Le basi anatomiche del danno propriocettivo negli esiti di ... - MediK
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Introduzione<br />
Il trauma <strong>di</strong>storsivo <strong>del</strong>la caviglia (TDC) è la più comune lesione<br />
nei giovani atleti soprattutto in attività sportive che prevedono salti,<br />
scatti o bruschi cambi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione quali calcio, basket, pallavolo,<br />
rugby e tennis. Dalla letteratura1,2 risulta che il 15-30% dei pazienti<br />
con TDC può presentare una sintomatologia cronica reci<strong>di</strong>vante a<br />
carico <strong>del</strong>la caviglia caratterizzata da edema, dolore, spesso associata<br />
a instabilità funzionale <strong>del</strong>la caviglia.<br />
La stabilità funzionale (SF) è composta da due componenti: una<br />
anatomo-meccanica ed una neuro-anatomica. La prima è sud<strong>di</strong>visa<br />
in una parte passiva, formata dalle strutture articolari e dai legamenti,ed<br />
in una parte attiva formata dai muscoli. La componente neuroanatomica<br />
comprende i tre “controller” <strong>del</strong> sistema posturale: l’apparato<br />
visivo, estremamente preciso, l’apparato vestibolare, grossolano<br />
ed antieconomico, ed il sistema <strong>propriocettivo</strong> (SP). Quest’ultimo<br />
racchiude in sé sia la sensazione <strong>del</strong> movimento articolare (cinestesia),<br />
sia la sensazione <strong>del</strong>la posizione <strong>del</strong>l’articolazione nello spazio<br />
(joint position sense). Esso è formato da <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> recettori<br />
periferici: recettori tattili–cutanei, meccanocettori quali i corpuscoli<br />
<strong>del</strong> Pacini e <strong>del</strong> Ruffini, organi muscolo-ten<strong>di</strong>nei <strong>del</strong> Golgi e terminazioni<br />
nervose libere. Questi recettori periferici, insieme a quelli<br />
visivi e vestibolari, mandano costantemente informazioni al sistema<br />
nervoso centrale, che integra ed elabora messaggi ed invia impulsi<br />
efferenti agli effettori, cioè ai muscoli interessati, con l’obiettivo <strong>di</strong><br />
avere un movimento economico, funzionalmente valido e coor<strong>di</strong>nato<br />
che salvaguar<strong>di</strong> l’integrità biologica dei tessuti. Il ruolo dei recettori<br />
periferici nel controllo motorio ha assunto <strong>negli</strong> anni un peso<br />
sempre maggiore, supportato soprattutto dai lavori <strong>di</strong> Freeman e<br />
Wike3,4 che <strong>negli</strong> anni ’70 hanno descritto l’instabilità funzionale <strong>del</strong>la<br />
caviglia ed analizzato il rapporto tra meccano-recettori e risposta<br />
riflessa dei muscoli, ponendo le prime <strong>basi</strong> <strong>del</strong>la riabilitazione propriocettiva.<br />
Diversi stu<strong>di</strong>5-8 hanno confermato il <strong>danno</strong> <strong>propriocettivo</strong><br />
in seguito a <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> caviglia, il che pre<strong>di</strong>spone a continue<br />
reci<strong>di</strong>ve. E’ ormai confermato che il problema è principalmente legato<br />
ad un ritardo <strong>di</strong> attivazione dei propriocettori presenti nelle<br />
capsule, legamenti e nei tessuti connettivi periarticolari, tra cui fasce<br />
e retinacoli. Viladot9 per la prima volta nel 1984 ha ipotizzato che i<br />
retinacoli <strong>del</strong>la caviglia potessero essere implicati, più che nella stabilità<br />
meccanica <strong>del</strong>l’articolazione tibio-tarsica, nella propriocezione<br />
<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>stretto. Egli infatti afferma che “i retinacoli sono esili e<br />
facilmente <strong>di</strong>sten<strong>di</strong>bili, non agiscono propriamente come mezzi <strong>di</strong><br />
unione tra calcagno ed astragalo, ma servono da inserzioni a formazioni<br />
quali il pe<strong>di</strong><strong>di</strong>o e il legamento crociato <strong>del</strong> tarso; solo in<strong>di</strong>rettamente<br />
contribuiscono alla stabilità astragalo-calcaneale. In ragione<br />
EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3)<br />
<strong>Le</strong> <strong>basi</strong> <strong>anatomiche</strong> <strong>del</strong> <strong>danno</strong> <strong>propriocettivo</strong><br />
<strong>negli</strong> <strong>esiti</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione <strong>del</strong>la caviglia<br />
A. STECCO 2 , S. MASIERO 2 , V. MACCHI 1 , A. PORZIONATO 1 , C. STECCO 1 , R. DE CARO 1 , C. FERRARO 2<br />
1 Dipartimanto <strong>di</strong> Anatomia e Fisiologia Umana,<br />
Università <strong>di</strong> Padova, Padova;<br />
2 Unità Operativa Complessa <strong>di</strong> Riabilitazione Ortope<strong>di</strong>ca<br />
Tabella I. – Arti inferiori amputati e soggetti <strong>di</strong>sezionati.<br />
Soggetto Età Sesso Causa <strong>di</strong> amputazione<br />
A 64 M Necrosi avascolare <strong>del</strong> piede in <strong>di</strong>abetico con <strong>esiti</strong><br />
frattura pilone tibiale<br />
B 35 M Esiti <strong>di</strong> frattura esposta sovraintercon<strong>di</strong>loidea femore<br />
con deficit vascolare completa<br />
C 72 F Esiti <strong>di</strong> frattura sovraintercon<strong>di</strong>loidea femore in<br />
paziente defedata<br />
<strong>del</strong>la loro elasticità essi hanno un modesto effetto sulla stabilità meccanica,<br />
mentre rivestono un ruolo importante nella sensibilità propriocettiva.<br />
Messi in tensione dall’inversione, sono iniziatori <strong>del</strong>la<br />
contrazione peroneale riflessa”. Tale idea <strong>di</strong> Viladot è stata in seguito<br />
ripresa da Marconetto e Parino 10 che hanno messo in dubbio che<br />
l’impiego <strong>del</strong> retinacolo inferiore degli estensori nelle plastiche legamentose<br />
<strong>di</strong> caviglia secondo la tecnica <strong>di</strong> Gould possa fornire un<br />
rinforzo meccanico classicamente inteso, ipotizzando invece una<br />
“augmentation” essenzialmente propriocettiva.<br />
In base a questi presupposti, il nostro stu<strong>di</strong>o si è posto due obiettivi:<br />
il primo, essenzialmente anatomico, aveva lo scopo <strong>di</strong> cercare<br />
<strong>di</strong> capire se esistono le <strong>basi</strong> morfologiche per supportare l’ipotesi <strong>di</strong><br />
un ruolo <strong>propriocettivo</strong> dei retinacoli <strong>del</strong>la caviglia; il secondo si<br />
poneva l’obiettivo <strong>di</strong> valutare se i retinacoli erano valutabili alla<br />
RMN, e soprattutto se essi mostravano alterazioni <strong>del</strong> segnale nei<br />
soggetti con instabilità funzionale dopo <strong>di</strong>storsione traumatica <strong>di</strong><br />
caviglia.<br />
Materiali e meto<strong>di</strong><br />
Lo stu<strong>di</strong>o si è svolto in due fasi. La prima fase consisteva in uno<br />
stu<strong>di</strong>o anatomo-istologico (in collaborazione con L’Istituto <strong>di</strong> Anatomia<br />
e Fisiologia Umana <strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Padova). Si sono analizzati<br />
dal punto <strong>di</strong> vista macroscopico ed istologico i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia<br />
<strong>di</strong> sei cadaveri né imbalsamati né congelati (3 uomini, 3 donne,<br />
età me<strong>di</strong>a 69 anni) e <strong>di</strong> 3 arti inferiori provenienti da amputazioni<br />
(Tab. I). Per ciascuna <strong>di</strong>ssezione è stato seguito il seguente protocol-<br />
Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 1
STECCO LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA<br />
Figura 1. – Retinacolo inferiore<br />
degli estensori, si evidenzia<br />
la chiara forma ad Y e la<br />
continuità con la fascia crurale<br />
e pe<strong>di</strong><strong>di</strong>a.<br />
lo: l’incisione è stata eseguita lungo la linea me<strong>di</strong>ana dall’apice <strong>del</strong>la<br />
rotula al II spazio metatarsale, quin<strong>di</strong> è stata asportata la cute per<br />
poter evidenziare il tessuto sottocutaneo e la fascia superficiale. Successivamente<br />
si è proceduto alla rimozione <strong>del</strong>la fascia superficiale<br />
per valutare la fascia profonda ed i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia. Infine la<br />
fascia profonda è stata sollevata dai piani profon<strong>di</strong> per identificare le<br />
<strong>di</strong>verse inserzioni muscolari ed ossee. Per ogni soggetto sono stati<br />
prelevati dei campioni <strong>del</strong>la fascia profonda e dei retinacoli per lo<br />
stu<strong>di</strong>o istologico. Tutti i prelievi raccolti sono stati conservati in formalina<br />
al 4%, quin<strong>di</strong> inclusi in paraffina e poi allestiti eseguendo sia<br />
tagli paralleli che trasversali rispetto alla superficie. I vetrini così<br />
ottenuti sono stati poi colorati con ematossilina-eosina, van Gieson<br />
per le fibre elastiche, ed azan-Mallory per le fibre collagene. È stata<br />
inoltre eseguita una colorazione immunoistochimica con anticorpi<br />
anti-S100, specifica per le fibre nervose.<br />
Nella seconda fase sono stati valutati tramite risonanza magnetica<br />
nucleare (RMN) 20 soggetti (13M, 7F; età me<strong>di</strong>a 39,19 anni,<br />
DS±17,29) affetti da <strong>esiti</strong> (<strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a dal trauma: 9,9 mesi, range<br />
3-25 mesi) <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione <strong>del</strong>l’articolazione tibio-tarsica. Questi<br />
pazienti in particolare evidenziano sia all’esame obiettivo che come<br />
sintomi riferiti dal paziente una instabilità funzionale <strong>di</strong> caviglia,<br />
mentre non era osservabile nessuna lassità. Sono stati inoltre analizzati<br />
tramite RMN 4 soggetti volontari (4M, età me<strong>di</strong>a 26,25 anni,<br />
DS±0,5), non riferenti alla anamnesi traumi o altre patologie a carico<br />
<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>stretto. Lo stu<strong>di</strong>o tramite RMN era stato inoltre eseguito, prima<br />
<strong>del</strong>le <strong>di</strong>ssezioni, su due arti amputati per cercare <strong>di</strong> valutare se il<br />
quadro <strong>di</strong> imaging avesse una reale corrispondenza con il quadro<br />
morfologico ottenuto con la <strong>di</strong>ssezione. Per ciascun soggetto la RMN<br />
è stata eseguita utilizzando <strong>di</strong>fferenti pesature e <strong>di</strong>fferenti piani <strong>di</strong><br />
taglio per in<strong>di</strong>viduare i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia e le loro eventuali<br />
alterazioni, in particolare sono state scelte per questo protocollo le<br />
sequenze T1 pesate (TR/TE: 500/16 ms , flip angle 90°, spessore <strong>del</strong>le<br />
fette = 4 mm, gap = 0.4, FOV = 200), le sequenze T2-pesate con<br />
Figura 2. – La fascia crurale<br />
può essere separata facilmente<br />
dal piano muscolo-ten<strong>di</strong>neo<br />
sottostante, ad eccezione<br />
<strong>di</strong> alcuni punti <strong>di</strong> ancoraggio.<br />
soppressione <strong>del</strong> grasso (TR/TE: 3100/60 ms , flip angle 90°, spessore<br />
<strong>del</strong>le fette = 4 mm, gap = 0,4, FOV = 200) e le sequenze Gra<strong>di</strong>ent<br />
Echo FFE (TR/TE: 507/18.41 in phase, flip angle 30°, slice thickness<br />
= 4 mm, gap = 0,4, FOV = 200) nei piani sagittale, frontale ed assiali.<br />
<strong>Le</strong> immagini sono state ottenute con una RMN <strong>di</strong> 1,5 Tesla (Philips<br />
Me<strong>di</strong>cal Systems, Gyroscan Intera, Best, The Netherlands), quin<strong>di</strong><br />
sono state trasferite ad una Sun workstation e sottoposte ad analisi<br />
multiplanare (MPR), che permette <strong>di</strong> visualizzare le immagini nei<br />
piani assiali, sagittali e coronali nella stessa finestra. <strong>Le</strong> misure sono<br />
state ottenute utilizzando un programma <strong>di</strong> analisi volumetrico (Voxtool<br />
3.0.54, Voxtool General Electric Me<strong>di</strong>cal Systems, Milwaukee,<br />
WI, USA).<br />
Risultati<br />
Dallo stu<strong>di</strong>o anatomico è risultato che i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia<br />
appaiono semplici rinforzi <strong>del</strong>la fascia crurale, non separabili dalla<br />
fascia stessa. Risulta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare dei limiti precisi, dal<br />
momento che essi “sfumano” nella fascia senza mostrare soluzioni <strong>di</strong><br />
continuità (Fig. 1). Si possono comunque riconoscere specifiche<br />
inserzioni ossee, che permettono <strong>di</strong> <strong>del</strong>imitare, sebbene in maniera<br />
imprecisa, i <strong>di</strong>fferenti retinacoli. Il retinacolo superiore degli estensori<br />
si forma a circa 3 centimetri prossimamente alla articolazione<br />
tibio-tasica. Esso appare come una lamina fibrosa trasversale che si<br />
inserisce lateralmente al perone e alla superficie prossimale <strong>del</strong> malleolo<br />
peroneale, mentre me<strong>di</strong>almente si inserisce alla cresta anteriore<br />
<strong>del</strong>la tibia ed alla superficie prossimale <strong>del</strong> malleolo me<strong>di</strong>ale, continuandosi<br />
con il periostio <strong>del</strong>le due ossa. Nella maggior parte dei<br />
casi il limite <strong>di</strong>stale è ben <strong>del</strong>imitabile, mentre prossimalmente si<br />
fonde senza soluzione <strong>di</strong> continuità con la fascia crurale.<br />
Il retinacolo inferiore degli estensori è sicuramente il retinacolo<br />
meglio visibile a livello <strong>del</strong>la caviglia (Fig. 2). Esso presenta una forma<br />
paragonabile ad una Y, si possono infatti <strong>di</strong>stinguere tre rami<br />
con decorso <strong>di</strong>fferente. Il punto <strong>di</strong> incontro tra i tre si pone appena<br />
<strong>di</strong>stalmente (1-2 cm) all’articolazione tibio-peroneale <strong>di</strong>stale, in particolare<br />
la porzione profonda <strong>del</strong> retinacolo a tale livello aderisce alla<br />
capsula articolare <strong>del</strong>l’articolazione tibio-tarsica. Da tale punto <strong>di</strong><br />
congiunzione si <strong>di</strong>partono due rami <strong>di</strong>vergenti che si portano verso<br />
la regione me<strong>di</strong>ale, ed un terzo che si porta verso la regione laterale.<br />
Dei due rami me<strong>di</strong>ali, uno presenta un decorso ascendente, fino ad<br />
inserirsi al malleolo me<strong>di</strong>ale (branca supero-me<strong>di</strong>ale), l’altro un<br />
2 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008
LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA STECCO<br />
Figura 3. – Risonanza magnetica <strong>del</strong>la caviglia sezione coronale.<br />
decorso <strong>di</strong>scendente, in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>lo scafoide e <strong>del</strong> cuneiforme<br />
(branca infero-me<strong>di</strong>ale). Il ramo laterale si <strong>di</strong>stingue a sua volta in<br />
due porzioni: una superficiale, che si continua senza soluzioni <strong>di</strong><br />
continuità con il retinacolo inferiore dei peronei, ed una profonda,<br />
che si va ad inserire nel seno <strong>del</strong> tarso. Sulla superficie interna <strong>del</strong><br />
retinacolo inferiore degli estensori si può evidenziare l’inserzione <strong>di</strong><br />
numerose fibre <strong>del</strong> muscolo pe<strong>di</strong>deo.<br />
Il retinacolo dei flessori si sviluppa nella regione me<strong>di</strong>ale <strong>del</strong> talo.<br />
Si possono <strong>di</strong>stinguere due componenti, una superficiale ed una<br />
profonda. La componente superficiale origina dal malleolo tibiale e<br />
dall’anello fibroso <strong>del</strong> muscolo abduttore <strong>del</strong>l’alluce, si porta quin<strong>di</strong><br />
posteriormente per avvolgere in un suo sdoppiamento il ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
Achille. Nel suo decorso rinforza la fascia crurale nel suo passaggio<br />
sul tunnel tarsale, si può pertanto <strong>di</strong>re che il retinacolo dei flessori<br />
forma il tetto <strong>del</strong> tunnel tarsale. La componente profonda origina dal<br />
malleolo me<strong>di</strong>ale e si inserisce al calcagno dando inserzione ad<br />
alcune fibre <strong>del</strong> muscolo quadrato <strong>del</strong>la pianta.<br />
Il retinacolo superiore dei peronei appare come una lamina quadrilatera<br />
dai confini mal definibili che origina dal malleolo peroneale<br />
e si porta posteriormente, per avvolgere il ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Achille e poi<br />
continuarsi con il foglietto superficiale <strong>del</strong> retinacolo dei flessori.<br />
Il retinacolo inferiore dei peronieri è in continuità con il ramo<br />
laterale <strong>del</strong> retinacolo inferiore degli estensori. Esso appare come<br />
una sottile lamina fibrosa che, con decorso pressoché verticale, pas-<br />
Tabella II. – Spessore retinacoli (millimetri).<br />
R. R. Superiore degli R. Dei flessori R. Inferioredegli<br />
Superiore estensori estensori<br />
peronieri<br />
Livello Livello Ten<strong>di</strong>ne Tunnel Non A livello<br />
peroneale tibiale achille tarsale sdoppiato <strong>del</strong> t.a.<br />
Me<strong>di</strong>a spessori 1,95 1,28 1,36 1,16 1,4 1,3 1,02<br />
Deviazione 0,15 0,27 0,19 0,16 0,22 0,18 0,2<br />
standard<br />
Tabella III. – Pazienti esaminati con refertazione.<br />
Sogg. sex Data Caviglia Refertazione ra<strong>di</strong>ologica<br />
<strong>di</strong> nascita<br />
1 M 1958 sn <strong>Le</strong>sione ten<strong>di</strong>ne Achille<br />
2 M 1990 dx Esiti frattura intraspongiosa malleolo<br />
peroneale; rottura leg. peroneoastragalico<br />
anter, ten<strong>di</strong>nite flessore comune <strong>di</strong>ta<br />
e tibiale post<br />
3 F 1955 sn Esiti rottura leg PAA<br />
4 M 1990 sn Esiti rottura leg. PAA e <strong>del</strong>toideo.<br />
5 M 1957 dx PAA non riconoscibile.<br />
6 M 1977 dx Edema spongiosa astragalo. Esiti Rottura<br />
leg. PAA, astagalo-navicolare<br />
7 M 1956 sn Esiti rottura PAA<br />
8 F 1964 dx Interruzione <strong>del</strong> segnale <strong>del</strong> retinacolo<br />
dei flessori nella regione retroastragalica,<br />
circondato da tessuto edematoso<br />
9 F 1935 sn Versamento a livello <strong>del</strong> retinacolo inferiore<br />
degli estensori con una parziale<br />
interruzione <strong>di</strong> segnale<br />
10 F 1940 dx Edema seno tarso<br />
11 M 1981 sn Retinacolo superiore egli estensori lamina<br />
profonda<br />
12 F 1962 dx Liquido nelle guaine nei ten<strong>di</strong>ni dei<br />
peronieri flessore lung. Alluce.<br />
13 M 1974 dx Edema <strong>del</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso<br />
14 M 1985 dx Note sinoviali flogistiche al seno <strong>del</strong> tarso<br />
15 F 1978 sn Esili lacinie <strong>di</strong> tipo sinovitico deformano<br />
il triangolo a<strong>di</strong>poso pre-achilleo<br />
16 M 1984 sn Non riconoscibili retinacoli estensori<br />
superiori e retinacolo dei flessori circondato<br />
da tessuto edematoso.<br />
17 M 1965 sn Interruzione <strong>di</strong> segnale a livello <strong>del</strong> retinacolo<br />
superiore degli estensori nella<br />
regione me<strong>di</strong>ale<br />
18 M 1950 sn Negativa<br />
19 F 1955 sn e dx Negativa<br />
20 M 1993 dx Negativa<br />
21 M 1982 dx Controllo<br />
22 M 1982 dx Controllo<br />
23 M 1981 dx Controllo<br />
24 M 1982 dx Controllo<br />
sa sopra i ten<strong>di</strong>ni <strong>del</strong> peroneo lungo e breve per inserirsi sul calcagno,<br />
mantenendoli quin<strong>di</strong> aderenti al piano osseo.<br />
Alla analisi istologica i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia sono formati<br />
essenzialmente da fasci <strong>di</strong> fibre collagene compatti e paralleli tra<br />
loro. Essi sono <strong>di</strong>sposti in <strong>di</strong>verse lamine sovrapposte, in ciascuna<br />
<strong>del</strong>le quali i fasci collagenici presentano un orientamento <strong>del</strong>le fibre<br />
uni<strong>di</strong>rezionale, mentre questo varia tra i piani vicini. Alla colorazione<br />
van Gieson solo rare fibre elastiche sono evidenziabili. Con la<br />
colorazione immunoistochimica S100 si è <strong>di</strong>mostrato che piccoli ner-<br />
Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 3
STECCO LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA<br />
vi provvisti <strong>di</strong> guaina mielinica sono presenti in tutti i prelievi, in<br />
particolare sezioni <strong>di</strong> nervi sono numerose soprattutto intorno ai<br />
vasi, rappresentandone verosimilmente l’innervazione, ma anche<br />
regolarmente <strong>di</strong>stribuite nello spessore <strong>del</strong>la componente fibrosa. In<br />
alcuni preparati sono stati anche evidenziati corpuscoli <strong>del</strong> Ruffini,<br />
<strong>del</strong> Pacini, <strong>di</strong> Golgi-Mazzoni e rare clave sferoidali.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> imaging ha <strong>di</strong>mostrato come i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia<br />
sono ben valutabili alla RMN quando dotata <strong>di</strong> almeno 1,5 Tesla,<br />
soprattutto nelle sequenze T1 pesate (Fig. 3), apparendo come una<br />
linea ipoecogena, <strong>di</strong> spessore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 1.25 mm (dev.st ± 0,198),<br />
ben evidenziabile nel contesto <strong>del</strong> tessuto sottocutaneo. I valori dei<br />
singoli retinacoli sono riportati nella tabella II. Essi sono meglio riconoscibili<br />
<strong>di</strong> conseguenza dove il tessuto a<strong>di</strong>poso è più abbondante o<br />
dove i retinacoli si staccano dai piani profon<strong>di</strong> (sia ossei che muscolari).<br />
In questi casi infatti il tessuto a<strong>di</strong>poso viene a creare un doppio<br />
contrasto tra retinacolo e piani profon<strong>di</strong>, oltre che tra retinacolo e<br />
cute. <strong>Le</strong> inserzioni ossee sono facilmente localizzabili, mentre non è<br />
possibile evidenziare alcuna separazione chiara con la fascia crurale<br />
e pe<strong>di</strong><strong>di</strong>a.<br />
<strong>Le</strong> alterazioni patologiche a carico dei retinacoli che sono state<br />
evidenziate con la RMN erano <strong>di</strong> due tipi: alterazione <strong>di</strong> segnale da<br />
componente edematosa, oppure interruzione <strong>del</strong>la continuità <strong>del</strong><br />
segnale. In base al quadro che appariva alla RMN, i pazienti sono<br />
stati sud<strong>di</strong>visi in tre gruppi (Tab. III) a seconda <strong>del</strong>la patologia: nel<br />
primo gruppo (7 soggetti) sono stati inseriti tutti i soggetti che presentavano<br />
lesioni <strong>anatomiche</strong> chiare, quali edema <strong>del</strong>la spongiosa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>screte <strong>di</strong>mensioni o rotture legamentose; in tali pazienti spesso<br />
concomitava una alterazione anche dei retinacoli (presentandosi sia<br />
interrotti, sia non visibili per l’imbibizione <strong>del</strong> tessuto sottocutaneo),<br />
ma sono stati volontariamente esclusi dalla casistica perché la sintomatologia<br />
era presumibilmente da riferire alla alterazioni <strong>del</strong>le suddette<br />
strutture. Nel secondo gruppo (10 soggetti) sono stati inclusi i<br />
pazienti che presentavano lesioni <strong>anatomiche</strong> minori, con un referto<br />
non sufficiente a giustificare la sintomatologia. Tuttavia in 6 soggetti,<br />
ad una analisi più accurata <strong>del</strong>le immagini <strong>di</strong> RMN, si è evidenziato<br />
una alterazione specifica <strong>del</strong> segnale a carico dei retinacoli<br />
(lesione/infiammazione). Un primo soggetto presentava una alterazione<br />
sia a carico <strong>del</strong> retinacolo superiore degli estensori, interrotto<br />
nel suo decorso, sia a carico <strong>del</strong> retinacolo dei flessori, che appariva<br />
circondato da tessuto edematoso. In un secondo soggetto si è evidenziato<br />
una alterazione <strong>di</strong> segnale da componente edematosa a<br />
livello <strong>del</strong> retinacolo superiore degli estrensori nella regione laterale.<br />
In un terzo caso non si è potuto riconoscere il segnale a livello <strong>del</strong><br />
retinacolo superiore degli estensori nella regione me<strong>di</strong>ale. Il quarto<br />
soggetto presentava un versamento a livello <strong>del</strong> retinacolo inferiore<br />
degli estensori con una parziale interruzione <strong>di</strong> segnale. Nel quinto<br />
caso si è notato una interruzione <strong>del</strong> segnale <strong>del</strong> retinacolo dei flessori<br />
nella regione retro-astragalica laterale circondato da tessuto edematoso.<br />
Nell’ultimo caso la refertazione classica ha riportato la presenza<br />
<strong>di</strong> esili lacinie <strong>di</strong> tipo sinovitico che deformano il triangolo<br />
a<strong>di</strong>poso pre-achilleo. Tali lacinie non sono altro che un riarrangiamento<br />
<strong>del</strong> retinacolo dei flessori nella regione posteriore. Tutte le<br />
suddette alterazioni ben si correlavano con l’effettiva sintomatologia<br />
<strong>del</strong> paziente e con il riscontro clinico. Al terzo gruppo (3 casi)<br />
appartenevano i soggetti completamente negativi alla refertazione.<br />
Durante le <strong>di</strong>ssezioni degli arti amputati, in due casi si è evidenziata<br />
l’impossibilità <strong>di</strong> scollare i piani sottocutanei dai retinacoli e<br />
questi dai piani muscolari sottostanti. In particolare nel soggetto<br />
<strong>di</strong>abetico era presente a livello <strong>del</strong>la regione perimalleolare laterale<br />
una aderenza tra i <strong>di</strong>versi piani anatomici per cui è risultato impossibile<br />
isolare il retinacolo superiore dei peronieri, mentre nel caso<br />
post-traumatico si è evidenziato un rimaneggiamento dei piani sottocutanei<br />
a livello <strong>del</strong>la regione me<strong>di</strong>ale e laterale <strong>del</strong>la caviglia e<br />
<strong>del</strong> piede, con una aderenza dei <strong>di</strong>fferenti piani, mentre risultavano<br />
ben separabili i piani sottocutanei a livello <strong>del</strong>la regione anteriore<br />
<strong>del</strong> collo <strong>del</strong> piede, potendo esporre in questo modo il retinacolo<br />
inferiore degli estensori. Dalla anamnesi <strong>di</strong> questo soggetto<br />
risultava che era stato amputato dopo 16 mesi <strong>di</strong> immobilizzazione,<br />
durante i quali il piede era stato mantenuto in flessione ed intrarotazione.<br />
Anche lo stu<strong>di</strong>o istologico eseguito sui prelievi a tutto<br />
spessore <strong>di</strong> tali zone ha evidenziato un completo rimaneggiamento<br />
dei tessuti sottocutanei non essendo più riconoscibili i piani sottocutanei<br />
perché sostituiti da tessuto fibroso <strong>di</strong>sorganizzato. Tale<br />
riscontro anatomico ben corrisponde alla valutazione RMN che era<br />
stata eseguita prima <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ssezione, che evidenziava come fosse<br />
possibile seguire la morfologia dei retinacoli solo fino ad un certo<br />
punto, oltre il quale i piani sottocutanei presentavano un segnale<br />
<strong>di</strong>somogeneo.<br />
Conclusioni<br />
Lo stu<strong>di</strong>o anatomico sembra confermare il possibile ruolo <strong>propriocettivo</strong><br />
dei retinacoli <strong>del</strong>la caviglia. Infatti i retinacoli sono idonei<br />
a percepire sia lo stato <strong>di</strong> contrazione dei muscoli, per mezzo <strong>del</strong>le<br />
inserzioni nelle fibre muscolari e <strong>del</strong>lo stretto rapporto con i ten<strong>di</strong>ni,<br />
sia la posizione reciproca <strong>del</strong>le ossa <strong>del</strong> tarso, grazie alle numerose<br />
inserzioni ossee. Lo stu<strong>di</strong>o istologico ha evidenziato che essi sono<br />
riccamente innervati con caratteristiche tipicamente propriocettive. Si<br />
può perciò ipotizzare che i retinacoli, quando stirati nei <strong>di</strong>versi<br />
movimenti, stimolino le terminazioni nervose ed i propriocettori in<br />
essi impiantati. I retinacoli potrebbero essere quin<strong>di</strong> interpretati non<br />
tanto come elementi passivi <strong>di</strong> stabilizzazione, piuttosto come sensori<br />
<strong>di</strong> deformazione/tensione che inviano, attraverso i meccanocettori,<br />
informazioni propriocettive in tempo reale alle unità mioten<strong>di</strong>nee<br />
effettrici <strong>del</strong> controllo e <strong>del</strong>la stabilizzazione attiva. Questa funzione<br />
potrebbe essere un importante meccanismo <strong>di</strong> sensibilizzazione e<br />
modulazione <strong>del</strong>la stabilizzazione attiva (in via riflessa) <strong>del</strong> retropiede,<br />
ancor prima che i legamenti periastragalici siano in tensione.<br />
Risulta quin<strong>di</strong> evidente che una alterazione <strong>del</strong>le strutture retinacolari,<br />
come abbiamo <strong>di</strong>mostrato alle <strong>di</strong>ssezioni degli arti amputati e<br />
allo stu<strong>di</strong>o con RMN, non darà tanto una instabilità meccanica <strong>del</strong>la<br />
tibio-tarsica, quanto una alterata propriocezione che spiega la sensazione<br />
<strong>di</strong> instabilità riferita dai pazienti, non correlata ad alcuna lassità.<br />
In effetti questa sintomatologia è uno degli <strong>esiti</strong> più frequenti<br />
<strong>del</strong>le <strong>di</strong>storsioni <strong>del</strong>la tibio-tarsica, e ciò spiega perché la terapia che<br />
fornisce migliori risultati è proprio la rieducazione funzionale incentrata<br />
sugli esercizi propriocettivi. Questo stu<strong>di</strong>o anatomo-funzionale<br />
spiega inoltre il reale vantaggio <strong>del</strong> bendaggio funzionale in rapporto<br />
ad una immobilizzazione in gesso. Infatti se si confronta la <strong>di</strong>sposizione<br />
<strong>del</strong> bendaggio funzionale con il decorso dei retinacoli <strong>del</strong>la<br />
caviglia fin qui descritti, risulta evidente che esso è la loro esatta<br />
riproduzione.<br />
La RMN è un ottimo strumento che ci permette <strong>di</strong> valutare i retinacoli<br />
e le loro eventuali lesioni. <strong>Le</strong> immagini migliori a tale scopo si<br />
ottengono con le sezioni assiali, nelle quali si può seguire il decorso<br />
dei <strong>di</strong>fferenti retinacoli, il loro spessore ed eventuali infiammazioni o<br />
versamenti a<strong>di</strong>acenti. Ne deriva che, nella <strong>di</strong>agnosi clinica <strong>di</strong> instabilità<br />
funzionale, la RMN può essere d’aiuto oggettivando il problema.<br />
In caso quest’ultima risulti positiva per alterazioni dei retinacoli, in<br />
correlazione all’esame obiettivo, la RMN può contribuire ad impostare<br />
una corretta terapia riabilitativa mirata al recupero <strong>del</strong>la funzionalita<br />
<strong>di</strong> quest’ultimi.<br />
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