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maria de filippi - metromorfosi infocritica a roma e dintorni

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LA SITUAZIONE<br />

ATTUALE NON MI PIACE<br />

Èstato proprio un anno fa che il tipo grassoccio, con i capelli unti scuri calati sul viso, gli occhi<br />

semichiusi come in uno stato di dormiveglia, la maglietta gialla con macchie di sudore e la<br />

scritta in grossi caratteri neri la situazione attuale non mi piace, iniziò a comparire in ogni angolo<br />

<strong>de</strong>lla città dove mettevo pie<strong>de</strong>.<br />

La prima volta, lo ricordo come se fosse ieri, ero al mercato rionale. Stavo comprando <strong>de</strong>lle<br />

mele e cercando di scegliere le migliori. Anche il tipo grassoccio, che d'ora in poi chiamerò G.,<br />

stava lì affianco a me a tastare le mele. La sera stessa me lo ritrovai appoggiato al muretto davanti<br />

a casa. Gli gettai una rapida occhiata, senza dargli troppo peso.<br />

Le sue scarpe nere luci<strong>de</strong> facevano da contrasto al resto <strong>de</strong>lla sua figura in completa <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza.<br />

Fu in quell'occasione che lessi la frase sulla sua maglietta, frase che poi mi tornò in mente<br />

per tutta la notte.<br />

Il giorno seguente quel tipo era di nuovo appoggiato al muretto, come se da lì non si fosse mai<br />

mosso. E forse non si era mai mosso.<br />

Accennai un sorriso, quello niente. I suoi occhi semichiusi non davano segni di vita. Già quel<br />

giorno capii che non me lo sarei più tolto di torno. Infatti lo rincontrai piazzato all'ingresso in ufficio.<br />

Non riuscii a lavorare un granché. Sapevo che alla mia uscita me lo sarei ritrovato davanti.<br />

Infatti era lì.<br />

"Cosa vuole?" gli urlai contro, avvicinandomi a lui. G. non rispose e non si mosse di un millimetro.<br />

Sembrava uscire direttamente dalla terra. Era come attaccato al terreno e nessuno avrebbe<br />

potuto smuoverlo da quella posizione. Lo lasciai lì e andai ad incontrarmi con Flora, la mia<br />

ragazza. Anche al pub me lo trovai di nuovo affianco. Sempre le sue scarpe luci<strong>de</strong> e la sua<br />

maglietta gialla ancora più chiazzata. Ma la scritta si leggeva bene: la situazione attuale non mi<br />

piace. Non dissi niente a Flora per non farla preoccupare.<br />

G. l'avrei visto ogni giorno <strong>de</strong>lla mia vita. La mia stessa vita sarebbe diventata un incubo. Perché<br />

G. c'era al lavoro, con Flora, quando uscivo a passeggiare con il mio cane Santogatto: c'era sempre<br />

in ogni posto che mi riguardava, quando ero sicuro di incontrarlo e quando ero convinto di<br />

averla fatta franca. Sempre più sporco e trascurato, sempre con i capelli unti e le scarpe nere<br />

luci<strong>de</strong>, sempre con la scritta bene in vista.<br />

Oggi è passato un anno esatto. Mi hanno licenziato, Flora mi ha lasciato, Santogatto è scappato.<br />

Sono quasi due mesi che non esco di casa. Comunque G. l'ho visto sempre. Anche oggi,<br />

prima di andare a dormire con i miei incubi, mi affaccio dalla finestra. G. è lì che non guarda da<br />

nessuna parte.<br />

La notte si adagia lentamente sulla città. Sento l'abbaiare lontano di un cane, immagino l'amore<br />

di Flora unita ad un altro, avverto come una forte stretta in gola.<br />

"La situazione attuale non mi piace" penso in questo momento - e così ogni giorno per tutto il<br />

giorno - mentre vado a sten<strong>de</strong>rmi sul letto, come se fosse l'ultima volta.<br />

EMANUELE KRAUSHAAR<br />

31<br />

IL RACCONTO

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