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La mucca pazza della democrazia. La destra ... - Rivista Meridiana

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Antipolitica<br />

classi medie, cammin facendo il Front National ha cambiato pubblico,<br />

fino a divenire alle presidenziali del 1995, e alle politiche di due<br />

anni dopo, il primo partito operaio del paese. Nell’ultima versione,<br />

anche la sua è una protesta antifiscale e anti-welfare, combinata però<br />

con la denuncia degli eccessi del neoliberismo e la richiesta di politiche<br />

protezioniste in difesa dell’economia nazionale. Nazionalista,<br />

spesso duramente xenofobo, negazionista, talvolta fascistoide, antieuropeo<br />

e fautore semmai di un’Europa <strong>della</strong> patrie (di memoria<br />

gollista), il Front National non ha trascurato ovviamente i temi<br />

dell’ordine pubblico e <strong>della</strong> sicurezza. Stabilizzando l’amalgama con<br />

un’idea plebiscitaria di <strong>democrazia</strong> non del tutto nuova nella tradizione<br />

d’Oltralpe. Altro che <strong>destra</strong> antidemocratica, elitaria e gerarchica,<br />

com’era la vecchia <strong>destra</strong>! Il Front National si professa democratico<br />

come e più d’ogni altro partito, specie di quelli che per decenni<br />

si sono avvicendati al governo del paese.<br />

Nel 1986 avviene invece la svolta del Partito liberale austriaco, il<br />

quale, dopo che Jörg Haider ne ha assunto la guida, ha preso il nome<br />

di Liberali, di recente assurti all’onore delle cronache per esser giunti<br />

al governo a fianco del Partito popolare, gettando lo scompiglio tra le<br />

cancellerie dell’Europa occidentale. Discendenti da un partito liberalnazionale,<br />

e quindi ben poco liberale, secondo l’accezione che ci è più<br />

consueta, ma anzi nostalgico, e dichiaratamente di <strong>destra</strong>, i Liberali,<br />

che Haider guida con piglio carismatico e uno spiccato gusto per le<br />

provocazioni spettacolari, sono una formazione etno-nazionalista, xenofoba,<br />

securitaria, antieuropea, con qualche défaillance nazisteggiante<br />

(o, meglio ancora, negazionista), che, mentre si contrappone risolutamente<br />

al duopolio instaurato per mezzo secolo da socialdemocratici<br />

e popolari alla testa dell’Austria, vagheggia una <strong>democrazia</strong> del leader,<br />

liberata alfine dai troppi impacci <strong>della</strong> rappresentanza tradizionale.<br />

L’elenco potrebbe proseguire. Nel 1976 un secondo Partito del<br />

progresso era sorto in Norvegia, col medesimo programma politico,<br />

antifiscale, anti-welfare e anti-partito del suo confratello danese. In<br />

Belgio, nel 1977 ha visto la luce nelle Fiandre il Vlaams Blok. Nella<br />

Repubblica Federale Tedesca nascevano nel 1981 i Repubblikaner,<br />

mai rappresentati in parlamento, e non di meno piuttosto attivi sulla<br />

scena pubblica. Nei primi anni novanta la Svezia ha imitato i suoi vicini<br />

scandinavi, quantunque Nuova Democrazia sia stata elettoralmente<br />

assai meno fortunata dei due Partiti del progresso. Nella disciplinatissima<br />

e noiosissima Svizzera prosperano la Lega dei Ticinesi e<br />

il Partito degli automobilisti, divenuto da ultimo Partito svizzero<br />

<strong>della</strong> libertà. Quanto all’Italia, fin troppo note ci sono le vicende <strong>della</strong><br />

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