non esistono stu<strong>di</strong> invece<br />
che analizzano la riorganizzazione dell’attività corticale in compiti<br />
che implicano un’altra funzione cognitiva, l’attenzione, particolarmente<br />
compromessa a seguito <strong>di</strong> trauma cranico14-16 .<br />
Lo scopo fondamentale dello stu<strong>di</strong>o è identificare le aree <strong>di</strong> attivazione<br />
cerebrale durante un compito <strong>di</strong> attenzione sostenuta in un<br />
gruppo <strong>di</strong> soggetti che abbiano subito un trauma cranico severo,<br />
con quadro RM compatibile con DAI e che abbiano recuperato i<br />
deficit attenzionali conseguenti alle lesioni, e in un gruppo <strong>di</strong> volontari<br />
sani compatibili per età, sesso e scolarità. L’analisi dei dati è<br />
finalizzata ad evidenziare le <strong>di</strong>fferenze tra soggetti sani e malati e<br />
quelle correlate al <strong>di</strong>fferente trattamento riabilitativo dei pazienti.<br />
EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3)<br />
1 IRCCS “E. Medea”, Bosisio Parini (Lecco);<br />
2 Unità <strong>di</strong> Neurora<strong>di</strong>ologia Diagnostica ed Interventistica,<br />
Fondazione IRCCS Policlinico <strong>di</strong> Milano<br />
Materiali e meto<strong>di</strong><br />
Pazienti<br />
I soggetti inclusi nel nostro stu<strong>di</strong>o provenivano dall’Unità <strong>di</strong> Neuroriabilitazione<br />
<strong>delle</strong> Cerebrolesioni Acquisite dell’Istituto Scientifico<br />
Eugenio Medea. Tutti i pazienti afferiti dopo un trauma cranico vengono<br />
sottoposti ad una valutazione multi<strong>di</strong>sciplinare comprendente<br />
valutazioni cliniche (visita neurologica, fisiatrica, oculistica, ORL,<br />
internistica), strumentali (EEG, ABR, SEP, PEV), cognitive (test <strong>di</strong><br />
livello, attenzione, memoria, <strong>funzioni</strong> esecutive). Tali pazienti, se<br />
necessario, vanno incontro a trattamenti intensivi <strong>di</strong> FKT, logope<strong>di</strong>a<br />
e neuropsicologia.<br />
Da un gruppo <strong>di</strong> circa 150 pazienti con esiti <strong>di</strong> trauma cranico<br />
afferiti alla nostra Unità, sono stati selezionati 73 pazienti con età<br />
compresa tra i 16 e i 21 anni al momento dello stu<strong>di</strong>o. Di questi<br />
pazienti sono state visionate le immagini <strong>di</strong> Risonanza Magnetica<br />
dell’encefalo al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un gruppo omogeneo <strong>di</strong> soggetti<br />
con un documentato danno assonale <strong>di</strong>ffuso. Sono stati così in<strong>di</strong>viduati<br />
25 pazienti omogenei per tipologia <strong>di</strong> danno cerebrale. Tali<br />
pazienti sono stati sottoposti alle seguenti valutazioni cliniche:<br />
anamnesi clinica, visita neurologica, visita oculistica ed ortottica, esame<br />
au<strong>di</strong>oimpedenzometrico, valutazioni cognitive, valutazione psicologica.<br />
Tra questi sono stati selezionati e inclusi nello stu<strong>di</strong>o 6 soggetti (5<br />
maschi e 1 femmina), che rispondevano ai seguenti criteri <strong>di</strong> inclusione:<br />
GCS85), deficit<br />
attentivi marcati nella fase subacuta, recupero <strong>delle</strong> capacità<br />
attentive al momento dell’inclusione nello stu<strong>di</strong>o, recupero <strong>delle</strong><br />
capacità mnestiche e <strong>delle</strong> <strong>funzioni</strong> esecutive.<br />
Volontari<br />
Sono stati reclutati 7 soggetti sani comparabili per età, sesso e<br />
scolarità. Tali volontari sono stati valutati dal punto <strong>di</strong> vista cognitivo<br />
attraverso la medesima batteria somministrata ai pazienti.<br />
Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 1
GALBIATI STUDIO DI RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE DELLE FUNZIONI ATTENTIVE IN PAZIENTI CON DANNO ASSONALE DIFFUSO DOPO TRAUMA...<br />
Assessment neuropsicologico<br />
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una specifica valutazione<br />
neuropsicologica. Per valutare l’attenzione si è utilizzato il Continuous<br />
Performance Test II (CPT II) 17 , che valuta l’attenzione sostenuta,<br />
il livello <strong>di</strong> arousal e <strong>di</strong> impulsività. Questo test valuta l’attenzione<br />
sostenuta con l’Overall Index, la velocità <strong>di</strong> elaborazione<br />
cognitiva con i tempi <strong>di</strong> reazione(RT) e il tipo <strong>di</strong> errore con gli in<strong>di</strong>ci<br />
Commission e Omission.<br />
Il livello cognitivo è stato valutato con la Wechsler Scale, che<br />
valuta il quoziente intellettivo verbale e operativo (VIQ and PIQ).<br />
La Wechsler Memory Scale18 e la Memory Assessment Scale19 sono<br />
state utilizzate per valutare la memoria verbale e visuo-spaziale imme<strong>di</strong>ata<br />
e dopo 30 minuti. Questi test forniscono un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> memoria<br />
globale “Memory Quotient Index” (MQ per pazienti <strong>di</strong> età>18 anni) e<br />
“General Memory Index” (GM per pazienti <strong>di</strong> età
STUDIO DI RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE DELLE FUNZIONI ATTENTIVE IN PAZIENTI CON DANNO ASSONALE DIFFUSO DOPO TRAUMA... GALBIATI<br />
Tabella I. – Profilo clinico e neuropsicologico del gruppo sperimentale e <strong>di</strong> controllo al momento dello stu<strong>di</strong>o.<br />
Characteristics TBI patients Controls (n=7)<br />
1 2 3 4 5 6 Mean SD Mean SD<br />
Age/gender<br />
Time to test (months)<br />
Wechsler scale<br />
VIQ 113 90 83 97 115 95 98,83 12,2 105 11,2<br />
PIQ 84 99 99 97 109 103 98,5 8,29 108 10,3<br />
FIQ 100 93 89 96 114 98 98,33 8,59 104 8,9<br />
Wechsler memory<br />
MQ (I) 93 98 – – 100 92 95,75 3,86 102 4,2<br />
MAS<br />
GM (I) – – 129 100 – – 114,5 20,51 – –<br />
WCST<br />
NCAT 6 5 6 6 6 6 5,83 0,41 6 0,7<br />
Terr 101 87 101 125 120 125 109,83 15,75 125 14,3<br />
PResp 103 90 97 135 120 135 113,33 19,5 130 15,2<br />
CPT<br />
Commision 78 52 75 70 71,05 72,14 69,69 9,15 50 8,4<br />
Omission 65 41,62 74 72 70 50 63,78 14,23 65 13,2<br />
RT 70 63,45 72,2 65 76,58 71 69,7 4,83 70 3,9<br />
Overall index 9,2 0,0 5,63 0,0 9,2 5,2 4,87 4,14 3,5 4,2<br />
I punteggi del test CPT sono espressi in percentili.<br />
sono state dapprima valutate singolarmente, caso per caso e poi si è<br />
provveduto ad analizzare le me<strong>di</strong>e dei due gruppi presi in considerazione,<br />
verificando anche le variazioni dell’attività nel tempo. Nei<br />
pazienti, è stata evidenziata una maggiore attivazione <strong>delle</strong> aree<br />
fronto-opercolari bilaterali, <strong>delle</strong> aree temporali bilaterali e dell’area<br />
supplementare motoria. Dopo i primi due minuti nei quali le attivazioni<br />
sono simili, si osserva una complessiva e progressiva riduzione<br />
<strong>delle</strong> attività molto variabile da in<strong>di</strong>viduo a in<strong>di</strong>viduo. In particolare,<br />
alcuni soggetti mostrano un calo progressivo e graduale <strong>delle</strong> attivazioni<br />
nelle aree frontali e temporali che si protrae per tutta la durata<br />
del test, fino agli ultimi due minuti nei quali si ha un modesto recupero.<br />
In altri soggetti, invece, dopo i primi 2-4 minuti, l’intensità <strong>delle</strong><br />
attivazioni cala bruscamente e si mantiene a livelli minimi, rimanendo<br />
attiva solo un’esigua porzione dell’area supplementare motoria<br />
(SMA) fino al termine dell’esame. È stato osservato che i pazienti<br />
nei quali l’intensità dell’attivazione è significativamente ridotta sono<br />
quelli che non erano stati sottoposti a trattamenti riabilitativi neuropsicologici<br />
dopo essere stati <strong>di</strong>messi dal trattamento intensivo in fase<br />
subacuta.<br />
Il gruppo dei volontari sani <strong>di</strong>mostra una complessiva omogeneità<br />
nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> aree cerebrali attivate, simile a quella<br />
ottenuta nei pazienti. In particolare l’area fronto-opercolare, il giro<br />
temporale superiore e l’area supplementare motoria si <strong>di</strong>mostrano<br />
sempre attivate. Nei primi due minuti del test, tutti i volontari presentano<br />
invariabilmente un’importante attivazione <strong>delle</strong> aree T1, F2<br />
ed F3 senza una evidente lateralizzazione; nei successivi due minuti<br />
le attivazioni aumentano in due casi, mentre negli altri esse rimangono<br />
sostanzialmente invariate. A partire dal blocco seguente, si osserva<br />
una progressiva riduzione <strong>di</strong> tali attività soprattutto nelle aree F3<br />
e T1, mentre nella SMA si osserva un progressivo aumento <strong>di</strong> attivazione.<br />
Infine, nell’ultimo blocco, le attivazioni si riducono ulteriormente,<br />
in particolare a livello della SMA.<br />
Dal confronto volontari-pazienti, emerge che nelle fasi iniziali<br />
l’intensità dell’attivazione nei sani è minore rispetto al gruppo dei<br />
pazienti, ma successivamente, il gruppo <strong>di</strong> controllo riesce a mantenere<br />
un’attività più stabile, che tende ad esaurirsi solo nelle fasi finali<br />
del test, ma che comunque resta sempre superiore ai pazienti<br />
(Figura 1, 2). In entrambi i gruppi il test <strong>di</strong> finger tapping ha <strong>di</strong>mostrato<br />
l’attivazione <strong>delle</strong> aree attese.<br />
Discussione<br />
I deficit motori, cognitivi e comportamentali che seguono ad un<br />
trauma cranico presentano un’evoluzione nel tempo estremamente<br />
variabile da soggetto a soggetto. Tale osservazione clinica permette<br />
<strong>di</strong> dedurre che il sistema nervoso non è statico, fisso e immutabile,<br />
ma <strong>di</strong>namico, in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarsi e rispondere attivamente agli<br />
stimoli lesivi per recuperare o vicariare, quando possibile, le <strong>funzioni</strong><br />
perdute. La riorganizzazione e il grado <strong>di</strong> recupero sono <strong>funzioni</strong><br />
proprie <strong>di</strong> ciascun in<strong>di</strong>viduo e sono possibili grazie a meccanismi <strong>di</strong><br />
plasticità neuronale.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o dell’attività cerebrale me<strong>di</strong>ante fMRI permette <strong>di</strong> valutare<br />
<strong>di</strong>rettamente in vivo le mo<strong>di</strong>ficazioni dei pattern <strong>di</strong> attivazione<br />
corticale legate ai meccanismi <strong>di</strong> plasticità neuronale, in soggetti con<br />
<strong>di</strong>fferenti patologie. Gli stu<strong>di</strong> finora condotti con tale meto<strong>di</strong>ca si<br />
sono concentrati sulla riorganizzazione corticale <strong>delle</strong> <strong>funzioni</strong> motorie<br />
e, nell’ambito <strong>delle</strong> <strong>funzioni</strong> cognitive, sulla working memory o<br />
memoria <strong>di</strong> lavoro18 .<br />
Questo stu<strong>di</strong>o invece ha come oggetto un’altra importante funzione<br />
cognitiva finora poco indagata me<strong>di</strong>ante fMRI, ossia l’attenzione<br />
sostenuta.<br />
I soggetti reclutati sono vittime <strong>di</strong> trauma cranico con gravi problemi<br />
attentivi nel post trauma che sono riusciti a recuperare tali<br />
deficit, o in modo autonomo, o attraverso appropriati trattamenti riabilitativi<br />
neuropsicologici volti a stimolare la loro plasticità neuronale.<br />
Me<strong>di</strong>ante fMRI sono state acquisite immagini relative all’attivazione<br />
corticale dei soggetti durante l’esecuzione <strong>di</strong> un compito <strong>di</strong> attenzione<br />
sostenuta, ed esse sono poi state confrontate con quelle ottenute<br />
da un gruppo <strong>di</strong> volontari sani per evidenziarne le <strong>di</strong>fferenze.<br />
Un elemento <strong>di</strong> novità <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, rispetto ai precedenti, è<br />
che l’analisi <strong>delle</strong> attivazioni è stata effettuata sud<strong>di</strong>videndo il processo<br />
<strong>di</strong> acquisizione <strong>delle</strong> immagini in blocchi della durata <strong>di</strong> due<br />
minuti ciascuno. E’ pertanto possibile ricostruire il profilo temporale<br />
Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 3
GALBIATI STUDIO DI RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE DELLE FUNZIONI ATTENTIVE IN PAZIENTI CON DANNO ASSONALE DIFFUSO DOPO TRAUMA...<br />
<strong>delle</strong> attivazioni cerebrali, analizzando come esse si mo<strong>di</strong>ficano nel<br />
tempo.<br />
La prima osservazione che si può trarre dai risultati ottenuti è<br />
che, anche nel nostro stu<strong>di</strong>o, si è <strong>di</strong>mostrato fondamentale nell’intraprendere<br />
compiti <strong>di</strong> attenzione sostenuta il contributo <strong>delle</strong> aree<br />
cerebrali frontali e dell’area supplementare motoria. Tale coinvolgimento<br />
può forse essere attribuito al reclutamento del sistema attentivo<br />
anteriore (AAS) che ha la funzione <strong>di</strong> riconoscere e interpretare<br />
le qualità formali degli stimoli 20 che nel nostro caso erano rappresentati<br />
da lettere dell’alfabeto.<br />
Minore è risultata invece l’attivazione del sistema attentivo posteriore<br />
(PAS) che ha il compito <strong>di</strong> spostare il fuoco attenzionale nello<br />
spazio verso lo stimolo, e che, nel nostro test, non si è attivato proprio<br />
perché il target compariva sempre nella porzione centrale del<br />
campo visivo 21-25 . Rispetto ai precedenti stu<strong>di</strong> nei quali si evidenzia<br />
soprattutto il coinvolgimento <strong>di</strong> aree frontali, parietali e della SMA 26-29 ,<br />
abbiamo in<strong>di</strong>viduato un’importante attivazione anche <strong>di</strong> aree temporali,<br />
che precedentemente non era stata osservata. Il significato <strong>di</strong> tale<br />
attivazione è ancora da definire.<br />
Come ci si attendeva, nel gruppo dei sani l’attivazione aumenta<br />
nei primi blocchi del test a causa del mantenimento <strong>di</strong> un livello<br />
attenzionale elevato. I soggetti reclutano aree cerebrali progressivamente<br />
più estese in modo tale da eseguire il compito richiesto nel<br />
modo migliore, come confermato dai buoni risultati che in questa<br />
fase si ottengono nel CPT. Successivamente, invece, l’attivazione si<br />
riduce, parallelamente ad uno sca<strong>di</strong>mento fisiologico della performance<br />
del CPT. Questo calo dell’attività cerebrale può essere interpretato<br />
come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un esaurimento <strong>delle</strong> risorse attentive del<br />
soggetto che non è in grado <strong>di</strong> garantire lo stesso livello <strong>di</strong> prestazione<br />
per un periodo prolungato <strong>di</strong> tempo, oppure può essere legato<br />
alla insorgenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> automatismo che caratteristicamente<br />
sono meno “<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osi” per il soggetto, ma che sono inficiati da<br />
un maggior grado <strong>di</strong> errore. Dopo i primi minuti nei quali i soggetti<br />
sani attivamente e consapevolmente cercano <strong>di</strong> mantenere alto il<br />
livello <strong>di</strong> vigilanza reclutando aree cerebrali più ampie possibili, si<br />
instaurano, probabilmente in modo inconscio, meccanismi automatici<br />
che determinano uno sca<strong>di</strong>mento della performance attentiva e<br />
una riduzione <strong>delle</strong> attivazioni.<br />
Interessante è anche notare come dal confronto tra il gruppo dei<br />
pazienti e quello dei controlli sani emerga una sostanziale equivalenza<br />
nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> aree <strong>di</strong> attivazione, mentre il profilo<br />
temporale e l’entità <strong>delle</strong> stesse siano decisamente <strong>di</strong>verse. A seguito<br />
del trauma e del danno assonale <strong>di</strong>ffuso quin<strong>di</strong> i processi attentivi<br />
continuano ad essere localizzati nelle medesime aree della fase pretraumatica,<br />
anche se la loro organizzazione <strong>funzionale</strong> si mo<strong>di</strong>fica.<br />
Infatti nei primi minuti del test i soggetti con trauma cranico<br />
mostrano una maggiore intensità <strong>di</strong> attivazione rispetto ai sani, che<br />
poi però decresce rapidamente e in maniera significativa, nonostante<br />
la performance attentiva rimanga sod<strong>di</strong>sfacente (Fig. 1).<br />
Invece nel soggetto sano, il reclutamento <strong>di</strong> aree corticali più<br />
ampie permette <strong>di</strong> mantenere più stabile l’attivazione nel tempo e<br />
rendere meno evidenti gli effetti <strong>di</strong> esaurimento <strong>delle</strong> capacità attentive.<br />
In base a tali osservazioni è possibile ipotizzare che il livello <strong>di</strong><br />
attivazione nei soggetti sani sia sovrabbondante rispetto alle effettive<br />
necessità che il compito richiede.<br />
In seguito al trauma cranico e al danno neuronale, invece, si verifica<br />
una mo<strong>di</strong>ficazione dell’organizzazione corticale dei processi<br />
attentivi per cui il soggetto traumatizzato non è in grado <strong>di</strong> mantenere<br />
a lungo un livello <strong>di</strong> attivazione elevato, come i controlli. Si ha<br />
perciò, dopo i primi minuti <strong>di</strong> intensa attività, una progressiva riduzione<br />
fino a che non rimangono attive solo le aree effettivamente<br />
in<strong>di</strong>spensabili all’esecuzione del compito 30 .<br />
È come se il soggetto con trauma cranico fosse in grado <strong>di</strong> attivarsi<br />
solo il minimo in<strong>di</strong>spensabile, mentre nel soggetto sano vi fos-<br />
se un reclutamento <strong>di</strong> aree più estese che garantisce un minore affaticamento<br />
complessivo.<br />
Frequentemente i soggetti con trauma cranico, anche se hanno<br />
recuperato i propri deficit, lamentano <strong>di</strong>fficoltà quoti<strong>di</strong>ane nell’eseguire<br />
i compiti <strong>di</strong> attenzione sostenuta che tuttavia non sono rilevate<br />
dai comuni test neuropsicologici. Anche i nostri pazienti, nonostante<br />
presentassero un’adeguata prestazione misurata dal CPT, hanno<br />
<strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> avvertire fatica nell’eseguire abitualmente compiti attentivi.<br />
Si può ipotizzare che la minore entità ed il più rapido e importante<br />
sca<strong>di</strong>mento <strong>delle</strong> attivazioni in<strong>di</strong>viduato dalle immagini fMRI<br />
dei pazienti, possano rappresentare il correlato neuro<strong>funzionale</strong> <strong>di</strong><br />
tali <strong>di</strong>fficoltà soggettive.<br />
All’interno del gruppo <strong>di</strong> pazienti affetti da trauma cranico erano<br />
presenti tre soggetti che hanno eseguito trattamenti riabilitativi neuropsicologici<br />
successivi alla fase subacuta, in regime ambulatoriale e<br />
tre soggetti che non hanno eseguito i trattamenti specifici. Sicuramente<br />
il campione in oggetto è troppo esiguo per poter trarre conclusioni<br />
generalizzate, tuttavia alcune importanti <strong>di</strong>fferenze sono state<br />
rilevate dal confronto <strong>delle</strong> attivazioni nei trattati rispetto ai non<br />
trattati. Tali evidenze andranno confermate in successivi stu<strong>di</strong> su<br />
campioni più ampi <strong>di</strong> popolazione.<br />
Il dato più evidente emerso dal confronto tra pazienti trattati e non<br />
trattati, è che, nei primi, l’estensione e l’entità <strong>delle</strong> attivazioni, pur<br />
mantenendosi inferiore rispetto ai controlli, è maggiore. I pazienti che<br />
non hanno effettuato un trattamento neuropsicologico mirato <strong>di</strong>mostrano<br />
entità <strong>di</strong> attivazione esigua per tutta la durata del test, localizzata<br />
a livello della SMA, della corteccia temporale e, in un unico caso, <strong>di</strong><br />
aree ippocampali. Non vi sono significative mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>delle</strong> attività<br />
nel tempo, come invece si verifica in tutti gli altri soggetti.<br />
In base a queste osservazioni, quin<strong>di</strong>, si pensa che i trattamenti<br />
riabilitativi siano capaci <strong>di</strong> stimolare i meccanismi <strong>di</strong> plasticità neuronale<br />
in modo da determinare una riorganizzazione corticale <strong>delle</strong><br />
<strong>funzioni</strong> attentive che riporta l’in<strong>di</strong>viduo ad uno stato simile a quello<br />
pre-trauma. Durante il trattamento neuropsicologico al soggetto vengono<br />
insegnate strategie <strong>di</strong> compenso per ovviare ai deficit attentivi<br />
che lo rendono meno affaticabile durante il test, come osservato dalla<br />
più stabile e intensa attivazione cerebrale. I soggetti che invece<br />
recuperano i propri deficit autonomamente non sono in grado <strong>di</strong><br />
attivare aree cerebrali più ampie, ma si mantengono su livelli minimi<br />
<strong>di</strong> attivazione. Tale esigua attività cerebrale durante l’esecuzione dei<br />
compiti attentivi può forse essere correlata alle <strong>di</strong>fficoltà quoti<strong>di</strong>ane<br />
in ambito sociale che i pazienti spesso lamentano.<br />
L’omogeneità del campione preso in esame rafforza le osservazioni<br />
finora esposte. Gli stu<strong>di</strong> presenti in letteratura infatti sono stati<br />
spesso condotti su gruppi <strong>di</strong> pazienti affetti dalla medesima patologia,<br />
ma con quadri RM e TAC non uniformi. L’aver selezionato per il<br />
nostro stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>vidui che avessero tutti un quadro <strong>di</strong> DAI alla RM<br />
garantisce un buon grado <strong>di</strong> affidabilità alle osservazioni ottenute.<br />
Tali preliminari conclusioni devono essere confermate da stu<strong>di</strong> su<br />
campioni più ampi.<br />
Conclusioni<br />
Nello stu<strong>di</strong>o condotto è stato possibile identificare i pattern <strong>di</strong><br />
attivazione cerebrale durante l’esecuzione <strong>di</strong> un compito <strong>di</strong> attenzione<br />
sostenuta in un gruppo <strong>di</strong> soggetti sani ed in un gruppo <strong>di</strong> soggetti<br />
con precedente trauma cranico grave e quadro ra<strong>di</strong>ologico<br />
compatibile con DAI.<br />
Attraverso l’utilizzo della meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> neuroimaging fMRI è stato<br />
<strong>di</strong>mostrato come le aree <strong>di</strong> attivazione nei due gruppi siano sovrapponibili<br />
per la loro localizzazione, ma non per il loro profilo temporale.<br />
Inoltre all’interno del gruppo dei pazienti sono emerse <strong>di</strong>fferenze<br />
tra i soggetti che erano stati sottoposti a riabilitazione neuropsicologica<br />
e quelli che invece non avevano ricevuto trattamento.<br />
4 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008
STUDIO DI RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE DELLE FUNZIONI ATTENTIVE IN PAZIENTI CON DANNO ASSONALE DIFFUSO DOPO TRAUMA... GALBIATI<br />
Da tali evidenze è possibile dedurre che il trauma cranico, e il<br />
DAI in particolare, determinano una compromissione significativa a<br />
livello dell’organizzazione corticale dei processi attentivi, che tuttavia<br />
i soggetti sono in grado <strong>di</strong> superare grazie ai meccanismi <strong>di</strong> plasticità<br />
neuronale.<br />
I trattamenti neuropsicologici sembrano migliorare non solo le<br />
prestazione complessive dell’in<strong>di</strong>viduo, ma anche il pattern fMRI dei<br />
pazienti rendendolo maggiormente sovrapponibile a quello degli<br />
in<strong>di</strong>vidui sani. In letteratura poco è noto sulla ri<strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong><br />
aree <strong>di</strong> attivazione in seguito a trattamenti riabilitativi in pazienti con<br />
esiti <strong>di</strong> trauma cranico.<br />
I dati presentati sono ancora preliminari e in via <strong>di</strong> osservazione<br />
sia per il futuro arruolamento <strong>di</strong> pazienti, sia per la possibilità si riesaminare<br />
i dati <strong>di</strong> fMRI con modalità <strong>di</strong> post-processing <strong>di</strong>fferenti e<br />
<strong>di</strong> rivalutare gli stessi pazienti a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno senza supporto<br />
riabilitativo.<br />
Confronto attivazione pazienti (in rosso) e volontari (in verde)<br />
Figura 1: 0-2 minuti.<br />
Figura 2: 6-8 minuti.<br />
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