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Fabrizi F _ Traversi G.C. LA CHIESA DI - Società Tarquiniese Arte e ...

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Le cose si dovettero mettere ancor peggio se il 6 maggio del 1520 “il Monasterio delle Monache di<br />

San Francesco fu abbandonato et serrato perché le monache erano di qualche scandalo, ma poi fu<br />

riconcesso ad altre monache più esemplari dell’istesso habito di San Francesco”. 34<br />

Questa nuova concessione non evitò comunque alla chiesa l’inevitabile suo abbandono, che ci viene<br />

confermato nel 1570 dal Vescovo che non riuscì a visitare San Giacomo perché chiusa a chiave, né le<br />

altre chiese vicine perché dirute, devastate, “et discopertas in parte”. 35<br />

Fu papa Sisto V - francescano - che tentò di risollevare le sorti del complesso religioso istituendo fra<br />

il 1585 e il 1590 l’Abbazia di San Giacomo, destinandola al Procuratore Generale di detto ordine dei<br />

Minori Conventuali. 36<br />

Questa decisione ebbe solo in parte i suoi effetti positivi: nel 1619, la chiesa pagò una somma in<br />

denaro per imposizioni camerali, che fu ritenuta dal Falzacappa37 della stessa entità dei pagamenti<br />

emessi dalle chiese maggiori, il che potrebbe far credere alla bontà delle sue rendite in questo<br />

periodo.<br />

In base ad uno studio svolto dal Corteselli e dal Pardi38 si ritiene che dal XVII secolo si istituì, a lato<br />

della chiesa, un “ospedaletto” che accoglieva i malati incurabili e, fra questi, i sifilitici. Considerando<br />

il fatto che gli ospedaletti erano strutture sanitarie molto piccole, a volte riconducibili ad una stanza<br />

con relativi servizi, potremmo credere che tale ospedaletto venisse collocato all’interno del<br />

monastero.<br />

Questo nuovo uso non durò comunque molto a lungo. La chiesa, infatti, venne trasformata ben<br />

presto un fienile.<br />

Quest’ultima condizione terminò solo sul finire del XVIII secolo.<br />

A detta del Guidoni39 la chiesa venne restaurata nel 1758, mentre a detta del Dasti, nel 1759 venne<br />

costruito il cimitero, 40 ma ciò sembrerebbe smentito dai manoscritti da noi rinvenuti nell’Archivio<br />

Comunale di Tarquinia.<br />

Il 28 maggio del 1788 l’architetto Piernicoli41 compilò i “capitoli” 42 riguardanti la costruzione del<br />

cimitero di Corneto, che vennero inviati al Comissario di Corneto. A questa data la chiesa di San<br />

Giacomo era ridotta in fienile pur essendo ancora di pertinenza dei Minori Conventuali; il 10 luglio<br />

dello stesso anno vennero affidati al Mastro muratore Domenico Neri alcuni lavori di restauro; il 3<br />

agosto il cardinal Garampi sollecitò una soluzione rapida per accordarsi con l’affittuario del fienile;<br />

due giorni dopo venne stipulato un contratto di lavoro per il cimitero con il Capomastro muratore<br />

Gio’ Maria Conti; il primo dicembre venne registrato il contratto di vendita di San Giacomo. 43<br />

34<br />

mss. dell’Archivio Falzacappa VII punto; Polidori M. - op. cit. - pag. 320.<br />

35<br />

mss. dell’archivio Falzacappa VIII punto.<br />

36<br />

Polidori M. - op.cit. - Pag. 107.<br />

37<br />

mss. dell’archivio Falzacappa VII punto.<br />

38<br />

Corteselli M. e Pardi A. - op.cit. - pag. 14.<br />

39<br />

Guidoni E. - op.cit. - pag. 21.<br />

40<br />

Dasti L. - op.cit. - pag. 384.<br />

41<br />

L’architetto Piernicoli dovrebbe essere stato un architetto del Comune, poiché compare in altri atti di questo periodo<br />

riguardanti altri lavori eseguiti dal Comune di Corneto.<br />

42<br />

I disegni del progetto del cimitero di San Giacomo sono irreperibili.<br />

43<br />

mss. dell’archivio comunale di Tarquinia.

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