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Reflusso gastro-esofageo: trattamento manuale e ... - Medik.Net

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<strong>Reflusso</strong> <strong>gastro</strong>-<strong>esofageo</strong>: <strong>trattamento</strong> <strong>manuale</strong> e kinesiterapico<br />

Introduzione<br />

Il corpo è una unità; ogni sua parte è strettamente interconnessa<br />

con le altre. Ogni alterazione del sistema osteo-articolare ha inevitabilmente<br />

una ripercussione sul sistema viscerale, cutaneo, sottocutaneo,<br />

muscolare ecc. (attraverso continuità fasciale, rapporti di contiguità,<br />

afferenze nocicettive che giunte alle corna posteriori del<br />

midollo inducono informazioni alterate alle corna anteriori e laterali,<br />

alterazioni della vascolarizzazione, degli elettroliti, del ph ecc.). Analogamente<br />

ogni disfunzione viscerale può intaccare la funzionalità<br />

del sistema osteo-articolare [attraverso il fascio spino-talamico; oppure<br />

infiammazioni, spasmi, dilatazioni viscerali etc. che possono<br />

indurre, tra l’altro, contratture muscolari acute o croniche (es rene e<br />

intestino con l’ileo-psoas etc.). Per questo in Medicina Manuale è<br />

importante valutare tutte queste componenti, anche per aumentare<br />

la percentuale di successi. E’ anche possibile influire efficacemente<br />

su molte disfunzioni organiche e viscerali. Alcune patologie hanno<br />

importanti concause strutturali, meccaniche e possono essere affrontate<br />

in modo causale e migliorate solo lavorando manualmente. Il<br />

medico, soprattutto fisico, deve appropriarsi culturalmente e praticamente<br />

di questo strumento terapeutico poiché la terapia farmacologia<br />

spesso rivela limiti e anche controindicazioni. Il reflusso <strong>gastro</strong><strong>esofageo</strong><br />

(R.G.E.) fa parte di queste malattie e in molti casi può avere<br />

significativi giovamenti dalla terapia manipolativa.<br />

Raccordo anatomo funzionale<br />

L’esofago attraverso la fascia connettivale faringea si inserisce a<br />

livello dell’apofisi basilare (tubercolo basilare dell’occipite) e sulla<br />

1°vertebra cervicale. È diretto in basso e a sn; ha effettivo inizio a<br />

livello del piano orizzontale che passa per il margine inferiore della<br />

cartilagine cricoide. La guaina connettivale di avvolgimento, all’interno<br />

della quale si trova anche la trachea (che è anteriore), discende<br />

nel mediastino dove, riunendosi in parte con la fascia media, raggiunge<br />

il pericardio. Setti connettivi sagittali la uniscono alla aponeurosi<br />

cervicale media. L’esofago aderisce fortemente alla colonna<br />

cervicale e toracica (corpi) fino a D4; da lì prende la sua collocazione<br />

l’aorta, che rimane sempre adesa alla colonna (da D7-D8). Devia<br />

a sn ed è legato al bronco sn. La parte toracica dell’esofago è strettamente<br />

collegata alla trachea da parte del tessuto muscolo-connettivale<br />

tracheo-<strong>esofageo</strong>. Spesso aderisce alla pleura e viene in contatto<br />

con il pericardio. La porzione diaframmatica è lunga 2 cm.; la parte<br />

anteriore è coperta dal peritoneo e fa una rientranza sulla parte<br />

posteriore del fegato; la parte posteriore si sporge direttamente sul<br />

pilastro sn del diaframma. La parte anteriore è in contatto con la 6°-<br />

9° costa e le relative cartilagini costali. Lo iato è situato a livello del<br />

EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3)<br />

S. ORZES 1 , E. VIVA 2 , E. VIVA 3 , M. CALASSO 4<br />

1 U.O. di R.R.F. Feltre (BL). U.L.S.S. N.2;<br />

2 Specialista O.R.L. Clinica O.R.L. Verona;<br />

3 Professore O.R.L. e Maxillo-facciale. Brescia;<br />

4 Specialista in Ortopedia e in F.K.T. Già Primario F.K.T. di Urbino<br />

5°-6°spazio intercostale. Il plesso celiaco è posteriore e sulla dx,<br />

molto vicino al cardias. A livello dello iato <strong>esofageo</strong> si ha uno scambio<br />

di fibre muscolari tra esofago e diaframma, mentre altre fibre<br />

partono dal pilastro diaframmatico sn e raggiungono l’esofago costituendo<br />

il muscolo freno-<strong>esofageo</strong>. Fra i mezzi di fissazione c’è la<br />

fascia diaframmatica che prolungandosi sull’esofago forma la fascia<br />

esofagea o freno-esofagea; con l’avanzare dell’età questa si fa sempre<br />

più lassa. Tra essa e la tunica esofagica esterna esiste uno spazio<br />

con contenuto cellulare adiposo che consente lo scorrimento tra le<br />

due strutture sia durante la respirazione che durante il transito del<br />

bolo. L’eventuale contrazione, contrattura del diaframma, associata<br />

all’incremento della pressione all’interno dello stomaco, sono elementi<br />

in grado di occludere l’esofago nella sua porzione addominale.<br />

L’apertura esofagea è circondata da tessuto muscolare e connettivo<br />

fibroso e varia di diametro a seconda dell’attività respiratoria e<br />

digestiva. Deve far passare liquidi e solidi ma deve impedire a qualsiasi<br />

cosa, soprattutto alle secrezioni gastriche, di tornare nell’esofago.<br />

La giunzione esofago-cardio tuberositaria e la vescica sono le<br />

aree più soggette a stress meccanici poiché entrambe sono situate in<br />

zone di cambiamento conflittuale della pressione. La pressione intratoracica<br />

è negativa (circa –5 cm di H 2 O); quella intraaddominale è<br />

positiva (circa fra i +5 e i +10 cm di H 2 O). Queste due zone di<br />

diversa pressione sono separate dal diaframma che è dotato di<br />

diverse aperture. La parte superiore dello stomaco è attirata verso<br />

l’alto (rischio di ernia iatale), quella media e inferiore invece sono<br />

attirate verso il basso (rischio di prolasso).<br />

La giunzione è a pressione elevata rispetto a quella all’interno<br />

dello stomaco; si rilassa durante la deglutizione, prima che arrivi<br />

l’onda peristaltica esofagea e rimane chiusa durante la notte. Il diaframma<br />

è in costante movimento, anche l’apertura esofagea segue<br />

questo movimento. Anche con lievi cambiamenti in tono, elasticità o<br />

estensibilità del sistema fibromuscolare in questa zona, i tessuti esofagei<br />

vengono allungati e logorati dalla percussione diaframmatica (e<br />

cardiaca).<br />

L’esofago è innervato dai vaghi, dai gangli cervicali (soprattutto<br />

dall’inferiore) e dai primi 4-5 gangli toracici. È vascolarizzato per<br />

contiguità; sopra il diaframma è drenato dal sistema della cava superiore,<br />

sotto dal sistema portale.<br />

Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 1


ORZES REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO: TRATTAMENTO MANUALE E KINESITERAPICO<br />

Per la continenza sono necessari: 1) un buon tono, una buona<br />

elasticità e tensione longitudinale delle fibre dell’esofago e della<br />

parte superiore dello stomaco e che il cardias non sia né troppo<br />

dilatato né troppo contratto. 2) Assenza di costrizioni da parte del<br />

cuore, del mediastino, della pleura, dei polmoni, del diaframma,<br />

del fegato, della grande tuberosità gastrica, del peritoneo, del<br />

rachide e delle costole. L’apertura e la chiusura sono associate<br />

rispettivamente alla rotazione in senso orario e antiorario dell’esofago,<br />

visto da sopra, quindi la rotazione assiale esofagea contribuisce<br />

all’occlusione cardiale. La giunzione scambia fibre con la pleura<br />

e il mediastino e se esiste tessuto cicatriziale l’armonia anatomica<br />

viene sconvolta. Il legamento triangolare sn del fegato è contiguo<br />

e può diventare fibrotico in seguito ad una epatite. Nei periodi<br />

acuti i tessuti possono essere infiammati e irritati; una volta guariti<br />

possono diventare sclerotici e fibrotizzati. La funzione dello sfintere<br />

di ammortizzamento e occlusione viene ostacolata e si hanno<br />

difetti di funzionamento e malattie. 3) Buona fisiologia del tratto<br />

lombare alto: la disfunzione primaria cronicizzata delle prime vertebre<br />

lombari, per via della trazione anomala che può esercitare<br />

sui pilastri diaframmatici, può innescare una catena disfunzionale<br />

somatoviscerale che potrebbe sfociare in sofferenza esofagogastrica<br />

e alla fine in ernia iatale. 4) I tessuti che influiscono indirettamente<br />

sulla giunzione, es. psoas, quadrato dei lombi etc. che continuano<br />

con il diaframma devono essere tonici e distendibili. 5)<br />

Equilibrio tra pressione toracica e addominale. 6) Buone condizioni<br />

generali dell’organismo.<br />

Poi più specifici: 1) l’angolo che il cardias forma con lo stomaco<br />

deve essere acuto ed è rinforzato da una piega della mucosa; la sacca<br />

d’aria dello stomaco contribuisce alla formazione dell’angolo,<br />

dato che il fondo gastrico si trova più in alto del cardias. 2) La parte<br />

del diaframma che forma il cardias deve avere buon tono ed elasticità.<br />

3) Il rivestimento dell’aponevrosi subdiaframmatica, che ancora<br />

la base dell’esofago, deve essere intatta. 4) La pressione che comprime<br />

la giunzione sotto il diaframma mantiene i limiti anatomici tra<br />

esofago e stomaco. Un materasso di vene submucosali rinforza l’effetto<br />

occlusivo (oltre alla pressione addominale). Nella ernia da scivolamento<br />

la giunzione <strong>gastro</strong>-esofagea si trova nel torace dove la<br />

pressione addominale (che normalmente contribuisce a chiuderla),<br />

non può rinforzarla.<br />

Incontinenza<br />

Esiste normalmente un minimo reflusso fisiologico quando la<br />

giunzione si rilassa durante il sonno o dopo mangiato, ma viene<br />

neutralizzato dalla peristalsi esofagea e dalla saliva.<br />

L’incontinenza può essere favorita dall’ allentamento dei tessuti<br />

connettivi e dalla perdita del tono basale che aumenta con l’età. Una<br />

cifosi acquisita cambia il rapporto tra la giunzione e il diaframma e<br />

riduce la funzione. Una pressione gastrica troppo forte può superare<br />

uno sfintere ipotonico. Gli sforzi: tosse, starnuto, defecazione etc.<br />

possono aumentare la pressione addominale e ledere la funzione.<br />

Gli squilibri ormonali come la menopausa e il climaterio maschile,<br />

non si sa come, possono essere legati al reflusso. Il martello pneumatico,<br />

i lavori con braccia in aria, le vibrazioni per viaggi frequenti<br />

possono favorire la patologia. Alterazioni chirurgiche, toraciche o<br />

addominali, poi ipotonia, obesità, alterazione dell’angolo di Hiss<br />

possono disturbare la funzione, come la sclerodermia. Anche alcuni<br />

farmaci: contraccettivi, antidepressivi, tranquillanti, sedativi possono<br />

favorire questa patologia. Lo stesso possono fare alcuni cibi: cioccolato,<br />

caffè, agrumi, sigarette, vino, solfiti. La gravidanza aumenta la<br />

pressione addominale e dà inibizione ormonale della funzione similsfinterica.<br />

Tutte le alterazioni che coinvolgono il muco <strong>esofageo</strong><br />

possono essere causa. Lo stomaco prolassato o con aderenze es. per<br />

ulcera, sottopone i legamenti a sforzi eccessivi.<br />

I vaghi (X) (anteriore sn e posteriore dx) possono essere trazionati<br />

da un disturbo meccanico; soprattutto l’allungamento del legamento<br />

<strong>gastro</strong>-frenico e del fondo superiore crea tensione anomala<br />

delle fibre gastriche colinergiche dei nervi vaghi. I X possono essere<br />

tirati anche dall’estremità sn del fegato, dai sistemi membranosi di<br />

cuore e polmoni. I traumi cranici possono irritare i X nel forame giugulare.<br />

Alcune funzioni esofagee alterate possono derivare da un problema<br />

strutturale es. la lateroflessione dx della colonna eventualmente<br />

data dall’ ipertrofia epatica: il tratto dorso-lombare sarà in tensione<br />

con accorciamento-retrazione del pilastro diaframmatico dx e stiramento<br />

di quello di sn. La dinamica diaframmatica sarà perturbata<br />

per la torsione della muscolatura; questa può ripercuotersi sulla<br />

meccanica esofago-diaframmatica. Ogni disfunzione strutturale dorsolombare<br />

che determina ipertensione dei pilastri può facilitare l’ernia.<br />

Fasce cervicali e toraciche<br />

Va ricordato che il corpo umano è unito tridimensionalmente,<br />

come una rete, dal tessuto fibroso che rende tutta la struttura interdipendente.<br />

È necessario fare alcuni cenni su questo poiché è importante<br />

nella fisiopatologia di questa affezione; è fondamentale soprattutto,<br />

come vedremo, a livello preventivo e terapeutico.<br />

Il centro frenico, così importante in questa patologia, è collegato al<br />

tessuto fibroso che riveste il pericardio (legamenti freno-pericardici).<br />

Il pericardio è collegato alla colonna attraverso i legamenti vertebro-pericardici<br />

che si portano al pericardio da un ispessimento particolare<br />

dell’aponevrosi cervicale profonda compreso tra C4 e D4.<br />

Dalla D4 in su questo sistema fasciale si porta all’occipite, inserendosi<br />

poco dietro la sincondrosi sfeno-basilare, attraverso la fascia<br />

prevertebrale. Questa continua nel temporale e dietro nell’occipite,<br />

nel legamento nucale posteriore, nelle spinose, nei tubercoli anteriori<br />

delle trasverse cervicali etc. Essa riveste la parte anteriore dei corpi<br />

vertebrali (separando gli scaleni dal lungo del collo e dal grande retto<br />

anteriore) e contiene le inserzioni craniche della maggior parte<br />

dei muscoli cervicali. Quindi, attraverso queste strutture fasciali il<br />

diaframma è collegato (sospeso) al rachide cervico-dorsale fino a D4,<br />

all’occipite e al temporale.<br />

-L’aponevrosi pretracheale (o viscerale), più sottile e delicata, che<br />

collega l’osso ioide con il pericardio, contribuisce a formare un<br />

manicotto fasciale che circonda la trachea e l’esofago (le parti laterali<br />

del manicotto sono rinforzate dalle guaine carotidee e la parte<br />

posteriore dalla lamina alare della fascia prevertebrale; poi è collegata<br />

con le fasce superficiali). Dallo ioide, continuandosi superiormente<br />

con la fascia buccofaringea essa si collega con lo sfenoide. Sotto<br />

lo ioide il sistema fasciale si inserisce solidamente nella cartilagine<br />

tiroidea e si divide per formare una sacca che ospita la ghiandola<br />

tiroidea. Scendendo, dietro ai muscoli sottoioidei, lungo il collo, si<br />

fonde, attraverso l’aponevrosi cervicale media, con il pericardio<br />

fibroso anteriore dietro lo sterno. Quindi esiste un collegamento<br />

fasciale tra sfenoide, fasce buccofaringee, osso ioide, cartilagine<br />

tiroidea, sterno e diaframma toracico. Per1-2 queste ultime fasce non<br />

hanno un ruolo nella sospensione del pericardio e della pleura, ma<br />

se c’è una aderenza o una fibrosi, possono fissare in parte il pericardio<br />

(attraverso il leg sterno-pericardico sup. che si diparte dalla stessa<br />

zona in cui si inserisce l’aponevrosi cc. media).<br />

-Esistono due legamenti sterno-pericardici: 1) il superiore, triangolare,<br />

deriva dall’aponevrosi cervicale media, dal manubrio e dall’articolazione<br />

del manubrio con la 1°costa; 2) l’inferiore, triangolare,<br />

nasce alla base dell’appendice xifoide, scambia qualche fibra con il<br />

diaframma e si inserisce sulla parte media del diaframma (sospende<br />

il cuore in decubito dorsale); queste strutture, quindi, unendo lo<br />

sterno col pericardio, solidarizzano lo sterno con il centro frenico.<br />

2 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008


REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO: TRATTAMENTO MANUALE E KINESITERAPICO ORZES<br />

L’abbassamento del centro frenico tende, attraverso le fibre che<br />

avvolgono il pericardio, a tirare verso il basso e l’interno lo sterno<br />

attraverso i legamenti sterno-pericardici suddetti.<br />

Analogamente la guaina carotidea, tubo fasciale longitudinale che<br />

passa verticalmente attraverso il collo e che sul davanti si fonde con<br />

la fascia pretracheale e medialmente con la fascia prevertebrale, circondando<br />

le arterie carotidee comune e interna, le vene giugulari e<br />

il nervo vago, si attacca direttamente sulla superficie inferiore della<br />

base craniale. Essa forma un ovale attorno al canale carotideo (che<br />

fora la parte petrosa del temporale e dà passaggio alla carotide interna)<br />

e al forame giugulare (questo è posto tra l’occipite e la rocca<br />

petrosa del temporale ed è attraversato dai nervi IX, X, XI, dalla<br />

vena giugulare e dall’arteria meningea posteriore). Questa guaina si<br />

estende verso il basso nel torace per fondersi con la fascia dell’arco<br />

aortico a sn e con l’arteria brachio-cefalica a dx. Queste guaine carotidee<br />

possono essere considerate estensioni del pericardio fibroso<br />

nel collo e in alto verso il cranio. Quindi, ricordando le connessioni<br />

tra pericardio e diaframma, esiste una continuità fasciale che collega<br />

il temporale e l’occipite con il diaframma.<br />

Esistono poi i legamenti tracheo-pericardico; bronco-pericardico<br />

ed esofago-pericardico<br />

Riassumendo, risulta evidente che il centro frenico è come sospeso<br />

all’occipite, alla base del cranio e al rachide cervicale e dorsale<br />

fino a D4; questi legamenti rendono indissociabili il centro frenico, il<br />

pericardio, lo sterno, lo ioide, il rachide alto e la base del cranio.<br />

Una elevazione dell’occipite e/o una rettileinizzazione del rachide<br />

cervicale e dorsale alto tendono a tirare verso l’alto il centro del diaframma,<br />

mentre un abbassamento del centro frenico tira verso il basso<br />

queste strutture. Una retrazione di questo “tendine centrale” 3 può<br />

sostenere un dorso curvo (o anche una scoliosi) perchè la parte<br />

superiore non può elevarsi. Ricordiamo che l’esofago scorre anteriormente<br />

alla colonna fino a D4 e da quì si porta al diaframma per<br />

attraversarlo. Frequentemente esiste una retrazione di queste strutture<br />

che dall’occipite-D4 si recano al centro frenico, anche perché nella<br />

vita “normale”, soprattutto sedentaria, hanno poche occasioni di<br />

essere allungate e sappiamo che il tessuto fibroso se non viene<br />

allungato tende a retrarsi. Questo avviene soprattutto in molti anziani<br />

con atteggiamento curvo o in persone che sono state molto sedute<br />

(molti anziani, soprattutto istituzionalizzati, tendono a prendere<br />

“la forma della poltrona o della carrozzina”). Prova ne sia che molte<br />

persone di una certa ètà, se poste supine in clinostatismo su una<br />

superficie dura (es lettino da visita), non riescono ad appoggiare la<br />

nuca (soprattutto in modo confortevole) e necessitano di un cuscino;<br />

ancora più numerosi sono quelli che in questa posizione non<br />

riescono, alzando le braccia, ad appoggiarle sul lettino (noi utilizziamo<br />

queste posture prolungate già come prevenzione o inizio di terapia).<br />

In tale situazione un brusco o forzato raddrizzamento (come<br />

avviene ad es. col metodo Mc. Kenzie4-5 con estensione della testa<br />

oltre che del rachide dorsale) del rachide alto tende a tirare verso<br />

l’alto l’esofago e si possono verificare ernie iatali6 . Secondo noi con<br />

questi esercizi di estensione forzata anche il pericardio e le strutture<br />

posteriori del cuore possono venire pericolosamente stirate e strappate.<br />

Secondo noi anche la “panca ad inversione”, sempre più diffusa<br />

anche come uso domestico, può presentare rischi di questo tipo (brusca<br />

distensione della parte alta del tronco e del collo associata ad<br />

>della pressione addominale). Per quanto riguarda il dorso curvo è<br />

utile dire anche che disfunzionalità della sfera oro-maxillo facciale<br />

possono indurre sbilanciamenti in avanti del C.C. (vedi respirazione<br />

orale e deglutizione infantile permanente), della mandibola come arto<br />

del cranio e come organo masticatorio, e della lingua (Viva E. et al.) 7 .<br />

Nel soggetto respiratore orale è frequente riscontrare un abbassamento(in<br />

posizione inspiratoria) del diaframma. Ciò rende più facile<br />

l’estrinsecarsi dell’ernia iatale ma anche l’aumento dell’insorgenza di<br />

disfonie anche nel soggetto in età evolutiva per insufficienza della<br />

ricarica aerea polmonare 7 .<br />

Ernie iatali.<br />

Per8 si verifica l’ernia 1) se esofago viene tirato in alto (essenzialmente<br />

dal rachide cervico-dorsale); in questo caso si ha ernia per<br />

scivolamento; 2) se c’è spinta verso l’alto da una aumentata pressione<br />

addominale sull’orifizio diaframmatico rilassato; in questo caso si<br />

ha ernia per rotolamento; 3) esistono poi ernie miste.<br />

Per9 esistono 2 fattori etiologici: 1) alterazione della statica e 2) la<br />

condizione di “blocco inspiratorio”. 1) Se esiste una retrazione della<br />

catena muscolare posteriore, che “comprime le curve”, l’esofago tende<br />

ad accorciarsi. Si può creare una tensione maggiore a carico della<br />

parte inferiore dell’esofago, con implicazioni delle sue inserzioni<br />

diaframmatiche, che si rende più evidente durante le inspirazioni<br />

profonde e durante gli sforzi di raddrizzamento rachideo. 2) La retrazione<br />

inspiratoria del diaframma, (per lui data dall’aumento delle<br />

lordosi cervicale e lombare e della cifosi toracica) abbassa l’orifizio<br />

<strong>esofageo</strong> distendendo le inserzioni esofagodiaframmatiche. Le alterazioni<br />

della dinamica esofago-gastrica possono dare aerocolia e aerogastria<br />

che tendono ad aumentare il blocco diaframmatico inspiratorio.<br />

In genere l’espulsione erniaria si verifica quando l’individuo effettua<br />

una inspirazione profonda mentre fa uno sforzo di raddrizzamento<br />

del rachide (es. sollevando un peso). Lo iato <strong>esofageo</strong>, tendenzialmente<br />

forame pseudoovale paraverticale, nell’inspirazione<br />

assume una posizione più orizzontalizzata (per abbassamento diaframmatico).<br />

Per questo è importante mantenere l’allungamento delle importanti<br />

strutture suddette attraverso esercizi specifici e soprattutto<br />

posture con un allenamento frequente non forzato (soprattutto negli<br />

anziani, ma anche nei giovani per prevenire il dorso curvo etc.).<br />

Queste posture10-16 (e molte altre, anche allenate nello yoga, nel tai<br />

chi ecc.), soprattutto se associate a varie respirazioni particolari [es.<br />

1) espirazioni profonde rilassate; 2) respirazioni addominali basse<br />

molto rilassate; 3) respirazioni paradosse (cioè espirazioni gonfiando<br />

l’addome e viceversa; molto utili soprattutto per rilassare le fasce<br />

superiori) etc.] tendono a stirare dolcemente, mantenendolo allungato,<br />

questo “tendine centrale”. Va tuttavia notato che alcune di queste<br />

posizioni, per noi utili come prevenzione, vengono sconsigliate nei<br />

casi di ernia iatale franca o di reflusso poiché possono facilitare il<br />

reflusso e le conseguenti sofferenze.<br />

Sintomi<br />

Pirosi che viene aumentata dalla flessione in avanti del tronco o<br />

da cinture strette; indigestione, aumento della salivazione, secchezza<br />

faringea, dolore all’ orecchio, sensibilità alla parte sn della faccia,<br />

tosse notturna e postprandiale, attacchi bronchitici e similasmatici<br />

(dalle 2 alle 4, periodo di massima attività vagale che dà broncocostrizione),<br />

pseudo-angina, disturbi cardio-respiratori nel neonato (lo<br />

sfintere impiega 6-8 settimane per diventare totalmente funzionante<br />

dopo il parto). Il reflusso nei bambini può dare asma a tarda notte,<br />

tonsilliti; negli adulti cefalea frontale, dolore alla spalla sn. Prima dei<br />

15 mesi il reflusso si manifesta come problema digestivo, poi emergono<br />

i disturbi respiratori. Poi può dare vomito negli alcolizzati; il<br />

reflusso dà spasmo <strong>gastro</strong>-<strong>esofageo</strong> e diaframmatico e può dare esofagite<br />

peptica, stenosi etc. Il cuore si appoggia sul centro frenico;<br />

l’alterazione della dinamica <strong>gastro</strong>esofagea può dare alterazioni del<br />

ritmo cardiaco, frenospasmo etc.<br />

La malattia laringea da reflusso, che ha subito di recente un drastico<br />

aumento, è generalmente descritta come il risultato di uno stimolo<br />

flogistico cronico (contenuto gastrico acido) che crea un’altera-<br />

Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 3


ORZES REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO: TRATTAMENTO MANUALE E KINESITERAPICO<br />

Figura 1. – Tecnica di riduzione con paziente seduto (spiegazione nel testo). Figura 2. – Tecnica di riduzione con paziente seduto (spiegazione nel testo).<br />

zione prima disfunzionale (tosse continua o a crisi) ed in seguito<br />

laringite cronica posteriore.<br />

-L’ernia può dare un mal di gola “atipico”, cioè una sintomatologia<br />

algica a livello medio cervicale che si irradia posteriormente e<br />

che produce quel senso di tensione, di costrizione, di tenaglia, molto<br />

spesso imputato a generica faringite “sinemateria” alla visita<br />

O.R.L. magari in soggetto diatonico. Per comprenderlo è forse utile<br />

pensare: 1) che la muscolatura sopra e sotto ioidea può essere considerata<br />

un ammortizzatore per l’osso ioide (se funziona correttamente);<br />

2) che la catena retta anteriore dinamica 7 comprende la lingua,<br />

la mandibola, il diaframma ecc; 3) alla mole di connessioni<br />

fasciali (es. fascia cc. media che è parte integrante del sistema fasciale<br />

endo-esocranico).<br />

Un’alterazione strutturale e/o disfunzionale anche a distanza dal<br />

punto dove l’algia viene somatizzata, può produrre spasmo muscolare<br />

e riduzione della mobilità che a livello sensazione può essere percepito<br />

come senso di tensione e/o di mal di gola “atipico”.<br />

Disfunzioni secondarie<br />

È abbastanza frequente1-2,9 riscontrare alterazioni di altri distretti<br />

in concomitanza con questa patologia. È talvolta difficile capire il<br />

nesso etiologico che lega queste disfunzioni, tuttavia vanno valutate<br />

ed eventualmente trattate<br />

mediante terapia <strong>manuale</strong>, poiché possono essere concausa e<br />

sostenere parte, anche importante, della sintomatologia.<br />

1) C3-C5 per implicazione frenica e vagale [es. attraverso il fascio<br />

spino-talamico che induce sofferenze (contrattura, alterazioni della<br />

vascolarizzazione, del ph, degli elettroliti ecc.) al segmento a cui<br />

afferisce attraverso informazioni alterate alle corna laterali e/o anteriori<br />

del midollo] con ev. cervico-brachialgie, P.S.O. etc. 2) 1°costa<br />

sn per tensione della fascia connettivale cervico-toracico-pleurica. 3)<br />

7°costa sn o 7° articolazione condrocostale (proiezione anteriore<br />

della regione cardiale). 4) 11°costa sn (zona posteriore di proiezione<br />

cardiale). 5) D5-D7 [zona <strong>gastro</strong>esofagea della catena gangliare laterovertebrale<br />

(non è possibile definire con precisione queste aree<br />

poiché il sistema simpatico si diffonde in più segmenti, comunque<br />

riassumiamo l’opinione di 1-2,17-21 ). 6) Emidiaframma sn ipomobile<br />

con riflessi coinvolgenti la sacro-iliaca sn, attraverso l’ ileo-psoas, il<br />

quadrato dei lombi etc. 7) Ileo-psoas in ipertono per coinvolgimento<br />

dell’emidiaframma corrispondente (inserzioni D12-L3 comuni). 8)<br />

4°spazio intercostale sn (da qui l’esofago e la fascia cervicale<br />

profonda si staccano dalla colonna e questo segmento è fondamentale<br />

crocicchio di catene muscolari etc.[22]. 9) D12-L3 (per coinvolgimento<br />

dei pilastri diaframmatici); per 2 spesso fissazioni L1-L2; la<br />

manipolazione di L1 (spesso fissata in gastralgie, ulcere, ernie iatali)<br />

ha un effetto immediato sul diaframma che, rilassandosi, libera le<br />

tensioni dello sfintere <strong>esofageo</strong> che così funziona meglio.<br />

Trattamento <strong>manuale</strong><br />

In letteratura c’è abbastanza poco; dobbiamo citare i pochi testi<br />

che parlano di questo, i numerosi corsi frequentati e la nostra esperienza<br />

personale. Si lavora manualmente sulla parte bassa dell’esofago<br />

sia perché è l’unica parte accessibile manualmente sia perché è a<br />

questo livello che si accumulano gli effetti delle forze derivate dalle<br />

alterazioni della pressione toraco-addominale.<br />

1° tecnica9,23,24 . Paziente seduto alla giusta altezza, rilassato col<br />

dorso che poggia sull’addome-torace dell’operatore. Questo, cingendo<br />

il paziente, prende appoggio con il pollice sn (o con la punta dei<br />

polpastrelli delle ultime 4 dita di entrambe le mani) sotto l’arcata<br />

costale a livello della 6°cartilagine costale; il pollice dx rinforza l’appoggio<br />

della mano sn. Si cerca l’appoggio palpatorio e si incrementa<br />

progressivamente la spinta sulla regione epigastrica. L’operatore<br />

cifotizza il paziente sia con le braccia che con il proprio tronco e fa<br />

penetrare i pollici più profondamente. Quando si è sulla regione<br />

cardiale, si induce una estensione dorsale premendo in giù coi pollici<br />

(verso l’anca dx e l’interno). Si può ripetere 3-4 volte anche se<br />

dopo la 1°il paziente sarà molto più difeso. Scopo è trazionare verso<br />

il basso il cardias tramite uno stiramento cranio-caudale dello stomaco<br />

e ripristinare una certa forma di equilibrio funzionale delle strutture<br />

esofago-diaframmatiche malfunzionanti1-2 completa la manovra<br />

suddetta da seduto, ruotando il busto a sn e inclinandolo a dx (per<br />

allungare ulteriormente l’ipocondrio sn). Lavora lentamente e ritmi-<br />

4 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008


REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO: TRATTAMENTO MANUALE E KINESITERAPICO ORZES<br />

Figura 3. – Tecnica di riduzione con p. supino<br />

camente fino a quando i tessuti si rilasciano (fa 2-4 punti per seduta<br />

cercando le zone “chiuse”). Fissando lo stomaco alto con la sn fa<br />

estendere con i gomiti il torace verso l’alto-dx.<br />

2° Tecnica. Si può fare la tecnica anche da supino con A.I. in<br />

flessione e piedi in appoggio sul piano del lettino; massimo rilassamento.<br />

L’operatore prende appoggio con una mano, rinforzata dall’altra,<br />

a livello della regione epigastrica con l’apice dei polpastrelli<br />

del 2°-4°dito a livello della 6° cartilagine costale. Si fa come prima<br />

ma in più si flette le 1°falange delle dita.<br />

Poi si possono completare le manovre suddette eseguendo, con<br />

paziente supino, un lavoro fasciale sull’esofago con la due mani una<br />

sopra l’altra in ampio appoggio sullo sterno. Questo si esegue facendo<br />

una leggera pressione e andando verso le direzioni favorite, cioè<br />

quelle che riducono le tensioni dei tessuti; queste direzioni più libere<br />

vanno seguite man mano che la struttura si libera, cioè i tessuti<br />

spostano, durante il <strong>trattamento</strong>, le loro zone di minor tensione 25 .<br />

Questo consente di agire globalmente sulle strutture mediastiniche<br />

inducendo una liberazione connettivale che sarà efficace sull’ area in<br />

restrizione, qualunque essa sia. Così si agisce un pò su tutte queste<br />

strutture per riequilibrare le tensioni che il <strong>trattamento</strong> precedente<br />

aveva instaurato.<br />

Riguardo alla 1°tecnica 26 esegue la trazione mentre il paziente<br />

inspira; ripete la manovra più volte 8 al contrario effettua la manovra<br />

suddetta mentre il paziente espira; la ripete più volte. Prima di questo<br />

prende, con paziente supino, la cartilagine cricoide tra pollice e<br />

indice; la sposta lateralmente per sentire la tensione dei muscoli crico-faringei<br />

e senza rilassare la tensione chiede al paziente di deglutire<br />

per distendere i muscoli. Durante alcuni corsi abbiamo visto eseguire<br />

la manovra da dei chiropratici: la eseguivano con paziente<br />

seduto anche senza cingerlo. Utilizzavano una riduzione, con le dita<br />

che prendevano appoggio sulla regione, ad alta velocità e bassa<br />

ampiezza. Secondo la nostra esperienza è meglio, almeno durante le<br />

prime sedute, lavorare delicatamente, con una certa cautela e rispetto<br />

per i tessuti.<br />

Barral J.P. 1-2 esegue queste manovre con una sequenza specifica:<br />

1) libera le zone di inserzione epatica attraverso il rimbalzo del fegato<br />

(con paziente seduto, si aggancia con il lato ulnare delle mani il<br />

fegato sotto l’arcata costale; si spinge postero-superiormente e si<br />

rilascia; va ripetuto più volte); 2) libera piloro e stomaco (zona del<br />

fondo), attraverso una pressione delicata delle dita che seguono le<br />

direzioni più libere e possono poi effettuare delicate rotazioni associate<br />

a slittamenti; 3) libera la giunzione <strong>gastro</strong>-esofagea; 4) manipola<br />

le fissazioni scheletriche importanti che persistono, in particolare<br />

le articolazioni condro-costali; 5) tecnica di “induzione”: una mano<br />

post. a livello dell’11°art. costo-vertebrale sn; l’altra anteriormente<br />

sulla 7°cartilagine costo-condrale sn. La mano anteriore comprime il<br />

torace in direzione della mano che si trova dietro ed entrambe si<br />

muovono verso il basso. Ha effetto soprattutto sugli spasmi della<br />

giunzione <strong>gastro</strong>-esofagea e costituisce un <strong>trattamento</strong> potente per<br />

tutte le inserzioni della zona (incluse quelle del pericardio, delle<br />

pleure, dello stomaco e del fegato). 6) Lavora su eventuali fissazioni<br />

cranio-cervicali.<br />

Risultati<br />

Per9 non è cosa certa che si riesca ad inferiorizzare, rispetto al<br />

diaframma, la porzione gastrica erniata (sovradiaframmatica). Di solito<br />

il paziente riferisce un calo della sintomatologia (per condizioni<br />

funzionali migliori).<br />

Dice1,2 di aver trattato molti pazienti con i sintomi dell’ernia senza<br />

che questa fosse confermata dalla radiologia; questo può essere<br />

conseguenza di uno spasmo della giunzione o di una tensione anomala<br />

dei tessuti circostanti (elasticità o distensibilità alterate dei connettivi<br />

o mancanza di tono muscolare). Ad esempio può essere<br />

dovuto allo spasmo dell’emidiaframma sn per bolla gastrica grande;<br />

anche il restringimento della 6°articolazione costo-vertebrale può<br />

dare disturbi simili all’ernia.<br />

Il mal di gola atipico è trattato spesso senza apprezzabili risultati<br />

con antiflogistici, antidolorifici ecc.; per1-2 le manipolazioni dello iato<br />

possono risolvere anche rapidamente questo mal di gola anche se<br />

all’Rx l’ernia persiste.<br />

Esperienza personale. Conosciamo la tecnica da più di 23 anni e<br />

la abbiamo praticata su molti pazienti che lamentavano i sintomi<br />

dell’ernia iatale (questa era sempre stata documentata dalla <strong>gastro</strong>scopia).<br />

Non abbiamo una statistica scientificamente difendibile;<br />

possiamo solo dire che la maggior parte delle persone hanno un<br />

apprezzabile alleviamento dei sintomi e questo è abbastanza duraturo.<br />

Facciamo in genere 1-5 sedute. Abbiamo cercato in passato di<br />

documentare la situazione post-manipolativa attraverso una verifica<br />

<strong>gastro</strong>scopia e clinica dei risultati con un <strong>gastro</strong>enterologo ma poi<br />

tutto è caduto per vari motivi; attualmente quindi non possiamo<br />

sostenere che la situazione anatomica delle ernie sia migliorata,<br />

anche se la sintomatologia in genere migliora. In un certo numero di<br />

casi abbiamo somministrato la scala V.A.S. ma poi abbiamo smesso<br />

poiché la sintomatologia soggettiva e oggettiva è troppo complessa<br />

per essere sistematizzata in questo modo. Abbiamo anche una certa<br />

esperienza coi bambini1,2 . Riferisce successi manipolando il segmento<br />

cranio-cervicale dei neonati. Come già detto suggeriamo una certa<br />

delicatezza nell’effettuare la manovra di “riduzione”.<br />

Considerazioni e conclusioni<br />

Queste metodiche sono efficaci, funzionano e in poche sedute<br />

possono migliorare anche molto i sintomi dei pazienti. Il fatto che<br />

non ci sia l’evidenza scientifica non esclude la loro validità (come<br />

molte altre metodiche usate in riabilitazione). Va sottolineato che è<br />

molto difficile fare dei lavori scientificamente accettabili, soprattutto<br />

quando mancano le risorse, la collaborazione e soprattutto il tempo<br />

per farli. Il medico, soprattutto fisico, deve assolutamente appropriarsi<br />

di questo modo di curare; il suo lavoro diviene più efficace<br />

(anche per quanto riguarda le algie osteo-articolari) e anche più<br />

interessante. Se non lo fa, tutto questo verrà fatto sempre più da<br />

persone che non hanno la preparazione anatomo-fisio-patologica<br />

per farlo. I rischi per la salute dei pazienti sono evidenti.<br />

Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 EUROPA MEDICOPHYSICA 5


ORZES REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO: TRATTAMENTO MANUALE E KINESITERAPICO<br />

Riassunto<br />

Il reflusso <strong>gastro</strong>-<strong>esofageo</strong> può avere come causa o concausa, anche<br />

importante, alcune disfunzioni meccaniche. Per una buona fisiologia della<br />

giunzione <strong>gastro</strong>-esofagea sono molto importanti, tra l’altro, i rapporti intimi<br />

con tutti i tessuti circostanti (diaframma, cuore, mediastino, pleura, fegato,<br />

grande tuberosità gastrica, peritoneo, rachide, coste etc.) che sono spesso<br />

disfunzionali. Attraverso manovre manuali [<strong>trattamento</strong> del diaframma++,<br />

dell’ileo-psoas e del quadrato dei lombi (inserzioni comuni al diaframma sulla<br />

colonna dorso-lombare); correzione e riequilibrio delle disfunzioni meccaniche<br />

dorsali (origine del sistema simpatico che afferisce a questa regione),<br />

lombari alte (inserzioni dei pilastri diaframmatici) e cervicali medie ( origine<br />

del frenico), del forame lacero posteriore (e di tutte le regioni attraverso cui<br />

passa il nervo vago), delle coste, delle articolazioni costo-condrali, delle<br />

fasce etc.] è in genere possibile migliorare significativamente e in maniera<br />

abbastanza duratura il quadro sintomatologico. Esistono manovre specifiche<br />

per tentare di portare verso il basso la porzione della giunzione o dello stomaco<br />

erniati verso l’alto. Il centro frenico è intimamente connesso, (attraverso<br />

l’esofago, le fasce del collo e mediastiniche etc.), con la base cranica, la<br />

colonna cervicale e dorsale alta [l’esofago, attraverso le fasce connettivali<br />

faringee, parte dall’apofisi basilare dell’occipite e da C1 e scorre aderente ai<br />

corpi vertebrali fino a D4, (come la fascia cervicale profonda) per poi portarsi<br />

allo jato diaframmatico]. Se queste strutture, soprattutto nella loro componente<br />

fibrosa, si raccorciano [evento frequente soprattutto per l’incurvamento<br />

del dorso (dato dall’età, della sedentarietà etc)], un brusco raddrizzamento<br />

cervico-dorsale, soprattutto se associato ad una inspirazione profonda, può<br />

causare un’ernia jatale. E’importante, soprattutto a livello preventivo, mantenere<br />

la lunghezza di questi elementi fibrosi attraverso esercizi di stiramento<br />

frequenti e costanti nel tempo. Non esistono prove scientifiche che dimostrano<br />

che queste manovre sono efficaci sulla riduzione dell’ernia, ma secondo<br />

diversi autori e secondo la nostra esperienza (le facciamo da 23 anni), la sintomatologia,<br />

spesso complessa, tende a migliorare molto.<br />

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6 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008

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