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Le basi anatomiche del danno propriocettivo negli esiti di ... - MediK

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STECCO LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA<br />

vi provvisti <strong>di</strong> guaina mielinica sono presenti in tutti i prelievi, in<br />

particolare sezioni <strong>di</strong> nervi sono numerose soprattutto intorno ai<br />

vasi, rappresentandone verosimilmente l’innervazione, ma anche<br />

regolarmente <strong>di</strong>stribuite nello spessore <strong>del</strong>la componente fibrosa. In<br />

alcuni preparati sono stati anche evidenziati corpuscoli <strong>del</strong> Ruffini,<br />

<strong>del</strong> Pacini, <strong>di</strong> Golgi-Mazzoni e rare clave sferoidali.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> imaging ha <strong>di</strong>mostrato come i retinacoli <strong>del</strong>la caviglia<br />

sono ben valutabili alla RMN quando dotata <strong>di</strong> almeno 1,5 Tesla,<br />

soprattutto nelle sequenze T1 pesate (Fig. 3), apparendo come una<br />

linea ipoecogena, <strong>di</strong> spessore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 1.25 mm (dev.st ± 0,198),<br />

ben evidenziabile nel contesto <strong>del</strong> tessuto sottocutaneo. I valori dei<br />

singoli retinacoli sono riportati nella tabella II. Essi sono meglio riconoscibili<br />

<strong>di</strong> conseguenza dove il tessuto a<strong>di</strong>poso è più abbondante o<br />

dove i retinacoli si staccano dai piani profon<strong>di</strong> (sia ossei che muscolari).<br />

In questi casi infatti il tessuto a<strong>di</strong>poso viene a creare un doppio<br />

contrasto tra retinacolo e piani profon<strong>di</strong>, oltre che tra retinacolo e<br />

cute. <strong>Le</strong> inserzioni ossee sono facilmente localizzabili, mentre non è<br />

possibile evidenziare alcuna separazione chiara con la fascia crurale<br />

e pe<strong>di</strong><strong>di</strong>a.<br />

<strong>Le</strong> alterazioni patologiche a carico dei retinacoli che sono state<br />

evidenziate con la RMN erano <strong>di</strong> due tipi: alterazione <strong>di</strong> segnale da<br />

componente edematosa, oppure interruzione <strong>del</strong>la continuità <strong>del</strong><br />

segnale. In base al quadro che appariva alla RMN, i pazienti sono<br />

stati sud<strong>di</strong>visi in tre gruppi (Tab. III) a seconda <strong>del</strong>la patologia: nel<br />

primo gruppo (7 soggetti) sono stati inseriti tutti i soggetti che presentavano<br />

lesioni <strong>anatomiche</strong> chiare, quali edema <strong>del</strong>la spongiosa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>screte <strong>di</strong>mensioni o rotture legamentose; in tali pazienti spesso<br />

concomitava una alterazione anche dei retinacoli (presentandosi sia<br />

interrotti, sia non visibili per l’imbibizione <strong>del</strong> tessuto sottocutaneo),<br />

ma sono stati volontariamente esclusi dalla casistica perché la sintomatologia<br />

era presumibilmente da riferire alla alterazioni <strong>del</strong>le suddette<br />

strutture. Nel secondo gruppo (10 soggetti) sono stati inclusi i<br />

pazienti che presentavano lesioni <strong>anatomiche</strong> minori, con un referto<br />

non sufficiente a giustificare la sintomatologia. Tuttavia in 6 soggetti,<br />

ad una analisi più accurata <strong>del</strong>le immagini <strong>di</strong> RMN, si è evidenziato<br />

una alterazione specifica <strong>del</strong> segnale a carico dei retinacoli<br />

(lesione/infiammazione). Un primo soggetto presentava una alterazione<br />

sia a carico <strong>del</strong> retinacolo superiore degli estensori, interrotto<br />

nel suo decorso, sia a carico <strong>del</strong> retinacolo dei flessori, che appariva<br />

circondato da tessuto edematoso. In un secondo soggetto si è evidenziato<br />

una alterazione <strong>di</strong> segnale da componente edematosa a<br />

livello <strong>del</strong> retinacolo superiore degli estrensori nella regione laterale.<br />

In un terzo caso non si è potuto riconoscere il segnale a livello <strong>del</strong><br />

retinacolo superiore degli estensori nella regione me<strong>di</strong>ale. Il quarto<br />

soggetto presentava un versamento a livello <strong>del</strong> retinacolo inferiore<br />

degli estensori con una parziale interruzione <strong>di</strong> segnale. Nel quinto<br />

caso si è notato una interruzione <strong>del</strong> segnale <strong>del</strong> retinacolo dei flessori<br />

nella regione retro-astragalica laterale circondato da tessuto edematoso.<br />

Nell’ultimo caso la refertazione classica ha riportato la presenza<br />

<strong>di</strong> esili lacinie <strong>di</strong> tipo sinovitico che deformano il triangolo<br />

a<strong>di</strong>poso pre-achilleo. Tali lacinie non sono altro che un riarrangiamento<br />

<strong>del</strong> retinacolo dei flessori nella regione posteriore. Tutte le<br />

suddette alterazioni ben si correlavano con l’effettiva sintomatologia<br />

<strong>del</strong> paziente e con il riscontro clinico. Al terzo gruppo (3 casi)<br />

appartenevano i soggetti completamente negativi alla refertazione.<br />

Durante le <strong>di</strong>ssezioni degli arti amputati, in due casi si è evidenziata<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> scollare i piani sottocutanei dai retinacoli e<br />

questi dai piani muscolari sottostanti. In particolare nel soggetto<br />

<strong>di</strong>abetico era presente a livello <strong>del</strong>la regione perimalleolare laterale<br />

una aderenza tra i <strong>di</strong>versi piani anatomici per cui è risultato impossibile<br />

isolare il retinacolo superiore dei peronieri, mentre nel caso<br />

post-traumatico si è evidenziato un rimaneggiamento dei piani sottocutanei<br />

a livello <strong>del</strong>la regione me<strong>di</strong>ale e laterale <strong>del</strong>la caviglia e<br />

<strong>del</strong> piede, con una aderenza dei <strong>di</strong>fferenti piani, mentre risultavano<br />

ben separabili i piani sottocutanei a livello <strong>del</strong>la regione anteriore<br />

<strong>del</strong> collo <strong>del</strong> piede, potendo esporre in questo modo il retinacolo<br />

inferiore degli estensori. Dalla anamnesi <strong>di</strong> questo soggetto<br />

risultava che era stato amputato dopo 16 mesi <strong>di</strong> immobilizzazione,<br />

durante i quali il piede era stato mantenuto in flessione ed intrarotazione.<br />

Anche lo stu<strong>di</strong>o istologico eseguito sui prelievi a tutto<br />

spessore <strong>di</strong> tali zone ha evidenziato un completo rimaneggiamento<br />

dei tessuti sottocutanei non essendo più riconoscibili i piani sottocutanei<br />

perché sostituiti da tessuto fibroso <strong>di</strong>sorganizzato. Tale<br />

riscontro anatomico ben corrisponde alla valutazione RMN che era<br />

stata eseguita prima <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ssezione, che evidenziava come fosse<br />

possibile seguire la morfologia dei retinacoli solo fino ad un certo<br />

punto, oltre il quale i piani sottocutanei presentavano un segnale<br />

<strong>di</strong>somogeneo.<br />

Conclusioni<br />

Lo stu<strong>di</strong>o anatomico sembra confermare il possibile ruolo <strong>propriocettivo</strong><br />

dei retinacoli <strong>del</strong>la caviglia. Infatti i retinacoli sono idonei<br />

a percepire sia lo stato <strong>di</strong> contrazione dei muscoli, per mezzo <strong>del</strong>le<br />

inserzioni nelle fibre muscolari e <strong>del</strong>lo stretto rapporto con i ten<strong>di</strong>ni,<br />

sia la posizione reciproca <strong>del</strong>le ossa <strong>del</strong> tarso, grazie alle numerose<br />

inserzioni ossee. Lo stu<strong>di</strong>o istologico ha evidenziato che essi sono<br />

riccamente innervati con caratteristiche tipicamente propriocettive. Si<br />

può perciò ipotizzare che i retinacoli, quando stirati nei <strong>di</strong>versi<br />

movimenti, stimolino le terminazioni nervose ed i propriocettori in<br />

essi impiantati. I retinacoli potrebbero essere quin<strong>di</strong> interpretati non<br />

tanto come elementi passivi <strong>di</strong> stabilizzazione, piuttosto come sensori<br />

<strong>di</strong> deformazione/tensione che inviano, attraverso i meccanocettori,<br />

informazioni propriocettive in tempo reale alle unità mioten<strong>di</strong>nee<br />

effettrici <strong>del</strong> controllo e <strong>del</strong>la stabilizzazione attiva. Questa funzione<br />

potrebbe essere un importante meccanismo <strong>di</strong> sensibilizzazione e<br />

modulazione <strong>del</strong>la stabilizzazione attiva (in via riflessa) <strong>del</strong> retropiede,<br />

ancor prima che i legamenti periastragalici siano in tensione.<br />

Risulta quin<strong>di</strong> evidente che una alterazione <strong>del</strong>le strutture retinacolari,<br />

come abbiamo <strong>di</strong>mostrato alle <strong>di</strong>ssezioni degli arti amputati e<br />

allo stu<strong>di</strong>o con RMN, non darà tanto una instabilità meccanica <strong>del</strong>la<br />

tibio-tarsica, quanto una alterata propriocezione che spiega la sensazione<br />

<strong>di</strong> instabilità riferita dai pazienti, non correlata ad alcuna lassità.<br />

In effetti questa sintomatologia è uno degli <strong>esiti</strong> più frequenti<br />

<strong>del</strong>le <strong>di</strong>storsioni <strong>del</strong>la tibio-tarsica, e ciò spiega perché la terapia che<br />

fornisce migliori risultati è proprio la rieducazione funzionale incentrata<br />

sugli esercizi propriocettivi. Questo stu<strong>di</strong>o anatomo-funzionale<br />

spiega inoltre il reale vantaggio <strong>del</strong> bendaggio funzionale in rapporto<br />

ad una immobilizzazione in gesso. Infatti se si confronta la <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>del</strong> bendaggio funzionale con il decorso dei retinacoli <strong>del</strong>la<br />

caviglia fin qui descritti, risulta evidente che esso è la loro esatta<br />

riproduzione.<br />

La RMN è un ottimo strumento che ci permette <strong>di</strong> valutare i retinacoli<br />

e le loro eventuali lesioni. <strong>Le</strong> immagini migliori a tale scopo si<br />

ottengono con le sezioni assiali, nelle quali si può seguire il decorso<br />

dei <strong>di</strong>fferenti retinacoli, il loro spessore ed eventuali infiammazioni o<br />

versamenti a<strong>di</strong>acenti. Ne deriva che, nella <strong>di</strong>agnosi clinica <strong>di</strong> instabilità<br />

funzionale, la RMN può essere d’aiuto oggettivando il problema.<br />

In caso quest’ultima risulti positiva per alterazioni dei retinacoli, in<br />

correlazione all’esame obiettivo, la RMN può contribuire ad impostare<br />

una corretta terapia riabilitativa mirata al recupero <strong>del</strong>la funzionalita<br />

<strong>di</strong> quest’ultimi.<br />

Bibliografia<br />

1. Prosperini V, Raimon<strong>di</strong> P. Instability of the tibia-tarsus articulations and<br />

kinesitherapeutic treatment. Ital J Sport Sci 2004;11:50-55.<br />

2. Garrick JG, Requa RK. The epidemiology of the foot and ankle injuries<br />

in sports. Clin Sports Med 1988;7:29-36.<br />

4 EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008

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