10.06.2013 Views

Fabrizi F _ Traversi G.C. LA CHIESA DI - Società Tarquiniese Arte e ...

Fabrizi F _ Traversi G.C. LA CHIESA DI - Società Tarquiniese Arte e ...

Fabrizi F _ Traversi G.C. LA CHIESA DI - Società Tarquiniese Arte e ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

secolo, ritenendo così San Giacomo in regresso stilistico e costruttivo rispetto alla vicina Santa Maria<br />

in Castello.<br />

La Raspi Serra, infine, relazionando San Giacomo alle chiese di Santa Maria di Mili, Santa Maria di<br />

Tridetti e Santa Maria in Alberese, ritenne che la chiesa cornetana fosse stata edificata nei primi anni<br />

del XII secolo, poiché in Sicilia, più tardi, vennero realizzate delle architetture più complesse.<br />

Riteniamo utile sottolineare la divisione che, nel corso di circa 60 anni, si è venuta a creare, fra<br />

coloro che potremmo definire “filo-meridionalisti”, perché interpretarono la storia della chiesa<br />

cornetana relazionandola soprattutto al mondo calabro-siciliano, da coloro che potremmo definire<br />

“filo-settentrionalisti”, perché relazionarono la nostra chiesa al mondo lombardo e comunque centro-<br />

settentrionale.<br />

Da un punto di vista architettonico, il Porter studiando le crociere di San Giacomo le ricollegò alla<br />

architettura lombarda nella quale hanno origine nell’XI secolo le volte costolonate, soprattutto per i<br />

caratteristici costoloni a sezione rettangolare.<br />

Anche l’Aubert riconobbe alle crociere di San Giacomo l’origine lombarda nell’impianto<br />

caratterizzato dagli archi trasversali d’imposta a sesto pieno, dagli archi della crociera con il sesto un<br />

po' rialzato, dalla mancanza di una manifesta chiave di volta delle costolature e rivendicò influenze<br />

francesi nell’uso dei grossi conci di pietra. 33)<br />

Anche i due raccordi tronco-conici posti alle due basi della seconda crociera nella parte vicina al<br />

transetto, hanno subìto interpretazioni divergenti: il Porter li spiegò come un tentativo successivo<br />

alla costruzione, di rendere tondi i costoloni; l’Apollonj Ghetti richiamò alla memoria gli intradossi<br />

degli archi arabo-siciliani34) , che spesso hanno un cordolo tondeggiante, presente in molte<br />

costruzioni isolane della prima metà del XII secolo.<br />

Tornando alle volte costolonate, la loro diversa altezza dal piano di calpestio - evidenziate nel nostro<br />

rilievo dalla sezione longitudinale - ha fatto pensare, sia al Porter che all’Apollonj Ghetti richiamò<br />

alla memoria gli intradossi degli archi arabo-siciliani34) , che spesso hanno un cordolo tondeggiante,<br />

presente in molte costruzioni isolane della prima metà del XII secolo.<br />

Tornando alle volte costolonate, la loro diversa altezza dal piano di calpestio - evidenziate nel nostro<br />

rilievo dalla sezione longitudinale - ha fatto pensare, sia al Porter che all’Apollonj Ghetti, ad un<br />

espediente prospettico, tale da far apparire la chiesa più lunga di quanto realmente fosse, i due<br />

Autori concordano anche sulla disposizione irregolare dei conci nelle calotte delle absidi laterali, che<br />

ritennero essere state così disposte nel tentativo illusorio di far sembrare le absidi più incavate.<br />

Il Crema35 approfondendo il problema degli accorgimenti prospettici riscontrati in diverse chiese<br />

medievali italiane36) , ipotizzò un suo uso intuitivo anche in San Giacomo.<br />

33)<br />

Infatti le volte costolonate di tipo lombardo sono realizzate, nella maggior parte dei casi, con piccoli elementi lapidei,<br />

spesso laterizi.<br />

34)<br />

Il Giovannoni G., in “Architettura ed arti decorative” I, Roma 1921, nell’articolo: “Un quesito architettonico nel<br />

chiostro di Monreale” esamina il contrarco, interno degli archi del chiostro e, negando l’unicità di tale decorazione, la<br />

ricollega a precedenti esempi arabi derivandoli dall’arco a strapiombo che si ritrova anche nell’arte bizantina.<br />

34)<br />

Il Giovannoni G., in “Architettura ed arti decorative” I, Roma 1921, nell’articolo: “Un quesito architettonico nel<br />

chiostro di Monreale” esamina il contrarco, interno degli archi del chiostro e, negando l’unicità di tale decorazione, la<br />

ricollega a precedenti esempi arabi derivandoli dall’arco a strapiombo che si ritrova anche nell’arte bizantina.<br />

35<br />

Crema L. - vedi bibliografia generale n. 9.<br />

36)<br />

Tra le altre chiese il Crema esaminò quella di San Pietro di Tuscania, ritenendo la svasatura delle pareti voluta per<br />

accrescere il senso della profondità della chiesa stessa. La Raspi Serra in “Tuscania”, negò, però, questa ipotesi

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!