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Fabrizi F _ Traversi G.C. LA CHIESA DI - Società Tarquiniese Arte e ...

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I raccordi a nicchia rari nell’architettura meridionale sono molto frequenti nell’architettura islamica,<br />

soprattutto in Egitto21) come si può osservare nel mausoleo n.5 di Aswan e nelle moschee di Al-<br />

Hakim, Al-Guyushi e Al-Sabbat Bahat, dove, per altro - alla base dell’imposta della cupola - venne<br />

eseguita una cornice orizzontale bicroma che ricorda quella di San Giacomo.<br />

Tornando a Santa Maria di Tridetti le modanature delle mensole sostengono gli arconi, posti alla<br />

base dell’imposta della cupola. Sono stilisticamente affini a quelle dei capitelli di San Giacomo.<br />

In Sicilia, San Giovanni degli Eremiti con i suoi raccordi a nicchia, per quanto rilevi notevoli diversità<br />

sia nella pianta che nelle coperture, mostra una ricchezza di purezza volumetrica, ottenuta dalla<br />

aggregazione degli elementi funzionali, che è una prerogativa dell’architettura mediterranea e che<br />

trova riscontro in San Giacomo.<br />

Una simile composizione volumetrica esterna compare anche in Santa Maria di Mili, fondata nel<br />

1092, con una cupola estradossata e dei prospetti laterali che ricordano San Giacomo.<br />

Anche la cupola estradossata su tamburo rettangolare o quadrato ha origine nell’architettura<br />

islamica: si ritrova, per esempio, nel tempio del fuoco, nei pressi di Gira. 22)<br />

E’, comunque, largamente usata anche nell’architettura meridionale: tra gli esempi più antichi<br />

citiamo nuovamente San Giovanni vecchio di Stilo.<br />

Spostandoci in Francia - soprattutto alle regioni di Périgord, dove maggiori sono le presenze<br />

architettoniche romaniche aventi caratteristiche arabo-bizantini - constatiamo quanto le ipotesi<br />

sostenute da alcuni Autori23) , per le quali vennero avanzate affinità stilistiche-costruttive fra<br />

l’architettura francese e quella di San Giacomo, siamo inattendibili.<br />

Crediamo, infatti, che la “purezza” formale della chiesa cornetana, avvicina questa più agli esempi di<br />

“originale” fattura mediterranea, che a quelli che da essa trassero una locale interpretazione artistica.<br />

L’attuale facciata di San Giacomo è caratterizzata da un ordine architettonico di tipo “schematico”.<br />

Trova numerosi riferimenti soprattutto fra le chiese minori: a Roma facciate simili si riscontrano<br />

nelle chiese delle “Congregazioni” come San Eligio dei Ferrari24) la cui facciata dovrebbe risalire al<br />

1565, Sant’Omobono, protettore della Congregazione dei Sarti, realizzata dopo il 157325) e San<br />

Giovanni decollato, appartenente alla Confraternita dei Fiorentini, detta della Misericordia, perché<br />

assisteva i condannati a morte, la cui costruzione avvenne sul finire del XVI secolo. 26)<br />

Tutte e tre queste chiese hanno in comune con quella di San Giacomo il fatto di essere molto più<br />

antiche della loro facciata: infatti, furono realizzate per ridare funzionalità ad edifici ridotti in rovina,<br />

ma la scarsità di denaro, ridusse il restauro ad una semplice ed economica progettazione.<br />

La facciata di San Giacomo, dunque, propone una nuova tematica che riflette quel diffuso e “anti<br />

monumentale” fenomeno che si manifestò nel corso dei secoli XVII e XVIII e che fu caratterizzato<br />

dalla riappropriazione del patrimonio edilizio esistente e dalla sua ristrutturazione, ma tale tema<br />

risulta troppo vasto per essere affrontato adeguatamente in questa relazione.<br />

21)<br />

Creswell Keppel A.C. - vedi bibliografia generale n. 10.<br />

22)<br />

Creswell Keppel A.C. - vedi bibliografia generale n. 10.<br />

23)<br />

Apollonj Ghetti - vedi bibliografia generale n. 1.<br />

24)<br />

Tale Congregazione era suddivisa in “chiavari, chiodaroli, maniscalchi”. Zeppegno L. e Mattanelli R. - vedi<br />

bibliografia generale n. 33.<br />

25)<br />

Era chiamata precedentemente San Salvatore in Portico. E’ collocata nei pressi del Portico d’Ottavia. Zeppegno L. e<br />

Mattanelli R. - vedi bibliografia generale n. 33.<br />

26)<br />

Zeppegno L. e Mattanelli R. - vedi bibliografia generale n. 33.

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