La mucca pazza della democrazia. La destra ... - Rivista Meridiana
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Antipolitica<br />
sione politica», paragonabile – ma speculare – a quella degli anni venti,<br />
la quale ebbe l’effetto di delegittimare le «armonie spontanee»<br />
dell’economia liberale e di rilegittimare per contro la politica. Dopo<br />
gli esperimenti condotti nella gestione dell’economia di guerra, il keynesismo<br />
e il New Deal, il socialismo democratico dell’Ovest e il comunismo,<br />
tosto imbarbaritosi dell’Est, gli stessi regimi fascisti, costituirono<br />
tutti risposte «politiche» alla crisi del mercato «autoregolato»<br />
16 : tutti in effetti prevedendo l’intervento attivo dello Stato e tutti<br />
accompagnandosi a forme intense di azione collettiva. <strong>La</strong> Grande Depressione<br />
politica, che segna l’ultimo scorcio del secolo ventesimo, e<br />
già l’alba del ventunesimo, sembra compiere il medesimo cammino<br />
all’incontrario, a cominciare dalla delegittimazione inesorabile <strong>della</strong><br />
politica, tanto come principio d’organizzazione e regolazione sociale,<br />
quanto come azione collettiva, che la contraddistingue.<br />
Secondo l’ideologia – un’ideologia che ama notoriamente camuffarsi<br />
da anti-ideologia – egemone di questi tempi, non v’è problema umano<br />
che la politica sia in grado di risolvere e, anzi, l’esperienza – non solo<br />
quella tragica del socialismo reale, ma anche quella pacifica del welfare<br />
e <strong>della</strong> social<strong>democrazia</strong> – insegna che la politica aggrava i problemi<br />
piuttosto che alleviarli. Conviene pertanto liberare gli «spiriti animali»<br />
del mercato, imprigionati dallo Stato sociale, dai grandi accordi<br />
neo-corporativi tra imprenditori e sindacati, dal corporativismo spicciolo<br />
di tanti interessi organizzati. Riducendo le prestazioni del welfare<br />
e la spesa statale, abbattendo la pressione fiscale, e dando sollievo alle<br />
finanze pubbliche, nuove risorse si renderanno disponibili a beneficio<br />
degli investimenti e delle imprese. A loro volta, privatizzazioni e<br />
deregulation serviranno sia a ridurre i costi di produzione, sia a sostenere<br />
la domanda, non più alimentata in malo modo dalla spesa pubblica.<br />
Infine, la «flessibilità» nelle relazioni industriali, abbattendo le antiquate<br />
misure corporative elevate dai sindacati a difesa degli occupati,<br />
consentirà di abbassare il costo del lavoro e quello dei beni, a beneficio<br />
ancora una volta delle imprese e dei consumatori, non senza ricadute<br />
positive anche sull’occupazione. Il compito di ovviare ai fallimenti del<br />
mercato spetterà al caso (e cioè alla leadership selezionata attraverso gli<br />
inaffidabili meccanismi del mercato politico, che non foss’altro sono la<br />
salvaguardia più sicura <strong>della</strong> libertà individuale 17 ), o, meglio ancora,<br />
agli esperti che fiancheggiano i politici e ne indirizzano le mosse.<br />
16 È la ben nota tesi di Karl Polanyi: cfr. The Great Transformation, Farrar & Rinehart,<br />
New York 1944 (trad. it. <strong>La</strong> grande trasformazione, Einaudi, Torino 1974).<br />
17 Cfr J. A. Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy, Allen & Unwin, London<br />
1942 (trad. it. Capitalismo, socialismo, <strong>democrazia</strong>, Comunità, Milano 1964).<br />
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